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Mi compri quei pantaloni?

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con Jikan, Asahi

20:18 Jikan:
  [Quarto cerchio | Strada principale] E' sera, il sole ormai è tramontato e inizia a crearsi un'atmosfera decisamente più frigida rispetto a quelle tipiche del tardo pomeriggio. Kusa, come sempre, è un villaggio molto movimentato e nei pressi del quarto cerchio molte persone percorrono la strada principale per gli interessi più vari: qualcuno sicuramente sta cercando un ristorante in cui mangiare mentre qualcun'altro si perde a guardare le vetrine dei negozi. Jikan, questa sera, è uscito fuori di casa non per la una camminata riflessiva, che ultimamente sta diventando più frequente che rara, ma per procurarsi dei nuovi vestiti. Eh già, anche un ninja deve andare a comparsi da vestire e nel suo caso non è affatto facile scegliere cosa. E' da un bel po', ormai, che indossa quasi ogni giorno lo stesso capo d'abbigliamento: nel senso che ha della stessa maglietta ha più copie e lo stesso vale per i pantaloni, ma non per le scarpe perché lui, quelle, non le indossa. Ha capito che ha bisogno un po' più di varietà, così almeno tutti non lo vedono vestito allo stesso modo ogni giorno e non pensano male di lui. La compravendita di vestiti però, non è il suo forte, pertanto attualmente si trova davanti a una vetrina di uno dei tanti negozi d'abbigliamento. Osserva una maglietta, poi un'altra, poi un'altra ancora e non capisce quale sia l'importanza di vestirsi in un certo modo. A lui non cambia niente, in effetti, forse perché con la sua innata rischia, inevitabilmente, di danneggiare tutto quello che compra. Questa sera, in ogni caso, si presenta in questo modo: pantaloni grigio scuri strappati, maglia in ferro su cui sopra è stata posta una t-shirt verdognola e niente scarpe, è scalzo infatti. I capelli sono di un nero intenso, un carbone, e si presentano scompigliati, anche se ormai si potrebbe dire che siano così naturalmente, i suoi occhi invece sono di un'ambrato, quasi marrone. Non ha con sé alcun tipo d'equipaggiamento, infatti è fuori servizio e non indossa il suo coprifronte. Entrambe le sue mani, la cui superficie è caratterizzata da molti solchi cuciti, sono appoggiate sulla vetrina del negozio, infatti di li a poco probabilmente qualcuno gli avrebbe detto di non toccarlo. Continua a osservare, in particolar modo presta attenzione al presso: non vuole acquistare un capo troppo costoso. In secondo luogo, legge la misura: non vuole affatto portare un indumento troppo stretto o troppo largo. Solo alla fine tiene in considerazione del suo gradimento. Che colori piacciono a uno come lui? Tutti quelli scuri, principalmente, tra cui il nero, il blu oceano e il verde oliva, ma anche il bordeaux e l'antracite. [Chk Off]

21:00 Asahi:
  [[Quarto cerchio | Strada principale]] Andare a fare un giro per le strade del centro di Kusa con l’intento di trovare un posticino dove mangiare fuori, non è di certo stata una delle idee più brillanti di Asahi, ma a questo punto la giovane studentessa non ha altra scelta poiché a casa sua non c’è niente di commestibile o rapido e facile da preparare. Asahi cammina in modo scocciato, tenendo le guance gonfie e mantenendo un passo lento, con le mani incrociate e gli occhi attenti, concentrati sulle varie insegne poste sugli edifici, intenta a cercare un posticino tranquillo dove mangiare per poi poter tornare subito a casa. Senza contare il suo essere stanca morta per tutte le notti precedenti passate in bianco, cosa tra l’altro molto intuibile dalle sue scure occhiaie e profonde borse sotto agli occhi, la cosa che sta infastidendo di più Asahi in questo momento è la scelta del suo abbigliamento e dell’acconciatura dei suoi capelli: non si ritiene per nulla soddisfatta della sua scelta. Due cipollotti lasciano cadere delle piccole ciocche di capelli sul viso fine della ragazza, la quale in questo momento preferirebbe slegarli ma, purtroppo, non ha portato una spazzola con sé. L’abbigliamento, invece, consiste di una semplice maglia bianca che le arriva fin sopra l’ombelico con maniche scure, lunghe e larghe, tanto da coprirle le mani, di una gonna abbastanza corta ed elastica, di colore nero, e infine delle calze a rete che non superano le ginocchia e dei sandali del medesimo colore della gonna. Sicuramente non avrebbe dovuto fiondarsi fuori di casa in quel modo, ma impulsiva com’è non ha pensato due volte prima di uscire di casa vestita così. Gli occhi della ragazza continuano ad esaminare i vari edifici che le si presentano davanti, sempre più incerta su dove mangiare, e così decide di continuare a farsi un giretto fino a quando un ristorante non le susciterà curiosità. Al sentire del suo stomaco brontolare, Asahi emette un lungo e scocciato sospiro, seguito da un’imprecazione sussurrata e con lo sguardo, questa volta, puntato sui suoi piedi, continua a camminare. Dopo un po’ si ferma, porta la mano in fronte e prosegue con il girare la testa a destra e a sinistra, rendendosi conto che, tant’era assolta nei suoi pensieri, che ora non si trova più nell’ “area” dove si trovano i ristoranti, ma bensì in quella dei negozi di capi di abbigliamento. Un negozio in particolare ha però catturato l’attenzione della ragazza; più precisamente la vetrina, e ad essere ancora più precisi cosa si trova davanti alla vetrina. Un ragazzo con le mani appoggiate al vetro, intento a guardare i vestiti all’interno, completamente scalzo. Niente scarpe. Con i piedi completamente nudi. Asahi corruga un sopracciglio e inclina la testa, socchiudendo leggermente le labbra. «Ma quale geniaccio uscirebbe mai scalzo a quest’ora, e poi contando anche tutto lo sporco che c’è per terra...» Dice tra sè e sè, mormorando. «Bleah.»

