Cerchi ninja?
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Giocata del 20/03/2020 dalle 15:11 alle 18:34 nella chat "Alti Borghi"
[Piazza] Nebbia ad accompagnare la sua passeggiata di oggi, un’agente atmosferico in cui si sente decisamente a suo agio, forse perché abituata com’è a nascondersi ora le riesce più semplice. Cammina leggera e silenziosa per gli alti borghi, muovendosi con il muro sulla spalla destra e aggirando la piazza, senza attraversarla, si limita a costeggiarla, sensi sempre all’erta e non solo per ciò che ha avuto modo di apprendere questa mattina, lo avrebbe fatto comunque. Gli ultimi giorni sono stati per lei intensi e difficili da elaborare specie visto quel buon proposito di comportarsi bene, per quanto le riesca ecco. Dopo averli lavati e sistemati torna ad indossare i suoi tipici abiti, un semplice top nero a coprirle quel poco seno e un paio di cortissimi pantaloncini su vita e glutei, il resto è nudo, pelle estremamente bianca, cadaverica quasi, a mostrarsi al mondo, priva di cicatrici è quasi strana da vedere. Una collana d’argento intorno al collo porta un ciondolo a testa di lupo, argenteo anch’esso, a poggiarsi proprio al centro del petto, lì dove le clavicole vogliono congiungersi, sempre legato alla stessa catenina spunta anche quello che di fatto è l’anello del mignolo destro dell’Akatsuki, motivo per cui ancora non osa farsi vedere troppo indecisa, sia mai che Akendo le presenti il conto. Il chakra circola con forza e vigore all’interno del suo corpo e mentre la mano destra si alza per poggiare il palmo, con delicatezza, sulle mura lei andrebbe a concentrarsi così da provare a spostare il chakra verso le sue ghiandole salivari, sede del veleno. Lo farebbe per permettere al chakra di bagnarsi della sua innata tossica, lo lascerebbe immerso il tempo necessario per ereditarne le proprietà prima di riportarlo in circolo, proprio come un filo che viene intinto nel colore. Continua questo passaggio finché le sarà necessario così da poter essere potenzialmente mortale già al semplice tocco o contatto con la sua pelle. Lunghi capelli le ricadono sul mantello nero solo poggiato alle sue spalle, pronta dunque a disfarsene, la frangetta copre parte della fronte accentuando probabilmente il contrasto tra i suoi occhi, uno rosso e l’altro azzurro, fuoco e ghiaccio su di un volto di porcellana [chk on][arte del veleno liv 3][veleno tossico] [Casa » Piazza centrale] Quella mattina la giovane kusana l’aveva passata in ospedale ad aiutare la madre; quasi controvoglia e solo con l’unico scopo di sentirsi importante, ogni tanto si rifugia lì come volontaria. Non che le dispiaccia ma probabilmente se ciò non rendesse fiera la propria genitrice, potrebbe anche farne a meno. Ed è così che, dopo pranzo, sente la necessità di starsene un po’ da sola però circondata da vita, da esseri umani che vanno e vengono, da mormorii e suoni, da una confusione che crea di per sé un rumore bianco che permette di non immergersi troppo nei propri pensieri. Per com’è lei, non ha necessità di celare ciò che produce la sua mente in quanto, visto il passato roseo, ha sviluppato un benessere mentale quasi da invidiare sebbene, in alcune circostanze, si sente come se l’ingranaggio del suo orologio biologico fosse bloccato da un minuscolo granello di sabbia. Ed è in quei momenti che si avvale del ‘rumore bianco’ dei passanti, prima di Kusa, ora di Chumoku. Si lascia quindi alle spalle il portone di quella che è la sua villa temporaneamente: ah sì, perché oltre all’infanzia felice la kusana proviene anche da una famiglia in cui gli spicci non sono mai mancati. Motivo per cui può permettersi, in questo momento, di uscire di casa con indosso un kimono rosso fuoco composto di due pezzi. Quello sopra con un ampia spaccatura sul seno decisamente prosperoso e dai bordi color rosa chiaro: il tessuto, invece, è intervallato da una trama di ‘soli’ dorati i cui raggi paiono delle teste di serpente piegate in avanti. La stessa trama che troviamo sul pezzo inferiore che parte una spanna più in basso di dove finisce l’altro, lasciando giusto lo spazio per mostrare la vita e