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La tua debolezza è la tua forza

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con Tenshi, Kuriya

16:17 Kuriya:
  [Riva] Realtà o fantasia, nemmeno la giovanissima kusana sa quale delle due prevarrà quest’oggi, se la fredda e schifosa verità o quel dolce e perfetto mondo che si è creata nel quale adora rifugiarsi. Per iniziare per bene la giornata però di una cosa ne è certa: deve, ma soprattutto vuole, impastare il chakra. Ha bisogno di sentir scorrere dentro di lei quella profonda e forte energia che le permette di sentirsi al sicuro. Congiunge le mani all’altezza della bocca dello stomaco e con esse formerebbe il sigillo della pecora, ora chiude gli occhi e cerca di rimanere da sola con se stessa e la sua mente dato che deve lavorare di fantasia e concentrazione, ignorando tutto ciò che la circonda. Con respiri profondi e regolari tenterebbe di accompagnare la sua mente in uno stato di concentrazione profonda e se ci riuscisse si isolerebbe nel buio che avvolge il suo corpo e la sua mente. In quel luogo nessun rumore dovrebbe raggiungerla e disturbarla e il tempo sarebbe scandito solo dal lento e profondo intervallarsi dei suoi respiri. Se ci fosse riuscita creerebbe le due energie che stanno alla base del chakra: quella mentale e quella fisica, la prima farebbe capo alla sua concentrazione e alla forza di volontà che possiede, se ci riuscisse sarebbe un’energia isolata all’interno del suo corpo calma e controllata come è la sua mente, porterebbe con sé un profumo diverso dal solito, più caldo ed accogliente, come la lavanda. L’energia mentale le ricorda il mondo immaginario che si è creata, perché esso nasce dalla sua mente ed è dunque lì che la Fantasia si accumulerebbe. La seconda energia invece è quella fisica e se fosse riuscita a creare la prima ora creerebbe anche questo secondo componente, se quella mentale fa capo alla volontà e alla concentrazione, questa farebbe capo ai muscoli e alla forza fisica qualcosa di più materiale e tangibile. Esattamente come lo è la Realtà che la circonda, tangibile, orribile e schifosa, sarebbe dunque fredda e spigolosa e porterebbe con sé l’odore del sangue. Anche questa seconda energia, se fosse creata, sarebbe isolata nel suo corpo, distinta da quella mentale. Se fosse riuscita a creare queste due energie allora cercherebbe di farle unire all’interno del suo corpo, non considerandole dunque come due entità differenti, ma come addendi di un’operazione molto importante, Fantasia e Realtà andrebbero a fondersi alla spasmodica ricerca di un equilibrio, dalla loro unione, se avvenisse, dovrebbe infatti nascere il chakra. Se la giovanissima ci fosse riuscita allora aprirebbe gli occhi e scioglierebbe il sigillo risollevata da ciò che dovrebbe sentire all’interno del suo corpo: il chakra. Ecco dunque quello che la gente vedrebbe: una bambina piccola e magra, dalla chioma blu che sfuma all’azzurro, taglio a caschetto di quelli corti dietro ma con delle ciocche più lunghe sul davanti e una frangia squadrata. I capelli inquadrano due occhi color rubino, dal taglio ferale, e un derma estremamente pallido da rasentare la trasparenza. I piedi sono calzati da un paio di sandali neri, e risalendo per quella piccola abitante di Kusa si notano dei pantaloni bianchi di tessuto che si stringono alle caviglie con degli elastici e stretti in vita da una cordicella. Producono un leggero fruscio ogni volta che le gambe si alternano per permettere al corpo di muoversi, ed è un suono che rilassa le orecchie della giovanissima senza arrecarle disturbo. Una maglietta nera con l’allacciatura rossa laterale orientale le copre il petto e il colletto alto e stretto della maglia serve a coprire il suo collo sottile, non ha le maniche questa maglietta ma lei non soffre il freddo perché indossa una felpa a maniche lunghe bianca tenuta aperta, semplice e senza cappuccio abbastanza leggera da svolazzarle intorno ad ogni passo compiuto. In codesto esatto momento lei si trova sulla spiaggia, esattamente sulla riva di un mare che a malapena giunge a solleticarle le punte dei piedi, presenta un viso neutro e apatico, gli occhi sono chiusi e la bocca serrata. Il vento che giunge dal mare le fa svolazzare i vestiti e i capelli, sferzandole il piccolo viso e portando a lei il suono delle onde del mare, il quale non è mai stato udito prima dalla giovanissima, così come anche la sua stessa visione risulta nuova ai suoi occhi. Ora però la piccola non sta guardando il mare, lo sta ascoltando, e cerca di dirigere una sinfonia che solo lei riesce a sentire, e difatti muove le mani come fosse una direttrice d’orchestra tenendo gli indici estesi e seguendo col corpo le note di quella musica ondeggiando al suo tempo. [Impasto del Chakra]

16:41 Tenshi:
  [Manto Erboso] Quel posto le era piaciuto parecchio. E' la seconda volta che la Senjuu si trova in spiaggia, questa settimana. Il luogo è ricolmo di serenità, il che la fa stare bene: le piacciono i posti tranquilli. Dopo il monte dei volti, quello era l'altro luogo che più trovava rilassante, probabilmente. Oggi, però la nebbia è tornata ad invadere quella bellissima spiaggia. La linea d'orizzonte non è più visibile e, dal punto in cui si trova, non può neanche vedere le onde del mare: può solamente sentirne il rumore. Avanzerebbe verso la sabbia, lasciandosi alle spalle il manto erboso e la pineta. Un leggero vento farebbe ondulare piacevolmente i lunghi capelli rosa, lasciati sciolti; sono semplicemente tirati all'indietro da una fascia nera sulla quale vi è la placca metallica che riporta il simbolo della Foglia. La frangia rosea, invece, è lasciata cadere liberamente sulla fronte chiara. Indossa un top corto nero, a maniche lunghe, con una fantasia floreale in rosa, più o meno all'altezza del petto. Dei pantaloni a vita alta, in jeans scuro, le fasciano la vita ed il resto delle gambe, delineando le sue esili forme. Al polso destro, ha legato un nastro rosso, con un ciondolo verde a forma di angelo; mentre sul bicipite sinistro, sopra la maglia, vi è un bracciale in oro bianco. Ai piedi, delle scarpe in tela nere completano il suo vestiario. Se non fosse per il coprifronte di Konoha, apparentemente, non sembrerebbe neanche una kunoichi, dato che le piace vestirsi in modo casual. Avanza, quindi, attraverso la spiaggia, per poi arrivare a riva. La visibilità, però, è molto limitata dalla nebbia e, nel suo avanzare, la rosata non si rende conto se accanto a lei vi è qualcuno: infatti, poco prima di arrestarsi ed ammirare il mare, la sua spalla destra urterebbe contro qualcosa. Si volterebbe, quindi, alla propria destra, accorgendosi che ciò che aveva urtato, seppur lievemente, era una ragazzina dai bellissimi capelli blu, leggermente più bassa di lei di qualche centimetro. Il piede sinistro farebbe un piccolo passo all'indietro, per potersi distanziare da quella esile figura. < S-scusami, non volevo! > balbetterebbe, in preda al panico. Il capo andrebbe a chinarsi in segno di scuse, mentre le mani verrebbero congiunte sotto il ventre. Gli occhi della rosata andrebbero a serrarsi, per paura della possibile reazione della ragazzina davanti a lei. [chakra off]

17:00 Kuriya:
  [Riva] Quella sinfonia è la chiave d’accesso per il suo mondo immaginario, assomiglia a un elegante e morbido tappeto messo all’ingresso di quel fantastico mondo, e la bambina si prepara ad entrarci senza fretta ma con l’impellente voglia di abbandonarsi al suo interno. Nonostante tenga gli occhi chiusi, davanti a lei si estende un manto meraviglioso e persino il mare è presente, ma è tutto più bello, perfetto, e riesce anche a intravedere quel suo piccolo e unico amico che si è creata. Egli ha le sue stesse fattezze ma i colori invertiti, infatti presenta occhi blu e capelli rossi, ad ogni modo è un personaggio che solo lei vede e sente, per non sentirsi sola, lui infatti è perfetto dato che è stato partorito dalla sua mente. Unico essere che non odia e non detesta, unico essere per il quale non prova schifo, ma per quanto la giovanissima possa immergersi in quel suo mondo di fantasia, ella sa perfettamente quale sia la sottile linea che divide la realtà dall’immaginazione. In questo caso tale linea è rappresentata da un urto, qualcosa l’ha colpita, anche se si è trattato di un colpo leggero, la magrezza della piccola la porta a barcollare. Gli occhi color rubino s’aprono di scatto e l’orchestra finisce, è stata strappata dal suo mondo e riportata alla realtà ricolma di nebbia, dolore e delusioni. Uno scatto è quello che domina la testa della bambina, la quale si volta di colpo nella direzione di quel qualcosa che l’ha urtata, e solleva il viso per osservare la sconosciuta che si sta già scusando. Dieci centimetri separano la bambina dalla ragazza e gli occhi dal taglio ferale mostrano un’espressione infastidita e rabbiosa, ma basta per lei notare il coprifronte di Konoha per far si che lo sdegno e lo schifo aumentino in maniera esponenziale. I pugni vengono serrati in modo convulso e forte, per qualche attimo le emozioni negative della ragazzina sono troppe e soffocanti, così incontenibili che il corpo trema per qualche istante. La bocca serrata infine s’apre per rivolgere parola alla sconosciuta di Konoha. <Che schifo.> non riesce a contenere l’odio che prova, il fastidio di essere stata toccata e soprattutto urtata e trascinata in quel mondo reale, lo schifo che prova dall’essere così vicina a una di Konoha. <Non sei capace di guardare dove vai?> la voce della bambina è fanciullesca e sottolinea la giovanissima età della kusana, parte da una base apatica e atona, per poi sporcarsi delle note della rabbia e dell’odio. La giovanissima è aggressiva per come si pone e non è mai stato facile rapportarsi per lei ma nessuno ci ha mai nemmeno provato e non ci sarebbe da chiedersi il perché dato il modo in cui lei si approccia alle persone. Lei le odia tutte, indistintamente, non fa sconti a nessuno ed è equa, non fa favoritismi di alcun tipo, chiunque ha qualcosa che non va per lei, è una bambina avvolta da un fitto filo spinato. [Chakra: si]

