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con Kanako, Kizuko, Rin

14:06 Kizuko:
 Quest’oggi non si muove con il favore delle tenebre, non utilizza le ombre naturale per ristorare il suo corpo e la sua psiche ma si ritrova a percorrere una strada ben conosciuta sotto la luce del caldo sole pomeridiano. Passo dopo passo con quei piedi nudi si incammina sul monte dei volti di pietra dove spera di incontrare una persona ben precisa: Kana. I piedi sono sporcati dal terreno ma abituati a quel contatto nudo con la terra, i vestiti che indossa sono sempre gli stessi e sono composti da una canotta nera a collo alto e senza maniche e un paio di pantaloncini di jeans, tutto è rovinato e consumato dal tempo, oltre che sporco, ma incredibilmente sembra essere un pochino più profumata. Le uniche cicatrici visibili sono come al solito quella che le attraversa l’occhio sinistro e la seconda che invece si staglia sulla guancia destra, ci sono anche quelle evidenti sugli avambracci e sulle cosce, il resto è nascosto dagli abiti, ragion per cui porta un colletto alto con questo caldo. I capelli blu scuro/neri sono scarmigliati e per niente messi in ordine come al solito e gli occhi bianchi distanti e freddi come sempre, nulla è mutato nella sua vita se non qualche piccola cosa la quale però non ha apportato grandi miglioramenti. Qualche nuovo livido presente sulle braccia ma nulla che le faccia realmente male ora come ora, e insomma una volta giunta sulla testa del primo Hokage si ferma per osservare distrattamente il panorama, non è che le interessi molto il villaggio visto dall’alto e infatti dopo qualche istante inizia a guardarsi intorno, alla ricerca di qualcuno.

14:21 Kanako:
 E finalmente è arrivato anche il giorno di riposo per lei che ha sgobbato dal lunedì, fino al sabato sera, potendo finalmente dimenticare di zappare la terra, travasare qualche pianta da un vaso all’altro, o semplicemente incominciare la inseminazione per quei prodotti che vanno a ruba, e dalla crescita forte. Nulla di nuovo per la giovane Kochiya, se non per l’appunto che si è trovata una giornata letteralmente noiosa da affrontare, dove non c’è letteralmente nulla da fare, se non dedicarsi un poco a se stessi, come in questo caso per lei, che ha scelto il Monte come meta per la sua scarpinata, sotto quell’ardente sole cocente che non smette di ricordare che sia ancora estate, sfruttando di tanto in tanto l’ombra di un qualche crepaccio, o di una qualche sporgenza per rinfrescarsi, e proseguendo a passo lento verso la cima, verso quei craponi che si affacciano imponenti verso il villaggio a ricordare i volti di coloro che avevano una marea di vite tra le mani. Indosso, la solita canotta grigia, sgualcita, scucita e strappata in diversi punti, abbonati ad un paio di jeans corti fino a metà coscia, per poi terminare con un paio di scarponi da lavoro ai piedi. Niente decori come al solito, se non che finalmente quella pelle di lei si presenta almeno pulita, priva di macchie di terra sulle mani o sulle ginocchia, segno di essersi sciacquata da qualche parte, per quanto il sapone sia qualcosa di ancora sconosciuto a lei. E nulla, con il sole in faccia, e la svogliatezza del weekend, semplicemente si muove placida, inconsciamente verso Kizuko, con occhi fessuratati verso l’orizzonte, impegnandosi di vederci qualcosa a quell’ora pomeridiana, mentre la mandritta carezza costantemente quella che sembra essere una piccola tasca da cinta, con tanto di borraccia e poche cose in più.

14:31 Kizuko:
 Si siede sul terreno e guarda il villaggio. <Forse dovrei cercare altrove.> borbotta seccamente incrociando le gambe sul terreno, poi si piega col busto verso un lato mentre con le mani si tiene uno dei suoi piedi, il destro, così da guardare sotto la pianta ed assicurarsi delle sue condizioni. Una smorfia e una specie di mugugno infastidito nel constatare che ci sono dei piccoli tagli che però sono del tutto indifferenti, non le fanno male ma solo fastidio perché dovrà lavarsi bene prima di sera. Lascia il piede e si passa le mani tra i capelli cercando di pettinarli con le dita e di dare loro un po’ di ordine e senso, poi sbuffa imbronciando il viso e facendo si che le sopracciglia quasi si tocchino tra loro da quanto è contrita. I momenti vengono riempiti da gesti che portano la bambina a prendere dalla tasca dei pantaloncini una boccettina, la stessa che le aveva dato Kana, ma ormai vuota, inutilizzabile che però conserva ancora come prezioso cimelio dopo averla lavata con cura. La rigira tra le dita osservandola con attenzione e immergendosi in pensieri e ricordi che si accavallano tra loro e la immergono in una sorta di trance che non le permette di tenere l’attenzione verso quello che la circonda. Non si accorge di Kana in arrivo, il respiro è regolare e tranquillo però dentro di lei vive l’ansia e la paura per la fine di quella giornata che molto presto arriverà prima o poi, dove sarà costretta a tornare a casa. <Che palle.> la finezza che una bambina non dovrebbe avere che però non dovrebbe più sconvolgere nessuno ormai.

