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con Azrael, Kaori

16:08 Azrael:
 È una giornata come tutte le altre, sembra. Una giornata in cui il Nara vive nella sua casa, con la consorte e i figli. Nulla di strano, nulla di anormale. È così, in apparenza. Eppure Azrael è in piedi in cucina, scalzo e senza maglietta, intento a lucidare un bicchierino da sakè. Sempre lo stesso bicchierino. Da almeno trenta minuti. Non ha bene idea del perché l sta facendo, non sa bene a cosa sta pensando, eppure non riesce a fermare il panno nella propria mano che continua a sfregare e sfregare quella superficie di vetro che, prima o poi, finirà per spezzarsi. Gli sembra d non udire nulla, di non percepire altro intorno a sé che non sia il cigolio dell’oggetto che stringe saldo nella mancina. Lontani, Seto e Shiori stanno giocando. O meglio, Seto sta tartassando Shiori per giocare, mentre la bambina sta semplicemente vegetando sul letto assieme al giovane Ken. E il Tessai, un uomo considerato alla stregua di un Dio, non sta facendo altro che pulire le stoviglie. I pensieri che sta cercando di ricacciare a forza indietro nella propria mente riguardano il sogno che lo ha turbato nelle ultime notti. Quella voce femminile, le figure incenerite delle persone che ama stagliate contro le pareti, le farfalle, quell’invito a raggiungerle, a raggiungere un luogo che neanche conosce, per un motivo ancor meno intellegibile. Perché tutte a lui? Perché non ha un attimo di pace e serenità? Perché non basta raggiungere il livello più alto possibile dall’essere umano, trascendere il significato stesso della mortalità, per non avere più problemi? E perché non riesce a smettere di pensarci? La mano si stringe attorno al bicchiere e al panno, talmente forte da fracassare il primo, tanto da graffiarsi il palmo con qualche coccio più rapido dei suoi attuali riflessi. < Ah-! Cazzo! > Si lascia scappare a tono piuttosto sostenuto, incurante di chi in casa avrebbe ptuto ascoltarlo. Qualche goccia di sangue stilla da una lunga ferita per nulla profonda che passa proprio sotto l’attaccatura delle dita. Non che gli faccia male, anzi, tuttavia il fastidio essersi ferito, di aver perso il controllo per quel singolok istante fa bruciare quel taglio molto più di quanto il dolore possa fare. [C on]

16:26 Kaori:
 La chiave gira senza intoppi nella serratura, aprendo la porta con un singolo schiocco sordo. La Dainin varca la soglia sentendosi istantaneamente sollevata all'idea di essere nuovamente a casa e richiude l'anta alle proprie spalle sfilandosi i calzari dai piedi. "Mamma!" esclama la voce esuberante del piccolo Seto un istante dopo il suo arrivo. Un sorriso affiora istantaneo sulle labbra della Hyuga che, vedendolo comparire dall'arcata del soggiorno di gran carriera, si china appena sulle gambe per accogliere il figlio festante fra le proprie braccia. < Ciao tesoro. > lo saluta dandogli un bacio sulla tempia, sollevandolo da terra e stringendoselo al petto, avanzando per il corridoio principale fino a raggiungere il soggiorno. < Dove sono Shiori e Ken? > domanda al bambino carezzandogli i capelli nel vano tentativo di metterli in ordine. Il ragazzino mostra un broncio offeso a quella domanda aggrappandosi al collo della donna. "Sul letto, come sempre!" esclama stufo scatenando le risate della madre. Shiori ha decisamente preso da suo padre, esattamente come Ken: entrambi preferiscono riposare comodi sui loro letti piuttosto che rincorrersi per casa e giocare con un fin troppo energico Seto. La donna sta quasi per proporgli di giocare assieme quando, nello stesso istante, viene raggiunta da due stimoli ben diversi eppure collegati; nella sua mente giunge una ondata di dolore bruciante -perfettamente sopportabile quanto fastidiosa, mentre alle sue orecchie arriva la voce di Azrael che non trattiene un'imprecazione. < Perché non provi a chiedere di nuovo a tua sorella di giocare? La mamma deve parlare con papà. > Lo sguardo della donna lascia perfettamente intendere all'infante che non avrebbe accettato alcuna replica negativa alla sua domanda. Seto, sbuffando, sporge il labbro inferiore mentre la madre lo rimette in piedi per terra e corre con quel suo passo infantile e fin troppo vivace verso le scale che conducono al piano superiore. Kaori si assicura che il bambino salga i gradini prima di raggiungere la cucina da cui ha sentito provenire la voce del Tessai. Si ferma sulla soglia notando la figura dell'altro davanti al lavandino prima di abbozzare un sorriso e affiancarlo poggiando una mano sulla sua spalla sinistra. < Ehi. > un saluto appena accennato, la voce bassa, stabile mentre ruota il capo a cercarne la figura rabbuiata. < Mhh. Conosco quello sguardo. > osserva lei inspirando a fondo dalle narici e prendendo una breve pausa. < Cos'è successo? > domanda, pacatamente, senza aggiungere altro. Se Azrael si fosse voltato avrebbe visto la moglie indossare un semplice kimono viola e nero stretto in vita da un obi buio. Nessun haori sulle spalle, nessun porta kunai, nessun'arma addosso. Solo il coprifronte della Foglia legato attorno al collo con la placca metallica posta a protezione della gola e le gambe toniche e scattanti scoperte dalle ginocchia fino ai piedi scalzi. I lunghi capelli color ametista sono lasciati liberi di ricadere, come una cascata di seta, dietro la schiena mentre sul volto è assente qualsiasi traccia di trucco e stanchezza. [ Chakra:on ]

16:54 Azrael:
 I cocci di vetro ricadono al suolo, parzialmente macchiati di sangue, tra le imprecazioni di un Azrael decisamente infastidito da quel calo di concentrazione. Odia non essere in grado di controllare le proprie emozioni, odia non riuscire a placare gli incubi che lo tormentano, che lo tengono lontano da quel che ama e da quel che ha costruito in tutti questi anni di fatica, sangue e dolore. Non è ammissibile che lui possa avere queste debolezze, non è ammissibile che lui sia… cosa? Cosa non è ammissibile esattamente? Che sia una persona? Che sia un uomo e no soltanto l’immagine di incommensurabile potenza che il mondo ha del Tessai? Un sospiro gli scivola dalle labbra strette per la frustrazione, il panno viene pressato sulla mano ferita in un gesto assolutamente non igienico e che sarebbe controindicato da qualunque membro del personale ospedaliero di un qualunque Villaggio. Non s’avvede del suono della porta che si apre, di Seto che corre verso la madre, delle parole che i due si scambiano. È immerso nei suoi pensieri, nelle sensazioni di frustrazione che lo tendono come una corda, un elastico in procinto di spezzarsi. Permane immobile in questo stato di assoluta glacialità fiché, all’improvviso, la mano di Kaori non dissipa le nebbie ed il gelo che lo hanno pervaso sino a quel momento. Voltarsi in sua direzione ed incrociare gli occhi di perla è come vedere il sole dopo settimane passate nella totale oscurità. Una sensazione meravigliosa, della cui mancanza non ci si rende conto sino al momento in cui la percepisci nuovamente, eppure brucia. Brucia le iridi, brucia la pelle. E questo ardore si traduce in lui con la sensazione di esser stato scoperto a far qualcosa di sbagliato, qualcosa da doverle nascondere a tutti i costi, senza un apparente motivo. < Ehi > Le risponde semplicemente, mentre le labbra s’aprono involontariamente in un sorriso radioso e ricolmo dell’affetto incondizionato che prova per lei. Kaori. La sua Kaori. Ecco cosa non è ammissibile, non è ammissibile che il Nara possa mancarle di rispetto, non mostrarle e dimostrarle l’amore che prova per lei abbandonandosi al desiderio di reggere tutto il peso del mondo sulle proprie spalle, senza coinvolgerla. Solleva, colpevole, la mano offesa tra loro, con gli occhi donice scintillanti di divertimento e finto senso di colpa < Mi sono tagliato e… > Lo sguardo viaggia in basso, verso il pavimento ove giace il corpo del reato < …ho rotto un bicchiere. > Confessa, infine, senza darle reali spiegazioni sui motivi che hanno causato quel piccolo, ma signifiativo avvenimento. < Potrei incassare una bijuu dama in pieno petto e continuare a combattere, ma oggi devo arrendermi ad un bicchierino di vetro. > Scherza, come è sempre solito fare quando le nubi più oscure gli offuscano la mente, ma a differenza di tutte le altre volte non sembra affatto che non sia disposto a parlarle di tutto ciò che gli sta gravando addosso. [ C on ]

