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con Kouki

22:48 Kouki:
  [Spiaggia] È la prima volta che la giovane Yakushi si ritrova in una situazione simile. Ancora oggi, a distanza di anni, si rende conto che non smette mai di imparare e vivere cose nuove, lei che pensava di aver ormai provato tutto. Ora sente il bisogno di conoscere una ragazza, un’allieva, alla quale ha avuto modo di fare lezione e che le ha lasciato qualcosa: il desiderio di saperne di più su di lei. Sono bastate delle semplici parole… la richiesta di farle male, e perché? Per renderla più forte e preparata. È stata una richiesta strana ma non incomprensibile, anzi, che la principessa delle serpi riesce a capire più che bene. Lo ha provato sulla sua stessa pelle, le è stato imposto. Comprende il desiderio di rafforzare corpo e mente attraverso il dolore, che sia esso fisico o psichico, non importa. La Special Jonin è l’esempio lampante che questi tipi di allenamenti funzionano, ha infatti raggiunto risultati straordinari in poco tempo e in un’età abbastanza giovane… ma a che prezzo? L’innocenza, l’infanzia, sono cose che non ha mai avuto. Per questo sente dentro di lei una terribile scissione… da un lato la parte che più si accosta a Mirako, sua Amica, sua Sorella, sua Parte di sé, quella spietata, sadica, che del dolore ha fatto il suo piacere; dall’altro lato una Kouki che col tempo è riuscita a scorgere quel lato più buono di sé e che prova rammarico per ciò che ha subito e rabbia verso chi sceglie liberamente di soffrire, un insulto verso chi invece non ha modo di scegliere. Proprio per fare chiarezza in se stessa ha bisogno di parlare con Chiha in un luogo diverso dallo spazio sicuro dell’Accademia. Ha bisogno di conoscere in profondità, nell’intimo, ogni minimo particolare che crea la figura dell’albina. Deve comprenderla per poter esprimere un giudizio e poter infine scegliere. La Yakushi si sente emozionata alla sola idea di arrecare dolore e paura? Si, non lo nega. Ma sa anche che ha lavorato molto con suo padre Azrael per tenere sotto controllo quella parte più oscura che c’è in lei. Dischiude le pallide labbra emettendo un sospiro leggero. Fiato che si condensa a contatto con l’aria fredda… nebbia che l’avvolge come un dolce e freddo amante. La pelle estremamente pallida ricorda quella di uno spettro, un morto che vaga irrequieto per le terre ninja, pelle imperlata come tanti piccoli diamanti dalla fredda umidità della nebbia. I lunghi capelli, filamenti d’ebano, come seta sono tenti sciolti in modo che cadano lungo la schiena fino al sedere, oltrepassandolo di poco, accarezzandola ed avvolgendola come un mantello fatto della notte più scura. Alcune ciocche ricadono in avanti sulle spalle, mentre la frangia e qualche ciocca laterale al viso, incorniciano quei suoi lineamenti eleganti e morbidi. Con espressione attenta ai dettagli e ai suoi, seria e concentrata, osserva il mare coi suoi occhi d’ambra antica, grandi e magnetici, i quali nascondono profondi segreti tra i più belli e oscuri. All’apparenza piccola e minuta, nonostante abbia abbandonato da un po’ i tratti infantili, madre natura non è stata clemente con lei e le ha donato una misera altezza e una corporatura fine, che la fanno sembrare molto più giovane di quello che è in realtà. Nonostante questo si può dire che abbia le giuste forme al posto giusto, proporzionate al corpo e alla sua altezza, un corpo elegante e sinuoso anche se non è alta. Indossa un kimono bianco come la neve, corto da arrivarle a circa metà delle cosce e dalle lunghe maniche larghe e comode, lunghe fino a coprirle le manine. E’ ornato da motivi floreali azzurri e blu, medesimo colore che viene ripreso poi anche dalla fascia che glie lo tiene chiuso in vita., sulla quale è cucito la placca in metallo del coprifronte di Kusa. Sul davanti, all’altezza del cuore, è cucito il simbolo del suo clan Yakushi, ripreso anche sulla schiena, in mezzo alle scapole. Al di sotto del kimono indossa un paio di pantaloncini neri più corti, si vedono appena sotto di esso, e sono attillati ma elasticizzati per non impedirle i movimenti. Alla gamba destra vi è il porta kunai e shuriken posto sopra una bianca fasciatura, mentre in vita, dietro alla schiena, il porta oggetti. Spettrale, eterea, immobile sulla spiaggia e rivolta verso il mare. Sulle nude gambe sono visibili le cicatrici che deturpano ogni singolo centimetro della sua pelle, continuando anche sotto ai vestiti, percorrono l’intero suo corpo abbracciandola come veleno, fino al collo, dove vi è incisa col fuoco e il ferro: “E-001”, dietro al collo, come un marchio. Solo il viso è lasciato intonso e perfetto. Contempla il mare e intanto continua a riflettere su quell’allieva. E’ proprio qui che si sono date appuntamento ed è proprio qui che si aspetta di vederla dunque… e quella stessa ragazza albina in effetti si sta avvicinando proprio alla sua posizione con passo confuso e spaventato, le sembra proprio di avvertirlo quel respiro che e inebria i sensi. Si umetta le labbra passandosi la lingua sul labbro superiore, gustandosi ciò che avverrà. Dovrebbe dunque apparire quasi all’improvviso sulla strada della Deshi, quest’ultima potrebbe vedere la corvina sporgersi in avanti e piegarsi sulle ginocchia per immergere appena le punta delle dita della mano destra nell’acqua salata e fredda del mare. Un gesto calcolato, elegante, che esprime molto della sua femminilità. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale]

23:54 Kouki:
  [Spiaggia] Una stella che ha appena iniziato a brillare, che ha da poco scoperto quella forza insita in lei, quell’energia più potete di qualsiasi altra cosa… ma anche le stelle dopo un po’ muoiono. Esplodono in un ultimo concentrato di magnificenza, per poi svanire nel nulla dell’infinito cosmico. Lei, il suo Bocciolo, ha appena iniziato un lungo percorso e ancora ne deve affrontare di ostacoli. Suo, già ne assapora il gusto della possessività. Potrà essere in grado di tirar fuori il potenziale insito di quella stella, o forse rischia di perdersi in un sadico piacere nel vederla morire, nel voler arrivare a quell’esplosione per assaporarne la bellezza. È tutto più bello quando è prossimo alla morte. L’allieva non scappa, non è intenzionata a tirarsi indietro dopo che per ben due volte ha affermato di voler provare dolore. Si incamminata su una strada oscura, inconsapevole di dove essa la porterà. Sta cercando una guida e una maestra, inconsapevole di chi sia la persona alla quale ha deciso di affidarsi. Abbandonarsi nelle spire della Serpe, farsi cullare dal suo dolce veleno… scivolare in un sogno di dolore e follia. E’ questo ciò che vuole? Ed è questo che avrà, questo ed altro. Prima però ovviamente deve conoscere e ponderare… la corvina non ha mai amato farsi gestire dall’istinto, se prima non riflette mille volte non sarebbe più lei. Accarezza la superficie dell’acqua con i polpastrelli della mano destra, delicatezza inusuale, avvertendo il freddo e il bagnato, ma senza addentrarsi in quella distesa nera… buffo, non sa nemmeno nuotare. Si rimette dritta sulle gambe distendendo le ginocchia e facendo così leva sulle sue stesse leve inferiori, e diritta ritorna con la schiena e la testa, mentre ha certo avvertito l’avvicinarsi dell’albina. Lentamente muove il capo e lo rivolge verso di lei, un minimo movimento per conservare le energie… occhi ambrati che nell’immediato si puntano in quelli color rubino della ragazza. La fissano, la inchiodano lì sul posto, da subito iniziano a scavare senza chiedere il permesso, senza gentilezza, per arrivare nell’intimo di quella ragazza. Cerca di carpirne l’anima con le sue spire e intanto accenna un mezzo sogghigno, tra l’eleganza e il piacere. <Bocciolo.> sussurra in un sibilo portato nel vento, oltrepassa il velo di nebbia per raggiungere l’orecchio dell’albina. <E’ questo che vuoi? Essere amata?> assottiglia lo sguardo ora, sta già cercando di comprenderla. Vuole sgualcire quei petali per poter essere più resistente, vuole quindi mettere a repentaglio se stessa? Non può mettere le spine, esse sarebbero dovute nascere con lei, se ora non ci sono non potranno crescere più ormai, ma potrà invece rendersi più resistente alle avversità… non potrà impedire di essere colto, nessuno può evitarlo. Prima o poi la fredda e ossuta mano coglierà tutti. Solleva un poco la testa per poterla osservare negli occhi, la differenza di altezza non è un problema per lei e al momento può solo cercare di studiare l’espressione della ragazza. Non esprime emozioni, cerca di rimanere imperturbabile per costringersi a mostrare la risolutezza che vuole far intendere. Ingenua. Intonsa. Cerca di fare qualcosa alla quale non è ancora abituata, è come se le mancasse quel qualcosa che possa darle la spinta. Una spinta nel dirupo… per poi stare a vedere in che modo risalirà. <Il tempo per me è indifferente.> torna a guardare il mare. <Quest’isola noiosa non mi offre spunti, l’attesa, che sia lunga o breve, non muta il fatto che io mi senta… annoiata.> ma ora è diverso perché ha davanti a lei l’albina, il suo spunto, il suo sollazzo nella noia. <Sono io che ti ringrazio però.> torna a guardarla in maniera intensa, vuole andare oltre, più a fondo, oltre quella barriera che lei sembra cercare inutilmente di alzare. <Volevo parlare con te, e sei venuta.> sussurra lieve, una voce bassa ma udibile, sibilante ed armoniosa allo stesso tempo, è proprio come se non volesse sprecare più energie del necessario. <Mi hai chiesto una cosa ben precisa quella volta.> sa bene che l’albina sa a cosa si sta riferendo. <Vorrei che tu mi spiegassi il motivo, senza che tu ti risparmi con le parole… e, Bocciolo…> richiama la sua attenzione muovendo qualche passo verso di lei per azzerare la distanza. <Voglio vederti senza veli o barriere.> sorride e solleva la mano destra, col dito indice che va ad indicarle il volto. <L’unica cosa che ti chiedo è di non nasconderti, voglio vedere l’acerba bellezza di questo fiore che ancora deve sbocciare.> si morde il labbro inferiore mentre il sorriso acquisisce un tratto un po’ più sinistro, lo sguardo sembra quasi malizioso, come se stesse gustando ciò che ha davanti. Non si può ancora definire maligno, ma è su quella sottile linea di equilibrio. <Fammi sentire la tua voce.> ha bisogno di conoscere la sua essenza, ha bisogno che non ci siano segreti per lei, deve snocciolare e aprire quella ragazza per carpirne ogni minima stilla. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale]