17:28 Tenshi:
  [Riva] La ragazzina è stata strappata via dal proprio mondo, ma questo la rosata non può saperlo. Ha ancora il capo chino, gli occhi chiusi e le mani congiunte, mentre aspetta un 'non preoccuparti' da parte della bambina dai capelli blu. E, invece, quelle parole non arrivano. Anzi, la reazione di lei è completamente opposta a quella che ci si poteva aspettare. 'Che schifo' è la sua risposta. Queste parole la portano a spalancare gli occhi, oggi di un azzurro tenue. La mente fa un tuffo nel passato: nei suoi ricordi è ancora una bambina, chiusa in se stessa; la gente la insulta, la evita, chiamandola 'demone'. Adesso, le sembra di rivivere la stessa situazione. E si sente tremendamente in colpa per averla urtata, per averla disturbata, per l'essere così sbadata. Alza il capo, stringendo le mani l'una contro l'altra. L'espressione è impassibile, priva di qualsiasi emozione, quasi apatica. Il volto della ragazzina, invece, è ricolmo di rabbia e fastidio, in un'espressione non esattamente adatta ad una ragazzina che, ad occhio e croce, avrà dieci o undici anni. Come ha fatto a non vederla? Perché è sempre così sbadata? < L-la nebbia… > cercherebbe di dire qualche parola, ma è completamente bloccata dallo sguardo della propria interlocutrice. E' uno sguardo d'odio, che per qualche secondo porta la genin a chiedersi perché, in un giorno di nebbia come quello, abbia deciso di andare in spiaggia. Lei voleva solo un po' di tranquillità. Non voleva dar fastidio a nessuno. < …non riuscivo a vedere >. Abbasserebbe il proprio sguardo sulla sabbia umida. Era riuscita ad aprirsi un po' di più con le persone negli ultimi anni, riusciva a parlare normalmente, soprattutto con i bambini. Ma quella che ha davanti, sembrerebbe una piccola adulta. La rosata, invece, è la bambina. E' stata portata indietro nel tempo, è bastata qualche parola per farla sprofondare nello sconforto, nel disagio. Vorrebbe solo scappare via, urlare e piangere sul petto di Onosuke, mentre lui le carezza il capo, dicendole che va tutto bene. E, invece, si trova lì. Di fronte a quella bambina un po' troppo cresciuta. Senza difese. Completamente scoperta. Un altro passo indietro verrebbe fatto, mentre lo sguardo è ancora puntato al suolo. Segue un piccolo attimo di silenzio, in cui è udibile soltanto il rumore delle onde ed il fruscio del vento. Cosa ha fatto di male per essere trattata in quel modo? Magari la ragazzina, semplicemente, non voleva essere disturbata. E lei lo aveva fatto. L'aveva urtata. Il volto comincia a prendere un'espressione di disagio, mentre il battito cardiaco aumenta lievemente. Perché? Perché proprio adesso che è felice, qualcuno le ha ricordato la propria infanzia? [Chakra off]

17:46 Kuriya:
  [Riva] Si trova davanti una ragazza che sembra molto più grande di lei, quella di Konoha è una kunoichi e lo dimostra il coprifronte, eppure alla giovanissima le sembra di trovarsi di fronte a una bambina piccola e indifesa. La sconosciuta tiene la testa bassa e gli occhi colori rubino, spietati, notano un lieve sussulto e infine si fissano sul volto impassibile e apatico della ragazza dai capelli rosi, un’espressione che è sempre presente, di solito, su quello della bambina, ma non adesso dove il disgusto e la rabbia hanno preso il sopravvento, trasformando quella bambina dai capelli blu in un demone serpente carico di veleno. La sconosciuta balbetta qualcosa a riguardo della nebbia, la quale è la colpevole di averle impedito la vista della bambina, non è riuscita a vederla, ragion per la quale è stata infine urtata. Un freddo e lungo silenzio è l’unica risposta che per il momento la sconosciuta può ottenere dalla giovanissima kusana, quest’ultima infatti la guarda solamente con quel suo sguardo ferale e critico. Abbassa ancora lo sguardo la ragazza, e quello che lei non sa è che anche nella mente della bambina vengono richiamati alla mente degli specifici ricordi: in un solo attimo si rivede in quella ragazza, si rivede ancor più piccola di adesso, coi lunghi capelli blu e un fiocco rosso sulla testa, le mani strette fra loro in preghiera, le lacrime agli occhi e il corpo tremolante, mentre tra le gambe scorre il liquido color ocra comunemente chiamato pipì. Si rivede perché anche lei un tempo stava da quella parte, ora la ragazza è molto più grande di lei e quindi non vede in lei tremori e non se la sta facendo sotto dalla paura e dalla tristezza, ma i ricordi che vengono richiamati sono quelli. Quello che quindi riesce a provare ora è solo un’ulteriore profonda rabbia, un incredibile disprezzo che si accentua sempre di più, disprezzo verso la bambina che era e che vede in questa sconosciuta di Konoha, e tale disprezzo è chiaro che si rivolga alla ragazza dai capelli rosa, anche se gli occhi color rubino stanno guardando indietro nel tempo. <Balbetti di fronte a una bambina?> domanda stringendo i denti e i pugni, soffiando a stenti quelle parole soffocate dal disdegno. <Stai a capo chino di fronte a me? Perché questo atteggiamento da perdente? Eppure hai un coprifronte, ninja di Konoha.> non riesce a comprendere, rivede solo se stessa e meccanicamente ripete parte di quello che un tempo le veniva biasimato. Solleva le mani e cerca di portarle sotto alla visuale della ragazza, avvicinandosi a lei, e poi di colpo cercherebbe di batterle tra loro per creare un forte rumore e farla sobbalzare, cercare di svegliarla. <Oppure voi ninja di Konoha siete tutti così? … Piccoli?> se si aspettava gentilezza è chiaro che non l’ha trovata, se cercava carezze e parole gentili, allora ha sbagliato mondo in cui vivere e la bambina lo sa bene, lo ha imparato a sue spese. [Chakra: si]