17:23 Kaori:
 Riempie di gioia notare la trasformazione che assume il volto del Nara nel momento stesso in cui le iridi d'onice si posano lievi sulla figura della kunoichi. L'ombra che fino a quel momento aveva rabbuiato il suo sguardo svanisce sostituita da sottile gioia, da sincero affetto. Dopo tanto tempo Kaori ancora fatica a credere che possa essere lei la ragione di una simile espressione. Ascolta la sua voce e segue il suo sguardo fino a notare il bicchiere in frantumi ai loro piedi, tornando poco dopo ad osservarlo con sguardo attento. Sa che non basta un incidente come quello ad adombrare a quel modo il suo viso ma conosce Azrael bene abbastanza da sapere che probabilmente sta lottando, nella propria testa, contro pensieri che prima o poi avrebbero trovato voce fra loro. Capita sovente che l'uomo venga assalito da preoccupazioni profonde e che, per amor suo, tenti di farci i conti con le sue sole forze non desiderando impensierirla o ferirla. < Dai qua. > chiosa la donna, gentile, allungando una mano per osservare con occhio clinico quella offesa del marito. Scruta la ferita, nota i bordi netti e le perle sanguigne che s'affacciano lucide dalla pelle lacerata e quindi va a portare ambo le mani al di sopra di quella dell'altro -se lui le avesse porto il palmo. Concentrandosi sul chakra che scorre ceruleo in lei, la Hyuga andrebbe a ricercare una comunione profonda con questo visualizzando nella propria mente la presenza delle energie fisiche in quel fiume di potere che le fluisce sotto pelle. Una volta individuate andrebbe a forzarne il corso fino a spingerle lungo le braccia, i polsi, le mani, finendo per farle fuoriuscire dagli tsubo presenti fino ad avvolgere i propri palmi di un alone verdastro e benefico. Tenendo le mani al di sopra di quella di Azrael, ad una decina di centimetri di distanza, lascerebbe fluire il chakra medico fino ad avvolgere e riempire la ferita altrui lasciando modo ai tessuti offesi di rigenerarsi arrestando sia il sanguinamento che la sensazione di bruciore avvertita. Data la natura del taglio il procedimento non dovrebbe richiedere che pochi istanti perché la mano del Nara ritorni alle sue condizioni solite. < E la prossima volta che ti tagli non avvolgere la ferita col panno dei piatti. > lo rimbecca, affettuosamente, depositando in un secondo momento un bacio sul palmo aperto dell'uomo. Un bacio tenero, semplice, carico di una premura domestica che non avrebbe mai creduto realmente di poter assaporare. Solo a quel punto avrebbe lasciato andare la mano altrui recuperando da un mobile vicino una paletta ed una scopa per ripulire il suolo dei cocci affilati rimasti ai loro piedi. Se loro potevano anche calpestare quei frammenti senza gravi conseguenze, i due bambini avrebbero potuto farsi seriamente molto male se non li avessero tolti subito di mezzo. Così, chinandosi in terra, spazza la zona con meticolosa attenzione raccogliendo tutti i cocci trasparenti con la paletta in serafico silenzio. Non dice alcunché, non si rivolge al marito fino a quando non si alza e non getta nella pattumiera i resti del fu bicchiere. < Sai. Io ti ho visto combattere molte volte ormai. Ti ho visto fare l'impossibile > sorride a quelle parole ricordando come quel concetto sia un leitmotiv nella loro storia < E schivare colpi assurdamente rapidi. Mi stai dicendo che in realtà per batterti basta lanciarti addosso delle stoviglie? > ironizza, teneramente, andando a riavvicinarsi al marito con espressione calma, le labbra appena distese in un'espressione accomodante. Sa che c'è dell'altro, sa che qualcosa lo sta distraendo, ma non vuole forzarlo a parlarle. < Vorrà dire che per il nostro incontro mi porterò apprezzo un bel tazzone, giusto per andare sul sicuro. > scherza, leggera, andando solo a quel punto a tentare di afferrare gli avambracci altrui per portare le sue mani ad intrecciarsi dietro la propria schiena, incastrandosi arbitrariamente in un abbraccio lento, casto, che sa di semplice domesticità. [Mani Terapeutiche: PS + 17] [ Chakra: -18 ]

09:50 Azrael:
 La donna che gli si para innanzi è di una bellezza senza pari, un angelo disceso dal Paradiso per donargli la grazia, l’acqua per gli assetati e l’approvvigionamento degli affamati. Ed è sua. È completamente votata a lui ed è totalmente ricambiata dall’uomo. Gli risulta fin troppo incredibile il modo in cui soltanto questo basti a dargli calma e serenità, infonderlo con un’aura di pace che lo porta a mettere a tacere il ruggito più feroce del più oscuro dei suoi demoni. Sa di non averle mai nascosto nulla per malizia, sa di non aver motivo per non riporre la fiducia nella Hyuga, eppure il sol pensiero di starle occludendo parte dello stato d’animo che lo attanaglia in quel momento lo porta a sentire un pressante ed insostenibile senso di colpa. Il modo in cui lei lo assecondi, il modo in cui non accenni ad insistere per farlo parlare benché sappia perfettamente che c’è qualcosa che non va nel Nara, è la testimonianza che la donna sa sfiorare ogni singola corda dell’animo del Tessai, dell’uomo che vi è dietro, che lo conosce alla perfezione e che nulla vale la pena di rischiare di farla soffrire. Le battute che ella pronuncia lo portano ad allargare ancor di più il sorriso che porta, brillante, in volto. La premura con cui si prende cura di quella ferita assolutamente ininfluente e che sarebbe guarita da sola nel giro di poche ore, il tepore che avverte nell’infusione del chakra medico non solo in quanto tale, ma anche soltanto come metafora del calore che Kaori dona al suo animo buio lo portano a scuotere il capo rassegnato e divertito al tempo stesso. < Tu sei incredibile. > Si limita a dire, raccogliendo con la mano appena guarita una sedia dai confini del tavolo per tirarla verso di sé e potervisi poggiare sopra con la consueta grazia che lo contraddistingue, rialzando solo a fatto compiuto lo sguardo in quello della Hyuga. < Ho esplorato ogni angolo del mondo, ogni centimetro di terra ed ogni goccia di mare, eppure in questo mio girovagare non ho mai preso coscienza dell’unico territorio a me sconosciuto: me stesso. > La voce bassa, pacata, affettuosa risuona nell’aria, riempiendola di una dolcezza che oramai non è più inusuale tra i due. < Tu, invece, sei totalmente padrona e piena conoscitrice di quel che c’è dentro di me e non riesco neanche a capire come questo sia possibile. > Velatamente le sta confessando di aver qualcosa che non va, di star pensando ad un qualcosa che lo tormenta e che non riesce bene a spiegarsi, ma anche che sa che Kaori ne è al corrente, empatia o meno. < Non so se l’idea di venir battuto da stoviglie o pezzi di arredamento mi diverte più di venir abbattuto da qualche incubo. > Ed ecco che accenna alla reale motivazione per cui sta mostrando quel peculiare turbamento che non è eccessivo o particolarmente visibile, ma che gli scivola sottopelle, subdolo e velenoso. < Ultimamente non ho dormito molto bene e la cosa non sta giovando particolarmente al mio equilibrio fisico e mentale e… > S’arresta, mortalmente serio, le iridi d’onice brucianti paiono quasi voler perforare quelle di perla di Kaori, un breve e denso attimo di silenzio calerebbe tra i due, finché il Nara non rivelerebbe una delle più disastrose e catastrofiche conseguenze che la mancanza ed il disturbo del proprio sonno gli sta portando. < …mi stanno venendo le occhiaie. > No, non è chiaramente questo quel che lo abbatte, ma in fondo non sarebbe Azrael Nara se non fosse naturalmente portato a nascondere il proprio malessere con un velo di sarcasmo. [ C on ]

