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con Yosai, Yuukino

12:44 Yosai:
  [Spiaggia] Quando lei si alza il sorriso gli muore in bocca, non tanto per la pioggia che torna ad investirlo per intero, quanto per la mancanza di quel calore umano sulla schiena. Immediatamente si mette dritto sulle ginocchia abbandonando il tocco del suolo con le mani, drizzando la colonna <noooo> finge disperazioine sul viso <la pioggia nooo!! Aaaaah> si spalma le mani sul viso, e poi sul corpo, soffrendo come se stesse cadendo acido dal cielo, mentre la pioggia gli bagna il tessuto tecnico della canotta bianca che si tinge progressivamente del colore della pelle del gigante sfregiato, rivelando lentamente la maestosa testa d’aquila che campeggia sul pettorale sinistro di lui, e che spiega le ali che s’arrampicano sulle sue braccia, dando senso a quei trattinero-rossastri, e mettendo in evidenza anche il segno scuro che gli sfregia la carne sul petto, dal pettorale sinistro al fianco destro, uno squarcio che deturpa la perfezione delle linee dei muscoli e che si porterà dietro per sempre, ma che non sembra preoccuparlo, anzi. Finita l prova attoriale con un colpo di reni lascia scattare le leve inferiori, un balzo felino ed eccolo in piedi a sbattere le mani l’una contro l’altra per liberarle dalla sabbia bagnata che s’appiccica alla pelle. La ascolta. Infila l’angolo sinistro delle labbra nello zigomo in un sorriso sbilenco a quella negazione. E si avvicina inesorabile quando lei accampa scusa piega il capo e la parte superiore del busto per entrare sotto l’ombrello di lei, con fare fintamente minaccioso <oh no, non te la cavi così stavolta> Non è quella l’arma giusta per convincerlo. Arriva ad una distanza tale da appoggiare il più delicatamente possibile, per quanto la stazza e la poca abitudine alla delicatezza gli consentano, il naso su quello di lei, prima di ergersi di nuovo in tutta la sua altezza, spingendo con la testa sulla parete dell’ombrello e costringendola ad alzarlo o a spostarsi un poco, in modo da lasciarlo fuori da quell’elegantissima, violissima protezione, libero in tutta la sua altezza. Sa di foresta di pini in autunno un odore mai fastidioso per fortuna, non adesso che non sta sudando almeno, ma comunque pungente nella sua freschezza istintivamente la mano sinistra s’alza a toccare l’avambraccio di lei, che è dove arriva con la mano senza doversi piegare. Vuole sentire la sua pelle calda, cerca la mano. Ha la pelle fredda, ovviamente, lui, e qualche granello rimasto incastrato sulla cute rende il suo tocco più rude di quanto vorrebbe, ma ha bisogno della sua vicinanza <che vuol dire per te il coprifronte che stai cercando di raggiungere?> esordisce mentre sulle sue labbra il sorriso rimane solo un vago alone dovuto alla faccia da scemo che naturalmente gli viene quando la guarda <che vuol dire essere un ninja> siamo alla filosofia oggi. Le iridi blu, tinte oggi d'una nota di scuro, di profondità abissale, cercano quelle di lei che ci sia di mezzo l'ombrello o meno, le sue acque placide nelle quali annegare.

13:00 Yuukino:
  [Spiaggia] Quella pioggia ha un qualcosa di magico al suo interno. Sono come gocce di buonumore che invadono l’aria circostante. Lei, che odia l’acqua, riesce a scorgere qualcosa di positivo in quel che sta accadendo. Forse è la compagnia di lui, forse la consapevolezza che quelle possenti braccia siano un’ancora per quei momenti in cui deve affrontare quella sua paura: una delle più grandi. Fa ridere. Lei sa nuotare eppure ha paura di farlo. Lo osserva in quel teatrino divertente e si finge sorpresa, a tratti dispiaciuta. Inarca le sopracciglia e spalanca gli occhi come di chi sta assistendo allo scioglimento delle carni dell’altro. Si porta una mano, aperta, alla bocca coprendola mentre si spalanca <Oh mio dioooooo! Yosaaaaaaai noooo!> sarebbe questo il modo in cui la deshi appoggerebbe quella scena che sembra tratta da un film comico di attori improvvisati. Questi poi si avvicina e d’istinto vorrebbe fare un passo indietro: non per la persona che si ritrova davanti quanto per quell’animale che è in ognuno di noi che ci spinge, anche contro la nostra volontà, ad eseguire azioni che non riconosciamo essere nostre. Il passetto lo fa, effettivamente. Piccolo, impercettibile se non al proprio corpo. Il profumo di pini si confonde con quello di rosa ed insieme sembrano essere il giusto miscuglio per inebriare i due di odore di bosco in fiore. Dolce e legnoso che insieme sembrano trovare la giusta sintonia. Sguardo blu come l’oceano che si specchia in quello gemello. Ombrello che viene scostato verso l’alto e lei si lascia guidare, lascia che sia l’altro a decidere la nuova posizione. Sente ora delle gocce che, sospinte da una leggera brezza, le carezzano le cosce prima di scorrere lungo i muscoli, meno evidenti ma comunque tonici, fino alle caviglie prima di gocciolare giù sulla sabbia ormai pregna. <Sul serio> andrebbe ad aggiungere con uno sguardo quasi dispiaciuto <Non posso…> alza le spalle mentre la bocca si sposta in una smorfia di disagio. Alla domanda dell’altro tira un sospiro di sollievo: ma cosa si aspettava? Non lo sa nemmeno lei. <Il coprifronte eh?> domanda di nuovo prendendo tempo per cercare dentro di sé le giuste parole da utilizzare in risposta a quella domanda <Inizialmente, per me, era un modo per dimostrare ai miei genitori di essere in grado di avercelo> risponde poi, con voce calma mentre cerca lo sguardo dell’altro assumendo un’espressione ora serie di chi si accinge a lasciare che qualcosa di sé venga scoperto <Volevo che i miei genitori fossero fieri di me> ma forse qualcosa è cambiato <Ma ora non sono più certa che sia questo il vero motivo> abbassa lo sguardo mentre sente nella propria pancia una fiamma, come la forza fisica che aveva sentito l’altro giorno quando ha richiamato il chakra per la prima volta. Rimane ferma un attimo mentre cerca di afferrare quel pensiero di pancia per poterlo osservare e spiegare.

