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Ramen insipido

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con Hanae, Yosai

19:04 Hanae:
  [Chiosco Ramen] La nebbia infesta l'isola, dando al luogo che riunisce tanti ninja - e comuni cittadini - un'aria alquanto mistica e rarefatta. I raggi del sole filtrano luce pallida e permettono alla vista quasi nulla, specialmente considerata l'ora; Ma sono le bancarelle del gran mercato a dar vita a questa viva frazione di Chumoku. Grandi lanterne costeggiano l'intero sentiero, avvolgendo chiunque in una luce tiepida e calmante. Con l'avvicinarsi della notte il via vai di gente è diminuito, lasciando le strade che costeggiano le bancarelle circostanti estremamente facili d'attraversare. Tra gli individui presenti, uno è Katsumi. I capelli bianchi sono il primo faro che lo distinguino, abbastanza lunghi dal coprirne quasi per intero la nuca e la fronte. Le punte sfiorano il tessuto nero di una maglia nera che aderisce perfettamente al magro fisico posseduto dall'Uchiha. Un contrasto notevole, il nero, con i capelli e con la pelle stessa, quest'ultima pallida. Un pantalone nero, sorretto da una cintura, completa il suo vestiario assieme ad un paio di stivali. Si trova al momento di fronte ad una bancarella che vende cibo. Tre lanterne sono appese all'insegna, ed un cartello posato al terreno testimonia la presenza di un'offerta promozionale, uno sconto su qualsiasi prodotto del negozio purché l'acquisto avvenga di sera. Tre sgabelli, di cui due vuoti, sono allineati di fronte ad un anziano che al momento serve il solo cliente presente: Katsumi. E' lui ad occupare uno sgabello, al momento con il mento basso e lo sguardo assorto in una scodella di ramen. "Desidera altro?" Parla l'uomo dietro la bancarella. La risposta è celere: lo sguardo si alza e con questo la mano sinistra, che s'agita con lo scopo di fargli intendere che non desidera altro. < No, grazie. > Chiunque assista a quella scena, potrà notare una particolarità. La mano alzata, precedentemente nascosta lungo il fianco, appare completamente circondata da diverse sfumature di rosso. L'occhio sinistro dell'uchiha è, inoltre, fasciato, con lo scopo di nascondere l'occhio rosso che potrebbe molto facilmente rivelare l'eterocromia che lo caratterizza. Un pigro tentativo di celare alcuni dei suoi tratti estetici più rilevabili. Il chakra è attivo, un'abitudine di chi ha appreso quanto essere preparati sia importante.

19:27 Yosai:
  [Chiosco] Probabilmente il giorno in cui potrà trovarsi in un posto senza nebbia diventerà pazzo di gioia. Ha finito anche di stufarsi di quella coltre grigiastra e lattiginosa che ormai lo accompagna da troppo tempo. Troppo secondo lui almeno. Non riesce più nemmeno a vederne il fascino. Un giro al gran mercato gli ci vuole, ha finito tutto a casa e dovrà fare in modo di trovare come saziare la mole di muscoli che si porta dietro e che lo costruisce. È giunto da poco nel posto e per ora sta curiosando in cerca di un posto in cui fare il suo spuntino pomeridiano. Pantaloni scuri coprono le gambe nerborute aderendo ai fasci muscolari che guizzano sotto di essi ad ogni passo, pesanti anfibi neri ai piedi, confacenti alla sua stazza. A coprire il torso più simile al tronco d’un albero che a quello d’un cristiano c’è una maglietta bianca, in tessuto elastico, che aderisce anch’essa ai muscoli come una seconda pelle. Le maniche son lunghe, ma tirate su fino a metà dell’avambraccio scolpito, lasciando evidenti i tratti d’inchiostro nero-rossastri che colorano la pelle dall’incarnato vispo, salutare, infilandosi sotto la maglia. Il collo taurino sorregge un capo affilato, dai lineamenti duri, marcati. Una fitta barbetta incolta copre la mascella e il mento, naso dritto in mezzo a due occhi del color dell’oceano. Campeggiano, sul volto, le cicatrici che ha imparato a ignorare. Un taglio scuro e affilato parte dalla parte sinistra della fronte e corre dritto lungo il viso fino alla fine dello zigomo, salvando l’occhio sinistro. Un altro taglio, più profondo, solca la fronte per orizzontale, come il taglio sul coprifonte dei mukenin, ma sulla pelle. Capelli scuri completano il tutto, raccolti in un cipollotto di fortuna che lascia liberi i capelli dalle orecchie in giù, fluenti fino alle spalle. Svetta di parecchio sui presenti, ma questo non sembra dargli fastidio, le braccia sono distese parallele ai fianchi, ben separati dai dorsali troppo voluminosi per consentire alle braccia anche solo di avvicinarsi ai fianchi, da rilassate. In mano stringe un vasetto di ceramica, l’unica cosa che ha comprato. Ne ha bisogno per cambiare quello che usa per l’unica piantina che tiene in casa, ma questi sono altri discorsi. Ogni tando un gorgoglio che sembra il ringhio di Cerbero dall’inferno si propaga dal suo stomaco, infastidendo i passanti e lui stesso, più per i crampi della fame che per il rumore. Lo sguardo oceanico si posa sull’insegna di un negozio mangereccio. Le labbra sottili si distendono in un sorriso che snuda la bianca dentatura, soddisfatto. Raggiunge il posto a larghe falcate fino a trovarcisi davanti. Con lo sguardo cerca i dettagli. Pasti caldi, prezzi buoni, sgabelli liberi, cuoco panciuto, vuol dire che cucina bene, un solo cliente, meglio. Ma… sgrana lo sguardo, stupito. Capelli bianchi… non è possibile! Che sia lui, di nuovo? In mezzo a tutta quella gente? Lo sguardo stupito diventa terrorizzato e la ciotola gli sfugge di mano <ma che diav…> ad alta voce, e se ne accorge, spezando la frase mentre il vasetto cade in terra e va in pezzi con uno schianto, spaventando i passanti.[chakra off]