21:15 Kouki:
  [Spiaggia] Si ricorda di un sogno che faceva molto spesso da bambina, ancora prima di giungere a Kusa, quando ancora se ne stava nel laboratorio a Oto. In questo sogno c’era il mare e lei lo sentiva caldo ai suoi piedi, bollente. Non sapeva il suo sapore e nemmeno cosa ci fosse al di sotto, dopo tutto lo aveva solamente visto attraverso immagini, come la maggior parte delle cose che ha riscoperto solo dopo. Lei camminava nel mare ma dopo qualche passo delle mani giungevano dagli abissi afferrandola per le gambe, le braccia, le si avviluppavano intorno a tutto al corpo, fino a che alcune mani non si serravano alla gola. Lottava, ma non era abbastanza forte e quindi veniva trascinata giù nell’oblio, dove periva ogni volta. L’ansia e il terrore che le metteva quel sogno, a quei tempi, era davvero forte. Quando poi è riuscita a divenire un po’ più forte e resistente quel sogno non lo ha più fatto… ma continuava a vivere quegli incubi nella realtà. Scuote la testa e lascia che il mare si ritiri perdendo la voglia di accarezzarlo ancora una volta, ora ha di meglio da fare, ha un’altra pelle da ghermire e accarezzare. Lo sguardo si punta su Chiha e non le lascia scampo né respiro, sa di essere crudele, sa di non lasciare respiro o via di fuga, ma non le importa. Intende avvolgere l’albina tra le sue spire e stringere. O lei si libera o morirà soffocata. Ascolta con attenzione quello che le viene detto… i fiori, così belli eppure così maledetti. La loro bellezza è l’unica cosa che hanno per farsi notare e amare, quelli brutti invero non vengono notati o addirittura estirpati. Tuttavia chi lo sa se sia migliore anche la sorte dei bei fiori? Che vengono colti, sradicati dalla loro casa per essere messi in vasi o giardini. Posseduti gelosamente. <Una breve vita quella dei fiori. Se brutto viene ignorato o distrutto, se bello viene portato via dal suo ambiente per essere custodito gelosamente in dei vasi o fra le pagine di un libro, a rinsecchire.> si porta il dito indice alle labbra, facendo lentamente scorrere il polpastrello sul labbro inferiore mentre la lingua fa capolino per assaggiare l’acqua salta del mare che le è rimasta addosso. <La vera bellezza sta nell’attimo prima di appassire… perché davanti alla morte tutti lasciano cadere qualsiasi tipo di maschera per essere come si è, senza filtri. La morte ti vede per come sei… e ti coglie perché in quel momento risplendi più di lei.> perfezione, grazia. La osserva e pondera. E’ effettivamente una ragazza dalla bellezza indiscutibile, dai modi eleganti, nata e cresciuta per rispettare dei canoni imposti. <Anche io sono stata educata per essere perfetta. Ma non per essere la più bella, quanto per essere la più potente e priva di punti deboli.> inclina appena la testolina da un lato facendo oscillare al vento i lunghi e neri capelli. <A che pro puntare alla massima bellezza? Perché sei stata cresciuta a quel modo? I tuoi genitori volevano esporti come un trofeo in vetrina? Una rosa sotto una cappa dorata?> per lo meno diventare potenti e privi di punti deboli ha una sua utilità in questo mondo, ma non aggiunge tale pensiero, sa perfettamente che l’albina potrà arrivare da sola a ciò che intende la Yakushi. Ovvio che sia un bocciolo sperduto, ingenuo, intonso… ha vissuto sotto una cappa dorata. <Non conosci altra via… per farti amare? Per ricevere attenzioni?> vuole essere il più bel fiore per essere guardata. Lei domanda e incalza perché vuole avere una visione d’insieme più che perfetta, niente deve esserle oscuro, nessun dubbio deve vagare nella sua testa. <Sei stata cresciuta per piacere agli altri.> afferma poco dopo e schiocca la lingua in un piccolo sibilo infame. <Ma chi sei tu?> è una domanda precisa, non è stata buttata lì tanto per… assottiglia lo sguardo e la fissa negli occhi, indagatoria, accusatoria. Predatrice. <Dietro a quel bel visino… dietro a tutta la tua bellezza… il tuo vero Io, chi sarebbe?> se non dovesse modularsi per piacere agli altri, non tanto come una Geisha, ma più come una Oiran ovvero una donna di piacere, colei che deve apparire ed essere come la vuole il cliente di turno, come sarebbe? Chi sarebbe? Meretrice di emozioni, non chiede soldi, ma attenzioni e amore, in cambio lei offre tutto quello che una persona vorrebbe vedere dal punto di vista del comportamento e del carattere si intende. Benedizione delle Mille Ali, come mille sono le sue Maschere. Ma la Signora delle Serpi non intende fermarsi lì, lei vuole scavare, andare a fondo, togliere tutto quello che vede per arrivare al suo nucleo. Strato dopo strato. <Sono qui perché si è tenuto un Summit.> lascia intendere che quindi in quanto ninja abbia dovuto accompagnare per interesse il suo Kage, peccato che a lei dell’Hasukage o di Kusa non interessi molto. <Volevo solamente vedere quindi una persona, stare nello stesso luogo con lei.> così lascerebbe intendere che sia il suo Kage, a rigor di logica. Ma la Yakushi ha a cuore solo il suo Clan, è a lui che dedica la sua appartenenza, e qui, al Summit, c’è la sua Capoclan nonché Kage di Oto. Ma non c’è ammirazione su quel volto pallido, il sorriso si trasforma e a quelle parole pare infastidita da quella stessa persona con la quale, ha appena affermato, di voler stare insieme nello stesso luogo. Non la ritiene adatta… forse come Kokage si, ma come Capoclan… no. Gli Yakushi meritano di meglio. <E si, anche perché qui sono stati invitati i Deshi, e a Kusa è stato loro donato il biglietto per venire qui, come una sorta di vacanza studio, e io, come Sensei, ho dei doveri.> Non è certo qui per piacere insomma. Cosa del tutto diversa se invece parliamo di questo momento preciso… lei e l’albina, questo si che è un piacere. Mantiene lo sguardo fisso negli occhi rubini di Chiha e attende che ella le esponga quanto richiesto, lei ne osserverà le reazioni, le espressioni facciali ed elaborerà. Quelle mani. Sono così strette che le nocche sono divenute bianche… la rabbia è palese, l’odio che prova verso se stessa è evidente. La giovane Serpe allunga dunque le sue mani in un gesto pacato ma deciso, e vorrebbe prendere tra le sue mani, la mano destra dell’albina. Vorrebbe avvolgere quel pugno tra le sue dita, vi è eleganza, dolcezza ma anche molta decisione. Lo stringe, ne accarezzerebbe il dorso coi polpastrelli e non la lascerebbe ancora. Osserva la sua mano e poi rialza lo sguardo su di lei. <Quindi ti sei voltata indietro e hai visto quell’ombra. Hai visto il dolore da essa provocato… parlami di quel dolore, in cosa consisteva?> non ha dimenticato il motivo principale della sua richiesta: perché se lo merita. Ha bisogno di soffrire per riscattarsi, ha bisogno di cicatrici per capire da cosa lei è stata protetta… al contrario di qualcun altro che invece ha pagato. <Parlare di questa persona. Chi era, in che modo ha sofferto e ha pagato.> le sorride, non sta ridendo con lei per quella risatina isterica, ma non sta ridendo nemmeno di lei… sogghigna e basta mentre la osserva e abbassalo sguardo su quella mano che ancora terrebbe tra le sue. <Lascia che sia io a decidere cosa meriti o non meriti per davvero.> sibila melliflua, come in una piccola cantilena. <Perché tu mi hai chiesto ben altra cosa… se tu intendi davvero provare dolore solo per un tuo senso di colpa… allora mi spiace, ma non intendo essere il tuo strumento di autolesionismo.> assottiglia lo sguardo mentre le parla. <Perché è qualcosa che puoi fare benissimo anche da sola, e posso anche dirti come.> non tutte quelle cicatrici che ha addosso le sono state fatte da altri… alcune se le procura ancora oggi. <Ma se cerchi qualcos’altro… un dolore per essere più forte e riuscire a frantumare la tua cappa dorata, allora posso infliggerti tutte le cicatrici che desideri, mio Bocciolo.> sogghigna, la sente. Non può essere la sua Voce, eppure è come se avesse Mirako lì vicino a lei ancora una volta. Tempo addietro l’avrebbe temuta… ora non più. Stringerebbe la presa sulla sua mano, forte, per farle male. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale]

21:18 Kouki:
