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La fata e il demone

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con Kimi, Usagi

16:01 Usagi:
 Sulla sabbia asciutta, tra il rumore delle onde, si fa largo la splendida luce solare che trasuda dai meandri delle nuvole sparse; barlume malato di caldo che lentamente si nobilita verso la primavera, da quell'inverno freddo che attanaglia il mondo con la sua morsa gelata. Una giornata comunque mite, senza pioggia alcuna, cominciando il loro decorso verso la rinascita dello splendente Apollo e il dissiparsi delle tenebre sul mondo. Tuttavia una coltre di nebbia circonda il luogo con la sua morsa e ostruisce lo sguardo a chiunque si trovi a passare. Per non restare in casa a studiare e lasciandosi trascinare un po' dal disio del cuore palpitante, la piccoletta ha deciso di stazionarsi nuovamente sotto l'ombra di una volta arborea su quella fine spiaggia che si eleva per pochi metri verso l'alto, per lasciarsi trasportare da soavi note musicali; le proprie dita cercano i fili dello strumento e, sinuosamente, li pizzicano con leggiadria magistrale. Si trova inginocchiata sotto la volta di un grande arbusto, circondata dai minuscoli frammenti della fatica della natura sul quale poggiano le proprie gambe, con il sedere accomodato sui talloni. Davanti a sé, poggiato sulle sottili gambe, vi si trova un tradizionale Shamisen che emette dei suoni malinconici, ad ogni movimento delle proprie mani che, magistralmente, cercano di emanare quella melodia dolce, quasi come se un sentimento di puro amore estatico possa sprigionarsi dalla figura minuta e pervadere il luogo trasportato dalle onde sonore. Queste si propagano nell'etere raggiungendo in un attimo tutti coloro che possono udirlo, che sono coscienti della presenza di qualcuno che le suona e che si innalza verso le più alte vette della passione. Non è null'altro che una ragazza, molto fine e dall'aspetto curato ed elegante, indossa infatti un leggero kimono candido che si apre dietro la schiena e davanti al petto a mostrare un colore rosso sanguigno. Lo stesso colore che cinge, con quella lunga fasciatura, il ventre per più volte, un tessuto che stringe l'abito e lo tiene fermo e che, infine, si appunta dietro la schiena a formare una sorta di grande cuscinetto. Nel folto di lunghi codini biondi, che cadono ai lati della figura, si confondono ad appuntarli, su entrambi i lati, dei grandi campanellini dorati che, quando ella muove il capo, producono un suono sordo unendosi alla dolcezza delle note prodotte, quasi usasse un secondo strumento supplementare [Drin - Drin]. Infine, come coronamento dell'edificio, i piedini, avvolti da due calzari di seta leggera, calzano un paio di Geta alti, così da farla apparire una figura quasi trascendente e antica. Un lieve sorriso lambisce le sottili labbra della ragazza, con un lieve tocco di trucco che esalta le guancette rosse e le lunghe ciglia argentate. Pare persa in quel mare di suoni che la trasportano via da quel luogo, è lì ovviamente, ma completamente rapita dalla melodia che sta suonando. Il terreno viene percepito dalla piccola ragazzina con chiarezza, un contatto estremamente vero con la terra, un connubio messo sul tappeto magnifico dei versi che vuole raccontare qualcosa che tocchi, in modo anche molto metafisico, gli animi delle creature che l'ascoltano. Per il momento queste sono gli animali della spiaggia, dal più minuto insetto al predatore del mare, ma anche la flora che la circonda non manca, per quanto non può evitarlo data l'immobilità della scena, di vibrare al ritmo delle corde della piccola suonatrice. Figura minuta che non manca di mettere alla prova le proprie facoltà, non per coloro che possono ascoltarla, ma solo per sé stessa, esclusivamente per una pace interiore e uno sfogo dell'animo che, d'improvviso, sembra prendere il volo sognante, spiando il ritratto che pare essere immortalato ove lei, nella scena centrale, è immortalata mentre muove le dita e i polpastrelli sulla tastiera dello strumento e tutto ciò che la circonda sembra unire, in un connubio perfetto l'arte della musica, in un impulso dionisiaco la vita con l'arte.