19:45 Hanae:
 Il corpo rimane immobile mentre i soli occhi scandiscono il ramen acquistato; Le palpebre superiori s'abbassano appena mentre l'Uchiha osserva quella ciotola il cui contenuto è stato divorato per metà. Le labbra premono tra loro e si ridistendono rapidamente in un'espressione che s'è presentata per un momento afflitta da un qualche tipo di dubbio. I tumulti della fame sono stati annientati quasi per intero dal semplice bere brodo. Ed in quel suo breve ed assorto silenzio sembra quasi star investigando e cercando 'il pelo nel brodo'. Tanto assorto che, pur udendo il forte brontolio di uno stomaco vicino, mantiene lo sguardo immobile. E così farà fintanto che la presenza di Yosai non sarà tanto vicina dal risvegliare in lui il primitivo istinto di accorgersi del prossimo. Il mento si alza ed il busto ruota appena, permettendogli, poco dopo le parole espresse dall'orso, di voltarsi in sua direzione. l'occhio esposto s'alza subito dopo per cercare un po' più in alto le pozze blu di Yosai; e diverrebbe evidente il viso di Katsumi. Pallido e freddo, così come l'occhio, presentatosi con un debole riflesso che quasi lo fa parere opaco. Sotto questo, sarebbero evidenti due occhiaie rosse come il colore che caratterizza il fondo d'un bicchiere di vino. < ? > China il capo alle parole altrui, un istante prima della tragedia che vedrà il vasetto dell'allievo schiantarsi su fredda pietra per andare in...tanti pezzi. Istintivamente, i piedi fanno leva sul terreno per portare l'Uchiha in piedi. I movimenti sono quanto più essenziali possibile, intramezzati da attimi di immobilità. A giudicare dalle parole dello sconosciuto sembra esser stato riconosciuto, e la cosa lo metterebbe in un certo allarme se non fosse per una reazione che lascia intendere una certa giovinezza ed energia di spirito.. una caratteristica che non s'addice ovviamente ad un'entità ostile. < Mi spiace per il vaso.. > con un tono tanto basso dal sembrare timido osserva i diversi frammenti sparsi per il terreno, chinandosi poco dopo per raccoglierne uno qualsiasi. < Sei un ninja? > L'aspetto altrui suggerisce più un qualche tipo di mercenario, ma tastare il terreno è un modo come un altro per capire se può terminare il pasto senza difficoltà o se è il caso di spostarsi in luoghi più discreti. Il proprietario del chioschetto, intanto, s'accorgerebbe di avvicinare a Yosai una vecchia scopa qualora voglia recuperare rapidamente i pezzi di ceramica caduti. {ck on}

20:06 Yosai:
  [Chiosco] Pare abbia visto un fantasma, il volto diventa rapidamente come quello della maglietta che, se il giocatore avesse buona memoria, si sarebbe ricordato di specificare che è si d’un bianco vivo, ma che presenta una vistosa e piuttosto estesa macchia rossa al centro del petto, macchia slavata nei contorni, segno d’un tentativo di pulizia o accomodamento che però non ha raggiunto grandi risultati. Succede quando provi a togliere il sangue dai vestiti con l’acqua. Ma tornando a noi. Il gigante sfregiato percepisce di nuovo quel maledetto tremolio alle gambe. È questo che succede quando hai in corpo un terrore diffuso per qualcosa e non lo risolvi, che vedi un’ombra di quel qualcosa in qualsiasi cosa gli somigli. E così quel bianco crine ha destato in lui il terrore recondito provato qualche giorno prima difronte ad una presenza dagli stessi capelli bianchi. ed a onor del vero il primo sguardo dell’Uchika non lo conforta. Pelle bianca e occhi bianchi, definitivi, sono altri segni distintivi di quel qualsiasi cosa abbia destato nel cuore del giovane allievo tanto terrore da portarlo adesso, nell’immergere lo sguardo oceanico in quel niente bianco, a fare un passo indietro, quasi volesse mettersi sull’attenti. Ovviamente ci sono cose che avrebbe potuto notare come differenti, ad esempio l’abbigliamento, o la statura, o il portamento, o qualsiasi altra cosa, ma sono dettagli che il terrore profondo ha cancellato. Ad interrompere quel sentimento è la parlata dell’Uchiha… no, questo è strano. Si ferma, sbatte un attimo le palpebre <ti di…> dispiace? Sul serio? Lo sguardo di lui sui cocci del vaso portano anche lui ad abbassare lo sguardo sul vaso stesso <oh non… non ti preoccupare, mi è scivolato!> funziona bene l’arte della dissimulazione? Probabilmente no, non è così in grado. Poi quella domanda. Un fare così tranquillo lo covince che quella figura pallida, quasi aleatoria, non è chi crede che sia. Accompagna quella frase dissimulatoria con un ampio sorriso che tradisce un filo di nervosismo. Ha i nervi a fior di pelle ultimamente e questo si vede. <io?> chiede quasi a conferma che quella domanda sia per lui <no> risponde secco tornando ad avanzare di nuovo verso l’altro poggiando un piede sopra ai cocci in terra e generando un fragore sommesso dalla suola dello scarpone. La mancina afferra la seduta di uno sgabello, a due sgabelli di distanza da quello di lui, per evitare di dar fastidio, viso che la distanza di uno sgabello praticamente se la mangiano le spalle. <non ancora almeno> completa la frase di risposta mantiene il volto girato di tre quarti verso l’interlocutore, cercando con quello sguardo blu i suoi dettagli. <tu?> ricambia la domanda, per poi soffermarsi sulle occhiaie rosse dell’altro. E siccome il cecio proprio non sa tenerselo <che hai fatto agli occhi?> alza addirittura la mandritta nerboruta, chiusa in pugno eccezion fatta per l’indice che disegna un semicerchio sotto il suo stesso occhio sinistro, quello sfregiato, a disegnare un’occhiaia. L’attenzione sul cuoco dovrebbe averla destata sin da quel fragore di cocci, si limiterebbe a donargli un rapido sorriso <vorrei venti ravioli di carne e un po' d’acqua per favore> bisogna tenersi leggeri.