l’ombelico, quest’ultimo coperto da un laccio dorato. I capelli, neri come la pece, sono raccolti in un ampio chignon al quale sfuggono solo le due ciocche della frangia che incorniciano il viso a destra e sinistra in egual misura. Sopra alla testa, lo chignon viene tenuto fermo da un fermaglio per capelli a forma di ventaglio bianco con un simbolo rosso fuoco che riprende le vesti. Gli occhi blu oceano, invece, sono contornati da sopracciglia molto fini e, come raramente accade, da un ombretto color rosso. Dalle orecchie, invece, penzolano dei grossi orecchini in oro, anch’essi a forma di serpente. A guardarla così, con tutti quei richiami rettiliani, sembrerebbe una ragazza velenosa: per ora ha dimostrato trattasi solo di apparenza; sì è maliziosa, sì odia il contatto diretto con chi non conosce bene, ma non disdegna la compagnia di nessuno. Un passo dopo l’altro, lento e ondulatorio, la portano dritta alla piazza centrale di fronte alla quale andrebbe a fermare l’avanzata per permettersi di tirare una boccata di fumo da una pipa che regge con la mano destra: non è un’habitué di tale vizio ma ogni tanto, se lo concede. [Piazza] Un odore particolare l’allerta, fumo, lo riconoscerebbe ovunque e non perché lo odi o chissà qualche altro motivo ma solo perché le manda dannatamente l’unica persona di sua conoscenza che fuma. Riconosce subito la differente fragranza rispetto a quella di Yukio, sigarette di ben diverso calibro vengono fumate da lui di solito, ma non è importante adesso. Si lascia cullare dai pensieri mentre lo sguardo vorrebbe scendere fino al fianco, la parte coperta dai pantaloncini in cui sa trovarsi il sigillo imposto dal Kage sul suo corpo, apprezza che non si sia mai presentato fin ora, apprezza che l’abbia lasciata a leccarsi le ferite da sola, per quanto tempo ci sia voluto. Trascinata da quei pensieri senza accorgersene davvero i piedi cambiano direzione per avvicinarsi alla fonte di quell’odore. Dalla nebbia dovrebbe emergere pian piano, estremamente silenziosa, come se servisse altra inquietudine da aggiungere alla sua semplice cadaverica presenza. Asseconda i passi, asseconda quel cambio, abbassando la mano e lasciando il muro, non incontrerà suo padre eppure per qualche assurda ragione si avvicina comunque alla fumatrice, quella donna dal seno prosperoso e il kimono elegante, una sensualità quasi travolgente quella che può notare nella sconosciuta. Andrebbe quindi a fissarla con i suoi occhi, analizzandola, non è una da fermarsi alle apparenze di solito, specie quando crede che sia in gioco la sua vita, ma in questo caso non può far a meno di scuotere le spalle <in cerca di ninja?> domanda semplicemente, certo è che quella ragazzina non sia una combattente, insomma le tette così potrebbero sfuggire al minimo movimento. Non aggiunge altro arrestando il passo, la voce risuona lontana e distaccata, decisamente fredda e in un certo senso disinteressata, nessuna sfumatura colora il suo timbro, non esprime sentimenti, persino il volto resta una neutra maschera[chk on][arte del veleno liv 3][veleno tossico] [Piazza centrale] Inspira lentamente quel fumo prodotto da puro tabacco senza filtri, senza carta che brucia: solo tabacco. Una finissima qualità portata da chissà quale amico del padre: ce ne ha talmente tanti che ricordarne pure il nome sarebbe praticamente impossibile ma poi, non è un elemento importante per la deshi. Per lei, ciò che conta, è la possibilità di rubarne un po’ senza che lui se ne accorga e non perché non le sia permesso di fumare quanto perché quel tabacco lì, proprio quello, è esclusiva del capo-famiglia. In un certo senso, in questo momento, si sente potente. Potente di avere nei polmoni qualcosa di ‘proibito’ e per una come lei, dove la cosa più strana che le sia mai capitata è di vedere gente morire di morte naturale, questo è già molto, signori! Dopo aver raggiunto i polmoni ecco che permette a quel gas ‘tossico’ di ripercorrere la stessa via a ritroso per poi sputarlo fuori arricciando la bocca, rossa e soffiando davanti a sé fino a rendere quel fumo e la nebbia una cosa unica. Ogni tanto le iridi scorrono da destra