16:12 Kimi:
  [->Riva] Non ha mai capito perché ma trovarsi in presenza di acqua le ha sempre fatto sperimentare un senso di calma e quasi di pace, ammesso che possa provare simili sentimenti, che si tratti di un fiume, un lago o semplicemente una pozzanghera l’effetto è lo stesso. Si avvia quindi verso la riva, con gli stivali da ninja neri pieni di sabbia. Lunghi capelli scompigliati le ricadono sulla schiena, intorno al volto e anche sugli occhi, le spalle sono appena piegate in avanti, quasi non fosse più in grado di reggere il peso che grava su di lei o almeno su ciò che rimane di colei che un tempo è stata una terrificante portatrice di morte. Gli abiti sono logori e semplici si inizia con un mantello scuro appena poggiato sulle spalle per poi proseguire con il solito top nero a coprirle il seno e dei pantaloncini neri sulle gambe, copre meno pelle possibile, per il resto la carne appare nuovamente immacolata, senza più segni, estremamente chiara eppure ben lontana dalla bellezza della porcellana cadaverica più che altro, intorno al collo una catenina che riporta i segni di un lontano passato, ultimo segno della sua esistenza, un ciondolo con la testa di lupo, simbolo dei cacciatori di taglie ed accanto a lui un anello verde, vecchio mignolo dell’Akatsuki che ancora non si arrende al passare del tempo e alla fine di ciò che è stata. Il passo è estremamente silenzioso e attento, guardinga in ogni suo movimento quasi delicata, gli occhi scrutano in profondità alla ricerca di quel mare capace di darle respiro, iridi di due colori differenti ormai una rossa e l’altra azzurra, lo stesso colore del ghiaccio. Non c’è traccia di sentimenti nel suo sguardo, solo il nulla si scorge da lei. Il chakra scorre con forza e con vigore all’interno del suo corpo, come abitudine da una vita andrebbe a concentrarsi proprio sul quel flusso mentre lenta avanza, cercherebbe di andare a spostarlo verso le ghiandole salivari sotto la sua lingua, in esso andrebbe ad accumularlo, bagnandolo in quel naturale veleno da lei continuamente prodotto, velenosa anche nel corpo. Se riuscisse quindi andrebbe a rimettere il chakra il circolo normalmente permettendole di risultare estremamente pericolosa già solo al tocco. Dovrebbe, una volta giunta abbastanza vicina, potersi avvedere di una seconda figura, una presenza inaspettata per una solitaria come è stata lei fin ora, il passo che appena andrebbe ad arrestarsi quasi spaventata dal dover incontrare qualcuno, indecisa su cosa fare, consapevole che quello potrebbe essere il momento per mettersi alla prova, sarà riuscita a guarire dal suo passato? Sarà riuscita a sfuggire da quel circolo vizioso che l’ha vista preda sin dalla sua nascita? Forse sarà con la ragazza che troverà una risposta eppure per ora resta solo ferma ad osservare un’ombra attraverso la nebbia, il mare che la chiama e la consapevolezza in sé che vacilla, eppure qualcosa la smuove al punto da farle schiarire la voce, null’altro, come se non fosse sicura di riuscire ancora a parlare[arte del veleno lvl 3][veleno tossico]

16:22 Usagi:
 La bella parvenza dei mondi di sogno, rappresentata soltanto da Usagi che non cessa per un momento di far vibrare le corde, ergendosi quasi come il presupposto di tutta la scena che si palesa davanti all'osservatore che lentamente si appresta fa largo sulla sabbia e si avvicina. Oltre alla rappresentazione visiva e la composizione del totale, la musica che si ode sembra parlare, muoversi con un energia quasi magnetica nell'aria, supera i nodosi rami degli alberi e si propaga nell'immensità, note che parlano di nostalgia ma che si chiudono, quasi sempre, con una tonalità in "la maggiore" che pare spezzare l'incanto di ogni cuore afflitto da letargia e che è stato ferito e dilaniato da qualsiasi cosa. In quell'assonanza musicale, la piccola cerca comunque di immergere tutta sé stessa, concentrata nell'esecuzione certo, ma è qualcosa di più profondo e spirituale che la muove, ciò è anche dimostrato dal corpo e dai suoi movimenti, sembra suonare lo strumento con ogni molecola o atomo che possiede, il busco si muove in modo circolare come a seguitare le note dello spartito, in un crescendo e un calando quando questo si facesse suono. Le grandi iridi dono semichiuse, come se volesse essere totalmente in balia del suo compito o dell'animo che sta scaturendo da lei, da quell'energetica psichica che non cessa mai di propagarsi, tuttavia si possono tranquillamente notare, tra le fessure delle ciglia folte e argentate, un vermiglio acceso, quasi risplendessero di luce propria. Ferma il capo solo quando nota l'avvicinare di quell'ombra, per quanto la propagazione sonora non cessa, come se volesse portare a termine il proprio lavoro e che nessuna presenza possa impedirglielo. Le labbra sottili si dischiudono per far fuoriuscire un leggero sospiro, una speranza, non un fastidio, ma il comportamento della sconosciuta figura sembra proprio rassicurarla, anche perché non pare volerla disturbare se non con quel tossire, cosa che lei ignora al momento. Così continua, imperterrita, sorridente con più enfasi, anche mostrando quell'armonioso contorno a mezzaluna perfetto che rappresenta i suoi denti splendenti. Intanto il territorio musicale comincia a prendere una virata, seppur leggera, sempre più acuta, via via che avanza il motivo i bassi diventano sempre più sparsi e radi, mentre gli acuti si fanno frequenti e indomabili, avanzano come il passo di un cavallo che si trasforma lentamente in un troppo e poi in un galoppante sentimento d'amore e di romanticismo. In quello che si può udire c'è una nota discordante, un basso "la minore" rado viene percepito come uno spettro in tutta la canzone, un dolore forse mai lasciato o una prigionia mai spezzata, ciò può esser noto ad un ascoltatore attento. Infine, come a chiudere un'orchestra cacofonica, un'ultima nota viene fatta vibrare, acuta e continua, che corona il termine dello spartito. Solo allora abbassa le mani sulle cosce e i polmoni si dispiegano causando un profondo respiro di gioia, come si fosse liberata da una fatica incredibile o semplicemente, data l'espressione di felicità impressa sul volto, uno sfogo istintivo che si conclude con una sonata sotto il velo della nebbia. Allora le palpebre si schiudono posando le grandi iridi rosse, che adesso si notano chiare e distinte, sulla figura femminea che si palesa come un'ombra oltre il velo di Maya. <Ihihihih...>