21:29 Jikan:
  [Quarto cerchio | Strada principale] Ormai è da un po' che si sta affacciando alla vetrina, violando palesemente le regole del negozio, pertanto una signora sulla quarantina sembra guardarlo, dall'interno, con il volto storto. Non ci vuole molto tempo prima che lei esca e gliene dica quattro. " Hai idea di quanto ci metta ogni mattina a pulire quel vetro? EH? Ne hai la più pallida idea, stupido ragazzino? " Forse è così esasperata perché episodi come quello succedono ogni giorno. < Scusi. > Dice il Kakuzu, togliendo subito le mani dalla vetrina e portandole in alto, segno che non ha più intenzione di toccarle. " Sì... ora però il vetro è sporco" Come se le sue mani avessero lavorato nei campi e si fossero sporcate prima di toccare quel vetro. < In verità a me sembra pulito... > E in effetti è così. " A TE, cosa me ne faccio io di queste impronte, EH? LE VEDI? " Nel frattempo si è avvicinata al vetro come se lo dovesse ispezionare. Il ragazzo, in quel momento, pensa che può scordarsi di entrare a comprare qualcosa in quel posto, eppure ha visto dei pantaloni che gli piacciono. Ora come fa? Può pensare di travestirsi. " Questi dannati ragazzini, non sanno mai tenere quelle dannate manacce al loro posto. " Dice, lei, mentre da lui le spalle rientrando nel locale. Jikan, mentre pensa a una strategia su come entrare - siamo passati da pensare strategicamente a come risolvere il problema di una missione C a pensare come infiltrarsi in un negozio, questa si che è una carriera interessante - si accorge della presenza di qualcuno che lo osserva. Beh, di molti, in realtà, perché in seguito a quella strillata in tanti si sono fermati a guardarlo. C'è qualcuno, però, che lo guarda quasi come se fosse stranito, stupito o disgustato. Forse può trarre vantaggio da questa situazione e far entrare qualcuno al posto suo. Il soggetto in questione è niente po po di meno che Asahi, la quale già sta osservando il Genin da un po'. Egli la osserva, ricambia il suo sguardo per un attimo: crede che più o meno abbia la sua stessa età, non è sicuro sulla sua professione, però può essere sicuro di aver suscitato interesse in lei, che sia per lo schifo o per le urla della signora non importa. Si avvicinerebbe a lei e alzerebbe la destra, le cui dita sono piene zeppe di cuciture, in segno di saluto. < Forse non sembro una persona raccomandabile però... posso chiederti di farmi un favore? > Che modi sono questi, parla direttamente senza neanche presentarsi? Sì, in realtà gli succede spesso, diciamo che non sempre reputa necessaria una presentazione. Però, con un'altrettanto elevata frequenza, si corregge. < Non mi sono presentato: sono Jikan. > Meglio non dire il cognome, potrebbe portare alla luce terribili conoscenze. [Chk Off]

22:25 Asahi:
  [Quarto cerchio | Strada principale] Gli occhi della ragazza vagano sulla figura davanti a lei, chiedendosi se Mr. giro-a-piedi-nudi le avesse appena parlato. Lo squadra da capo a piedi, evitando di portare lo sguardo sui piedi del ragazzo: il sol pensiero che sporcizia e batteri avessero trovato dimora sulle piante dei suoi piedi fa venire i brividi ad Asahi. Un tremito attraversa il corpo della castana, scuotendole testa e spalle e facendole venire la pelle d’oca. Prima di rispondergli appoggia lo sguardo sulla mano con la quale il ragazzo l’ha salutata poco fa, scrutando curiosamente, e attentamente, le suture presenti su quest’ultima. Una campanellina d’allarme inizia a suonare nella testa di Asahi: perché la sua mano è ridotta in quello stato? Lo hanno torturato? Ha avuto dei problemi alla nascita? Tante domande alle quali sa che non riceverà mai risposta, insomma: non può di certo chiedere domande tanto personali ad un ragazzo sconosciuto, e all’apparenza strano, come lui. Le domande continuano a farsi spazio nella mente della fanciulla, arrivando al punto di chiedersi se questo «Jikan» non sia altro che un masochista le quali fantasie sono troppo pericolose, sia per lui che per le persone intorno a lui, ma non poteva essere, no? Asahi si sofferma poi sul viso del ragazzo, constatando che in effetti è semplicemente un ragazzino… un ragazzino che come lei a volte si fa male, ma che questa volta probabilmente è stata disastrosa. Continuando a pensare alle mille mila possibilità si porta il pollice tra i denti e inizia a fare una leggera pressione con la mascella, come d’altronde fa ogni volta che si perde nei suoi pensieri. Una volta schiarite le idee e una volta che si è detta che non può di certo fare la figura dell’agnellino spaventato, si è decisa a rispondergli: <Asahi Sabaku, è un piacere.> Sorride, allontanando successivamente la mano dalle proprie labbra. <E sentiamo,> prende una ciocca di capelli tra le dita, senza però girarla e rigirarla, <perché vorresti chiedere un favore a me?> Spostando il proprio peso sulla gamba sinistra continua a parlare: <beh, devo aggiungere che quella becera l’hai proprio fatta arrabbiare.>