18:15 Tenshi:
  [Riva] La vita della Senjuu è come una ruota che gira su se stessa. Le situazioni, le sensazioni provate, sembrano ripetersi costantemente, in un gioco sadico che non sembra avere mai fine. Quando arriva finalmente ad avere una certa serenità, ecco che essa viene guastata ed il dolore prende di nuovo il sopravvento. Perché tutto questo? Eppure, era cresciuta. Le sembrava di essere diversa, di essere più forte adesso. Ma davvero il carattere piò essere completamente cambiato e modificato a piacimento? Davvero la personalità e l'identità di un individuo possono essere forgiate? Magari, è cresciuta in altezza, il corpo si è modificato, la sua conoscenza si è ampliata. Ma la sua personalità è rimasta sempre uguale, nonostante tutto. Se così non fosse, se essa cambiasse a proprio piacimento, davvero potremmo dire di avere un'identità? Semplicemente… lei è fatta così. Timida, impacciata, si lascia prendere facilmente dal panico. Questo è ciò che caratterizza Tenshi Senjuu. Se queste caratteristiche cambiassero, la rosata cesserebbe di essere se stessa. Il volto altrui sembra riempirsi di ulteriore rabbia. La ragazzina sembra quasi perfida, un serpente che striscia tra le membra della genin, la quale ascolta le domande dell'interlocutrice. Lo sguardo è sempre basso, ma il disagio dentro di lei cresce, come se tutto quel discorso fosse una climax. Ed il suo culmine quale sarà? Fino a che punto la rosata può reggere tutto questo? Fino a che punto può sopportare questo continuo ripresentarsi delle medesime situazioni? Di colpo, delle mani davanti ai propri occhi. Non capisce ciò che sta succedendo: un rumore, veloce, le si insinua nelle orecchie. Un battito di mani, che provoca un leggero sobbalzo del corpo della Senjuu. Una voce, nella propria testa, sibila violentemente: 'Affila le unghie'. Affila le unghie. Affila le unghie. Gli occhi vengono spalancati, persi nel vuoto, mentre la testa verrebbe stretta da entrambe le mani < Smettetela > sussurrerebbe, quasi tra sé e sé < Smettetela > un altro sussurro. Con chi sta parlando? Con le voci nella propria testa? Con tutte le persone che le hanno detto di essere una debole? < Smettetela! > un urlo. Lo sguardo, ancora sgranato, come quello di chi sta combattendo una battaglia, verrebbe finalmente alzato e portato su quello color rubino della ragazzina dai capelli blu. < Perché mi vengono ripetute sempre le stesse cose? Perché?! Perché non posso semplicemente essere me stessa? > uno scatto d'ira, il tono alterato. Sembra aver perso la ragione. Sta buttando fuori tutto quello che non ha mai detto in sedici anni, contro una sconosciuta. Perché è arrivata a quel punto? Perché la ruota continua a girare, ripercorrendo sempre lo stesso percorso? E' stanca. L'espressione è di completo disagio. < Perché non posso essere accettata per quel che sono? > la voce si farebbe più flebile. Nessuno l'ha mai vista in quello stato prima d'ora. [chakra off]

18:34 Kuriya:
  [Riva] Alla giovanissima non piace quello che sente e quello che vede, odia quella sconosciuta come odia chiunque altro, non sta riservando a lei nessun trattamento speciale, la bambina è fatta così ci è diventata per forza e quella che ha davanti è solo una se stessa quando era più piccola, quando era ancora debole, per questo la sua rabbia cresce, nella sua mente, la bambina, se la sta prendendo con se stessa. Quella ragazza ha scatenato qualcosa in lei, la differenza è che quasi sicuramente quella kunoichi avrà amici che le staranno accanto, che la difenderanno e che la coccoleranno per farle passare la brutta esperienza, avrà amici intorno a lei che se la prenderanno con la bambina per come si sta comportando. Invece la giovane kusana non avrà nessuno dalla sua parte pronta a comprendere quanto anche lei sia scossa, quanto i suoi ricordi siano dolorosi, perché la differenza sta nel fatto che per la società quella ragazza ispira tenerezza perché reagisce in un modo più simpatico al dolore, mentre la bambina è più difficile da leggere e la troppa difficoltà porta il prossimo a disprezzarla solo perché è più facile. E’ abituata, il suo filo spinato si stringe intorno a lei e la bambina stessa diventa più forte. I suoi occhi color rubino vedono quella ragazza sgretolarsi, può chiaramente vedere la sua mente cedere sotto le parole della giovanissima deshi. Legge quella disperazione, legge quella tristezza e quella rabbia, ancora una volta rivede se stessa, sono passaggi che anche la bambina ha attraversato e quella rabbia, in lei, è rimasta e si è intensificata sempre di più trasformandosi in odio e disprezzo, sentimenti troppo forti da poter rinchiudere dentro se stessa. <A Konoha sono troppo buoni.> afferma per nulla toccata da quello scatto d’ira e per nulla impietosita da quelle parole, perché dovrebbe addolcirsi, quando nessuno lo ha fatto per lei il giorno in cui aveva ripetuto le stesse parole della ragazza? <Dovrebbero dare il coprifronte a chi è psicologicamente forte, e tu, mia cara, che crolli sotto delle inutili parole dette da una inutile bambina, non lo sei. Non oso immaginare se un nemico si mettesse a deriderti. Cosa faresti? Saresti te stessa… ti metteresti a balbettare ed abbassare lo sguardo?> con disprezzo la osserva e si avvicina ulteriormente a lei, cercando con improvvisa gentilezza di prenderle il volto tra le mani, cercherebbe di sollevarlo in modo da guardarla per bene negli occhi e avvicinerebbe il suo a quello della sconosciuta. Le fa schifo quel contatto e quell’essere troppo vicini, ma non può evitare di farlo. <Vuoi essere accettata per quello che sei? Va bene. Ma non puoi pretendere di essere accettata da tutti, di essere simpatica a tutti. Non puoi aspettarti carezze e parole gentili in questo mondo, perché questo mondo fa schifo.> la osserva e solo ora, per la prima volta dopo un sacco di tempo, sul viso della bambina si mostra un debole sorriso che rende quel viso molto più affilato e perfido. <Puoi essere chi vuoi, a me sta bene, davvero. Se tu sei tu, e sei così debole, è solo un vantaggio per me.> il tono della voce stranamente si addolcisce, porta con sé una strana sensazione perché sembra rincuorare e minacciare allo stesso tempo quella sconosciuta. [Chakra: si]

16:05 Tenshi:
 Il cuore, pian piano, si divide a metà. La rosata è angosciata, ma allo stesso tempo arrabbiata. Con chi? Non lo sa nemmeno lei. Da un lato odia la gente che per anni l'ha definita una debole. Dall'altra vorrebbe aiutare questa gente meschina, che non sa accettare le persone con un carattere diverse dal proprio. Lei aveva sempre accettato tutti, buoni e cattivi. Avrebbe voluto salvare tutti, senza nessuna esclusione. Ma allora perché continuano a trattarla in quel modo? Cosa ha fatto di male? E' sempre stata una brava ragazza, non ha mai fatto del male ad una mosca. E' questo il suo peccato? Essere stata sempre troppo buona? Glielo aveva detto quella Kouki di affilare le unghie, dato che altrimenti si sarebbe fatta del male da sola. E lei non l'aveva ascoltata. Ci aveva provato inizialmente, ma si era accorta di non poterlo fare. Può diventare più forte dal punto di vista tecnico, ampliando la propria conoscenza dei jutsu, ma il carattere... quello è difficile da rafforzare. Ancora una volta, la debolezza è proprio ciò che la caratterizza. Ha molte altre particolarità, ovviamente, ma quel lato di lei è quello che salta subito all'occhio. Dentro di lei, si sta combattendo una battaglia. La sua debolezza contro la sua voglia di migliorarsi. Non vi è equilibrio tra le due parti, soprattutto adesso che la genin si trova in piena crisi con se stessa e con la gente che la circonda. La testa ancora tra le mani, mentre combatte con i suoi pensieri contrapposti. Gli occhi cerulei si fanno opachi, persi nel vuoto, in un mondo a sé stante. Il battito cardiaco è incostante, aritmico. Accelera, poi rallenta, poi accelera di nuovo. La voce della ragazzina kusana diventa come un lontano sibilo, che a malapena la rosata riesce a cogliere. Le parole di lei non fanno altro che alimentare lo sconforto della Senjuu, la quale si ripete di non essere una debole, più volte nella propria testa. Ma sa bene che non è così. Che lei è rimasta quella di sempre. Che negli ultimi tre anni, da quando era riuscita a guadagnarsi quel coprifronte, ciò che era cambiato è solamente la sua forza fisica, non quella psicologica. Si sta sgretolando in tanti piccoli pezzetti. La sconosciuta le prende il volto tra le mani. Il destino è buffo, perché è esattamente ciò che Kouki le aveva fatto quella volta. Ma adesso, come avrebbe reagito? E' davvero la Tenshi Senjuu di sempre? O è nato qualcosa dentro di lei? Sì, può sentirlo. E' una sensazione nuova. Come un'ombra scura che si muove tra i propri pensieri, tra i propri ricordi. Un'ombra che abbraccia tutte quelle volte in cui l'hanno trattata come feccia. Lo sguardo è rivolto verso quello rubino di lei, ma in realtà non la sta guardando. E' buio. E' perso, non si sa dove. 'Affila le unghie'. Un sibilo continuo la porta a sgranare gli occhi. Le labbra sono percorse da un piccolo spasmo muscolare, mentre nota sul viso dell'interlocutrice un sorriso, che la rende una perfida manipolatrice. Non vede quella che ha davanti come una inutile bambina. Anzi. E' molto di più. E' la personificazione dei suoi ricordi più brutti e miseri. E' l'incarnazione di tutta la gente che l'ha trattata male. E' il nemico. Non c'è più nulla di razionale nei suoi pensieri. La sedicenne dolce e timida dai capelli rosei che tutti conoscono, si è addormentata, lasciando spazio ad una nuova parte di sé. Lascia ricadere le braccia lungo i fianchi. La kusana, intanto, ha finito il suo discorso, al quale la genin non risponde neanche. Con un movimento del braccio destro, dal basso verso l'alto, toglierebbe quelle piccole mani dal proprio viso, per poi fare un balzo all'indietro, per poi allontanarsi da quella figura di qualche metro. La fisserebbe ancora, non le leverebbe lo sguardo di dosso. E' uno sguardo diverso, quasi maniacale, vuoto e spento. Porterebbe al petto entrambe le mani, congiungendole e formando il sigillo della capra. Non è lucida. Non capisce quello che sta facendo. Tutto ciò è semplicemente dettato dal proprio istinto, quasi fosse un animale. Immaginerebbe due sfere: una rossa, l'altra blu. La prima, quella rossa, in corrispondenza del capo, rappresenterebbe la forza spirituale. La seconda, quella blu, nei pressi del ventre, simboleggerebbe la forza fisica. Inizialmente, farebbe ruotare entrambe le sfere sul proprio asse, per poi spingerle l'una verso l'altra, in direzione del petto. Qui, cercherebbe di unirle, andando a formare un'unica sfera, quella del Chakra. Se il richiamo fosse andato a buon fine, sentirebbe una grande forza invadere ogni singola cellula del proprio corpo. A questo punto, scioglierebbe il sigillo, portando nuovamente le braccia lungo i fianchi. La testolina rosea, verrebbe inclinata sul alto destro. Le labbra si muoverebbero, andando a formare un piccolo sorrisetto. Gli occhi ancora sgranati, inespressivi. < Io non sono una debole >. Le parole ben scandite, verrebbero fuori dopo qualche secondo di silenzio. L'equilibrio è stato spezzato. [Tentativo richiamo del chakra][Chakra 25/25]