10:15 Kaori:
 La ferita si rimargina senza alcun tipo di problema nel giro di pochissimi istanti. La carne si rigenera, la pelle ricresce e nel tempo che intercorre fra un battito di ciglia e l'altro è come se quel piccolo taglio non fosse mai esistito. I prestigi del chakra medico. Nella calma di quella cucina l'uomo recupera una sedia andando a prendervi successivamente posto sotto lo sguardo calmo e rilassato della moglie. La Hyuga non lo frena, non dice alcunché lasciandogli modo di accomodarsi mentre lei, semplicemente, si poggia con i reni contro il lavandino, le mani ad afferrare il bordo del mobile attorno ai suoi fianchi e gli avambracci a poggiarvisi al di sopra. Scruta rilassata i lineamenti del Nara scorgendo nella sua espressione una sorta di rassegnata calma. Inclina sol di poco il capo, lieve, quando Azrael pronuncia quelle prime parole in un movimento che ha ereditato dallo stesso Tessai nel tempo. Il Nara era sempre stato solito mostrare la propria confusione o curiosità tramite quel vago inclinar del capo verso la spalla, un gesto che lei ha sempre trovato adorabile e che, ha notato, anche lo stesso Ken ha ereditato dal padre. < Mhn? > Un verso interrogativo appena accennato a librarsi dalle rosee chiuse. Azrael prosegue nel suo dire e le sue parole portano la donna ad incurvar le labbra sottili in un sorriso premuroso, caldo, carico dell'affetto e dell'amore che nutre per lui. < Potrei dire che sia perché non ho mai avuto paura di imbattermi negli scheletri del tuo passato o nei fantasmi che ancora popolano i tuoi incubi > Kuricha. Sua madre. < Ma più banalmente credo che dipenda dal fatto che ti amo. > si apre in un sorriso divertito mostrando la dentatura bianca fra quelle dune rosate che sono le sue labbra. Sa che qualcosa sta tormentando il suo uomo, sa che qualcosa lo turba e sa anche che quando sarebbe stato pronto gliene avrebbe parlato. Azrael stesso sa di quanto lei ne sia consapevole e quanto dice in seguito a risposta della battuta della moglie la porta a richiudere le rosee in un'espressione più seria, seppur non tesa né nervosa: placida comprensione. Ci vuole poco perché Azrael si liberi di quel peso, di quel tarlo, andando a rivelare alla Hyuga di aver problemi a riposare. Degli incubi stanno disturbando il suo sonno gettando un'ombra buia nel suo sguardo, incrinando quello stato di felicità che fino a quel momento aveva avvolto la loro famiglia. Sta per dire qualcosa quando Azrael prende una piccola pausa solo per poter poi stemperare la tensione con una battuta di spirito. Kaori scuote leggermente il capo, divertita, conoscendo fin troppo bene il marito per non sapere cosa sta cercando di fare. < Per le occhiaie ti basta usare due cucchiai freddi appena sveglio al mattino. > asseconda il suo gioco la donna continuando ad osservarlo, a poca distanza, con espressione leggera. < Quanto al resto... > torna un po' più seria, più dolce, distaccandosi col corpo dal lavandino per andare davanti all'uomo e sedersi, tranquilla, sulle sue gambe. Lo guarda negli occhi, specchiandosi in quei due pozzi neri brucianti di vita, e leva una mano verso il suo viso, sfiorando lieve la sua cute diafana con la punta delle falangi sottili. < Cosa ti tormenta amore mio? > domanda con voce carezzevole, di miele, quasi un soffio contro la sua pelle, percependo quell'argomento come estremamente delicato. < E' di nuovo Kuricha? > Il pensiero è, a parer suo, legittimo. Non troppo tempo prima hanno dovuto affrontarla di nuovo dopo che aveva minacciato la stabilità e la sicurezza della loro famiglia, della vita stessa del Nara attorno a sé. Dolce, delicata, carezzerebbe lo zigomo altrui nel tentativo di donargli pace e ristoro, un contatto che vorrebbe dirgli: io sono qui. E lì sarebbe rimasta sempre. [Chakra: on]

11:49 Azrael:
 Seduto su quella sedia il Nara può godere della vista dal basso dell’espressione della moglie che muta a seguito delle proprie parole, persino quelle meno serie. Non reagisce alle di lei risposte, sebbene lo sguardo gli si addolcisca notevolmente al sol sentire quel semplice, ma mai noioso ‘ti amo’. Persino il consiglio dei cucchiai freddi per impedire alle occhiaie di scurirne l0incarnato chiaro fluisce senza ricevere risposta, poiché Azrael si limita unicamente a guardarla, ad accoglierla sulle proprie gambe, circondandola con le forti braccia poggiandole attorno alla vita della Hyuga. Gli occhi si socchiudono, le palpebre tremanti calano nel momento in cui la mano di Kaori gli sfiora il viso in quella carezza amorevole che lo porta ad un lieve sospiro. Avvertire il corpo della Hyuga contro il proprio lo fa sentire sicuro, ma al contempo fremente, agitato e posiivamente coinvolto. Le mani le si stringerebbero sui fianchi, tirandola con maggior convinzione contro di sé nel suo più totale ed assoluto silenzio, condito però col fuoco che gli anima le iridi, che rende l’abisso nero dei suoi occhi vivo e pulsante. < Kaori… > Un sussurro, un sffio basso in grado di fargli vibrare la gola ed il petto, mentre il capo si avvicina a quello della donna, fi quasi a poggiare la fronte contro quella di lei, se non si spostasse. < Mi è difficile credere di poter ancora avere incubi accanto a te. la mia realtà, la nostra realtà, è mille volte più desiderabile di qualunque sogno. > La voce continua a suonare flebile, ma per nulla insicura o meno decisa del normale. Ancora non le ha propriamente rivelato nulla, non che la cosa possa cambiare in qualche modo la situazione e l’atmosfera, d’altronde non è un qualcosa di così grave, non è una minaccia definita e, a pensarci, forse è proprio questo il problema. La minaccia non ha un nome, il turbamento non ha un volto, non v’è nulla da attaccare o da cui difendersi, nulla con cui prendersela o arrabbiarsi. È l’ignoto. È il niente, il nulla ed il vuoto. < A volte penso semplicemente che la mia mente cerchi di bilanciare il benessere e l’equilibruio che ho finalmente raggiunto con qualcosa di oscuro, che mi tenga sempre attento. Forse non so stare senza l’emergenza, senza l’adrenalina. Forse non riesco ad essere felice, a star bene. > E no sta propriamente parlando con Kaori, benché sia lì accanto a lui. Sono parole che la Hyuga ha tutto il diritto di sentire, ma che il Nara pronuncia a voce alta solo per se stesso. < Sto inutilmente caricando e dando peso ad un inutile incubo, me ne rendo conto. Eppure penso che sia così, penso che la mia mente mi stia remando contro e non so come potrei fermarla. Io non credo di volere tutto questo, io credo soltanto essere lasciato in pace. > Crede. Lui crede che quello sia il suo desiderio. Tuttavia non può esserne sicuro, non ha conosciuto momento che non fpsse segnato dalle intemperie. Come sarebbe se questi ostacoli non fossero per lui? Se la strada innanzi ai suoi piedi fosse totalmente spianata? La pace e la tranquillità varrebbero il peso della noia e dell’inerzia? Domande e dubbi che sono frutto di un’elucubrazione estemporanea e che, di conseguenza, haa un inizio, ma non è ancora dotata di una fine o di una soluzione. < Ho sognato Jun… > Principia, chiaramente senza definirla ‘mamma’ o ‘madre’, ma semplicemente ‘Jun’. < …non era un sogno normale, confuso, onirico. Sembrava reale, insopportabilmente reale. E l’ho vista attorniata da farfalle, parlarmi di come voleva che la raggiungessi e io… > Il racconto, naturalmente lo prova incredibilmente, portandolo in maniera forzosa ad arrestare il proprio dire e addirittura allontanare il volto di qualche centimetro da quello di Kaori per guardarla confuso, quasi incredulo. E la osserva, sperduto, chiedendole tacitamente un aiuto per tornare su una via illuminata e chiara, una mano che lo tragga fuori dalle tenebre dell’Abisso. [ C on ]