  [Spiaggia] Osserva l’enorme ed infinita distesa scura davanti a lei, quella distesa in movimento continuo, perpetuo, che scandisce il tempo e la volontà della natura. Essa, così capricciosa e antica, si prende tutto quello che desidera senza chiedere niente a nessuno, implacabile, sorda e cieca a chi si trova davanti. In questo stesso modo ricordi e sogni vengono trascinati via dalla corrente, incapaci di ancorarsi alla mente troppo a lungo. La Yakushi predilige il silenzio contemplativo ora. Ascolta ilare, i suoni e le parole che le vengono riferite. Non ha fretta e sosta con delicatezza ed eleganza sulla riva di quella spiaggia, orecchie al Bocciolo e occhi al mare ora. Elabora ogni cosa che le viene detta e si deve prendere del tempo per conoscere quella ragazza e riuscire a comprendere cosa dire a sua volta e a cosa fare. È un processo ancora complicato per lei. Riflessiva, ascolta. Lenta, analizza. Volge indagatore lo sguardo d’ambra sul Bocciolo, pretende risposte e le avrà in un modo o nell’altro. Soffoca la sua preda con lo sguardo, spire d’avorio che avvolgono il corpo dell’allieva, si stringono sempre di più man mano che ella rimane in silenzio. Scavano gli occhi, oltrepassano la mente e difese, la spogliano di tutto ciò che indossa, lei scava e si fa largo senza premura per giungere al nucleo. Per giungere alla sua essenza. È piccola e minuta la Signora delle Serpi, eppure la pressione che esercita sovrasta le onde del mare. Sorride, melliflua. Al Bocciolo la scelta se confidarsi o meno, se parlare o rimanere in silenzio, ma sarà poi davvero una sua scelta? Oppure tutto è già stato deciso dalla Yakushi? Si muove lenta e sinuosa tra le pieghe di quel labirinto, detentrice del controllo e delle emozioni. Ragione e logica sono sue maestre, l’analisi del Bocciolo non può fermarsi, pretende risposte. Oh, non lo sa quel piccolo fiore, ma la giovane Yakushi può capirla anche meglio di quanto lei possa pensare. I fili d’onice che le circondano il pallido viso si smuovono delicati alla leggera brezza, respiro del mare, le accarezza la pelle senza ferirla, la incastona in quel suo pallore. <Si. Le apparenze sono tutto per quella gente a cui importano.> ne capisce lo sguardo col suo, senza lasciarle via di fuga, sussurra la sua risposta. <Persone così perfette all’apparenza che non si preoccupano di guardare il marcio che hanno dentro. Il mondo ti giudica e lo farà sempre… ma quando ti troverai di fronte alla Morte, essa non guarderà alla perfezione che ostenti, ma a ciò che hai dentro. E allora a cosa sarà servito apparire?> vivere di maschere alla continua ricerca di perfezione e potere. Lei lo fa, Serpe maledetta, lo fa sapendo di essere piena di colpe e imperfezioni. Che sia da monito anche per lei, ma la realtà è che esiste una sostanziale differenza tra lei e il Bocciolo: la Yakushi non mente a sé stessa, lei sa benissimo chi è. È ora che anche l’allieva si svegli dal suo torpore. <Ci sono persone ancora detentrici di questi ideali. Esistono ancora coloro che hanno a cuore di sapere come stai e hanno la pazienza di starti dietro… sono solo molto rare. A volte bisogna saperle riconoscere.> non distoglie il suo sguardo da lei, la mente corre a sua madre Kaori, suo padre Azrael, persone pazienti e ancora salde nei principi giusti. E il suo Demone, per quanto tale, ha verso di lei un amore sincero, un’attenzione gradita, una delicatezza irreale, colui al quale affiderebbe la sua vita e per chi conoscere la Signora delle Serpi sa quanto questo sia l’espressione di massima fiducia. <Persone rare, sono molte di più quelle che ti feriscono.> bisogna sapersi difendere. Lontano per qualche istante si fa lo sguardo della giovane kunoichi, si disperde tra le pieghe dei ricordi ed accarezza quelli che più l’hanno fatta soffrire… hanno tutti nome e cognome. Lo sguardo austero e i muscoli del viso di contraggono a quella ondata di dolore. La colpiscono nel pieno del petto ghermendole il cuore, azzerando il respiro. Ancora bruciano quei ricordi, il solo nome fa male. Chiude gli occhi attraversata da tante piccole lame che lacerano pelle e anima. A che pro dunque? Torna a guardare l’allieva, occhi negli occhi. Sorride nuovamente. <Il controllo è quello che tutti cercano. I genitori non vogliono forse un assoluto controllo sui figli? Li mettono al mondo e pretendono che siano come loro vogliono. Li plasmano per poterli controllare e condurre su una strada da loro già scelta. Ma arriva un momento nel quale chiunque capisce che quella strada non fa per lui. Che si è una persona con desideri e volontà, e bisogna discostarsi dalla strada impartita per sceglierne una propria.> tutto sta nella forza di volontà, e Chiha quanta ne ha di questa forza? A suo parere ne vede già abbastanza in lei. <È ora per te di gettare tutti quegli involucri e rinascere.> fare la muta, come le Serpi. <La preferita. Ah.> sembra tornare sui suoi pensieri. Indietro nel tempo quando temeva di essere messa da parte, oscurata da fratellastri e sorellastre che condividevano il sangue e l’anima coi suoi genitori, mentre lei, quella adottata, non poteva vantare di quello stesso amore. Lei è figlia, certo, ma non sarà mai la stessa cosa. Le preferenze alla fine si creano persino tra le sorelle di sangue, persino tra gemelle. Ma il colpevole di questa storia chi è? <E a te stava bene. Adagiata sull’alloro, ma vedi… non ti sottrarre dall’equazione.> è dura, la fissa. <Loro l’hanno lasciata in balia dei lupi, ma tu avevi ed hai orecchie per sentire e occhi per vedere. Complice, hai scelto la via più semplice nascondendoti dietro alla bugia di essere troppo piccola per fare qualunque cosa. Le nostre azioni, anche le più piccole, hanno delle conseguenze.> osserva le sue reazioni, anche se questo Bocciolo pare aver compreso di non essere esente da colpe. Ma ormai ciò che è stato, è stato. <Ora quello che importa è come vorresti comportarti ora, alla luce della tua presa di coscienza.> non addolcisce la pillola, perché mai dovrebbe? Lei è fatta così, prendere o lasciare, se deve dire qualcosa la dice senza farsi problemi. Quella ragazza è stata cresciuta per piacere agli altri e come tale si è adeguata, indossando così tante maschere da non sapere più chi è. Ogni scelta, parola o pensiero nasce di in lei, ma non sa se siano davvero suoi o se arrivino da chi l’ha educata o da chi ha di fronte. Si è abituata talmente bene che è convinta di essere davvero come si mostra, ma alla fine, se ci riflette bene, lei non è altro che un mutaforma. È terribile rendersi conto di non sapere chi essere. Si inizia a dubitare di qualsiasi nostro pensiero e azione… questa persona l’aiuto perché lo voglio davvero, o perché mi è stato imposto di farlo perché corretto? Io sorrido a questa persona perché mi piace davvero, o perché devo fare in modo di piacere io a lei? La Signora delle Serpi non può comprendere fino in fondo. Lei sa chi è e chi sarà, lei non muta per piacere agli altri, muta per diletto personale. Ma si, Bocciolo, sono un po’ simili. <Te ne sei accorta e stai iniziando a capirlo. Sarà dura, ma è il percorso giusto per scoprire se stessi. Inizia a ridurre l’uso delle maschere, non agire sempre per la paura che l’altro non ti accetti. Non soffocare e negare te stessa… sii te. E fiorirai. Se le persone vogliono amarti lo faranno comunque, se si allontaneranno allora sarà solo un problema loro.> la guarda assottigliando lo sguardo da serpe predatrice. Sorride e si umetta le labbra. <Non è meglio essere amati per come si è, senza accontentarsi di un amore fasullo? Perché è fasullo… se amano una persona che non sei tu, ma solo una maschera.> ritorna a contemplare il suo silenzio ora, di sussurri e sibili ne sono anche stati detti abbastanza. Non glie ne frega niente del Summit, non risponde nemmeno a quel pensiero e lo ignora, ora come ora è solo una distrazione per lei che sta godendo della compagnia del Bocciolo. La Signora delle Serpi mantiene la presa sulla mano di Chiha, salda e allo stesso tempo delicata, ascolta le parole di una storia che ha ormai compreso, ciò che le importa è sapere cosa sia successo dopo. La gemella ombra ha trovato i lupi ed è svanita. <Quale percorso aveva scelto?> sempre che di scelta si parli. Lei è stata lasciata sola, i lupi hanno potuto corrompere la sua mente, quanto si può parlare di scelta in questo caso? E poi… <Sicura che basteranno delle scuse?> la Yakushi ne dubita fortemente. Lascia la presa facendo scivolare via le mani dalla sua, come spire si allontanano, ma poi inizia lentamente a camminare in circolo attorno alla ragazza. Con calma, un piede dopo l’altro, silenziosa e predatrice, osserva la sua preda mentre parla. Il Bocciolo si è appena affidata alle spire di una Serpe velenosa. <Io infliggo dolore fisico e psichico. Il mio obiettivo sarà quello di renderti forte e resistente agli artigli del mondo. Non concedo sconti, non dono dolcezza.> continua a girarle intorno, ora è dietro di lei. <Ti affiderai a me.> accarezza una ciocca di quei capelli albini, se la porta al viso, l’annusa, le sussurra ad un orecchio. <Sei pronta?> sogghigna e riprende il giro tornando di fronte a lei, afferrerebbe ancora la mano dell’albina tra le sue e ne porterebbe il dorso alle labbra. Lì un delicato bacio le verrebbe donato, annusa la pelle, e poi ecco che farebbe scivolare la lingua attraverso le labbra e le leccherebbe il dorso della mano, e poi continuerebbe lungo il polso. Sorride. <Saporita. Sai di fiori.> lascia delicatamente la presa e torna a guardarla. <E ora dimmi, dopo che ti sei affidata a me… cosa sai di me?> è tardi per tirarsi indietro, la Signora delle Serpi non lo permetterebbe, ma all’effettivo quella ragazza si è affidata a una sconosciuta senza conoscerla prima in ogni sua sfaccettatura. Questo, per la Yakushi, è già un importante errore per affrontare il mondo reale, e presto ne conoscerà il dolore delle conseguenze. Solo così imparerà. Iniziano le lezioni. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale]

23:54 Kouki:
  [Spiaggia] E’ una ragazza che vuole affilare le sue unghie. Lei che è sempre stata una bambola tenuta sotto vetro, di porcellana, pronta per essere esposta e guardata da tutti… amata. Tenuta al caldo, al sicuro, a lei pensavano i suoi genitori, lei non si sarebbe dovuta preoccupare di nulla. Aveva tutto, aveva la luce, non si preoccupava, ingenuamente, dell’ombra che gettava dietro di lei… delle persone che lasciava indietro. Quanto può essere un’effettiva colpa? La Yakushi si prende molto tempo per riflettere con calma, per comprendere ed elaborare, cercare dentro di lei una risposta che possa scacciare ogni dubbio e perplessità insito in lei. E’ vero, la Preda per il momento percepisce giusto il tocco delicato delle spire della Serpe. E’ come un abbraccio atto ad analizzare le reazioni della sua Preda… può sentirsi al sicuro, se lo desidera, per questa sera la Signora delle Serpi è sazia. Per stasera… ma niente e nessuno può dare certezza che la corvina non muti all’improvviso rotta, questa sicurezza è un po’ effimera. Quelle spire non smettono di stringersi, quegli occhi ambrati non smettono di scavare e raschiare all’interno dell’anima dell’albina. E’ fuori dalla sua teca, dalla sua gabbia, ora da sola deve affrontare il mondo ed è una scelta ormai già presa. <Perché tutto quello che conoscevi, con la quale sei cresciuta, si rivela essere inutile per affrontare la vita. Ti ritrovi così nuda, in un campo di ferro rovente, dove le fiamme lambiscono le tue carni e tu non hai idea di come fare per stare viva.> inclina la testa da un lato e la fissa con un mezzo sogghigno… riesce a vederla, nuda. Senza vesti e senza protezioni, in uno scenario infernale dove calore e mostri cercano di afferrarla per nutrirsi di lei. La Signora delle Serpi è uno di quei mostri. L’ha studiata, si è avvicinata, ha ascoltato la sua richiesta di aiuto e ha ponderato cosa fosse meglio fare. Lei, come mostro, ha quindi deciso di aiutarla, darle qualcosa con cui coprirsi, ed affilarsi le unghie… perché? In quanto mostro potrebbe esserci solamente un obiettivo egoistico. Pura curiosità nel vedere cosa succede. Alimenta il suo spirito di potere e controllo… è come se ce l’avesse tra le mani, e le piace. Ma dentro questo mostro vi è anche un lato più umano a lungo tenuto sopito e riscoperto solo negli ultimi anni… un lato che spinge più su un semplice voler aiutare. Forse per riscattarsi lei stessa. Continua a sogghignare nei suoi riguardi, melliflua ed elegante, delicata nelle movenze che vedono la testa raddrizzarsi. Le viene posta una domanda non da poco, che sprona la Yakushi a riflettere anche su se stessa, dopo tutto è una situazione completamente nuova anche per lei… solo che non lo da a vedere. Sicura di sé, sfacciata si può dire sotto questo punto di vista, non intenzionata a mostrare segni di titubanza o debolezza. <Non si possono distinguere.> ammette infine con un tono che si abbassa, più sibilante e velenoso, sputa veleno. Sputa odio. <Per esperienza posso dirti che anche quelle persone alle quali hai dato totale fiducia, e che non penseresti mai possano ferirti… potrebbero comunque farlo.> ha in mente diverse e chiare figure, una con più colpe rispetto ad altre, ma che comunque dalle quali non ci si aspettava una cosa simile. <Per questo è bene rafforzarsi per cercare di avere sempre quella forza che ci permette di rialzarci dopo una caduta. E questa la si può avere con la consapevolezza, con il rimanere coi piedi per terra soffocando l’ingenuità. Le persone ingenue soffrono… quelle preparate soffrono ma meno.> sospira. <Dai per scontato che ogni singola persona potrà farti soffrire, comprendilo, accettalo… se avverrà sarai preparata, se non avverrà ne avrai solo guadagnato.> guarda il mare ora, troppo difficile per lei affrontare ancora determinati ricordi. <Molto fa l’esperienza, molto a volte viene detto dal cuore e dall’istinto… ma potrebbe ingannare anche quello.> è così che regola il suo rapporto col suo Demone? O forse egli è un’eccezione? Si, probabilmente è così… lui è la sua eccezione, però nel suo profondo quella paura c’è e lei dovrà essere preparata in caso si verificasse. <Mi sono fidata di una persona che aveva promesso più e più volte che mai mi avrebbe abbandonata. Mi raccolse dalla strada che ero una bambina, fu mio Sensei e poi fu mio padre.> oh, dio quanto dolore ancora. Gli occhi si chiudono e una lancia trafigge il petto. Quanto male ancora, per quanto tempo ancora? Possibile che non si riesca a lenire il tradimento di un genitore? <Ed ero ancora una bambina quando mi ha infine abbandonata, con una lettera.> prendi una bambina sola al mondo, sofferente, ingannala facendole credere che finalmente avrà qualcuno accanto per sempre… e poi abbandonala con quattro righe. Il cuore ha un sussulto, si stringe dolorosamente facendole mancare il fiato e le viscere si contorcono. Il senso di nausea è potente e la testa inizia a girare perché quel maledetto gene corrotto, quel virus, inizia a girarle nel sangue. Stringe le mani e la testa inizia a dolerle. Strano… dopo tre, quattro anni, sente ancora le lacrime affiorare ma che scaccia violentemente indietro. Riprende fiato. <Mia madre in precedenza ha fatto la stessa cosa per ben due volte, ma senza lasciarmi scritto niente.> oh, ma ormai sua madre Kaori l’ha perdonata da tempo, l’ha perdonata subito appena l’aveva rivista. <Quello che cerco di dirti è quindi ovvio mi sembra, giusto?> torna a guardarla, lo sguardo freddo e distante. <Non ci si può fidare di nessuno, anche colui che non penseresti mai capace di una cosa simile, potrebbe ferirti.> scuote la testa. <Cerca solo di rendertene conto e con la consapevolezza farà meno male.> ora la Yakushi non si aspetta niente da nessuno, è cresciuta e accoglie ciò che di buono viene ed è preparata a ciò che di maligno accade. Man mano ci si fa la corazza. Dunque infine le persone rare esistono, ma è sempre meglio trattare tutti come se fossero potenziali minacce, così si è preparati. Ed ecco quindi come istruire qualcuno ad essere paranoici. La guarda quella ragazza, la vede… e in lei rivede anche se stessa ora più che mai. Gli incubi che la perseguitano giorno e notte, anche la Signora delle Serpi è stata per anni perseguitata, per anni insonne, incapace di riposare e dormire, maledizione che si è portata dietro fino ad oggi. La vede l’albina lì davanti a lei, la vede nel buio confusa e sfiancata dagli incubi e dalle ombre delle sue colpe… le voci, gli sguardi, quei sogni che diventano visioni e prendono possesso del mondo reale. La vede. Si vede. <Allora affrontali.> sibila verso di lei, non con rabbia ma con decisione e sicurezza, tanto che il tono di voce si alza e sembra farsi più serio. Lo sguardo che non ammette repliche e altre parole vengono spese a riguardo. <Affronta ciò che ti fa paura a testa alta, tira fuori le unghie ed affilale. La paura si ciba della tua paura, le tue ombre e gli incubi diventano tanto più grossi e soffocanti tanto più tu avrai timore di loro.> cerca di farsi comprendere, spera di riuscirci. <Trova invece il coraggio di ammettere si i tuoi errori, ma con la consapevolezza che siamo umani e tutti sbagliamo. Con la consapevolezza che se sei ancora qui è perché ti è stata data la possibilità di porre rimedio.> sferza l’aria con la mano. <Quindi scaccia via quegli incubi che altro non sono che proiezioni delle tue paure, e alza la voce.> stringe le labbra, sembra si sia fatta prendere da questo discorso. <Qualcuno verrà per spezzarti le gambe? Lo sai, e sarai pronta ad accoglierlo e ad impedirglielo, ma nessuno… nessuno può permettersi di soffocare la tua voce. Tanto meno degli incubi.> ma non può dirle come fare, no, lei può darle gli strumenti, può supportarla, ma il resto deve farlo da sola, è un processo che deve affrontare. E ora rimane in silenzio la Signora delle Serpi… osserva l’albina che lentamente sembra perdersi con occhi sgranati, in un mondo tutto suo. Ancora una volta si rivede in lei, e attenzione… prova qualcosa di nuovo, uno strano moto che vorrebbe spingerla ad abbracciare quella ragazza, un moto che spinge la sua parte più umana. Vorrebbe proteggerla, ma sa che dovrà solo darle le basi, perché la Coniglietta dovrà imparare a difendersi da sola. Nulla le vieta però di provare ad afferrarle nuovamente le mani, con fermezza come al solito, ma con anche un’insolita dolcezza. Un tocco, quelle spire, che confondono e confortano allo stesso tempo. Sembra spaesata l’albina, i suoi occhi guardano altrove. <Scacciala. Qualsiasi cosa sia.> sibila al suo orecchio, la Yakushi non può sapere cosa vede l’albina, ma sa che qualcosa c’è. <Io non posso dirti come fare, nessuno può. Devo scoprirlo da sola, nessuno può prendersi il diritto di dirti cosa fare… non più. Impara a conoscerti, prenditi tutto il tempo che ti serve. Non è un processo semplice, ma tu puoi farcela.> la guarda dritta negli occhi assicurandosi di avere il contatto visivo. <Sono sicura che scoprirai in te molte più risorse di quanto tu non creda di avere.> e sorride ora, è un sorriso normale e sincero, è capace anche di quello la Signora delle Serpi. L’ascolta ed annuisce. <Non sai chi sei, è normale. Non pretendere di avere tutte le risposte adesso. Rifletti, parla, abbandona i fili che ti tenevano stretta e lentamente ti verrà naturale pensare con la tua testa.> lo sa, ci è passata anche lei. Le lascia le mani ora, si è resa conto di essersi lasciata andare troppo e distoglie lo sguardo osservando il mare con un mezzo sogghigno divertito. Da cosa è divertita? Non si sa. Nel frattempo ascolta la restante parte della storia… la promessa di potere, la manipolazione da parte di un uomo, le vien da ridere a pensare quanto quella situazione la tocchi nel vivo. Lei che è alla ricerca costante di più potere, lei che pecca di egoismo ed arroganza credendosi al di sopra di tutti, la più potente alla ricerca della perfezione. Superare l’insuperabile, giungendo alla tanto agognata immortalità. Ambiziosi i suoi progetti, lei che potrebbe benissimo essere quell’uomo che ha manipolato la sorella dell’albina. <Un uomo viscido.> le vien solo da dire, accostandolo infine ad Otsuki, un altro essere principale fonte del suo dolore. <Dovrai mettere in conto che non troverai la tua Hanon. Da quel che ho capito si è lasciata influenzare da quest’uomo ed è andata da lui… devi quindi pensare a lei come se potrebbero averle fatto il lavaggio del cervello.