16:11 Kuriya:
 E’ strano come delle persone per lei adulte reagiscano in maniera del tutto sproporzionata alle parole di colei che alla fin fine non è altro che una bambina che ormai è stata spezzata e si è persa, rotta, oscurata da molti anni ormai. E’ strano per lei vedere dinnanzi ai suoi occhi ciò che la bambina stessa ha passato, fasi della sua vita identiche si si susseguono davanti ai suoi rubini attraverso una ragazza sconosciuta di Konoha. Ella le sta mostrando cosa è accaduto anche alla giovanissima kusana e il tutto in pochi istanti, per la deshi è come vedersi in uno specchio distorto e lentamente la rabbia che dapprima provava per una se stessa piccola e debole che ancora si faceva la pipì addosso dal terrore, si trasforma in una sorrisino compiaciuto e soddisfatto nel vedersi finalmente reagire e farsi più forte. Quella non è una ragazza di Konoha, ma solo la sua immagine riflessa, la bambina ora sta osservando la sua stessa metamorfosi che è avvenuta molti anni prima. L’unica differenza è che la genin avrà qualcuno affianco a consolarla ed aiutarla, la piccolissima questa differenza la coglie, come coglie la differenza tra sogno e realtà, ed è una sfumatura della verità che getta ulteriore rabbia e disprezzo in lei. Viene naturale alla giovanissima chiedersi perché quella ragazza sarà così fortunata da avere qualcuno vicino mentre lei non ha mai avuto nessuno, ne è sicura e convinta anche se effettivamente non può sapere se quella che ha di fronte sia sola o meno, ma avendo la mente piena di pregiudizi è convinta che quelli di Konoha siano sempre più fortunati di lei. Hanno sempre qualcuno, non sono mai soli a lungo, come anche il resto della gente di Kusa, per questo odia tutti. Toglie le mani dal viso della ragazza quando ormai quel sorriso è scomparso per lasciare posto a un paio di occhi dal colore rosso sbiadito, il viso distante e la mente che inizia a rifugiare nel suo mondo ideale pur di smettere di sentirsi così male per colpa di odio e rabbia. Il filo spinato intorno a lei si stringe per difesa, e sempre per tale motivo la bambina inizia a rifugiarsi mentre la ragazza impasta il chakra. Non importa cosa accadrà, tanto alla fine reagiscono tutti così con lei. Per tutti è sempre più facile reagire con violenza anziché cercare di comprenderla, ma ormai è abituata a questo… lo sa di non essere una Persona ma una Cosa, quindi è normale che nessuno la veda come quella che è. Nessun adulto lo fa. Ogni singola persona che incontra reagisce in quel modo non facendo altro che confermare la sua idea che la gente faccia schifo, che il mondo sia marcio e privo di speranza, che di posto per lei non ce n’è. E’ sola e lei sta disperatamente lottando come il cucciolo di una vespa, una larva che si dibatte in una minuscola pozza d’acqua per evitare di annegare e riuscire così a crescere e diventare una vespa. Un giorno anche lei riuscirà a far capire a tutti quanti che è una Persona, riuscirà a far capire che Esiste, e la farà pagare a chiunque l’abbia trattata come una Cosa. Non le importa niente di quella ragazza di Konoha, di come si sente, di cosa sta accadendo dentro di lei, perché dovrebbe essere la bambina a preoccuparsene quando dovrebbe essere lei quella che viene compresa e protetta. Questa ingiustizia da parte di tutti non le va giù, alimenta solo il suo odio e il suo sentimento di vendetta, non fanno altro che renderla ancora più storta; essendo una bambina si potrebbe ancora essere in grado di recuperarla, ma intorno a lei non ha persone interessate a farlo. Né di Kusa, né di Konoha, né del Clan. Intorno a lei il mondo cambia ed inizia ad entrare nel suo personale di fantasia; l’immaginazione prende il sopravvento: non c’è nebbia, non c’è la sabbia e nemmeno il mare, intorno a loro due c’è una distesa di erba di un verde brillante, delle rose di diversi colori le circondano e si muovono al vento delicato e caldo che soffia. La bambina può sentire tutte quelle sensazioni come se fossero reali e intorno a lei è tutto perfetto e simmetrico così come la sua mente vuole. Il suo unico amico è accanto a lei, immaginario, è un bambino come lei con le sue fattezze ma i colori invertiti: i capelli sono infatti rossi mentre gli occhi blu. Lui le parla e lei riesce a sentire perfettamente la sua voce nonostante sappia che sia solo fantasia, ed ella sorride a quelle parole: un sorriso amaro accompagnato da occhi spenti e sbiaditi. <Sta a vedere.> pronuncia per rispondere alle parole del bambino immaginario, e sono parole che anche la ragazza può sentire dato che la giovanissima di Kusa tiene un tono di voce normale; a quelle parole dunque allarga le braccia e le sostiene in quel modo con l’ausilio dei muscoli e così se ne sta immobile davanti alla konohana. [Chakra: si]

16:12 Tenshi:
 Il Chakra è stato attivato ed adesso la genin sente quella forza scorrere dentro di sé, toccare ed abbracciare ogni singola cellula del proprio corpo. Quel flusso le dà una strana carica di adrenalina, mentre fissa, ansiosa, la piccola kusana. Uno spasmo fa mutare l'espressione della rosata: il sorrisetto viene allargato, gli occhi cominciano a luccicare. Non sa cosa sta facendo. Non sa cosa sta succedendo. Una parte di lei è stata addormentata, ma questo non lo sa. E a lei, che è sempre pronta ad aiutare le persone, a cercare di capire i sentimenti altrui, sempre attenta nella scelta dei propri gesti e delle proprie parole, in questo momento non interessa nulla di ciò che la ragazzina dai capelli blu stia attraversando interiormente. Non le interessa come sta, non le interessa ciò che l'ha condotta ad essere quella che è oggi. La vede solo come un nemico. L'esile figura davanti a lei va ad allargare le braccia, dopo aver pronunciato una frase che cozza con il momento che le due stanno vivendo, come se fosse in attesa della mossa della senjuu. Come se fosse pronta a tutto. In quel momento, avrebbe potuto ucciderla. Finire tutto lì, eliminando del tutto il nemico che ha davanti. Le sue conoscenze glielo avrebbero permesso. Magari avrebbe potuto imprigionarla nella prigione acquatica, così da ucciderla lentamente e assaporare il momento in cui sarebbe morta. O magari avrebbe potuto lanciare un cannone d'acqua e farla morire velocemente. Sì, tutti i jutsu che conosce le avrebbero concesso di ucciderla. Ma il suo cuore? La sua debolezza? L'obiettivo della sua vita? Anche se al momento non ha freni, anche se la sua personalità è sopita, probabilmente non sarebbe mai riuscita ad uccidere un essere umano. Ma, per adesso, tutto ciò non conta. Si avvicina verso la sua preda, la quale sembra essere pronta al suo destino. Con il passo silenzioso, simile a quello di un felino, avanza verso di lei. Si ferma a circa un metro da lei, fissandola, con un sorriso ampio ancora stampato in volto. Occhi sgranati e lucenti la scrutano, studiandola. Ancora una volta, le mani verrebbero avvicinate al petto e congiunte, a formare il sigillo del serpente. Il suiton è l'elemento che già padroneggia, per cui deve andare alla ricerca dell'elemento sopito: il doton. Solitamente, per trovarlo, immagina la figura dell'amore della sua vita, Onosuke… ma stavolta è diverso. È come se tutto ciò che ha vissuto finora fosse scomparso. Si concentra solamente sulla propria rabbia. Rabbia che non era mai venuta fuori, rabbia che era stata tenuta sotto controllo per sedici anni. Rabbia di colore rosso, come il fuoco che è stato acceso dentro di lei. Tutto perché una ragazzina aveva semplicemente ripetuto quello che già molte altre persone le avevano detto, quello che già, in realtà, sapeva bene. È una rabbia violenta, dura… come la roccia. È proprio lì, in quella nuova emozione, che troverebbe l'elemento di cui ha bisogno: il doton. A questo punto, andrebbe ad unire i due elementi, in un'unica grande sfera: il mokuton. Se tutto ciò fosse andato a buon fine, scioglierebbe il sigillo del serpente, tenendo puntati gli occhi sulla ragazzina. Quest'ultima, probabilmente non avrà capito ciò che la Senjuu ha fatto, poiché, esternamente, è visibile solo la composizione del sigillo ed il suo scioglimento. Si avvicinerebbe ancora a lei, lasciando adesso qualche centimetro di distanza. Sporgerebbe la testolina rosata verso quella di lei, avvicinando le proprie labbra al suo orecchio sinistro. < Vuoi che ti faccia del male? > un sussurro. Cos’è? Una minaccia? Una richiesta? Non lo sa nemmeno lei. L'indice della destrorsa andrebbe a carezzare lentamente il braccio sinistro della kusana. Proprio come un felino che gioca con la propria preda. Non ha idea di ciò che sta facendo. Non ha idea di ciò che la ragazzina voglia in realtà. Non ha idea che quella che ha davanti è solo una bambina, bisognosa di… amore. Proprio come lo era lei. [ 2/4 tentativo richiamo innata][Chakra 24/25]