12:21 Kaori:
 Konoha, il mondo intero, è abituata a pensare ad Azrael Nara come il Tessai delle terre ninja. Beh, uno dei due. Un Dio sceso in terra per portare giustizia, equilibrio. In alcuni casi, morte. Il nome di Azrael è legato inevitabilmente alla grandezza, alla leggenda. E' quasi materia di mitologia e la cosa la rende estremamente fiera dell'averlo accanto come compagno. Ancora di più, però, a renderla felice sono quei momenti domestici che ha modo di condividere con lui. A Kaori è concesso di vedere oltre. Oltre la leggenda, oltre il mito, oltre il Dio. Kaori guarda Azrael ed in lui vede l'uomo. Il marito, il padre. Il bambino mai stato male. Alla Hyuga è concesso di scorgere i suoi momenti di fragilità, di timore e dubbio. A lei è concesso di vederlo nella sua interezza, nella sua totalità di sfumature e sfaccettature. Proprio in questo momento, seduta sulle sue gambe, cinta dalle sue braccia, ha modo di vedere nel suo volto il Nara nella sua forma più umana e semplice. Lo sente parlare della loro realtà, della loro famiglia e d'istinto si ritrova a sorridere felice delle sue parole. Le labbra s'incurvano vagamente agli angoli senza però distendersi in una dimostrazione plateale di gioia. Permane calma nell'espressione, composta, pervasa però chiaramente del calore della fiamma che assieme a lui condivide. Non chiosa, non replica alcunché a quell'iniziale riflessione. In quel momento sa che tutto ciò di cui Azrael ha bisogno è sostegno, comprensione, ascolto. E lei obbedisce. Silente lascia ch'egli liberi i propri pensieri rivelando riflessioni complesse, malinconiche, che in parte riflettono i timori stessi della kunoichi sulle sue gambe. Quante volte Kaori s'è chiesta se meritasse d'esser felice? Se tutte le cose orribili che continuano a capitare nella sua vita forse non vengono ricercate, inconsciamente, da lei stessa? L'osserva negli occhi ascoltando i suoi timori, carezzando ancora il suo viso con la premura degna d'una madre. Solo alla fine, dopo un iniziale tentennamento, Azrael capitola e rivela quell'incubo che di notte costella i suoi sogni e di giorno i suoi pensieri. Schiude le rosee, colpita, comprendendo bene perché si senta tanto scosso. Jun è, forse, l'ombra più buia del suo passato, il dolore più grande e profondo. La Hyuga ascolta silente fin quando non lo sente bloccarsi, sospeso in un silenzio denso e assordante che lo induce a ricercare il suo aiuto. La guarda sperduto, spaventato, incapace di proseguire straziandole il cuore. < Sono qui. > Un alito di voce a giungere sottile al suo udito. Una carezza che scivola lieve sulla sua pelle, al suo orecchio. < Non temere, non ti preoccupare. Sono qui. Non sei da solo. Non può farti di nuovo del male... non finché ci sono qui io. > Miele quel che fluisce dalle sue labbra morbide, il tono è rassicurante e avvolgente mentre le iridi di perla si specchiano e perdono in quelle d'onice di lui. Yin Yang. Luce e ombra. Vuole infondergli forza, dargli sostegno, calmarlo prima di spingerlo a parlare ancora. Fragile, straordinariamente delicato fra le sue mani. < Credi che non fosse un semplice sogno? > domanda dopo poco, cauta, osservandolo. Quante volte ha vissuto esperienze simili? Immagini, visioni straordinariamente nitide ma affatto plausibili che le gravavano addosso incomprensibili? Ancora oggi non avrebbe saputo dire se fossero sogni o frammenti di spazio-tempo convergenti su se stessa. < Quando ti sei svegliato c'era niente di strano? Cose viste nel sogno che hai ritrovato nella realtà? > domanda, pensosa, cercando assieme a lui una soluzione a quel tormento. [ Chakra:on ]

15:50 Azrael:
 La riflessione che ha esposto alla Hyuga non è propriamente nuova, poiché è uno spuntok sempre presente nell’animo del Nara, ma che non risulta mai particolarmente ingombrante, proprio per la natura del soggetto che tratta. La tendenza dell’animo di un essere umano di crearsi situazioni che generano disagio, caos, situazioni che interrompono il il felice flusso di una vita che, anche solo per giungere a quel punto, ha richiesto anni e altrettanti ostacoli da superare. Un cane che si morde la coda da solo, in sostanza. E più il Nara è cresciuto, più è divenuto potente ed importante, più la mente tende a trovare nuove applicazioni per buttarlo giù, per metterlo in difficoltà. Kaori è lì, però, pronta ad aiutarlo e a sostenerlo, a curarlo in un certo senso, sebbene egli sappia perfettamente, e crede che anche la Hyuga lo sappia, che è un palliativo atto a mediare quel temporaneo turbamento, in attesa di uno più profondok e forte. ‘espressione confusa totrna immediatamente ala normalità nel momento in cui la donna lo rassicura, gli ribadisce che lei è lì, che non lo abbandonerà e che gli sarà sempre di supporto, in favore di una mimica facciale molto più morbida. < Sono estremamente fortunato ad averti con me. > Scute debolmente il capo, dando corpo a quella sensazione di rassegnazione che prova ogni volta che la Hyuga si pone come contrappeso delle tenebre del suo animo e del mondo stesso. Proprio questa sicurezza, alla fine, lo porta a fare un profondo sospiro e a recuperare dalla propria memoria le immagini e le sensazioni provate quella dannata notte. La prima domanda su cui sente di dover porre la propria attezione è quella che riguarda la possibilità che quello non fosse un semplice incubo, ma qualcosa di più profondo. Non cij ha pensato, a dire il vero. D0altronde uno dei primi passij per il superamento di un trauma è la negazione. Accettare che quello scorcio onirico non fosse tale, ma fosse cruda realtà vorrebbe dire ammettere la presenza di Jun o di qualcuno a lei collegato ancora nella propria vita, o – forse addirittura peggio – vorrebbe dire ammettere che ci sia qualcuno in grado di esplorare la mente del Tessai, reperire ricordi e sensazioni nascoste e protette dal suo inconscio e ritorcergliele contro. Ragionandoci a mente fredda, però, non parrebbe così assurdo, sebbene sia un qualcosa a cui dar voce, anche solo per avere un secondo parere. < Le sensazioni erano iuttosto reali, come ho detto. Non mi stupirebbe così tanto sapere che, concettualmente, non fosse soltanto u sogno. Quello che mi risulta assolutamente difficile credere è la messa in pratica di questo ipotetico… non lo so, genjutsu magari? Ne ho sperimentati tanti nella mia vita e mai ho avuto esperienze simili. Non sembrava un jutsu, ecco. Mi ha portato ad immergermi nella mia stessa casa, reale in ogni minimo dettaglio, impossibile da replicare se non ci si è già stati dentro e ha coinvolto te, i ostri bambini, Kouki e Ken, in una maniera csì profonda che non è possibile sia stata ordita da qualcuno che non ha passato nella mia mente ore, se non addirittura giorni intero a scandagliarne ogni dettaglio. > L’analisi, così come l’ha portata, sembra piuttosto lineare, addirittura corretta, eppure on può esserne sicuro. Non ha effettivamente idea di cosa i genjutsu possano generare, essendo un’arte potenzialmente senza alcun tipo di confine. Il volto del Tessai, durante questo ragionamento, è freddo, impassibile e calcolatore, lo stesso viso che Kaori avrà certamente già notato in missione o durante l’atto di ordire un qualche piano o, banalmente, durante una partita di shogi piuttosto impegnativa. < Di particolare ricordo il suo volto. Il volto di Jun, perfido e malizioso come lo ricordavo dall’ultima volta in cui l’ho vista dal vivo. Le immagini carbonizzate della nostra famiglia stagliate contro il muro e ciò che lei m’ha detto. > E poi un particolare nello specifico gli risuiona nelle orecchie, un fruscio, centinaia di flebili battiti. < Le farfalle… non so se lei avesse qualche passione nascosta per i lepidotteri o gli insetti in generale, ma nel sogno c’erano davvero molte farfalle. Forse sono stato solo suggestionato dal fatto che ne avevamo una poggiata sulla finestra, l’ho vista andar via appena mi sono svegliato. > Termina, cercando di fornire quanti più dettagli possibili per permettere alla Hyuga e a se stesso di ricondurre il sogno a qualcosa di noto. [ C on ]