22:54 Jikan:
  [Quarto cerchio | Strada principale] Ora che ha catturato la sua attenzione, è sicuro di avere abbastanza tempo per spiegare a lei il suo piano e convincerla ad aiutarlo. < Perché mi stavi guardando. > Risponde, direttamente, alla sua domanda. Gli si potrebbe far notare che non è l'unica a guardarlo, però così lo si metterebbe in difficoltà e sicuramente lui cambierebbe discorso. Ora, però, ha tempo di spiegare con calma. < Quella lì adesso non mi farà più entrare. > Già, bel problema, perché vuol dire che quei bei pantaloni che aveva visto in precedenza non se li sarebbe potuti prendere, oppure sì. < Però a te sì, non le hai mai fatto niente giusto? Ti deve far entrare. > Dubita che Asahi abbia commesso, a sua volte, delle marachelle nei confronti della signora. < Nello scomparto a destra, appena vicino alla vetrina, ci sono dei pantaloni strappati che mi piacciono. Potresti andare a prendermeli? Ti do i soldi. > L'ha appena conosciuta, eppure è convinto che la ragazza sia in grado di fare una mansione semplice come entrare in un locale e acquistare qualcosa. E' anche vero che potrebbe scappare via con i soldi, ma in tal caso Jikan è sicuro di poterla rincorrere facilmente, anche con l'ausilio del chakra se serve. < Pensi di poterlo fare? Mi faresti un grande favore. > Eppure il Kakuzu non ha menzionato niente in cambio, solo adesso se ne accorge. Decide rimediare, cosa può interessare a una ragazza come quella? In verità proprio non lo può sapere, quindi spara a caso. < Se lo fai... ti compro quello che vuoi tu, cosa vorresti? > Offerta azzardata, potrebbe menzionare un accessorio del negozio più caro di tutta Kusa. C'è da dire che il ragazzo ha accumulato un bel po' di soldi ormai, forse non così tanto da diventare un'imprenditore, ma considerando che lavora da tre anni potrebbe permettersi molti sfizi. [Chk Off]

23:54 Asahi:
  [Quarto cerchio | Strada principale] <Eh?> La ragazza strabuzza gli occhi. <Mi stai dicendo che hai paura di entrare lì dentro e vuoi che io compri quei pantaloni al posto tuo? E’ così?> Asahi inizia a prenderlo un po’ in giro, ridacchiando con la mano davanti alla bocca. Ovviamente, sa benissimo che non è così poiché ha assistito alla scena avvenuta poco fa, ma non ci può fare niente: le reazioni delle persone alle sue stramberie la incuriosiscono, anche se nel farle rischia di insultare o offendere qualcuno. Ma è questo il bello per Asahi, non sempre si possono prevedere le conseguenze delle proprie azioni, ed è proprio questo che spinge la ragazza a continuare. Ella mormorò qualcosa sottovoce, riflettendo se accettare o no la proposta di Jikan nella quale, senza ombra di dubbio, per lei c’era solo da vincere. Quale persona sana di mente farebbe una proposta del genere, per un solo paio di pantaloni poi? Beh, un’offerta proprio con i controfiocchi per la nostra Asahi, che tra l’altro non ha ancora cenato. <Sai cosa?> Chiede, prima di puntare il dito contro la punta del naso del ragazzo. <Mi scomoderò a tal punto da farti questo favore, ma ad una sola condizione.> Schiocca le dita della stessa mano che ha usato prima, allontanandola dal viso della nuova conoscenza. <Io ora vado a prenderti quei tuoi /amatissimi/ pantaloni, ma prima di darteli voglio che tu mi offra la cena.> Un lungo sospiro sussegue la proposta della ragazza, che si sta guardando intorno, controllando che nessuno stia ascoltando la loro conversazione. <Non importa dove si trova il posto o cosa si mangia, mi basta che sia un posticino accogliente e che il cibo sia buono.> Si mette a braccia conserte, arricciando di poco il naso, <quindi? Ci stai, Mr. giro-a-piedi-nudi?>

