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Stringi i denti che ti passa

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con Kanako, Kizuko

21:20 Kanako:
  [Volto Primo Hokage] Il calar della sera è un evento che per ovvie ragioni è inevitabile, quanto basta alla fine per rendere giustizia a quelle persone che necessitano un poco di riposo. Infatti, quella luna ristoratrice, non manca di portare un poco di frescura in quella calda estate che non sembra voler cedere alla sua morsa di altissime temperature al limite del sopportabile. Ed un chiaro esempio di come gli effetti del sole si riversino sulle persone, può benissimo venir rappresentato da quella ragazza che ora come ora, se la gode comodamente seduta sul enorme volto del primo hokage. Infatti, il suo corpo, per quanto esile di una quattordicenne, mostra i segni del duro lavoro sotto la stecca del sole, dove i suoi vestiti, non sono stati risparmiati prima di tutto dalla terra, presentando qua e la qualche macchietta imbrunita, e così non solo sulle vesti, ma anche le mani e le ginocchia hanno fatto la stessa fine. Per quanto, il peggio sia quel leggero odore di sudore che il suo corpo emana, non essendosi purtroppo di cose ancora riuscita a lavare, o meglio non avendone ancora la possibilità. E lo direbbero i suoi stessi vestiti, di raccontare quella sua povertà, attraverso scarponi da lavoro oramai pronti a strapparsi dalla suola con la continua usura, jeans corti che presentano strappi e macchie qua e la, oltre ad un colore decisamente sbiadito, e così anche la canotta, qualche foro sul ventre o sulla schiena, oltre che dal tessuto che doveva essere bianco, ed ora solo un color fumo, oltre a diversi altri colori dovuti a macchie di vario genere.

21:36 Kizuko:
 La sera non fa paura perché essa porta tranquillità e buoni odori, questo è tutto quello che salta ai sensi della ragazzina, una creaturina piccola ed esile che pare non nutrirsi abbastanza per evitare di sembrare sottopeso. Sembra che il peso della notte sia tutto sulle sue esili spalle, le ombre paiono schiacciarla e soffocarla, cercano di impedirle l’avanzata su quel terreno che ha faticato tanto per raggiungerlo. Non è molto allenata nella marcia e non nasconde in sé chissà quanta resistenza alla fatica, e passo dopo passo, sui quei piccoli piedi scalzi, avanza lungo la montagna dei volti diretta al primo luogo disponibile dove sedersi. I capelli sono una matassa informe e spettinata di ciocche blu e nere che si susseguono fra loro creando un insolito miscuglio di colori creandone uno che varia dal blu scuro al nero spento. Non sono lunghi ma arrivano a solleticarle il collo e le guance abbracciando un visino piccolo da bambina dolce ma sfregiato, presenta infatti una cicatrice che le attraversa l’occhio sinistro e un’altra che le segna la guancia destra, gli occhi invece sono di un bianco inquietante. Una canotta nera dall’alto colletto le ricopre il petto e il collo nascondendo altri segni, le braccia nude come stecchini invece mostrano altre cicatrici sugli avambracci, i pantaloncini corti nascondono solo parte di quegli stessi segni che si trovano sulle sue cosce. Indumenti semplici e rovinati che fanno intendere che non abbia molta cura di sé o non ha le opportunità per farlo, ma simili congetture vengono lasciate a chi ha la possibilità di notarla e osservarla. Senza dire nulla si siede appunto al primo posto raggiungibile che altri non è che la sommità del volto del primo Hokage senza preoccuparsi del fatto che ci sia anche un’altra ragazza lì seduta. Non le importa e si siede comodamente incrociando le gambe per terra e posando le mani sul terreno poco dietro il sedere per sorreggere il suo stesso busto e non una parola viene detta, solo un rapido sguardo alla ragazza per memorizzarne la forma e i colori, e una piccola annusata per il leggero odore che porta e che non la disgusta affatto, perché non è tanto diverso dal suo.

