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con Kimi, Hanae

15:27 Hanae:
  [Parco] Assai dolcemente, l'anno continua. Il sole di Chumoku si mostra timido dalle nuvole, spandendo un torpore aureo e primaverile. Tutte le strade son poco popolate da umani e avvolte dai mille colori della natura; Tra tutti, spicca il verde degli alberi ed il castano dei tronchi che costeggiano le vie percorribili del parco. Il rumorio confuso e continuo della parte più popolata dell'isola và sparendo, lasciando chiunque percorra in solitudine questo percorso ad esser accompagnato dai propri pensieri. Il percorso sul quale egli s'incammina va stringendosi a poco a poco in una di quelle vie che più tra le altre perde la propria forma per omologarsi allo spettacolo naturale. Dopo tutto questo tempo, è alla ricerca d'acqua. Non per abbeverarsene, ma per osservarla (anche se metaforicamente..di abbeverarsene si tratta). Schiacciando senza pietà e accorgimento alcuno i fasci d'erba cresciuti lungo il percorso, si lascia alle spalle una scia di morte; e così fa fin quando non sarà raggiunto uno specchio d'acqua sul quale potersi affacciare. Giunto al margine che separa acqua e terra, il busto si piega appena per permettere allo sguardo d'abbassarsi comodamente sul riflesso presente. < ... > Torna immediatamente rigido e immobile. Le parti inferiori della camicia, nell'irrigidirsi repentinamente, escono dai pantaloni - dove prima erano incastrate, formando pieghe nel tessuto bianco all'altezza dello stomaco. Non si preoccupa di reincastrare tutto sotto il vestiario, imitandosi per riflesso a passare una mano sul tessuto per assicurarsi che qualsiasi piaga scompaia. Nel processo, sfiora anche le maniche volanti di una giacca nera poggiata sulle spalle ma non indossata. Il chakra scorre nel corpo e sarebbe ben percepibile da chiunque abbia le capacità di farlo; più per abitudine che per timore verso i preoccupanti eventi di Chumoku. Tutto il suo essere è passato da tizzòne acceso a debole fiamma, avviata e destinata alla morte. Poco prima, non era tanto disturbato dal proprio riflesso, ma da ciò che comporta specchiarsi in un ambiente tanto familiare. Seppur con un filtro di colori diverso, e con aria meno densa, questo luogo gli ha ricordato dove tutto ha avuto inizio. Dove un fiore è stato piantato, per poi sbocciare ed essere infine schiacciato più e più volte da un sacco di individui, tra i quali fa da rappresentanza egli stesso. Le dita della mano destra s'allungano alle gemelle e le avvolgono per pochi secondi, rimuovendo a loro un piccolo oggetto luccicante. Lo poggia nel palmo per poi avvicinarlo agli occhi. Solleva lo stemma del capoclan Uchiha, l'eredita di Arima. Il simbolo del ventaglio, come ambrato, riflette la luce e acceca. Lo stringe nel pugno e allunga il braccio sullo specchio d'acqua. La fronte s'aggrotta e lo sguardo si carica di una scintilla antica e perduta: la determinazione. Vorrebbe buttarlo in acqua, ma finisce per gettarlo ai propri piedi. {ck on}

15:35 Kimi:
  [parco] Si è data una ripulita, cercando di passare inosservata ha lasciato dietro di sé l’aspetto trasandato che l’ha accompagnata in questi anni bui. Indossa un lungo kimono nero, semplice con qualche linea bianca a correre sul corpo magro, un obi nero legato in vita, i tipici sandali, sempre scuri, ai suoi piedi. Si inoltra nel parco per cercare altre informazioni, comprendere cosa ha portato a quella situazione ancora impegnata in quel faticoso cammino di cambiamento decide di immergersi nella natura. I capelli sono lunghi, lisci e ricadono lungo la sua schiena ben pettinati, il viso magro e affilato viene appena coperto da una frangia simmetrica che le sfiora le ciglia. Per quanto provi a non farsi riconoscere non ha davvero mascherato chi è, i suoi occhi di differenti colori si mostrano, sinistro rosso e destro di un profondo azzurro, l’espressione è fredda e distaccata. Unico dettaglio del passato è una collanina argentata intorno al collo, il ciondolo dei cacciatori di taglie ricade appena sul tessuto del pesante kimono indossato, al suo fianco l’anello del mignolo destro, smaltato di verde e con il kanji nero inciso. Il chakra, già in circolo nel suo corpo, viene silenziosamente spostato verso le ghiandole salivari e lì immerso qualche secondo nel veleno prima di riportarlo a scorrere normalmente, innata della quale non può far a meno, necessaria protezione per chi come lei si sente comunque braccata, in pericolo completamente in balia di un passato sempre pronta a perseguitarla e colpirla. Non c’è più la disperazione della morte in quel viso, indurito dalla sofferenza ma non più segnato da una mente distrutta. Cammina sul sentiero, stando ben attenta a non toccare nulla per ora, il passo lento e silenzioso come quello del fantasma che è stata per tanto tempo, una strada segnata davanti a lei, una strada che ha deciso di percorrere nel suo cuore un modo per rinascere, cambiare poter finalmente respirare con i suoi polmoni, non essere più strumento nelle mani di qualcuno, forse per la prima volta: libera. Una libertà per la quale lotta istante dopo istante, contro le abitudini, contro quella che percepisce essere come sua natura. Si muovono i capelli, ondeggiando dietro alla schiena con le spalle ancora piegate in avanti, segno del peso che sta portando, che come un macigno cerca di abbatterla e schiacciarla al terreno. Nella sua mente, in un angolino, rinchiude il passato: un amore perduto ed una figlia a lei strappata prima del tempo, traumi che ha elaborato ma a cui cerca di non pensare, consapevole di quanto sia debole in questa lotta contro sé stessa e di quanto solo ricordare quei dettagli possano infine farla cedere. Seppur cerchi di far attenzione la mente finisce per perdersi così come il corpo che si inoltra in quel luogo, uscendo dal sentiero tracciato, abbandonando la strada maestra e finendo per ritrovarsi davanti ad una pozza d’acqua, non è tanto questo quello che potrebbe sconvolgerla ma la figura che scorge dal lato opposto di quel luogo, uno scherzo della sua mente forse. Si ritrova così ad osservarlo, sconvolta ma convinta d’essere in errore, LUI non potrebbe essere lì, per quale orrendo gioco del destino dovrebbero ritrovarsi? Separati solo da un laghetto. No. Gli occhi vengono sgranati, la mano destra si scopre e corre al ciondolo a forma di testa di lupo intorno al suo collo mentre fissa il passato davanti a lei, dentro solo la speranza di poter scorgere un diverso viso e poter resistere, non è pronta a quello vero. Un passo viene fatto, verso la destra come a volersi nascondere dietro ad un albero e proprio muovendosi così di fretta e nel panico urta un legno secco, il secco suono che si espande mentre si rompe la porta a bloccarsi, esattamente nella posizione in cui è quasi bastasse restare fermi per non farsi trovare [arte del veleno liv 3][veleno tossico]

15:57 Hanae:
 Ad un certo punto, trovandosi forse scomodo a stare al bordo dello specchio d'acqua, fa un passo indietro. Le palpebre superiori s'abbassano impercettibilmente, ma quanto basta dal mettere in rilevanza un taglio degli occhi sprezzante, rivolto ora al simbolo del clan. Le labbra, fredde di colore e al tatto, si contraggono appena come se volessero prendere forma, come volessero aggregarsi a quel denigrare il simbolo a terra. Ma alla fine, tornano neutre. Un braccio s'allunga e afferra con gran veemenza l'anello; un paio di fili d'erba vengono strappati, vittime di qualcosa che non le riguarda. Proprio mentre è chinato: un suono. L'effige viene posta in una tasca molto celermente. Ci mette più tempo di quello che dovrebbe a decidere di voltarsi. Accetta passivamente qualsiasi cosa possa accadere alle proprie spalle, ma alla fine la curiosità ha la meglio. Chi è, che ha tentato di non far rumore ed ha fallito? Forse un giovane ninja. Sospira, riempendo l'aria che presto diventerà più densa di quanto sarebbe dovuta essere per il resto della sua esistenza. Il piede sinistro è il primo a sollevarsi sulle punte, avviando un movimento rotatorio a cui l'intero corpo obbedisce con breve ritardo. Il viso è l'ultimo a ruotare, e può esser notato con precisione il momento in cui lo sguardo passa da assorto nei propri pensieri a...Qualcosa di nuovo. Le palpebre superiori s'alzano e la pupilla si dilata appena, trattenuta in un patetico tentativo di nascondere l'emozione provata. Le labbra s'assottigliano divenendo poco più d'un filo rosa pallido. Le sopracciglia, invece, rimangono nascoste dai capelli color latte, cresciuti parecchio negli ultimi tempi. Sotto gli occhi rimangono presenti, dai tempi di Nemurimasen, le due occhiaie che ancora mantengono quel colore rossiccio tipico del fondo di un bicchiere di vino. La gamba destra s'alza e compie un passo avanti, ma si arresta subito dopo. E' un impulso, quello di raccogliere il chakra e condurlo dal suo normale sistema circolatorio al nervo ottico. E' un'arte del suo clan che permette al proprio DNA d'intrecciarsi con l'occhio per far apparire su di lui il mangekyo sharingan, dal disegno simile ad un fiore. Lo sguardo passa così da quella donna a ciò che lo circonda. Persino si volta e osserva il lago. Cerca disperatamente altro chakra. Cerca disperatamente la prova di essere sotto attacco da qualche genjutser. Eppure, è un gioco a somma zero. Tenendo la stessa identica espressione precedentemente descritta, schiude le labbra < Tu.. > E' qua, che sopravviene il mal di testa. Che ricorda quanto sia stato inutile esistere come Kankri. Doveva liberarsi d'ogni peso e responsabilità. Eppure eccola là. Forse, si rende conto, l'unico modo per liberarsi di una responsabilità è ucciderla. Ma è troppo tardi. < Chi..sei.. > mente. a lei. a lui. al mondo. Ma non ha più nulla dietro cui nascondere le bugie. E' nudo. {ck }{mangekyo}