23:16 Jikan:
  [Quarto cerchio | Strada principale] Perfetto, la situazione sta giocando a suo favore, quella tipa appena conosciuta ha accettato di comprargli quei dannati pantaloni. Fin qui tutto va a gonfie vele, se non fosse che la ragazza abbia deciso di usare il suo tempo come merce di scambio, pretendendo dunque di essere portata a mangiare qualcosa. Viste le circostanze consone, ovverosia la casualità di sera nella in una strada colma di locali di ogni tipo, non vede alcun problema nell'offrirle un pasto. < Ci sto. > Dice, socchiudendo gli occhi e annuendo. Dopodiché infila una mano nella tasca ed estrae una manciata di monete con diversi livelli di lucentezza, alcune evidentemente erano state prodotte di recente mentre altre stavano iniziando ad accumulare polveri, perdendo quel senso di nuovo che caratterizzava qualche moneta. Erano 45 ryō, sufficienti per comprare quei pantaloni e altro, volendo, magari dei calzini - urge precisare che Jikan vuole solo i primi. < Se ti chiede di me tu non dirle niente, non sai chi sono e non mi conosci. > A quel punto il Kakuzu non ha altro da dire e quindi si prepara per il "colpo", cerca, infatti, di camuffarsi tra le persone in quel costante flusso che attraversa la strada principale del quarto cerchio. Non sempre può vedere Asahi e il Negozio, infatti capita qualche volta che qualcuno gli passi davanti. In ogni caso è meglio per lei stare ai patti e non scappare con i soldi. Nel frattempo il ragazzo privo di calzature deve pensare a dove portare questa ragazza per sfamarla, manco fosse un animale. Ci sarebbero i soliti locali affollati, come Ramen & Ramen, oppure i ristoranti fusion e alternativi. Abbastanza noioso, secondo lo Shinobi, che ha avuto modo di provarli tutti ormai. Tranne uno, aperto di recente che propone un nuovo piatto particolare, con alcuni rimandi alla cugina nipponica chiaramente, che tuttavia si basa sia sull'abbondanza che sulla freschezza degli ingredienti. Infatti proponeva delle Pokè bowl, cioè delle ciotole a base di riso personalizzabili con alcuni ingredienti freschi, come il salmone, l'avocado ma anche il pomodoro, il formaggio fresco e tanto altro. Un posto come quello, che offre tanta scelta e personalizzazione dei piatti, non è affatto male. Sul cibo è sempre difficile decidersi, perché mentre si pensa a mangiare una cosa, succede spesso che salti per la mente un'altra. Una cosa è certa: senza i suoi pantaloni lui non porta nessuno da nessuna parte. [Chk Off]

00:06 Asahi:
  [Quarto cerchio | Strada principale] Il pensiero di andarsene via con i soldi continua a infiltrarsi nella mente di Asahi, ma quest'ultima non può sapere quali sarebbero le conseguenze qualora decidesse di intascarsi i soldi e far finta di niente: non conosce quello strambo che è appena sparito in mezzo al via vai delle persone, quindi con un sospiro, decide di lasciare perdere. Volge un'ultima occhiata alla strada e varca la porta del negozio dal quale Jikan è stato bandito non più di mezz'ora fa. Una volta entrata, un dolce odore di vaniglia inonda le narici della ragazza che per qualche minuto inclina leggermente il capo all'indietro e si ferma per sentirlo meglio. Senza ombra di dubbio la vaniglia resta il suo odore preferito. Asahi si appunta una nota mentale per ricordarsi di comprare delle candele alla vaniglia da portare a casa nel negozio all'angolo della strada che vende candele e profumi. Una signora le viene incontro e, con un sorriso abbastanza forzato, le chiede: <buonasera cara, hai bisogno?> Di rimando, Asahi le risponde gentilmente di no e che per adesso le piacerebbe semplicemente dare una rapida occhiata in giro. Appena la donna si gira per tornare al bancone Asahi le fa la linguaccia, sperando che magicamente non le siano appena spuntati un paio di occhi dietro la testa. Giocando nella propria tasca con i soldi che Jikan le ha dato, inizia a girare per il negozio a cercare il paio di pantaloni che il moro le ha mostrato in vetrina. Delusa dalle sue scarse abilità nel trovare qualsiasi cosa, decide di rivolgersi alla commessa e chiederle dei jeans in vetrina, <quelli blu scuro con dei strappi qua e là. Vorrei prendere quelli, grazie.> Un sorriso, che Asahi prova a non far sembrare fin troppo falso, si fa spazio sul suo volto, nella speranza di comprare quei maledetti pantaloni e mangiare gratis. <Va bene tesoro. Che taglia porti?> A questo Asahi non ci aveva pensato prima, parlando con Jikan; balbettando, presa dall'ansia, informa la signora, <e-ecco, non sono per me. Cioè, sì, lo sono, ma non proprio. Devo... devo fare un regalo a mio fratello! E' alto più o meno così!> Agitata, alza la mano cercando di rammentarsi l'altezza dello strambo. La signora non pone ulteriori domande e prende da uno scaffale vicino i pantaloni e torna al bancone. Sempre con quel suo sorriso irritante, chiede: <desideri incartarli?> Asahi rifiuta e chiede il prezzo. <32 ryō, grazie.> Asahi le dà i soldi e, una volta preso il sacchetto nel quale si trovano I pantaloni e il resto, si sbriga ad uscire. Una volta fuori, cerca con lo sguardo Mr. giro-a-piedi-nudi.