21:54 Kanako:
  [Volto Primo Hokage] L’arrivo poi della Hyuga finisce per interrompere parzialmente quel momento di puro relax da parte della giovane contadina, cosa che inizialmente viene dettato da quello sguardo di lei, occhi color nocciola che si distaccano dal luminoso villaggio della foglia, ora che assomiglia ad un campo di stelle che si specchia a quella vera sopra alle proprie teste. Distacco che in un breve si volteranno verso quella ragazzina, o per meglio definirla ancora una bimba, quella seduta a fianco a se, esprimendo come di suo solito quello sguardo penetrante e scorbutico inizialmente, con quella indelebile nota di fastidio sul proprio volto, o almeno, questo sarà quello che riuscirà ad esprimere al primo battito di ciglia, perché successivamente a quel suo accecarsi per quel istante, l’espressione di lei cambierà radicalmente a qualcosa di nettamente diverso dal suo solito fare cinico. Un sorriso divertito nascerebbe sul volto di ella, qualcosa che si può esprimere in un entusiasmo nato da un insano divertimento, ma non in una risata malevola, ma qualcosa di decisamente più spontaneo e genuino, qualcosa che dovrebbe più spesso, essere presente sulle labbra di quella giovane quattordicenne, qualcosa generato da quella bimba da dieci in un colpo d’occhio, incominciando a prendere abbondantemente dell’aria dalle narici, per poi far vibrare la propria voce gioviale e questa volta, più serena stranamente. < He he… cosa vedono i miei occhi da rompiscatole… una Hyuga che sembra averle prese di santa ragione… capelli fuori posto e un leggero odorino di sudore. No, proprio non hai l’aria di una nobilotta che se la tira e che debba fare la morale a qualcuno… nossignore. > e qui ella finirà di cacciare un breve sospiro, cercando di apparire quanto meno accomodante nei confronti di quella piccolina, finendo per sventolare la mandritta di fronte al proprio viso, come se stesse scacciando via una fastidiosa zanzara, per quanto, qualcosa del genere non dovrebbe essere poi nuova, e quei insettacci sono sempre all’opera. < Ma lascia perdere le stronzate che dice sta contadina scema… Hai male da qualche parte? E chiamami pure Kana… >

22:10 Kizuko:
 Lei si vuole fare un po’ di affari suoi e viversi un momento di tranquillità attendendo che le ombre della notte penetrino in lei per portare ristoro alle sue membra stanche e alla sua mente esausta, tuttavia quella pace che agognava viene interrotta dai movimenti della ragazza al suo fianco, ma è colpa sua è lei che si è seduta vicino a qualcuno. Quello sguardo che è presente solo inizialmente negli occhi della contadina, perdura invece in quelli bianchi della ragazzina, uno sguardo scorbutico, cinico, contornato da delle sopracciglia che sembra volersi unire tra loro per quanto è corrugata la sua espressione. Come uno di quei cuccioli selvatici e diffidenti verso chiunque, la bambina osserva la ragazza che subito dopo le riserva uno sguardo più divertito e un sorriso che pare essere sul bilico tra una risata genuina e divertita e una malevola ma che non si traduce in essa, rimanendo solo un sorriso. La bambina invece non sorride ma l’espressione si fa più fredda ed infastidita quando l’altra apre bocca per esprimere quanto pensa. <Puzzi anche tu e indossi anche tu vestiti rovinati e sporchi, eppure non ho infilato il dito nella piaga.> è una bambina piuttosto arcigna non una di quelle che sorridono e corrono ovunque piene di energia e gioia, saltellando tenendo in mano fiori e pronunciando parole carine. <Che ti importa?> non trova il senso di quella domanda che le viene fatta, come potrebbe mai importare a una qualunque se le fa male qualcosa. <Dubito riusciresti mai a darmi sollievo. Queste cicatrici non fanno male da un sacco di tempo ormai, Kana.> sillaba il suo nome e nonostante risulti stizzita, in un qualche modo è tranquilla mentre parla. <Tu invece? Ti sei rotolata nella terra? Uhm…> tutt’altro che nobilotta lei, ma la predica la fa senza problemi se vuole essere fastidiosa ma per il momento si ferma qui senza ricambiare il favore del proprio nome.

22:25 Kanako:
  [Volto Primo Hokage] Il capo lievemente s’inclina a lato quando l’altra di tutta risposta le riserva quella espressione gelida fin dalla più tenera età, come se quel bel vedere finalmente la stesse emozionando, quanto basta di dimostrare che con anime del genere, ella non manca di accendersi come un caloroso falò crepitante. Ma alla fine arriverà anche il suo discorrere a rendere il tutto decisamente più piacevole, quanto basta per finire di farla parlare altrettanto, senza la ben che minima nota di offesa, ma anzi, decisamente entusiasta di quel cinismo che l’altra le riserva, finendo per sghignazzare a tendi stretti, mostrando quel sorriso, che almeno quello, appare pulito, unico elemento che non può permettersi di ignorare. < No, semplicemente adoro chi si sbatte, che sia lavorando, allenandosi o via dicendo, e chi soprattutto non hanno paura di mostrarsi nella realtà di quelle fatiche. E poi, con una che lavora con la terra, piante ed erbe medicinali, beh, sorprenditi quando non puzzo di concime… e quell’odore alle volte fa proprio cagare. > una pessima battuta la sua, per quanto la sua anima grezza non manca di certo di dimostrarsi tale anche con una persona decisamente più giovane di lei, pessimo esempio di educazione nel dialogo, pessima nella presentazione, sporca da cima a fondo, figuriamoci quindi poter insegnare a qualcuno qualcosa che rientra nello standard cittadino. < E comunque… se ti ho chiesto se hai male da qualche parte… sicuramente non lo chiedo in riferimento a quelle cicatrici. Quelle oramai sono andate… ma se hai preso una bella botta da qualche parte e hai un livido che nascondi sotto quei stracci, non c’è niente di meglio che usare un po’ di estratto alla vaniglia. Non sono un medico ma è il classico rimedio della nonna… Poi tra qualche rissa di strada e qualche zappata, mi tocca spesso prenderla. > e qui, ella non mancherà di prelevare da una delle tasche, quelle frontali, quello che nell’effettivo è una boccetta per ovvie ragioni prelevata abusivamente da quel luogo dove lavora. < Poi se non te ne frega una ceppa dimmelo tranquillamente, non mi offendo. Ma se mi rendo disponibile, sicuramente non è perché mi piace sparare stronzate senza senso… in quel caso perderei tempo a fare altro. >