14:42 Kanako:
 Più il suo viso ha modo di ammirare e avvicinarsi sempre di più all’apice di quel monte, e più quel sole, si fa decisamente fastidioso alla prima, portando la mandritta a farle un po’ di ombra, portandosela sulla fronte, coprendosi parzialmente la visuale sui lati, come se la cosa non le importasse minimamente, sicura che da li a dove ha posato prima lo sguardo, non vi sia praticamente nulla di strano che possa essere degno di nota. Ed è così che i suoi passi solcano quel sentiero polveroso, incominciando dalla cima, una brevissima discesa, discesa che la porta sul crapone dell’oramai comodo Primo Hokage, visto che dal secondo al quarto, tutti hanno delle capigliature scomode per sedersi. Ed è li, che ad una certa lo sguardo si abbassa verso quella creaturina seduta a gambe incrociate, vedendo essa struggersi con quella boccetta a lei familiare, essendo una di quelle che ha letteralmente fregato dalla sede dove lavora, in caso di piccole ferite. Il passo si ferma un poco valutariamente, osservando divertita quello scenario tranquillo, sbuffando e abbozzando un breve sorriso sulle labbra, prima di scuotere il capo, e portare quei ultimi passi che le mancano, per affiancarsi a quella bimba oramai familiare a lei. < Basta che mi chiedi… e te ne posso fornire altre di quelle boccette. E cosa stavi cercando? Se ti va di dirmelo ovvio. > Commenterà ella con un fare vagamente tranquillo, incominciando a flettere le ginocchia e con poca grazia, lasciarsi cadere sulle chiappe al suolo, in modo da permetterle una maggiore comodità, per quanto il sole non perdoni.

14:53 Kizuko:
 Il viso si rende molto più scuro e lo sguardo si sposta dalla boccetta che tiene tra le mani al villaggio, così distante in ogni senso, e lei si trova lì così in alto, tanto in alto, e basterebbe davvero poco per cadere di sotto. E’ una bambina eppure l’idea della morte non le è estranea, lei conosce quel concetto e sa cosa vuol dire e non le ci vuole niente per pensarlo su di lei, morire per scappare da quella soffocante e dolorosa situazione. Chiude gli occhi e trattiene il respiro, mentalmente conta fino a dieci perché se è in grado di sopportare i prossimi dieci secondi, allora potrà sopportare anche i dieci secondi successivi e così via, il momento passa e lei può rimanere attaccata alla sua miserabile vita. Riapre gli occhi e osserva la boccetta, presa alla sprovvista però dalla voce familiare di Kana, tanto che le spalle sussultano e il viso si scosta velocemente per osservare la ragazza. Il cuore è quello che salta di più che con un battito sembra pompare una strana e sconosciuta gioia nell’essere ancora una volta in sua presenza. <Cercavo te.> ammette con facilità ma rimanendo fedele al suo orgoglio quindi il tono è come al solito secco e freddo. <E si, vorrei altre di quelle boccette. Questa l’ho già finita.> non chiede per favore e non dice grazie, ma è certa che Kana possa capire molto facilmente, dopo un rumoroso sospiro simile a uno sbuffo, torna a guardare il villaggio a lungo lasciando che Kana si sieda accanto a lei, la bambina è chiaramente meno tesa con lei ora. <Oggi non lavori? Vedo che ti sei lavata.> solo ovvietà per quanto riesce ad essere una buona osservatrice la bambina.

15:04 Kanako:
 Il capo lievemente si reclina un poco a lato, cercando un modo come un altro di instaurare almeno un contatto visivo con quella piccola creaturina che ha preso curiosamente sotto la propria ala, quanto basta alla fine per dimostrare almeno empaticamente, ed in una maniera leggibile solo a lei e a quella piccola apparentemente, quanta preoccupazione e generosità arrivi da parte di lei nella maniera più fraterna possibile, invece che qualcosa di estraneo. < Alla faccia… ci manca solo che mi ci metta io a riempirti di botte che faresti fuori la scorta intera anche dell’ospedale, se andiamo avanti a questo ritmo. > la rimbecca in maniera per nulla delicata, ma allo stesso tempo senza alcuna cattiveria nei suoi confronti, potendo soltanto gioirne dagli occhi che ella stia effettivamente curando se stessa da quando le ha dato una mano con la schiena, incominciano a sporgersi un po’ qua e un po’ la, quasi a voler fare una sorta di check up alla piccola, facendo passare le proprie iridi color nocciola ovunque, non mancando di notare l’evidente sulle braccia, e sulla pianta dei piedi. < Oltre a quelli… mi nascondi altre botte Kizu-chan? > una domanda ora privo di quella gentilezza, ma decisamente più severa, quello che si potrebbe vedere da un occhio esterno che non la conosca affatto. < Ho approfittato di un po’ d’acqua che è rimasta per annaffiare… se mi riesce, un giorno riesco a sistemare un bidone e riempirlo d’acqua. Almeno farò meno cagare… anche se non cambierà molto la situazione… sempre schifo faccio. >