20:26 Hanae:
 Scomparso per diversi anni dallo scenario del mondo degli Shinobi, Katsumi è arrivato al punto dal rendere la sua immagine quasi completamente anonima. La sua ricerca di un'impronunciabile verità l'ha portato alla fine di tutto ad abbandonare ogni cosa: innanzitutto il clan, che tanto s'è impegnato a strappare dalle mani del precedente monarca degli Uchiha. Proseguendo, il suo ruolo nell'organizzazione alba. L'anello e le vesti che lo testimoniano rimangono da lungo tempo chiuse in un fuuda che ne fa da contenitore. E nel suo viaggio, i pochi incontri avuti son stati con shinobi affermati e di poche parole, interazioni vissute più e più volte che adesso gli lasciano sulle labbra ben poche parole per una personalità tanto accesa. Una personalità non mai osservata, ma con cui ha sicuramente avuto poco a che fare. < ... > Il solo occhio esposto, quello che tanto assomiglia ai capelli, s'alza al petto altrui. Per quanto possa ignorare le cicatrici si risveglia nello sguardo una curiosità implicita verso la macchia rossa che solo adesso, osservando meglio Yosai, diventa evidente. Si sofferma pochi istanti, per poi tornare a prender posto allo sgabello del chiosco. Il coccio di ceramica viene poggiato sul bancone, ed intanto il viso s'assicurerebbe di permettere allo sguardo d'osservar l'orso, soffermandosi soltanto quando egli ha di che parlare. Il ramen va emettendo gli ultimi vapori, iniziando a freddarsi. E di conseguenza entrambe le mani del ninja s'alzano per avere un sorso di brodo. < Al momento, no. > Risponde con un tono pacato quando gli vien chiesto del proprio ruolo. Non solo sarebbe strano spiegare la propria affiliazione, ma anche l'Uchiha è al momento poco sicuro di quale sia il suo ruolo nella società. < Ah.. > Quando l'altro pone una domanda, è istintivo alzare la mano sinistra per sfiorarsi appena con l'indice sotto l'occhio in vista. La mano, coperta di sfumature rosse, è nuovamente visibile, ma torna rapidamente ai fianchi. < E' un vecchio incidente. > Le labbra s'allungano ed i bordi s'incurvano per dar l'aria di un mesto sorriso. E' strano, quanto poco abbia da dire. < A quale villaggio offrirai i tuoi servizi? > Senza rivolgergli lo sguardo pone una domanda, ricollegandosi alle informazioni precedentemente fornite. Intanto, quando Yosai fa la sua ordinazione, darà un bel po' di lavoro da fare al cuoco, che immediatamente s'occuperà di preparare l'ordinazione. < Mi chiedo per chi mi stavi scambiando > lo sguardo, assottigliato, si sposta verso il ragazzo, soffermandocisi in attesa di una risposta.

20:45 Yosai:
  [Chiosco] Rimane con il volto di tre quarti, anche perché l’unica cosa che gli arriva all’istante è l’acqua e non ne ha voglia. Lo osserva curioso. Per quanto l’altro possa nasconderlo, un albino resta un albino, qualcosa che sarà sempre diverso, mai conforme, marchiato a vita e questo desta la sua curiosità. Alla risposta di lui inarca il sopracciglio sinistro, spezzato a metà da quel vecchio taglio. È una risposta ambigua. Le persone normali dicono che non sono ninja, i ninja dicono che sono ninja, nella ferma certezza che si finisca di essere ninja solo da morti, la conclusione è ovvia, c’è solo un’altra categoria che risponderebbe in quel modo. Il sopracciglio si distende insieme alle labbra che regalano all’altro un sorriso <sei allievo anche tu?> con l’innocenza di un bambino alto un metro e dieci con due sfregi sulla faccia, lo chiede. Ha la decenza di far morire quel sorriso quando lui spiega il motivo di quei segni rossi, e osservando la mano di lui che si alza, notandone i rossori anche li, annuisce piano col capo <mh-mh devi esserne uscito male> su certe cose è meglio non indagare. Probabilmente se gli chiedessero di quelle cicatrici farebbe lo stesso, ne è consapevole, distoglie lo sguardo andando a navigare per i suoi di vecchi incidenti. Sbatte veloce le palpebre due volte tornando a immergersi nello sguardo bianco di lui <io sono di Konoha> una risposta che non è una risposta, ma per lui è LA risposta. Si raddrizza con la schiena, alto tanto che probabilmente la sua testa scomparirebbe alla vista degli eventuali astanti, dietro bordo del tendaggio che arriva fino in strada. E si raddrizza solo perché nel frattempo è arrivato un piatto contenente i suoi primi cinque ravioli. Allunga l’avambraccio tatuato in modo che la mandritta possa afferrare un paio di bacchette dal dispenser <mh?> alla sua domanda si ferma, con le bacchette in mano, di nuovo inarca un sopracciglio <tu devi essere stato lontano e tornato da poco, mh?> quasi a chiedere conferma, l’ultimo mugugno <qui non si parla d’altro da giorni. C’è stata un’apparizione nel parco… ci sono stati morti e feriti> ecco. Afferra una bacchetta con ognuna delle due mani, ma ci mette troppa forza nel dividerle e oltre a separarle spezza la sinistra. E che cavolo <tsk> le lascia di fianco al tavolo per prenderne un secondo paio e separarle con meno vigore[chakra off]