22:39 Kizuko:
 La bambina ha trovato pane per i suoi denti ma la questo non la infastidisce, si sarebbe sentita peggio se avesse trovato un altro genere di persona accanto a lei, magari proprio una di quelle sempre pronte a fare la predica dall’alto della loro fortuna. Non può negare che quella ragazza non le dispiaccia ma la sfiducia che riserva a tutti è la stessa che riserva anche a lei, senza fare sconti a nessuno. Raccoglie le ginocchia al petto e se le abbraccia con quelle esili braccia tenendo il viso voltato nei riguardi di Kana, senza volersi perdere le sue espressioni e le sue parole. <Mi spiace deluderti ma io non sono ridotta così per chissà quale lavoro o allenamento.> schietta non si nasconde e dice le cose come stanno, la pura verità, e a denti stretti si decide ora di osservare le luci del villaggio, quello stesso villaggio che sente tanto lontano da lei. <Sei una contadina allora?> spiega tutto quello sporco su di lei e sui vestiti, e anche la puzza in verità ma non si sbilancia a dire altro soprattutto perché le orecchie vengono attirate dal suo parlare successivo. <Allora se non è per le cicatrici, perché mi hai chiesto se ho male?> ma ci arriva poco dopo. <Mh… perché ti sembro una che è appena uscita da una rissa probabilmente.> per i vestiti malconci e i capelli arruffati, ora le è tutto chiaro ci ha messo un po’ ma è pur sempre una bambina. Stringe i denti e non rifiuta, non si affretta ad allontanare la ragazza e la sua proposta, proprio perché in effetti potrebbe tornarle utile un simile unguento. Furtivamente cerca di adocchiare quella boccetta e l’espressione di Kana, diffidente cerca di valutare se ella dice il vero oppure no. <Tipo… da spalmare sui lividi?> quelli ne nasconde eccome, in più in un certo senso si sente sollevata nello stare accanto a una ragazza come quella anche se non sa dirsi il motivo. Nonostante questo la diffidenza è tanta, il cinismo la porta a pensare che nessuno fa qualcosa per niente, di conseguenza non si fida di quella improvvisa botta di bontà da parte di Kana. <E allora perché ti rendi disponibile verso una che non conosci nemmeno? Cosa vuoi in cambio di quella boccetta?> la guarda trafiggendola con lo sguardo. <Perché nessuno fa qualcosa per niente, mai.>

22:53 Kanako:
  [Volto Primo Hokage] Che ci sia un dettaglio in quei occhietti di quel bruno chiaro, sicuramente non lo si lascia scappare, ovvero che ella guarda esclusivamente quello che le interessa e soltanto con il suo modo di porsi, indifferentemente da come chiunque che la circondi, possa percepire il suo modus operandi. Semplicemente se ne frega altamente, che sia stato quell’attimo prima a presentarsi in quella totale diffidenza e mal umore, ma anche in un occasione dove la si trova curiosamente più allgrotta del solito. Un cinismo che non si leva neanche con il migliore dei suoi sorrisi, di quella disarmante spontaneità e di una durezza paragonabile ad un minatore. Ma se c’è una cosa che ora ella semplicemente ha mutato appena, solo per via di quel suo starsene più calma, è il rispettoso tempo che lascia alla Hyiga di sfogare la propria voce, finendo poi per sbuffare dalle proprie narici, smettendo di far ciondolare tra il pollice e l’indice quella boccetta, riponendola parzialmente dentro la propria tasca, ma lasciando che questa sporga un poco per rimanere a portata di mano. < Ed è corretto cara la mia Hyuga che non si è ancora presentata. > e le butta pure una frecciatina, ma nella maniera più delicata che quella grezza ragazzaccia possa permettersi al momento, paragonabile ad un elefante in una vetreria. < Che tu mantenga quella fottuta arietta diffidente e quel cinismo da ulcera. Se mi parti da così piccola, finirai solo di crescere con la testa sulle spalle, e non come certe fighette che non sanno nemmeno come pulirsi il culo. > Ed ecco rivelato a quanto pare il motivo di tutto quel buon umore da parte della castana, ma non mancando mai di esprimere quella propria essenza con la peggiore volgarità che si possa mai attribuire ad una ragazza. Parole che poi vanno ad unirsi ad un breve gesto forse un poco pomposo, o semplicemente per tenere le mani occupate, visto che andrà a stringere le braccia a formare un nodo sotto il livello del seno, aimeh, assente. < Poi, per come ti sei conciata… non me ne frega molto del come… per quanto mi riguarda puoi essere una che le prende dai tuoi genitori per farti diventare la più temibile dei ninja… oppure di essere una ladra, che la cosa non mi cambia. Quella merda è tutto un contorno… e si… eccetto che non vedo lividi in faccia… sembri comunque che le hai prese di santa ragione… ma… anche qui… è tutto un contorno alla mia domanda. Comunque si, si spalma… e si, sono una dannata contadina. >

