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Il serpente e il mare

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con Kouki, Yosai

10:23 Yosai:
  [Accademia - Esterno] Osserva quell’umido, grigio scenario che gli si staglia davanti. Freddo e anonimo come solo la nebbia sa essere. Osserva il grigio scurirsi, prendere la forma di una sagoma oblunga, lentamente condensarsi nell’immagine di una persona e poi di nuovo allontanarsi, dissolversi il quel mare senza colore, veloce come s’è formata. Gente che passa. Non gli dona più d’uno sguardo veloce, le oceaniche cercano in quel lenzuolo anonimo e grigio. Aspettano di posarsi sulla figura giusta. Ha perso la nozione del tempo da un po', ma non sembra essersene accorto. Fermo come una statua, seduto sui pochi gradini che rialzano il palazzo adibito ad accademia dalla strada. Tra il gradino sul quale poggia i glutei e quello sul quale poggia le piante dei piedi ci passano cinque o sei gradini. Non ostruisce il passaggio, è seduto di lato rispetto all’ingresso, a sinistra, ma è comunque impossibile non notarlo. Le leve inferiori sono coperta dall’ampio, nero pantalone d’un kimono, la cui stoffa leggera avvolge in ampie volute i muscoli torniti, immergendosi in una stretta fasciatura rossa che avvolge piedi e caviglie fino al polpaccio squadrato. Comode calzature ai piedi. Il torso, più simile al tronco d’un albero, è ricurvo in avanti consentendo ai gomiti di poggiare sulle ginocchia, ed è coperto da una canotta bianca in tessuto tecnico, aderente ai muscoli che guizzano ad ogni movimento sotto il tessuto, senza le maniche e con il collo alto fin oltre il pomo d’adamo del giovane. Il collo taurino sostiene un volto affilato, dai lineamenti squadrati e dal naso dritto. Ispida barbetta decora la mascella ma le decorazioni più evidenti sono le due cicatrici che porta con fierezza. La prima scende dritta dalla parte sinistra della fronte fino allo zigomo, salvando l’occhio. La seconda percorre in orizzontale la fronte, come il taglio sul coprifronte dei mukenin, ma sulla carne viva. La folta capigliatura è raccolta in un cipollotto di fortuna che lascia libero qualche ciuffo sparuto. Le spalle stondate, le braccia e gli avambracci, decorati dai sinuosi giochi di luce che i muscoli definiti creano sulla pelle, e dagli spessi tratti d’inchiostro nero-rossastri che li coprono per intero inoltrandosi sotto il tessuto della canotta, son piegate poggiando sui gomiti, tra le manone stringe un pacchetto incartato malissimo, lo sguardo del color dell’oceano non si stacca dalla strada. Aspetta qualcuno, qualcuno che ha avuto modo di incontrare solo in accademia, e per questo è li che attende.

10:32 Kouki:
  [Esterno Accademia] La nebbia avvolge tutto come un delicato manto, non rendendo giustizia al ciclo delle stagioni che nel mentre scorre e va avanti. Si svela ai passanti per quella che appare: le palpebre truccate di un viola leggero, che dona una forma femminile e magnetica a quegli occhi dorati come l’ambra più preziosa e antica. Il pallore del volto la rende più somigliante a uno spirito errante, a uno yokai, che ad una persona viva e vegeta, un candore nobile che sembra rendere quella pelle sottile e delicata, così tanto che si potrebbe osare affermare che sia trasparente. I neri capelli donano un netto e delizioso contrasto con quella pelle, filamenti d’onice che vengono raccolti in un alto chignon tramite un fermaglio floreale formato da rose rosse e nere, mentre altre ciocche ricadono intorno al viso posandosi in avanti sulle spalle, incorniciando, insieme alla frangia, quel viso fanciullesco e perfetto. Labbra pallide che sono piegate in un’espressione neutrale, priva di emozione alcuna per il momento, serietà che viene espressa anche dallo sguardo, vigile e attento a quello che sta facendo, ma orecchie sempre attente anche a quello che la circonda. La sua figura è piccola ed esile, nonostante abbia circa sedici anni sembra infatti ancora una ragazzina con il suo appena un metro e mezzo di altezza e il fisico quasi secco, privo di forme troppo pronunciate ma non per questo è meno femminile. E’ avvolta in un kimono dal tessuto nero, sul quale sono intrecciate trame che vanno a creare finiture dorate, ovvero disegni floreali del color dell’oro, niente di eccessivo e pacchiano, qualcosa di semplice ed elegante invece. Ad altezza cuore e dietro la schiena tra le scapole, è cucito il simbolo del suo clan Yakushi, che sfoggia con orgoglio. Le maniche sono lunghe, larghe e morbide, tanto da nascondere addirittura le piccole mani, in vita l’abito è chiuso e stretto da un’alta fascia anch’essa dorata, sulla quale vi è cucina la placca in metallo del coprifronte di Kusa. Il collo esile e pallido è lasciato scoperto, lì sono incise parti delle sue cicatrici che costellano l’intero suo corpo, ogni centimetro di pelle, senza lasciare scampo alcuno se non al viso, intonso. Cicatrici che le deturpano l’intero corpo. Dietro al collo in particolare, grazie ai capelli raccolti, è visibile la scritta incisa col ferro e col fuoco che recita: “E-001”. Un marchio, come un animale. Un oggetto. Tutte quelle cicatrici che abbracciano il suo collo, proseguono anche al di sotto dei vestiti, lungo il torso, le braccia, i polsi, ma sono visibili solamente sulle gambe, poiché lasciate nude, e sul collo. Sono orribili a vedersi eppure non sembrano intaccare la bellezza e l’eleganza che la giovane Yakushi è riuscita a fare sue. A concludere il vestiario ci sono i sandali ninja, il porta oggetti legato in vita dietro la schiena e il portai kunai e shuriken allacciato alla coscia destra, sopra ad un piccolo bendaggio atto a non irritarle la pelle. Si sta dirigendo in Accademia, non che abbia qualche lezione da fare, ma deve sbrigare qualche faccenda di poco conto, almeno per lei, è per questo che dunque muove i suoi passi verso l’entrata, un piede dopo l’altro con assoluta calma e tranquillità. Non ha fretta e non è solita mostrarsi di corsa, e man mano che si avvicina non può non notare una figura a lei ben conosciuta. Ricorda ogni viso e ogni allievo che l’ha colpita in qualche particolare modo, persone che hanno svegliato il suo interesse e la sua curiosità, e il gigante è fra queste. Intravede la sua sagoma tra la nebbia e poi lentamente ne distingue i dettagli man mano che si avvicina. Seduto, sembra in attesa… lo analizza. <Buongiorno.> lo saluterebbe solo una volta essere riuscita ad arrivargli abbastanza vicino, esattamente fermandosi di fronte a lui con un cortese gentile sorriso. Un sorriso tenue, appena pronunciato, occhi che guizzano sull’intera sua figura e sui suoi occhi blu, il volto, le cicatrici. Quello sguardo così intesa solo per lui, che sembra quasi di avere davanti a sé una serpe che lentamente allunga le sue spire per circondarlo. <Cosa ci fai seduto qui fuori?> sembra in attesa, ma le apparenze possono sempre ingannare, quindi è sempre meglio chiederle le cose. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale (1 di 3) – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale (1 di 3)]