16:25 Kaori:
 Se solo qualcuno avesse detto alla ragazza, una decina d'anni prima appena, che un giorno sarebbe stata sposata ad Azrael Nara, probabilmente la giovane avrebbe pensato alle parole d'un folle. Non avrebbe mai creduto possibile una tale situazione e persino ora, dopo tanti ricordi costruiti assieme, talvolta fatica a credere alla propria fortuna. Azrael crede d'essere lui il miracolato fra i due, ma la Hyuga sente che la verità sia esattamente l'opposta. Sente di essere lei ad aver ricevuto il bacio della Dea bendata, una benedizione silente che ha guidato il suo cammino fino a questo particolare momento nel tempo e nello spazio. Convinta fin dentro le ossa sorride mesta alle parole altrui non trovando nulla da replicare. Vorrebbe dirgli che no, non è lui il fortunato fra i due, ma quello non le sembra il momento migliore per questo tipo di discorso. Si limita quindi ad abbassare timida lo sguardo giusto il tempo d'un sorriso riconoscente prima di risollevare le palpebre delicate e tornare a puntare su di lui lo sguardo. Avverte quasi a contatto con la pelle la difficoltà altrui, avverte dentro se stessa il turbamento che lo sta abitando. E no, non è l'empatia che li lega a riversare nella kunoichi i dubbi del Tessai; è semplicemente una consapevolezza profonda, primordiale, che permette alla Hyuga di credere fermamente di conoscere il Nara. Permane sulle sue gambe, Kaori, ascoltando la sua voce, le sue parole, cercando di riflettere su ogni dettaglio ch'egli le offre ritrovandosi alla fine a espirare stancamente. < Non so se i genjutsu siano l'unico modo di entrare nella testa di qualcuno, sai? > replica combattuta, frustrata, assottigliando appena lo sguardo come rincorrendo un pensiero distante, lontano nel tempo. < E' capitato, anni fa, che mi succedessero cose assurde. Nel giro di un istante mi ritrovavo dalla magione a deserti afosi, nuda, che trainavo carri legati a me da delle catene. Porte che conducevano ad altre dimensioni fatte di lava bollente. > rimembra, con sguardo vacuo, ancora stranita e scossa da quelle esperienze. < Pensai fossero illusioni: dovevano esserlo, no? > domanda retorica fissando Azrael negli occhi, placida, ricordando l'impossibilità di tali scene. < Eppure ho riportato sulla pelle i segni delle ustioni, delle catene. > spiega lei stringendo le labbra. < Cos'erano allora? > Ancora oggi, dopo anni, non è capace di trovar risposta a tale interrogativo. Riprende fiato poco dopo allontanando quei pensieri dalla mente. < Non è questo il caso però, okay? > torna a guardarlo ora negli occhi, ben presente a se stessa. < Io sto bene. I nostri bambini stanno bene. Siamo qui. > gli sussurra lieve, delicata, poggiando la fronte contro la sua per fargli sentire maggiormente la sua presenza. Vuole che lui la senta su di sé, concreta, reale, tangibile. Viva. Vuole che senta il calore della sua pelle, il battito del suo cuore, il suo respiro scivolargli sul viso. < E' possibile che sia solo un incubo. Che tu abbia paura di perdere la tua famiglia ora che l'hai trovata... Magari questo tuo terrore è rappresentato proprio da lei visto che ti ha strappato l'infanzia. > cerca di trovare una spiegazione logica, plausibile a quel sogno, non sapendo però bene come catalogare il dettaglio delle farfalle. Ed è proprio quell'ultimo dire da parte del Tessai che la porta, alla fine, a scostarsi leggermente da lui, ben dritta sulle sue gambe, fissandolo con le sopracciglia aggrottate. < Sei proprio sicuro che fosse una farfalla? > domanda la donna a labbra schiuse, incerta. < E' possibile che fosse una falena? > prosegue, cauta, con fare pensoso. < Le farfalle vivono di giorno, è improbabile che ce ne fosse una sulla finestra di notte. > riflette ad alta voce e pare quasi non riferirsi direttamente all'uomo. Si perde nei propri pensieri ricordando le poche informazioni possedute circa quel tipo di animale. Dato che alcune specie sono velenose ha dovuto studiare l'anatomia dei lepidotteri durante la sua istruzione medica scoprendo quindi così la loro natura diurna. < Potresti disegnare le farfalle che hai visto? > domanda, dopo un lungo attimo di silenzio, alzandosi in piedi, sollevandosi fluidamente dalle sue cosce. [Chakra:on]

17:16 Azrael:
 Oramai la mentedel Nara è quasi completamente votata all’analisi di quel che è successo, passa quasi in secondo piano un possibile pericolo che possa minacciare la sua famiglia. D’altronde sa che loro stanno tutti bene, sa che sono in grado di proteggerli da qualunque cosa possa attaccarli fisicamente, per cui non se ne preoccupa. Pensa e ripensa a quel che gli è successo quella notte. Jun gli ha detto di andarla a prendere, di trovarla, addirittura gli ha detto che, in cuor suo, sa dove trovarla. Ed è forse quel dettaglio che lo porta ad essere silenzioso in questo frangente, le mani che si allontanano dai fianchi di Kaori per riunirsi davanti al ventre congiungendo i polpastrelli nella posizione che è solito assumere uando è particolarmente concentrato e riflessivo. < Mi ha detto che so dove posso trovarla… > Mormora, ignorando momentaneamente la presenza della Hyuga per continuare a pensare, seppur a voce alta < Io l’ho seppellita a Suna, ma lì non c’è nulla. È nel bel mezzo del deserto. Non c’era nulla e nulla è stato costruito in quella zona, altrimenti l’avrebbero trovata. > L’unico altro posto in cui si potrebbe definire trovarsi Jun è l’Aldilà. < Possibile che voglia farmi andare direttamente negli inferi? Non sono neanche troppo sucro che l’Ade esista davvero, come posso anche solo pensare che io debba andare all’altro mondo per chiederle di lasciarmi in pace? > Questo, chiaramente, sempre ammesso che quello non sia soltanto un incubo. Il problema è che non è il primo incubo che ha come soggetto la donna e nessuno di questi era così vivido, così reale e avente questo tipo di conseguenze su di lui. Alla richiesta di rappresentare quella farfalla, poi, si ritrova a rialzare lo sguardo sul volto della Hyuga, quasi offeso dalla richiesta, sebbene non sia realmente arrabbiato, ma sia più un essere piccato in maniera scherzosa. < Credo di saperla riconoscere una farfalla… almeno credo. > Si alza, subito dopo di lei, per andare a raccogliere dalla sala principale, ove risiede la sua scrivania attrezzata per le sue attività artistiche, per raccogliere un foglio ed un pennino. Ripensa attentamente a quello specifico istante per coinciare a viaggiare con la mancina armata di strumento da disegno sulla carta per creare un disegno raffigurante un animale dalle antenne dritte, sottili e dall’unica estremità. Le ali per nulla spigolose, rotondeggianti e con una trama nera che si staglia sul velo iridescente che le compone. Il corpo centrale fine, sottile, all’effettivo molto diverso da quello delle falene. Non era vicino ad alcuna fonte di luce, era volata via quasi svanendo nella notte. Non ricorda bene se Jun le abbia chiamate o meno farfalle, ora che la Hyuga gli ha instillato il dubbio non riesce a ricordarlo in maniera nitida. < Ecco qui, ho finito il disegno. > Annuncia, mostrandolo alla donna qualora ella si fosse avvicinata. [ C on ]