21:04 Hanae:
 E' rapida, la morte del sole. Gli ultimi dolci raggi svaniscono in balia dell'ordine naturale ed al suo posto si presenta la luna, anch'essa invisibile. I primi chioschetti iniziano a chiudere ed il chaos tipico dell'area mercantile va scemando fino al lasciare soltanto un brusio più o meno distante. Nonostante lo stomaco di Katsumi si senta a fatica soddisfatto da quel cibo, decide di continuare a dare piccoli morsi. La sua curiosità è stata destata ma è troppo alta l'autocoscienza per voler far pensare al prossimo che sia interessato da una conversazione. Quasi si vergogna, a parlare. E' un nodo inspiegabile che diventa evidente quanto, tra una frase e l'altra, lascia le labbra appena schiuse, come se ogni suo punto fosse in realtà una virgola. < Allievo? > rivolge completamente lo sguardo all'orso, alzandolo appena per non osservargli il mento..o forse il collo. Alza appena le sopracciglia, appena visibili sotto i ciuffi di capelli bianchi. < No. E' più.. > inizia a parlargli, e quando lo fa sposta nuovamente lo sguardo per non apparire troppo invasivo. Tiene il silenzio per dei secondi ed alla fine decide di spezzarlo riformulando ogni parola. < Sono un ninja. Ho perso il coprifronte. > La cosa potrebbe risultare ancor più strana, addirittura vergognosa. Con una sfumatura più profonda, è tuttavia la scusa migliore che gli passa per la mente. Segue ad afferrare con le bacchette letteralmente due fili della pasta del Ramen, per poi riportarla all'interno della 'ciotola'. Viene a conoscenza del villaggio d'appartenenza dell'allievo, anche se la sua risposta si pone ambigua rispetto alla domanda. < Sono stato molto, molto lontano. > Annuisce debolmente con il viso e si fa visibilmente più attento quando, finalmente, viene a capire il motivo per cui tanti individui parevan molto tesi. Morti..E feriti. Anche in un luogo che, piccolo e denso di ninja com'è, non dovrebbe esser minimamente pericoloso. Nel suo riflettere, perso nel pensiero, vede le bacchette altrui spezzarsi sotto l'applicazione di una forza grezza notevole. Lo sguardo si rilassa e quasi sorride, intrattenuto. < Ho notato l'allerta, ma ho avuto l'occasione di fermarmi solo questa sera. > Annuisce col capo, afferrando poi il suo bicchiere d'acqua per abbeverarsene. Poggiato sul bancone, senza far rumore, torna a parlare. < Posso pagare i suoi ravioli per qualche informazione in più sull'evento? > Un favore per un favore. E' così che funziona, con il prossimo. No? {chk on}

21:28 Yosai:
  [Chiosco] Effettivamente non ha modo di curarsi del buio che s’è fatto intorno, tra l’attenzione che rivolge all’Uchiha e le luci accese della bottega sembra non risentire del buio. Stà per inforcare un raviolo con le bacchette quando al sentire quella negazione s’inchioda a mezz’aria con le fauci spalancare. Lentamente raddrizza la testa chiudendo la bocca, e torna a guardarlo, e torna ad inarcare un sopracciglio, non parla nel notare che deve finire la frase. La spiegazione di lui comunque non lo soddisfa, e prova a spiegare il motivo <mh> l’espressione si scurisce, il raviolo rimane a mezz’asta e quelle iridi blu lo scrutano, assottigliando lo sguardo <in accademia mi hanno detto che un ninja smette di essere ninja quando muore o quando diventa un traditore> commenta con la voce che s’è rabbuiata. probabilmente quella lezione non l’ha ascoltata molto bene, magari ha dovuto studiarsela, non si sa, ma ne è convinto, e il risultato sarebbe comunque questo. Il raviolo è rimasto lì, fumante a mezz’aria. Preoccupazione scema, ragionamento scemo magari, ma non può saperlo, e la combinazione di una convinzione inarrestabile con una tensione insostenibile generano questo. Lo osserva. Sembra tranquillo. Probabilmente un mukenin lo avrebbe già ammazzato, chi può dirlo? Obbiettivamente quando rivela di esser stato lontano, nell’ottica dell’allievo le cose non migliorano, annuisce quasi impercettibilmente e basta, ascolta la successiva domanda <devi convincermi che non sto parlando con un traditore, altrimenti le informazioni che ti darei potrebbero mettere in pericolo molte persone, lo sai.> a questo punto deve supporre che abbia seguito le lezioni anche lui. Un minimo almeno! C’è poco da fare, il konohano, pur non essendo ancora ninja, sta iniziando a comportarsi come tale. Senza ragionare e seguendo il protocollo. Il modo migliore per farsi ammazzare o cominciare una guerra.