16:34 Kimi:
 La musica a lei non parla, completamente fredda e distante forse ormai troppo lontana dalla civiltà per poterla davvero cogliere, si limita ad ascoltarla mentre i dubbi continuano a pervadere la sua mente e l’indecisione si disegna sulle sue labbra sottili, la sua mortale bellezza sembra così lontana adesso, solo la fatica è impressa in quel corpo provato almeno quanto la mente. Un passo in avanti, titubante ed estremamente lento, come a voler passare oltre quella coltre di nebbia che ancora le impedisce la vista. Quanto può farle male quella risata quasi spensierata che giunge ora alle sue orecchie non saprebbe descriverlo, una fitta nel petto laddove credeva di non aver più un cuore, un pensiero che corre a tutto ciò che sarebbe potuto essere, a tutto ciò che ha perso per sempre e che deve lasciarsi alle spalle, incapace di mettere fine alla sua esistenza. Le braccia sottili ondeggiano mentre fa un ennesimo passo nella direzione di quell’ombra. Vorrebbe parlare, dire qualcosa ma non riesce, a ben osservare le labbra si aprono anche, accennano un movimento ma non c’è suono che segua. La mano destra si alza dal fianco per giungere verso la fronte nel tentativo di scostare i suoi capelli dal volto, come se questo potesse farla apparire meno spaventosa, la sua figura consumata ora mostra anche, senza più dubbi, il differente coloro delle iridi, la freddezza di quell’espressione così lontana e distaccata. L’indice della destra andrebbe quindi ad indicare lo strumento della ragazza, forse un nuovo tentativo di conversazione, eppure par non ricordare come si fa. Per questo velocemente verrebbe riabbassata la mano, riportata inerme accanto al suo corpo mentre lei si limiterebbe a flettere le ginocchia, attenta a non far cadere il mantello appoggiato e a non sfiorare nulla di vivo con la sua pelle nuda. Gli occhi che permarrebbero ancora qualche istante sulla sconosciuta prima di rivolgersi all’orizzonte ancora nascosto dalla nebbia [arte del veleno lvl 3][veleno tossico]

16:49 Usagi:
 La melodia è completamente terminata, la canzone è giunta alla sua degna chiusura, quindi la risata, come giusto che sia, è mirata alla sciogliersi dei muscoli e al triviale divertimento che ne possa conseguire. Uno sfogo dell'anima che vuole volare ma che, cosciente di non poter spiccare il fatidico salto verso l'empireo e oltre la sfera che più larga gira, si accinge a compiere quel riso dolce e sottile che la fa tornare con i piedi per terra. Le grandi iridi rosse si posano sull'ombra che adesso si avvicina, mostrandosi in tutta la propria carineria, con le labbra che si inarcano in un sorriso ampio e dolce, un modo affabile per accogliere la sconosciuta che adesso le si avvicina lentamente. <Ciao ciao ciao...> Alza il braccio dritto, quello che ha mosso le dita sulle corde, per sollevarlo verso il cielo e sventolare la manina in un chiaro segno di spensierato saluto. <Chi sei? Come stai? Cosa ti porta qui? Ti piace la mia musica?> La riempie praticamente di domande, la gonfia di interrogativi con la sua vocina acuta e carica di divertimento. Tuttavia nota che l'altra alza il braccio per indicare il proprio strumento. <Vuoi che suoni ancora?> Inclina il capo verso le proprie parti dritte con un chiaro volto interrogativo, probabilmente non può parlare, per quel motivo sta usando solo i gesti, quindi, compreso il suo desiderio, torna a portare le dita della mandritta sulle corde al di sopra della cassa, mentre la sinistra si muove sulla tastiera. <Bene allora ti suono qualcosa di allegro. Mi sembri molto presa dalla malinconia, hai bisogno che ti faccia sorridere. Si si si.> Fa diversi cenni d'assenso con il capo, in quel modo anche i campanellini si mettono a suonare, posti sul proprio codino sinistro [Drin - Drin]. <Oppure desideri qualcosa in particolare?> Le domanda in modo affabile e gioviale.

17:00 Kimi:
 Alla fine è la ragazza a permetterle di fare un passo avanti nella sua rinascita, o come la si voglia chiamare, andando a parlarle. Quando la voce di lei giunge alle sue orecchie ci mette qualche attimo di troppo prima di comprendere che non si sta rivolgendo ad altre persone e per questo ritarda appena nel voltare il capo verso l’altra, senza nascondere i due simboli appesi al collo, consapevole del pericolo ma consapevole anche della sua forza <Medusa> replica lei, la voce è roca ed estremamente bassa come se faticasse a risponderle, segno forse del tempo passato dalla sua ultima conversazione <anche se forse sarebbe meglio trovare un modo diverso con cui presentarmi, sono stufa di spaventare> sospira appena fissandola intensamente, senza distogliere gli occhi. Pausa, sta parlando anche troppo per ciò a cui è abituata e le domande a cui deve rispondere sono ancora molte, deglutisce lentamente come per permettere alla sua gola di trovare un attimo di pace <mah in ogni caso è ciò che sono> sembra mormorarlo a sé stessa <Medusa Doku> continua quindi <ammesso che non mi abbiano bandita> scuote appena le spalle, effettivamente aver provato ad annientare un clan potrebbe essere una buona motivazione <sono giunta da poco su quest’isola che immaginavo più deserta> figurarsi se è anche solo lontanamente aggiornata rispetto alla situazione attuale <tu sei?> replica quindi, sempre monocorde, senza esprimere particolari sentimenti nel suo tono di voce, sempre mortalmente serie e sempre diretta, in questo non è affatto cambiata. Annuisce quindi voltando lo sguardo nuovamente verso il mare <non me ne intendo di musica ma non mi è sembrata brutta> replica all’ennesima domanda della ragazza <ma non suonare ancora per me, dovresti farlo solo se è ciò che vuoi, certo non per farmi sorridere> coglie l’ironia di quella proposta, un’ironia che può risuonare solo aa lei è a chiunque altro abbia mai avuto lo spiacevole inconveniente di conoscerla <io non sorrido> puntualizza quindi <un tempo forse mi è capitato ma non ricordo> chissà se è capitato, è così doloroso e difficile provare a ripercorrere gli anni trascorsi all'interno della civiltà, per non parlare di quelli trascorsi all’esterno [arte del veleno lvl 3][veleno tossico]