17:43 Kaori:
 I due si uniscono nella medesima riflessione. Vicini, eppure distanti per un eterno istante. Persi nei loro pensieri, nei meandri più nascosti delle loro menti a ricercare un senso, un indizio che possa chiarire la natura di quell'incubo. Kaori ascolta la voce di Azrael mentre questi riflette ad alta voce ritrovandosi a battere le ciglia una, due, tre volte in una successione rapida ed elegante. < Potrebbe essere colpa? > tenta di dare una interpretazione a quella visione. < Hai mai pensato di voler visitare la sua tomba? > chiede, quasi sovrappensiero, come se neppure lei credesse realmente a quella possibilità. Sa quanto il Nara detesti quella donna: per averlo abbandonato prima, per averlo molestato ed ingannato dopo. Non è convinta che lui possa in qualche modo sentire della colpevolezza per la sua morte, ma la mente umana agisce in maniere incredibili ed impensabili. Dopotutto, per quanto spaventosa, era comunque sua madre e lui l'aveva uccisa... Ma è la riflessione che egli fa di seguito che strappa Kaori dai suoi pensieri portandola a fissarlo con fare fermo, severo. < Infatti non dovresti pensarlo. > lo redarguisce, intransigente, indurendo lo sguardo. < Che esista o meno, che sia accessibile o meno, se ti azzardi anche solo lontanamente a pensare di andarci *ti uccido*. > E sa che è un controsenso, sa che è folle e che è una gigantesca iperbole ma vuole rendere chiaro il suo disappunto e la sua contrarietà alla sola presa in considerazione di una simile idea. < Quella donna ha cercato in tutti i modi di rovinare la tua vita. Adesso è passata direttamente al livello successivo, vuole portarla al termine? > Un'ironia tetra, pungente, quella che la porta a stringere le labbra, indurire la mascella. Non vuole nemmeno soffermarsi a riflettere su questa conclusione: qualunque cosa volesse da lui, la cosa migliore sarebbe stata tenerla alla larga. Il problema però era che, se non fosse stato solo un sogno, in qualche modo stava riuscendo a raggiungerlo. Stava varcando i confini di vita e morte per arrivare a lui e la sola idea fa risalire un brivido gelido lungo la schiena della kunoichi. Deglutendo Kaori cerca di concentrarsi sugli altri dettagli offerti dal marito e, quando si arriva a parlare delle farfalle, ecco che segue i passi del Nara verso la sala principale della loro abitazione. Lo vede recuperare i suoi strumenti da disegnatore, lo vede far danzare la mano sul foglio così che la punta della penna imprigioni per sempre la forma di quella creatura sulla carta. La donna osserva da sopra la spalla dell'altro il suo lavoro fino a quando, a disegno concluso, Azrael non le porge il foglio con il disegno completato. Lo sguardo della Hyuga viaggia sui solchi scavati nella cellulosa andando a studiare le forme rappresentate. Le antenne sottili, il corpo esile e la forma stessa delle ali non lasciano adito a dubbi: non si trattava di una falena. < Non ha senso. > mormora assottigliando lo sguardo, stringendo la carta fra le dita senza però -ovviamente, lacerarla. < Le farfalle non vivono di notte, volano solo di giorno. Se era davvero lì quando ti sei svegliato... > lascia in sospeso la frase provando a realizzare quali opzioni potessero avere adesso di fronte alla luce di quella situazione. < ...è perché qualcuno ha voluto che fosse così. > realizza pensosa schiudendo a quel punto le labbra, alzando lo sguardo sul viso di Azrael. < E' possibile che sia stata evocata da qualcuno? Forse un Aburame? > domanda non conoscendo bene le loro capacità, i limiti della loro innata. < Oppure... > Un ricordo la colpisce ora violento, un flash imprevisto che sembra quasi squarciare i suoi pensieri con la stessa dirompente forza di un fulmine. Il tempio del fuoco, la pioggia battente e...quella farfalla. Una farfalla enorme che volava in picchiata verso di lei. < ...o da una Kuchiyose no Jutsu. > fiata in un soffio sbattendo le palpebre come per voler cancellare quella scena di molti anni prima dalla sua mente. [Chakra:on]

19:25 Azrael:
 Il Nara è fin troppo concentrato a comprendere quel che gli sia successo per scherzare o per evitare di dire qualcosa che possa indispettire la Hyuga. Ha lo sguardo sottile, profondamente concentrato per cercare di ricordare ogni singolo dettaglio, per cercare di mettere tutti i pezzi al loro posto. < No, non ci penso praticamente più. Se non avessi studiato così attentamente il posto in cui seppellirla non me lo ricorderei nemmeno. > Spiega sbrigativamente, troppo preso in tutto ciò senza neanche pensare a quanto la donna gli abbia fatto del male, a quanto abbia marchiato in negativo la sua vigta e, ancor più importante, la vita del piccolo Ken, che ancora non conosce tutti i dettagli della sua nascita e delle sue origini. Rialza lo sguardo nel momento in cui la donna lo minaccia, seppur affettuosamente, di porre fine alla sua esistenza qualora si fosse permesso di raggiungere Jun ovunque ella sia. < Se fosse davvero lei a mandarmi questi segnali vorrebbe dire che è ancora in grado di inficiare nella mia vita e, di conseguenza, anche nella vostra. Non mi preoccupo per te, per quanto interverrei in qualunque cosa ti minacci so perfettamente che saresti in grado di affrontare qualunque pericolo da sola, ma loro-- > S’arresta per qualche istante, serio in viso, facendo ovviamente riferimentok al resto della famiglia, persino le loro madri, ma in particolar modo Seto, Shiori e Ken, dato che Kouki ha tutte le capacità per battersi, sebbene tenterebbe comunque di difenderla ad ogni costo. < Se fosse così io *dovrei* andare da lei, non trovi? Ovunque sia. In fondo, l’ho già uccisa una volta, è un’impresa che mi piacerebbe molto ripetere. > Un flebilee sorriso gli ijncurva le labbra, anche se l’espressione di gioia non coinvolga gli occhi, parendo unicamente un sorrisetto triste, un tentativo di cancellare emozioni negative fin troppo forti da esser sovrastate. < E, comunque, credo che l’Inferno non esista, certamente non come entità fisica. Non posso mica avventurarmi fisicamente nell’Oltretomba senza essere arrivato alla fine della mia vita. > E qui viene interrotto da un breve risolino. Resta, poi, ad ascoltarla e a lasciarle il tempo di osservare quel disegno, per poi iniziare a trarre le sue conclusioni, figlie anche di una conoscenza più approfondite degliinsetti, a quanto pare. Arrivano, infine, le ipotesi più plausibili per la Hyuga che lasciano il Nara èiuttosto basito, portandolo ad inclinare il capo verso la spalla sinistra, in quel gesto tanto consueto e familiare che solo poco prima aveva visto appartenere alla moglie. < Mi sono affacciato proprio per vedere se potesse esserci qualcuno nei dintorni di casa, ma non sono riuscito a scorgere nessuno. Certo, era buio, ma credo che se ci fosse stato un Aburame lo avrei visto. E—non voglio pensare che sia un Aburame. Non voglio pensare che sia un Konohano. > Un rifiuto piuttosto forte, il cui solo pensiero lo porta a mostrare una scintilla di rabbia, piuttosto palese sullo sfondo scuro delle sue iridi. Disse ad Hitomu, quando tornò alla Foglia, che sarebbe stato il soldato più valoroso del Villaggio, finché esso fosse stato un luogo sicuro e vivibile per le persone che ama e se così non dovesse più essere, per quato si vergogni anche solo a pensarlo, non avrebbe remore a radere al suolo ogni singolo centimetro del luogo in cui vivono attualmente. Pensieri che, però, vengono troncati di netto nel momento in cui la donna fa riferimento ad un possibile Kuchiyose no Jutsu. < Non sapevo neanche che esistesse un tipo di evocazione in merito. Ho avuto contatti con diversi evocatori, Mekura coi suoi serpenti bianchi, Kouki con Manda, Furaya co i lupi e Sho-sensei con le sue rane, ma non ne conosco altri. Tu-- > Gli muore in gola la voce, non tanto per eccesso di emozioni o chissà cos’altro, quanto più per l’essere stato preso alla sprovvista che lo ha, nuovamente, confuso e portato alla necessità di affidarsi alla sua Kaori. [ C on ]