15:11 Rin:
 L'estate picchia forte sul Villaggio della Foglia, e per quanto si possa tentare di resistere, stare a casa non sembra la soluzione migliore. E' questo il motivo per il quale si è alzata dal letto, con movimenti lenti, ed è andata a mettersi qualcosa addosso. Nulla di scomodo o particolare, che altrimenti finirebbe per sciogliersi per strada: dei pantaloncini rossi lunghi fino al ginocchio e una maglietta a mezze maniche bianca. La borraccia è l'unica cosa che decide di portare con sé, mentre indossando i sandali all'ingresso, si prepara ad oltrepassare l'uscio di casa. Sarebbe bello dire che una volta aperta la porta iniziasse a saltare da un balcone all'altro, sfrecciando abilmente da una parte all'altra del Villaggio: tuttavia non è così. Ed è con un sospiro che chiude la porta dietro di sé, iniziando a incamminarsi. Ancora, queste cose, mica le sa fare. Ha deciso di andare al monde dei volti di pietra, perché forse - e sottolineamo forse - più in alto tirerà più vento e si starà meglio. Che sia davvero così? Difficile, ma quantomeno non si limita a lamentarsi dentro quattro mura. La scarpinata e la risalita sulla scala di ferro le sembra durare un'infinità, ma una volta arrivata in cima, e un'impercettibile brezza sembra sfiorarla, prende un respiro di sollievo. Anche lei, per abitudine o per senso di appartenenza, è sulla testa del Primo Hokage che si dirige, la borraccia in una mano e un braccio ad asciugare il sudore della fronte. E' distratta, c'è da dirlo; se non camminasse con lo sguardo basso, avrebbe notato molto prima la presenza delle altre due. E invece, la nota soltanto quando è a circa due metri di distanza, e il capo si alza di scatto. Gli occhioni, grigi come un cielo in tempesta, osservano le due figure con fare incerto, prima che timidamente le labbra si pieghino in un sorriso. <S-Scusate, non intendevo disturbarvi> la mano libera che va alla nuca, timidamente, stringendosi nelle spalle. Si siederebbe a gambe incrociate, lì dove si era interrotta la camminata, senza accorciare le distanze fra lei e le due. <Fate come se non ci fossi> e dopo aver rivolto loro un sorriso sincero, lo sguardo si rivolge al Villaggio, sereno.

15:20 Kizuko:
 Quella rimbeccata non la tocca minimamente, non ci legge un’accusa nei suoi confronti ma anche se ci fosse non le importerebbe più di tanto nemmeno se a dirlo è Kana, con la quale sta legando decisamente di più. Alza le spalle per minimizzare la frase e chiudendo la questione molto velocemente, non volendo parlarne più di tanto di quello che succede. <Potrei farne anche a meno, ma se ci sono perché non farmele dare se me le offri?> commenta in maniera burbera e infantile allo stesso tempo tenendo lo sguardo sul villaggio, osservando il luccichio che il sole produce di tanto in tanto su diverse superfici del villaggio. Anche bimba, come Kana, è un po’ più ben tenuta oggi, puzza meno sicuramente ed è un po’ più pulita compresi i capelli anche se sfatti. <Bha.> borbotta alla domanda severa che le viene fatta. <E’ sempre la stessa storia tanto, se ti dicessi che sotto ai vestiti ho altri lividi che faresti? Tanto hai già visto come è conciata la schiena.> il tono più spigoloso e la bambina inizia a chiudersi come un riccio spinoso che cerca di tenere lontane quelle persone che si avvicinano troppo a quello che nasconde, che lividi e cicatrici probabilmente sono il meno. <Ma ora non guadagni dei soldi?> domanda di colpo quando la ragazza finisce di parlare. <Lo sai che potresti affittarti magari una stanza per lavarti?> acida molto più del solito quasi di colpo, un meccanismo che si potrebbe definire di difesa da parte sua, con una gran bella dose di paura, ed è davvero un pessimo momento per la povera nuova venuta di farsi notare e parlare. La bambina si volta ad osservare Rin coi suoi bianchi occhi, la lascia parlare e la guarda sedersi lì vicino anche se non troppo. <Non sei un fantasma è davvero difficile fare finta che non ci sei. Se davvero volevi essere più invisibile allora ti saresti seduta su qualche altra testa… veh, ce ne sono ben altre nove sai?> si sta sentendo messa alle strette da Kana, e l’arrivo di Rin, una sconosciuta, purtroppo non fa altro che metterla ancora più sulla difensiva, facendo sbocciare freddezza, stizza e acidume, una bambina per niente cortese.

15:41 Kanako:
 Da incuriosito, il capo non si fa remore poi a ritornare nella sua posizione naturale, anche per potersi mantenere quanto meno rilassata, mentre ascolta le parole di quella ragazzina dall’atteggiamento capriccioso e prepotente, quanto basta per farle venire uno sbuffo divertito dalle narici, senza però inizialmente dire nulla di più a quelle parole, se non facendosi vagamente valutative alle sue risposte, schioccando la lingua contro il palato. < La stessa fottuta cosa che ho fatto l’ultima volta… tanto alla schiena non ci arrivi, volente o nolente, se non chiedendo a me, un medico, o a un qualche maiale che oltre che alla schiena, vuole il tuo culo. > Insomma, non che ci vada piano con la dura realtà dei fatti, ma almeno ha una risposta sempre pronta a quell’arroganza spigolosa della piccolina, giocando con il suo medesimo modo di essere, essendo lei stessa fatta e cresciuta a suon di botte e vita da strada. < E poi lo sai bene che devo pagare un affitto intero puntualmente ogni mese… fammi guadagnare qualche soldo prima come si deve… so che sei impaziente di mangiare e dormire a casa mia. > La ultima parte è solo una supposizione, nulla di più e nulla di meno, ma non andrà oltre che a quell’indiretto invito ad ospitarla nel momento che ella lo volesse. Ma solo allora, lo sguardo poi schizza in direzione della nuova giunta in quel posto decisamente singolare a suo modo, sguardo che al suono di una voce nuova, non manca di esprimere quella solita aria menefreghista, con tanto di un sopracciglio alzato a squadrare quella figura dall’alto verso il basso, che sia una coetanea o meno, prima di appallottolare un grumo di saliva, che in un breve istante, verrà cacciato con uno sputo verso il precipizio, indifferente che li sotto, ad una certa possa colpire qualcuno o meno, trasformando quella direzione e quel luogo, nella sua personale sputacchiera. < Mi disturbavi se mi pestavi una mano o un piede. Li si che mi avresti disturbata… e ti avrei strappato via quelle due antenne che ti ritrovi in testa come minimo. > e poi lo sguardo finirà semplicemente verso l’altra, da Rin verso Kizuko, finendo per battere un paio di colpetti sulle proprie cosce. < Poggia qui i piedi… fammeli vedere un po’, che almeno non mi finisce che tra un paio di giorni mi incominci a zoppicare come una vecchia decrepita… >