10:51 Yosai:
  [Accademia - Esterno] Sembra essere la nebbia stessa a prendere, sotto il suo sguardo, la forma d’una sagoma delicata, quindi d’uno spirito, poi d’una persona, della sensei. Deve sbattere più volte le palpebre per esser sicuro che ella non sia un miraggio. L’ha sempre vista dentro l’edificio in un’ambiente molto definito, fortemente formalizzato. Lo odia quel posto. Là fuori è la prima volta che la vede. Sembra un’emanazione diretta di quella nebbia, qualcosa di antico che vaga su quella terra. Istintivamente, mentre lei s’avvicina, drizza piano l’ampia schiena. I vincoli del rispetto non l’abbandoneranno mai. Un rispetto che lo porta ad esagerare nella formalità, per mascherare l’assoluta reticenza verso l’autorità. Di poche persone ha vero rispetto, e quell’elegante spirito errante è uno di quelle. Quindi scatta in piedi facendo forza sulle leve a quel buongiorno. Marziale quasi, senza banchi su cui sbattere. Si deve sforzare per mantenere le braccia a contatto con i fianchi. Gli ampi muscoli della schiena e delle spalle le porterebbero ben distanti dal corpo. Un profondo inchino, reso forse più strano tanto dall’altezza dello sfregiato quanto dal fatto che sia sugli scalini, quindi ancor più in alto <buongiorno Kouki-sensei> risponderebbe drizzando il busto, per poi scendere i pochi gradini che li separano fino a trovarsi allo stesso livello della sensei <aspetto, sensei> commenta piano allargando le braccia. Definite, è ovvio, no? <aspettavo> si corregge poco dopo stendendo le labbra sottili in un sorriso che snuda la bianca dentatura e lasciando di nuovo le braccia a riposo <io… volevo sapere se posso scambiare due parole con voi> formale, rispettoso <se non è di troppo disturbo> è fuori dall’accademia, sia in senso fisico, sia in senso metaforico, eppure si rivela un po' ingessato. Non abbandonerà quella forma se non gli verrà concesso. Inoltre quello sguardo dorato che lei gli dona lo sostiene solo perché ha un magnetismo al quale non sa resistere. Percepisce il battito aumentare. Il cuore inquieto continua a suggerirgli di stare attento a persone con quello sguardo. Con quelle cicatrici che continua a vedere. È una figura complessa, la sensei, e non può fare a meno di perdersi nei dettagli di lei, del suo volto perfetto, del suo collo sottile, dei suoi occhi dorati, mentre attende la risposta. Ridurrebbe lentamente il sorriso ad un’espressione più serena, d’attesa.

11:12 Kouki:
  [Esterno Accademia] Non può negare che quell’allievo le piaccia più degli altri, per il suo modo di essere, il portamento, l’intelligenza e anche la bravura che ha potuto vedere a lezione. Come persona invece non può ancora esprimersi avendoci avuto a che fare solo all’interno dell’Accademia, durante le lezioni, dove lei deve mantenere un ruolo specifico. La Yakushi si lascia andare solo quando non ha un compito da svolgere, in questo caso, quindi, è un’occasione perfetta se si vogliono fare quattro chiacchiere. Lo vede raddrizzare la schiena e poi di conseguenza tutto il corpo non appena lei le dona quel saluto… marziale si rivela il ragazzo, scattando in piedi sull’attenti senza sbattere le ginocchia contro qualche banco questa volta. Il sorriso gentile della Serpe Grigia si amplia leggermente mostrando piacere e curiosità. Lui la incuriosisce, e lei lo studia come un predatore fa con la sua preda. Nonostante lui sia molto più alto e grosso di lei, coi muscoli bene in evidenza sotto quelle vesti, lei non se ne sente intimorita e nemmeno suggestionata, desidererebbe solo non piegare così tanto la testa verso l’alto, quello si. Dunque accoglie quel saluto in risposta e ha la conferma che il ragazzo stia aspettando qualcuno… molto bene, lei annuisce e si guarda in giro giusto per dare una rapida occhiata ai dintorni. <E chi?> non fa nemmeno in tempo a finire quella domanda che il giovane corregge il tempo verbale, dando una chiara risposta alla domanda appena posta dalla corvina. Aspettava… dunque ora non aspetta più, e questo solo perché ha già trovato la persona che stava attendendo lì seduto davanti all’esterno dell’Accademia. Oh, bene. Torna a puntare il suo sguardo su di lui, indagatore, e il sorriso permane accompagnato da un’espressione davvero incuriosita. <Certo che puoi, non ho niente di particolare da fare al momento.> solo qualche lavoro di poco conto in Accademia, e lei che è ligia al dovere se gli concede del tempo vuol dire che è davvero qualcosa di poco conto. <Non disturbi, tranquillo.> sempre sibili sono le sue parole, tono basso e melodioso che mai si alza troppo le sue corde. Inizia a domandarsi cosa abbia mai da dirle, partendo dal presupposto che molto raramente un allievo l’aveva appositamente cercata per scambiare due parole, insomma… è comunque una situazione nuova per lei, nuove esperienze con le quale confrontarsi. È ottimo. Nota il pacchetto ma non dice nulla in proposito, non avendo davvero idea di cosa pensare in merito. <Vogliamo sederci da qualche parte per stare più comodi?> è così che si fa, no? E’ così che si è gentili ed è così che ci si deve comportare. Indossa la maschera, vediamo fin dove questa nuova esperienza la porterà. Dunque si volta e va ad indicare una panchina posta poco distante dall’ingresso dell’Accademia, una di quelle che costeggiano la strada e lì si avvierebbe solo se il ragazzone accettasse. I suoi movimenti come al solito sono placidi e ricercarti, così fluidi ed eleganti, portando con sé profumi esotici. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale (1 di 3) – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale (1 di 3)]