13:18 Yosai:
  [Spiaggia] Ignora quelle scuse. La costringerà a fare esercizio prima o poi. Si concentra piuttosto sul dire di lei, una domanda vomitata fuori con poco tatto probabilmente, ma lui è così di natura. Poco conscio degli effetti che ciò che dice possono provocare sulla gente. Qualcosa di cui un giorno potrebbe anche pentirsi. Chi lo sa. Ciò che sa è che può permettersi di parlare liberamente con lei. Ne ascolta la risposta beandosi di quella voce. Arrivando fin quasi a socchiudere gli occhi. La risposta di lei è incerta però. Arriva ad abbassare lo sguardo, quasi cercasse qualcosa. La osserva, beandosi di quella figura femminile. Si sofferma sulle curve dei fianchi. Esiste qualcosa di più attraente? Sembra abbia due calamite li posizionte. Sente il bisogno, anche per farle sentire la sua presenza, di non resistere a quel richiamo e, se lei glie lo consentisse, piegherebbe il gomito alzando l’avambraccio. Dovrebbe bastare quel movimento, sono abbastanza vicini e lui è di fronte a lei, se gli fosse consentito andrebbe a poggiare la mano fredda ma salda sul fianco di lei. Un tocco sicuro, senza incertezze, potrebbe percepire lei se lo consentisse, d’una persona che sa dove si trova e sa quello che vuole. Starle vicino <qual è il vero motivo?> incalzerebbe quindi vedendola riflettere <o quale pensi che sia?> gli zaffiri la cercano insistenti, ma attendono pazienti che sia lei, da sola, qualora lo volesse, a rialzare lo sguardo. Respiro lento, cadenzato, mentre osserva quel fiore alle prese coi suoi pensieri.

14:38 Yuukino:
  [Spiaggia] Osserva i movimenti dell’altro che si fanno via via più vicini, più intimi. Un’intimità che è stata raggiunta nei giorni precedenti culminata in quel bacio che ha sancito una vicinanza che ha quel velo in più rispetto ad una semplice amicizia o rivalità. Lascia che l’altro le cinga i fianchi con le possenti mani sebbene muova il corpo, involontariamente, a quel contatto freddo, spinta dal brivido che le corre da quel punto fino al collo attraversando da parte a parte la nuda schiena. Si bagna le labbra mentre guarda ancora un attimo il proprio seno: non ha modo di vedere la sabbia che c’è oltre perché dove finisce questo, inizia il corpo dell’altro, robusto e ampio come una roccia, un albero. Si sente improvvisamente al sicuro come se l’imponenza dell’altro potesse bastare per nascondere qualsiasi fragilità, anche quelle più profonde, che albergano nella coscienza della deshi. Non sa nemmeno lei cosa c’è di più profondo. Cosa sia quel vortice che alle volte nasce nel suo stomaco; quella specie di ricordo viscerale che la mente pare aver rimosso. <Credo sia qualcosa di più. Un richiamo che viene da dentro> dice mentre alza il braccio libero, poggia l’intero avambraccio sul petto di lui fino a poggiare i polpastrelli alla base del collo dell’altro, sopra al bianco tessuto bagnato. Va a piegare quelle dita lunghe e affusolate iniziando una specie di carezza mentre rialza lo sguardo puntando nuovamente in direzione dell’altro. <Non so bene a cosa attribuire questo richiamo> dice mentre scuote leggermente il capo in movimenti quasi impercettibili <E’ come se il mio corpo conoscesse qualcosa che la mia mente ha rimosso. Come se fosse attratto da una forza che non pensavo esistesse> mormora mentre storce un poco il naso scostando di poco lo sguardo come di chi cerca di ricordare attraverso sensazioni piuttosto che immagini <Quando ho richiamato la prima volta il chakra ho sentito come se quel gesto fosse qualcosa che il mio corpo avesse già conosciuto eppure così non è> dice, neanche poi così sicura che davvero sia così <So che sembra una cosa folle ma è come se io avessi sempre voluto essere una kunoichi; forse lo ero in una vita passata ed il mio fisico ha più memoria della mia mente> aggiunge. Forse sta un po’ by-passando la domanda ed allora ecco che cerca il binario che si era tracciato alla domanda dell’Akimichi <Il mio obiettivo è di dimostrare che si può essere abili ed aiutare anche senza tutti questi muscoli> cercherebbe di spezzare così quel sentimento mentre con l’indice andrebbe a colpire i pettorali di lui lasciando che il viso torni a illuminarsi in un sorriso. <E tu?> forse sta cercando di sviare da quel ricordo che non si trova da nessuna parte nella sua mente e quale modo migliore se non rigirando la domanda?