> non è chiaramente certa di quello che dice, ma sta solo cercando di analizzare quanto ha capito e prova a fare ipotesi. <Certo non si può semplicemente trovare e portare a casa. Bisognerà comprendere la sua mente, come sia cambiata e perché, e agire di conseguenza.> sospira, sente già la fatica. <Non sarà per niente semplice… ma tu mi dai l’impressione di una che nasconde dentro l’impossibile.> la guarda assottigliando lo sguardo, con quel perenne sorrisino sulle pallide labbra. <Ti aiuterò a tirare fuori la tua energia, la tua bellezza.> potrà fiorire e potrà difendersi. Le fa delle promesse e pretende da lei molto… il suo tocco sugella il patto, la sua lingua assapora la pelle delicata dell’albina. Non ha fretta, con lentezza e delicatezza, assapora. I sali alle rose. Ridacchia a quelle parole, le piace come lei abbia smorzato il momento dicendo qualcosa di vero e allo stesso tempo assurdo. Ma il sorriso che affiora dopo le ultime parole dell’allieva, mostra tutta la sua soddisfazione. <Si.> semplice e conciso. <Volevo tirarti fuori, e non smetterò mai di farlo. Non mi importa se ti farà paura o se alle volte ti farà sentire soffocata.> schietta, non ha motivo di indorare la pillola ormai. <Perché mi hai incuriosito e io tendo a voler sfogliare, smembrare e ricomporre le cose che mi incuriosiscono per conoscerle nei loro più intimi dettagli.> metafora… si spera. <Non potrai smettere di avere paura, è impossibile non provarne… la paura ci mantiene vivi e consapevoli. Imparai a gestirla, semmai.> è arrivato il momento di uno scambio equivalente, dunque, se è ben consapevole di non sapere nulla della Yakushi e crede che faccia parte di un rapporto sensei-allievo che dovrà poi andare a risolversi verso una conoscenza reciproca… allarga le braccia. <Ho imparato molto su di te, stasera. Quindi se hai domande su di me, non esitare a farle. Dovremmo prima o poi incominciare questa conoscenza.> è la prima volta che di sua spontanea volontà si presta a farsi conoscere, a rispondere a domande… si presta a farsi analizzare. Da tanto, troppo tempo. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale]

21:32 Kouki:
 Osserva il mare, è nero. In mezzo a quella vastità ci si potrebbe perdere facilmente, nessuno potrebbe mai sentirti, nessun tipo di aiuto. Come ci si sene da soli in mezzo al mare, la Yakushi lo sa bene. Non è un’esperienza che riproverebbe però, non è qualcosa alla quale ambisce ma forse lo augurerebbe a qualche persona, si. Per esempio è davvero curiosa di sapere come reagirebbero le persone, come reagirebbe il Bocciolo se venisse buttata in mezzo al nero mare, al buio, da sola, nel silenzio più assoluto. E’ questo che la spinge da una parte, in queste situazione può risentirla di nuovo… la Voce, Mirako. Ah, quanto le manca. Prima non era mai sola, prima non sapeva nemmeno cosa fosse il silenzio, mentre ora… c’è troppo silenzio delle volte. Mirako, Heiko, Nat… sospira. Dunque balla, giovane ragazza, il palco è tutto tuo, gli spettatori sono lì per te, ti guardano, ti giudicano, si aspettano qualcosa, ma cosa? La Yakushi torna a guardare la ragazza dagli occhi del color del sangue, la osserva, la analizza, la critica, il suo sguardo è serio, freddo, puntato verso di lei e oltre lei. Scava nel profondo, avvolge il corpo e fa mancare il fiato, non si preoccupa di essere invadente, ma vuole vedere al di là di quegli occhi cosa accade. <Gli esseri umani sbagliano, magari anche in buona fede, ma nessuno è perfetto.> Heiko, sono parole sue, la Dama delle Serpi le ha memorizzate. <Ti hanno fatto del male pensando di fare del bene probabilmente… questo riesco a immaginarlo meglio.> annuisce lentamente. Si, riesce a capire che una troppa protezione possa far male, hanno tenuto la figlia lontana dal mondo per evitare che si facesse male, senza rendersi conto di peggiorare la situazione. <Ma non riesco a capire come mai abbiano fatto così solo con te. Dovresti parlarne con loro e venire a capo della cosa.> una bella riunione famigliare, così da chiarirsi e magari chissà essere di aiuto anche alla sorella scomparsa. La Coniglia non riesce ad arrabbiarsi coi genitori perché probabilmente riesce a comprenderli e ad avere la giusta fiducia in loro, del resto anche lei non era riuscita ad arrabbiarsi con sua madre Kaori nonostante l’abbia lasciata due volte, ma perché l’aveva compresa. Per Raido invece… no, non riesce proprio a capire il motivo del suo abbandono, come poteva anche solo pensare che, dopo averla resa dipendente da lui, potesse stare meglio lasciandola sola? <Segui quello che senti. Se non riesci ad arrabbiarti con loro va bene, ma cercate di parlare e trovare un punto di incontro tra voi.> seguire le proprie emozioni non è esattamente qualcosa che alla Yakushi riesce bene, lei preferisce la fredda logica e l’obiettività, certo a meno che le emozioni non siano troppo forti da annebbiarle la vista come è già accaduto. Sorride mentre ascolta la risposta dell’albina, una risposta niente male, di chi è nato per essere sognato e idealista, di chi crede nelle emozioni e nella bontà d’animo, di chi preferirebbe ferirsi altre mille volte pur di vivere una sola esperienza positiva. Sta iniziando a capire… ma chissà cosa nasconde ancora più nel profondo. <Non posso costringerti ad essere come non sei. Ti ho detto la mia visione e dato dei consigli che per me sono essenziali, sta poi a te scegliere cosa prendere e cosa no, elaborare tutto e formarti da sola, senza farti plasmare e influenzare dagli altri.> è sicuramente un aspetto positivo, spera solo che quel suo modo di essere non la porti alla morte, le dispiacerebbe dopo tutto, tanta buona carne gettata al vento. <Se vuoi buttarti, se vuoi rischiare, è una tua libera scelta, ti dico allora almeno di dosarti e fermarti giusto quell’attimo a ponderare meglio le diverse situazioni.> sospira, ha detto qualcosa sulla quale non riesce a trovarsi molto d’accordo, perché va contro la logica che lei ama tanto. <Crederci ancora… penso di si. Io ci ho creduto ancora dopo tutto, e sono tre anni che non me ne sto pentendo.> ha accettato Azrael come suo nuovo padre, dopo l’enorme delusione datale da Raido. C’è voluto molto, a lungo lo ha tenuto lontano da sé, ma alla fine sta avendo conferma che non l’abbandonerà, non è successo nemmeno con la nascita dei gemelli. E che dire di Ryuuma, suo Demone? Con lui ci ha creduto ancora e molto di più, a lui è riuscita ad affidarsi totalmente. Il suo avvicinarsi a lui è stato strano… iniziato tutto per gioco, e finito col provare entrambi amore. Non importa se lei fosse ancora piccola ai tempi, va bene così, del resto non è mai stata una bambina. <Crederci ancora richiede molto più coraggio… è come il perdonare. Anche per quello ci vuole coraggio e una grande forza d’animo. Ma… non credo che l’esempio del sole sia azzeccato.> una piccola smorfia divertita e ancora lo sguardo si getta verso l’oscuro orizzonte. <Credo nel sole perché è una certezza che ci sarà ancora l’indomani. E’ natura, è scienza vincolata a regole precise.> sta parlando con una ragazza di scienza dopo tutto, il metodo è legge. <Se il sole decidesse di non sorgere più, credimi, ce ne accorgeremmo molto prima, anzi… non credo che faremmo in tempo a dire una sola parola.> scuote la testa divertita. <Credere nelle emozioni, in qualcosa di astratto invece… è cosa totalmente diversa. E’ più difficile.> le piace conversare, le piace… questo momento. Non ha mai avuto amici della sua età, non ha mai avuto amici e basta, quindi non è molto ferrata sul dialogare tranquillamente esprimendo i propri punti di vista. Lei sta capendo molto dell’albina, ma anche l’allieva stessa ha così modo di comprendere qualcosa della corvina. Quel qualcosa è solo quello che la Yakushi vuole che l’altra comprenda, non si può andare a fondo con lei… si rischia di rimanere imbrigliati in una oscurità troppo perversa e profonda, senza una fine. <Tranquilla. Se te l’ho raccontato è perché volevo che tu sapessi questo di me, che comprendessi questo. Tanto non sono altro che briciole, piccole cose innocue.> decide lei cosa dire, quanto dire e come dirlo. La ragazza le piace, ma sa cosa dirle e quanto dirle nella più totale sicurezza. La osserva, dritta negli occhi, veleno, caccia, predatrice. E’ un’allieva, solo un’allieva… ed è intelligente. Sa quindi perfettamente che se solo provasse a ferire la Yakushi in qualunque modo, ella la ingoierà in un sol boccone. Le sorride. <Per questo ti dico di dosare e ponderare bene. Dare tutto e subito a chiunque non è la più brillante delle idee, abbi un po’ di autoconservazione è fondamentale in questo mondo.> continua a sorriderle, un piccolo ghigno contro la serietà successiva della ragazza albina a quella domanda… alla fine ci è arrivata. La Yakushi può anche decidere di fidarsi dell’allieva, ma la differenza sta nel fatto che se l’albina dovesse tradirla allora avrebbe vita breve… forte di questo la corvina pondera cosa dire e cosa no, si fida, non si fida, non ha alcuna importanza per lei. Quello che davvero conta è se l’albina possa fidarsi della Dama delle Serpi. <Non mi conosci.> è l’unica risposta ambigua e sinistra che la Yakushi da alla ragazza. La sta studiando da molto ormai anche se non è abbastanza ancora, serve altro tempo, servono altre domande, altri discorsi, ma più o meno si sta facendo un’idea. Man mano che l’albina parla, man mano che la osserva, si delinea qualcosa di accennato. Ascolta in silenzio quanto Chiha ha da dire, nota il suo sguardo perso in un altro mondo, ad osservare qualcosa che la Yakushi non può vedere ma solo immaginare… oh, lei la capisce molto meglio, più di quanto l’albina non pensi. Lascia che parli e che si sfoghi, la lascia combattere come meglio crede. <Solo tu conosci i tuoi Incubi, solo tu sai cosa sono e come affrontarli, come fare per mandarli via. Io i miei me li sono fatta amici, sono parte di me ora.