15:54 Rin:
 La posizione che assume è la solita, abitudinaria si potrebbe dire. A gambe incrociate, con i gomiti appoggiati alle ginocchia. Questo la porta a incurvare la schiena, ed apparire più minuta di quanto è in realtà - se ci mettiamo anche i vestiti larghi, poi. La cortesia non è una dote che hanno tutti, e questo lei lo sa bene. Lo sa perché lei di cortesia ne ha da vendere, e ha capito a via di rifiuti che la gente mica la vuole comprare. Sarà per via di questa consapevolezza che le parole di Kizuko, per quanto volutamente fredde, non sono sufficienti a far crollare l'espressione rilassata della quattordicenne, che dopo aver preso un sorso dalla borraccia, torna con lo sguardo su quello bianco altrui. Lo nota, che è una bambina, ma non per questo il modo di comportarsi si modifica. Dopotutto, non serve preoccuparsi per gli altri, specialmente per gli estranei: essere soli è un fardello che portano tutti, chi da sempre e chi, come lei, da pochi anni, ma è sempre di solitudine che si parla. <E' che su questa sono più a mio agio...> ammette quindi, con tono vago. Il capo si incassa nelle spalle, il sorrisetto timido persiste a mostrarsi. Anche quando è Kanako a parlare, si. Lo sguardo segue la direzione dello sputo che cade nel precipizio, senza commentare né altro, si intende. Ridacchia, fra sé e sé, prima di rivolgere nuovamente lo sguardo alla coetanea. <Sono contenta di non averlo fatto, allora> e la sincerità è palpabile, nel suo tono di voce. E' arrivata subito dopo il discorso delle due riguardo lividi e ferite, quindi non ha sentito né ha intenzione di indagare quando Kanako si rivolge nuovamente alla più piccola. Non vuole, come ha già specificato, essere motivo di disturbo, ed è per questo che silenziosamente resta ferma nella sua posizione, gli occhi grigi puntati sul panorama di fronte a loro.

16:08 Kizuko:
 Kana tocca un tasto dolente in quella frase alla quale la bambina non replica, ma è ovvio che se deve scegliere se farsi toccare da un maiale e lei, sceglie lei, il problema è che non può sfuggire nemmeno alla prima opzione ora come ora. <Certo, era ovvio.> sbotta con foga cercando di fare appello al suo orgoglio per cercare di tenere testa alla ragazza, cosa che non le riesce perché dentro sta soffrendo terribilmente per quella piccola e semplice frase che lei le ha detto, anche se solo per dare una risposta pronta all’arroganza della bambina, inconsapevole di essere andata molto vicina alla realtà. <Mangiare e dormire a casa tua?> non sa se sia un invito ma la guarda indecisa e sempre un po’ scurita in viso. <Volere e potere sono comunque due cose diverse.> anche se vorrebbe mangiare e dormire a casa sua, non potrebbe comunque, quindi scuote la testa e lascia cadere quel discorso in qualcosa che mai potrebbe avverarsi per lei. Mantiene lo sguardo sulla nuova arrivata senza lasciarsi condizionare dall’espressione che lei mantiene o dalle parole che vengono dette, non le interessa, del resto nessuno potrebbe mai capire qualcun altro, e lei deve pensare a se stessa. <Perché questa ti fa stare a tuo agio? E’ solo terreno.> Replica alla risposta di Rin e torna a osservare Kana, alternando però lo sguardo tra lei e la nuova giunta, decisamente non intenzionata a fare quanto le è stato chiesto in presenza di sconosciuti. <I piedi guariranno da soli e poi lì ci arrivo anche da sola in caso.> mette altre spine intorno a lei, messa a disagio da quella nuova presenza e ora vuole proteggere se stessa dallo sguardo di chi non conosce.