15:01 Yosai:
  [Spiaggia] È ancora nuovo, per il gigante sfregiato, quel sentimento che lei gli suscita dentro quando si sente guardato in quel modo, come se fosse una fortezza dietro al quale nascondersi. Sicuramente nella vita i muscoli gli sono serviti, quell’aspetto, e quella resistenza fisica l’hanno aiutato, senza alcun dubbio. Ma mai, mai come nei momenti in cui lei lo guarda in quel modo, si è sentito al suo posto nel mondo. Con uno scopo preciso: fare in modo che nulla mai la tocchi. Se la gode quella sensazione, mentre lei riflette, per poi ascoltarla parlare. Sorride con tutta la dolcezza di cui è capace nel sentire che anche lei ha conosciuto il chakra, ma la lascia finire, alle prese con quel buco nero che evidentemente lei si porta dietro. Qualcosa di profondo e ben incastonato nei recessi della mente di lei. Ma quanto è bella lei mentre riflette? Istintivamente alza entrambi gli avambracci, sfilando la mano che aveva da poco poggiato sul suo fianco e stava godendo beata della sofficità della pelle di lei tenterebbe, qualora lei glie lo permetteresse, di poggiarle le mani alla base del capo, con le grosse dita ad infilarsi nei capelli, per poi stamparle, dimpeto, un forte bacio sulla fronte che, qualora lei lo consentisse, non la spingerebbe indietro solo perché lui le starebbe “tenendo” il capo con le mani. <sei bella quando rifletti> ecco, ancora una volta troppo schietto forse, ma non se ne pente. Sente la battuta sui suoi muscoli e si lascia scappare un’altra risatina divertita, quando la domanda viene rivolta a lui si limita tenere solo l’ombra d’un sorriso sulle labbra. Facendosi più pensoso <e io…> ripete lasciando scivolare le mani dal capo di lei, per lasciarle a riposare, alla ricerca delle curve sui fianchi di lei. <mi vedi…> commenta lui, come fosse ovvio <vivo questo stereotipo chiedendomi se sia quello giusto per me> commenta piano <quel pezzo di ferro che andrò a prendermi alla fine di questo percorso sarà la prova che non sono più il ragazzo turbolento che la mia famiglia ha cacciato dal villaggio otto anni fa> il sorriso, lentamente muore. <ultimamente però ho iniziato a chiedermi se ne vale la pena> assottiglia le labbra l’una contro l’altra <voglio diventare un soldato costretto ad obbedire agli ordini di qualcuno?> lo chiede quasi a lui più che a lei, mentre le iridi si fanno più buie, ma senza smettere di cercare lo sguardo di lei <ieri ho parlato con un genin e…> la voce si fa più profondo. Gonfia il torace possente che s’allarga fino a toccare il petto di lei, quei tre quarti di soffice paradiso <… non lo so> deve trovare la forza di dirle quello che si sono detti. Deve farlo.

16:10 Yuukino:
  [Spiaggia] Pezzi di memoria che vagano dentro quel corpo slanciato. Pezzi di vita che sembrano riaffiorare, acquisire una forma ben precisa prima di sciogliersi nuovamente dietro a quella corazza. Un sorriso, leggero, quasi impercettibile viene accompagnato da uno sguardo profondo e interessato. Gli occhi, dalle iridi blu profonde, si chiudono e riaprono in un momento che sembra durare un’eternità eppure è un’azione rapida; un’azione che non è altro se non un movimento involontario. Si sente protetta: motivo per cui pare che anche quel vortice nello stomaco si sia sfogato senza preoccuparsi di causare alcun danno perché conscio di essere contenuto in quella vicinanza, in quel calore che si crea fra i due corpi che ignorano completamente l’acqua che scende incessante. Si prende quei complimenti che non fanno altro che scaldarla ulteriormente. Si lascia avvolgere il capo pronto a ricevere quel bacio sulla fronte. Lo sente: quelle labbra inconfondibili che si poggiano sulla propria pelle, un contatto caldo. I battiti del proprio cuore, regolari. Inspira quell’essenza di pino che le invade i polmoni. Ne ascolta la spiegazione con attenzione senza lasciarsi sfuggire nemmeno una parola, nemmeno una lettera, un suono. Ascolta attentamente le parole dell’altro più pratiche, più consapevoli. Ne ammira la struttura psichica, quel grosso armadio di pensieri consapevoli di ciò che è e che sarà. <Non si tratta di essere solo delle armi. Ricordati che tra l’esterno e l’interno c’è anche la nostra volontà che ci guida verso quello che è il nostro destino. Possiamo anche ascoltare, recepire. Possiamo anche obbedire ma sempre nei limiti di quelli che sono i nostri valori> andrebbe a rispondere lei con voce calma. Lo crede, davvero. Sa che un giorno dovrà anche ubbidire a qualcuno ma sa altrettanto bene che capiterà entro i limiti che la sua volontà ed etica impongono. <Non devi agire contro te stesso ma in sintonia con quelli che sono i tuoi obiettivi.> aggiungerebbe prima che la propria attenzione sia completamente risucchiata nelle ultime parole e ciò si vede anche dalla propria espressione che da calma, filosofica, assume tratti curiosi mentre gli occhi si assomigliano. <E…?> lo incalza <Puoi parlarmene…> aggiunge per essere più convincente mentre il palmo si riapre carezzandogli i pettorali come a rincuorarne anche il fisico e l’animo celato dietro a tutti quei fasci e fibre.