23:05 Kizuko:
 È in grado di sollevare un sopracciglio ed è quello che va a fare, nonostante abbia imparato da poco a farlo dato che prima tendeva a sollevare entrambe le sopracciglia. Uno scetticismo che non l’abbandona e non vuol trovare pace, crogiolandosi in parole che non riesce a sentire come vere e dalle quali non trova sollievo. <Già, lo so, ma non mi sono dimenticata come mi chiamo, sia chiaro.> sbotta appena con un lieve sorriso che si solleva solo grazie ad un angolo della bocca andando a mimare quello che pare più un semi ghigno leggermente divertito. <Quando vorrò dirti il mio nome te lo dirò senza che nessuno mi debba dire di dirglielo.> insomma fa un po’ come le pare e piace a lei, non le importa delle convenzioni sociali esprimendo altresì un animo libero e senza regole. <Dunque solo questo? In cambio vuoi solamente che io rimanga me stessa?> non ci crede proprio per niente e addirittura posa le mani a terra e ruota l’intero suo corpo usando il sedere come perno per voltarsi in maniera completa e definitiva verso la ragazza. <Dove sta la fregatura? Non penso di cavarmela con così poco. Magari ora vuoi questo, ma appena metto la mano su quella boccetta mi chiederai denaro o favori, vero?> incrocia anche lei le braccia al petto sotto quel seno che ancora non esiste. <Cercate sempre di fregarmi con ogni mezzo.> eppure la desidera quella boccetta e la osserva, la brama con lo sguardo mordicchiandosi le labbra. Tamburella le dita sul braccio mentre pensa e cerca di prendere una decisione e nel frattempo fa intercorrere un po’ di minuti durante i quali non parla. <Bene, non ti avrei detto nulla del mio contorno in ogni caso. Non sono affari tuoi…> trattiene il respiro per un po’ e poi sospira ancora non convinta del tutto. <Quale terra coltivi? E’ una cosa di famiglia?> sapere il più possibile su di lei le da’ qualche sicurezza in più, così se finirà con il fregarla saprà dove andarla a cercare.

23:24 Kanako:
  [Volto Primo Hokage] Che l’altra continui a cercare di dimostrarle almeno espressivamente una forma di apatia, la cosa di certo non le cambia la vita, lasciando semplicemente che l’altra continui a squadrarla sul nascere, e lei invece studiandola con tutt’altri occhi indagatori, non di colei che vorrebbe cacciarsi dalle scatole qualcuno, ma semplicemente ammirare quel diamante grezzo che ha tra le mani. < Rmnh? Beh, semplicemente ti ho chiesto indirettamente il nome, per evitarti di chiamarti mocciosa… ma vedrò di limitarmi a chiamarti Hyuga…> e qui ammetterà senza problemi quello che è semplicemente una convenienza comunicativa, e null’altro. < Poi fai come ti pare… perché con me… e con chiunque altro, l’unica cosa che devi e morire… quello prima o poi tocca tutti… tutto il resto sei te a decidere. > e anche qui i suoi punti di vista estremisti non mancheranno di sbocciare dalla propria bocca come se non ci fosse un domani, liberando veleno, qualcosa che non dovrebbe neppure entrare nell’anticamera di una come lei per l’età che si ritrova. Ma ad una certa, un sopracciglio finirà ad alzarsi, lasciandole un aria volutamente dubbiosa, vedendo il continuo ribattere dell’altra, cosa che alla fine e farà vibrare una gutturale quanto breve risatina. < Che ti ritroverai di stronzi e pezzi di merda che ti vorranno fregare, questo tienilo sempre a mente. Ma per una buona volta puoi tenere a freno quei tuoi nervi e rilassarti… non ci guadagnerei nulla a fotterti… nemmeno nel vero senso della parola. > e forse quella non doveva dirla, ma si sa, o almeno si è sperimentato, che ella non ha riguardi sul proprio vocabolario, e nemmeno sull’età dei suoi interlocutori e interlocutrici. < E poi non me ne fotte nulla delle tue avventure… mi basta la mia merda e le stronzate moraliste di coglioni ben agiati per farmi venire la nausea… > insomma, oramai è un caso irrecuperabile ella, per quanto finirà semplicemente per sospirare ad una certa, come se un poco stia pian piano perdendo la pazienza. < Comunque a te la scelta… se ti va di accettare questa mia insolita benevolenza… cerca di farmelo capire tondo e chiaro… poi, nel caso di fregatura… puoi benissimo venirmi a trovare alla stalla delle vacche in centro, li dove ci sono le coltivazioni e serre… di notte non avrai di sicuro difficoltà a trovare un falcetto per sgozzarmi. > e non si fa neppure problemi a mettere a reppentaglio la propria vita, rivelando dove dorma, oltre che a spiegare la sua vita poco agiata.