a sinistra e viceversa nel guardarsi intorno proprio come chi cerca qualcosa o qualcuno, proprio ciò che anticiperebbe anche l’entrata in scena della Doku. Infatti non passano nemmeno troppi istanti prima che anche la kusana si accorga di quella nuova presenza in avvicinamento, una specie di spettro che esce dalla nebbia e che pian piano assume fattezze umane: una specie di trasmutazione da dio a uomo, da fantasma e carne e ossa. La domanda le arriva addosso come una cascata si infrange al suolo, come la rottura di un ghiacciaio che sprofonda nell’oceano ma lei, nella sua compostezza dove finché può fumare quel tabacco è ‘invincibile’ non si scompone più di tanto ma lascia che sulle labbra si dipinga un sorriso malizioso mentre allontana la pipa tenendola delicatamente tra indice e medio e controbilanciandone il peso con il pollice. <In cerca di poveracci?> risponde con un tono di chi accoglie quel giudizio affrettato e vuole giocarci su <No, almeno Daimyō> continuerebbe senza scomporsi; d’altronde in quei giorni l’hanno scambiata per qualsiasi cosa, ci mancava la prostituta. <Come potrai vedere> aggiungerebbe infine indicando con la mano libera il proprio kimono: non di certo a portata di una qualsiasi passeggiatrice. [Piazza] La osserva, sempre fredda e distaccata così come nel si tono anche nelle parole mancano indicazioni su giudizi di merito. La osserva con ancora più attenzione e concentrazione, assottigliando appena gli occhi mentre la sente parlare, analizza con attenzione le forme della donna e quell’abito, come se le parole dell’altra fossero state interpretate come una richiesta <non credo ne troverai molti qui> replica quindi <di Daymo intendo> rialza lo sguardo verso quello della sconosciuta <ninja parecchi e fossi in te starei attenta a definirli poveracci> alza le spalle appena come per lavarsene le mani <qualcuno magari si offende> aggiunge ancora, non è il suo caso per estrema fortuna anche se c’è da ammettere che un pensiero le è balenato in testa, un pensiero che ha combattuto con ogni sua fibra. Ha smesso di essere l’angelo della morte, ha smesso di uccidere chiunque a suo parere non abbia abbastanza voglia di vivere quindi non sarebbe assolutamente giusto nuocere alla ragazzina, anche se decide di fare un passo avanti, per accorciare le distanze, turbare forse entrando nello spazio personale dell’altra, sempre con lo sguardi alto, sempre mortalmente seria <quindi credo dovrai accontentarti o almeno cambiare zona, via da quest’isola> continua con dei consigli di vita non richiesti e decisamente molto inutili. Le mani sono lasciare lungo i fianchi, nascoste appena dal mantello che incornicia la sua figura, nero che si schianta contro quel pallido della pelle, è sicura di sé, dannatamente sicura e forse anche minacciosa con quel suo fare deciso e serio, inquietante nello sguardo sempre troppo freddo eppure non se ne rendo conto, o lo ignora chi lo sa, perché continua ad agire dimentica di come potrebbe apparire ad occhi esterni. [chk on][arte del veleno liv 3][veleno tossico] [Piazza centrale] L’altra pare essere in vena di consigli e Yuukino, dal canto suo, è una spugna in tal senso. E’ un animale sociale che ama parlare e scambiare opinioni con gli altri per il semplice gusto di poter apprendere qualcosa di nuovo, una visione che magari, prima di allora, non aveva mai conosciuto. Motivo per cui lascia che l’altra esprima il proprio pensiero e, sebbene possa sembrare una velata minaccia non la percepisce: non perché sia una donna coraggiosa quanto per essere cresciuta talmente tanto nella bambagia da non distinguere quel labile confine tra consiglio e ‘vedi che così ti bruci’. <Penso anche io… quest’isola non pullula di ricchezza… almeno, non quella ricchezza> dice mentre alza la mano libera, unisce tutte le dita per poi sfregare il pollice su tutti gli altri polpastrelli, il classico simbolo dei ‘soldi’ o del ‘denaro’. Scuote leggermente la testa come a scacciare quella brutta notizia continuando a fingersi una donna che guadagna da vivere con il suo corpo e, a vederla così, alta, maestosa e formosa, non è nemmeno così difficile