16:40 Yosai:
 La ascolta, quella voce musicale penetra nella mente del gigante, come un balsamo tra gli spigoli, scioglie i nodi. Immerso nelle pozze acquatiche di lei, si lascia annegare. No, non deve essere sempre tutto bianco o tutto nero, non dove essere sempre tutto all’estremo. Esistono le vie di mezzo, esiste la scala del grigio, la osserva custodire i pensieri che le ha donato, come lui ha fatto con lei poco pria, si lascia sfuggire un sorriso morbido guardando quel volto. Un sorriso sereno, innamorato. Annuisce semplicemente al dire di lei, lasciando che per effetto del movimento del capo i capelli gli finiscano davanti agli occhi. Non li scosta, ha le mani sui fianchi di lei e per nulla al mondo si priverebbe di quel contatto. È lei stessa a spingersi ancora più a fondo nei ragionamenti del gigante sfregiato, ed è convincente, e come se lo è <Abbiamo parlato degli attacchi che quest’isola ha subito da parte di questo *Fantomatico Dio*> le ringhia fuori quelle ultime due parole, irrigidendo i muscoli che sembrano solidificarsi sotto la liscia, calda pelle tatuata, come grossi serpenti di carne si muovono seguendo le emozioni dell’Akimichi <Lui mi ha detto che qualsiasi cosa accada la strategia è di non attaccare ne contrattaccare quel tizio finchè non ne sapremo di più> un’espressione contrariata si dipinge sul viso, scuote appena la testa lasciando i capelli a incorniciargli il viso e tagliargli lo sguardo. Lentamente la pioggia smette di martellare sull’ombrello e un timido sole fa capolino tra le nuvole. Potrà accorgersene lei, qualora si privasse dell’ombrello, di quei scurissimi riflessi rossi sui capelli. <Io non sono d’accordo. Che cosa aspettiamo? Che ci scappi il morto davvero? Che sia lui a rivelare i suoi punti deboli> abbassa il capo, spostando lo sguardo e lasciandolo cadere verso il basso, a fissarsi sulla forma delle di lei clavicole <e poi ho pensato…> di nuovo gonfia il torace in un profondo sospiro che spinge una ventata fresca alla compagna <ho pensato che se una persona alla quale io tengo rimanesse coinvolta in un attacco non sarei mai capace di rispettare quell’ordine> inconsciamente il tocco sui fianchi di lei si farebbe meno delicato, più forte, quasi a volerla tirare a se, più violento e irruento, anche se mai volto a farle male. Un bagliore di ceca collera passa nelle pozze dei suoi occhi, mentre stringe i denti fino a sentirli scricchiolare. Si, ci ha pensato. Se la perdesse… <non obbedirei mai> non ci sarà mai nessuno in grado di fermarlo nelle sue convinzioni. Questo mai. <è sbagliato?> chiederebbe in tono sommesso, quasi vergognandosi di cercare lo sguardo di lei.