23:40 Kizuko:
 E’ una mocciosa e come tale si comporta rimanendo ad osservare quella ragazza con uno sguardo che è tutt’altro che apatico, magari imbronciato e dubbioso, carico di diffidenza, ma quelle sopracciglia non nascondono quel che prova. La mano destra infine è quella che si muove, che si stacca dal braccio sciogliendo la posizione e va a tuffarsi in quella corta e folta chioma blu/nera; lì si gratta la cute con una certa foga giungendo fino alla nuca e dopo essersi soddisfatta in quel modo il braccio ricade sulle gambe. <Chiamami come ti pare, se ti voglio dire come mi chiamo te lo dico io, non mi serve essere spronata a farlo.> può chiamarla come le pare, che sia Hyuga o mocciosa, o pulce, o pezzente, non le interessa. Quello che ora vuole capire è se può fidarsi o meno della bontà di Kana, se può accettare quella boccetta a quel basso prezzo. La bambina non è una che si scandalizza dal linguaggio che viene usato, dando quindi l’impressione di esserne ampiamente abituata, senza scomporsi di un millimetro, per lei è normale. Solleva la spalle e si stringe come a voler gettare dietro di sé tutte quelle parole e quei discorsi che man mano la rilassando quel poco che basta da poter pensare di accettare quell’offerta. Il braccio destro ancora si solleva e questa volta si tende di colpo verso la ragazza a mano aperta, col palmo rivolto verso l’alto in una chiara richiesta. <Allora dammi la boccetta.> le buone maniere non le hanno insegnate a questa mocciosa. <Accetto questo tuo atto buono, ma sappi che hai torto su una cosa: non è vero che non ci guadagneresti nulla a fottermi.> e ripete papale papale la stessa parola senza problemi. <Io non ti conosco e sappi che esistono persone che si divertono a fottere in maniera gratuita per il semplice sadico piacere di fare del male.> la guarda intensamente. <Quindi tu dici che non ci guadagneresti nulla, ma non posso sapere se fai parte di quelle persone che si divertono e basta senza alcuna ragione.> è un discorso profondo e forse troppo articolato per una semplice mocciosa quale sembra essere lei, troppo piccola all’apparenza per poter vantare un vissuto simile eppure eccola là, a parlare di cose troppo più grandi di lei ma ben consapevole. I più potrebbero rimanerci male, potrebbero sconvolgersi, ma lei si è presa la confidenza di parlare a quel modo proprio perché le è sembrato di capire che con Kana può farlo, perché a Kana non frega nulla e sa che non verrebbe mai guardata male per il suo modo di pensare o parlare. <Ma hai ragione su un’altra cosa. La morte è l’unica cosa certa e ci lega tutti. Che tu sia ricco, povero, buono o cattivo… chiunque alla fine dovrà ritrovarsi sotto terra.> che siano parole sue o che semplicemente le riporta non ha importanza, ormai sono pensieri suoi.

23:53 Kanako:
  [Volto Primo Hokage] Un sbuffo trionfante e allo stesso tempo beffardo si fa strada sulle labbra e in quella espressione della giovane Kochiya, quanto basta alla fine per farla rilassare un poco per il risultato ottenuto, per quanto voluto solo ed esclusivamente nell’assecondare quella sua insolita bonarietà, portando l’indice destro a posarsi su quel palmo della mano dell’altra, giusto per farla abbassare appena un poco. < Questa era una risposta che volevo sentire. Ma scommetto le palle che non ho… che le botte le hai prese sulla schiena… si, ti darei pure la boccetta… e poi potresti pure rivenderla, non me ne fregherebbe… ma se hai una botta sulla schiena, quella mi frega più di una qualche moneta che potresti guadagnarti. > Insomma, alla fine il paragone suo è quello di rendersi disponibile sul serio, finendo comunque con l’altra mano di estrarre nuovamente la boccetta, tenendola tra le proprie dita. < E si… ma solo se avessi delle perversioni in tal senso… o se avessi intenzione di aprire un bordello illegale. Allora si, avrei un tornaconto a farti aprire le gambette da qualche maiale assetato di verginelle in calore. Ma da te, ora come ora non ci ricaverei una pagnotta a regalarti o spalmarti sta essenza su un tuo livido… > e qui almeno un breve sospiro finirà per farla un poco stare calma, finendo semplicemente per inclinare appena un poco il capo. < Quindi, per sto giro prova a fare finta che ti puoi fidare… poi per le altre volte, se vuoi mandami a fanculo se ti do fastidio… ma ora come ora, fammi sperimentare un po’ il rimedio della nonna su una pelle che non ho mai massaggiato. >