11:39 Yosai:
  [Accademia - Esterno] Non si prodiga in frasi molto lunghe, la Yakushi. Non lo faceva a lezione quando era costretta ad esternare concetti, figurarsi farlo in una situazione in cui non c’è troppo da dire. A questo è abituato, eppure si bea di quella voce melodiose. Mai avvicinarsi per capire cosa sia quel suono proveniente dal cespuglio, potrebbe esserci un serpente a sonagli dietro. Difficile dire se il gigante sfregiato sia cosciente anche solo vagamente del pericolo che corre, ma lo stia ignorando, o se ne sia del tutto ignaro. <grazie> istintivamente adegua il tono di voce a quello di lei. C’è una melodia anche nella voce di lui, come in ogni voce, ma è più profonda, irruenta come un’onda che infrange gli scogli. Si bea della maschera di lei stendendo le labbra in un sorriso ampio, solare, semplicemente contento di potersi godere la sua sensei per qualche momento. <certo> annuisce alla proposta di lei e s’avvierebbe. Non nell’accademia. Non lo sopporta quel posto. No. S’avvierebbe verso sinistra, rispetto all’edificio. Qualora lei volesse seguirlo la condurrebbe nel piccolo parco pubblico adiacente all’accademia. Un parchetto spesso usato da coloro che, tra gli allievi, sono troppo giovani per pensare solo alle lezioni. Proseguirebbe in silenzio, con falcate cadenzate. Normali per lui, ampie per chiunque. Le calibrerebbe infatti al passo di lei, qualora riuscisse a fiancheggiarla, per non farle aumentare il passo. Non ce n’è bisogno. Rimane con un vago sorriso sul volto affilato. Rimarrebbe in silenzio finché non avesse raggiunto una panchina poco distante dall’ingresso. Le avrebbe fatto un cenno verso di essa, corese e formale, quindi l’avrebbe fronteggiata, avrebbe incrociato il piede destro dietro al sinistro e avrebbe piegato le leve inferiori fino a rovinare, con un tonfo, sull’erba, a gambe incrociate, proprio davanti a lei <io ho terminato il mio percorso in accademia> esordirebbe solo una volta che l’avesse vista sedersi, appoggiando il pacchetto malamente incartato, di fianco a se, non è ancora il momento. C’è una profonda consapevolezza nella voce. Duplice consapevolezza, da un lato dell’importanza del fatto, per se stesso, dall’altro di essere solo all’inizio. Ha vent’anni e ne ha passate tante, s’è sentito fuori luogo per tutto il percorso, e l’ha portato avanti nella maniera più rapida possibile, impegnandosi al massimo. Le riflessioni che arrivano a seguito del traguardo non possono essere le stesse di un bambino di tredici anni che arriva allo stesso obbiettivo, per un attimo, cercando lo sguardo di lei, un lampo attraversa il blu dello sguardo, un lampo di pura ambizione, di fame atavica e profonda di conoscenza, un’ombra che passa sul viso veloce come un battito d’ali del colibrì. <ho iniziato questo percorso con voi, Kouki-sensei> comincia <con voi ho conosciuto il chakra> un brivido adrenalinico gli attraversa la schiena facendogli venire la pelle d’oca sulle braccia nude e sulle spalle stondate, solo al pensiero di sentirsi invaso da quell’energia ancora nuova per lui <e tante altre nozioni utilissime> la cerca con lo sguardo, non è l’attenzione verso le nozioni che stà enunciando stavolta. È interesse verso la persona. Uno sguardo più intenso che inonda quell’oro e da esso viene illuminato, se riuscisse a raggiungerne il contatto visivo con lei <io…> cosa dire? Perché è così complicato con le parole? <grazie> si limiterebbe a mormorare in mancanza d’altro. Ma non basta, ne è consapevole. Suona male solo grazie, lo si vede pensarlo dall’espressione che inconsciamente attraversa il viso.

12:06 Kouki:
  [Esterno Accademia] Melodie che si incontrano e riescono ad adeguarsi alla stessa frequenza senza problema alcuno. Le piace, cerca di analizzare quelle poche parole che vengono dette e quel viso, l’espressione, i gesti, quello che direbbero anche senza l’ausilio delle parole. Lui sembra il mare, come quello che circonda l’isola, tranquillo e pacato all’apparenza, ma che può far esplodere tutta la sua energia da un momento all’altro. Lo ha testato, e quell’irruenza l’ha vista e notata, proprio ad una lezione, quando non ha saputo trattenersi dal cercare di rispondere a un suo colpo. <Sei sempre così impostato?> domanda ad un certo punto facendo finalmente una domanda che le girava per la testa da un po’. L’alzarsi in piedi, fare gli inchini, quel massimo rispetto che sembra dare alla sua figura… insomma è segno di una educazione molto rigida. Non aggiunge molto altro e si limita a camminare verso il luogo che il ragazzo aveva già scelto, verso un parchetto e una delle panchine lì presenti. La Serpe Grigia cammina al suo solito passo, tranquillo e placido, non le importa delle falcate di Yosai o della sua velocità, ma dato che egli vuole stare al suo fianco, lei non glie lo impedisce e sta a lui adeguarsi al passo di lei. Una volta giunta alla panchina si siede senza problemi, in maniera composta ed elegante, mentre lui invece le si siede di fronte, sul terreno. Apprezza, almeno non deve alzare la testa e farsi venire mal di collo, ora può tenere il volto più o meno diritto… sorride. In quel modo non deve nemmeno appoggiare la schiena alla panchina, poiché sarebbe troppo distante da lui e non vuole, quindi si siede più o meno sul bordo della panchina pur sempre in maniera comoda, appoggiando le piante dei piedi a terra. Solitamente non tocca il terreno quando si siede data la sua altezza. Dunque manterrebbe il busto bello eretto e poserebbe le mani sulle cosce, pronta all’ascolto. <Hai terminato le lezioni? Molto bene, ne sono contenta. Devi ancora fare l’esame o hai già affrontato anche quello?> domande che sputano fuori la curiosità della Serpe, ben scandite. Lui ha tutta la sua attenzione e si comprendere dallo sguardo che mantiene su quello blu di lui. Sembra che il ragazzo voglia dire qualcosa di importante, o che per lui sia importante, e voglia farlo nel migliore dei modi, per questo la Yakushi non gli mette fretta e gli da tutto il tempo di racimolare idee e parole in modo che possa esprimersi. Con calma lo osserva e attende, la pazienza è qualcosa che riesce a perseguire e i silenzi non sono per lei motivo di imbarazzo se la situazione intorno a lei non è tale. Inizia con poche e semplici parole, lui ha iniziato il suo percorso con lei alla scoperta del chakra e di altre nozioni e quindi… un grazie. Semplice e diretto. <Oh.> non si aspettava questo sinceramente, la sua mente aveva vagato e galoppato verso altri lidi, ma invece sembra proprio che si tratti di un ringraziamento molto sentito. Nessuno, in realtà, l’aveva mai ringraziata per le sue lezioni… a parte Chiha, ma lei è un discorso diverso e prezioso. Le fa piacere quel ringraziamento, la fa sorridere e quelle labbra così distese le addolciscono lo sguardo. <Grazie a te, Yosai. Sei stato un allievo interessante e molto piacevole, con del potenziale che si è fatto notare.> sincera nelle sue parole espresse con tranquillità. <Nessuno mi aveva mai ringraziato come stai facendo tu, quindi questo è molto importante per me. Mi fa capire che sto svolgendo bene il mio lavoro.> lasciare qualcosa nella mente degli allievi, lasciare delle istruzioni, nozioni ed essere riconosciuta per questo… è piacevole, non si può negare. Le sembra strano che qualcuno abbia sentito il bisogno di aspettarla e parlarle solo per questo, strano per lei perché è qualcosa di nuovo e quasi inaspettato. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale (1 di 3) – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale (1 di 3)]