21:51 Hanae:
 Sembra, oggi, che in Katsumi si sia rivelata una curiosità rinnovata per ciò che lo circonda. Il bisogno di riscoprire il mondo che ha tentato in più occasioni d'abbandonare. Ed anche, considerata l'appartenenza dell'orso, l'occasione di osservare una personalità appartenente ad un luogo che ha per gran parte della sua vita trascurato. Son pochi, gli individui di Konoha incontrati. E sono molti meno se vengono esclusi dal conteggio gli appartenenti all'Akatsuki. Nonostante i tanti ricordi posseduti, gran parte di essi appartenenti persino ad altre vite, ha una strana ignoranza verso gli affari del villaggio della foglia. E la situazione prende una piega ancora più..interessante, quando la propria identità viene messa, più che giustamente, in dubbio. < ... > ascolta parole che un tempo ascoltò proprio mentre sedeva ad uno dei banchi dell'accademia di Oto. Forse non erano le stesse, ma neanche egli era un gran ascoltatore dei suoi primi insegnanti. Fu necessario fargli assaggiare il katon per metterlo un poco in riga. < Davvero, non riesce a piacermi il ramen. > Gli occhi si abbassano entrambi su quel pasto ormai diventato freddo. Le bacchette vengono lasciate cadere di fianco alla ciotola; finalmente, torna a schiudere le labbra. < Un Senjuu, tanto tempo fa, mi parlò del ramen di Konoha. E' davvero tanto diverso dagli altri? > Il ramen del villaggio della foglia è un po' una leggenda per chi non abbia mai avuto l'occasione di assaggiarlo. Riprende l'acqua e s'assicura di svuotare completamente il bicchiere. Sembra quasi alzarsi, la nebbia. L'uchiha espira dal naso e sembra quasi addensare l'aria. < Avete anche una cosa chiamata volontà del Fuoco. > prosegue, portando per pochi attimi una mano al mento e immergendosi in chissà quale riflessione. Alla fine, scuote appena il capo. < E' un altro degli elementi che mi incuriosiscono del tuo villaggio. > ammette, alzando la gamba sinistra e poggiandola sopra la gemella. Molto lentamente, intanto, la mano sinistra scivola nella tasca di un pantalone. Troppo fine per contenere un'arma. Afferra qualcosa e lo stringe nel pugno. < Questo è il solo oggetto che testimonia qualcosa. > Avvicinando il pugno al bancone, lo apre; e ciò che rivela è un anello. Osservandolo, Yosai potrà notare lo stemma del clan Uchiha. Sembra un gioiello prezioso, ed in realtà, per un ninja conoscitore del clan, sarebbe ovvio notare che quella sembra in tutto e per tutto l'effige del capoclan. Un oggetto tramandato da Sasuke a Wooaki, da Wooaki ad Arima, e da Arima a... < è abbastanza come dimostrazione di buona fede? > Usare il nome del clan. {ck on}

22:56 Yosai:
  [Chiosco] Rimane li, lo ascolta ma soprattutto lo osserva con quello blu, non gli toglie gli occhi di dosso, lo studia, come è giusto che un ninja faccia. Lo osserva accavallare le gambe. Lui è costretto invece a a mantenere le gambe ben distanti e divaricate, per non sbattere sul bancone. Lo ascolta, non da peso ai gusti alimentari dell’Uchiha, non apparentemente almeno. Continua ad inchiodarlo con lo sguardo fermo. Alla domanda di lui alza le spalle stondate <non piace neanche a me> commenta tra i denti, quasi ringhiando. Detesta passare da un argomento all’altro. Soprattutto se il primo non è chiuso. Questione del fatto che ha la scatola cranica troppo spessa per un cervello normodotato, probabilmente. O è semplicemente puntiglioso. Quando l’altro nomina la volontà del fuoco senza volerlo drizza la schiena, ergendosi come un tronco d’albero, il petto in fuori dall’orgoglio. Ma quella seconda persona plurale è un chiaro segno, non è di Konoha. Questo non sarebbe un problema. Sono tutti li riuniti per un motivo. <mh> mugugna alla sua frase successiva, sapesse quanto è incuriosito lui di sapere chi ha davanti. Ovviamente non s’è accorto della mano che s’infila nella tasca dell’altro, altrimenti sarebbe già scattato. Ma quando l’altro la estrae con qualcosa chiuso nel pugno il raviolo ricade da dove era stato lasciato a penzolare. Istintivamente l’allievo appoggia la mano libera dalle bacchette sul bordo del bancone, pronto a lanciarsi all’indietro qualora s’accorgesse che l’altro ha in mano un esplosivo, il gesto è repentino, dura una frazione di secondo, i muscoli si tendono, le forme emergono dalla maglia aderente come serpenti che si contraggono e si torcono. Digrigna i denti dentro le labbra chiuse lasciando emergere sul volto anche il profilo del muscolo della mascella, lo sguardo si socchiude. Ma quando l’altro schiude la mano e le iridi blu si poggiano su quella che a tutti gli effetti è una reliquia. Ne ha sentito parlare di quell’anello. No, non è vero, ne ha sentito parlare come si parla della pietra filosofale, della sacra sindone, dell’unico anello o di chissà che altro, come manifestazione iperbolica dell’impossibile, con sul fondo l’atroce domanda del “e se fosse possibile?” a stimolare. Un’oggetto diventato materia per le leggende degli anziani, lui se li ricorda, i veterani degli akimichi, gente con tante rughe da sembrare grossi alberi, gente che ha visto le guerre, narrare le storie degli Uchiha. Era troppo piccolo allora per ricordare adesso i dettagli, ma ricorda. Come ricorda le lezioni in accademia, che volevano il clan Uchiha ad oto. E come fa quell’anello ad essere in possesso del giovane che ha davanti? Che sia… le labbra si schiudono leggermente, assecondando l’espressione di stupore. Quella domanda arriva come uno spiedo di ghiaccio a conficcarsi nel suo timpano, quasi scuotendolo dalle voci di leggende narrate e dal clangore di battaglie passate. È abbastanza? Non può non esserlo. Si umetta le labbra velocemente passandoci sopra la lingua, spostando lo sguardo su quel raviolo che ancora non è riuscito a mangiare. Riflette lo si può osservare anche da fuori, quelle rotelle girano vorticose. <devi restare nei paraggi…> mormora con voce profonda, quasi tombale, tornando ad inclinare di nuovo il capo di tre quarti per guardarlo nell’occhio libero, di nuovo fermo < Non è una cosa che è terminata due giorni fa…> commenta piano <Qui ben presto si scatenerà l’ira di Dio> è il caso di dirlo, visto che è apparso proprio come un dio quell’essere. <se rimani magari…> si rivela per quel che è alla fine, con il tono che da fermo e deciso si fa ipotetico. È poco più di un civile che s’è appena accorto che stà parlando con qualcuno le cui origini e il vissuto non possono essere accessibili ad una mente comune. L’istinto è quello di contrapporlo all’altra entità le cui origini e vissuto sono inaccessibili a lui. Sarebbe sicuramente uno scontro più alla pari di quando se l’è trovato davanti. Un lampo di terrore gli illumina gli occhi, s’irrigidisce di nuovo lasciando cattare i muscoli. Ma è solo un attimo, ciò che poi serra i suoi denti fino a farli scricchiolare è la rabbia verso se stesso.