17:05 Yuukino:
  [Spiaggia] Si lascia cullare da quel momento, la mora. Lascia che la brezza marina si confonda con l’odore di pino e di rosa ed insieme creino una nuova fragranza inebriante. E’ lì, di fronte a lui, dritta e composta. Schiena dritta, spalle in linea e solo piccoli movimenti dettati dal suo respiro ne scompongono la compostezza. La pioggia ha smesso di martellare incessante sull’ombrello. Se ne accorge principalmente per via dei raggi solari in lontananza che illuminano la scena filtrando fra le nuvole che hanno appena smesso di scaricare quanto accumulato nei giorni scorsi. Lui riattacca a parlare. Si è lasciato incoraggiare dalla kusana ed ora esprime quel che è il suo punto di vista. Sembra che ormai non ci sia altro argomento in tutta l’isola se non quella figura apparentemente pari ad un dio. L’aveva menzionato Sakir stesso in ospedale e per un attimo nella sua mente si materializza la rabbia che quel giovane genin ha sfogato. Yosai pare esternare ben più di quanto la ragazza potesse immaginarsi. Gli occhi fissi sul viso contornato dalle due cicatrici. Alza le mani mentre quello parla e le porta sulle ciocche: le sposta, vero i lati, così da rivedere quello sguardo blu gemello del proprio. Un mezzo sorriso viene abbozzato sulle labbra mentre ascolta. Immagina a cosa si possa riferire e non può che socchiudere un attimo gli occhi ed inspirare profondamente finché arriva la domanda. <Sbagliato?> domanda lei riprendendo l’ultima parola dell’altro mentre riapre gli occhi e li punta nuovamente verso il blu dell’uomo. Alza per un attimo le spalle mentre avvicina le mani, candide e soffici, alle guance di lui. Le carezza, lentamente, dall’alto verso il basso incorniciando quello sguardo. Non si ravvede della stretta sui propri fianchi e forse semplicemente le piace sentirsi così protetta fra quelle braccia, grosse come rami di un albero secolare <Innanzitutto credo che la strategia di un nostro superiore sia decisamente più saggia di quella che potrebbe essere ideata da noi> prima osservazione. Le labbra si aprono in un leggero sorriso <Yosai> oh certo che l’ha capito <Se dovessi mai trovarmi faccia a faccia col Dio> la voce si fa via via più dolce e più profonda mentre anche il tono, prima più alto, si abbassa <Non vorrei mai che tu morissi per salvarmi.> nuda e cruda. “Morire”. Una parola così tabù che lei pronuncia come se stesse parlando dell’ombrello caduto sulla spalla dopo esserselo fatto scivolare dalla mano. <Per ora non ne ho le forze ma se dovessi mai ritrovarmi in tale situazione e ne avessi i mezzi non ti permetterei mai e poi mai di andare contro all’ordine di non attaccare per difendere me… né nessun altro> aggiunge. Yuukino legale? Segue davvero gli ordini? O forse è più facile quando si tratta di altri. Se invece fosse Yosai in pericolo, riuscirebbe ad essere così ferma delle proprie decisioni? Non farebbe quanto in suo potere per difenderlo? Oh, al diavolo: non si sta parlando lui… fortunatamente.

18:49 Yosai:
 Quel tocco par quasi ricaricare le batterie di quello sguardo spento. Alle carezze di lei lui risponde semplicemente alzando lo sguardo per ritrovare quello gemello e vivo di lei, le mani, piano piano, scorrono verso l’alto lungo la curva dei fianchi fino ad arrivare all’altezza del seno, senza toccarlo, per poi scendere in tenere carezze. Si gode la pelle liscia di lei in contrasto con quella dura delle sue dita. Le parole di lei non possono che sguinzagliare sul viso un sorriso che si stende fino a snudare la dentatura e quindi farsi solare. Non è un argomento che due ventenni qualunque tratterebbero, questo è chiaro, ma entrambi si sono confidati di aver scelto di percorrere l’accademia solo quando ne fossero stati effettivamente consapevoli, ed è per questo che questi discorsi vanno affrontati. Perché il mondo dei ninja è pieno di guerre. Ce ne sono state, e ce ne saranno, e loro? Dove si posizionano <è un bel pensiero> le mormora piano. Non ha bisogno di urlare, ce l’ha li a pochi centimetri. Non scappa da quel tocco. Perché dovrebbe? <so che le troveresti, le forze> il sorriso da dolce si colora di divertimento, e con due dita le pizzica in maniera gentile i fianchi <sotto a questa pelle c’è più forza di quello che credi> è sempre così. Il corpo ha limiti tanto lontani da essere invisibili alla mente. S’appassisce un poco il sorriso sul volto <Ribaltiamo la situazione…> commenta. <Da una parte lo schieramento dell’alleanza dei ninja, con l’ordine di non attaccare. Dall’altra quell’essere> lo sta prendendo ad esempio perché è la minaccia che tutti hanno chiara in mente, ma è evidente che potrebbe esserci qualunque altra cosa <L’alleanza rispetta l’ordine, ma il dio attacca, e tra i morti ci sono io> appassito del tutto il sorriso, osserva dentro le oceaniche di lei, inalando rosa e passione, ne osserva le reazioni <Che faresti?> probabilmente è lei quella che può darle la risposta che cerca. Proprio perché è tanto opposta al gigante, caratterialmente soprattutto. Attende.