16:13 Kimi:
 Il modo preciso e affilato in cui la colpisce quel volto è impossibile da descrivere davvero, la bocca si socchiude, le palpebre calano appena mentre lo sguardo va ad abbassarsi, la mano destra scivola poggiandosi al suo ventre in prossimità del diaframma, come a voler controllare d’essere ancora in grado di sopportarlo. Non può rialzare gli occhi, non può permettersi di fissarlo e di credere a ciò che ha davanti, sarebbe impossibile per lei non riconoscerlo, impossibile dimenticare ogni singolo dettaglio di quel corpo e di quella personalità, indelebile nella sua mente e nel suo cuore la presenza di chi si ritrova davanti ora. Non respira, serrando le labbra trattiene il fiato senza neanche rendersene conto come prima di un tuffo. Rifugge e scappa da ogni contatto con l’altra figura, vuole ignorarla, vuole nasconderla alla sua mente e si maledice per essersi persa, si maledice per la scelta di abbandonare la sua solitudine alla ricerca di una nuova vita, si maledice perché lui è ciò che di più bello abbia mai avuto e al contempo rappresenta tutto ciò che la ferisce. O sguardo filtra attraverso le ciglia verso i suoi stessi piedi, attende silenziosa, immobile come se questo potesse bastare a far passare tutto velocemente, come se si trattasse solo di un brutto sogno, deve attendere che passi, la sua mente sta solo cercando di ingannarla. LUI NON E’ LI’. Vorrebbe davvero crederci con tutta sé stessa e ci sta anche riuscendo o almeno, ci stava, le parole, la voce che giunge al suo orecchio e si trafigge come un dardo nel suo cuore, non può più negare, non può scappare, o meglio forse potrebbe. Ci riflette qualche istante, il piede destro scivola appena indietro arretrando, pronta alla fuga. Si blocca però rimanendo così, ferma con quel tentativo subito abbandonato, non sarebbe giusto per sé stessa fuggire ora, sarebbe contro tutto ciò che ha imparato, vorrebbe dire ferirsi ancora una volta ed ecco che quindi mentre lui mente, seppur lei non se ne renda conto, lo sguardo torna ad alzarsi. Il mento si muove verso l’alto, a rallentatore, le labbra serrate si distendono appena andando a disegnare un’espressione neutra e proprio per questo muta, solo quando il volto è stato raddrizzato trova la forza di alzare le palpebre andando così a svelare i suoi occhi. Ardono le iridi, si legge rabbia, si scorge dolore e si percepisce quel profondo amore che da sempre l’ha legata a lui <nessuno> ghiaccio viene soffiato fuori dalla sua bocca, non trema la voce si mostra, anzi, con una nuova forza, una decisione che raramente le è appartenuta. Silenzio mentre continua a fissarlo intensamente, saggiando ogni centimetro visibile di lui, imprimendosi nella mente ogni suo dettaglio <o un fantasma> continua quindi <ciò che speri io ti risponda> aggiunge. Il canino dell’arcata superiore destra va ad imprimersi nella pelle del sottile labbro inferiore, con forza aprendo la ferita mai davvero rimarginata, imprimendo la sua forma con veemenza <dovevo immaginarlo> il sangue cola lungo la sua pelle candida un solo, singolo, rivolo rosso sotto l’occhio di ghiaccio <egoista avresti scelto te stesso a noi, a me> replica quindi convinta ancora di parlare con un’immagine di ciò che è stato lui in passato, sicuro che davvero non si ricordi nulla <hai scelto> non ha altro da aggiungere ma sente che in qualche modo non è finita, tace e rimane lì, granitica e con le spalle orgogliosamente dritte, rifiutandosi di mostrare a lui tutto ciò che ha passato, come il peso dei loro atti l’abbiano ridotta

16:34 Hanae:
 L'intero castello si scioglie nel terreno come ghiaccio al sole. Il silenzio dei due-- forse tre, oppure quattro, se consideriamo ciò che nascondono nel subconscio- termina; e terminando pone fine al periodo delle dissolutezze del puro. Lo sa. Lo ha sempre saputo. E se non fosse troppo occupato a bere dall'oasi che gli glorifica lo sguardo, scapperebbe. E poi si dannerebbe per aver messo piede in quest'isola. Avrebbe sbraitato in qualche vecchia casa e gettato a terra quadri e mensole. E poi, come se nulla fosse, si sarebbe seduto nell'unica sedia lasciata in piedi. Avrebbe fatto il possibile per dimenticarla, persino perdere il controllo. Ma è in scacco da quando ha deciso di voltarsi per cercare la fonte di quel suono. Guardare lo sguardo altrui, colmo d'amore e di dolore, lo fa cadere in preda ad una nausea non mai provata. Il pentimento sopravviene subito dopo ed ogni tentativo di scacciarlo è inutile. Gli rimane una via d'uscita: la fantasia. Forse, basterà ad entrambi. Far finta. Mettere su una maschera e parlarsi senza dire nulla. Sono bravi a farlo, lo sanno. E se non fosse lei a parlargli, allora avrebbero vinto. Si sarebbero guardati per del tempo e poi avrebbero abbandonato ogni istinto per dar ragione alla coscienza. Quando lei muove un passo indietro i denti vengono stretti, con loro la mascella si serra e rende evidente i muscoli del collo, questi, ben contratti per un istante. Se bastasse farsi uccidere, allora sarebbe già morto. Ma anche se entrambi fossero effettivamente vecchi tizzoni, non smetterebbero di ardere manco se coperti di terra e fango. L'armonia delle ipotesi diviene immediata cacofonia allo schiudersi delle labbra di lei. Il sangue cremisi attrae lo sguardo dell'Uchiha come la luce alle falene. Ci si punta evidentemente, abbassando appena il mento. < Io e te > alza finalmente lo sguardo, solo quando lei termina. Vorrebbe ingoiare le parole e sparire, ma viene spinto dalla stessa forza che continua a muoverlo per le terre ninja. < non abbiamo mai avuto scelta. > non ci mette molto a gettare la maschera. Non è mai stato capace di farlo di fronte a lei, neanche quando pensava che con una maschera sarebbe riuscito a ucciderla, con l'aiuto di Arima. Il sole scompare dietro le nuvole in un presagio oscuro. Le braccia, lungo i fianchi, s'irrigidiscono. Il pugno, seppur impercettibile, viene stretto. Il suo ultimo e patetico tentativo d'andare oltre viene accompagnato dallo sharingan che scompare, mostrando nuovamente i due occhi tra loro differenti. Umidi, ma potrebbe essere solo il vento. < Vattene > il tono s'alza appena nelle ultime sillabe. E sarebbe quasi arduo sentire le prime, tanto son basse. < non esistiamo, io e te > illusioni reciproche.