12:24 Yosai:
  [Accademia - Esterno] Allarga lo sguardo sorpreso al primo dire di lei. Non è facile esser colpiti nel vivo delle proprie insicurezze, devierebbe lo sguardo dal suo <per niente, Kouri-sensei> assolutamente non è così importato <sicuramente non quando combatto, l’avrà visto> mormora piano. È tutto più facile quando si combatte. Non esiste conoscenza più profonda di quella che raggiungono due combattenti dopo uno scontro. <è che non ci so fare con le parole, ne con la forma, l’etichetta e l’autorità> tenterebbe di spiegare tornando a cercarla con lo sguardo oceanico. Scrolla le spallone <ma ho imparato a mie spese che a qualcuno interessa… quindi, non sapendo chi ho davanti, preferisco non sbagliarmi> un ragionamento semplice, forse troppo. Di chi non si trova a suo agio in mezzo alle altre persone. Non con tutti. Deve selezionarsele da solo le persone che vuole vicino. Ed ora vuole essere lì, con lei. Ne ascolta la domanda, e d’istinto il petto si gonfia d’orgoglio <ho sostenuto la prova. Sto aspettando il verdetto>. Tiene le labbra schiuse, come se volesse continuare, ma istintivamente si trattiene, e se a lei non interessasse? Quanti allievi avrà avuto? Non è detto che le importi. Però ha chiesto.. troppi pensieri, risuona su tutte la voce melodica della serpe grigia. Sei sempre così importato? Meglio dimostrarle che non è così <ho affrontato Kaori Hyuga> commenta piano, pura ambizione negli occhi blu, quello che ha imparato sarà utile nelle future, è cresciuto come combattente, oltre che come uomo <un combattimento molto istruttivo> è abituato a trarre ogni tipo di utilità possibile da qualsiasi cosa, sconfitte comprese. E l’opportunità di combattere contro combattenti così esperti non arriva sempre. Non si sbilancia oltre, lasciando a lei eventuali ulteriori curiosità da saziare. Scuote il capo al dire di lei <Kouki-sensei, è ancora tanta la strada da fare prima di farmi notare> arriverà quel momento, la guarda come se ce l’avesse davanti, come se fosse già un ricordo da evocare <ma vi ringrazio per aver avuto fiducia. Mi ha aiutato nelle ultime lezioni> il pensiero corre al sadico, ghignante sopra di lui, spezzato dal genjutsu. Un brivido profondo lo scuote. <io…> d’istinto con un veloce gesto del braccio afferra il pacchetto al suo fianco <avrei un pensiero per voi> commenta, irrigidendo la mascella, nervoso. Come nervoso e rapido è il movimento con il quale stende il braccio in direzione della Serpe, porgendole il pacco. Due linee rosse sulle gote. Imbarazzo.

12:56 Kouki:
  [Esterno Accademia] Ascolta le sue parole e il sorriso si allarga, è un sorriso quasi intenerito da quello che sento, dalla persona che ha al suo fianco… che tipo curioso e interessante. Le verrebbe da ridacchiare in maniera delicata ma si trattiene per il momento, deve esprimere a parole quello che le passa per la testa. <Si, infatti intendevo dire quando non combatti. In mia presenza almeno sei sempre molto rigido, quando combatti poi è diverso, si.> lo ha notato e ha avuto modo di osservarlo. <Come il mare, all’apparenza così tranquillo, ma quando si scatena mostra la sua forza.> ha espresso a parole quel pensiero fugace, senza che egli glie lo abbia chiesto, ma non importa, lei non si fa problemi di quel tipo… non più almeno. <Hai imparato a tue spese.> ripete quelle parole… le assaggia con la lingua e i denti deglutendole poi giù in fondo alla gola. <Dunque questo tuo modo di essere rigido e così educato è dettato dal timore?> cerca di capire perché sono sottigliezze molto importanti. <E non dal rispetto che provi verso determinate figure.> se ha imparato a sue spese, significa che è stato punito per delle mancanze, e che quindi ora fa più attenzione a chi si trova davanti, come da lui detto… quindi… <Ti incuto timore, io?> calca la parola ‘io’ e nel mentre cerca lo sguardo del gigante per fissare i suoi occhi gialli in quelli blu dell’altro. Un contatto visivo accompagnato da un mezzo sorriso a tratti provocatorio e a tratti incuriosito, con un so che di malizioso. Ad ogni modo scuote appena il capo facendo ondeggiare quei fili d’ebano che le circondano il viso. <Con me puoi anche rilassarti, non sono una che pretende tanta rigidità.> il rispetto si, ma non lo pretende poi molto, o avrebbe attaccato al muro la piccola Uchiha la prima volta che l’ha vista a lezione. L’etichetta? Non le interessa, o non avrebbe permesso sempre alla stessa Uchiha di abbracciarla. Detto questo rimane in silenzio e non fa altro che ascoltare il dire del ragazzo… con calma e senza fretta, elaborando ogni singola parola e leggendo ogni singolo gesto ed espressione di Yosai. Sorride. <Hai affrontato mia madre, allora.> dolce nel parlare e riferirsi a lei, certo strano forse ad orecchie altrui quel grado di parentela. Diverso clan, diverso villaggio, diverso cognome, ma per lei è tutto così normale anche se frustrante a volte. <Non pensavo vi conoscesse. E com’è andata con lei? Come ti senti di essere andato?> vuole sapere, si, vuole sapere tutto e ogni particolare. Lei deve sempre essere a conoscenza senza punti oscuri, così che possa farsi idee ben chiare di avvenimenti e persone. <Si impara sempre qualcosa, da ogni persona e da ogni esperienza, anche se all’apparenza inutile. Ma un combattimento contro di lei è senz’altro che istruttivo. Complimenti per essere ancora tutto intero.> qui la butta sull’ironia, lo scherzo, un modo per rilassarsi ed essere molto più disponibile al dialogo con il ragazzo, come se lo volesse rilassare a sua volta dato che avverte quella leggera tensione in lui. Con molta tranquillità lo lascia parlare, lo osserva… e ancora lui ringrazia e alle sue parole non saprebbe esattamente cos’altro aggiungere. <Sono sicura che mostrerai il tuo valore.> insomma è così che si fa, no? Si devono sempre spronare gli allievi a fare di meglio. È una specie di regola. Sospira, ma quel sospiro le muore quasi in gola quando vede quel pacchetto che le viene offerto. Ah… stupore. Gli occhi si sgranano e le labbra si dischiudono appena mostrando un’espressione completamente ricolma di stupore. Non se lo aspettava nella maniera più assoluta e a lungo rimane immobile con gli occhi puntati su quel pacco senza prenderlo. <Per me?> il tono di voce incredulo e nella mente si fa largo un lontano ricordo, triste quanto rabbioso. Lei che non aveva mai ricevuto regali in vita sua, che non sa quando compie gli anni, che non ha mai ricevuto feste… e quell’uomo Raido, il primo in assoluto a regalarle qualcosa. Rabbia che sente crescere verso quell’uomo ancora quando ci pensa, il suo Sensei divenuto poi padre e poi… poi l’ha abbandonata. Questo che vede davanti ai suoi occhi è un regalo dopo tanto tempo, il primo che un allievo le fa, è un’altra nuova situazione per lei. <E’ la prima volta che qualcuno mi fa un regalo.> qualcuno inteso come allievo, ma non lo specifica. Dunque se può prenderebbe quel pacchetto e lo rigirerebbe appena tra le mani per saggiarlo col tatto… non sa come comportarsi di fronte a una cosa tanto nuova per lei. Le gote, così incredibilmente pallide, facilmente si tingono leggermente di rosso, un rossore che, per quanto lieve, non può che spiccare su quel volto di porcellana. <Grazie.> si ricorda che si deve ringraziare, quindi riprende una sorta di compostezza nell’espressione e lo scarterebbe quel pacchetto con delicatezza e cura per rivelarne il contenuto. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale (1 di 3) – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale (1 di 3)]