16:31 Kanako:
 Rimane ferma ad osservare ed ascoltare prima di ogni altra cosa Kizuko, circa a quella ovvietà che le ha spiattellato in maniera plateale, qualcosa che oramai lei è capace di rinfacciarlo a chiunque, indifferente se tra le varie, arriva ad offendere qualcuno con la sua versione di verità, non ci va ne con lei ma neppure con altri delicata, se non, come umanamente possiamo immaginarlo, in rari casi che non si sono ancora presentati. Non ci metterà poi molto alla fine ad osservare quanto ella ha da comunicarle, attraverso dubbi, domande, arroganza. Tutto alla fine passa al setaccio di quella ragazza che ne ha passate, di diverso tipo di esperienze, ed altre simili a vari poveracci di strada. < Lo sono… ma non ho mai detto che è un opzione quella. Te verrai un giorno di questi a casa mia a dormire… e mangiare… quando mai ne avrò una. E non osare chiedermi cosa vorrei in cambio. > e qui parte subito prevenuta, sapendo come calcare la mano al punto giusto per certi discorsi che sa che l’altra sia capace di imboccare, quanto le basta alla fine di fare la sua parte in quella feccia di Konoha. < Comunque… sicuro il testone del secondo e del terzo… fanno pietà per sedersi… > ma più la vede a disagio, più il tutto finisce inevitabilmente per farla un poco spazientire, ma allo stesso tempo, comprensiva di quel che sta accadendo in quell’istante, sospirando pesantemente. < Quando ti chiudi a riccio… ne spari di stronzate Kizu-chan… Ti ho chiesto i piedi, mica di mettere le tette che non hai al vento per massaggiarti la schiena. > battuta pessima che lancia ai quattro venti, prima di spostare lo sguardo in direzione della nuova giunta, e poi di nuovo verso Kizuko, quanto le basta alla fine per scuotere nuovamente il capo. < Senti ragazza con le antenne… puoi girare la tua visuale un po’ più a destra almeno… a quanto pare si, stai scassando i coglioni mi sa… non che cambiava molto a me… > e per quanto forse voleva essere un poco più delicata del solito, l’invito grezzo come il carbone viene lanciato all’altra di darle le spalle, e di conseguenza anche all’altra.

16:38 Rin:
 Per quanto è sempre di solitudine che si tratta, non sono tutti uguali gli avvenimenti che portano a causarla. Di conseguenza, non è possibile avere la medesima reazione di qualcun altro, a una sofferenza che per quanto simile, non sarà mai come un'altra. Forse per carattere, forse per come ha vissuto, o per una combinazione di questi due fattori, Rin ha reagito al dolore e alla solitudine così: sorridendo. Sarebbe ripetitivo e monotono specificare ogni volta che è il sorriso a caratterizzarla, quindi ci limitiamo a dire che sarà sicuramente snervante a notarlo, ma non sparisce mai. Mai, neanche quando adesso un po' di disagio si innietta nel proprio sguardo, a sentire la domanda altrui. <Beh, si, è vero...> china il viso verso il terreno, lo carezza con una mano, piano, prima di tornare nella solita posizione. <...ma ha questa forma per un motivo, e...> si limita il più possibile dal balbettare, ma parla con difficoltà, arrampicandosi sulle proprie parole <...il Primo Hokage era davvero un uomo fantastico.> le guance, all'ultimo dire, sembrano colorarsi di rosso, e lo sguardo fugge distogliendosi da quello altrui - dalla figura di Kizuko in generale - quasi a nascondersi, a non farlo notare. <F-Forse è per questo...> prende qualche altro attimo, e quando si volta nuovamente in direzione delle due, il rossore è sparito, insieme al disagio che l'aveva messa in difficoltà. Al dire della coetanea, comunque, il capo si china leggermente di lato, le labbra si stringono fra di loro per un istante, e sì, non serve un genio per accorgersene. Forse è semplicemente capitata nel momento sbagliato. Piano, ritorna in piedi, e con entrambe le mani spazza la polvere dai pantaloncini. <Mi dispiace> direbbe quindi, chinandosi leggermente per recuperare la borraccia. Fa un passo avanti, misurato, lento, in modo da non causare reazioni indesiderate, e la ripone nuovamente al terreno, sta volta in loro direzione. <Fa molto caldo> dice quindi, e sorride ampiamente, gli occhi chiusi <Io sto tornando a casa quindi... servirà più a voi> ed è l'ultimo dire della mora, prima di voltare le spalle alle due e incamminarsi verso la scala di ferro. Una volta discesa quella, poi, verso casa. <exit>

16:51 Kizuko:
 Infatti la bambina sta già per aprire la bocca e fare la sua solita domanda per chiedere cosa la ragazza possa volere in cambio da lei per quell’offerta generosa, ma come le labbra si aprono per parlare subito si chiudono nell’udire quella replica di Kana. Stringe le labbra e mordicchia il labbro inferiore colpita ed affondata, impossibilitata a dire qualcosa di orgoglioso. <Non te lo chiederò allora.> ha modo però di replicare anche alle parole che Rin va a dire e che riguardano il primo Hokage, lo sguardo della bambina viene rapito da lei dunque e cerca di guardarla anche se lei discosta lo sguardo, però balbetta ed è segno di disagio almeno crede. <Sei… una fan del primo Hokage, allora. Come mai?> questo ha dedotto magari anche erroneamente ma non le importa, sbuffa e si guarda intorno che per lei quelle teste una vale l’altra, non sente nessuna particolare ammirazione verso uno o l’altro Hokage. Di colpo torna poi su Kana e quello che dice, lo sguardo si fa più freddo e indispettito e le mani si chiudono anche a pugno per un attimo. <Per te saranno anche stronzate, per me no.> replica in maniera secca tornando a guardare Rin ascoltando la richiesta che comunque Kana le va a fare, dimostrando che in realtà ne ha un po’ di riguardi. <A te non da fastidio, a me si.> replica ancora una volta per assicurarsi che tutti abbiano capito, anzi la ragazza sconosciuta capisce anche quello che non doveva capire, perché non era nelle intenzioni, eppure si alza e lascia lì la borraccia, proclamando la sua uscita di scena da quel monte. La bambina gonfia appena le guance imbronciandosi un po’ e segue la ragazza con lo sguardo che lentamente si allontana. <Non era necessario, ma se devi andare, ciao.> sarà stata anche scortese ma non è nemmeno da lei salutare le persone, solo dopo che la ragazza sparisce dalla vista bianca della bambina, lei solleva i piedi e li mette sulle cosce di Kana puntando il suo sguardo su di lei in silenziosa attesa.