10:09 Yuukino:
  [Spiaggia] La giovane kusana si gode le carezze sui fianchi mentre le proprie mani continuano a scorrere sul viso di lui sfiorando coi polpastrelli le cicatrici che intagliano la pelle del viso creando nuove ombre e punti di luce. Sguardo puntato nel gemello, blu come l’oceano. Dà il tempo all’altro di rispondere mentre quell’argomento crea una sensazione di torpore nei propri muscoli come di chi si trova davvero a fare delle scelte. La propria scelta, del tutto razionale e sensata, cozza con quel che sono i sentimenti e la ‘pancia’ della giovane deshi. E’ felice di sapere che l’altro abbia fiducia nelle proprie capacità più di quanto essa stessa non abbia mai fatto. Ma ecco che la domanda che voleva evitare si palesa. Lei cambia sguardo. Si fa più serio. Le mani si fermano, smettono di accarezzarne il viso scendendo lungo di esso fino ad appoggiarsi al torace come chi sta scivolando lungo una scarpata rocciosa in montagna ed ha bisogno di appigli per non cadere e schiantarsi al suolo e decine di metri di profondità. Mentre lui parla lei ha già capito dove vuole andare a parare ed inizia già a farsi un’idea della risposta. Ricerca in sé non solo l’istinto ma anche la ragione: entrambe hanno una risposta ben definita ma sono una la contraria dell’altra. Cerca di trovare un giusto accordo, la via di mezzo. Qualcosa che permetta di far sì che si possa coniugare il tutto nella stessa dimensione. <Quindi mi poni di fronte al fatto compiuto…> mormora lei quando l’altro ha finito di esporre il quesito. Arriccia le labbra in una smorfia pensierosa. Inspira dell’aria fino a sentire i polmoni gonfiarsi nel petto sotto al seno prosperoso. <Perché mai dovrei voler attaccare questo dio?> domanda lei mentre sul viso si dipinge un’espressione curiosa, quasi incredula. <Se è stato in grado di ucciderti, che cosa potrei fare io?> domanda ancora, sempre con quel tono come di chi sa già la risposta <E attaccandolo, sono certa di poterlo sconfiggere? Se sì, allora lo faccio e mi prendo le conseguenze. Ma altrimenti?> domanda ancora mentre cerca negli occhi di lui una risposta o reazione a quelle domande <Penserei che attaccandolo potrei farlo adirare ed oltre ad uccidere te e poi me, potrebbe desiderare di vendicarsi sull’alleanza e mietere ulteriori vittime. Per cosa?> di nuovo, quelle domande che non vogliono una risposta <Per la tua memoria? Perché tu, una volta morto, vorresti che io morissi per te? Vorresti che la morte dell’alleanza stessa fosse una conseguenza della mia rabbia per la tua mancanza?>

10:35 Yosai:
  [Spiaggia] Percepisce le mani di lei interrompere quel tocco. Istintivamente all’inizio, per un attimo, quasi scende col viso insieme a loro, tentativo disperato di non interrompere quel tocco che tante stupende sensazioni fornisce. Ma è inevitabile, sta affrontando pensieri e previsioni orrende, se ne rende conto e comprendere che questi pensieri possano non essere graditi alla sua interlocutrice è il minimo. Lascia quindi cadere le mani di lei sul petto coperto dalla canotta in tessuto tecnico, aderente alla pelle, potrà sentire lei, passando le mani sul tessuto, la pelle al quale aderisce e su questa, proprio all’altezza del petto, i contorni frastagliati dell’orrenda cicatrice che lo sfregia, dal pettorale sinistro fino al fianco destro, squarciando e deturpando la perfezione dei muscoli. Non la interrompe fino alla fine, accumulando quelle domande e solo dopo un lungo momento di riflessione cerca con le iridi violente, del color dell’oceano, quelle di lei <sono contento di sentire queste parole> ammette guardandola con dolcezza <hai già la saggezza e la capacità di ponderare di un ninja> le sorride, stendendo le labbra, le donerebbe ogni sorriso che possiede <farò in modo che non debba mai succedere che tu ti trovi a fare questi ragionamenti, Yuukino, non senza dime, ma è rassicurante sentirti ragionare così, invidio la tua capacità di riflessione> se c’è una cosa che gli manca, è proprio la capacità di valutare come si deve le conseguenze delle sue azioni, questo è sicuro. <sai, inizialmente ciò che mi ha spinto in accademia è stato il desidero di far vedere alla mia famiglia che ero pronto per poter essere riammesso> non se ne rende neanche conto, che stà per svelarle qualcosa di importantissimo, gli viene naturale aprirsi con lei, e solo quando ormai è tardi che due linee rosse d’imbarazzo compaiono a macchiare gli zigomi affilati. È una cosa intima, quella che vuole condividere con lei, si vede, ma forse è il caso di farlo. Non interrompe le carezze irruente ma delicate sui suoi fianchi, in quella deliziosa contraddizione che non riesce a colmare. Incapace di essere delicato come vorrebbe, desideroso di trasmetterle i suoi sentimenti coi gesti più che a parole.

10:48 Yuukino:
  [Spiaggia] Rimane lì, ferma. Sospesa tra la volontà di abbracciarlo, di sentirlo vicino a sé e la voglia di guardarlo negli occhi come a voler imprimere quello sguardo, quelle fattezze nerborute e prorompenti. Con la destra continua a carezzargli il torace fino a sfiorare con i polpastrelli l’inizio di quella lunga cicatrice. Scorre lentamente, verso il basso, guidata da quel solco mentre ne ascolta la risposta. L’altro pare ammirarne le capacità di riflessione e soprattutto di considerazione delle conseguenze. Affida quelle abilità al suo essere pronta a diventare una kunoichi. Lei che si è espressa con la massima naturalezza rispettando semplicemente i propri dogmi, i propri pensieri; è all’oscuro di quanto questi, da fuori, possano sembrare maturi o sensati. Gliene importa? Laddove il parere sia di Yosai sì, altrimenti? Ma anche no. <Non esiste una sola modalità per pensare come un ninja> si rende conto dell’assertività della propria frase e, accompagnandole con un sollevamento delle sopracciglia in un’espressione quasi di scusa, professa le seguenti parole <Almeno, credo>. aggiunge. E’ importante mettere in dubbio le proprie credenze. Sempre. <Sono convinta che ci siano vari modi di pensare come un ninja. Io ho il mio, tu hai il tuo…> breve pausa mentre abbassa per pochi istanti gli occhi sulle proprie dita in direzione della cicatrice. Serra leggermente le labbra prima di continuare, riaprendole, con un tono serio ma al contempo dolce, come di chi vuole accompagnare nella propria mente senza imporla <Le squadre sono composte sempre da due o più ninja e credo sia proprio perché non esiste un solo modo di agire ma ognuno è complementare ed indispensabile per la buona riuscita della missione, per il raggiungimento dell’obiettivo nel migliore dei modi>. Poi lo lascia continuare. Un accenno a qualcosa di personale, che appartiene al suo passato e che ha, forse, ripercussioni sul futuro. I polpastrelli della destra si fermano in basso, dove finisce anche la cicatrice. L’altra mano rimane appoggiata al torace ma senza imprimere forza, come se fosse una piuma in bilico. <Ma poi…?> lo incalza quindi ritornando a fissare lo sguardo in quello di lui cercando di captarne le emozioni.