00:52 Jikan:
  [Quarto cerchio | Strada principale] Il suo sguardo era fisso sulla giovane dai capelli scuri, osservava ogni suo movimento, ogni sua mossa, non la perdeva di vista, qualcuno potrebbe preoccuparsi pensando che lui sia uno stalker. Però, insomma lei aveva ben 45 ryo, una buona cifra, no? In realtà no, come si è già constatato il Kakuzu, grazie al suo lavoro, è messo piuttosto bene a livello economico. Fatto sta che vuole quei pantaloni davvero tanto, se qualcuno avesse saputo cosa avrebbe fatto, con essi, una volta arrivato a casa. Ha a che fare con il tipico look del ragazzo, che prevede SEMPRE i pantaloni strappati e tagliuzzati grossolanamente verso la fine, dove si avvicinano alla caviglia. Ecco, quell'opera dalla discutibile precisione è frutto di un suo lavoro, altrettanto discutibile, con le forbici e la carta abrasiva. Quel tipetto di nome Jikan compra gli indumenti nuovi e li rovina tagliuzzandoli, questo si che non ha senso. Però è meglio evitare di iniziare a parlare e a spiegare tutti le altre sue caratteristiche altrimenti si rischierebbe di non capire più un accidente. Dopo che ella sarebbe uscita dal negozio, lui, a sua volta, si sarebbe avvicinato a lei, ostacolando il passaggio di qualche Kusano che attraversava la strada come tanti altri. < Li hai? > Domanda, ancora prima di notare il sacchetto. < Ottimo. > Lo nota e il suo volto abbozza un sorriso. Ora che ha i suoi indumenti, pronti ad essere rovinati, è contento. < C'è un locale nuovo, un po' più in la, che fa un cibo particolare, si chiama Pokè. Posso offrirti da mangiare lì. > Così, diretto, senza neanche menzionare l'idea di cenare insieme. Ha senso, a quel punto, approfondire quella nuova conoscenza? Forse, dipende, ancora non sa assolutamente nulla su Asahi. Allo stesso tempo una domanda troppo precisa potrebbe creare imbarazzo. < Uh... sei di queste parti? > Ma certo, perché no, le hai appena fatto capire che sei uno stupido che non sa fare due più due. Se l'hai beccata di sera, nel quarto cerchio, in una strada principale, quali sono le possibilità che sia di Kusa? Novantanove su cento, forse? Mannò, diamo una piccola possibilità a questo novello cacciatore di taglie, magari lui si domanda se lei, prima di trovarsi a Kusa, ha vissuto in un altro luogo, ergo la domanda è lecita. Nel frattempo lui, in compagnia della nuova conoscenza, si sarebbe avviato, accorciando la distanza con il locale in cui avrebbero mangiato. Mentre cammina gli sovviene un pensiero che già prima di allora si era fatto sentire e aveva a che fare con la repentina partenza, da parte di molti, per l'isola di Chumoku. Lui, a differenza di tutti, era rimasto lì perché aveva altri incarichi, molto più importanti, se non della massima urgenza. < Io comunque sono di Ame, ho trascorso l'infanzia lì. Poi sono stato mandato qui a Kusa, perché è più sicura. > E da quel momento non aveva più rivisto nessuno della sua famiglia, né saputo più nulla, però questo è meglio non dirlo. [Chk Off]

01:30 Asahi:
  [Quarto cerchio | Strada principale] Scuote la testa in segno di negazione alla domanda del ragazzo, <sono nata a Sunagakure, nel villaggio della sabbia, dove ho vissuto per qualche anno prima che i miei genitori mi mandassero qui.> Perché gli interessa di dov'è? Ma lui quanti anni ha? La ragazza inizia a mangiucchiarsi l'unghia del pollice sinistro. Non è un bel vedere qualcuno che si mette a mangiarsi le unghie, ma non ci può fare niente: quando è in imbarazzo o quando secondo lei c'è qualcosa che non va le viene d'instinto fare qualcosa con le mani o, come in questo caso, mangiarsi un'unghia. La mente di Asahi non si concentra minimamente su cosa le sta dicendo Jikan, pensa solo a mangiare. Cibo vero però, non l'unghia del pollice sinistro. Sta morendo di fame. Fortunatamente però non letteralmente, altrimenti sarebbe un bel problema. Al momento l'importante per lei è mangiare. Non mangia dalle cinque e per lei, che ha un metabolismo abbastanza veloce e che mangia tanto e spesso, è come se non mangiasse dalle otto del mattino. Troppo assolta nei suoi pensieri, riesce a sentire solo qualche parola del ragazzo, come ' Pokè ' , e per non sembrare scortese, con voce sottile gli chiede <ah sì? Oh, dimmi di più, sembra un posticino tanto interessante...!>
Lo stomaco di Asahi emette un brontolio abbastanza rumoroso, e le guance della ragazza iniziano a prendere un colorito roseo, che contrasta il suo viso pallido. Mordendosi il labbro si gira dal lato opposto di Jikan, in modo che non la potesse vedere. Per nascondere il suo imbarazzo, Asahi pensa che sarebbe perfetto fargli domande su qualsiasi cosa verrà in mente a Jikan di dire dopo. E infatti, la ragazza procede a fargli una domanda totalmente a caso. <Ame? E dov'è? Intendo, nelle mappe, dove si trova?>