16:51 Kimi:
 Coglie lo sguardo scendere insieme al suo sangue, lo osserva senza mai abbassare gli occhi, lo studia e su di lui butta tutti quei sentimenti covati per anni nella solitudine e nella pazzia. Potrebbe voltarsi ora e andarsene, proprio come gli è stato suggerito, potrebbe scappare lontano ed attendere che il destino faccia la sua parte, spietato e malevolo come sempre, attendere il girono in cui l’amore supererò la rabbia e il dolore, tornare a cercarlo piangendo, pregando per un suo tocco e per poterlo avere nuovamente come suo, imporsi anche con la forza, mostrare la parte che lui, più di tutti, conosce, la capacità profonda di negarsi per altri, quell’unico barlume di bontà rimasto in un cadavere spezzato. Non si muove però, ascolta le parole e lascia che sulle labbra ora più rosse si mostri un malevolo sorriso, un ghigno pieno di rabbia e disprezzo, niente compassione in lei, persino per lui o forse proprio perché si tratta di Katsumi <abbiamo sempre avuto scelta> replica con un tono basso, distaccato e freddo. Riserva il peggiore dei trattamenti che conosca: l’indifferenza o almeno ci prova con il tono di voce perché i suoi occhi dicono tutt’altro e non è in grado di mascherarli, sa che anche provandoci lui potrebbe comunque leggere oltre <ci siamo solo nascosti dicendo il contrario> continua secca. Chiude le mani in due pugni, la rabbia che in lei monta insieme alla voglia di dimenticare tutto, di buttarsi tutto alla spalle e riprendere come se nulla fosse mai accaduto ma questa volta è tremendamente consapevole di quanto questo non sia possibile <scappa tu se non sei in grado di sopportare> replica <io ho smesso> sicure le parole, decise, lo ricorda a sé stessa, cerca di tenere ben saldo il motivo per cui si è approcciata nuovamente alla vita, lei non scapperà mai più. Si lascia ferire, dilaniare da quelle parole, incapace di schermarsi, consapevole di non poterlo fare accoglie il colpo rassegnata, quanto deve odiarla per rivolgerle simili parole <siamo d’accordo su una cosa almeno> una pausa mentre la destra torna ad avanzare verso di lui, stringe forte i pugni trattenendo la debolezza, nascondendo le lacrime e non lasciandosi impietosire dagli occhi lucidi altrui <CODARDO> ora urla, lo si può sentire risuonare nel parco <promesse vane le tue, inviti a cena a cui nemmeno ti sei presentato> il tono si abbassa nuovamente, forse è stata proprio quella la goccia che ha fatto traboccare il vaso, l’ultimo colpo in un cuore già martoriato <SCAPPA> ed eccola urlare ancora, il busto si flette in avanti come se si trattasse di scacciare un animale randagio, come se bastasse urlare il suo odio per far smettere al sangue di scorrere e no, non solo quello che percorre il suo mento.

17:15 Hanae:
 Già fin dal giorno addietro sapeva che sarebbe stato il primo a tornare. Lago nero, clan, case abbandonate o templi sperduti. Eccola la sua abitudine. Ecco ciò che continua a farlo sentire autodistruttivo: torna dove ha tentato d'uccidere, o dove ci è riuscito. Come un criminale, ha cercato un luogo che gli ricordasse il passato per poi crogiolarsi in esso. Immergersi in quel lago con lo scopo di rievocare il momento in cui, con una spada al petto, era morto. E non capisce, se è ferito e orgoglioso, o se ha ferito ed è spaventato all'idea di rifarlo. Probabilmente la risposta sta più in profondità, sotto la radice di ciò per cui si ritiene un uomo malato, cattivo. Un uomo che non può e non desidera essere curato. Ed eccolo, a scuotere il capo quando le sue idee incontrano un contrasto. Sono sempre stati così. Il combattente del fato contro la vittima d'esso. Forse, sono i ruoli a star cambiando. E per continuare a metter interrogativi, forse, non ci son mai stati ruoli nè fato. Vede lo sguardo di lei ma è accecato dalle parole, ben più imponenti nel loro significato. E per un momento pensa. Per un momento riflette sul seguito, come se stesse cercando di trovare l'alternativa più soddisfacente per entrambi. Snuda a sè stesso quella vecchia tendenza ad ammorbidire l'anima del prossimo prima di metterci le mani per manipolarla. Ma quel Katsumi è morto. Anche la Kimi di quei tempi, è morta. Come tutti gli altri sè nel tempo. Sanguinando in un orgoglio riscoperto, si copre di un'emozione rara. Le labbra si presentano strette e tese, gli occhi socchiusi avvertono di una tendenza distruttiva e autodistruttiva. Si riempie di una rabbia frettolosa ed improvvisa, come una bestia messa in una trappola da un cacciatore. Il braccio sinistro s'alza e da stretto, il pugno s'apre, quasi indicandola con le dita. Le va incontro, iracondo. Ed è solo quando e sè riuscisse ad avvicinarsi, che negli ultimi passi, mostrerebbe appena la sua esitazione, rallentando. Ma è parlando che si rafforza. < Io.. ho DATO TUTTO DI ME! > e nuovamente avanza con lo stesso passo di chi va in guerra. < PER TE- per lei! Per loro.. > Entrando a distanza d'ingaggio, controllato da quel sentimento, suggellando un patto con quelle urla mai pronunciate, tenterebbe d'allungare una mano al suo collo e di spingerla insieme a lui sul più vicino tronco. < Non puoi trattarmi così, Kimi > L'odio è cieco, come l'amore e l'orgoglio. < non te lo permetterò > Che sia reale o meno, quella sua inusuale fisicità vuole forzare un cambiamento in quell'indifferenza.

17:29 Kimi:
 Lo lascia avvicinarsi, lo ascolta e lascia che le urla si schiantino contro quella forza che inaspettatamente scopre di possedere, quella volontà d’animo mai posseduta fino al momento di rottura definitiva. Non arretra, resta a quella distanza, fissandolo ancora con decisione, rabbia e amore si mescolano dando vita ad un sentimento confuso e doloroso, un dolore dal quale però non pare voler fuggire, almeno non ora. Deve fare ciò che è giusto per lei, almeno per una volta deve ergersi sola. La distanza è ormai poco ma non si permette di modificare quella variabile in alcun modo, non muove le braccia, non apre i palmi verso il suo collo, non lascia che veleno e cieca furia facciano il suo corpo, si controlla e si trattiene restando di fatto immobile, per lunghi attimi persino il respiro viene trattenuto <no> un filo di voce, quasi le urla di prima l’avessero resa improvvisamente debole e stanca <ciò che hai fatto è stato allontanarti, ogni volta che saresti dovuto restare per combattere tu dai deciso di andartene> continua quindi <e proprio perché sono io posso trattarti così> sta parlando un sacco più del solito, sta lasciando che le emozioni corrano sulla sua lingua con un peso nel cuore che la blocca in quel punto, non si tratta nemmeno più del solo dolore della perdita della figlia, di ciò che ha affrontato da sola, no qui si tratta di tutto e niente, dell’inizio e di quella che sente essere come una doverosa fine, non la fine di un amore impossibile e degno d’essere ricordato per sempre, no quello resterà si tratta solo di una nuova consapevolezza di ciò che sono, della necessità di non continuare con le stesse azioni che più e più volte li hanno portati a spezzarsi <perché io lo so!> aumenta appena il tono <io SO cos’hai passato, io SO come sei> solo il busto resta teso in avanti <io ti conosco più di quanto abbia mai conosciuto me stessa> nemmeno gli anni passati possono aver cambiato questo semplice fatto <ed è così da sempre, se esiste davvero un destino allora sono nata per questo motivo> profonda tristezza, amarezza nel ton delle sua voce che via via perde l’iniziale tentativo di tenerlo a distanza <ma io te lo avevo giurato Katsumi> gli occhi si fanno umidi, trattiene le lacrime ma non riesce ad evitare che tutto si riversi nel suo fisico, persino quel lieve tremore delle mani chiuse a pugno <non ti avrei mai più perdonato> anche se le parole all’epoca della loro ricongiunzione sulle rive del lago nero non erano state esattamente queste <ti ho perdonato più di quanto potevo sopportare ed io ti amo> afferma con sicurezza <ma non sarà l’amore a farmi immolare per te ancora> il discorso più faticoso che abbia mai pronunciato, più lungo e dento, più frammentato da quelle necessarie pause per non far spezzare la voce, per non crollare davanti a lui <sei scappato una volta di troppo. Ci hai abbandonate> e con questo tace, un profondo respiro viene preso, come se fosse rimasta in apnea fino a quel momento. Nessun bacio a condire il tutto, nessun veleno e nessuna lacrima a mostrare ciò che prova, forse lui sarà in grado di leggerlo comunque. Solo sangue che ormai si sta asciugando sulla pelle se possibile più pallida del solito [arte del veleno lv 3][veleno tossico]