14:51 Yosai:
  [Parco] Si infila istintivamente il labbro inferiore tra i denti. Quindi anche troppo è sbagliato. Prendere nota. Il dire di lei comunque sembra rilassarlo <Posso dire, Kouki-Sensei, che ho imparato che è bene che il mare resti calmo, non è bene rompere gli argini. Non qui> vola lontano lo sguardo, pur rimanendo li, vola a ricordi di foreste immense, solitudine assoluta, urla nel vuoto. Se un grande albero cade nel bel mezzo di un’immensa foresta e nessuno lo sente, o se ne accorge, quell’albero è caduto davvero? Lascia li quella frase. Forse è la vita cittadina a stargli stretta, più che quella ninja. Strano gigante, lo sfregiato. Annuisce. Ha imparato a sue spese. Ma al dire di lei scuote piano il capo <dipende> la corregge. <ci sono persone verso le quali nutro una stima e un rispetto profondi al punto che ne morirei se non dovessi riuscire a dimostrarne a sufficienza. Sono le altre persone a confondermi> tratterebbe tutti a pesci in faccia. Questa è la questione. Ma non sa chi ha di fronte, mai, e questa è la situazione migliore, in accademia potrebbe avere di fronte perfetti idioti che sono sicuramente suoi superiori. Per non sbagliare, supercompensa. Quando ascolta la domanda di lei inarca il sopracciglio destro, incuriosito <no> risponde inizialmente di getto, mai confessare le proprie debolezze <…un po'> mormora dopo un attimo di esitazione <non posso negare che inizialmente il mio rispetto nei vostri confronti fosse relativo al ruolo che ricoprite all’interno dell’accademia, Kouki-sensei, ma ho visto il modo in cui insegnate, e poi i… dettagli che con tanta eleganza portate senza vergognarvene…> abbassa un poco lo sguardo, sul collo segnato, sui polsi segnati <parlano di un passato difficile, meritevole di rispetto per il fardello che portate> ecco, s’è esposto. Forse con la solita irruenza e mancanza di tatto. Può solo sperare che l’altra non la prende come un’invasione del suo spazio personale. Il dire di lei sembra rassicurarlo, liberarlo quasi d’un peso. Può forse scrollarsi un po' di dosso quella rigidità, <T..tua…madre?> il voi viene meno come se fosse una coperta. Non se ne rende nemmeno conto. Inclina il capo da un lato incuriosito. Sembra giovane, Kaori-Sama, ma non la conosce così bene da poter dare commenti <l’ho conosciuta il giorno prima dell’esame e…> l’ombra d’un ricordo gli copre lo sguardo <e suo marito si è dedicato a me per la mia ultima lezione> non è un ricordo piacevole, ma ne ha tratto molta forza per il combattimento. Si limita poi a osservare con i suoi zaffiri alla reazione della sensei davanti a quel pacchetto. Ne osserva le gote colorirsi, e quella reazione gli scatena un sorriso solare che le dedica senza remore. Se l’altra volesse potrebbe scartare il pacchetto e ci troverebbe una bustina sigillata, trasparente con dento terra e piccoli semi <sai, Kouri-sensei> quel sorriso resta morbido sul viso, mentre cerca le iridi di lei <ho sentito che usi il gelsomino, tra i tuoi profumi> non gli sfuggono certi dettagli <questa cosa mi ha fatto venire in mente una cosa> ha una storia quel regalo <c’è una vasta foresta che prende i confini del paese del fuoco, del paese dell’erba e del paese del suono. Una foresta selvaggia, piena di picchi e di valli nascoste, di boschi e di crepacci.> sembra conoscerla <in questa foresta ci sono alcune valli, protette dalle intemperie e dal freddo, in cui è capace di crescere un particolare tipo di gelsomino> annuisce <ha un profumo più deciso, quindi va dosato bene> alza l’indice della mano sinistra si alza, affiancando la frase <poi, si dice che qualche foglia trasformata in caldo infuso sia un tocca sana per le notti insonni. Ne ho viste le conseguenze a lezione e non è augurabile per nessuno> mentre s’alza il medio ad affiancare l’indice <e infine> sentenzia alzando l’anulare <ha i fiori più scuri, sul giallo, come i tuoi occhi> in realtà si notano due linee rosse anche sulle sue di gote. Sono due persone in imbarazzo <è una pianta fiera, abituata a crescere da sola, non credo ti occuperà troppo tempo prendertene cura…non dovrebbe aver bisogno di altro se non di se stessa> una bella metafora, mentre ancora ne cerca lo sguardo.

16:03 Kouki:
  [Esterno Accademia] Annuisce alle prime parole di Yosai, un dire corretto che trova la Yakushi in accordo con lui. Lo apprezza, rivela una natura molto più simile a quella della Serpe a quanto pare. <Sono d’accordo.> non si esime dal mettere dentro anche il suo parere, con un sorriso e uno sguardo morbido, proprio come quei lineamenti fanciulleschi. <Calma, razionalità, tranquillità… aiutano a ragionare meglio e ad adattarsi alle situazioni.> mutevoli insomma proprio come il mare, lei che da sempre apprezza quel modo di essere non può che esserne piacevolmente colpita. <E tirare fuori la propria forza solo in certe circostanze.> ma forse è meglio non parlare di questo ora, non vuole di certo mettersi a raccontare del modo in cui lei sfoga la sua forza. <Mh, capisco. Allora dipende, bene.> sta cercando di costruire la persona che ha di fronte nella propria mente. Che tipo di ragazzo sia, i suoi pensieri, i suoi ideali… tutte cose molto importanti per la Serpe. Il ragazzo dunque è in grado di nutrire il giusto rispetto, ma solo verso le giuste persone, ovvero verso chi se lo merita insomma… non è un pensiero tanto male e anzi, si ritrova in accordo con lui. Del resto lei non ha il minimo rispetto della sua capoclan per esempio, ma mantiene comunque una sorta di controllo e tranquillità per l’incontrario sarebbe controproducente per lei, quindi si… dipende. <Credo di aver capito come la pensi a riguardo, non posso che trovarmi d’accordo con te.> non aggiunge altro, non le sembra il caso e non saprebbe che altro dire, si limita invece ad ascoltare le sue successive parole. È un silenzio il suo che non lascia trapelare ciò che pensa… guarda avanti e cede solo le orecchie al suo interlocutore. Uno sguardo che si perde nei ricordi e nel tempo. <Ti ringrazio per le tue parole.> pronuncia in un primo momento dopo un lungo silenzio da parte sua. <Ormai ho imparato a non vergognarmi di tali segni, ma ci ho messo anni.> uno sguardo al passato. <Quando ero una bambina anni fa, ed ero un’allieva e poi una Genin… questi segni io tendevo a nasconderli sotto strati di bende. E’ col tempo che ho imparato a elaborarli in maniera diversa, senza sentirmene più in colpa… dunque il rispetto che tu mostri a me per questo motivo, lo accetto e non può che farmi piacere.> il culmine di un lungo percorso insomma, di cicatrici che l’accompagnano fin da quando ne ha ricordo, dunque non sono tanto cicatrici di battaglia. <Ma non sono ne la prima ne l’unica a portare segni simili. Alcuni segni non sono nemmeno visibili, quindi a maggior ragione portare rispetto a tutti è ancor di più un modo giusto per non sbagliare.> alla fine è quello che le ha detto lui ed è quello che fa. Apprende un attimo di sconcerto da parte del ragazzo nell’apprendere la parentela e lei, come suo solito, non si attarda a dare una risposta semplice ed esaustiva. <Sono adottata.> breve, semplice, concisa e anche un po’ fredda. Questo perché ha alle spalle una storia parecchio travagliata che l’ha portata a considerare Kaori sua madre e Azrael suo padre… a tutti gli effetti. Insomma da quella risposta si evince che dietro c’è molto. <Mh, si… immagino come si sia dedicato a te.> suo padre, il sadico… fa un mezzo sogghigno divertito nel provare a immaginare cosa possa essere successo, ma non chiede a lui direttamente, è libero di dirle o meno i dettagli in assoluta autonomia. Veniamo a lei, alla panchina, le parole e quel pacchetto. Lei lo scarta e al suo interno vi troverebbe un sacchettino con della terra e dei semi. Strano. Solleva appena un sopracciglio… è un regalo strano, oppure no? Non lo sa, non ci sa fare con queste cose. Lo mantiene tra le mani, lo rigira con cura e lo osserva. Solleva lo sguardo su di lui, occhi ambrati in quel mare di occhi, solo quando lui inizia a parlare e a spiegare. Non dice nulla lei, non lo interrompe e permette al ragazzo di esprimersi fino alla fine. Gelsomino… incredibile come abbia captato quel profumo, ed è altrettanto incredibile come egli abbia carpito quei piccoli dettagli di lei. <Queste valli, questo posto… sembra proprio un luogo idilliaco, che mi piacerebbe. Sembri conoscerlo molto bene, come mai?> domanda curiosa, non può farne a meno di carpire informazioni da ogni cosa… dolce lo sguardo che ora rivolge a quei semi. Se solo sapesse che fine hanno fatto gli ultimi fiori che le hanno donato… un bellissimo roseto, le fiamme lo hanno ben gradito. Ma sono passati anni da allora, e ora non ha motivo di dare alle fiamme nulla, a meno che Yosai non le faccia qualche tipo di torto. <Hai odorato il gelsomino su di me, ottimo olfatto. Inoltre per l’insonnia saranno molto gradite le sue foglie.> sorride lei che non ha mai provato rimedi naturale per il suo problemi che va avanti da anni. <Il colore, il profumo, l’essenza stessa di questa pianta… sembra che tu mi abbia analizzata fin nel più piccolo particolare.> non si era mai sentita così somigliante al gelsomino in vita sua. Sorride e accoglie lo sguardo del ragazzo col suo. <Nessuno lo aveva fatto così bene dopo così poche volte esserci visti.> pura verità, anche se ovviamente lui è ben lontano da comprenderla totalmente, nella sua complicata essenza. Fiera, abituata a crescere da sola, ha bisogno solo di se stessa. Si alza dalla panchina e farebbe quei pochi passi che la portano ancora più vicina al ragazzo, in piedi di fronte a lui che è seduto, forse si trovano alla stessa altezza… comunque sia quello che farebbe è avvicinare il proprio viso al suo e tentare di donargli un bacio sulla fronte. Dolce e velenoso, come una serpe. <Grazie, è un dono davvero apprezzato.> sussurra in un sibilo verso di lui, per poi distaccare le labbra dalla sua fronte, da quella cicatrice che l’attraversa, e tornare eretta di fronte a lui. Uno sguardo, un sorriso affilato, niente più. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale (1 di 3) – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale (1 di 3)]