17:04 Kanako:
 Disagio in una direzione, e disagio nell’altra direzione, e lei nel mezzo come se fosse estranea a quel sentimento che ogni una interpreta e subisce nella propria maniera, chi semplicemente nel venir anche solo toccata o farsi veder toccare, e dall’altra dal modo di approcciarsi al prossimo, differendo semplicemente dall’apparente umore. Ma se c’è una cosa che è certa, è il modo in cui l’altra si alza, abbandonando quella borraccia a portata di mano per lei, cosa che semplicemente, non ha minimamente intenzione di servirle indietro, essendo qualcosa di prezioso un oggetto del genere ovviamente a suoi occhi, avere qualcosa da bere, qualcosa di digeribile, e ottenerlo addirittura gratis. Ma quel andarsene di Rin alla fine finirà per rabbuiarla un poco, sbatacchiando le palpebre un paio di volte, prima di sbottare in un ringhiante: < Cazzo hai capito deficiente? … va beh… certa gente non la capisco proprio. > e qui semplicemente finirà per sospirare sommessamente, sentendo poi le gambette della Hyuga farsi vicine, ed i talloni a premersi contro la propria coscia, quanto basta alla fine per spostare la sua attenzione verso di lei. < Sarà che le definisco stronzate… ma hai una soglia del pudore a livelli astrali te… > commenterà ella senza troppi filtri, incominciando proprio da quella borraccia che ha recuperato da quella ragazza ora, vedendola sparire dalla vista lentamente, osservandola ancora un poco, prima di riportare l’attenzione ai piedi di quella giovanissima, stappando la borraccia ed incominciando poco alla volta a versare un po’ d’acqua sulla pianta dei suoi piedi, incominciando a lavarla letteralmente. < Te cerca di non agitarti troppo… > commenterà ella, prima di portare le proprie mani alla canotta che ha indosso, sfilandosela da dosso senza il ben che minimo timore, restando solo con una fascia che le tiene al coperto il busto, in una sorta di toppino.

17:14 Kizuko:
 L’altra se n’è andata e non ritorna più, ormai è inutile stare a pensarci troppo, nulla potrà cambiare le cose, se ha deciso di allontanarsi buon per lei. La prepotenza che invece ora la bambina usa nel mettere i suoi talloni sulla coscia di Kana, sembra andare proprio contro a quel pudore che ha dimostrato fino ad adesso o anche la prima volta che si sono viste, ad ogni modo pretende ora quelle cure che Kana le ha promesso. <Con te ho più confidenza ora, è diverso invece se si tratta di occhi sconosciuti.> si limita a replicare attendendo che la ragazza prenda la borraccia e la vada a stappare, forse per bere. <Tu hai un Hokage preferito?> la domanda viene sputata in maniera spontanea dato che si ricollega a quanto ha sentito dalla ragazza che si è appena andata, mostrando ora una curiosità che prima non era emersa poi così tanto. Quando l’acqua però inizia a scorrere sui suoi piedini sporchi e un poco feriti, non basta l’avvertimento di Kana a stare ferma, lei fa saltellare i talloni sul posto addirittura lasciandosi sfuggire una piccola risata tanto genuina che fa strano sentirla. <Oh, che bella sensazione…!> rimane in silenzio dopo la replica e osservare cosa sta facendo Kana con la sua stessa canotta.

17:32 Kanako:
 < Questo si è visto… almeno hai qualcuno in questo buco di villaggio con la quale ti puoi affidare senza timore… > un commento come un altro il suo, senza troppo insistere ora a quel dettaglio che coinvolge la piccola Kizuko, lasciando semplicemente che ella si possa rilassare ora che incomincia con tutta calma a trattarla come se trattasse un vero e proprio pazienze, lavorando con quello che ha visto da altri, ma senza mai sperimentare di propria mano il tutto, limitando la sua esperienza i quella manualità su se stessa e nulla di più. < Sinceramente… neanche uno. Non mi sono mai interessata alla storia di questi fantomatici Ninja che si sono sacrificati per noi… fanno semplicemente quello che è il loro dovere… nulla di più e nulla di meno… ma non mi sento in debito con loro di essere in vita. > per quanto ella dovrebbe almeno avere un minimo di rispetto a quelle entità, cosa che ella non sembra covare minimamente, quasi fossero qualcosa da sfruttare invece che da venerare. Nel mentre, le mani incominciano a bagnarle i piedini della piccola, e poi anche un poco la canotta, per poi strofinarla letteralmente sulla pianta del piede, attenta di non passare in quella zona lesa, se non carezzando quanto basta per ripulire il grosso. < mi fa piacere che ti piaccia, anche se poi, per un qualche secondo, dovrai stringere i denti. > La avverte, visto che come con una mano si dedica a pulirle i piedi, con poche dita ancorate sul dorso di quel piede, e pollice sulla canotta usato come strofinaccio, l’altra mano recupererà quella che è nell’effettivo una boccettina di grappa liscia.