17:54 Hanae:
 S'avvicina e s'impone temporaneamente con la forza fisica, un attributo in lui patetico. Osservare una così poca reattività fisica dalla Doku lo spiazza e sorprende, ma non permette che sia quel sentimento ad essere dominante. Si spinge oltre l'elegante idea che ha di sè stesso, mostrando qualcosa che non avrebbe mai mostrato a nessuno se non..Lei. Mai, avrebbe mostrato quel viso dilaniato dall'ira, non a lei. E' proprio allo scopo di non darle una visione tanto orrenda che mostrò quello sguardo alla Iena, ma adesso non ha più un riparo a cui correre. Ed ogni periodo compiuto dell'amata indebolisce la sua presa, fino al far scemare completamente le braccia lungo i fianchi. Sarebbe una bugia dire che il suo silenzio è rispetto per il dire altrui. In realtà, è sorpreso. L'ha aggredita con lo scopo di darle lo stesso sentimento, ma è stato soppresso completamente. Le lame della verità sfiorano la sua pelle e la perforano, forse donandogli nuovamente la ragione. Alza per la prima volta lo sguardo con lo scopo di incrociare quello altrui, vederne gli occhi umidi. E subito dopo lo riabbassa sui pugni di lei. Si accorge di qualcosa di evidente e scuote la testa, muovendo un primo passo indietro. < ..sì. > sì, l'ha fatto. Quella sillaba è la sua risposta a quelle parole. Non esiste difesa. E se anche fossero stati separati da un muro, anche senza vederla, senza essere impietosito da quello sguardo carico di dolore, avrebbe risposto così. Ma perchè parlare? Potevano uscirne qualche minuto fa. Adesso non c'è via di fuga se non affrontarsi. < Io non posso morire saggio. > Apre un varco tra i ricordi e tenta di utilizzarli per proseguire una discussione che non ha mai avuto fine, ma solo interruzione. Le sue promesse e le sue ambizioni son morte con Arima, da allora è diventato sempre più inaffidabile. Ha continuato a inseguire il dolore, come disse Kimi, e tutt'ora il dolore rimane una lanterna nell'oscurità. Le labbra si schiudono < ... > sembra dire qualcosa, perché queste si muovono, ma non esce alcun suono. < ..mo > ingoia quelle parole, tanto fuoriluogo e dolorose. Sarebbe comodo se questo fosse solo un sogno, l'ennesimo forse. < Tu non hai più bisogno di me, lascia che io scappi. > abbassa lo sguardo sul corpo di lei e immediatamente a seguire sul terreno. < Vattene. Per permettermi d'andarmene. > Supplichevole, guardandola in viso. < Ti prego. >

18:09 Kimi:
 Il suo atteggiamento è cambiato almeno quanto lo è quello di Katsumi, non reagisce consapevole di quanto l’affrontare la vita come ha sempre fatto non porterebbe a nulla di positivo, anche se ora scorgere un futuro migliore le è impossibile. Sta perdendo l’ultimo tassello, lo sta facendo davvero, giunta ad un confronto che avrebbe voluto evitare con tutta sé stessa anche se forse, per quanto lo neghi, è ciò che le serve per guarire. Capisce cosa trattiene, osserva quelle labbra e lentamente andrebbe a distendere la mano destra, perdere quel pugno lasciare che il sangue fluisca nuovamente verso le dita per poi piegare il gomito, un movimento che vorrebbe vederla poggiare il pollice sul labbro altrui, vorrebbe e trema tutto il corpo, scosso dalla necessità di un contatto. Si ferma a qualche centimetro dalla pelle altrui, si impone di fermarsi di arrestare il movimento, continuarlo sarebbe la fine dei suoi propositi, gli occhi sono scossi da quella consapevolezza, negare aria ai suoi stessi polmoni sarebbe state no faticoso, staccarsi un arto o persino perdere la propria figlia sono una passeggiata rispetto a quello che sta facendo adesso, ma è cresciuta, è più forte e dentro di sé sa di esserlo <anche io> replica davanti a quelle parole mangiate, incapace di negare il sentimento che mai si spegnerà nel suo profondo ed è proprio questo a farle irrigidire il volto, la semplice realtà che per quanto possano amarsi così non possono continuare ed è assurdo pensare che siano riusciti a resistere a tutto tranne che a loro stessi. Esita qualche altro istante, socchiude gli occhi abbassando il capo e prende un profondo respiro, le serve tutta la sua forza e la concentrazione. Altri attimi che scorrono in un tempo che pare immobile, veloce ed infinito insieme e poi abbasserebbe la mano, riportandola inerme e ancora tremante al suo fianco <vattene se vuoi> un filo di voce, il dolore che le riempie la bocca <non ti ho mai trattenuto> continua lentamente, faticando ed arrancando <scappa se è ciò che credi> attende qualche istante con gli occhi chiusi <ma se decidi di abbandonarmi ancora non tornare mai più> non apre gli occhi, forse non ne è semplicemente in grado <su quel lago ho giurato che ti avrei ucciso e se tornerai dopo esserti mostrato ancora un codardo è ciò che farò> non spiega oltre, incapace di esprimere quel concetto meglio, conscia che è sul filo del rasoio, sa che se mai dovesse spiegare come è il vero Katsumi che lei rivuole non potrebbe resistergli oltre [veleno tossico lv 3]

18:34 Hanae:
 O eroe o fango: non vede vie di mezzo nelle scelte poste di fronte a lui. E forse è proprio il fango, la causa del loro stato. Katsumi continua a tornarci dentro, a cadere quanto più in basso possibile, forse per immaginare quanto possa essere gratificante essere in alto. E con quel pensiero, s'eleva. Raggiunge la cima più vicina e si rende conto che differenze, non ce ne sono. Ed ora, seppur fuori dal fango, si trova estremamente in basso e lontano da qualsiasi cima. Lei, comparendo, scaccia la dissolutezza e lo rianima. Gli da pensiero e gli da vita. Si trova nell'unica cima capace di farlo sentire da qualche parte. Forse è questo, il motivo per cui non è capace d'allontanarsi di sua spontanea iniziativa. Che cosa c'è in lei, capace di farlo uscire di senno? Cosa gli fa perdere la ragione ogni volta? Si fissa in lei e inspira profondamente. E' pronto al colpo fatale. Al cedere della Doku alla propria richiesta. Attende quel momento trattenendo il respiro ed inizia a raccogliere la compostezza necessaria a riportare lo sguardo neutro: ma viene neutralizzato da due parole. Anche lei? Quelle parole annebbiano ogni certezza. E la stessa nebbia, avvolge realmente il luogo, dandogli un'aria più aliena e mitologica. La luna inizia ad alzarsi mentre la luce svanisce, morente. < Io ti ho ferita. Più e più volte > Scuote appena il capo, senza rendersene conto egli stesso. < dal primo genjutsu. nella magione ti ho ingannata per aver l'antidoto! t'ho trascinata in genjutsu e negli affari del mio clan. Ti ho privato della possibilità di guarire dalle tue ferite perché mi piacevi da ferita! E ti ho lasciata andare già una volta, quando mi hai parlato in quella casa del tuo contratto con le farfalle dell'Ade > le mani s'alzano, nervosamente, per poi riabbassarsi. L'autocontrollo si mischia all'istinto. < Al lago nero son tornato e volevo ucciderti. Ho fallito, ed ho iniziato a odiarti. Perché sei cambiata. Tu guarivi e io no! Alla fine ti ho stretta nuovamente a me grazie a ciò che ha fatto Arima. E vederti ferita mi ha fatto credere egoisticamente che tu saresti rimasta così. > I capelli si smuovono e coprono parzialmente gli occhi, velandone l'espressione. ,Ma le labbra permangono strette e appena curvate ai lati verso il basso. < IO sono la tua ferita più grande. E continuerò ad amarti e odiarti fino al mio ultimo respiro! Non posso muovermi da qua. > Ammette infine, anche se forse..neanche tanto in fondo, era ovvio. < Sei innamorata di un altro Katsumi. Quello che ti ha salvata al lago nero, quello che si imbarazzò alla magione, quello che litigò con te perché hai venduto la tua anima, quello che voleva uccidere ciò che più amava.. > si ferma a quell'ultima parola, realizzando quanto stia diventando traviante per lui la conversazione. Arde la fiamma di un desiderio che si impegna, per quanto debole, a coprire di fango e terra. < Sta diventando pericoloso, continuare > Sembra tornare composto e silenzioso