02:13 Jikan:
  [Quarto cerchio | Via secondaria] I due sono in procinto di arrivare al luogo predestinato, prima però avrebbero dovuto imboccare una via secondaria, in cui si trova il ristorante. Nel frattempo il discorso continuava e Asahi sembrava intenta a lottare con il suo stomaco per scoprire chi, tra i due, è il più loquace. Il dialogo verte, come ci si può aspettare, sul locale in cui sarebbero andati, di cui Jikan non sa molto, quel che conosce è dato dalle classiche dicerie. < Già. Non so bene come funziona però a quanto pare ti danno una ciotola di riso semplice e poi puoi aggiungerci quello che vuoi: carne, salmone, verdure e via dicendo. > Poveri loro, non sanno che ogni singola aggiunta va, logicamente, ad aumentare il prezzo finale del Pokè. A un certo punto si può chiaramente udire un sonoro lamento venire dallo stomaco della ragazzo, segno che sta avendo la meglio sulla competizione menzionata. Ella però, contrattacca, un po' imbarazzata, con una domanda circa Amegakure, villaggio da cui proviene Jikan. < Non è tanto distante da cui, si trova a sud-est. > Di li a poco si sarebbero trovati di fronte al locale. < Se posso chiedere... dopo che i tuoi ti hanno mandata qui, cos'hai deciso di fare? > Non le da il tempo di rispondere, perché inizia a parlare di cosa ha fatto lui. < Io sono diventato un ninja, uno shinobi. Non tanto perché abbia chissà quali obiettivi o chissà quale morale a supportarmi... semplicemente avevo bisogno di soldi e mi ero stufato di rimanere chiuso dentro al villaggio, volevo e voglio vedere posti nuovi. > Ci starebbe parlare anche della sua curiosità e ossessione della scoperta, se solo Asahi fosse più vicina a lui in termini di amicizia. Il Kakuzu, dal suo canto, non ritiene necessario approfondire, anche perché ormai sono di fronte al locale. < Eccoci. > Questo ristorante non si distingue particolarmente dagli altri, giacché non punta affatto sulla tradizione ma sulla visibilità. Kusa è una citta nuova e moderna, ergo tutti gli edifici presentano lo stesso stile. Una grande scritta 'animata' permette a tutti di capire che quello è il posto giusto. Una porta trasparente permette di intravedere l'interno del locale, mentre fuori non c'è nessuno. Due lampade al neon illuminano l'esterno creando un clima freddo, come se la temperatura bassa dell'esterno non bastasse. Una volta entrati non bisogna aspettarsi chissà quale accoglienza, il barista e i camerieri sembrano tutti impegnati. I due avrebbero dovuto aspettare che uno di questi si liberassi, si avvicinasse a loro e si limitasse a dire:"Buonasera, un tavolo per due?" Domanda a cui Jikan avrebbe risposto dicendo di sì. Nonostante l'entrata del locale fosse piccola l'interno d'altro canto è piuttosto grande, però ogni centimetro di spazio è stato sfruttato per ottenere quanti più posti possibili. Il locale è pieno, non ci si può aspettare altrimenti, e i due ragazzi vengono portati a un tavolo, posto infondo al locale e attaccato al muro. Le sedie, essendo impostate a mo' di divanetto, contribuiscono a creare uno spazio abbastanza appartato. Non si può fare a meno di notare che sui tavoli sono stati posizionati solamente due foglietti stampati, in cui sono presenti molte spunte vuote, che permettono di scegliere il Pokè e personalizzarlo come si vuole. < Ecco. Sì, è come ne avevo sentito parlare. Intanto... da bere che prendiamo?>

02:46 Asahi:
  [Quarto cerchio | Via secondaria] <Uh... non so, dell'acqua? Tanto per me è uguale, fai tu.> Troppo impegnata ad esaminare il foglio davanti a lei, che tra l'altro all'inizio, vedendolo da lontano, pensava fosse un normalissimo menù, Asahi risponde al ragazzo con non-chalance, quasi con disinteresse. D'altro canto però, non vuole sembrare una morta di fame maleducata, quindi si schiarisce la gola e dice, <ecco, dell'acqua va benissimo, grazie.> Gli sorride e prima di tornare a guardare il foglio si ricorda che prima le è stata posta una domanda. Prima di rispondere schiocca la lingua, <ho deciso di iniziare a studiare all'accademia Ninja per poter viaggiare e visitare posti nuovi. Non c'è granchè da fare qui, e non ho amici con cui uscire, quindi l'unica opzione è quella di uscire dal villaggio, ma purtroppo non tutti possono.> Sospira e volge le sue attenzioni al foglio. Curiosa. Legge con attenzione tutto ciò che c'è scritto vicino ai quadrati che avrebbe dovuto spuntare e ad alta voce esclama: <Uff, non so cosa metterci in questo dannato Pokè, sembra tutto così buono...> Fa una smorfia e con lo sguardo cerca sul tavolo qualcosa con cui segnare cosa mettere nel Pokè. Sfortunatamente, non trova nulla e così chiama un cameriere per chiedergli qualcosa con cui scrivere e quest'ultimo, annuendo, non perde tempo e si reca subito a portare ai due ragazzi due penne. <Tu hai già scelto cosa prendere?> Asahi si rende ben presto conto, guardando la lista, che non può metterci tante cose, non vuole far spendere a questo strambo una caterva di soldi, oltretutto non si conoscono neanche. Dopo altre smorfie, sbuffi e sospiri, la ragazza ha finalmente deciso cosa mettere nel suo Pokè: gamberi e bambù e funghi cotti al vapore. Solo a pensarci le viene un certo languorino... Non appena il cameriere arriva con le penne, le consegna ai due ragazzi e Asahi si affretta a spuntare le caselle con ciò che ha scelto. Da lì a poco, però, la ragazza si rende conto di una cosa: non ha dato il resto a Jikan. <Um, prima... non ti ho dato il resto per I pantaloni, me ne sono dimenticata, ecco qui.> Dalla tasca prende 13 ryo e allunga il braccio, per passarli al ragazzo seduto davanti a lei. <Scusa, non vorrei sembrasse che io avessi intenzione di intascarmeli, ma semplicemente me ne sono dimenticata.>