23:21 Hanae:
 Il simbolo della propria identità. Il simbolo che da qualche parte, in giro per il luogo meno ovvio, è ancora presente una figura che pareva essersi sottratta al suo destino, sparendo. Quell'anello, se vero, è il testimone di un retaggio antico. Ed è curioso, che dall'essere un segreto, oggi l'abbia mostrato proprio ad un giovane ninja di Konoha. Scrutinando sè medesimo ed il prossimo, mantiene uno sguardo fermo. Privo dell'orgoglio che caratterizza la descrizione di un Uchiha, o del loro caratteristico muso. Forse vuole rendere l'orso della foglia primo testimone di qualcosa. Quel volto, attraversato da cicatrici uniche, così come i suoi zaffiri blu, non saranno mai scordati; nè da Katsumi, nè dall'Insonne. < E' la seconda volta che mi sorprendi, allievo della foglia. > La risposta è quasi immediata, incalzando il momento nel quale Yosai esordisce nell'osservazione sul ramen. Soltanto adesso, Katsumi pone su di lui lo sguardo-- ovvio, lo aveva già visto prima. Ma solo adesso ha il vago presentimento che possa essere utile memorizzarne la forma. E così l'occhio s'alza alla punta dei suoi capelli, soffermandosi alla cicatrice più grande in viso, per poi scendere al corpo. Pochi istanti ben scanditi. Osservare la sua reazione alla pronuncia della volontà del fuoco è ancor meglio. Nelle labbra si dipinge più palesemente una maliziosa curiosità. Una sete di conoscenza. Qual'è il limite di questo ragazzo? Quanto è difficile spegnere il fuoco della sua volontà? I pensieri lo attraversano e lo silenziano per più secondi. E' scuotendo la testa, infine, che sembra perdere la malizia accumulata precedentemente. Si tende appena con il busto verso di lui, per ascoltare finalmente quanto più voleva sentire. < Basandomi sulla mia esperienza, è arduo.. > L'anello, precedentemente nascosto in una tasca, viene indossato per la prima volta. Un messaggio implicito, una scelta che finalmente ha effettuato. < è arduo credere che un Dio appaia, così. Sembra più lo scherzo di un genjutser d'alto livello. > Con un po' di esperienza ed abilità, si può far credere qualsiasi cosa con un genjutsu. < Eri lì, quando è apparso? > Domanda, umettando entrambe le labbra e stringendo appena quello inferiore tra i denti. Ha un'idea. {ck on}

23:45 Yosai:
  [Chiosco] Effettivamente non risponde al primo dire di lui. Troppo enigmatico. Sorpreso in meglio? Sorpreso in peggio? Il futuro lo deciderà, probabilmente. Ma ha usato la parola sorpreso, non deluso, e questo è da annotare. Sostiene quello sguardo senza paura, fiero. Che cerchi pure, non troverà punti deboli. Ammesso che li stia cercando. È così che si pone, con tutti. E questo potrebbe essere il suo miglior pregio o la sua rovina. Fatto sta che ovviamente non può cogliere i pensieri dell’altro ma lui lo guarderà dritto nell’occhio scoperto per tutto il tempo. Quando ascolta le sue parole piega leggermente il capo di lato, come i cani. Ascolta le sue supposizioni e la sua domanda. Decide che quello è il momento, e mentre lui parla agguanta rapido con le bacchette quel raviolo ramingo e se lo infila tutto in bocca. Mastica a tutta ganascia nel tempo che l’altro impiega a questionare, si prende il suo tempo anche dopo, lasciando che il suono del silenzio riecheggi quando l’Uchiha termina, per qualche secondo <non ero presente alla prima venuta> commenta. Ho visto il palco della festa, giù al parco, distrutto, e ho sentito di gente ridotta male, Ninja e civili. > commenta. <non so che tipo di ferite abbiano curato i medici all’ospedale, ma un genjutsu ferisce le menti, non strutture e palazzi> la mette un po' semplice probabilmente, ma d’altronde s’è palesato come allievo, <poi...> inizia così la sua discesa in quel ricordo tanto difficile. Lo sguardo si sposta dall’albino e si pianta nel piatto, ma davanti a lui c’è lo specchio di quel ricordo. Probabilmente il più difficile. <poi è tornato>, di nuovo le mascelle si serrano facendo scricciolare i denti, questa volta, in un’impulso di rabbia, anche il labbro superiore si solleva, digrigna i denti, osservando gli occhi bianchi che lo hanno terrorizzato, riflessi sullo specchio che vede al posto dei ravioli <e io c’ero> guizzano i muscoli sotto la maglia in un brivido d’ira che lampeggia negli occhi, e con un sonoro “crack” se ne và anche il secondo paio di bacchette...