> accettare l’inferno dentro di sé, diventarne parte e divenire ella stessa l’inferno, le colpe della Yakushi del resto non sono perdonabili, sono troppo grandi per essere espiate… lei non è rimasta ferma a non fare nulla, non ha voltato le spalle a nessuno, lei è stata artefice attiva di torture ed omicidi, le sue mani sono sporche di sangue da quando ha memoria. Troppi peccati per essere espiati in questo mondo. Troppo per sperare in una redenzione nonostante tutto. Deve riflettere, si. La osserva ridere senza timore, senza nascondersi, la corvina invece si limita a sorridere, pacata, placida. <Il silenzio è una brutta bestia, lo so.> ammette consapevole e seria, sa quanto è fastidioso e doloroso, lo ha capito da quando Mirako non c’è più… le manca. <Mi sono capitate persone simili, si.> un sorriso, pensa a lui, suo Demone. <Con la quale non sento dolore, non sento paura, non sento problemi. La persona alla quale affiderei la mia vita.> il cuore… sta battendo più forte del previsto e poi… le gote, così pallide, si nota subito quando si tingono di rosso. Oh, ora sembra una ragazzina normale. Dura un attimo, perché infine la mette in guardia su una scomoda verità, qualcosa che le sembra assurdo che la ragazza non abbia pensato. <Certo.> non ha dubbi in merito. <Hanon aveva iniziato a cambiare già da prima, no? E poi ha seguito un uomo che le ha promesso del potere. Pensi che non sia in grado di odiarti per essere stata messa da parte? Pensi che l’odio non possa troncare un legame?> ci sta andando giù pesante, ma vuole farla cadere dal mondo di favole. Si avvicina a lei, le sussurra… c’è quasi dolore nelle parole della Yakushi. <Una persona estranea con del potere può farlo. Può cancellarvi… se tua sorella si trovava in un momento di debolezza, ci vuole poco a una serpe per insinuarsi in una mente simile. Non sai… come e quanto una mente possa distruggersi e mutare.> lei lo sa, lei ne è l’esempio lampante. Le provoca dolore parlare così, le provoca dolore al pensiero che ci potrebbe essere un altro Otsuki da qualche parte… e un’altra se stessa, corrotta e manipolata. Le crea dolore solo perché la situazione le ricorda se stessa. <Ma quello che dici è giusto, ispira speranza e ti sei risposta alla domanda. Potrai fare qualcosa? Tu stessa ti sei imposta di fare qualsiasi cosa per riportare tua sorella. Questo è l’impossibile e la forza che vedo in te.> del resto è lei che crede fermamente che le emozioni possano tutto, quindi che ci creda, che ci provi e ci riprovi. Annuisce alle sue parole sulla paura, la ragazza ha compreso il concetto. <Una bambina?> domanda scettica, confusa. Ma non le sembra di averla vista una bambina così descritta. <Non l’ho mai vista, perché?> domanda legittima, se è qualcuno di Kusa. Poi ecco quella domanda… diritta al punto. La Yakushi osserva l’albina, le sorride delicata e in maniera candida le risponde. <No.> schietta, improvvisa, non perde il sorriso. <E’ sempre stato qualcun altro a gestirla per me, io ero troppo debole per farlo.> Mirako, se solo potesse parlarle di nuovo. <Sono tre anni che sto cercando di gestirla da sola, ma fino ad oggi non mi sono ancora trovata in situazioni di vero pericolo e paura, quindi non saprei dirti che ora sono capace di gestirla.> continua ad osservarla gettandole quelle piccole cose di sé. <Ma l’ho provata la vera paura, quella atavica, quella che ti entra dentro e ti strozza l’anima. Al tempo però non fui in grado di gestirla, mi rifugiai dietro colei che si è sempre presa tutto al posto mio.> buffo, non è tanto diversa dalla storia delle due gemelle detta così, ci pensa ora e le viene da ridere. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale]

22:56 Kouki:
 Il perdono è qualcosa di raro, difficile da ottenere ma anche da dare. Serve una grande intelligenza e forza di volontà, non tutti sono affini a tal cosa, e la Serpe Grigia… diciamo che dipende dalle situazioni. Sua madre Kaori l’ha perdonata subito, per ben due volte, se si tratta di Raido… ecco, no, forse è meglio se quell’uomo non lo rivedrà mai. Osserva il mare, viene cullata da quella ninna nanna, sono successe molte cose questa sera, e sono tutte importanti e da memorizzare. Un leggero sorriso viene disegnato sulle labbra pallide, bianco contro nero, la Serpe stringe la sua presa e poi l’allarga donando respiro. Ascolta le parole del Bocciolo, volge lo sguardo verso di lei e osserva i suoi lineamenti e le sue espressioni. Malleabile. <Hanno concentrato tutte le loro energie su di te, dimenticandosi di avere un’altra figlia. Forse scomoda perché indomabile.> si lascia andare ad un piccolo sibilo, un sospiro che rilascia nell’etere la sua banale e semplice idea sulla questione. Ma lei ha perdonato quei genitori pentiti, lei non è cattiva. <E’ lodevole.> afferma di punto in bianco dopo una lunga riflessione. <I tuoi genitori sono sinceramente pentiti, stanno già soffrendo di loro, dunque la tua decisione non può che essere lodevole. Non infierisci, non sei crudele, eppure hai deciso di sobbarcarti tu di tutto quel peso… questo non penso vada bene.> scuote appena il capo facendo oscillare quei neri capelli, così delicati e lisci. <Tra tutti… tu sei quella che ha meno colpa in questa storia. Tu e la tua gemella. Ma la tua bontà ti spinge a cercare di alleviare il dolore dei tuoi genitori… e a te, chi ci pensa?> la osserva assottigliando lo sguardo, giallo e profondo, cerca di insinuarsi in lei per leggere la superficie di quel volto, per poi discendere in lei, tra le pieghe della sua anima. <Fa paura.> scoprire la verità, si intende. Trovarsi faccia a faccia con quell’ignoto, anche se si ha desiderato a lungo di trovarlo e confrontarsi… ma poi? Se non dovesse andare bene? Se dovesse fare male? <E’ giusto che faccia paura, è un sentimento importante. Farà paura, farà anche male probabilmente, ed è proprio in quel momento che dovrai tirar fuori tutto il tuo coraggio e la tua forza.> quello che ha già visto in lei, quell’energia, quella luce che risplende… vuole vederla esplodere. <La verità risveglia dal sogno, apre gli occhi… e per quanto faccia male ritengo che sia sempre la cosa migliore.> torna a guardare il mare oscuro. <Il confronto, la lotta… tutto ci fa crescere, ci fortifica e migliora. Tutta esperienza.> nel suo silenzio cerca di riflettere e ponderare, trovare le parole ed ascoltare quello che le viene detto. Non si è mai ritrovata in una situazione simile, ma prima o poi sarebbe dovuto accadere. Sarà all’altezza? Sarà giusto? Pensa di si. L’albina va a toccare un argomento per niente sconosciuto alla Serpe. La Yakushi sposta lo sguardo su di lei e in silenzio l’ascolta… seria, gli occhi nascondono nel loro profondo un grande dolore. <Da che ricordavo, vivevo nell’apatia a Kusa, anni fa quando ero una bambina. Non provavo nulla, non sapevo nemmeno che cosa fossero i sentimenti. Non li conoscevo e non li riconoscevo. Non mi importava di non essere compresa, non mi importava di nulla.> la fissa, rimane con lo sguardo puntato nel suo e sembra ora che si stia distaccando dal presente per tornare a quei tempi. <Scivolavo nel buio e non sentivo nemmeno la frustrazione. Non mi importava, per me era solo la normalità… poi qualcuno pian piano mi ha fatto conoscere i sentimenti, come una neonata ho fatto tutto da zero ma ho dovuto farlo velocemente.> sospira. <Poi sono caduta ancora nell’apatia.> la nascita di Heiko, se la ricorda. <Il mondo si è spaccato sotto ai miei piedi e sono sprofondata talmente tanto che non ho ricordi di quel periodo. Me ne stavo nascosta nel mio della mia mente e galleggiavo… e ho lasciato che qualcun altro muovesse il mio corpo.> si risveglia ora da quella sorta di trance e scuote ancora la testa. <Si… in definitiva si, ho provato l’apatia e la provo ancora molte volte, so di cosa stai parlando, ma al contrario tuo non la trovo frustrante, anzi… trovo che per me sia come una barriera che mi protegge e mi culla. Non posso essere ferita.> accenna un piccolo sorriso, un po’ sghembo, quasi un dolce ghigno. <Al momento tu senti paura. E’ già qualcosa, Bocciolo.> le parla come se volesse accarezzarle la pelle delicata con le sue parole, il suo sibilo basso e sinuoso, melodia per le orecchie. <Hai mentito così tante volte, indossato così tante maschere… che non sai se riconoscere come tuoi i sentimenti e le emozioni che provi. Non riesci a capire chi sia quella vera… la tua apatia è come una maschera bianca, all’infinita ricerca del tuo vero volto.> il corpo rivolto verso di lei, la osserva, le sorride, la studia. Ascolta molto attentamente. Non ha una risposta sicura per lei, ha solo ipotesi che può costruire basandosi unicamente da ciò che sa e ha ascoltato. <Io penso… che Hanon potrebbe essere molto arrabbiata. C’è una possibilità che sia corrosa dall’odio e dalla vendetta. Non so se accetterà di parlarti, ma io penso di si. Perché se mai fossero questi i sentimenti che la muovono, allora il solo vederti la potrebbe spingere ad accettare il confronto per attaccarti. Spero solo verbalmente almeno.> incrocia le braccia al petto, sotto al seno. <Ma le mie sono solo congetture che si basano su idee, ovviamente. Tutto potrebbe andare in molti modi diversi, non lasciarti influenzare da me o dalle tue paure, ma allo stesso tempo sii pronta a tutto.> pensare al peggio per essere preparati, se poi quel peggio non arriva… tanto meglio almeno. Molto proficua questa serata, ha potuto imparare molto e conoscere gran parte della persona che ha di fronte, ma non si prende la presunzione di averla compresa al cento per cento, quello no… per quello serve tempo. <Tu dici?