17:22 Usagi:
 Inclina il capo verso destra alla prima risposta della ragazza, lasciandosi cullare da un dolce sentore delle onde del mare, dal rumore sopraffino che riecheggia nell'etere come il suono della culla a dondolo che sostiene il sonno di un bambino. Non manca tuttavia di udire le note che la voce dell'altra le portano, le sue parole che raggiungono in modo chiaro e distinto i lobi delle proprie orecchie e che vengono prese per come sono. <Ma non è carinooooooooo!> La voce acuta risuona per l'etere, con una nota di finto disappunto nella voce, come se il suo fare fosse accresciuto da qualcosa di teatrale ed incredibilmente soave, uno spirito energico che si solleva dal proprio corpo e che inonda qualsiasi persona le si trovi intorno. E' un uragano di pura forza travolgente, molto divertente per i più, fastidiosa per pochi, ma sicuramente sembra un'onda anomala che investe chiunque ne viene a contatto. <Non posso usare l'onorifico. No no no.> Scuote il capo con vigore. <Vediamo...> Sposta lo sguardo verso l'alto a destra con fare meditabondo, nella propria voglia di trovare un buon appellativo da usare. <Medu-Chan? No no no. Non va bene...> Si fa le domande e si risponde da sola praticamente. <Dusa-Chan? Nemmenoooooooo! Uffiiiiiii!> Gonfia le guancette scarne per assumere un'espressione fintamente imbronciata che la fa apparire soltanto molto più buffa di quanto si possano aspettare gli altri. <Nessuno è una medusa, non dire cose poco carine. Le meduse stanno nel mare.> Alza il braccio destro e sventola la manina davanti al volto come a scacciare una mosca, con il chiaro intento di sorvolare sull'argomento che ritiene stupido. <Eccoooooo! Vedi che ci siamo, così l'onorifico rende tutto più carino. Deku-Chaaaaaaaan!> Fa scattare entrambe le braccia verso l'alto in un chiaro segno di vittoria. <Ihihihihihih. Sono sempre la migliore a rendere tutte le cose estremamente kawaiiiiii!> Porta le manine chiuse a pugno a coprirsi le labbra, mentre dondola su sé stessa con un volto estremamente felice di quell'idea così pucciosa che l'è venuta. <Non so. Perché avrebbero dovuto bandirti?> Domanda interessata a quell'argomento. Successivamente, alla domanda sulla propria identità, il sorriso torna a palesarsi prepotente. <Io sono la ragazza più carina e coccolosa di tutti i villaggi...> Mostrando anche tutto l'epiteto in cui le piace essere ricordata. <La carinissima e stupendissima...> Tanto per esaltare i toni roboanti che sta pronunciando. <Usagi-Chan!> Solleva il dito indice della mano destra al cielo, mostrandolo all'ascoltatore. <E non dimenticare il "Chan", altrimenti non è per nulla carino e io ci tengo ad essere Kawaiiii. Si si si.> Chiarisce anche quel punto di vista, quella parte della propria filosofia di vita che non può fare a meno di donare al prossimo e a coloro che entrano in contatto con lei, adesso infatti sembra aver trovato una nuova persona da poter spupazzare e convertire al piacere delle cose carine, quindi non si lascia sfuggire l'occasione. <Ma che diciiiiiiiii? La musica è la massima espressione dello spirito non lo sai? A tutti piace la musica, non esiste essere vivente a cui non piaccia. No no no.> Scuote vigorosamente il capo, poi alza il dito indice davanti al volto in segno di monito. <Ricorda...> Cominciando una piccola lezione. <Un vero musicista suona per gli altri perché suona anche per sé stesso. Gioca con la vita così come con le note, offre la faccia al vento, la gola alla voce e le dita al proprio strumento. Non per denaro, non per l'amore, né al cielo. Ma solo ed esclusivamente perché gli piace.> Ma poi ecco il fulmine a ciel sereno, quell'affermazione che le fa sgranare gli occhi e aprire la bocca stupita. <Non sorridi? Ma cosa diciiiiiiii? Non puoi non sorridere!> Non può proprio concepirlo, appare esterrefatta, come se avesse preso un pugno in pieno stomaco. <Non puoiiiii. Devi ridere, la vita va presa con una risata. Devi sorridere e farti beffe del destino. Come puoi non ridere? E' la cosa che scaccia tutti i pensieri cattivi. Ridi alla vita, ridi al mondo e ridi perché non puoi pensare ad altro se non alla risata.