00:04 Hanae:
 Sotto la spessa pelle, i muscoli e le ossa, il deshi nasconde un'arguzia di cui forse non si rende conto neanch'egli. La capacità di scegliere quando inseguire o lasciar stare qualcosa, non è comune. Caratterizza i giovani shinobi privi di esperienza, individui che spesso terranno addosso un'etichetta finché non sarà il mondo ninja a dargli la maturità necessaria, se non la morte. Si sofferma con lo sguardo sulle cicatrici, le sole testimoni che osano rivelare qualcosa sul passato dell'orso. Completamente assorto nel dialogo altrui- e nei suoi movimenti, non s'accorge neanche dello chef che silenziosamente gli porta via la ciotola di ramen ed il bicchiere d'acqua; quest'ultimo gli verrà restituito pieno in pochi attimi. < Un genjutser d'alto livello non è solo illusionista. > Le variabili son tante. Magari non era solo, magari si tratta realmente dell'ennesima forza sovrannaturale, ma un Dio? Se ancora lo spirito del jonin fosse alimentato dagli stessi tizzoni della sua giovinezza, s'assicurerebbe di cercare quell'entità per sputarle in un occhio. Ma il tempo e l'esperienza invecchiano tutto, anche l'odio ed il dolore. Diventano fragili ed è facile dimenticarsi il loro ruolo. Cala il silenzio da parte dell'Uchiha quando l'altro manifesta col corpo la sua ira. Gli occhi del puro s'aprono come sorpresi; come chi assiste a qualcosa di nuovo o d'antico. Vede quegli impulsi e quasi si sente rabbrividire, come fosse stato coinvolto dall'energia emessa dal deshi. Il braccio destro si posa sul gemello e stringe delicato il tessuto della maglia indossata. < Se è ira, quella che provi, canalizzala. > spezza finalmente quel pesante silenzio, pochi secondi dopo lo spezzarsi delle bacchette. < L'inabilità di cambiare, l'esser schiacciati da un potere più forte.. E' insopportabile, vero? > sembra quasi che voglia assicurarsi che sian quelli i sentimenti che stanno bruciando nel deshi, e si tende poco più a lui col corpo, dedicandogli apertamente le attenzioni che inizialmente s'assicurava di non mostrare troppo apertamente. < Non so cosa sia la volontà del fuoco. Ma conosco il fuoco generato dalla debolezza-- > spezza il discorso, proseguendo celermente < Ti spingerà a dar tutto, per essere più forte. Per non veder più quel disordine. > tutti, perderebbero il senno, posti davanti ad una situazione drammatica senza il potere di far nulla. < Vorrei sapere di più. > non specifica il soggetto. < Se vorrai darmi il tuo indirizzo sull'isola, potrò scriverti per aggiornarci. > considerata l'ora, va oltre le formalità del caso. < Sarebbe utile sentire la voce di qualcuno presente alla prima apparizione.. > borbotta a bassa voce, tra sè e sè. [ck on]

00:40 Yosai:
  [Chiosco] Lo lascia parlare tenendo gli occhi piantati su quello specchio invisibile a tutti tranne che a lui. Rimane immobile coi muscoli contratti, nella mancina le due stecche spezzate. La destra chiusa in pugno, con la pelle che cigola contro le unghie che premono la carne, l’unica cosa che cambia è che dopo l’impeto iniziale. Rimane come un colosso di pietra mentre l’altro parla, termina e attende. Di nuovo il dolce suono del silenzio. A riempire le sue orecchie. Non risponde nemmeno agli inviti <è comparso dal cielo, Uchiha> lo appella con l’unica cosa che sa di lui. <è comparso da un varco che si è aperto nel cielo. Ha blaterato qualcosa riguardo alla sua stirpe che si riprenderà l’energia che gli è stata rubata...> esita, <il chakra> ringhia poi. <non ero solo, ero con una Senjuu, una ninja> non rivelerà mai il nome. È incaz*ato, non stupido <lei lo ha attaccato...> le parole escono come macigni dalle labbra sottili. Non batte nemmeno le palpebre, per essere sicuro di ripercorrere tutto il ricordo che vede comparire davanti ai suoi occhi <si è mosso così velocemente che non riuscivo a seguirlo e l’ha presa, l’ha prosciugata... le ha tolto...> il chakra. Non finisce la frase perché arriva la parte più dolora. Quello sguardo che lo trapassa, le gambe che smettono di muoversi mentre tutto dentro di se vuole agire. L'impossibilità, il terrore puro che lo ghiaccia, sul posto. Le palpebre si serrano, un ultimo brivido, che stavolta diventa incontenibile. D'istinto tira su il braccio destro col pugno serrato e lo schianta sul bancone. Evita le stoviglie. Solo perché ha le spalle troppo grosse. Non ha per fortuna la forza necessaria per lasciare più di qualche graffio sul bancone usato. Che però geme e scricchiola, è scattato in piedi tirando via lo sgabello nel movimento. Fa per andarsene, voltandosi su se stesso e facendo due lunghe falcate, fino ad arrivare al margine della tenda, per poi tornare indietro, lo sguardo cerca la pupilla bianca dell’altro, lampi d’impeto lo animano <darei qualsiasi cosa per rivederlo e potermi muovere Uchiha> gli ringhia tornato praticamente all’altezza del suo posto ma in piedi, per poi tornare indietro. Si muove come un animale, adesso si. <Genjutser o illusionista, dio o mortale, ha fatto quello che gli è parso e piaciuto in un posto strapieno di ninja> ancora due passi avanti verso il bancone, per poi tornare indietro, ma nei movimenti lo sguardo rimane su di lui, con gli zaffiri lucenti <darei qualsiasi cosa per vedere la sua faccia quando si renderà conto che un dio può sanguinare> ancora tra i denti. Rallenta quindi il passo, tornando un’ultima volta verso il bancone, e qui fermarsi. Gonfia il torace espandendo i grossi polmoni. Pende aria, espira dal naso <resta.> il tono sa di imposizione ma se l’Uchiha è perspicace come lo sono quelli col suo stesso sangue, avrà imparato a conoscerlo <saggia tu stesso di cosa ti parlo. Quel pagliaccio ce l’ha con chiunque usi il chakra, e sarebbe ora di fargli capire che qui c’è qualcuno che può fargli rimpiangere di essere uscito una volta di troppo dal suo buco nel cielo> questa volta si trova perpendicolare al bancone, direttamente rivolto verso di lui, in piedi <per me potrebbe essere presto.. ma non per te> dopo quel lungo respiro, la voce s’è fatta più calma.