19:53 Kaori:
 Le rosee della kunoichi vengono pressate fino a svanire in una linea sottile sul volto; sa che il marito ha ragione, che i suoi timori sono fondati, ma non riesce a fare a meno di sentirsi combattuta. La sua mente rifiuta l'idea di sapere i propri piccoli in pericolo e, al tempo stesso, sa che se la donna è potuta arrivare fino ad Azrael, ancor più facilmente sarebbe potuta giungere ai loro bambini. Non vorrebbe mai lasciare il Nara libero di rincorrere quel suo incubo giovanile, non vorrebbe mai spingerlo a cercarla, eppure sa che non possono neppure ignorare la sua presenza. Sa che non possono ignorare la sua influenza nei suoi sogni, nella sua psiche. Non può lasciarlo combattere da solo, nella propria mente, contro i suoi demoni, ancora una volta. < Odio l'idea che possa ancora raggiungerti. > sospira flebile Kaori abbassando ora lo sguardo, sconfitta, sapendo bene che non è un argomento sul quale possa controbattere. < Ma ancora di più non tollero che possa anche solo avvicinarsi a *loro*. > Risolleva il volto puntando le iridi candide in quelle buie di lui. Risoluta nel suo sguardo, seria in quel dire. Ama Azrael più di quanto avrebbe creduto possibile amare qualcuno, ma come madre non avrebbe mai potuto stare a guardare mentre un mostro simile allunga gli artigli verso il suo nido, i suoi cuccioli. Forse la sua adoratissima Kouki è l'unica al sicuro se davvero quel sogno non dovesse essere solo un sogno. Nonostante sia comunque la loro bambina non vive più nella loro casa da molto, molto tempo ormai. Cresciuta, maturata, fiorita. Ha la sua carriera e la sua vita a Kusa e forse lì, lontana da loro, sarebbe stata più protetta. < Dici? > domanda la donna alle parole del marito quando questi le rivela ciò in cui crede. Non sa se crede davvero all'Inferno o al Paradiso, ma le sembra di aver letto da qualche parte di qualche leggenda... E si sa, le leggende nascono sempre da qualcosa di reale, no? < Non so nemmeno io cosa penso in merito. Mi auguro che non esista e al tempo stesso mi auguro di sì. Persone come Jun, come Cappuccio Rosso, meriterebbero di bruciare lì dentro in eterno per quel che hanno fatto. > prosegue riempiendo i polmoni d'aria, inspirando a fondo ed espirando subito dopo dalle narici sottili. Solo allora si sarebbe soffermata sul disegno improvvisato dal marito riconoscendo in quei tratti il chiaro schizzo di una farfalla. Ascolta il dire dell'altro e quindi annuisce piano, silente. Conosce perfettamente le capacità del Nara ed è più che certa che sarebbe in grado di notare qualcuno appostato sotto casa propria, anche se celato dal manto della notte: lui, le ombre, le sente scorrere sotto pelle. < Ne ho incontrata una, qualche volta. > chiosa la donna sollevando il viso, distaccando lo sguardo dal foglio fra le sue mani per portarlo sul volto altrui. < Ero ancora genin, era durante la rivoluzione di Kusa che ha portato alla nomina di Yukio come Hasukage. > principia la giovane ritornando indietro nel tempo nuotando contro senso nel fiume della memoria. < Incontrai una donna di nome Medusa, era seguita da una farfalla enorme, bianca e rossa. Avrà avuto un'apertura alare di cinque metri o poco meno. Forse quattro. > ricorda lei assottigliando appena lo sguardo, le palpebre ad oscurare parzialmente gli occhi. < Ho combattuto con lei durante la rivolta, era incinta. Yukio la conosce anche se l'ha chiamata in un altro modo... Kimi, mi sembra. > .. < Sì, Kimi. Ha partecipato al torneo ninja nella mia categoria ma non l'ho affrontata. Mekura l'ha battuta prima di finire contro di me. > ricorda poi, più sicura, annuendo con forza. < Kimi Doku. > si ferma fissando l'altro in viso per qualche istante. < Sono sicura che fosse un'evocazione. Al di là delle dimensioni improbabili l'ho vista evocarla coi miei occhi. Ma rimane comunque solo un'ipotesi... non so se le due cose siano effettivamente collegate. > sbuffa la donna sentendosi combattuta da quel dubbio fastidioso. < Ora come ora, comunque, credo valga la pena provare ad informarti a riguardo finché non pensiamo ad altro che potrebbe esserti utile. > [Chakra:on]