16:13 Kuriya:
 Il sorriso della bambina permane nel tempo su quel volto infantile, esso non ha alcun significa è vuoto come lo sono i suoi occhi i quali hanno perso la lucentezza del loro rosso sangue. Le braccia rimangono aperte pronte ad accogliere qualsiasi cosa le possa essere scagliata contro, ella non ha paura, non ne ha mai avuta fino ad adesso da quando è arrivata sull’Isola, l’unico terrore che prova è quando è chiusa nel laboratorio alla mercè di quelle persone. Ora però la ragazza di Konoha non le fa paura, perché la vede solo come riflesso di se stessa, come uno specchio distorto che ha intorno a sé un ambiente diverso dal suo. E’ tranquilla la giovanissima, probabilmente forte della vicinanza col suo caro e unico amico immaginario, che rimane fermo di fianco a lei in quel mondo immaginario della bambina che ormai ha preso il sopravvento intorno alle due. I ninja di Konoha sono davvero permalosi e suscettibili, è l’unica cosa che riesce a pensare ed è qualcosa che la riempie sia di disprezzo che di divertimento. Tutti possono ucciderla ed è ovvio, è solo una bambina, una deshi, ha frequentato solo un paio di lezioni, è facile ucciderla ed è facile prenderla con lei. Così sono i ninja di Konoha a quanto pare, non diversi da quelli di Kusa tutto sommato, facile prendersela con chi è nettamente più debole. <Che schifo.> sussurra ancora riferita al mondo in cui vive e alle persone che la circondano, un commento generale che richiama l’inizio di tutta questa esagerazione. Attende che la ragazza faccia qualsiasi cosa, non la teme nemmeno quando ella inizia ad avanzare, silenziosa quanto vuole ma comunque in vista ed è facile per la bambina seguirne i movimenti. Gli occhi e il sorriso della ragazza non sono poi così dissimili da quelli che ogni tanto ha anche la giovanissima kusana, non le sortiscono alcun effetto poiché appunto le sembra di vedersi ad uno specchio. Il cuore batte placido nel petto, non le importa di ciò che accadrà dato che si trova nel suo mondo immaginario, dove nulla può tangerla e non si rende conto del pericoloso, o forse si ma non le importa. Nota il sigillo del serpente, non viene colta dalla paura ma è solo curiosa di vedere fin dove quella ragazza per bene si potrà spingere in nome del nulla. Permette alla sconosciuta di avvicinarsi, lei non si scosta e solleva giusto la testa per continuare a tenere lo sguardo color rubino su di lei, le braccia ancora perfettamente aperte, il suo migliore amico ancora lì accanto a lei che segue silenziosamente la scena. Lascia che si avvicini e che le sussurri quelle parole all’orecchio, ma la bambina è come una statua, non si scompone, non trema, non avverte nulla e niente di niente viene espresso. Apatica, continua a guardare davanti a sé incapace ora fisicamente di seguire lo sguardo della ragazza, dato che lei si è sporta in avanti verso il suo orecchio. Che l’accarezzi pure il braccio, sente solo il tessuto della felpa della bambina sotto il suo polpastrello, nient’altro, non ha pelle nuda in vista. <Puoi farmene se vuoi. Non farai altro che dimostrarmi quanto siate marci tutti quanti, quanto questo mondo faccia schifo.> ripete sussurrando di rimando all’orecchio che anche la ragazza per forza di cose le ha fornito a portata di labbra. <Ma sappi che io vivo nel dolore, e il tuo far male non sarà che uno scherzo per me. In confronto a Loro… fai solo ridere.> sente le parole del suo amico, sono parole cariche di preoccupazione per lei, unico essere ha paura per lei, ma non è altro che un riflesso della propria mente. <Non ti preoccupare.> queste ultime parole sono per lui e come le precedenti vanno a cozzare con la situazione che si è creata fra loro due. La bambina dischiude le labbra e snuda i denti, ha l’orecchio della ragazza a portata di morso e per quanto le faccia schifo quella troppa vicinanza, libererebbe la lingua e cercherebbe di leccarle il lobo dell’orecchio. <Se vuoi giocare basta dirlo.> le sussurra nuovamente affilando i suoi occhi e rendendoli ancor più ferali. [Chakra: si]

16:13 Tenshi:
 Il dito continua a carezzare il braccio della kusana, mentre la Senjuu ascolta attentamente le parole di lei. 'Non farai altro che dimostrarmi quanto siate marci tutti quanti, quanto questo mondo faccia schifo'. E' esattamente ciò che tre anni fa pensava la rosata. L'esclusione dal mondo, il rifiuto di accettazione da parte della gente, l'avevano portata a pensare che quel mondo fosse sbagliato. Che tutto cadesse a pezzi, marcisse sotto ai propri occhi. Era solo lei, contro un mondo schifoso. Poi, però, aveva finalmente visto una luce. Ava conosciuto Onosuke. Aveva conosciuto Norita. Aveva conosciuto Azrael-sensei. Ed il mondo era stato ricomposto. L'equilibrio era stato raggiunto. Ai suoi giovani occhi, il mondo era sembrato, finalmente, colorato. Eppure, adesso, quell'equilibrio non c'è più. E' caduta di nuovo nell'oblio, in un circolo vizioso dove la gente continua a ricordarle della sua debolezza. In una giostra che gira e rigira, senza sosta. Lascia che la ragazzina continui a parlare, ascoltando attentamente le sue parole, senza però darle risposta. Esse attraversano il proprio orecchio quasi come se fossero un lampo folgorante. Aumentano solamente la sfiducia che la genin ripone in sé stessa. La ragazzina leccherebbe il lobo di lei, per poi pronunciare altre parole. Di nuovo, la Senjuu è pervasa da uno scatto d'ira, che porta il proprio battito cardiaco ad accelerare freneticamente. Allontana il proprio capo, tornando in una posizione eretta. Farebbe un altro sorriso, prima di voltare il capo ed avanzare alla propria destra. Ciò che farebbe è un semicerchio, così da ritrovarsi alle spalle della giovane kusana. Si troverebbe, così, a circa cinquanta centimetri da lei, qualora ella non si fosse mossa e fosse rimasta nella propria posizione. Ancora una volta le mani verrebbero portate al petto e congiunte, a formare il sigillo del serpente. Ciò che farebbe adesso, sarebbe immaginare la vita che scorre all'interno della sabbia, all'interno della quale farebbe fluire il proprio chakra mokuton. Con esso, andrebbe a creare due radici all'interno della sabbia, che sbucherebbero proprio ai piedi della ragazzina. Velocemente, con velocità massima possibile, dei rampicanti circonderebbero prima le gambe dell'interlocutrice, poi il busto, poi le braccia. Essi risulterebbero forti e robusti, difficili da spezzare con un semplice movimento. Osserva la propria opera: una bambina dai capelli blu, davanti a lei, immobilizzata. Si avvicina con passo felino ancora di più a lei, portando a contatto il petto contro la schiena di lei. Allargherebbe le braccia, per poi gettarle al collo di lei. La piccola si renderà subito conto che non è una presa per farle del male o quant'altro: è semplicemente... un abbraccio. La testa verrebbe poggiata sulla spalla sinistra di lei. < Non potrei mai farti del male > sussurrerebbe. Cosa sta succedendo? Cos'è quella battaglia che sta avvenendo dentro il cuore della rosata? Sentimenti opposti si contrappongono... ma qual è quello che sta prevalendo? E' conscia di ciò che sta facendo, adesso? Oppure no? < Parlami del tuo dolore >. La sua umanità è tornata a galla. La sua personalità potrà pure essere spenta... ma i suoi sentimenti, i suoi obiettivi... saranno sempre vivi dentro di lei. [3/4 rampicanti][Chakra 16/25]