01:16 Hanae:
 Il mondo attorno a loro va morendo, assai dolcemente. Il brusio diventa gradualmente silenzio, accompagnato da un vento assai placido e dallo spegnersi graduale di gran parte della lampade. Uno dei pochi bagliori rilevanti, è quello del piccolo locale dove ormai il pasto è stato consumato. Il caldo lume rossastro delle lanterne s'alterna al gelato crepuscolo entrante dalle tende sospese. Gli odori di cibo sfumano col vento e permettono finalmente all'Uchiha e all'orso d'assaporare la fredda aria notturna. Quella scena, assaporata come un vecchio vino o un dipinto, proietta un'ombra sulla mente dell'Uchiha quando il ragazzo della foglia prosegue nel dare informazioni. Una stirpe..il chakra...ogni informazione assorbita si ricollega ai propri ricordi, a quelli presi da Akendo..e da altri innumerevoli individui senza nome che nel tempo hanno subito l'influenza della propria ipnosi sharingan. Il suo corpo, ancora giovane, straripa di ricordi e vite non proprie. Guerre, dei, poteri sovrannaturali, sarebbe necessario il possessore del rinnegan in carne ed ossa, per saperne di più su due piedi. La reazione altrui interrompe il flusso di pensieri di Katsumi, quell'improvviso colpo al bancone che echeggia nell'area circostante. Segue con lo sguardo l'allievo, che par fortemente represso e limitato dal suo attuale potere. Le sue parole son cariche di sentimento e fan straripare intenzioni. Anche un cieco potrebbe vedere i suoi movimenti, solo sentendone il tono e le parole. Già senza tante parole, rimane più spiazzato quando gli vien chiesto di restare. Vede nuove sfumature, in quella persona. < Rimarrò sull'isola, per del tempo. > esordisce finalmente, accompagnando un cenno del capo. Contemporaneamente, si alza. Il braccio desto si avvicina al gemello e le dita s'infilano sotto le maniche della maglia, tirando fuori un foglio rettangolare: un fuuda. Lo poggia sul bancone e ci poggia sopra l'indice, trasmettendo la goccia di chakra necessaria a rilasciare una sacca contenente dei ryo. < Questo è per il cibo, ed il suo silenzio. > Non bada ad alcuna risposta, muovendo un paio di passi ed arrivando sulla strada ormai svuotata d'ogni individuo. Il mento si alza e l'occhio segue lo stesso movimento, rivolgendosi al cupo cielo. < Se prendessimo tutti i ninja presenti sull'isola, e sommassimo il numero di innocenti feriti o uccisi.. > tenendo il mento alto, sposta lo sguardo, cercando gli zaffiri altrui. < ..- > Inspira, osservandolo. E l'aria viene rilasciata assieme alla tensione che stava andando ad accumulare. < Anche dividendo quel numero per due, o per quattro.. > sembra riflettere per un momento, mentre lo sguardo s'impunta sul vuoto. Riflette con tono arreso, come se si trovasse di fronte ad un'evidenza schiacciante < Anche dividendolo, credo che la penseresti come me, riguardo la morte di qualche shinobi. > Non specifica nulla, ma lascia che sia l'intelletto e l'istinto altrui a suggerire il resto. < Qualsiasi cosa sia, in te arde. E questo incuriosirebbe chiunque. > Un balzo, un movimento fulmineo: ecco ciò che segue. Lasciando un'immagine residua agli occhi ancora inesperti di Yosai, Katsumi sparisce dall'inquadratura del fato, lasciando solo un biglietto svolazzante, che in pochi istanti toccherà il terreno. Su di esso, se Yosai lo raccoglierà, troverà un indirizzo. {exit}

01:32 Yosai:
  [Chiosco] Eccolo li il problema di un carattere simile a quello dello sfregiato. Cerca i dettagli ma non li trova, li guarda ma non li vede, li sente ma non li ascolta. Altrimenti avrebbe capito che su quella figura aleggia qualcosa. Magari non si sarebbe reso conto della montagna che l’altro tiene sulle spalle pur essendo molto più mingherlino di lui, e senza fare quel baccano. Ma se alla sua età lui difetta in competenza, presto affinerà le capacità con l’esperienza. Quella prima frase che l’altro gli risponde passando sopra a quella scenata isterica gli cambia lo sguardo, quasi rassicurandolo, riducendo quell’ardore che s’era sprigionato. Di nuovo gonfia lo sterno per poi soffiare dal naso, come un toro. Appoggia il pugno pesante sul bancone. Solo appoggiato <mh> annuisce a quella notizia. Quando osserva quel fuuda inarca un sopracciglio, espressione incuriosita che diventa stupita, schiude subito le labbra nel gesto di dire qualcosa ma l’altro glie lo impedisce, pagando per lui. “silenzio”? quella parola gli riecheggia in testa fissandosi. Perché il suo silenzio? Domande che non ha modo di fare, e che rimarranno ad affollargli il cervello, che per ora è concentrato sul ragionamento di lui. Ancora una volta lo lascia finire il discorso sugli shinobi e di nuovo schiude le labbra per proferir parola, ma forse ha ragione l’Uchiha, a vent’anni suonati ha capito quando tirare e quando lasciare. E il sentore che quella frase non sia una frase alla quale rispondere ma una da ascoltare gli arriva, così come l’ultima della serata, prima di vedere la sua immagine svanire nel nulla. Istintivamente acchiappa quel foglietto con un gesto repentino della mandritta, strizzandolo tra le grosse dita. Ne avrà di cose su cui riflettere <la voglia di spaccargli il c*ulo, questo arde> scuote il capo, frustrato. No, non si rende conto nemmeno lui, e per ora forse è meglio così. Custodirà quel biglietto, lo leggerà e rileggerà mille volte, ma prima, per l’amor del cielo, i suoi ravioli.[END]

Un incontro tra Katsumi e Yosai.

Nessun nome è stato scambiato, ma molte idee son state condivise. Katsumi ha appreso più dettagliatamente cosa è avvenuto nell'isola di recente, e si è assicurato di lasciare a Yosai un modo per contattarlo.

Inizialmente, temevo di starmi gettando in una role dove avrei avuto poco da offrire. Insipida, come il ramen di Katsumi. Ma sono stato piacevolmente sorpreso dall'intraprendenza di Yosai e tutto si è rivelato estremamente piacevole e scorrevole da giocare.

Grazie mille.