20:43 Azrael:
 Se prima era davvero perso nei propri pensieri e nelle proprie elucubrazioni, nel momento in cui l’argomento si sposta sulla sicurezza della loro famiglia e nel momento in cui sente Kaori vacillare e spostare l’attenzione da sé per spostarla sui loro piccoli il Nara si riscuote. La donna che ha di fronte è sempre stata la sua roccia, anche in quel frangente lo ha sostenuto ed è stata ricettacolo dei suoi turbamenti, ma è il momento di ricambiare il favore, è arrivato il momento di essere egli stess la roccia. Proprio per questo motivo il suo sguardo si addolcisce, i tratti del viso diventano più morbidi ed un passo viene mosso verso di lei, per accorciare le distanze. < Guardami. > Le mormora, la sicurezza ritrovata nella voce, il sorriso nuovamente largo sul viso del Tessai < Quelle che stiamo facendo sono solo delle supposizione e se anche fossero reali, se anche ci fosse qualcosa di cui preoccuparci, i nostri bambini saranno al sicuro. I figli di Azrael Nara e di Kaori Hyuga non possono essere messi in pericolo da nulla e da nessuno, mh? > Tenta così di rincuorarla, distraendosi per qualche istante da tutto il resto, dal problema effettivo e dalle papabili strategie per risolverlo. È lei la sua priorità, è il suo benessere e la sua serenità, non la propria. < Ci stiamo preoccupando per una farfalla, Kaori. Non so se viene dal giardino sotto casa o dagli abissi degli inferi, ma è soltanto una farfalla. Se è questo che lo spirito di Jun ha pensato per intimorirci andrò quantomeno a dirle di usare qualche animale un po’ più minaccioso la prossima volta. > Scherza, sdrammatizza, sfoggia la sua consueta e proverbiale sicurezza, anche solo per portare lla Hyuga a sorridergli, a placare le ovvie preoccupazioni che la stanno adombrando. Solo se vi fosse riuscito, sarebbe in grado di ascoltarla e di riflettere su quanto ha appena detto. Ha incontrato un’evocatrice delle farfalle, ha persino un nome, sebbene questo non gli dica nulla a primo impatto. Medusa. Non ha memoria di nessuno che potesse farsi chiamare in questo modo piuttosto atipico, addirittura pretenzioso per quanto gli riguarda. Le parole immediatamente successive, tuttavia, gli consentono di dare un volo a quell’evocatrice. < Kimi. > Sussurrerebbe, contemporaneamente alla Hyuga che rimembra quel nome collegato a Yukio. Ha, ovviamente, memoria della donna. Erano insieme nell’Alba, compagni di corporazione e portatori del mantello decorato con le nuvolette rosse. Non potrebbe dimenticare facilmente quegli occhi azzurri che, solitamente gelidi, ha visto ricolmi di terrore quando si incontrarono, quando ella si mostrò ostile, arrogante, e quando il Nara la intrappolò nel controllo dell’ombra per attestare la propria supremazia, arrivando addirittur aa toccarla senza subire alcun danno dal di lei sangue velenoso, unicamente per lasciarle intendere che in alcun modo avrebbe potuto nuocergli. < Non avevao un rapporto particolarmente florido, ma eravamo entrambi nell’Akatsuki. Ricordo che spesso ho dovuto bloccare i suoi screzi con Mekura, ne ricordo le ablità, ma non avevo idea che fosse un’evocatrice. > D’altronde ha dovuto passare quasi tre anni, lunghissimi e dolorosi, intrappolato da Kenbosho nella propria mente, anni in cui certamente Kimi avrà proseguito la sua vita, acquisendo nuove abilità. < Non ho assolutamente idea di dove trovarla e, se anche lo scoprissi, le possibilità che tra me e lei possa esserci una conversazione pacifica rasentano lo zero. > Un altro dettaglio riguardante la Doku, tuttavia, lo conosce. potrebbe rivolgersi a Yukio, certo, ma sa che un’altra persona, ancor meglio del Kkketsu, potrebbe fornirgli informazioni su di lei, informazioni di cui ora ha mortalmente bisogno. < So con chi devo parlare. Aveva un compagno, se mi dici che era incinta sarà plausibilmente il padre. Con lui credo di poter parlare, devo soltanto trovarlo. > Katsumi Uchiha, come dimenticarlo. Un ragazzo interessante, ricorda di aver pensato quando lo conobbe. Un eccellente compagno di missione, pensò quando si ritrovò sull’isola Chumoku a combattere al suo fianco. Non gli resta altro che trovarlo ed ottenere le risposte di cui ha bisogno. < Andrà tutto bene. > Terminerebbe, a quel punto, cercando le mani di lei con le proprie, per intrecciare le loro dita in un’unica stretta. [ C on ]

21:09 Kaori:
 E' sempre stata abituata al pericolo. O meglio, all'idea del pericolo. Fin da piccola Kaori è stata cresciuta ed educata alla consapevolezza di dover, un giorno, divenire un ninja. Ha sempre saputo che la sua vita non sarebbe stata serena, facile, tranquilla. Avrebbe visto più sangue di quanto avrebbe voluto, avrebbe compiuto gesti che non avrebbe voluto compiere. Eppure mai si era soffermata a pensare a quanto sarebbe stata dura continuare a condurre quella vita una volta che avrebbe avuto dei figli a farne parte. Da quando ha conosciuto Kouki ha iniziato ad assaporare quel timore, quel brivido eppure solo quando ha dato alla luce i suoi gemelli ha scoperto per la prima volta, realmente, l'atavico terrore di perdere una parte di sé. Per quanto ami profondamente Kouki e Ken non ha potuto viverli e crescerli come ha fatto con Seto e Shiori; entrambi sono giunti nella sua vita già grandi, già più maturi della loro età, con i bisogni di due bambini ma con la mente di due ragazzini in pre-adolescenza. I due gemelli, invece, hanno nelle loro vene il suo sangue. Ha sentito i loro corpi crescere dentro il proprio, il loro cuore battere dentro se stessa. Ha sentito la loro stessa esistenza farsi spazio dentro sé risucchiando le sue energie per trarne nuova forza. L'idea di perderli scatena un terrore primordiale in lei che solo Azrael è in grado di scacciare. E come sempre lui è lì, a ricordarle che niente e nessuno può riuscire a far del male alle loro creature. Lo vede sorridere, avvicinarsi a lei, infonderle coraggio. Sente le sue parole e teneramente si apre in un mezzo sorriso. < Hai ragione... > soffia Kaori annuendo, mesta, cercando di ripetersi le parole altrui come un mantra per ritrovare la calma necessaria a rimanere lucida. Respira a fondo, come ha imparato a fare durante gli anni di studio medico e riacquista gradualmente la calma. Sofferma la sua attenzione sui ricordi che vedono protagonista quell'enorme farfalla ninja e quindi aggrotta un sopracciglio quando Azrael pronuncia il nome di Kimi assieme a lei. < Mhn? > mugola, interrogativa, sbattendo le ciglia. < La conosci? > chiosa con voce sottile prima di sentire il suo racconto. Entrambi membri dell'Akatsuki, ex compagni di squadra dal passato apparentemente turbolento. La Hyuga annuisce piano, comprensiva, ritrovandosi poi a fissarlo quando egli le rivela di avere un piano di riserva. Le sue parole accendono una lampadina nella mente della donna portandola a sgranare appena gli occhi e fissarlo colpita. < Katsumi Uchiha? > domanda, incerta, guardandolo. Sapeva che fosse un membro dell'Alba e perciò che avesse avuto plausibilmente rapporti con entrambi. < E' venuto a cercarmi, anni fa, in ospedale. Aveva bisogno che lo aiutassi a cercare qualcuno che potesse salvare Kimi. Diceva che Arima aveva rapito la sua bambina perché figlia dell'unico Uchiha puro rimasto in vita... > spiega Kaori riesumando quel ricordo quasi perduto. < Non ha mai detto che fosse sua figlia ma... il modo in cui stava cercando di salvare Kimi, arrivando persino a cercare una ragazzina sconosciuta in un altro villaggio che potesse aiutarlo, mi ha sempre fatto domandare se non fosse lui il padre. > mormora la ragazza con voce lieve. Non sa se dovrebbe parlare di tutto ciò, non sa nemmeno in che rapporti Azrael sia con tal Katsumi, tuttavia sa di potersi fidare di lui e di potergli affidare qualsiasi tipo di confidenza senza paura. Si ritrova quindi solo a quel punto, tesa, ad intrecciare le dita a quelle del Nara sentendo la sua voce andare a rassicurarla. < Sì... > soffia flebile annuendo col capo. Sa che le probabilità che qualcosa di terribile possa accadere sono discrete ma crede anche, profondamente, nel fatto che niente possa essere in grado di sconfiggerli finché sono insieme. [END]

A seguito dell'incubo che tormenta le sue notti, Azrael si ritrova a raccontare a Kaori i propri timori chiedendo un suo parere.
La donna vaglia con lui le possibili spiegazioni circa l'accaduto e, fra un'ipotesi e l'altra, i due si ritrovano a parlare di vecchi compagni e possibili nuovi incontri.

Role da porre all'attenzione di Kouki in quanto relativa alle giocate per l'evocazione di Azrael ~