00:08 Kizuko:
 Kana ha vinto qualcosa che la ragazzina non può comprendere, non sa cosa si celi dietro ai gesti e alle proposte di quella ragazza ma una parte di lei le sussurra di rilassarsi almeno per questa sera e lasciare che qualcuno si prenda cura di lei. <Nh?> non comprende nemmeno perché ora le abbassi la mano e il dubbio si insinua, anzi una paura che per qualche secondo le fa credere di essere stata presa in giro, che ora quella boccetta non glie la darà, ma alla fine ciò che viene detto corrisponde alla giusta verità e la mocciosa non può che imbronciarsi arrossendo leggermente anche sulle guance per essere stata beccata a non avere un piano per come spalmarsi quell’unguento anche sulla schiena. <Certo che tu sei perspicace, come fai a capire tutte queste cose?> abbassa la testa e riflette su quello che ora dovrà fare per accettare l’aiuto di Kana, ovvero sollevarsi la canotta e mostrare molto più del dovuto a degli occhi estranei, anche se ha la consapevolezza che a lei non fregherà una beata mazza. E’ infastidita dalla situazione e stringe le mani sulle sue gambe secche secche. <Umpf, dubito di stupirti.> afferma dopo aver ascoltato quell’ammasso di parole che la ragazza ha deciso di rivolgerle per spiegarle la sua posizione, che abbia o no del tornaconto, ora la mocciosa deve per forza farsi spalmare quell’unguento sulla schiena e non vede altro modo. Si gira facendo ancora perno col sedere e da’ la schiena alla ragazza, le mani si adoperano in fretta e furia per alzare la canotta senza levarsela e la tiene arrotolata contro il collo. La schiena che viene mostrata è attraversata da diverse e molte cicatrici, alcune si intravedono anche al collo e si presuppone che continuino sotto quel colletto, ma quel che interessa di certo a Kana sono quei lividi violacei che decorano quella candida schiena. Alcuni si trovano a livello delle costole avvolgendo appena i fianchi, altri sono lungo la colonna vertebrale, alcuni nella zona lombare e altri sulle scapole. <Spalma pure, sono pronta.>

00:25 Kanako:
  [Volto Primo Hokage] Il capo si abbassa appena, oltre che reclinandosi un poco nel momento stesso che i suoi occhi captano quella vivacità di colore sulle goti della giovanissima, avendola colta in fallo su qualcosa che effettivamente, aveva oltre che di una certa logica, un qualcosa che lei stessa conosceva benissimo come difficoltà, ma senza mostrare espressioni particolari questa volta, se non quel leggero sorriso rassicurante sulle labbra. < Solo un qualche anno di vita ingiusta in più… e conosco in parte quella testardaggine… e quante volte mi sono trovata costretta a dover sopportare o farmi toccare da gentaglia. > e fortuna che sta parlando solo di lividi e dolori, lasciando semplicemente il tempo all’altra di darle la schiena, vedendo come questa sia decisamente costellata da cicatrici, lividi e tagli come se non ci fosse un domani, cosa che semplicemente, finisce di intenerire a suo modo quella giovane, un sorriso decisamente più caloroso che l’altra non potra scorgere, senza voltarsi, finendo per sedersi alle sue spalle, divaricando le gambe in modo da “circondarla” con esse a fianco a lei, e mettersi essenzialmente comoda. < Ed ecco cosa mi nascondeva la piccola Hyuga… ma capisco… non sono un bel vedere… Comunque… le gambe mie le vedi… se senti male… non farti problemi di restituirmi il favore. > e si, oltre ad essersi messa comoda, semplicemente la incita a un permesso in più, ovvero quello di martoriare quelle gambe secche di lei, quelle che mostrano diversi segni di sbucciature sulle ginocchia, e graffi a non finire da ortica e erbe spinose, con diverse ferite che si sono già rapprese da un pezzo. Ma non indugerà oltre, incominciando a spalmare settorialmente prima la crema per coprire e mettere un po’ di unguento in maniera equa su ogni livido a portata d’occhio, senza massaggiare, ma solo lasciandosi la giusta dose sparpagliata qua e la. E solo dopo, con frizioni delicate, inspiegabilmente delicate e fresche di quella sostanza, che incomincerà a massaggiare sulle zone lese, pronta ad incassare eventualmente qualche colpo.