17:36 Kimi:
 Quel urgano si è scontrata con l’essere più deprimente di tutto il mondo ninja, non c’è davvero da aggiungere altro in merito. Eccola quindi mentre con la mano destra va a toccare a terra fiorando solo le piantine, senza ancora far avvenire un reale contatto, sembra partire decisa, quasi sovrappensiero per poi arrestarsi improvvisamente, sta lavorando su sé stessa e forse avvelenare tutto come suo solito non è il miglior punto di partenza eppure se qualcosa la trattiene riesce solo a confonderla. Alza lo sguardo, nuovamente sulla ragazzina, decisamente poco convinta da quel che sta accadendo lì, un tempo forse avrebbe spezzato quella gioia con un paio di tocchi ben assestati, avrebbe mietuto l’ennesima anima e se ne sarebbe andata in pace con sé stessa ma lei ora non è più quel demone giusto? Sta cambiando! Per questa unica motivazione sospira, abbassa lo sguardo e lascia che lamano tocchi l’erbetta fresca che si appresta a rinascere con la primavera che si avvicina, il semplice tocco, il chakra che trasuda dalla sua pelle con il veleno fanno il resto, lasciando che il verde si tramuti presto in un marrone marcio, togliendo vita a ciò che la circonda, o almeno per adesso solo a quel ciuffo d’erbetta. Rispetto al solito è già tanto, insomma la ragazza è illesa <chiami come vuoi Usagi, dubito ci rivedremo> ammette lei, ancora convinta che quella sia un’isoletta sperduta e quasi senza abitanti. La mano resta sul terreno così da comporre sul terreno una sagomata morte <Usagi> sì il chan l’ha rimosso <lo sai che le ragazze carine sono sempre le prime a morire?> come sa essere motivante lei nessuno. Sospira comunque alla domanda sul suo clan e si limita a scuotere le spalle <potrei aver creato dei casini> replica volutamente vaga, non che si vergogni delle sue azioni solo non sa quanto Yukio abbia coperto la sua strage meglio evitare di approfondire sia nel caso sia una ricercata sia nel caso sia stata graziata da suo padre <farsi beffe del destino dico> continua poi <immagino che l’ostinarmi a vivere sia il modo migliore per ribellarmi, ma non sorriderò> replica ancora <credo sorridessi quando uccidevo qualcuno ma dopo un po’ anche quello ha perso fascino, vale lo stesso per l’essere ferita, un giorno mi sono svegliata e non mi faceva più ridere> ammette tutto candidamente spostando lo sguardo di due differenti colori per il luogo e poi nuovamente sulla ragazza, non la sottovaluta, anzi pare studiarla come se avesse accanto una possibile minaccia <per quanto riguarda Medusa io lo trovo molto appropriato> alza appena il palmo dal terreno andando lentamente ad osservare ciò che ha fatto, come se volesse condurre l’interlocutrice ad osservare si muove piano, tace lunghi istanti <anche il mio tocco è mortale> aggiunge quindi rialzando gli occhi solo adesso come a volerne cogliere la reazione. Si muove su una sottile linea tra ciò che era e ciò che prova a diventare, tra passato e futuro

18:01 Usagi:
 Si acciglia osservando il tocco della ragazza sull'erba, ma sembra più interessata che impaurita della cosa, tanto che il sorriso si amplia sul proprio volto. <Ma che cosa strana. Però sai, non è per nulla carino. No no no. Dovresti indossare dei guanti. Si si si.> Muove sempre con vigore il capino, facendo si che i campanellini continuino quella loro danza e risuonino nell'etere con il trillare melodioso che accende i cuori di chiunque la circonda, soprattutto per il fatto che preannunciano il suo arrivo costante [Drin - Drin]. <Ehyyyyyy!> Nuovamente gonfia le guancette e, cercando di poggiare lo strumento da musico sul suolo alla propria destra, muove le braccia così che si possano intrecciare al petto, apparendo sempre più buffa ogni momento che passa. <Non puoi usare solo il nomeeeeeeeeeee!> Dichiara con voce imbronciata, come se stesse mimando una teatrale scena, ma non fa altro che essere sé stessa in quella dimostrazione d'emozioni enfatizzate da ogni movimento. <Devi usare il "Chan". Si si si. Non puoi chiamarmi solo Usagi, non è kawaiiiiii!> Lo strillo che ne deriva non risulta fastidioso, ma sembra più il falsetto di una nota soprana che si sparge nell'aria e raggiunge le più alte vette del Parnaso. <No mi spiace, io non posso morire...> Scioglie l'intreccio delle braccia per poggiare le mani ai fianchi, così come tenta di far scattare il volto verso l'alto a destra nell'intenzione di assumere una postura da super-eroina. <Io sono fatata!> Qualunque cosa questo voglia dire, ma sicuramente si riferisce al fatto che sia troppo carina per morire, cosa molto fantasiosa naturalmente, ma le permette di scacciare il timore della morte e mostrarsi totalmente indifferente alle parole deprimenti dell'altra. Comunque passa ad ascoltare le parole altrui, sporgendo le labbra di modo che possano mimare un bacetto, ma solo nel tentativo di riflettere attentamente sul da farsi e su come convincere la ragazza. <Il tuo tocco è mortale? Ihihihih...> Ride di gusto mentre cerca di alzare il sederino da sopra i talloni, così da sporgersi in avanti. In quel momento distenderebbe le braccia e cerca di andargli contro per avvolgerla in un tenero abbraccio, sempre se l'altra non dovesse scostarsi.