16:16 Kuriya:
 La giovanissima deshi non sente il tocco della kunochi di Konoha, la quale muove il dito affinchè quel polpastrello sfreghi contro la stoffa delle maniche della bambina. A lei darebbe fastidio un contatto del genere, ma ha deciso di non smuoversi più di tanto, di lasciarla fare solo per vedere fin dove questa ragazza possa spingersi. Tutta la realtà è ormai marcita intorno a lei, tutto è storto e decaduto, non c’è mai stata la luce per lei in tutta la breve vita che ha vissuto fino ad adesso. Nessuno spiraglio, nessun attimo di respiro, fa solo parte di qualcosa di malato; lei non sarebbe mai dovuta esistere e lo sa, una Cosa non una Persona. Il suo equilibrio lo ha trovato in un mondo di fantasia, una mossa decisamente poco sana per la mente di chiunque ma non se ne rende conto. Le parole della piccola vengono regalate all’orecchio della ragazza dai lunghi capelli rosa, la quale non risponde di alcun modo e non muove nemmeno un muscolo. Ancora una volta la bambina dalla chioma blu non ha paura, nessun terrore, nessuna vera ansia per la propria vita. Parla e si aliena in quel mondo irreale ma che esiste solo per lei: il prato verde, i fiori, e quel suo unico migliore amico accanto a lei col viso preoccupato. Nessun problema, piccolo amico, è questo ciò che la bambina comunica a lui, con un’espressione e un leggero gesto degli occhi, basta un solo sguardo per capirsi con lui ed è estremamente fantastico e perfetto, ma è pur sempre una gioia effimera dato che egli non è altro che un parto della sua mente. La ragazza si scosta di colpo dopo che la piccola ha concluso ogni sua parola, dopo che le ha leccato il lobo dell’orecchio, questa si allontana e poi si sposta quel tanto che basta per aggirarla e portarsi alle spalle della bambina di Kusa. Abbassa le braccia lungo i fianchi perché non ha più alcun senso per lei stare in quella posizione, a quanto pare quella ragazza preferisce attaccare da quella posizione, guardando la nuca e non il viso della bambina, un classico atteggiamento da codardi. Lei, ancora convinta che presto le verrà fatto qualcosa di male, attende senza però provare paura poiché nulla potrà mai essere più terribile di ciò che già le hanno fatto e continuano a farle. All’improvviso però si rende conto di non poter più muovere le gambe, qualcosa le impedisce i movimenti e abbassando lo sguardo all’inizio non nota nulla se non il prato verde fiorito del suo personalissimo mondo. Eppure non riesce a muovere le gambe, non riesce a muovere le braccia e il respiro è leggermente difficoltoso come se il petto fosse compresso. Quegli occhi rossi, di quel rubino sbiadito e distante, non riescono a percepire la presenza dei rampicanti, poiché essi non rientrano nel suo mondo, non subito almeno, ci mettono un po’ per spezzare quel confine ed apparire di colpo sul suo corpo. Gli occhi si sgranano dalla sorpresa, ma non dalla paura, stupore perché fino a poco prima non c’erano e invece adesso ecco che riesce a capire come mai si sente paralizzata. Quei rampicanti spezzano l’isolamento, spazzano via l’erba, i fiori e persino il suo caro amico, il quale si volatilizza davanti ai suoi occhi. Di colpo e con violenza la bambina si ritrova in mezzo alla nebbia, sulla sabbia, in quello schifoso mondo marcio. L’essere stata presa e trascinata nella realtà senza il suo permesso e con quella violenza, fa nascere in lei una profonda e incontrollabile rabbia, la quale sfocia senza problemi dalle labbra. <Come hai osato?!> Esclama a gran voce, ma di certo non riferendosi ai rampicanti in sé, quando a quello che ne è conseguito nella sua mente. <Mi hai portata via!> le parole della bambina non potrebbero essere comprensibili per la ragazza poiché non combaciano con quanto stanno facendo loro due. <Chi ti ha dato il permesso? Me ne stavo tranquilla nel mio mondo e tu mi riporti in questo schifo?! Liberami subito!> le braccia della ragazza bloccano di colpo ogni lamentela della bambina, in quanto ne sente l’abbraccio, non è una stretta che vuole far male, ma qualcosa che sinceramente non si sarebbe mai aspettata da quella konohana in quel preciso momento. <Che cosa fai? Mi stai toccando! Mi stai toccando troppo!> avrebbe preferito sentire dolore con colpi rapidi anche se tanti, piuttosto che sentire su di sé un tocco che permane a lungo sul suo corpo. Si sente soffocare e solo adesso inizia a provare paura insieme all’odio e al disgusto. Con la mente in subbuglio e soffocata da quella miriade di emozioni che sta provando, a mala pena riesce a sentire la richiesta che le viene fatta dalla ragazza, una strana richiesta in effetti. Segue un lungo silenzio. La bambina non vuole parlare del suo dolore, ella vive nel suo mondo apposta per non affrontarlo e non vuole in alcun modo parlarne e pensarci. No, farebbe troppo male per lei, andrebbe ben oltre a quello che potrebbe sopportare e lei di crisi non ne vuole in questo momento. <Perché mi hai immobilizzata se non vuoi farmi del male? Che cosa interessa a te del mio dolore?> forse la vuole solo deridere, tutto qui, conoscere ciò che ella è in realtà per poi distruggerla, se lo aspetterebbe in effetti. [Chakra: si]

16:16 Tenshi:
 Sogno e veglia. Illusione e realtà. Cosa è giusto? Cosa è sbagliato? Bene e male si mescolano in un tutt'uno omogeneo, dando alla genin quell'equilibrio di cui ha bisogno. Ma quell'equilibrio è davvero reale? Davvero ne ha bisogno? O la battaglia che ha dentro è solo un'illusione? L'ha creata lei stessa? Questo non lo sa. Eppure, quell'equilibrio la fa star bene. Come qualsiasi sogno o illusione farebbe star bene chiunque. E' qualcosa che si crea appositamente per non stare male, per evadere dalla realtà. Ma allora, da chi è vissuta quest'ultima? Se si vive all'interno di un'illusione, la propria vita verrà veramente vissuta appieno? Oppure... sarà solo vissuta a metà? Le braccia sono ancora attorno alle spalle ed al busto della sconosciuta. Quel contatto è ciò che la calma. Quel contatto è ciò di cui la rosata aveva bisogno in quel momento. Perché la sua umanità non era mai andata perduta. Perché il suo sogno, il suo obiettivo era sempre rimasto sveglio dentro di lei, come quando viene spento un grande fuoco e l'unica cosa che rimane è una piccola e flebile fiammella. Dato che il sigillo del serpente è stato sciolto, i rampicanti si ritirano lentamente, lasciando libera la ragazzina, che a questo punto potrebbe liberarsi facilmente dall'abbraccio della Senjuu, dato che la presa non è stretta. < Nel tuo mondo... non ti senti mai... sola? > l'enfasi di tutta la frase è posta sull'ultima parola. La solitudine. Ciò che lei stessa aveva provato sulla propria pelle, per ben tredici anni. E' vero, in realtà non era mai stata sola, era stata cresciuta dai suoi nonni materni. Ma quello che le avevano lasciato erano solo frasi del tipo 'Non dar fastidio alla gente', 'Non uscire di casa senza di noi', 'Non avvicinarti ai ninja per nessun motivo'. L'amore lo aveva conosciuto solo dopo, quando Onosuke ha bussato alle porte del suo cuore ed è riuscito a spalancarle. Se la ragazzina non si fosse liberata da quella stretta, il capo della rosata sarebbe ancora poggiato sulla spalla di lei. < Liberatene. Liberati del tuo dolore, proprio come io ti ho liberata dai rampicanti. Tiralo fuori. Vivi la tua vita > sono parole forti, parole decise. Non sa quanto esse possano aiutare la ragazzina, in realtà. Perché la Senjuu è una semplice sconosciuta. Perché lei è una debole. Ma la verità è che... la debolezza è proprio la sua forza. < Anche tu sei debole > il tono è pacato, sereno, a voler dimostrare che nonostante ciò che ha fatto, non vuole deriderla. < Perché non vivi la tua vita. Ti rifugi nel tuo mondo, come lo hai chiamato tu. Questa non è forse debolezza? Però... non preoccuparti. La debolezza non è un limite >. La stringerebbe ancora di più a sé, se la ragazzina si trovasse ancora fra le sue braccia. [Chakra 15/25]