11:27 Yosai:
  [Spiaggia] La percepisce indagare le imperfezioni sul suo corpo, con le mani. Non si ritrae all’inizio, limitandosi a sorridere. Probabilmente sarebbe pronto a raccontare di ogni segno che macchia il suo corpo, ma lei non lo chiede e lui si limita a percepire quelle mani curiose indagare sul suo corpo. Quando la mano di lei arriva al fianco, tuttavia, potrà sentire i muscoli dell’addome e degli intercostali indurirsi e sporgere come pietre sotto la pelle liscia e alla sfotta aderente <pfff> sussulti e spifferi divertiti, leggermente si ritrae <hem> si schiarisce la voce <scusa, soffro il solletico> grave errore fratello, comunicare con tanta naturalezza il tuo punto debole fatto sta che si sforzerebbe di sopportare il tocco delicato di lei sul fianco, alla fine della sua cicatrice. Non vuole privarsene. <hai ragione, ma ritengo che ci sia un presupposto fondamentale per essere un buon ninja, che è quello dell’aderenza alle regole e agli ordini. Soprattutto nei momenti di tensione e di elevata pressione> gonfia il petto, sospirando <se non ci fosse l’aderenza agli ordini di un superiore nei momenti di paura, sarebbe complicato portare a casa la pelle> parla in maniera un po' troppo irruenta e senza freni, ma con lei sa che può farlo <e io gli ordini non li sopporto, soprattutto se non li condivido> questo è il grosso problema. La ascolta quindi incalzarlo <ma poi> ripete <mi sono reso conto che ci sono altre motivazioni da affiancare a questa…> ammette cercandone lo sguardo limpido. È un’ammissione. Le stà dicendo, nel modo più contorto possibile, quanto lei sia importante <la prima volta che ci siamo incontrati ti dissi che il mio scopo era di porre rimedio agli errori commessi in passato> le sorride, dolcemente <per questo, quando diventerò genin incontrerò mio padre e gli dimostrerò di essere pronto per essere riammesso nel Clan dal quale sono stato cacciato, anni fa> un bagliore d’ambizione negli occhi oceanici risplende <ma poi mi sono reso conto che la cosa che mi preme di più è essere d’aiuto per impedire alla persona a cui tengo di più di soffrire> accompagna quella frase all’irrefrenabile bisogno di stringerla e, se lei glie lo permettesse, lascerebbe scorrere le mani sui fianchi di lei fino alla schiena, per poi spingerla a se e abbracciarla con forza, abbassando il capo e la parte superiore del busto, flettendo le gambe, per poggiare le labbra e il mento nell’incavo tra il collo e la spalla sinistra di lei. Un tentativo di abbraccio che risulterebbe si, come sempre, solido e irruento, ma non soffocante. Ci tiene a non ucciderla insomma.