16:41 Yosai:
  [Parco] La ascolta, si ascoltano, e così si parla da dio. Annuisce piano al dire di lei. Convinto. Ha imparato a trattenersi, tanto tempo fa, tanti allenamenti orsono. Stende di nuovo le labbra in un sorriso quando la sente d’accordo con lui. Una piacevole sensazione senza dubbio. Il sorriso muore quando lei inizia a raccontarsi. Annota tutto in testa, come sempre. Sono segni che risalgono a prima della sua accademia, come le cicatrici che lui stesso si porta dietro. Si limita ad annuire mentre lei si racconta. Ha provato anche lui a lungo vergogna, ma ora non più. Ora chiamarlo sfregiato gli gonfia il petto d’orgoglio. Il sorriso torna sul viso quando lei conclude il suo racconto e lui annuisce alla successiva frase di lei <a ogniuno le proprie cicatrici diceva il mio vecchio sensei> commenta perdendosi per un breve momento nel ricordo. È lei stessa a riportarlo sul presente <ah capisco! Beh è stato entusiasmante affrontare lei e il sadico. Mi hanno… insegnato come deve ragionare un ninja> si stà forgiando, piano piano sta cominciando il suo percorso. Si gode poi la reazione di lei alla sua spiegazione di quel piccolo dono. Quasi si stupisce di quella reazione, la lascia finire e nel vederla alzarsi istintivamente fa per alzarsi anche lui, ma non ha tempo. Le labbra di lei si fermano sulla pelle bollente di lui, sgrana lo sguardo finché non la vede sedersi di nuovo. Cos’è appena successo <n.. no sensei!> stende le labbra in un sorriso solare <non è niente di che> commenta <sei ricca di dettagli interessanti, Kouki-sensei, li averebbe notati chiunque, io li ho notati alla prima lezione, quando mi hai porto il foglio delle sigilli, e li ho solo associati ad una pianta che mi sembra ti somigli molto> commenta assottigliando lo sguardo, <mi saprai dire se è troppo indipendente anche per te o se ti darà le giuste soddisfazioni?> chiede sorridendole. Scuote il capo quando lei chiede di quei posti <no, in realtà ne ho vista solo una. Ed è stato… bello> commenta sorridendo al ricordo <è li che ho preso quei semi> racconta <io… conosco molto bene i boschi e le montagne del mio paese. Ci ho vissuto per molto tempo, prima di tornare ed iscrivermi in accademia> si spoglia quasi naturalmente dell’armatura. Nudo davanti al serpente. Pronto a farsi mordere. Lo sguardo nel frattempo s’è abbassato, non è un puzzle che ama ricomporre. C’è qualcosa che unisce il gelsomino, le montagne e quelle cicatrici. Rimane quasi a riflettere finche non schiude le labbra di nuovo <mi concederai, prima o poi, un'incontro in cui io possa mostrarti i miei miglioramenti?> decisamente si trova meglio a combattere, è li che naturalmente torna.