> l’influenza a braccetto col fidarsi. Non lo sa, non ci ha mai pensato. <Non mi trovo d’accordo, ma non posso giudicare erroneo il tuo pensiero, perché è tuo, è una tua opinione. Per me ci si può fidare rimanendo comunque saldi alla propria mente e ai propri principi senza farsi influenzare. Certo per fare questo bisogna avere bene in mente chi siamo.> la guarda. <Forse è per questo che per te è difficile… dobbiamo scoprire chi sei, ritrovare il tuo viso e i tuoi contorni.> vuole aiutarla, per questo ha parlato al plurale, è uno degli obiettivi che si è prefissata per lei. Inclina la testolina da un lato continuando ad osservare quella ragazza. Promette bene, molto bene. <Certo, chiunque può elevarsi a Dio, ma le leggi della natura non possono essere cambiate. Il sole sorge, perché tutto gira… non credo che esista un uomo in terra che possa fermare questo movimento e quindi impedire al sole di sorgere.> lei rimane molto coi piedi per terra, impregnati nella ferrea logica delle cose. A volte questo la rende fin troppo poco flessibile, alle volte invece è un punto di forza. Le sorride. <Provare paura non è forse provare un’emozione?> non provare più emozioni ed averne paura, significa allo stesso tempo provare comunque un’emozione, per quanto brutta. Così come la frustrazione. <Come dicevi prima… l’apatia, il non provare nulla… ma nel momento in cui provi frustrazione significa che qualcosa provi, è uno scorcio, una speranza.> è una piccola differenza con la Serpe, quando lei prova apatia è una cosa completa. <Nessuno ti toglierà il Sole, se non lo vorrai. Come nessuno ti toglierà la Luna o le Stelle. La pioggia… il vento, la neve… la nebbia.> ne ha la forza. Quel Bocciolo che deve ancora formarsi, aprirsi… quella Coniglietta che imperterrita si avvicina alle sue spire. Curiosa, le piace. Annusa muovendo il musetto, il nasino per aria. È così vicina che la Serpe potrebbe stringerla tra le sue spire da un momento all’altro. Stretta, sempre di più. Fino a bloccarle il respiro… per poi mangiarla. Ma non lo fa, non ne ha motivo e non sarebbe nemmeno utile. La lascia avvicinarsi, la lascia annusare e assaggiare. Non essere tesa, non aver paura. Ti avvolge la serpe tra le sue delicate spire, e non stringe, non più di tanto almeno. Non ora. <Potresti aver vita breve, si. Ma farò in modo che non accada… e non perché proteggerò ogni tuo passo e ti guarderò sempre le spalle. Ma perché sono sicura che con l’allenamento e la giusta guida, potrai benissimo farcela con le tue sole forze. Non intendo farti da balia, ma da insegnante.> si assicurerà che non muoia, che non faccia scelte sciocche, che non faccia errori mortali… si assicurerà. Si… perché? Perché sta iniziando a provare quel senso di protezione. Dal tono lo si evince perfettamente… non lo permetterà, non permetterà a quel Bocciolo di morire prima che sia fiorito. Ma poi… solleva un sopracciglio. Una bugia? La osserva, la ascolta… sorride, è divertita. Può rispondere ad ogni punto. <Conosci solo qualche cosa, qualche briciola. Sulla base di questo non puoi affermare di conoscermi.> ci vuole tempo. <Vedi… Kouki non è il mio vero nome.> sorride sollevando un dito. <Mi è stato dato da dei mercanti, perché io non ricordavo il mio. Ma solo perché sei tu… ti dirò, solo a te, quale sia.> assottiglia lo sguardo e affila il sorriso. <E-001.> un codice, più che un nome. Un sibilo basso e oscuro. <Questo è il mio nome, quello che mi è stato dato alla nascita dal mio creatore.> è triste. <Non sono Genin, sono una Special Jonin di Kusa.> solleva il secondo dito. <Non mi piacciono solo le rose, ma anche altro che non sai… i Sali da bagno li accetto più che volentieri.> sembra divertirsi, ma non in maniera sarcastica. <Sul paziente avrei dei dubbi, ma non sono solo questo. Non sono solo l’elenco che hai fatto. Dietro c’è un baratro, e dovrai buttartici dentro se vorrai davvero conoscermi.> dischiude ancora le labbra. <Ti dirò di più, per te… mi piace il viola, si. Mi piace anche il nero e l’oro, mi piace il rosso, l’azzurro e il blu.> quel sorriso… sembra così sincero. Abbassa le dita, abbassa la mano e torna a incrociare le braccia al petto. Ah… gli incubi. Come accettarli? Come accettare una parte oscura di se stessi? Come… che domanda difficile. Rimane in silenzio, a lungo, lasciando che ella parli e concluda le sue parole. <Non posso parlare per te. Non posso dirti come fare, perché ognuno deve trovare il proprio metodo, la propria strada. Io…> lei come ha fatto? Un sospiro. Dolore. La mano destra si solleva giusto quel poco per avvicinarsi alla zona del cuore. Batte. Le dita si stringono come a voler trattenere quelle emozioni negative che per chissà quale motivo la avvolgono a quella domanda. <Ho trovato… ho ricordato la causa che ha permesso la nascita del mio mostro, della mia parte oscura. L’ho ricordata… ho preso coscienza di essere stata egoista e crudele nei confronti della mia parte oscura. Ci siamo comprese e accolte, ho chiesto scusa. Lei era nata per proteggere un ricordo che per me era troppo da sopportare… e una volta ricordato… lei se n’è andata, è ritornata ad essere parte di me.> almeno così crede. <Io avevo paura di guardarmi allo specchio. Vedevo Lei nel mio riflesso. Mi parlava… ma ora che la sua Voce non c’è più, ogni volta che mi guardo allo specchio provo nostalgia e sollievo allo stesso tempo.> ha risposto, ma non sa se sia stata chiara o meno, non importa ora, ricade di nuovo nel suo silenzio e lascia che la conversazione continui, avanzi. <Si, credo che tu possa farcela. Hai la forza, so che ce l’hai, e se farai di tutto come dici, probabilmente riuscirai a far sentire la tua voce. Ma dovrai urlare molto, molto forte… e forse non basterà nemmeno un solo incontro. Forse sarà una cosa lunga, da gestire nel tempo. Ma imparerai.> si guarda intorno, sulla spiaggia… cerca di immaginare poi quella bambina che le viene descritta incontrata proprio in quel luogo. Ha un nome, una descrizione, sa che è di Kusa, ma non la conosce. <Sai anche il cognome? Me lo chiedi solo per curiosità o perché è successo qualcosa?> di solito quel genere di domande nascondono una richiesta, ma non può esserne sicura, quindi chiede e rimane in attesa della sua risposta. Sorride a quella che dovrebbe essere una battuta. <Avevo una Gemella. Per così dire, si chiama Mirako.> non lo nega e non lo nasconde. <La paura, il dolore, la sofferenza, la crearono. La mia mente si scisse prima in due… Lei era la mia Voce e unica amica, Lei veniva quando io non ero in grado di sopportare la paura e il dolore. Mi sono sempre fatta scudo con lei… si, è quello stesso mostro di cui ti ho parlato, quella parte oscura. Ma era vera. Era una parte di me che esisteva. Aveva le sue idee, i suoi gusti, il suo carattere.> personalità multipla, a lei che piace la psicologia la risposta è alquanto semplice quanto inquietante. <Poi la mia mente da due si spezzò in tanti piccoli altri pezzettini… la mia mente ospitò più voce, più entità.> scuote appena la testa. <La mia Gemella, si. Il mio Riflesso.> è ancora lì, Lei… tra le zone più scure, in fondo, dormiente, mai scomparsa, ma non lo sa la Serpe. <La vera paura.> guarda il mare. <Per me aveva l’aspetto di zanne affamate e artigli affilati. Un mostro che realmente è esistito e forse esiste ancora, sotto Kusa, nelle sue fogne. Ma la vera paura per me… ha anche mani umane.> osserva le sue, osserva i suoi palmi. <Che fanno a pezzi il mio corpo e la mia anima, dilaniandomi in tanti piccoli pezzetti sanguinanti. Giocano col mio corpo inerme…> il respiro si fa sempre più veloce, la voce spezzata. Chiude le mani a pugno e conclude di colpo quel discorso. <Per ognuno la vera paura è diversa. Non è uguale per tutti, la sensazione di poter concretamente morire ed essere faccia a faccia con la morte… è una sensazione che purtroppo non riesco a descriverti. Ma l’ho provata, che ero bambina.> testimoni le sue cicatrici, testimone il suo sguardo. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale (1 di 3) – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale (1 di 3)]

18:13 Kouki:
 Razionale. Che bella parola. Alla Serpe piace molto, come ogni cosa che ha a che fare con la logica e la lucidità. Qualcosa nel genere è inattaccabile, la logica, se usata bene, è in grado di vincere ogni cosa. Lasciare senza parole, mutare, creare. È tutto perfetto sotto una serie di regole ben precise, dove nessuno può sbagliare o cadere in fallo. <Mi piace, mi ritrovi d’accordo con questo pensiero.> la osserva con attenzione. <Lasciarsi andare ad altro tipo di sentimenti non ti avrebbe riportato tua sorella. Andare oltre invece è servito per non lasciarti trascinare nel baratro della rabbia e della vendetta… nell’oblio.> è una ragazza, questo Bocciolo, che parte già con ottime basi di sopravvivenza. Non lo nega ma nemmeno la osanna, le fa i giusti complimenti ritenendosi soddisfatta di ciò che ha ascoltato… purtroppo però storce appena il naso alle parole successive, nelle quali non si ritrova perfettamente. Corruga appena la fronte e la testa viene scossa leggermente, mai troppo e nemmeno troppo poco, il giusto per far comprendere la sua posizione senza esagerare. <Posso accettare la natura di un carnivoro che non può fare altro che cacciare e divorare. E’ la sua natura, fa parte di lui. Ma non lo ritengo un pensiero che si possa applicare giustamente all’essere umano.> almeno secondo lei, ma cerca di spiegarsi meglio, come sempre. <L’animale carnivoro non può fare altro che seguire la sua natura. Non può scegliere di mangiare un giorno carne e l’altro frutta, è nato carnivoro e così vivrà e morirà. Seguendo la sua natura. L’essere umano invece ha si una natura, ma ha sempre la facoltà di scelta, e io non sono d’accordo col farmi andare bene, o giustificare le azioni di qualcuno, solo perché esse si nascondono dietro alla frase “è nella loro natura”.