12:00 Yuukino:
  [Spiaggia] Le mani si bloccano quando scovano quel punto debole: il solletico. Non si muovono più sebbene rimangano ancora appese lì, una al torace e l’altra al fianco. Rimane ferma mentre lo osserva. Ascolta con la cura di chi è interessato quanto l’altro ha da dirle. Ne studia la risposta, le parole scelte per esprimere quel concetto. Le regole. <Nemmeno io le sopporto le regole. Sono cresciuta in una famiglia basata sulle regole e credo che solo ora, a fine adolescenza, posso dire di comprenderle> ma questo non significa condividerle, no? Eppure si è dimostrata, almeno all’apparenza, almeno nella teoria, una donna che non le teme ed al contrario dell’Akimichi che in una situazione di pericolo lascerebbe che siano determinanti nella scelta delle azioni da intraprendere per la salvezza propria ed altrui. <Condivido, Yosai> pronuncia quel nome, poco utilizzato, come a volerne cogliere l’attenzione <Le regole sebbene possano risultare un ostacolo, un’ostruzione al raggiungimento dei nostri obiettivi personali, possono essere utili per far sì che altro esterno non diventi un ostacolo> aggiunge lei a quanto proferito dall’altro prima che egli si addentri in un racconto decisamente più personale. Lo ascolta mentre la mano destra ritorna, seguendo il solco della cicatrice, su, sul torace. Annuisce, lentamente, come chi non perde l’attenzione e vuole in qualche modo, inconscio, dimostrarlo. Sorride a quella rivelazione <Hai tutto il mio appoggio. E ricordati: non farlo per lui, non farlo per il tuo clan, ma fallo per te. Perché te lo devi. Perché è quello che sei e nulla e nessuno potrà impedire che la tua essenza venga liberata> filosofica? Oppure semplicemente realista in maniera sofisticata? Agli altri l’ardua sentenza. Le ultime parole di lui, però, la toccano. Arrivano come una freccia scoccata da un’abile arciere e colpisce dritto al centro senza il minimo sforzo. Inarca le sopracciglia mentre lascia che l’altro si avvicini, che la stringa. Di riflesso affonda il proprio viso tra il collo e la spalla di lui, toccandone con il naso la pelle. Ne sente il profumo mentre le braccia si attorcigliano al collo dell’altro. Pino. Il respiro si fa quasi assente: lei sarebbe in grado di fare a sé stessa la stessa promessa? E se sì, in che modo potrebbe rispettarla? Eppure s’abbandona all’abbraccio, come se fosse l’ancora di salvezza in quel momento delicato.

12:38 Yosai:
 Se la stringe e solo dopo essersi assicurato di tenerla stretta si raddrizza con le gambe e con il busto, sollevandola un poco da terra. Non vuole che quella promessa sia ricambiata, era solo un gran bisogno di confidarle ciò che pensa. Ed è in quell’abbraccio che gli arrivano le parole di lei. No, nessuno potrà tarpargli le ami, questo è sicuro solleva il collo quel tanto che basta per respirare quel devastante profumo di rosa, capace di accenderlo come pochi altri < Hai ragione> mormora muovendo le labbra tanto vicino alla pelle di lei da sfiorarla con le labbra calde <e poi ci faremo strada nel mondo ninja… insieme> mormora di nuovo, non ha bisogno di un tono di voce più alto avendo annullato la distanza con lei. Terminerebbe la frase prima di appoggiare di nuovo le labbra sul collo di lei, ma in maniera molto meno innocente, con tutta l’intenzione di stamparle un bacio sulla pelle liscia. Un bacio che per la prima volta forse, per quanto abbia già avuto modo di mostrarle i suoi sentimenti, è peccaminoso <vieni con me a Kiri?> chiederebbe inserendo la frase tra altri due baci, con le labbra che lentamente tentano di salire verso l’orecchio, bacio dopo bacio <partirò dopo la mia promozione e preferirei non andarci da solo> ammette mentre poggerebbe piano le labbra sul lobo dell’orecchio, aprendole per infilarselo tra i denti. Un morso giocoso, cerca nuove strategie per farsi dire di si.

14:35 Yuukino:
  [Spiaggia] L’abbraccio dell’altro si fa più forte, la stringe, la solleva. I piedi non toccano più terra vista la differenza d’altezza e anche laddove la deshi non sia proprio una nana, non basta. La sabbia si perde sotto ai piedi mentre alcuni granelli, attratti dalla forza di gravità, ritornano tra i loro simili svincolandosi alla gomma delle suole delle scarpe di lei. Lei si aggrappa ancor di più al collo dell’altro fino a cingersi le braccia con le mani opposte. A quella promessa lei sorride: un brillo di speranza si accende negli occhi della kusana. ‘Insieme, nel mondo ninja’. Un tuffo al cuore, come chi ha fatto l’eterna promessa e poi <Insieme> direbbe lei, calcando nuovamente l’ultima parola come a darle più energia e renderla più concreta; come a voler siglare quel patto insieme a lui. Sente le labbra di quello sul collo. Chiude gli occhi la deshi lasciando che la propria mente si goda completamente quel tocco. Tenterebbe così di alzare le ginocchia e di spostare i piedi in avanti prima di piegare le gambe ed aggrapparsi a lui come se fosse un palo, un albero gigante, e lei desiderasse aggrapparvisi come se la terra fosse lava, anzi, nel suo caso acqua. Poi la domanda. Ed essa accompagnata da quei baci sul collo. Inspira profumo di pino col naso conficcato nel collo dell’altro. Avvicina una mano all’orecchio di lui, da dietro la nuca. Allunga le labbra e le poggia sulla pelle legnosa in un bacio ricambiato. Sente, sotto alle rosee protuberanze, la vena di lui, il battito cardiaco <Andrò con te anche in capo al mondo>. Scopre così una vena, un debole che ha per quell’uomo. Una promessa di seguirlo a Kiri e non solo. <Magari riuscirò anche io ad essere promossa, nel mentre…> sussurra ancora prima di lasciarsi abbandonare a quei baci mentre allontana un poco la testa dal collo e chiudendo gli occhi in modo da assaporare quel momento ancora a lungo, quanto ne avranno la forza… [END]

Yuukino e Yosai si incontrano alla vigilia dell'esame Genin del ragazzo e, tra effusioni e affetto, condividono le motivazioni che li hanno spinti ad intraprendere la strada che li porterà a diventare ninja.