16:45 Kuriya:
 La sta toccando, l’ha trascinata via con la forza dal suo mondo perfetto per ributtarla alla mercè dello schifo di mondo marcio in cui invece vive. Non può sopportare di essere stata strappata via dalla sua illusione nella quale si sente protetta e tranquilla, non può sopportare quel contatto da parte di una persona nella quale non ha fatto altro che rivedersi. E’ come se la vecchia Kuriya si stesse ancora permettendo di avere a che fare con lei, che è più forte rispetto alla vecchia. Una miriade di sentimenti la scuotono fin dal profondo, a capo di essi vi è la paura e come suo secondo il disgusto insieme alla rabbia. Per quanto quando i rampicanti si ritirano, la bambina cercherebbe di districarsi dall’abbraccio della konohana, perché esso brucia, fa male ed è pericoloso in quel mondo. Se fosse riuscita a liberarsi dell’abbraccio allora si volterebbe verso la ragazza stando a una distanza di circa un metro, non molto distante ma solo perché la nebbia le impedirebbe se no di avercela sott’occhio. Il respiro senza rendersene conto si è fatto affannoso, veloce e aritmico, le braccia si sollevano e con le manine inizia a pulirsi in maniera ossessiva i vestiti laddove la ragazza l’ha abbracciata e toccata. <NO!> non si sente sola, lei ha il suo unico e migliore amico. <Non mi sento sola perché ho lui!> indica accanto a sé, uno spazio vuoto dove la ragazza di Konoha non può vedere nulla, uno spazio che invece per la bambina non è vuoto ma occupato da quel bambino che l’accompagna da sempre. La massima espressione di solitudine. Il petto della bambina si alza e si abbassa velocemente e quando ha finito di pulirsi i vestiti da uno sporco immaginario, le mani si soffermano per afferrarsi e stringersi le braccia poco sotto le spalle, abbracciandosi da sola. <Io vivrò la mia vita non appena sarò Genin… quando sarò ninja potrò iniziare a liberarmi!> solo in quel modo potrà avere una speranza di farcela, ma fino ad allora, fino ad adesso, non può proprio dibattersi. <Quando sarò forte e avrò il potere allora potrò purificare questo mondo corrotto! Potrò renderlo come il Mio.> sono frasi deliranti tutto sommato, ma non prenderle sul serio forse potrebbe essere un problema o un futuro pericolo. Punta lo sguardo su di lei, la rabbia e l’odio prendono il sopravvento quando lei accenna a quel punto, anche se la ragazza dai capelli rosa è pacata e tranquilla, la bambina lo legge come un profondo insulto. <Non sono più debole! Non sono più Lei!> sbotta ricolma d’odio. <Il mio mondo è un posto sacro dove io posso sentirmi bene e al sicuro, perché non ho mezzi, al momento, per combattere tutto questo!> allude alla realtà, a quella gente che la tiene in laboratorio, a tutto e tutti. <Non sono più debole… non abbasso più la testa, non mi rannicchio in un angolo a piangere, non balbetto più, non tremo più davanti a Loro, non mi faccio più la pipì sotto come prima!> occhi spiritati, grida il suo odio, perché la odia, lei che ha osato tanto. Non solo l’ha strappata dal suo mondo ma l’ha ancora paragonata a una vecchia bambina debole e insicura. <Il loro Male non mi tange! Il Dolore è ormai diventato nulla, un gioco per il quale non prendermela più!> scuote veloce la testa, più volte, i capelli ondeggiano e le mani si stringono ancora di più attorno alle piccole ed esili braccia. Disperata, arrabbiata, sconvolta, non tiene nemmeno più conto di quello che sta dicendo. [Chakra: si]

17:26 Tenshi:
 Non appena la ragazzina si rende conto che i rampicanti sono stati ritirati, cerca di liberarsi da quella stretta. E la Senjuu la lascia fare. Allarga le proprie braccia nuovamente, lasciando che la sconosciuta si allontani. Poi la sua interlocutrice ammette di non essere sola, indicando un punto accanto a lei. Un punto vuoto, occupato dal nulla. Si è creata il proprio mondo, dove niente può scalfirla, dove la solitudine non esiste. Ha creato un'illusione che la fa stare bene. < Apri gli occhi! Accanto a te, non c'è nessuno > guarda il punto indicato dalla ragazzina. Farà male sentirsi dire la verità? Oppure no, dato che per la piccola l'unica verità esistente è quella che lei stessa si è creata? Quanto è fragile la mente umana. Chissà perché si ha bisogno di rifugiarsi dentro a delle illusioni. Anche la rosata vi è dentro, è al centro della battaglia che lei stessa ha creato. Una tempesta incessante occupa il suo cuore. < Il potere… > sussurra. < Il potere è proprio ciò che ti ha fatto del male, non è così? Vuoi che gli altri soffrano come hai sofferto tu? >. La fissa con espressione seria ed occhi lucidi. < Il vero potere… non è quello che viene da alcuni jutsu. Non è quello che viene dalle conoscenze che acquisisci. Il vero potere si trova qui dentro > direbbe, portandosi l'indice della destrorsa sul lato sinistro del petto, proprio all'altezza del cuore. < Vogliamo tutti migliorare il mondo. Ma il potere di cui parli tu, distruggerà tutto. Il tuo mondo, il mondo corrotto e... te stessa >. L'indice adesso si sposta dal proprio petto, in aria, in direzione della piccola kusana davanti a lei. < Ti ucciderà, capisci? Chi porterà avanti la tua causa se tu morirai? >. La destrorsa viene adesso abbassata. Una delle cose che ha capito da quando è riuscita a risvegliare il proprio chakra medico è che prima si deve pensare alla propria vita. Ci si deve salvare, per compiere il proprio obiettivo. Se un ninja medico morisse in missione, chi salverebbe poi i suoi compagni? < So benissimo cosa significa vivere dentro un'illusione. Ma ci fa davvero bene? Non è come vivere la propria vita per metà? >. Osserva le reazioni dell'interlocutrice, senza fare nessun movimento, restando ferma sul punto in cui si trova. Sta gettando fuori i propri sentimenti, il proprio odio nei confronti di chi l'ha resa ciò che è oggi. E questo va già bene alla rosata, che non aspettava altro che la ragazzina si sfogasse, che tirasse fuori il marcio che porta dentro. < Siamo umani. Siamo deboli. Se anche cercassimo di cambiare, la nostra umanità resterebbe immutata, forse possiamo metterla a dormire per un po'. Ma resterebbe sempre dentro di noi. Il male purtroppo esiste, non posso negarlo. Ma tu… da che parte stai? > lo sguardo ceruleo è fisso su quello rubino e sgranato di lei. Che strada ha scelto la ragazzina? Ha messo a dormire la propria umanità, scegliendo il male, il potere? Oppure il suo essere umana è ancora vivo dentro di lei? Sta a lei scegliere come vivere la sua vita. [Chakra 14/25]