18:49 Kimi:
 Il tempo muta intorno a loro lasciandoli lì allo stesso punti di sempre, tra la devastazione e i cuori straziati tra il male che continuano a farsi la profonda incapacità di smettere d’amarsi che è proprio questo il problema, i due ragazzini che si sono incontrati al lago nero, l’aspirante suicida e l’eroe, entità così distanti da ciò che si sono tramutati ora ma che con prepotenza li tengono incollati l’uno all’altro <non ti dirò che non è vero> forse è giusto che finalmente lei riesca ad esprimersi <non eviterò di riversare su di te la mia delusione e il mio disgusto solo per proteggerti> aggiunge quindi <il mio nasconderti ciò che avrebbe potuto ferirti ti ha portato a volermi ferita perché marchiavo me invece che lasciare che qualcuno lo facesse a te> non riesce a negarsi davanti a questo errore, non riesce a reputarsi responsabile di quel momento almeno quanto ha fatto lui <ma io non ti odierò, mi disgusti e dentro di me speravo fossi morto> lo ammette senza più nascondere quella parte meschina del suo essere, quel profondo egoismo che mai è stata in grado di riconoscere, che per anni l’hanno manipolata <hai sbagliato> ripete ancora <e sei scappato perché la verità è che tu hai paura di quel Katsumi che io non smetterò mai di amare, che persino nei tuoi momenti peggiori io ho visto nei tuoi occhi> non voleva consolarlo, non è lì per quello ed eccola quindi mordersi la lingua, no provare a fargli cambiare idea sarebbe la via più semplice e per questo quella sbagliata da seguire. Riapre gli occhi portandoli nuovamente su di lui, rabbia accesa nelle iridi <non ti perdonerò e non smetterò di ricordartelo ma gli errori si affrontano e si superano, i deboli si fanno sommergere da essi> un passo in avanti <e il Katsumi che mi ha salvato la vita non è mai stato un debole, tu non sei che la sua ombra>. Un gelido silenzio vorrebbe far calare ora tra loro due, lasciando che le sue parole si facciano strada, non lo sta stimolando solo dice ciò che sente di dover tirare fuori, una parte di lei vorrebbe solo vederlo a terra sofferente, vederlo schiacciato come lei è stata più volte, incapace persino di nutrirsi da sola <la mia anima> sospira <ha smesso di importati da quando hai deciso di inseguire Sasuke, tu non hai fatto altro che intervenire quando ormai era troppo tardi. NON OSARE> un monito a voce più alta <non osare> abbassa il tono, come debole <compararti con l’Ade, loro sono state chiare ed oneste> gai a toccarle le sue uniche vere compagne, le uniche a non averle tradita in tutta la sua vita <sia loro che a te ho donato la mia anima ma loro, a differenza tua, mi hanno protetta e mai salvata> odio, amore, rabbia, delusione, disgusto e amarezza si riversano nel suo tono, alternandosi a tratti mentre parla <loro sono state per me ciò che tu in principio> sa di ferirlo ma continua, ha messo un punto con le abitudini deleterie e tenersi tutto dentro lo era[arte del veleno liv 3]

19:15 Hanae:
 Fuoco. Fango e terra bruciano e diventano immediatamente cenere. La fiamma di entrambi torna ad ardere dopo un'apparente calma e due punti di vista vengono rivelati, due idee che continuano paradossalmente ad allontanarli. E' una situazione che temeva. Essere così immerso nel parlare dal non pensare più al voler semplicemente che la situazione giunga al termine. < Tu non hai idea di ciò che dici! > Reagisce la prima volta quando lei afferma che la sua paura è una vecchia parte di sè. Cala un silenzio insopportabile, l'Uchiha s'irrigidisce quando viene definito un'ombra. Un paragone che, fatto da chiunque, non avrebbe il benché minimo impatto. Nessuno sarebbe capace di capire, nessuno se non..Kimi. Lei soltanto ha assistito all'intera trasformazione, alla metamorfosi di Katsumi e persino alla sua scissione. Lei conosce persino una parte dei pensieri che costituiscono il proprio subconscio, le basi del presente Nemurimasen. < E' ovvio che son state chiare, ti hanno rubato l'anima! Hai svenduto per del potere tutto il resto della tua eternità. Per un potere così frivolo e insignificante..> Sembra riversare un sentimento nascosto. Qualcosa che avevano affogato la notte che si son lasciati per la prima volta, ma che è riaffiorata assieme alle parole della Doku. < Sei stata tu la prima a fuggire, con quel patto. E indipendentemente da ciò che ne sarà di noi, sarai tu la prima a sparire una volta per tutte! Ti odio con tutto il mio cuore per averci fatto questo, per aver scelto loro. E' da quel giorno, che ti sei allontanata. E sapendo che dovrò abbandonare la nostra eternità promessa per degli insetti.. Come potevo sopportarlo? Qualsiasi cosa accada, sfuggirai dalle mie mani. Odiami per aver usato ogni mia forza nel modo sbagliato, ma non osare dire che della tua anima non m'importa. Solo pensare al tuo futuro mi.. > Morde il proprio labbro inferiore, tanto pallido e fragile dal farlo sanguinare quasi immediatamente. E con cura, s'asciuga quasi immediatamente ogni goccia intenzionata a scendere con la mano sinistra: quest'ultima completamente rossa e ruvida, quasi da quando è un goryo. Il sangue si mischia al colore della pelle e si perde. Alza il mento e abbassa lo sguardo su di lei, con espressione ferma. < Pensi che siano tue compagne? Fedeli amiche? Disilluditi, Doku Kimi. > Quasi solenne, ma triste. < Il vento dell'amicizia non è mai soffiato e mai soffierà tra te e loro. Non doneranno mai nulla, senza ricevere qualcosa di più grande. Non è amicizia, è una compravendita. Tutto ciò che provi per loro è vero. Ma tutto ciò che credi che loro provino per te è falso. Vale molto più del mio desiderio di te, farti capire quanto tu abbia errato con quelle evocazioni. > Finalmente, silenzio.

19:29 Kimi:
 Si irrigidisce mentre ne ascolta le parole, non aveva previsto questa cosa, mai l’aveva immaginata, sapeva sarebbe stato doloroso ma in un certo modo si era convinta che avesse già sofferto abbastanza per lui, che non avrebbe dovuto affrontare quella discussione <tu mi hai abbandonata molto prima che io trovassi loro, dimentichi forse?> non c’è più rabbia o più amore, solo dolore nei suoi occhi, mentre ripercorre gli anni passati distante, quei primi tre anni passati da sola nel deserto, in compagnia di una mera copia <tu mi hai lasciata vagare mortalmente ferita tra le sabbie> aggiunge quindi <loro fanno ciò per cui pago, con te mi dono per ottenere cosa Katsumi? COSA?> alza il tono di voce, pretende una risposta <Dolore? Abbandono? Rabbia e privazioni? Ti ho donato l’unica cosa che davvero possedevo e tu l’hai gettata e calpestata, non osare criticare le scelte che ho preso da allora, non sei in grado di comprenderne le motivazioni> severa forse, ferita sicuramente <non osare nemmeno colpevolizzare me per ciò che sta accadendo ora non sono io ad essere fuggita davanti al dolore. Che valore può avere un’eternità se non sei in grado di stare con me più di un paio di giorni? Momenti ecco di cosa è stata fatta la nostra relazione solo stupidi momenti> scuote lentamente il capo <se anche non avessi pagato quel pegno non avresti saputo cosa fartene dell’eternità con me e saresti scappato > una pausa mentre si sente chiamare con il proprio nome, un suono che però ora le risulta così aggressivo e doloroso ben diverso da ciò che era diverso <io ti amo Katsumi ma non ha alcun valore davanti a ciò che rappresento per te> scuote il capo <mi sono illusa d’essere importante ma non solo altro che un “Kimi” come un altro> arretra con un passo, forse non c’è davvero più nulla da dire. Abbassa lo sguardo <hai infine chiarito i tuoi sentimenti, abbandonami come sempre e vattene, arrabbiati e convinciti che sia tutta colpa mia ma vattene, ho affrontato l’inferno per te e non sono più disposta a venire spezzata> solo verso la fine del discorso trova nuovamente la forza di osservarlo, trema lei, non c’è più un singolo muscolo del corpo che riesca a mantenere contegno eppure non piange, rifiutandosi categoricamente di versa un’altra lacrima per lei, cosa la stia fermando dal correre verso di lui e stringerlo a sé singhiozzando mentre crede alla promessa di un nuovo inizio non lo sa, non capisce da dove stia trovando quella determinazione forse nel dolore che le ultime parole le hanno scatenato dentro mentre il fantasma del lutto aleggia su di loro [veleno tossico lvl3]