immaginarsela. <Con poveracci intendo la mancanza di denaro…> aggiunge quindi, senza scomporsi più di tanto <…in quanto ad altre dotazioni> e si ferma mentre sul volto si dipinge un’espressione rilassata, quasi sognante come a lasciar intendere che i ninja da lei conosciuti abbiano scoperto altri tipi di carte legate alla loro… fisicità? Ovviamente tutto ciò rimane una pura e semplice finzione. <Non è mia intenzione offendere chi ha come missione quella di proteggere le formiche inutili come me>. E’ ben conscia di non valere nulla, sotto quel punto di vista. E’ una deshi che non ha nemmeno frequentato mezza lezione e quanto di più lontano si possa pensare dalle guerre, dalla vita da shinobi, dalla morte. Si accorge di come l’altra si avvicina e ricambia con uno sguardo comunque serio e composito: l’unica cosa che la tradisce? Nel inspirare nuovamente del fumo dalla pipa, portata alla bocca con un gesto elegantemente teatrale, sputa fuori quel veleno gassoso torcendo le labbra di lato come a cercare in tutti i modi di evitare che il fumo finisca in faccia all’interlocutrice; da fuori potrebbe sembrare un segno di rispetto, da dentro la paura di sfidare una figura che, per quel che può vedere, non le incute serenità e voglia di giocare a nascondino. [Piazza] Arresta il passo per il momento, chissà poi perché si è avvicinata, non lascia trasparire nulla nei suoi modi di fare, come potrebbe essere altrimenti. Volta appena il capo verso la loro destra come a voler scrutare oltre alla nebbia. Ascolta sempre con attenzione le parole della donna <poveri dici?> domanda quindi con una punta di retorica <non concordo> solo ora vorrebbe tornare a guardarla, non le sfugge lo sbuffo, la lieve tensione che pare essere riuscita ad instillare nell’altra e non si può negare che il suo orgoglio ne sia lusingato, alla fine non ha perso completamente lo smalto eh? <non ho mai avuto problemi con il denaro> ammette lei candidamente, certo si potrebbe notare che per una che ha visto la maggior parte del tempo a casa del Kage, che ha usato la fame come strumento di punizione per il resto del tempo non è che si sia mai trovata a fare davvero i conti con la necessità di denaro <sul fisico non posso che fidarmi, la tua esperienza è sicuramente superiore alla mia> e su questo nessuno può contestare, o no? Ad ogni modo ora l’attenzione della ragazza sembra perdersi appena il discorso pare terminato <ma> ed eccola semplicemente riprendersi, tornare a pensare a ciò chi ha davanti <perché allora resti qui? Non basterebbe andarsene per fare affari migliori?> l’argomento pare comunque interessarle abbastanza da farla restare lì a conversare. Tace il resto dei suoi pensieri, tenendoli dentro la sua stessa mente, facendoli girovagare e poi lasciandoli disperdere, una donna solitamente molto taciturna che con il tempo ha finito per chiudersi sempre più in sé stessa e che ora sta invece cercando di fare l’opposto, aprirsi, conversare, cercare di trovare interessanti le cose che la circondano, persino una donna che vende a poco il suo corpo. Certo a poco visto che dalla loro breve conversazione è ovvio che non si guadagni molto no? Inspira il fumo della ragazza, saggiandone l’odore, l’intensità e in qualche modo la fragranza, non che lo trovi buono ma come detto poco fa è la semplice nostalgia di uno dei pochi posti che abbia mai potuto definire casa a trascinarla [chk on][arte del veleno liv 3][veleno tossico] [Piazza centrale] Dalle parole che l’altra utilizza per risponderle, nonostante non ne sia avvezza, Yuukino intuisce si tratti proprio di una kunoichi. Insomma, quel parlare al plurale dei ninja è piuttosto chiaro e non necessita di ulteriori spiegazioni o disegni dimostrativi; così come non è necessario un acume da sensei. <Diciamo che rispetto ai Daimyō, dove solo quelli caduti in disgrazia non si permettono molto, gli shinobi che hanno danaro da offrire sono quelli di rango più elevato e, ahimè, non c’è modo di scoprirlo prima> e dove le ha imparate queste cose una che ora si finge una prostituta? Semplicemente vivendo in casa con il padre, shinobi e ricco allo stesso tempo. Sa bene che non tutti