17:45 Kizuko:
 Non replica alla prima frase e fa solo spallucce mettendosi comoda con i talloni ben appoggiati e le mani che si appoggiano invece sul terreno poco dietro di lei per darsi una maggiore stabilità. Torna a rilassarsi e per qualche attimo si dimentica di quello che comunque andrà ad accadere quella sera stessa, non ci pensa e si concentra sul presente osservando come Kana tratti i suoi piedi con una certa manualità. <Tutti sembrano avere grande rispetto per loro. Ma la penso come te, sono solo persone che hanno fatto i loro compiti secondo la loro forza… però non conta il mio parere.> scuote la testa perché non ha senso che lei dia un suo parere dato che tutto il villaggio per lei è inutile, non solo gli Hokage del passato e del presente. Ad ogni modo permette alla ragazza di pulirle i piedi e poi passare la canotta sulle piante per tirar via lo sporco e il grosso, poi si prepara con un’altra boccetta. <Quella cos’è?> non è preoccupata e sa che prima o poi arriverà un qualche tipo di dolore ma lei è pronta a sopportare assottigliando per qualche istante gli occhi nell’osservare le sue movenze. <Uhm…> sembra voglia dire qualcosa ma si trattiene, evita di parlare e di dire qualsiasi cosa rimanendo solo in attesa muovendo appena le dita dei piedi.

18:00 Kanako:
 < Non interessa a nessuno del nostro parere, ma solo interessa quando hai un ruolo importante in questa dannata società… > una realtà dei fatti nuda e cruda quella che ella voglia esporre, senza il ben che minimo remore, senza troppi giri di parole, limitandosi semplicemente a quello che è il suo lavoretto, ovvero prendersi cura di Kizuko, come farebbe una sorella maggiore, mettendo a disposizione qualsiasi cosa di proprio per il meglio della propria famiglia, per quanto in questo caso, si possa parlare di amicizia incondizionata. Ma poi arriva la curiosità giustificata della piccolina, finendo con il straccetto per quanto riguarda la pulizia, vedendo lei assumere quella espressione pronta a tutto, finendo poi per illustrarle quella boccetta stappandola con una mano, dove l’odore di alcool si fa sentire in maniera forte. < Grappa. > ebbene si, il miglior disinfettante grezzo per eccellenza. Il classico rimedio del contadino, oltre sale e limone, ma in quel caso ella ha preparato un’altra tortura, sversando un poco di quel contenuto sulla propria veste, in un angolino dove non vi è ne acqua, ne sporco. Non sarebbe successo però nulla, se un mugolio non l’avesse incuriosita, vedendola lei esitare nel dire qualcosa, osservando lei per un secondo, prima di abbozzarle uno di quei suoi rari sorrisi genuini e melliflui. < Andrà tutto bene… > e ci prova a rassicurarla a suo modo, alzando le piante dei suoi piedi verso il proprio viso, giusto per cacciarci un breve bacetto, con lo solo scopo di quietare nel caso l’animo della piccolina, e solo poco dopo, incominciare a tamponare i tagli e le ferite con l’alcool, dovendo trattenerle i piedi dai talloni, assicurandosi che non vadano a terra.

18:12 Kizuko:
 La nuda e cruda realtà dei fatti, le loro voci sono piccole ed insignificanti se non sono dei grandi ninja, guardate dall’alto al basso da chi riveste invece una posizione di maggior rilievo. Questo semplice concetto adombra il viso della bambina che si morde le labbra e stringe le mani sul terreno cercando di graffiarlo coi polpastrelli. <A me non interessa del villaggio, sono tutti ipocriti.> si sono un po’ trovate col pensiero, con lievi differenze ma entrambe non hanno molta stima per le persone in generale, per la società, motivi diversi ma che le portano ad esistere l’una per l’altra quasi. La piccola Hyuga sente più vicina Kana rispetto al suo unico familiare ancora in vita, suo padre, e questo vuol dire tanto per la mocciosetta. <Grappa?> e l’odore dell’alcool giunge al suo naso con violenza risvegliando in lei paure e ricordi, le mani si sollevano dal terreno e vengono portate al viso, a tapparsi naso e bocca, la sinistra sulla destra, gli occhi vengono chiusi con forza facendo trapelare rabbia ma soprattutto paura. Le spalle si incurvano in avanti e la testa viene incassata tra di esse, si chiude a riccio eppure cerca di non smuovere troppo i piedi, ben consapevole che Kana non le farebbe del male, che Kana non è un’alcolizzata. Riamane comunque tutta irrigidita in quel modo anche quando la ragazza le da’ quel dolce bacino sulle piante dei suoi piedi, un modo per rassicurarla che la mocciosa apprezza ma che purtroppo ora non può esprimere questa gratitudine perché offuscata dalla paura e dai ricordi. Kana tampona, lei stringe i denti e tiene sempre gli occhi chiusi e le mani su naso e bocca. <Uh… almeno non me l’hai versata direttamente sui piedi.> bofonchia dato che era pronta al peggio in realtà, abituata a ben altre maniere per disinfettare le sue ferite.