> scuote la testa ancora una volta. E’ dura, come suo solito, ma spera di essere capita. <I tuoi genitori avevano facoltà di fermarsi, rendersi conto e scegliere diversamente. Come tutti. Non erano costretti da niente e nessuno a comportarsi in questo modo…> si sofferma un attimo sulle parole, sui silenzi, forse si è spinta troppo oltre e decide di ridimensionarsi un attimo. <Con questo non voglio criticare te o le tue scelte, come ho detto sono d’accordo sul fatto di aver abbracciato la razionalità. Era solo quel concetto di “natura delle persone” a farmi storcere un po’ il naso. Perché non voglio che questo tuo pensiero allora ti spinga a sopportare e a farti andare bene ogni cosa che potrebbe essere fatto a te o a chi ti circonda solo perché… “era la sua natura.” Okay?> ecco, questa è la sua maggiore preoccupazione, un altro modo per sopravvivere e non essere così… ingenui, forse. Ma non può dirlo con certezza… questo Bocciolo nasconde strati e strati di pagine sconosciute ancora. <Ad ogni modo tu e tua sorella rimanete comunque quelle con meno colpe in tutto questo.> a parer suo ovviamente. Accetta che l’altra si addossi quella parte di colpa, se può farla stare meglio, ma non si esime dal continuare a proferire la sua idea in proposito. Ora passa oltre, va avanti come il tempo che scorre e che rende quella serata ormai una nottata. Non le pesa, non dorme poi così tanto lei. Lei trova divertente quella domanda, e la Yakushi sorride. Ha trovato molto interessata e di suo gusto la risposta che le viene data… è come un’immensa soddisfazione riuscire finalmente a trovare qualcuno che ha la sua stessa linea di pensiero. <Esatto.> sibila in un sussurro estremamente piacevole. Dischiude appena le labbra e sospira. Socchiude gli occhi. <Sei già a buon punto per imparare a stare al mondo. Bisogna essere in grado di farcela da soli, così da non trovarsi impreparati nel momento in cui non si ha nessuno intorno… ma se poi quel qualcuno c’è, allora tanto meglio.> le piace… oh se le piace il profumo di quel Bocciolo. Inebria la sua anima e sembra sollevarla da chissà quale peso. <La gente pensa solo alla forza dell’unione… ed è giusto, non fraintendermi, ma bisogna innanzitutto imparare a essere indipendenti. E poi arriverà anche il resto.> sarà idilliaco averla come allieva. Impara in fretta e non ha ideologie troppo differenti dalle sue, in questo modo si può lavorare meglio insieme e non rischiano di esserci solo contrasti. <Non so se sarebbe egoista o no, stai parlando con una persona che lo è sempre stata.> e non se ne vergogna pure, ormai ha capito di essere egoista e se prima ci stava male tentando di correggersi, ora non ne ha più l’intenzione. Si è accettata. <Ma di sicuro non sarebbe razionale e utile.> ecco, è su questo che gira il mondo della Serpe Grigia. Entrambe si ritrovano ad osservare un proprio riflesso, con sfumature e contorni diversi, ma a quanto pare hanno vissuto sensazioni simili, e questo permette una migliore comprensione l’una dell’altra. Annuisce solamente alle sue parole, non c’è bisogno che lei aggiunga nulla. Quella forma di apatia può essere sfruttata a proprio vantaggio per non essere feriti, come uno scudo invalicabile, e mentre ci si protegge… al suo interno si può avere il tempo di cercare il proprio volto. <Una volta trovato, allora farai tua la tua stessa essenza. Le tue vere emozioni e sensazioni, idee che siano tue, e non avrai più bisogno di uno scudo simile, perché avrai imparato ad essere forte.> e così tutto decade e rientra nel suo ordine. Il silenzio poi è una strategia che la ragazza sceglie non appena il Bocciolo inizia a parlare di sua sorella, del nome e del mare, di come esso sia e di come rispecchi la gemella. Non parla, ascolta. Ogni singola parola viene memorizzata e catalogata nella sua mente. Le braccia incrociate al petto e il volgo rivolto a lei… la osserva. Il significato del suo nome unito al cognome, le sue volontà… i sogni, gli ideali. Non si sente in dovere di dire nulla, non saprebbe cosa dire… quindi annuisce dandole comunque prova di avere ascoltato tutto nei minimi dettagli. Un silenzio che viene protratto anche oltre, nell’ascoltare tutto quel lungo discorso sulla fiducia e sulle influenze. Chiude gli occhi e presta attenzione. Oh, è tutto molto ben congeniato, frutto di una mente che ragiona, che analizza, che cerca di comprendere. È una Coniglietta sveglia, senza ombra di dubbio. Ma ciò che ella dice non intacca le certezze della Serpe. Riapre gli occhi a discorso finito e le dona un sorriso. Sottile, enigmatico. <Secondo me no. Se una persona sa chi è e ha una volontà forte, allora ha minime possibilità di essere influenzata, anche se c’è in ballo la fiducia. Nessuno potrebbe mai avermi in pungo, perché mi conosco, so cosa voglio e so dove voglio arrivare, so cosa mi piace e cosa non mi piace, so quali sono i miei ideali… e se anche arrivasse qualcuno che ha la mia piena fiducia, non cambierei una virgola. Lo so. Ci sono già passata.> lei parla si per supposizioni, ma ora entra in ballo anche l’esperienza. <E’ questo che intendo dire. Io voglio ottenere qualcosa, e anche se mi è stato detto che potrei fare in altro modo o addirittura cambiare il mio obiettivo, non ho intenzione di farlo e mai lo farò. Tu, come io, o chiunque altro… possiamo dare dei consigli, sta all’altro accettarli o meno, e secondo me si tratta di influenzare solo nel momento in cui tu accetti il mio consiglio. Allora ti ho influenzata.> un sospiro. <Il punto è… il consiglio che accetti va contro il tuo essere e i tuoi ideali, i tuoi pensieri? Allora è un male e significa che sei malleabile, debole.> non si risparmia di certo. <Se invece il consiglio che accetti rispecchia i tuoi pensieri e i tuoi ideali, sai che è utile a te e ai tuoi scopi… allora non è tanto una influenza, ma un insegnamento.> spera di essersi spiegata, di aver fatto comprendere a lei il suo pensiero. Quanto le piacciono gli scambi di idee, ci si conosce a vicenda e si può imparare davvero molto. Il Bocciolo ha una mente particolare… è un Coniglio che senza ombra di dubbio si rivelerà essere qualcun altro. Lei vuole solo essere lì il giorno in cui accadrà… curiosa predatrice nel vedere quale essenza il Bocciolo tirerà fuori quando fiorirà. Si passa ad altro discorso, più leggero o forse è meglio dire che viene trattato in modo più delicato. E’ come se stessero giocando e con quel tono la Yakushi ha lasciato intendere un lato molto più profondo e oscuro di sé. Codice. Creatore. La Coniglietta non chiede, preferisce rimandare il momento forse, o non ha intenzione di scavare a fondo? Solo il tempo potrà dirlo, ma una cosa è certa… la Serpe non ha mai nascosto il suo passato, non vuole nemmeno farlo. Ne parla come se nulla fosse, ne parla come se lo avesse ormai accettato, o come se ne andasse fiera? Chissà. <Due cose molto superficiali.> risponde col sorriso, delicata e divertita, ogni tanto stare a qualche gioco le fa bene. Lei nutre molta fiducia nella Serpe, è davvero intenzionata a farsi guidare, sempre più convinta della sua scelta… beh, lei ha messo in campo ogni allarme necessario, ha spiegato e ha messo in chiaro le cose, non potrà dire di non essere stata avvisata. Meglio così. <Ti guiderò. Ma sappi che anche se ho accettato il mio demone, non vuol dire che la paura sia scomparsa.> quella mai, non passa e non passerà mai. Sentimento che non potrebbe mai essere estirpato dalla natura umana. <Cullarsi nell’illusione di aver completamente ammansito il mostro, è un errore.> commenta con un leggero sorriso. Pare una maledizione, ma tutt’oggi lei è convinta di aver chiuso e sigillato la frattura della sua mente, inconsapevole di ciò che le riserverà il futuro. <Yakushi.> il suo clan. Una bambina in stato catatonico sulla spiaggia… ha davvero pochi elementi per poter fare anche solo delle congetture. <Deve esserle successo qualcosa a Kusa, dici?> inclina appena la testa da un lato e la fissa negli occhi, sottili, senza sbattere le palpebre. <Probabile. Kusa non è Konoha e il nostro clan ha… i suoi segreti. Ad ogni modo indagherò se ti sta a cuore, del resto dovrò iniziare prima o poi a tenermi aggiornata sui membri del mio clan.> sorride e sospira, tornando a guardare il mare. Sa che la capoclan è una incapace, almeno lei la ritiene tale, e sa fin dove si può spingere il suo clan. Il suo stesso creatore, benchè le abbia fatto cose orribili e riprovevoli, è ancora libero e intoccato all’interno del clan. Vuole sapere ogni cosa che avviene al suo interno. Lo sguardo si incupisce, sembra velarsi di un pizzico di rabbia e molta determinazione. Ma oltrepassato anche quel discorso, lascia pure che la ragazza elabori quanto lei le ha appena detto. Su riflessi e personalità, su Voci ed Identità. Sorride. <Lo è. Ed è stato difficile affrontarla, lo era ogni giorno, ogni minuto. La sua Voce… tutto era una continua lotta per chi avrebbe preso il controllo. Non sapevi mai… chi delle due la mattina avrebbe aperto gli occhi.> sorride a quei ricordi, sono lontani e passati, e li affronta con un briciolo di nostalgia ma anche sollievo. <Vai vai…> sorride e chiude gli occhi. <Abbiamo parlato molto e si, avrai molto su cui pensare, elaborare… vai pure.> glie lo concede. È strano avere un ruolo simile, ma la rende felice e soddisfatta, non può certo negarlo, è comunque una nuova esperienza per lei. <Io resterò qui ancora un po’, quindi non ti trattengo oltre. Grazie per la chiacchierata, spero potrà esserti di aiuto.> e nient’altro. La saluterebbe con un cenno del capo e un sorriso, lo sguardo che come sempre seguirebbe la figura del Bocciolo allontanarsi, mentre lei rimane avvolta nella nebbia. Ci si perderà, vagherà… ma alla fine ne riemergerà. [END]

Konoha e Kusa, due realtà diverse che si incontrano sulla spiaggia. Una coniglia che chiede alla serpe di insegnarle a stare al mondo.