00:39 Kizuko:
 Deve ingoiare quella specie di affronto solo perché lei è più grande e ha qualche anno in più e di conseguenza esperienza maggiore, solo per questo appare molto più intelligente e logica rispetto alla mocciosa, ma come è anche giusto che sia. La piccoletta non può che far tesoro e imparare, in silenzio e senza ribattere, perché di orgoglio ne ha a sufficienza ma sa quando frenarsi per non apparire stupida. <Non ho mai incontrato qualcuno come te.> poteva essere un complimento, ma quel tono stizzito lo fa sembrare un insulto ed è difficile allora capire che cosa intenda la mocciosa ed è impossibile, data la posizione, per Kana notare quel viso che ormai si sta rilassando sempre di più. Kana sa come prenderla, sa cosa dirle e come dirlo, e sa come metterla a suo agio, per la bambina è qualcosa di nuovo, certo quella frase un po’ infelice da’ modo alla mocciosetta di mordersi le labbra, spellarsele con i denti per mangiucchiarsi la pelle. <Questo è solo l’involucro esterno.> pronuncia a riguardo della sua schiena, della pelle e dei segni che porta sul corpo. <Comunque non mi farò alcun problema a pestarti.> cambia subito argomento ed accetta ben volentieri di picchiarle le gambe nel caso sentisse troppo dolore, ed è quello che in effetti succede alla fine: Kana inizia a spalmare l’unguento dopo averne messo un po’ in giro, e il dolore lo sente, le attraversa ogni fibra nervosa e non si risparmia in colpi. Pugni e pizzicotti che vengono dati con forza e stress contro le gambe della giovane Kana, prezzo che si è offerta di scontare. <Tutto sommato… hai mai pensato di lavorare in ospedale?> il tocco delicato si scontra con i modi rozzi, ma sa come approcciarsi per bene a quella sottospecie di paziente che è la mocciosa.

00:52 Kanako:
  [Volto Primo Hokage] << Hmn? Potrei anche crederti… di solito sono una testa calda dalla mattina fino a quando non mi spengo… però si… mi sarebbe piaciuto anche a me tempo fa beccare qualcuno che mi smettere di essere testarda… e così faccio quello che di tanto in tanto mi sarebbe piaciuto provare… >> qualcosa che semplicemente si può tradurre in semplice ricevere del calore umano da parte di qualcuno della propria stessa prospettiva. Lo ha dimostrato parlando che disprezza chi ha varcato quella soglia in cui si sta agiati, ma quel fondo inferiore, dove le persone sono arcigne dal nascere, li si che la difficoltà di trovare persone bevole si fa più alto, ma allo stesso tempo anche con quello con lo status più elevato. Prezzo che si paga nel restare in quella feccia, prezzo che poi si assume anche quando va a scatenare del dolore sulla schiena della bimba, sentendo quei colpi, quei pizzicotti sulla nuda pelle delle sue gambe, ma semplicemente stringerà i denti, dovendo sopportare sicuramente meno rispetto all’altra, ma continuando il proprio operato, con tutta calma, seguendo quei bozzi e quelle bolle di sangue sottocutanea. < Verrei cacciata il giorno dopo… li c’è gente che pretende di essere curata per un raffreddore, e non ci mette molto ad insultarti per qualcosa che reputa come dovuto… preferisco così sinceramente… sono io nel caso a scegliermi i miei pazienti e di chi prendermi cura… almeno non ho un orario… E poi… in ospedale dovrei essere pulita tutti i giorni, ciò significa che avrei una casa… quindi no… non me lo posso permettere… dovrei prima guadagnarmi quattro mura… >

01:02 Kizuko:
 Il panorama davanti a sé non è tanto male, c’è la notte e ci sono le ombre, tutto è tranquillo e tutto la rilassa, soprattutto ora che sta provando un po’ di quel calore umano che è mancato nella vita di entrambe a quanto pare. <Non è mai troppo tardi se è quello che vuoi.> fa spallucce ma non si muove troppo dato che Kana le sta spalmando la crema. Quello che sta accadendo è nuovo alla mocciosa forse tanto quanto lo è per Kana, che forse si siano trovate, simili nella loro diversità, forse si completano e si comprendono o forse si è trattato solo di un momento. Dalla prospettiva e dagli occhi della bambina è tutto molto diverso, pur essendo così giovane ha un modo di vedere il mondo molto cinico e crudo, lo stesso che forse ha anche Kana. I loro contorni forse sono simili, ma anche se non lo fossero, le hanno portate ad essere in quel modo e a trovarsi in un qualche modo. Rigidi i muscoli della mocciosa mentre viene spalmata da quell’unguento, dalle mani di una ragazza abituata a lavorare la terra. <Avere una casa non vuol dire essere puliti, però.> stringe la pelle sulle gambe di Kana tra le dita per via di un’altra fitta di dolore, non urla e non geme però, stringe i denti e sopporta. <Ne sono un esempio, ma non ti farò il torto di invitarti a casa mia, no, non te lo auguro. Te lo risparmio, direi meglio la stalla.>