20:03 Hanae:
 Non esita più nel rivelare pensieri e speculazioni che prima d'ora gli hanno attraversato la mente solo come piccoli ed eterei pensieri. C'è qualcosa di strano, nel loro modo di conversare. Tentano di distruggere la loro stessa realtà, di spogliarsi assieme di pesanti vestiti indossati per non rivelare quanto ci sia sotto. Sia vili che servi di un ideale. < Mi prendo la colpa di non averti fermata con la forza. Ma non sono stato io ad andarmene da quella casa. > Sente la necessità di puntualizzare, di essere pungente e per certi versi noioso. Ne va di mezzo.. < ... > che cosa, in effetti? Per un momento sente l'impellente necessità di fermarsi, ma vuole difendere le proprie azioni. < Ho accettato Nemurimasen per ridarti la vita, mentre si faceva meno alla tua presa. Le farfalle come ti hanno aiutata? Come osano essere esigenti della tua anima se non sono state in grado di fermare un uomo? Se non hanno protetto nè la tua vita nè le cose a cui tenevi. > Abbassa lo sguardo sul ventre altrui, ma scuote il capo. < Ho fallito, perché non ho prevenuto le azioni di Arima. Mi vergogno. Ma questo non cambia nulla. Hai pagato la tua anima e metà del mio cuore, per quelle creature. Te ne sei andata da quella casa perché ero ferito dal tuo patto. > Ruota la testa e tende i muscoli del collo come se avesse appena avuto un improvviso brivido. E subito dopo abbassa lo sguardo sul suo braccio sinistro, anche se coperto dalla camicia bianca. L'idea di lasciare che sia Nemurimasen a occuparsene al posto suo l'ha sfiorato, e questo pensiero non è andato semplicemente perso, ma conservato nel subconscio, dove egli è chiuso. < L'unico Inferno esistente è quello a cui ti.. > si ferma. Osservarla tremare spegne in parte la sua volontà di combattere, quasi gli fa provare una vergogna inspiegabile per esser stato così brusco. Un po', la vede ancora come fragile, come ai tempi del lago nero. E lo sguardo s'addolcisce per pochi secondi, tradendolo per poi esser disciplinato, tornando neutro. < Non ho mai negato il tuo futuro o il tuo passato. > Ricordi queste parole, Kimi? Senza dubbio sì. Dopotutto entrambe le farsi che stan venendo pronunciate sono uscite per prime dalle tue, di labbra. < Pensi di essere in equilibrio, ma sei passiva davanti al destino. Vuoi davvero cedere la tua anima? Non hai paura? Diventare un eterno strumento. Se è ciò che vuoi, dimmelo e allora me ne andrò davvero. Ma se così non fosse, dimmelo. E anche se me ne andrò, troverò il modo di annullare quel contratto. Al costo di rovinare l'ade. Allora saremo pari. >

20:22 Kimi:
 Ne ascolta ancora le parole, lascia che si facciano strada nella sua mente sempre più sul punto di cedere, di perdere la sfida contro sé stessa, non reagisce alla maggior parte di ciò che le vien detto, ha lasciato cadere le armi, ha chiuso con quella lotta, quel continuo ferirsi a vicenda che più di tutto esplicita cosa li abbia portati fino a quel punto <loro non mi hanno ancora abbandonata, sono rimaste accettando ogni parte di me tu sei fuggito, scomparso davanti ad un dolore che stava dilaniando entrambi> non vuole nemmeno continuare con quel discorso, con quel semplice narrare gli ultimi anni della sua vita <abbandonerei tutto per te, reciderei ogni patto e ne pagherei le conseguenze anche mille volte se solo credessi in un futuro per noi> un altro passo mentre gli occhi si sforzano di restare sì lucidi ma senza lacrime <nemmeno ora riesci ad accettare che io possa farcela da sola, tu hai bisogno di sentirti necessario per volermi eppure mi allontani ogni volta che lo sei davvero> scuote nuovamente il capo, le parole che escono sono dotate di malinconia e disperazione <sono uscita da un baratro in cui mi hai gettata, l’ho fatto due volte e non sono più disposta a caderci perché non riuscirò a risalire una terza volta> un altro passo per allontanarsi prima di prendere quella decisione e voltare le spalle <io ti amerò per sempre Katsumi, questo non cambierà mai. Io lotterò sempre per difenderti e per te ma non posso più lasciarmi distruggere da tutto questo> le mani corrono veloci verso il collo e quella collana che stringe con forza, la testa di lupo <noi siamo distruttivi> e non ha altro da aggiungere solo andrebbe a chinare il volto in avanti, le lacrime ora possono sgorgare senza paura, silenziose scendono bruciandole il corpo, un ultimo pianto per lui e soprattutto per loro. Il passo in avanti è ancora più difficile di tutti gli altri, sa di essere schermata dalla posizione ma si sente comunque così piccola e debole senza di lui, così esposta e fragile. Fragile sì ma al contempo decisa a riprendersi il mondo, è qui che il suo cuore vede la fine, che persino l’ultima parte di amore svanisce, raggiungendo chissà dove tutte le altre, muore oggi la parte più umana che abbia mai avuto, muore oggi Kimi Medusa Doku e mai più sarà. Si allontanerà, se le venisse concesso, proprio come è arrivata: silenziosa [end?]

20:46 Hanae:
 < Loro NON possono abbandonarti. > Il suo disgusto verso quelle creature è viscerale e si espande dalla parte di sè cosciente fino al suo io più profondo. E' un sentimento estremamente impulsivo e violento, tale che lo renderebbe aggressivo nelle più pacifiche situazioni. Ma scema osservando il momento in cui lei trema. Le farfalle perdono significato così come le parole precedenti, perché si giunge a ciò che sembra essere un epilogo. < No. Sei già caduta nel baratro, ti sei già arresa. > scuote il capo con aria incredula. Le parole altrui gli lasciano un sapore amaro in gola. Ma non lo tratterrà lì, non di nuovo. < Non ti permetterò di andartene dicendo di amarmi, è una bugia. > Muove un passo nella direzione che lei s'appresterebbe ad intraprendere, come a seguirne le orme. Aggrotta la fronte e avvicina le sopracciglia tra loro, dandogli uno sguardo determinando ma privo dell'ira precedentemente mostrata. < Io non ti credo. Non ti farò andar via con la coscienza pulita. Pensando di star facendo un favore a qualcuno > anche a sè stessa < Non voglio il tuo amore, se non posso avere anche te. E se non possiamo amarci nè ignorarci, come provato oggi, ti odierò. > Sembra un giuramento solenne, una frase molto più violenta del tono che ha deciso di usare per esprimerla. Forse è visibile ciò che c'è dietro, un tentativo finale, una supplica. Eppure. < Sarà un odio vero, non un artificio da Genjutsu. Non un desiderio di potere. Mi impegnerò a non lottare per te e se tu oserai farlo per me, agirò come farei con un Kimi come un altro.> Usando le sue stesse parole, si riferisce implicitamente ai metodi subdoli di un uchiha: i genjutsu. Non ci sarebbe offesa maggiore che esser ancora difeso da lei, tanto grave che preferirebbe cancellarle la memoria piuttosto. < Non siamo distruttivi. Ma tu..> Se se ne fosse andata, queste parole sfumerebbero nel nulla, udibili solo dall'Uchiha che a quel punto starebbe parlando al vento. { end? ? }