17:11 Kouki:
  [Esterno Accademia] C’è qualcosa però che man mano il suo cervello elabora, sulla base delle risposte ricevute fino ad ora, e non riesce a farselo andare bene. Man mano che quel ragazzo prende forma nella sua mente, qualcosa risulta incrinato, come se i pezzi del puzzle non si incastrassero correttamente. Una domanda inizia a martellarle la testa. Sempre più forte. Una domanda che però non pone, rimarrà per sé e cercherà di comprendere quel ragazzo da sola ancora per un po’. <Un sensei saggio, si.> anche se è stato detto l’ovvio, ognuno ha le sue cicatrici, ognuno ha le sue battaglie e nessuno può prendersi il diritto di giudicarle. Ascolta e osserva, come sempre… alla fine i suoi genitori insegnano sempre qualcosa, che sia a lei, o ai suoi fratelli, o le nuove leve del villaggio. Dopo tutto la loro è una esperienza gigantesca, sanno il fatto loro. Sospira. <Sono contenta che tu abbia imparato da loro allora.> si limita a dire quello in merito, ma poi sorge subito una curiosità da parte sua. <E dimmi… cosa hai imparato esattamente? Come ragiona un ninja?> eh, adesso lei verifica, è così che si fa. Attende una sua risposta osservandolo con cura negli occhi, col mezzo sorriso a delinearle le labbra. E solo dopo aver avuto quella risposta dunque aprirebbe il pacchetto e donerebbe a lui un bacio come segno di ringraziamento. Lo ha visto che si stava per alzare al suo cenno, e questo non fa che rendere ancora più martellante la domanda che da prima ha iniziato a frullarle in testa. <Niente di che?> gli sorride. <Non ti rendi nemmeno conto dell’importanza di questo gesto.> si risiede sulla panchina tenendosi stretto quel sacchettino, non troppo però insomma c’è sempre delicatezza nei suoi gesti. <Almeno per me. Un regalo, un ringraziamento.> è stata vista. È stata apprezzata per i suoi sforzi, per quello che ha tentato di insegnare, ma soprattutto lui ha notato quei particolari. <Il tuo vedere certi particolari e riuscire a trovare una pianta che mi rispecchia così tanto…> almeno in parte. <…è simbolo di un’acuta intelligenza e spirito di osservazione, doti che io apprezzo molto.> significa che ha credere in lui è giusto. <Ti dirò senz’altro se sarà di mio gusto.> garbata lei, con un cenno del capo annuisce appena come un segno di riconoscimento. Osserva per un attimo il cielo, solo un attimo per provare ad immaginare un luogo simile. <Anche a me piacciono. Amo rilassarmi in mezzo alla natura, mi aiuta a pensare e a meditare.> viaggia con la mente a qualche ricordo in particolare di Kusa, e di quello che le offre. <A Kusa ci sono dei prati fioriti molto belli.> torna a guardare il ragazzo, ora incuriosita da quello stralcio di informazione sul suo passato. Corruga appena la fronte, senza capire esattamente cosa è stato detto. <Hai vissuto nei boschi? Non al villaggio? E come mai?> molto, molto interessata alla faccenda… lei aveva vissuto solo per strada, ma lui si è proprio immerso nella natura. Scelta personale? Oppure no? E’ una specie di eremita? Attende una sua risposta e poi dischiuderebbe le labbra solo per umettarsele con la lingua, un gesto veloce, fatto sovrappensiero, che non vuol dire nulla oppure tutto. Pondera, assaggia. <Un incontro?> non va bene, lo fissa negli occhi. <Intendi un allenamento tra me e te dove potermi far vedere cosa hai imparato?> cioè lui contro di lei? Il sorriso viene appena accennato, ma gli occhi… sembrano ricolmi di tensione. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale (1 di 3) – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale (1 di 3)]

17:38 Yosai:
  [Parco] Annuisce vigorosamente. Il più saggio tra i sensei. Non ne ha dubbi. Alla prima domanda di lei la osserva e senza esitazioni risponde <senza esitazioni. Senza rispetto e soprattutto senza scrupoli> risponde. Breve e conciso. Ha dovuto toccare il fondo per poter anche solo scalfire un ninja come Kaori-sama, che se non si fosse trattenuta l’avrebbe ucciso con uno starnuto, ma alla fine ce l’ha fatta ed è visibilmente fiero di questo. Sperando che a chi di dovere basti come prova. Ascolta quella retorica. Non se ne rende conto? È probabile. Non conosce la Serpente grigio abbastanza bene da conoscere quale sia secondo lei il significato di quei gesti, conosce solo se stesso, per ora. La ascolta. Parole gentili nei suoi confronti. Gonfia il petto, come un pavone, contento che le sia piaciuto il pensiero. La ascolta <verrei volentieri a vederli, se riuscissimo a uscire da questo schifo di isola> non la sopporta, si vede, soffre a non poter far andare lo sguardo. Essere costretto in uno spazio limitato non gli piace. Fisico o mentale che sia. <ci verrò un giorno.> ha la fermezza d’una promessa. <è una lunga storia, sensei, tanto quanto quell’ E-001 che ho visto sul tuo collo quando ho schivato il tuo colpo in aula> aveva i capelli raccolti, se lo ricorda. Ha preso il suo viso tra le mani, si è complimentata. Le sorride <non sono visto di buon occhio in famiglia. Mi ci è voluto un periodo di… espiazione> chiamiamolo così. Ne parla con naturalezza, ma c’è una nota abissale in quella voce. <è uno dei motivi per cui ho deciso di intraprendere questo percorso> rivela, annuendo piano tornando ad ascoltarla <uno scontro in cui potrò mostrarti che il tuo allievo non smetterà di crescere e prima o poi diventerà un osso duro anche per te.> infila l’angolo sinistro delle labbra nello zigomo in un sorriso sbilenco, una sfida bella e buona <o, se preferisci, uno scontro per conoscere a fondo la mia sensei> più di quanto le parole potrebbero mai permettergli. La osserva, curioso.

18:01 Kouki:
  [Esterno Accademia] Dunque è questo quello che gli hanno insegnato… sorride ed annuisce, del resto è proprio così, ci vuole strategia, intelligenza, sfruttare i punti deboli dell’avversario. Altrimenti sarebbero tutti samurai. Non aggiunge nulla a quelle parole, niente che possa al momento aver voglia di portare all’allievo in più rispetto a quanto non gli sia già stato detto ed insegnato. Non si conoscono molto bene loro due in effetti, eppure prima o poi quella domanda la vorrebbe fare… più prima che poi. <Questo rispetto che tu dimostri, sempre e comunque, per evitare di sbagliare… non è altro che una maschera?> insomma come una delle tante che indossa anche lei. <Mi stavo chiedendo come tu ti sentissi davvero dentro. Hai imparato a tue spese, quindi significa che non eri, o comunque non sei, come ti stai mostrando a me… così rispettoso.> lo guarda, fisso negli occhi. <Hai imparato che è meglio che il mare resti calmo.> quindi in realtà lui è diverso, lui vorrebbe essere diverso. <Hai un altro tipo di carattere? Hai dovuto domarlo in qualche modo. Se così fosse… io vorrei vederti.> è chiaro il significato di quel ‘vedere’, è chiaro che si riferisca al fatto che non vuole che lui si imponga questa etichetta con lei, questa sorta di rigidità, lo vorrebbe vedere allo stato libero. Si, proprio così. <Spero di poterlo fare un giorno.> non oggi si intende, perché probabilmente lui non è più abituato ad essere se stesso, o ha perduto quel lato del suo carattere che ha dovuto sopprimere. <Non sono male quei prati.> cambia discorso quasi in maniera repentina, come se volesse seguire il flusso del ragazzo per accompagnarlo. <Fiori colorati e profumati, suoni della natura… mi piace.> quasi quasi le manca Kusa per via di quei prati e quelle colline… quasi. <Se riuscirai a venire, perché no.> un invito il suo che accoglie la proposta del ragazzo, ma è ovvio che ci vorrà del tempo ormai con tutta la situazione che si sta scatenando in giro. Poi lui fa un piccolo errore… nominare quel codice non è qualcosa che lei ancora piace sentire. E-001. La cicatrice dietro al collo brucia e i suoi occhi si perdono in una vastità di nulla e dolore. Serra le pallide labbra, stringe i denti. Non dice nulla però, trattiene un profondo respiro e torna a parlare solo quando sente qualche altra informazione in più sul ragazzone. <Come mai?> espirare ed inspira. <Come mai la tua famiglia non ti vede di buon occhio? Mi sembra strano da come ti comporti… questo avvalora la mia idea che tu in fondo sia diverso… o eri diverso.> vuole conoscere quel ragazzo, quello che non si fa alcun tipo di problemi ad essere come si sente, quello che non si alza in piedi solo perché lei fa altrettanto. Quello no, non le piace. Sospira nel sentire quella proposta più definita… uno scontro. L’ultima volta che si è scontrata con qualcuno stava per ucciderlo, aveva perso il controllo. Quel controllo che potrebbe perdere e lasciare così via libera a Mirako… e Mirako combatte per divertirsi, per uccidere. <Non so quanto ti convenga conoscermi a fondo, Yosai.> è seria, fredda. Ora è come se la serpe stesse fissando la sua preda, pronta a scattare in avanti e colpire. <Ma se sei sprezzante del pericolo… come vuoi.> sogghigna, un sorriso sempre delicato vero, ma inquietante e pericoloso allo stesso tempo. Se vuole giocare con la Serpe, chi è lei per impedirglielo? [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale (1 di 3) – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale (1 di 3)]