13:41 Jikan:
  [Quarto cerchio | Ristorante Pokè] Il Kakuzu non gradisce particolarmente gli alcolici: non sopporta la sensazione di bocca asciutta che molti di essi, per via del grado alcolico, lasciano. Perciò si trovò d'accordo con la ragazza nella sua scelta di bevanda. < Okay per l'acqua naturale allora. > Successivamente il Genin si concentra sul foglietto di fronte a lui, in modo da scegliere cosa mangiare in tempi decenti, dal momento che il suo stomaco lo sta pregando di avere qualcosa da scomporre. La nuova conoscenza, finalmente, risponde alla domanda posta in precedenza da lui. Rimane incuriosito, e di tanto, constatando che i motivi a spingerla a voler intraprendere il percorso accademico sono molto simili ai suoi. < Anche io. > Si limita a dire, accorgendosi di avere qualcosa in comune con qualcuno. Wow, quella sensazione gli è nuova, non c'è dubbio, è in grado di comprendere lo stato d'animo di un'altra persona solo perché questo tocca da vicino anche lui. < Hai già iniziato a studiare e ad allenarti? Se vuoi ti possiamo- > Possiamo? Chi? Jikan si blocca un secondo, accorgendosi di aver fatto riferimento a un 'noi' ma noi chi, lui e la sua maschera? Probabile, ma non può permettersi di fare errori come quelli: il suo segreto deve rimanere tale. < POSSO aiutare. > Cerca di correggersi tempestivamente. Fortuna che la ragazza sposta il discorso su un altro fronte, forse quello più importante, cioè la composizione dei Poké. < Sto scegliendo ora. Penso di fare tonno scottato, semi di sesamo, avocado e riso aromatizzato. > Quindi prende il pennino in dotazione e spunta le varie caselle del foglietto, per poi avvicinarlo all'estremità del tavolo in modo che un cameriere potesse vederlo con più facilità. < Hai detto che ti piacerebbe visitare posti nuovi ma... hai qualche idea? Dove ti piacerebbe andare? > Poi prende un minuto per riflettere sui posti particolari in cui lui, grazie alla carriera dello Shinobi, è stato. < Sei mai stata a Tanzaku Gai? > Non che ci fosse da vedere chissà cosa in quella cittadina. < E nei monti ardenti? > Ecco, forse quel luogo è più interessante. Lì ha incontrato i cacciatori di taglie che l'hanno reclutato. [Chk off]

14:37 Asahi:
  [[Quarto cerchio | Ristorante Pokè]] Presa alla sprovvista dalle domande fatte dalla sua nuova conoscenza, la ragazza si ritrova ad arrossire. Asahi, da sempre, ha un trucchetto, o asso nella manica, per controllare il rossore delle sue guance: solitamente con due dita, facendo finta di grattarsi, controlla il calore sulle sue guance; se sono tanto calde, è ovvio che il rossore sia tanto, ma se invece lo sono solo leggermente, allora può essere tranquilla di non sembrare un peperone. Infatti, come ha potuto constatare poco fa, il calore sulle sue guance è a malapena palpabile. Dopo essersi tranquillizzata, perché non capita spesso che lei arrossisca, risponde. <Studio e basta. Diciamo che--- sono un po' una frana.> Deglutisce, <ho provato solo una volta, ma non mi sono trovata per niente bene! E da quel momento in poi ho sempre cercato di evitare.> Si guarda un attimo intorno, onde evitare che qualche suo compagno di classe, o conoscente frequentante la sua stessa accademia, fosse lì e l'abbia sentita. Un sospiro di sollievo sussegue l'azione appena fatta da Asahi, che si appoggia allo schienale della comoda sedia imbottita e porta la caviglia della gamba destra sopra il ginocchio di quella sinistra, mettendosi poi una mano dietro il collo, fregandosene del fatto che potrebbe, come non potrebbe, fare una brutta impressione con Jikan e con tutti i presenti in quel ristorante. <Mah, se vuoi, basta che tu non sia severo e troppo pretenzioso. Grazie comunque, molto gentile da parte tua.> Accenna un sorriso. L'attesa per l'acqua si stava allungando sempre di più, e Asahi ha- oltre che tanta fame -, tanta sete. La ragazza si sporge un attimo dal divanetto, cercando il dipendente che qualche minuto fa ha chiesto loro quale bevande volessero. Fortunatamente ad Asahi non importa tanto se in alcune situazioni si mette in imbarazzo, quindi le occhiate di altri clienti non la stavano toccando minimamente. Sentendo che Jikan le aveva appena fatto delle domande, si è rimessa composta, <No. Non sono mai uscita da qui. Mi piacerebbe tanto però...> Risponde, con aria pensierosa.