18:19 Kimi:
 Sembra molto triste da dire ma è passato così tanto tempo dall’ultimo abbraccio che nemmeno ricorda più cosa sia un abbraccio, per questo non si muove, la osserva avvicinarsi e si limita a socchiudere lo sguardo, cerca qualche arma, infondo non ha visto alcun sigillo formato dalle sue mani quindi dubita si tratti di una tecnica, solo si tende proprio come la corda dello strumento poggiato dalla ragazza, è all’erta. Non capisce cosa stia succedendo eppure per quanto sia pronta a combattere non riesce ad intravedere alcun reale pericolo. Una parte di lei la vuole spingere all’attacco, la sua mente corre veloce ad analizzare le capacità e i punti scoperti dell’altra così da poter trovare il modo più veloce per ucciderla eppure proprio quando arriva a questo punto del ragionamento si costringe a fermarsi ed aspettare, non può continuare così lei deve cambiare. Si lascia quindi abbracciare restando immobile e fredda come il ghiaccio, incapace di capire cosa sia quella sensazione, dimentica del contatto fisico con un altro essere umano, una parte di lei sta cercando di non far cadere i ricordi laddove le farebbe più male ovvero sull’ultima persona che l’ha toccata in quel modo. Tace solo cercando di star ferma e limitare i punti di appoggio di Usagi così da permettere ai vestiti di entrare in contatto schermando direttamente la pelle. Eppure muovendosi appena con il volto potrebbe averla erroneamente toccata <Usagi- chan> aggiunge ora <sei proprio una stupida fata> replica se effettivamente la sua guancia fosse entrata in contatto con la pelle altrui. In questo caso la ragazza dovrebbe poter sentire una sensazione di bruciore, sintomo di quel veleno tossico che fa effetto. Se quindi ciò dovesse avvenire lei andrebbe a sospirare dopo quelle parole per cercare di portare nuovamente il chakra verso le sue ghiandole salivari, lì dove risiede il veleno. Tenterebbe dunque manipolare il chakra intorno al suo stesso veleno come a voler costruire una membrana che sia in grado di dividere i diversi elementi della sua innata, cercherebbe in questo modo di andare a sintetizzare un antidoto, separando ciò che nuoce della tossicità del suo corpo da ciò che invece potrebbe curarla. Se fosse riuscita si limiterebbe ad muovere quella stessa membrana per trasportare l’antidoto verso la sua lingua. Se fosse riuscita fino a quel punto, a malincuore bisogna ammetterlo, andrebbe solamente ad alzare la mano destra così da portarsi verso la ragazzina, con la forza quindi andrebbe a provare a farla voltare verso di lei, spingendola dolcemente comunque, una costrizione agrodolce quella che lei proverebbe ad imporre sull’altra, senza utilizzare più forza di quella che effettivamente le serva per convincerla a girarsi verso di lei, se fosse riuscita a questo punto andrebbe delicatamente a proteggersi verso le labbra della ragazza in quello che parrebbe un bacio, in realtà il suo unico scopo sarebbe, una volta essere entrata in contatto con le labbra altrui, soffiare dentro la bocca della ragazzina il su stesso antidoto <deglutisci e per oggi non potrò più avvelenarti> sussurrerebbe dolcemente, come se si trattasse di Yume, come se stesse sgridando e poi coccolando la sua stessa figlia perduta, occhi che si riempirebbero di un amore lontano e ormai perso. Non andrebbe a fare altri movimenti poi, nemmeno a ricambiare l’abbraccio solo lotterebbe contro tutto il dolore che un gesto come quello porta con sé, i ricordi e la fatica. [arte del veleno liv 3][veleno tossico][chk:87/95][antidoto doku][forza 10]

18:48 Usagi:
 Ovviamente la piccoletta è completamente scoperta, non ha armi né le ha portate con sé, non credendo di doverle usare, ma forse sta seriamente ponderando la malsana idea di doverlo fare, almeno i Fuda e le varie carte bomba. Per il momento comunque la sua unica intenzione è quella di far provare del sano calore umano ad una persona così fredda e dal cuore che sembra impietrito dalle varie sofferenze provate. Infatti cerca di avvolgerle le braccia attorno alle spalle di lei, tirandola leggermente a sé e cominciando ad avvicinare il proprio volto al suo. La guancia destra andrebbe a posarsi su quella dell'altra, così da poterle sfregare insieme e donarle delle carezze impressive, cioè delle calde coccole. Tuttavia, nel momento del contatto, mentre sta provando a muoversi con il capino, ecco che un bruciore allucinante le pervade la parte della pelle toccata, cosa che le fa stringere forte gli occhi e la induce a trattenere il bruciore. <Brrrrr. Come mai fa così male?> Non riuscendo a resistere si scosta dalla guancia per guardarla negli occhi. <Non è carino, no no no.> Scuote velocemente il capo, così da farle capire cosa intende lei, mentre la guarda negli occhi e inclina la testa verso la spalla manca. <No sono la fata più carina del mondo! Uffiiiii!> Si imbroncia nuovamente, per quanto paia molto più solare dopo l'abbraccio, quel contatto le ha dato una speranza di poter far rinsavire quella ragazza e portarla al lato oscuro delle cose carine. Ecco che dopo un istante la vede avvicinarsi e, come un lampo a ciel sereno, le labbra si uniscono alle proprie facendo defluire quell'antidoto nella propria bocca. Cosa che all'inizio la lascia molto attonita, facendole sgranare gli occhi e bloccandola sul posto, non aspettandosi una reazione simile dall'altra; poi inclina il capo verso destra un po' dubbiosa sul da farsi. Solo infine deglutisce quel liquido e la guarda con attenzione. Lo sguardo appare più serio, ma dura qualche attimo, i propri occhi sono immersi in quelli della ragazza di fronte a sé, mentre cerca di avvicinarsi lei, questa volta, all'altra con il volto, inclinandolo leggermente verso destra per non far impattare la punta dei nasini. Infine, come ciliegina sulla torta, prova a dischiudere le labbra per donarla un dolce bacio. Passione che si imprime in quelle braccia sottili che cercano di avvolgere con più vigore il corpo dell'altra, mentre la piccola lingua prova a scivolare tra le proprie sottili ed immergersi in quelle di lei così da poter ricercare la sua e danzare un valzer lento insieme, un dolce scambio di effusioni mirato al puro godimento, al trasporto di provare quella nuova sensazione, alla circostanza così assurda che la fa quasi tremare ma che, al contempo, appare decisamente molto enfatizzata. Cerca di sospingere il corpo in avanti così da farla sbilanciare all'indietro e farla cadere con la schiena sulla sabbia, così da sovrastarla con la propria piccola mole e scambiare dolci effusioni.