18:23 Yosai:
  [Parco] Nel suo sguardo oceanico la sorpresa prende piede piano piano, mano a mano che lei parla. Non la interrompe. Sostiene lo sguardo dorato di lei, cercando di capire fin dove si è spinta. Insomma si sta aprendo lui, ma è interessante capire le capacità deduttive della donna davanti a lui, che meritano evidentemente il rispetto del deshi. <beh vedo che non sono l’unico con capacità percettive e cognitive ben sviluppate, sensei> commenta sorridendole. <vedi, quel poco che so sul mare, è che viene percepito come violento solo da chi lo osserva dal convine> commenta <un’onda non è nient’altro che acqua in movimento. È violenta quando impatta su ciò che non è acqua. Distruggendo la roccia> commenta piano <il mare non è violento. Il mare è mare. Diventa violento se provi a contenerne la forza> conclude <e io non voglio essere contenuto, sensei. Mai> in bocca al lupo adesso che sei diventato un soldato che non deve far altro che prendere ordini. <mi dà fastidio essere contenuto> è una frase un po' più ringhiata, la sua <ma ho capito che per stare in mezzo alle rocce senza distruggere tutto, devo contenermi da solo> commenta <ho imparato ad incanalare quello che sono, con il tempo, con l’isolamento, con il mio sensei> racconta <giorno dopo giorno, cicatrice dopo cicatrice> è lui a serrare i denti fino a farli stridere l’uno con l’altro in bocca <finchè non ho capito che la libertà è un lusso che non mi posso permettere senza che qualcuno soffra> sorride piano, con un pizzico d’amaro <ho imparato a decidere io verso chi indirizzare il moto delle mio onde, violento o meno che sia> alza le spalle <la maggior parte delle volte> è un lembo di roccia sottile, quello che contiene il suo abbisso marino in perenne movimento, ma regge. Lentamente appoggia le mani a terra per far leva su di esse, farsi forza, piantare i piedi in terra e issarsi, dritto come un albero <ho capito che non c’è nessuno che è veramente se stesso, e meno che mai esiste un ninja che non indossa la maschera> oh questo l’ha imparato bene. La osserva, dall’alto stavolta <io sarò sempre diverso, sensei, tutti lo siamo, anche tu sei diversa> nessuno è uguale a un altro. Sorride in un sorriso solare al dire di lei <abbiamo lo stesso desiderio l’uno verso l’altra, sensei> il riassunto di quella chiacchierata. <e chissà che un giorno non potresti essere tu, quella sprezzante del pericolo a volermi conoscere davvero> rimane a guardarla con quel sorriso sul volto <promettimi che non ti negherai, che non ti limiterai, quando verrò a cercarti> chiede. Perché dovrebbe spingersi in una simile promessa? Difficile da dire <ti riaccompagno in accademia, se vuoi… gli allenamenti mi aspettano.> mormorerebbe poi, mantenendo il sorriso verso di lei, muoverebbe i primi passi, aspettandola, per poi proseguire qualora non dovesse ricevere risposta positiva [END]

18:40 Kouki:
  [Esterno Accademia] La Serpe è fatta di logica e deduzioni, si può dire che vive di quello, si crogiola in esse e sembra respirare e mangiare solo quello. Osserva, analizza, deduce, di tutto pur di comprendere chi ha di fronte, pur di non avere nemmeno un punto oscuro… è quello che è, ed è quello che fa. <Un ninja senza queste caratteristiche per me è difficile che abbia vita lunga.> quindi ovvio che lei le ha, ed è per questo che ama chi ne fa utilizzo. Chissà questo ragazzone che sapore ha. Un piccolo pensiero che però non vede la luce, le basta leccarsi le labbra e immaginare un qualsiasi tipo di sapore che potrebbe stargli bene. <Il mare è mare, tutto qui. Contenere qualsiasi forza della natura è ambizioso e questo scatena la sua ira.> imbrigliare la natura e le sue leggi, ma del resto è quello che vuole fare lei… un sorriso spunta su quelle labbra, gli occhi si riempiono di aspettative. <Dunque tu come il mare ti consideri una forza della natura che non vuole essere contenuta, imbrigliata.> un essere libero, un’anima che ambisce alla libertà assoluta senza preoccuparsi delle conseguenze… ma è venuto infine un giorno in cui ci ha dovuto fare i conti, e allora ha capito. <Esatto. Se vuoi stare al mondo devi sottostare a regole e leggi, soprattutto sociali. Regole che io stessa non ho ancora compreso del tutto del resto.> ha iniziato tardi. Che siano loro due in realtà molto simili? Ad ogni modo non dice cose tanto errate, dunque non fa altro che annuire in maniera placida e continuare ad osservarlo. Una mente affilata, senza ombra di dubbio, così lo valuta e lo giudica. <Su questo non ci piove, non siamo cloni.> circa, almeno è una cosa che non si può esattamente affermare di lei. <Ognuno ha le sue maschere, quante ne ha dipende da lui e sempre da lui dipende se indossarle o meno. Un ninja indossa la sua maschera soprattutto in missione solitamente, ma quando non lo è… come noi due in questo momento, è libero di essere se stesso.> si lascia andare a una piccola e cristallina risata ora, delicata, divertita, ma non maleducata. Anche lei si alza da quella panchina, tenendosi per bene quei semi e solleva il volto per guardare negli occhi Yosai, il sorrisino affilano. <Fai male a strapparmi una promessa simile.> molto male, soprattutto a lei con una mente così delicata. <Perché io non aspetto altro che combattere dando tutta me stessa, ho sempre combattuto per uccidere e io sono quasi incapace di trattenermi.> deve ancora lavorare su questo… e c’è una sola persona che per il momento è stata tanto ardita da mettersi in questa scomoda posizione con lei. Sorride, ancora di più. <Andiamo, abbiamo entrambi del lavoro da fare.> e nulla, seguirebbe Yosai verso l’accademia dato che la Serpe ora ci deve andare per lavoro, mentre lascerebbe andare con un saluto il gigante ai suoi allenamenti. [END]

Yosai aspetta Kouki per ringraziarla, al termine del suo percorso in accademia, di quanto appreso nelle lezioni con la sensei. I due si immergono presto in una chiacchierata in cui emergono luci e ombre di entrambi, e la volontà di tirar giù l'uno la maschera dell'altra.