hanno quella stessa fortuna a livello materiale essendo che la sua casa era diventata un porto per ogni ninja possibile e immaginabile oltre ad averne conosciuti ben due di recente che non le sono sembrati di certo ricoperti di soldi. Poi, per quel teatrino, anche così non fosse, non è di certo importante: ha ormai chiarito che l’interlocutrice non è del mestiere quindi, qualsiasi cosa dica la kusana difficilmente troverà opposizione. <Quindi sto conversando con una kunoichi e, da ciò che mi dici, non sei di certo un deshi che ha appena superato l’esame per diventare Genin> eh sì, questa è la conclusione che ha tirato. Parla al plurale riferendosi ai ninja, non ha problemi di soldi: insomma indizi che portano proprio in quella direzione. <Perché resto qui? Perché quel che cerco non sono i soldi… che ho già> tiriamocela un po’: l’unica verità finora raccontata è proprio questa <Quest’isola pullula di ninja e, ciascuno di loro, a suo modo, è interessante> anche quella che ha di fronte, anche se non lo esprime chiaramente. La osserva, dall’alto verso il basso cercando tutti i possibili indizi per comprendere meglio chi ha di fronte <In ogni caso mi chiamo Yuukino e vengo da Kusa…> [Piazza] Annuisce mentre parla, si trova quasi a concordare con il discorso iniziale della ragazza <mi sembra sensato> ammette lei, non che ne sappia davvero qualcosa su quel mestiere, i soldi per lei sono più facili da reperire di solito si tratta di andare ad uccidere qualcuno ma è abbastanza furba da evitare di esprimere quel pensiero ad alta voce. Continua quindi il discorso la ragazza, non la interrompe più, fino alla fine si limita ad ascoltarla ed eccola quindi fare un altro passo in avanti verso di lei, un solo singolo passo, gamba destra che scivola appena in avanti, il peso che poi si sposta su di essa così che la gamba gemella possa alzarsi dal terreno e raggiungerla, accorcia ulteriormente le distanze <devo dedurre che non vendi il tuo corpo?> replica come prima cosa mentre andrebbe a flettere appena il busto in avanti, da notare come mai abbassi lo sguardo verso il seno in bella vista, non è interessata. Conclusa quella domanda però si raddrizza, tornando ad una comune postura eretta <oh il mio esame genin> gli occhi che vanno a spostarsi verso l’alto in un tentativo della mente di recuperare i ricordi di quel momento, non che sia stato così eclatante infatti a malapena riesce a mettere due immagini in fila, ricorda meglio il dopo, lo scoppio della guerra e la sua discesa in prima linea. Sospira <dimmi Yuukino da Kusa cosa ci trovi di interessante in me?> stabilisce subito un ponte usando il nome che le è appena stato fornito, lo pronuncia con sicurezza come se il mondo intorno le appartenesse, come se la ragazza stessa facesse parte dei suoi domini <tu chiamami pure Medusa> aggiunge alla fine la sua breve presentazione [chk on][arte del veleno liv 3][veleno tossico] [Piazza centrale] La giovane mora di certo non si aspettava che, con quei discorsi da quattro soldi (giusto per rimanere in tema), potesse in un qualche modo attirare l’attenzione di quella che pare essere una kunoichi e, secondo le prime deduzioni che non sono state obiettate, nemmeno una qualsiasi con ancora il latte alle ginocchia per gli allenamenti atti a superare quel primo esame a cui qualsiasi deshi viene sottoposto prima o poi. Anzi, quella la ascolta, le dà retta e ad un certo punto le si avvicina ancora di più. Yuukino, dal canto suo, non indietreggia per la stessa ragione per cui non si è spaventata qualche minuto prima al loro incontro. Lei è come un bambino senza coscienza che alla vista di un serpente non si impaurisce; non perché il serpente non sia letale o che esso non possa secernere del veleno ma perché l’inesperienza farà sì che quel pargolo allunghi la mano per afferrarlo, di sicuro. Perché è curioso e l’unica cosa che lui sa fare è allungare le mani, afferrare le cose e portarle alla bocca, indipendentemente di cosa si tratti. Lo stesso accade per la kusana. Si trova di fronte a qualcosa che in un campo di battaglia potrebbe far perdere ogni briciola di coraggio ma lei non è mai stata