19:00 Kimi:
 Lei sta cercando di non soffocare sotto i suoi ricordi, una sola persona ha avuto la stessa fortuna della ragazza ed è proprio quella persona ad averla devastata più delle altre per quanto sarà impossibile odiarlo, ma meglio non soffermarci. Certo è che dopo quello che sta per accadere ci penserà bene prima di provare a dare l’antidoto a qualcun altro. Andrebbe quindi solo a voltarsi di lato, verso sinistra così da evitare che le labbra dell’altra impattino nuovamente sulle sue, negandosi a quel bacio <ti ho salvato dal veleno ma posso comunque ucciderti> forse è meglio rimettere in chiaro le cose <tu potrai non conoscermi ma se mettessi fine alla tua vita ora non saresti che altro che una formica in più> aggiunge quindi, nuovamente sull’attenti, forse ha sbagliato, forse non doveva aiutarla, abbassare la guardia e ritenerla innocua, forse sta solo provando ad ucciderla <ho ucciso più di quanto possa ricordare e l’ho fatto perché mi credevo segnata dal destino> ammette ancora <ho torturato e inferto sofferente perché credevo fosse la mia natura> ancora non si azzarda a guardarla ma nemmeno la scosta, attendendo sia l’altra a farlo <ma anche se ho deciso di non piegarmi più ciò non significa che a me non piaccia togliere la vita> forse è stata appena appena più chiara. Tutto quel calore e quell’affetto che si erano intravisti fin a poco fa ora svaniscono <puoi scostarti o lasciare che io tolga le tue dita cadaveriche dal mio corpo, come preferisci> e quella vorrebbe davvero suonare come una minaccia, fredda ed estremamente seria, sì è cambiata ha smesso di considerarsi una vittima ora è semplicemente l’artefice del suo destino ed uccide perché le viene spontaneo, perché è ciò che conosce ma soprattutto perché ora vuole farlo, che rispetto al sentirsi costretta è già tanto. Attende quindi altri attimi senza aggiungere altro, senza guardarla o voltarsi, puntando i suoi occhi oltre la nebbia <se può aiutarti a capire chi sono> prende un attimo di pausa <sono stato l’ultimo Mignolo destro degno di questo titolo dell’Akatsuki> questo però è darsi delle arie o forse solo un altro tentativo di salvare la piccola, cercando di far comprendere ciò che è in grado di fare senza doverlo mostrare, infondo l’ha già dimostrato: non vuole uccidere [chk:87/95][arte del veleno liv 3]

19:11 Usagi:
 Nuovamente si imbroncia quando lei si scosta da quel bacio e le guancette tornano a gonfiarsi. <Non sei per nulla carina, no no no. Non ci si sottrae ad un mio bacio dopo avermelo rubato. Sei cattivaaaaaaaaaaa!> Sembra proprio che quell'unico gesto l'abbia accusato di più di tutte le parole mortifere pronunciate sino a quel momento, d'altronde un rifiuto è comunque tale. <Uffiiiiiiiiii!> Cerca comunque di alzarsi in piedi lentamente, volgendosi così a recuperare il proprio strumento e prenderlo in braccio. <E questo dovrebbe sorprendermi? Stupirmi? Impaurirmi? Intimorirmi? Farmi fuggire? Ihihihihih.> Cerca di suonare lentamente un'accordo di Si Diesis come a voler cominciare una composizione. Intanto indietreggia al solo scopo di poggiare la schiena contro il tronco dell'albero. <Dalla notte che mi avvolge...> Comincia un dolce canto. <Nera come la fossa dell'inferno. Rendo grazie a qualunque Kami ci sia, per la mia anima invincibile. La morsa feroce degli eventi non mi ha tratto smorfia o grido. Sferzata a sangue dalla sorte, non si è piegata la mia testa. Dilaga questo luogo di ira e di lacrime si accende solo l'orrore della fine. Ma per quanto gli anni mi minacciano sono e resterò sempre imperturbata...> Intanto le dita cominciano a muoversi sullo strumento ed un suono dolce e soave si propaga nel posto, lasciando che quella melodia accompagni ogni sua parole e scandisca i vari versi che sta pronunciando con tanto sentimento ed ardore. <Non importa quando angusta sia la porta, quanto impietosa la sentenza. Sono la padrona del mio destino il capitano della mia anima.> Forse le vuole elargire un insegnamento tramite quelle strofe, o semplicemente è un'altra prova per aiutarla a farla ridere e passare dal lato oscuro, sicuramente non sembra particolarmente interessata a tutta quella boriosa trafila di cose che l'altra millanta di aver fatto, ignorandola completamente e ossequiosamente.