21:10 Kimi:
 Il passo si arresta ma non si volta, non può andarsene perché nonostante la forza con cui ha deciso, la mancanza e la sofferenza lui è ciò a cui più tiene a cui abbia mai tenuto. Spiega in avanti appena ode quella promessa, come se fosse stata appena trafitta, flette la schiena lasciando che le lacrime continuino a scorrere sul suo viso, dilaniata, una sensazione troppo familiare <tu già mi odi> la voce riesce a non risultare rotta, ci vuole tutta la sua forza d’animo per controllarsi. Non riesce a giungere ad una differente conclusione, devono separarsi non dovrebbe esistere alternativa eppure si blocca, resta lì, nascosta e debole incapace di andarsene nuovamente anche perché questa volta lui ha deciso di fermarla, quanto sarebbe stato più semplice se non lo avesse fatto <Katsumi io non posso più perdonarti> i ricordi di una vita scorrono nella sua mente, ci si aggrappa con disperazione mentre la destra va al petto e stringe il tessuto nero con cui si è coperta ora <ma non togliermi ciò che eravamo> si ritrova ad implorarlo mentre ritrova il coraggio di mostrarsi, distrutta ancora una volta dalle sue parole. Cercherebbe quindi di voltarsi verso di lui prima di fare un paio di passi <non costringermi> sussurrerebbe appena mentre i passi vorrebbero aumentare di velocità e intensità, la mano ancora sul petto, si stringe il kimono, le nocche che impallidiscono ulteriormente e le sente le unghie venir dilaniate dalla stoffa stessa, troppo resistente perché la sua stretta possa romperla a differenza della pelle che invece inizia ad accusare. Lo sguardo ancora andrebbe a rialzarsi, non che possa vedere molto attraverso quella patina di lacrime che scorrono sul suo viso dotate di vita propria <perché mi odi a tal punto?> ancora vorrebbe avvicinarsi a lui, vicina, troppo vicina forse ad un passo dal perdere il controllo su tutti i suoi buoni propositi, la schiena sempre flessa in avanti e i suoi occhi, dai due diversi colori, vorrebbero puntarsi in quelli dell’Uchiha, dal basso verso l’alto, estremamente vicina al suo stesso mento <PERCHE’> urla ma al tempo stesso scandisce ogni singola parola <VUOI> lenta <DISTRUGGERMI> ed inesorabile <ANCORA?> trema per lo sforzo di trattenere ciò che è sempre stata, quel demone di morte in cui è sempre vista <non togliermi> mormora con un filo di voce, implorante adesso, la rabbia ha lasciato il passo alla paura, lui unico in grado di farle provare quel sentimento, unico PER CUI prova quel sentimento, non perché lo tema ma anzi <noi…> si blocca, una pausa mentre cerca di trattenere quella singola parola, quel nome <yume> che però sfugge dalle sue labbra, per quanto sia doloroso lei vuole poter tenere quei ricordi, vuole averla almeno nella sua mente[veleno tossico lvl 3]

21:42 Hanae:
 Le lacrime non sono più un deterrente al proprio parlato. Forse sta solo guadagnando tempo, gli ultimi momenti peggiori che potesse creare. Ma è pur sempre tempo in più. E' pur sempre un'occasione, per quanto piccola. Ascolta quelle parole, tra fogliame, alberi e percorsi tenta di tener lo sguardo su quel fragile corpo. Ascolta quella voce rotta dal dolore e assottiglia lo sguardo. Un rumore statico si fa sempre più forte nella testa, un rumore che gli rende difficile concentrarsi, ma che non gli impedisce di sentire, in mezzo al chaos, quanto ha da dire lei. Come può essere così rumoroso, il luogo più pacifico dell'isola? Senza rendersene conto, inoltre, è già notte. Se non fosse per i sensi da shinobi si sarebbero già persi alla vista. < E' una scelta difficile anche per me. Ma questa storia non può andare avanti così. > il tono torna placato come al loro reincontro al lago nero. Pacifico e privo d'ira. E' una reazione istintiva. Trovare la via più ragionevole per uscire fuori da un problema, tale dal non sentire ancora il dolore della distanza e di uno scontro incompiuto. < Io sono pronto ad essere il tuo Shiva, se tu vorrai davvero andartene pensando d'amarmi. > Shiva, una divinità che rappresenta sia la distruzione che la creazione. Un paragone azzardato, che vuole indicare un intento non completamente distruttivo nelle sue possibili azioni. < Finiamola con i compromessi, sono loro a distruggerci. Io ti amo. E se solo ti avvicinassi abbastanza potrei dimostrartelo. Il passato ti ferirebbe soltanto, sono stanco di questo. Voglio tornare a ciò che era ad Oto. Ricordi, la casa abbandonata? O la magione? > Una domanda dopo l'altra, il rinvangare ricordi nel mezzo del minacciar di rimuoverli. Qualcosa di strano, tipico..dell'altra faccia di Katsumi. E' il nome di Yume a interrompere la sua parlata, mentre le labbra erano state schiuse e si trovavan pronte a proseguire. Cade in silenzio e sospira, riempendo l'aria per la seconda volta oggi. Il tono s'abbassa e la mancina si posa sulle labbra, coprendole per un momento come se fosse..mortificato. Le pupille appena dilatate fortificano quest'impressione, ma potrebbe esser l'effetto del buio. < Non volevo minacciarti, Kimi. Lo capisco, che tu non voglia ferirti. E' stato un momento di debolezza, non farò nulla. > Muove la mancina e la porta in una tasca, dov'era presente l'effige Uchiha. La osserva per un momento, inspirando profondamente.

21:59 Kimi:
 Lui continua con quelle minacce costringendola di fatto ad una scelta ancora più ardua, libertà o ricordi? Non comprende perché stia facendo tutto questo e più lui continua in questo discorso più nella sua mente si fa strada tutto ciò che è sempre stata cerca di avvicinarsi ancora, di arrendersi, sulla fiamma che mai si è sopita in lei qualcuno sta buttando sabbia, secchiate di sabbia. Non è questo che ama di lui, mai avrebbe pensato d’essere trattata alla stregua di un nemico qualsiasi eppure per poter tenere nel suo cuore quei sentimenti non può far altro che avvicinarsi, che lasciarsi andare, cedere a quelle minacce <allora tienimi stretta a te, sopporta il mio odio, sopporta una bestia in gabbia e sii felice> rabbia e resa nelle sue parole <scegli consapevolmente di legarmi a te a queste condizioni, meglio triste e tua che libera e innamorata di te?> la stessa disperazione di poco prima, la destra andrebbe solo a lasciare la presa sul kimono, mentre con lo sguardo cercherebbe il suo. Proprio incontrando quello sguardo mentre pronuncia le ultime parole qualcosa tintinna nel profondo, l’ultima parte di un cuore ormai devastato si risveglia <non volevi…> qualcosa in lei la porta a cercare di stringerlo davvero a sé stessa buttandosi a braccia allargate verso il suo petto, in lei si risveglia a piena potenza quel dannato profondo amore che mai l’abbandonerà <capisco la paura> il tono suona molto più dolce ora, alla fine ha deciso ancora una volta di lasciare sé stessa indietro, ha scelto lui. Cercherebbe solo di inspirare in quell’abbraccio, ammesso che sia avvenuto <ora capisco…> solo quelle minacce, solo quella frase finale le han permesso di aprire gli occhi su ciò che ha provato lui <non mi perderai> dov’è il ragazzino di un tempo? La piccola masochista? Sono ancora lì, dentro quei due adulti incapaci di lasciarsi andare, incapaci di scegliere ciò che è meglio per loro stessi <ma non sarò più in grado di rialzarmi Katsumi, fai attenzione> un avvertimento, una semplice minaccia oppure una richiesta disperata? Non è possibile comprenderlo perché il tono vuole indicare tutte e tre le cose. Se fosse riuscita a stringerlo andrebbe solo a lasciare che le lacrime velenose bagnino gli abiti altrui, che le sue mani stringano e stropiccino il tessuto tra le scapole di lui, il sangue della destra ferita macchi, in maniera indelebile, ciò che indossa andando a segnare quell’ennesima resa. Eccola tornare all’inizio, sempre davanti ad un lago sempre pronta ad affrontare tutto lo schifo che il mondo butterà loro in faccia, pronta a ripetere all’infinito lo stesso schema che li ha così spesso ridotti ad essere ombre, condannati alla sofferenza, ma lì in quel solitario abbraccio si rende conto che vale la pena soffrire, non c’è istante passato così che non valga anche mille volte il costo pagato fin ora. Gli occhi andrebbero a socchiudersi mentre il respiro tornerebbe regolare, il solo contatto bastano a ricordarle tutto, bastano a portare in lei quella calma così inseguita e che da sola non riesce mai ad ottenere

22:21 Hanae:
 Lo sguardo torna continuo, sottile, penetrante, quello sguardo indefinibile che ha sempre osservato la Velenosa con una scintilla diversa. Lo sguardo che ha sempre dato a Kimi e non ad una Kimi. Un inesprimibile espressione nell'apertura delle labbra viene coperta dalle ombre quando lei, con sua totale sorpresa, va per attaccarsi al proprio petto. Come 'laggasse', rimane privo di alcun moto anche un istante dopo il tonfo altrui. Solo i piedi, s'assicurerebbero d'avere la stabilità necessaria a non cadere a terra. Lo sguardo, impuntato da prima sul nulla del parco, scivolerebbe lentamente verso il basso, per vedere la figura della Doku. < Dovevi andartene. > Una frase che creerebbe reale tensione se non fosse per una rinnovata dolcezza, il cambiamento nel tono che segna il dissolversi del gran nodo. Le braccia si abbassano sui fianchi per poi allungarsi verso quelli altrui e rialzarsi appena. E così, s'assicurerebbe di stringerla ancor più al petto. Che soffochi pure, perché rimarrà così per del tempo. Si stringono alle scapole a vicenda, tirando quei vestiti come se fosse la loro stessa pelle. Abbassando il capo, poggerebbe le labbra sui suoi capelli per qualche secondo, prima di spostarle per poggiarci la fronte. < Non hai più bisogno di rialzarti, nè da sola nè grazie ad..altri. > trattiene in gola il desiderio di denigrare le farfalle ulteriormente. Ma sarà sempre pronto a farlo. Questo è l'ultimo degli ultimi tentativi che si danno. E non c'è volontà, almeno dall'Uchiha, di perderla. Ritrova il giardino dei sentimenti nascosto dall'alto muro dell'istinto. Decidono di rischiare e puntare su loro stessi, stupidi e coraggiosi. < Alla fine torniamo qua. > Il chakra si agita partendo da lui e verso di lei. Altera la realtà come la vorrebbe lui, facendo sparire la nebbia che ora li circonda per dar spazio ad una versione illusoria - ma fedele - del lago nero di Oto. Gli viene naturale sbruffare sui capelli di lei, facendole sentire un breve getto d'aria calda. E subito dopo, tornerebbe a inspirare il suo profumo, a godere del messaggio captabile da ogni senso. { genjutsu dei mille mila sensi }