in battaglia, non ha mai sperimentato il dolore, la perdita, la morte, il sangue. <Sebbene abbia molto che potrei vendere> si blocca mentre abbassa il proprio sguardo sul proprio seno prima di alzare di nuovo il viso e puntare le iridi blu oceano sul corpo dell’altra meno abbondante ma altrettanto pericoloso, di un pericolo che la deshi non potrebbe mai, nemmeno lontanamente, sospettare <Non fa per me…> aggiunge infine prima di infilare nuovamente la pipa fra le labbra e tirare un’altra boccata di fumo da mandare giù lungo la trachea fino ai polmoni che lo ricevono controvoglia. <Trovo interessante che tu possa trovare me interessante> che giro di parole. D’altronde se le cose dovessero stare così come immaginate da Yuukino, si ritrova di fronte una persona che avrebbe di certo di meglio da fare che omaggiare con le proprie attenzioni ‘una come lei’, insignificante formica che popola questo mondo e che consuma ossigeno senza uno scopo di alcuna natura. <Ed ora che lo conosco, anche il tuo nome> breve sorriso, prima di sputare nuovamente il fumo fuori sempre contorcendo le labbra a sinistra. [Piazza] Continua ad osservare la ragazza, ad ascoltarla, non ci sono particolari sentimenti su quel volto, solo davanti a quella semplice ammissione di menzogna lei alzerebbe la mano destra, il dito indice che vorrebbe portarsi verso il volto altrui, un gesto lento e delicato che vorrebbe apparire e in caso concesso anche tramutarsi in una semplice carezza sul lato sinistro della guancia altrui. Un gesto che potrebbe anche apparire dolce, un modo di fare delicato. Come una madre che vuole solo rassicurare e prendersi cura della figlia, così quella mano si muove, le dita appena flesse così che ad impattare per primo sia effettivamente l’indice lievemente più teso <non mi piace venir presa in giro> andrebbe solo a comunicare se fosse effettivamente riuscita in quel gesto. Se tutto fosse andato bene e come previso ora la ragazza dovrebbe poter avvertire il bruciore che si dirama da dove fino a qualche secondo fa è passata la sua mano pallida. Se fosse riuscita quindi si limiterebbe a sentire il veleno entrare in azione, un dolore sordo ma la capacità di resistere sta solo all’altra <non ti lascerò morire ma che ti sia da lezione per mentire meglio> ecco sì, non le insegna a far la brava ragazza ma giusto a non farsi beccare. È una fortuna che la figlia sia stata uccisa o comunque tolta da lei. Ad ogni modo ora si limiterà a guardarla, sia che sia riuscita l’avvelenamento o meno <e non è detto che io ti trovi interessante, magari mi stavo solo annoiando> che in realtà un po’ corrisponde a verità, anche se non è stata la noia a catturarla ma solo il fumo. Osserverebbe quindi a questo punto la reazione della ragazza, con decisione, freddezza, sicurezza, padrona del mondo intorno a lei, padrona di sé e della sue azioni, spinta questa volta da una reale motivazione e non dalla semplice abitudine [chk:92/95][veleno lv 3- tossico] [Piazza centrale] Quel tono malizioso tipico della kusana sembra aver quantomeno infastidito l’interlocutrice la quale a quel punto cercherebbe un contatto con la mora. Dal canto suo, Yuukino, schiva ai contatti fisici e visto il movimento lento dell’altra nell’avvicinare il dito al proprio viso ecco che sposterebbe all’indietro la testa piegando il collo e facendo un passo indietro per non perdere l’equilibrio. Il contatto fisico è qualcosa che l’ha sempre indisposta non perché abbia un carattere solitario o perché fredda, anzi; semplicemente è cresciuta nello sfarzo. Per chi si chiedesse cosa c’entri tutto ciò, semplicemente è una che cura sé stessa all’inverosimile ed una mano, vettore di sporcizia, batteri e quant’altro non è mai ben vista sulla pelle del viso dalla kusana. Se dovesse riuscire nel suo intento di allontanarsi quel quanto basta per non farsi toccare ecco che andrebbe a spalancare gli occhi alle parole di quella, parole che celano una malvagità che Yuukino non ha mai avuto modo, per fortuna, di conoscere in vita <Prendere in giro?