19:19 Kimi:
 Pare che la ragazzina abbia preso la scelta migliore, almeno dal suo punto di vista che ora può continuare a mantenere i buoni propositi, viene quindi lasciata mentre l’altra torna a suonare <io ti ho salvata non ti ho rubato alcun bacio> più o meno in realtà ma non ammetterà mai di avere torto in questo caso <ti stavo solo descrivendo la realtà a te decidere come prenderla> fredda ancora, no non deve farsi lasciare pervadere dai ricordi e dalla antiche speranze se non vuole finire in un angolino del mondo con cuore e mente a pezzi un’altra volta. Lascia quindi che l’interlocutrice si rimetta a suonare mentre lei dal canto andrebbe ad alzare lo sguardo alla ricerca di un particolare insetto, ne sente la mancanza su quell’isola non avendone ancora incontrate, si trattiene dallo svelarsi e richiamare a sé le farfalle, ascolta la musica della ragazza <è forse il tuo lavoro?> domanda quindi quasi assorta nei suoi pensieri, con lo sguardo perso davanti a lei dove dovrebbe trovarsi poi il mare. Era giunta fin lì proprio per l’acqua e ora si è ritrovata invece a stazionare accanto ad uno strano personaggio, non che lei possa permettersi di giudicare qualcuno ed etichettarlo come strano, miss Morte dovrebbe solo starsene buna nel suo angolino. Attende quindi una risposta mentre cercherebbe di poggiare la mano sul terreno già ucciso in precedenza, come a voler limitare i danni[chk:87/95][arte del veleno lv 3]

19:27 Usagi:
 Fa un leggero sospiro, mentre termina quella poesia e, cercando di spostare le braccia, porta lo strumento a tracolla dietro la sua schiena, così da poterlo trasportare senza troppi problemi. <Parli della musica? No no no.> Scuote il capo con fare frenetico, mentre i campanellini proseguono nel loro movimento e nella loro melodia [Drin - Drin]. <Sono ancora una bambina, al momento vivo con mia mamma che fa la fioraia. A proposito...> Alza il braccio destro e si picchia sulla fronte. <Quasi dimenticavo, domani ho l'esame. Uffiiiiiii!> Batte con leggerezza il piede destro al suolo. <Se non lo supero non posso diventare una ninja provetta. Devo andare a ripassare le cose...> Detto questo le volge un ultimo sorriso. <Mi spiace ma ti devo salutare, ti consiglio di riflettere attentamente su quello che ti ho detto. Si si si. Non si può vivere nell'oscurità. No no no.> Detto questo, cominciando a saltellare allegramente, cerca di dirigersi verso l'entroterra alzando la manina verso l'alto e sventolandola con vigore. <Ciao ciao ciao.> La saluta in quel modo allegro e carico di energia come sempre. Così, lentamente, dovrebbe scomparire dalla vista della ragazza e tornare alla propria abitazione [//Exit].

19:37 Kimi:
 Una mano va ad alzare in direzione della ragazza, la differenza tra loro forse è dovuta solo all’età? Alla diversa vita avuta? Non saprebbe spiegarlo ma si limita a lasciarla andare, giusto qualche istante prima di razionalizzare che ha parlato di esami ninja, lì? A questo punto è davvero perplessa, sembra che il mondo sia cambiato parecchio da quando si è rinchiusa nel suo dolore. Si guarda intorno qualche attimo quasi indecisa prima di sospirare e tirarsi su, la direzione è il centro di quel posticino, deve scoprire cosa diamine sia successo e perché ci sono degli esami genin, o semplicemente se Usagi l’ha appena presa in giro. Andrebbe a sistemarsi meglio il mantello coprendo il volto con il cappuccio e chiudendolo intorno al collo così da nascondere il simbolo dei cacciatori di taglie e dell’Akatsuki, forse è meglio. Andrebbe a muoversi il labbro inferiore cos’ da far uscire una piccola goccia di sangue che quindi andrebbe a pulire con il pollice. A questo punto cercherebbe di concentrarsi mentre il chakra andrebbe a fluire nel palmo della mano destra e verso il sangue sul pollice, veloci le mani andrebbero a comporre i sigilli del cane, della capra, del drago e del serpente prima di piegarsi nuovamente verso terra e poggiare i polpastrelli sul terreno, rilascerebbe quindi il chakra e lasciando che il suo sangue faccia il resto mormorerebbe un semplice nome <Hisoka> questo dovrebbe permetterle di far apparire in una nuvola di fumo la prima delle farfalle con cui lei ha stretto il patto, una grossa farfalla nera a macchie gialle con un teschio rappresentato sul carapace, con le ali aperte copre i due metri di larghezza <seguimi dall’alto, avvisami in caso ci sia qualcosa di strano e cerca di scoprire perché ci sono dei ninja qui> istruzioni semplici prima di osservarla e allungare verso di lei una mano, coperta dal lembo del mantello, per accarezzarla appena, un legame il loro che in questo periodo si è solo rafforzato. Così si allontanerebbe veloce dalla spiaggia alla ricerca di informazioni [end]

CIAO. SONO KIMI E HO GIOCATO.

detto ciò la role è simile alle solito: si parla, ci si minaccia, Usagi viene avvelenata MA (state bene a sentire) Kimi usa l'antidoto su di lei.