22:36 Kimi:
 Il contatto che lui va a cercare finirà inevitabilmente per avvelenarlo, per lasciare che la sua protezione ultima, la sua innata, finisca per colpirlo e lasciare quelle labbra vittima del sapore agrodolce tipico del suo veleno dovrebbe poterlo colpire ma non ha alcuna intenzione di fare qualcosa per impedirlo, infondo sotto sotto se lo è meritato. Resta lì a godersi quella stretta, quel tocco con il corpo improvvisamente molle, libero mentre una sensazione lontana e quasi dimenticata la pervade, lentamente risale lungo la sua schiena a partire dai fianchi e la riscalda permettendo a quel cuore di battere per un motivo. Ne ascolta le parole, si rallegra del tono, lo interiorizza e fa suo andando a collezionarlo insieme a quella parte di ricordi per cui poco prima era pronta ad arrendersi, i ricordi più preziosi. Solo con le sue ultime parole riapre gli occhi, si muove appena finendo per voltarsi verso destra poggiando solo la guancia sul petto altrui, si guarda intorno e riconosce il luogo, le lacrime mutano e rallentano, il petto si gonfia e pare quasi che il cuore voglia impadronirsi di tutto il suo corpo <il lago nero> mormora appena, stupita anche se dovrebbe averci ormai fatto l’abitudine. Si volta verso sinistra ora così da poterlo osservare, nei ricordi di lui è impresso esattamente come nei suoi il luogo da cui tutto è partito in principio e in cui alla fine si sono sempre ritrovati nel bene e nel male <ci torneremo insieme> aggiunge quindi <non abbandoneremo mai quelle rive> o semplicemente Oto, il villaggio da cui mancano da tanto tempo, il villaggio che li ha visti nascere tra sangue e dolore, il villaggio che ha permesso tutto questo, il villaggio le cui mura hanno contribuito a distruggere più di una volta. Lo stringe e quindi torna a soffocare il suo volto dentro di lui, chiudendo ancora gli occhi e usando solo il tatto e l’udito per poter assaporare il momento. Chissà se quella scelta si rivelerà più stupida o coraggiosa <Stringimi per sempre Katsumi> solo con lui, solo davanti a lui si permette queste frasi, si affida completamente nelle mani dell’Uchiha, le stesse mani che hanno dimostrato di poterla distruggere ma che fin ora l’hanno sempre e solo salvata, persino da sé stessa o dal suo odio. Non vuole andarsene e non ha intenzione di lasciare quel luogo presto, qualsiasi necessità può attendere perché non esiste nulla che possa in qualche modo essere comparato a quel momento di pura perfezione. Si sente felice ed è per questo che nascosta sorride con le lacrime che ancora devono asciugarsi, così profondamente felice da pensare di non meritarselo[arte del veleno liv 3][chk 90/95][turno veleno 1]

22:52 Hanae:
 Le labbra si fanno quasi immediatamente insensibili dopo quel bacio, così come il petto. Rapidamente, un paio di brividi attraversano come fulmine il suo corpo e lo costringono a stringere appena con le unghie su di lei. E' abituato al veleno, così come al dolore, ma non ne è immune; specialmente dopo così tanto tempo. Nonostante non possa esattamente inserire sè stesso in un'illusione, riesce perfettamente a osservare le stesse cose che ha deciso di mostrare alla Doku. Il lago di Oto nel buio della notte, i pendii rocciosi che lo circondano e la vegetazione dai toni scuri e sinistri. E specialmente, quel freddo ma caratteristico odore pungente onnipresente. Quello è l'unico luogo che si sente di chiamare casa, più di qualsiasi laboratorio e struttura in cui abbia mai abitato. < Al più presto, sì. > Sarà un'illusione perfetta, ma specialmente per loro, non è abbastanza. Manca la vita, all'illusione. L'increspatura casuale dell'acqua causata da chissà quale folata di vento o piccolo animale. I suoni dimenticati e gli individui stessi. Se avesse la forma Goryo, si curerebbe da sè, ma sa quanto sia saggio tener quel potere quanto più inabissato possibile. Ha rischiato di fare qualcosa di cattivo alla Doku, ascoltando i sussurri del subconscio. Eppure, qualsiasi pensiero svanisce. Respirare il profumo di lei rilassa tutta la tensione accumulata e quasi gli fa perder la forza - e volontà- di star in piedi. < Se continui così, potrò stringerti per poco più di qualche minuto. > Nonostante il tono sia serio e caldo, può trasparire a Kimi dell'ironia, ed un messaggio molto semplice: sta venendo avvelenato. Entrambi sorridono ed entrambi lo nascondono. L'illusione vien fatta crollare, poiché voleva rappresentare poco più di un momento; ed al suo posto si fa spazio una richiesta. < ..antidoto.. > Pare ovvio che di perdere un po' di salute gliene importi poco. La sua richiesta, timidamente, è un altra. E' un simbolo che marchia la fine di qualcosa e l'inizio di un'altra. < Noi due, siamo Shiva. > entrambi creatori e distruttori, ecco la realtà.

23:02 Kimi:
 Lo ascolta, consapevole del veleno in circolo nel sistema altrui, non è un segreto come funzioni la sua innata, ascolta quella prima richiesta e lo stringe ancora più forte come a volerlo sorreggere con la sua forza, che fa un po’ pena in realtà. In ogni caso mentre finge di prendere tempo e di ignorare quella richiesta lei andrebbe a cercare di spostare il chakra nuovamente verso le ghiandole salivari, qui però andrebbe ad usarlo come un filtro così da cercare di andare a creare l’antidoto, separare le diverse componenti chimiche del suo veleno, concentrandosi silenziosa andrebbe solo a spostare il liquido, estremamente amaro, verso la sua stessa lingua. Lo ascolta e solo sorridendo, senza aggiungere altro andrebbe a mostrare nuovamente il volto, raddrizzandosi quel tanto che le basta per alzare il mento e provare a giungere alle labbra di Katsumi, un bacio quello che vorrebbe dare a lei, ben diverso dal semplice soffio che userebbe per chiunque. Le sue labbra vorrebbero schiudersi al contatto di quelle dell’Uchiha e si abbandonerebbe completamente a quel bacio, a quel contatto in cui si riverserebbero i suoi sentimenti, il suo amore e la nuova consapevolezza di loro, di ciò che ha capito durante tutto quel pomeriggio. Insieme si riverserebbe nella bocca altrui anche l’antidoto sintetizzato poco prima, silenziosa continuerebbe a baciarlo fino a quando la necessità di deglutire non la costringe a staccarsi, così da permettere anche a Katsumi di assimilare il liquido amaro che dovrebbe ora trovarsi nella sua bocca. Lo osserverebbe qualche istante, permettendogli di deglutire e magari respirare <noi siamo uno> e con quel mormorio vorrebbe riportarsi verso le labbra altrui, per baciarlo ancora e ancora, tutta la notte se possibile, tutto il giorno seguente e nel suo ideale per il resto delle loro vite, uniti in quell’abbraccio, in quell’effusione che realizza quando le era mancata in questo momento, così intimo e così profondo, una sensazione unica si propaga in lei, ben diversa dalla semplice felicità è come se fosse finalmente completa, come se tutto fosse miracolosamente a posto, ogni tassello perfettamente incastrato con gli altri, la fusione di due in uno, la fusione di ciò che è lei nell’amore della sua vita, perché amori così non possono essere sostituiti, amori così permettono di sognare, di sperare e di credere che un futuro migliore possa esistere [end]

Non saprei nemmeno cosa dire.
Succedono tante cose, troppe.