> andrebbe così a domandare inarcando un sopracciglio. Se quel gesto di allontanamento fosse riuscito andrebbe a spostare indietro anche l’altro di piede per poter riprendere una posizione eretta prima di rischiare di perdere l’equilibrio <Non sei forse tu che ti sei avvicinata dandomi della sguattera?> andrebbe così a ribattere incurante e incosciente senza sapere alcunché riguardo alla figura che si ritrova davanti. L’istinto che avverte del pericolo, in Yuukino, è assopito o anzi, dovremmo dire mai allenato. Motivo per cui non se la dà a gambe nonostante abbia sentito pronunciare parole quali ‘non ti lascerò morire’. Forse non ritiene che l’altra possa parlare seriamente, non trova possibile che ci sia una gratuità della cattiveria. Il fumo ormai fa di testa sua in quanto, per tutti questi attimi la deshi non avvicina nemmeno più la pipa alla bocca in quanto la sua attenzione è presa totalmente dalla Doku. [Piazza] La mano ricade semplicemente lungo il fianco, lascia che la ragazza si allontani senza far altro, non è certo una che fatica così tanto per nulla. Si limita quindi ad osservarla, le parole che vengono pronunciate sono comunque una minaccia, o la semplice affermazione di una verità, che rimane ancorata nell’aria mentre la fumatrice rimette distanza tra di loro. Le ci vorrebbe così poco per esserle al collo, ne ha la certezza ora che la vede muoversi. Se ne resta lì mentre ka mano scivola al suo sotto al mantello <e come ti avrei preso in giro chiedendoti del tuo lavoro?> domanda semplicemente <credi davvero esistano lavori migliori di altri?> domanda ancora quasi incalzandola <che differenza c’è che vende il suo corpo per donare piacere e chi lo vende portando morte come i ninja?> aggiunge lasciando cadere la domanda, retorico il suo tono eppure resta istanti in silenzio per cercare di capire se l’altra ha intenzione di ribattere <io ho domandato e tu hai risposto mentendo, hai preso una decisione> scuote appena le spalle voltandosi adesso, non le dà le spalle muove solo la faccia ma lo sguardo va a direzionarsi in un ben definito nulla alla sua sinistra, come attirata da un rumore o da chissà che altro dettaglio <non ti saresti dovuta far scoprire> sospira appena come una specie di rimprovero senza più donarle vera attenzione o almeno per quel che riguarda gli occhi, il resto dei suoi sensi restano all’erta come suo solito, mai così sicura da credersi fuori pericolo, l’ultima volta che abbassato la guardia ci è quasi morta e non possiamo certo dire che non sia tipa da imparare la lezione [chk:on][veleno lv 3- tossico] [Piazza centrale] La mano dell’altra ricade lungo il fianco mentre Yuukino la segue con lo sguardo. Se prima era incuriosita ecco che ora sembra quasi indispettita. Prima viene additata come una prostituto dopodiché cerca di invadere i suoi spazi personali con una carezza; storce il naso come chi si ritrova a sentire un odore pungente nell’aria. <Al di là di quel che possa essere il mio lavoro, giudicare che sia proprio quello sulla base di… aspetto fisico?> andrebbe a rispondere. Ok, la kusana di certo non conosce la vera cattiveria ma allo stesso tempo non si può dire sia una alla quale il cervello non funzioni. Dà peso alle parole e di certo l’interlocutrice, a suo modo di vedere le cose, ha semplicemente valutato che quel che vedeva non poteva appartenere ad alcun altro mestiere <O vuoi dirmi che hai pensato fossi una prostituta per il colore dei miei occhi?> provocatrice, anche. A giocare con la morte quando è travestita da rose è sempre facile, no? E Yuukino continua ad ignorare la pericolosità di colei che si trova di fronte. <La differenza sta nel causare piacere o morte ma non è questo il punto quanto la presunzione di dare per scontato che si appartenga all’una o l’altra parte solo sulla base di ciò che l’aspetto esteriore> andrebbe ad aggiungere. <Scoprire? Non ho nulla da nascondere e, nel risponderti non ho né negato né affermato di essere qui per vendere il mio corpo…> semplice. Almeno, dal suo punto di vesta sembra tutto così semplice e lineare. Si ricorda solo ora di avere ancora una pipa fra le mani e mentre l’altra sembra disinteressarsi a lei guardando da un’altra parte la kusana andrebbe a riavvicinarla alle labbra per