17:51 Kuriya:
 La frase della sconosciuta muove dentro di lei un’altra ondata di rabbia e odio che a mala pena ella riesce a controllare, essa le sale dalle viscere e le inonda lo stomaco creandole dei conati, rende il suo viso altrimenti pallido di un colorito rosso acceso, come gli occhi, e non tarda a rispondere con disprezzo a quello che le sta venendo detto. <Ma cosa credi? Guarda che io so riconoscere la differenza tra realtà e fantasia! So benissimo che accanto a me non c’è nessuno, perché quel qualcuno vive solo nel mio mondo, è un parto della mia mente!> lo sa, è la cosa che si è sempre premurata di mantenere, ovvero un discreto controllo nel riconoscere cosa è vero da quello che è falso. <Ma quanto sto nel mio mondo, quel bambino immaginario mi dona sollievo. Così come mi dona sollievo l’ambiente circostante che è esattamente come voglio io.> scioglie l’abbraccio che ha dato a se stessa e la mano destra ben aperta viene sbattuta con violenza contro il suo stesso petto così da sottolineare l’importanza di quella minuscola parola finale: Io. <Tu non ti puoi permettere di dirmi come rifugiarmi e come passare il mio tempo. Se decido di andare in un luogo che mi fa stare bene, sono libera di farlo!> per adesso che ne ha ancora il controllo almeno, per adesso che ancora sa distinguere finzione da realtà, ma a continuare in questo modo chissà se riuscirà ancora a comprendere tale differenza. <No. Sono degli esseri umani che mi hanno fatto del male. Io farò in modo che si rendano contro che sono una Persona e non un Oggetto, io la farò pagare a tutti Loro.> scandisce per bene ogni parola dalla quale esce rabbia e odio, verso chiunque e verso chi all’effettivo le ha fatto del male e continua a farglielo. <Stronzate da idealisti.> afferma con disprezzo alle sue parole. <Col cuore e coi buoni sentimenti non fermi chi ti fa del male. Ci vuole la forza fisica, il potere!> fa un profondo respiro per cercare di recuperare la calma dopo che si è appena resa conto che si sta lasciando un po’ troppo andare. Chiude gli occhi e distende le braccia lungo i fianchi coi pugni chiusi, prende un profondo respiro e poi un altro, sollevando ed abbassando lentamente il petto, così fino a quando il suo cuore non sembra ritrovare la calma e così anche il volto. Una maschera apatica viene messa in campo, le labbra tese in un’espressione lievemente disprezzante. <Tu non sai di che potere io stia parlando, nè di come io voglia usarlo. Non mi ucciderà. Non…> si blocca perché uno scatto d’ira le arriva alla gola come un conato e deve farsi forza per mantenere la calma. <Non parlare come se tu conoscessi tutto. Non sai nulla e se non sai stai zitta.> altri profondi respiri per tenere a bada quei sentimenti, ha cercato di sempre di essere calma e posata, ma quella ragazza è riuscita a farle perdere in parte il suo autocontrollo. <Ah, si? Cosa ne sai tu? Sei stata presa in giro da piccola e pensi di sapere tutto del mio dolore e di come vivo io?> tutto sommato almeno si stanno confrontando, non è qualcosa che disprezza totalmente, ma non apprezza quel modo della ragazza di approcciarsi, come se avesse in mano tutta la verità, o forse è la giovanissima kusana che non riesce a vederla. Ha scelto come vivere, anche se la spinta che le è stata data in quella direzione non l’ha scelta lei, poiché Loro ce l’hanno spinta, Loro ce l’hanno costretta. <Umanità?> domanda di colpo atona e completamente apatica in viso, niente di lei ora esprime qualcosa di particolare dalla voce e dal viso. Gli occhi color rubino sono fissi davanti a lei e puntati verso la ragazza anche se non la sta guardando, sembra che qualcuno l’abbia messa in pausa o l’abbia trasformata in una statua, una bambola. <Non sono stata creata per essere Umana. Loro volevano questo, e questo avranno da me, ma non come Cosa, ma come essere Vivente.> rimane silente a lungo ma il suo mondo ora non le appare, è lontano da lei forse perché la sua mente ha smesso di funzionare in quella determinata modalità. <Le persone non possono capire.> ovvero tutti quanti, o per lo meno coloro che non vivono come lei e che logicamente non possono capire senza essere passati per le stesse identiche esperienze. <Perché stai facendo tutto questo?> cosa importa a lei, che non solo è solamente una sconosciuta, ma è anche stata male per le parole dette dalla stessa bambina. [Chakra: si]

18:30 Tenshi:
 Due semplici sconosciute, che in poco tempo hanno tirato fuori i propri lati più bui. Cosa c'è di più umano del confronto? Del mostrare all'altro chi si è veramente? Cosa c'è di più umano dei sentimenti? Cosa c'è di più umano dell'essere persone e non cose? Cosa c'è di più umano di sognare? Lascia che la sua interlocutrice le mostri tutta la sua rabbia, tutto il suo odio, tutto il suo essere una persona, dotata di sentimenti e libero arbitrio. La lascia sfogare, senza interromperla. Parole dure vengono fuori dalle labbra della ragazzina. Come aiutarla? Dentro alla genin, è ancora in atto una battaglia. Come aiutare qualcuno, se prima non si è sereni? Non sa più cosa dire. Non sa più cosa aggiungere. Ci ha provato e riprovato. Ma forse, la bambina che ha davanti ha bisogno di una figura più forte, più possente, che sappia tenere la situazione sotto controllo, piuttosto che una genin che trova forza solo nella propria debolezza. Ascolta ancora le sue parole. Parole che fanno male, che toccano nel profondo. Parole strane e contorte, che raramente vengono pronunciate da una ragazzina della sua età. < E' vero. Io non conosco tutto, io non conosco il tuo passato. So solo ciò che ho trascorso io. So solo che ciò che ho affrontato fino ad oggi, mi ha portata a guadagnarmi il coprifronte, a conoscere moltissimi jutsu, a padroneggiare l'innata del mio clan e ad essere un ninja medico. Le esperienze mi hanno resa il tipo di ninja che ho scelto di essere e non me ne pento >. Esperienze dolorose. Esperienze felici. Esperienze tristi. Ogni tipo di esperienza vissuta nella realtà. Non in un mondo immaginario. Non nella solitudine. Un mondo vivo, nel quale, nonostante tutto, si può trovare un angolino di felicità. < Devi scegliere tu cosa o chi essere. Dici di essere una persona, ma poi ammetti di non avere umanità. Una persona è fatta di umanità, mi dispiace. Devi scegliere. Uccidi la tua umanità e vivi come cosa oppure accendila e vivi come persona >. A questo punto si volterebbe, dando le spalle alla kusana, guardando davanti a sé, tra la nebbia. < Io ho un obiettivo nella vita: migliorare questo mondo, salvare le persone attorno a me. Non importa chi siano o da dove vengano. Non importa se li conosco o se sono semplici sconosciuti. Questo è ciò che ho cercato di fare anche con te… ma, purtroppo, non ci sono riuscita. Mi dispiace > il tono è deciso e sincero, ma in realtà nasconde una grande amarezza. Se la ragazzina dai capelli blu avesse qualcos'altro da dire, resterebbe ad ascoltarla ancora per qualche secondo, per poi allontanarsi tra la nebbia. Lacrime, che finora era riuscita a trattenere, le rigano senza sosta il volto. Quel giorno ha fallito come ninja. E ha fallito come persona [END]

18:46 Kuriya:
 La nebbia l’avvolge e la soffoca, quell’umidità le entra nelle narici e le inzuppa i polmoni, non riesce più a respirare come vorrebbe e il rumore del mare ormai le sembra molto lontano. Si è sfogata e si è calmata, ha attraversato molti stadi emozionali fino a svuotarsi del tutto per questa sera e finire nella più completa apatia, ella non ha più niente da dire o da offrire. Le braccia rimangono appese lungo i fianchi, si sente sfinita e spossata, si sente svuotata e buttata sulla sabbia, alla mercè degli altri che possono calpestarla quanto vogliono ora. E’ un pezzo di stoffa marcio e sporco, lasciato lì a inzupparsi e riempirsi di granellini, aspettando che il mare arrivi per trascinarla via. <Come le tue esperienze hanno formato te… le mie formeranno me.> pronuncia con una fredda logica senza smuoversi di un millimetro, con la voce bassa e flebile ormai priva di qualsiasi tipo di forza o sentimento, nemmeno la rabbia serve più a tenerla in piedi. <Infatti sceglierò. E mi dispiace, ma una Persona si differenzia da una Cosa non in base alla sua Umanità. Essere Persone vuol dire non essere trattati come un oggetto… quindi avere una personalità, essere vivi, avere ambizioni, pensare, parlare e fare tutte quelle cose che differenziano un essere vivente da un oggetto.> si morde l’interno della guancia. <Un Oggetto non respira, non cammina, non ha vita e nemmeno pensieri, non ha sentimenti… essere Persona significa avere tutto questo. Ma una Persona, un essere vivente, può anche non avere Umanità, che vuol dire essere senza scrupoli… e di Persone così, credimi, ne è pieno il mondo.> ha spiegato il suo punto di vista, ma la ragazza si è già voltata mostrando alla bambina la sua schiena. E’ giunta la fine, ha gettato la spugna nonostante l’obiettivo che le confida di avere. <Credevi fosse semplice?> solo questa domanda le pone dopo aver ascoltato ogni sua parola e affrettandosi nel parlarle prima che ella se ne vada. <Salvare le persone… credi che sia un qualcosa che si fa e che riesce subito? Che bastino due parole e una sola chiacchierata? A volte serve tempo e pazienza. E se davvero quello è il tuo obiettivo… e se davvero tu non sei una debole, allora non ti arrenderai al primo ostacolo, alla prima difficoltà. Una persona forte la prenderebbe come una sfida… una persona debole getterebbe subito la spugna.> dopo aver detto ciò ella rimane in silenzio e lascia che la ragazza se ne vada sparendo nella nebbia. Non ha più nulla da fare la bambina, si ritrova inerme e senza energie in mezzo alla nebbia, sulla sabbia, con la mente non più in grado nemmeno di ricorrere al suo mondo per stasera. Proprio come uno straccetto buttato a terra, le gambe cedono ed ella cade sulla sabbia con le ginocchia che vanno ad affondare tra i granelli e il sedere che si adagia sui talloni. Le braccia mollemente lasciate ricadere lungo i fianchi, il dorso delle mani che si lasciano andare sul terreno, la bambina non ha le forze al momento per andarsene, ha esaurito le sue emozioni là fuori privata del suo mondo speciale, ora è solo una bambola senza vita che attende. [end]

Due sconosciute si incontrano nella nebbia: si tratta di Tenshi e Kuriya, la prima konohana, la seconda kusana. Ed è proprio a partire dalla loro provenienza che avrà inizio un dialogo, che sfocerà successivamente in un conflitto.