15:15 Jikan:
  [Quarto cerchio | Ristorante Pokè] Non ci vuole molto prima che il cameriere sia di ritorno con i Pokè che avevano ordinato, subito dopo arriva anche l'acqua, con giusto qualche minuto di ritardo. < Perché sei una frana? > Jikan non è stato particolarmente brillante durante il suo periodo accademico ma ciò non ha inciso, in nessun modo, sulla sua attuale carriera da Shinobi, anzi, si può quasi dire che le cose gli vadano piuttosto bene. Chiaro è che ha ancora molta esperienza da fare. < Che è successo, perché non ti sei trovata bene? > Il giovane Genin di Kusa sta iniziando a prendere un po' di confidenza con quella ragazza, pertanto non si fa più problemi a fare domande. < Non preoccuparti, ci sono stato anche io nei tuoi panni. > Tral'altro il Kakuzu era rimasto per molto tempo bloccato sulla parte più pratica: i combattimenti. Con un po' spinta incoraggiante da parte dei sensei, tuttavia, era riuscito anche lui ad affrontarli correttamente. Il ragazzo dagli occhi ambrati inizia a gustare la sua ciotola di riso, mista a tonno scottati e tutte le altre delizie che aveva deciso di aggiungere. Il suo stomaco già sta meglio e la sensazione di sazietà inizia, poco a poco, a farsi più presente. Il locale è ancora pieno: incredibile come Kusa sia diventata dopo l'ultima grande guerra, soprattutto considerando tutta la gente che tuttora la popola. Per le attività commerciali e gastronomiche, una città come quella è ottima per investire e guadagnare. < Come sarebbe il primo posto in cui andresti? Un mare o una montagna? Oppure preferisci il bosco? > E' davvero interessato a saperlo? In un certo senso sì, più che altro vuole sapere se a quella ragazze piacerebbe andare in un luogo che Jikan ha già visitato, per quanto non possa dire di averli visti tutti. Le chiacchiere di quel tipo, piuttosto semplici e spensierate se vogliamo, sarebbero continuate per il resto della serata, anche dopo aver finito da mangiare. Solo a un certo punto Jikan si sarebbe congedato, salutando Asahi e accorgendosi di aver appena fatto una nuova conoscenza. E' ancora presto per parlare di amicizia, ma sempre di una nuova personcina conosciuta si parla. Meglio così che restarsene da soli a Kusa mentre si freme dalla voglia di partire. [End]

15:38 Asahi:
  [[Quarto cerchio | Ristorante Pokè]] Mentre si stava gustando il suo tanto atteso Poké, Asahi alza le bacchette, gesticolando una specie di cerchio, <non lo so. Forse non sono portata e basta.> Un piccolo velo di tristezza si poteva vedere sul volto della ragazza, <ma!> Esclama, tornando a sorridere, <per adesso restero sulla teoria. Poco m'importa, sai?> Nei suoi panni? Forse gliel'aveva detto per rassicurarla, o per pietà, d'altronde non la conosce. Non per altro, qualche ora fa si sono visti e parlati per la prima volta. Asahi ascolta attentamente le domande che il ragazzo le pone, senza però fermarsi dal mangiare. Una volta sazia, dopo aver svuotato la ciotola, decide di rispondere <mi piacerebbe un posto tranquillo, con un bel paesaggio. Non importa se mare o montagna.> Ripone poi le bacchette nella ciotola, <ANZI!> Salta un poco sulla sua sedia. <Decisamente la montagna. Sì, mi piacerebbe visitare una montagna, o collinetta, o un monte per primo. Mhmh.> Sorrise solo immagginandosi la scena di lei, sopra una montagna, fuori da Kusa. Ma prima deve finire gli studi all'accademia, sennò può tranquillamente continuare a sognarsi di uscire fuori da Kusa. Non che Kusa non le piaccia, ma il desiderio di viaggiare era forte per la giovane. <Anche il bosco non è male, adesso che ci penso.> Alla fine della serata, Asahi saluta Jikan, <certo che è proprio strano. Ho un nuovo amico almeno.> E così, si dirige a casa.

15:39 Asahi:
  [[Quarto cerchio | Ristorante Pokè]] [End]*

Uno scambio equo porta due Kusani a conoscersi: il primo, Jikan, chiede a Asahi di comprargli dei pantaloni dopo essere stato cacciato improvvisamente da un negozio. La seconda, invece, per farsi ripagare lo costringe a offrirle la cena. Finiscono per consumare un pasto in un nuovo ristorante dove, tra l'altro, iniziano a dialogare arrivando perfino a conoscersi meglio. Che sia l'inizio di una nuova amicizia? Questo sarà da vedere, soprattutto considerando che nessuno dei due sia particolarmente spiccato a livello relazionale.