inspirare nuovamente del fumo prodotto da quel tabacco <In quanto all’interesse, fosse noia non saresti più qui…> aggiunge infine mentre espira quel fumo lentamente attraverso le narici questa volta mentre sposta il peso del proprio corpo tutto sulla gamba destra. <Avresti potuto ignorarmi…> aggiunge infine. [Piazza] Ascolta quella che potrebbe quasi sembrare una sfuriata con una freddezza ed un distacco che fanno ben intendere il carattere o meglio fanno ben intendere quando la donna non sia altro che un’altra trovata lungo il proprio cammino, che si tratti o meno di noia però non lo fa comprendere <sula base degli abiti> solo ora tornerebbe a voltarsi andando a fissarla in volto <della postura> continua decisa e distaccata <del fatto stesso che te ne stai in una piazza in un giorno di nebbia a fumare> replica lei <non vuoi sicuramente passare inosservata e al contempo nessun combattente utilizzerebbe abiti che potrebbero compromettere dei movimenti fluidi, cosa avrei dovuto dedurre che sei una ragazzina annoiata che vuole delle caramelle?> ironica quasi in quest’ultima passaggio della sua frase <siamo in un periodo che a quanto pare non è di pace, alcuni saranno chiusi in casa, usciranno il meno possibile visti i recenti avvenimenti> continua con quella spiegazione insolitamente lunga, specie per lei <avrei dovuto forse pensare che sei uscita solo perché ti andava?> si volterebbe quindi, dandole definitivamente la schiena <non crederti importante che fosse noia o meno ora è finita> e con queste ultime parole si limiterebbe ad incamminarsi, silenziosa com’è arrivata alzando giusto giusto la mano destra in segno di saluto, quando già le da le spalle, decidendo di dimenticarsi, almeno per il momento, della ragazza in attesa forse di ritrovarsela davanti e colpire davvero. I capelli ondeggiano eleganti dietro alla sua schiena, stridendo con quel modo di fare invece così freddo che poco ha di studiato e di elegante, solo le ciocche che si muovono possono darle un simile tocco, possono quasi renderla un piacere per gli occhi [chk:on][veleno lv 3- tossico] [Piazza centrale] Ascolta le parole dell’altra, la spiegazione del perché sia giunta a quella conclusione rimarcando diversi fattori, tutti aspetti visivi. <Potrei essere semplicemente una commerciante di tabacco> chiosa infine la kusana tagliando corto quell’elenco di caratteristiche ora leggermente infastidita da quel comportamento di una sconosciuta la quale pare voler avere la verità in tasca e che le sia concesso di giudicare in base alle apparenze <Beh, sicuramente hai indovinato a dire che non sembro una kunoichi> sospira, breve pausa. Si limita a dire questo senza rispondere né dare adito ad altre parole pronunciate dall’altra. Quando si gira del tutto per andare via la kusana tira un sospiro di sollievo: non era stato di certo l’incontro più gradito del secolo sebbene, almeno in parte, quella personalità l’abbia incuriosita. Per essere così distaccati dalla realtà di certo dietro ci deve essere un qualche conto col passato non del tutto chiuso e Yuukino non si fa di certo pregare quando si ritrova di fronte personalità disturbate: potesse ne farebbe uno studio e ne pubblicherebbe i risultati e, quella Medusa, aveva tutte le carte in regola. Ma decide di non fare nulla se non osservarla mentre si allontana: fermarla significherebbe molto probabilmente donarle dei poteri che non le sembra il caso di darle visto quel che è accaduto. Sarà incosciente ma ha pur sempre 19 anni e di certo non è un’adolescente in preda a fasi ormonali acute dove il cervello viene disconnesso e si vuole avere ragione a tutti i costi: d’altronde, a cosa servirebbe avere ragione di fronte ad una sconosciuta? Andrebbe quindi a lasciare che il peso della schiena la ‘trascini’ leggermente indietro, quanto basta per trovare il muro con le proprie spalle, muro al quale andrebbe ad appoggiarsi senza mai distogliere lo sguardo dall’altra che si sta allontanando. La pipa verrebbe portata nuovamente alle labbra per tirare un’altra boccata di fumo col quale irrorare i polmoni che, di questo passo, non se la passeranno tanto bene in futuro.