18:34 Kanako:
 Da li, semplicemente il silenzio, nulla che si possa equiparare semplicemente ad un buona chiacchierata tra amiche, lei che si limita a disinfettare quei piedi oramai logorati dal camminare, che sia su superfici come terra, ma chissà cosa hanno incontrato per strada, o per casa. Si limita al silenzio, prima di recuperare pian piano quanto le serve per terminare l’opera, per quanto non si può di certo dire che sia qualcosa di fatto bene, e nemmeno che si possa dire che il materiale recuperato, sia stato preso onestamente. Ma la promessa viene mantenuta, e dal bruciore si passa ad una crema che l’altra sicuramente ben ricorda per le infiammazioni, recuperando quella boccetta e chiudendo l’altra, spalmando grossolanamente il tutto, sulla pianta del piede, prima di passare all’ultima fase, ovvero quello delle fasciature, bendandole entrambi i piedi ma lasciando scoperti i talloni e caviglia, dandoci un bel nodo alla fine. < Eccoci qua… come nuova… ed ora… mancano un paio di scarpe, che se mi cammini ora per strada, non abbiamo risolto nulla… quindi niente storie, e andiamo a cavalluccio. Ovviamente te sulle mie spalle > E non sembra volerne sentire di scuse, per quanto abbia abbassato i termini scurrili per ora.

18:43 Kizuko:
 A denti stretti si lascia disinfettare e pulire i piedi anche se non dureranno a lungo ma almeno è qualcosa che allevierà il fastidio per un po’, e il silenzio viene rispettato, la bambina rimane in silenzio e Kana fa altrettanto, al momento non serve parlare e la mocciosa è sicura che anche la ragazza ne sia consapevole. Non si lamenta e non geme di dolore, sopporta quel bruciore e il fastidio che è anche nulla in confronto al solito, perciò pian piano leva le mani dal viso e le riporta sul terreno dietro di lei per essere in equilibrio e più comoda e rilassata. L’odore dell’alcool inizia ormai a svanire e si può permettere di scacciarlo dai suoi pensieri mentre Kana le fascia i piedi con un bel nodo per racchiudere tutto. <Uhm, direi di si.> solleva i piedi e li osserva dando un suo parere molto limitato sul lavoro svolto dalla ragazza che, come al solito, non si vedrà alcun ringraziamento verbale, ma un piccolo sorriso si invece. <Non serve grazie, dovrei anche andare ora.> cerca di rifiutare l’aiuto che le viene proposto anche se il tono di Kana non ammette repliche. <Fino a casa riuscirò a tenere in ordine queste fasciature, promesso.> dicendo questo si mette in piedi e saggia le piante dei piedi mettendoci gradualmente il peso del piccolo corpo, poi si sporge appena per dare a Kana un bacetto, questa volta sulla fronte come ha imparato da lei, quindi rifiuta ancora una volta l’aiuto offerto di andare in spallucce, che è forse anche troppo per il momento, e si avvia verso casa salutandola con la mano, in qualche modo vuole ricambiare quelle gentilezze e senza nemmeno che lei si senta in debito, è strano ma è proprio come qualcosa che le nasce dal cuore. [end]

18:59 Kanako:
 Finito il suo lavoro, e sentire il continuo rifiutarsi di lei, la cosa finisce semplicemente per metterla di nuovo in quella posizione dove ella debba starsene zitta, e valutare nuovamente il da farsi, non andando a premere oltre un bottone che ha già sollecitato abbastanza anche solo con l’alcool, indizi su indizi che non fanno altro che ad accumularsi in quel fittizio mistero, quanto le basta per ora a rimanere fintamente tranquilla esteriormente, solo un poco dubbiosa, ma non andando a replicare, per quanto, a quel bacetto, non la lascerà scappare senza riceverne uno di rumando sulla sua fronte, in quel breve gesto affettivo che non guasta mai con i bimbi, per poi salutarla con la mandritta, forse la prima che ha ottenuto un vero saluto silente da parte sua, prima di concludere il tutto, alzandosi anche lei in piedi, lasciandola che ella possa scomparire dalla propria vista, e solo ora, far fremere il pugno della mandritta, fremito che poi si traduce ad un vero e proprio pugno che va a cozzare contro il crapone del Hokage, senza però recare alcun danno, se non a se stessa, per quietare quella rabbia. < Alcool… Botte… ha una casa… ma sta peggio di me quella… se è quel che penso… se… se…Grr… qualcuno lo ammazzo…! > e scocciata e con la mano dolorante, sbufferà incominciando frettolosamente ad incamminarsi verso la discesa del monte, con una nuova consapevolezza che affiora nella sua mente, e con essa, una nuova missione personale, la prima. // END

Kizuko e Kanako si incontrano ancora al monte dei volti e si scambiano delle prime parole sui lividi e i piedi della mocciosa, prima che sopraggiunga una terza ragazza, Rin, la quale si siede con loro e si introduce un piccolo argomento prima che quest’ultima si allontani per tornare a casa, lasciando Kanako e Kizuko da sole, la prima a medicare i piedi della seconda con qualche scambio di parole e un legame che sembra intensificarsi sempre di più.