01:14 Kanako:
  [Volto Primo Hokage] Sentire quella manina della piccolina stringerle la gamba, le ricorderà la sensazione delle dure croste che le decorandole gambe, quando queste si piegano quel poco che basta per dare fastidio e bruciore, qualcosa che però, ora come ora, non la smuove più di quel tanto, focalizzandosi essenzialmente su di quel dovere che si è volontariamente assunta, visto che il costato, le spalle e in parte la schiena, sono stati fatti a loro modo, ora le tocca passare a quelle zone dove è ben consci anche lei, che il male si farà sentire eccome, per quanto delicata possa essere lei: ovvero la zona lombare, incominciando con la calma a lenti massaggi rotatori con i pollici, tangendo appena con le dita. < Bah… sinceramente mi va bene così come sono…> e finirà semplicemente di fare spallucce, come se alla fine, per quanto ingiusta, quella vita non le dispiaccia, rispetto che nel vivere nella bambagia, lasciando semplicemente che l’altra anche se a sprazzi, continui a parlare di se in un qualche modo, che sia attraverso delle domande, o che sia attraverso qualche strana affermazione di lei. < Beh, lo prenderò come una sorta di invito comunque, e ti ringrazio… ma nel caso… e qui leva via il tuo orgoglio… nel caso in cui dove dormi, sai di ritrovarti per terra a dormire… allora meglio che passi la notte in una stalla, almeno con il fieno, i lividi non ti romperanno, e potrai dormire… ma se ti aspetta qualcuno a casa e con la mano pesante facile… allora fai finta che non ho detto nulla. >

01:26 Kizuko:
 Si irrigidisce e pare guadagnare qualche centimetro di altezza per quanto si stia rizzando sul terreno, i muscoli tutti tesi e contratti per far fronte a quel dolore che arriva e si avventa sulla sua carne come un mostro vorace. Le mani si stringono ancora di più e più forte sulle gambe di Kana e questa volta la testa viene abbassata di colpo per cercare di nascondere un gemito strozzato di dolore. Occhi stretti stretti, ben chiusi tanto da formare delle piccole rughette la intorno e i denti vengono così chiusi tra loro da farle male alla mascella. Non piange per così poco non deve nemmeno trattenersi, ma non può evitare di contorcersi dal dolore rischiando persino di peggiorare quanto sta succedendo. <Brava.> sussurra a denti stretti. <Anche io mi piaccio così. Sono e sarò forte… avrò una marcia in più rispetto a chi è cresciuto… nell’agio.> sbotta riuscendo a finire di parlare tra un picco di dolore e l’altro, preferendo mangiarsi il suo silenzio per tutto il resto delle parole che Kana le dice, prendendo la parola solo dopo che il dolore sembra diminuire e la ragazza si avvicina alla fine del suo atto benefico. <Grazie dell’invito, ma allora devo rifiutare.> non desidera mettere nei guai l’unica persona che le abbia offerto dell’aiuto disinteressato. I capelli blu/neri ormai le sono finiti davanti agli occhi, quello sguardo che viene tenuto chiuso e quella bocca così tesa nascosta alla vista della ragazza che essendo dietro non può vederla. <Tra l’altro mi sa che si è fatto tardi, sai?> storce il naso e la bocca dato che l’idea di andarsene non le piace, ma deve, è quel vincolo che la riporta alla dura realtà e che le fa capire che non è poi così libera come crede e vuol far credere.

01:37 Kanako:
  [Volto Primo Hokage] Quella stretta di lei, in quel suo contorcersi in quel dolore causato dalle sue mani, non lo scaccia, lo accetta per come lo ha accolto, fastidioso, anche doloroso, sentendo quelle unghie penetrare a momenti la propria pelle, ma se ha iniziato di propria mano, di propria mano finirà, abbandonando ad una certa finalmente la presa su quella schiena dolorante dell’altra, conscia di aver fatto mettere in modo una guarigione almeno più rapida di quello che si sarebbe l’altra dovuta sopportare altrimenti, finendo per sporgersi un poco in avanti, in quel unico momento di generosità e di contatto umano che le è permesso, che le è concesso, dando un semplice buffetto con le labbra sulla schiena di lei, in un punto sano, annunciando in quella maniera affettiva, o come le sarebbe piaciuto ricevere, la fine di quella tortura. < Vedrai che il tuo atteggiamento darà i suoi frutti. E lo capirà solo chi ha i tuoi stessi occhi, non quelli da Hyuga ovvio. > perché si, quelli non significano niente se non un’appartenenza ad una linea di sangue, nulla di più al suo di occhio. Parole che poi si accompagnando con delicate pacche, in modo da liberarla definitivamente, dandosi un breve colpo di reni, per sollevarsi da terra, e lasciando libera l’altra di andare dove meglio creda, o restare li. < Bene… direi che è tardi si… meglio che te corri allora… io invece mi beccherò solo poche ore di sonno, e poi prima che sorga il sole, sarò già ad annaffiare… neanche posso dormire… mannaggia che giornata del cavolo… ma almeno ho sclerato meno del solito. > o forse di più, dipende da come la si guarda, ma semplicemente darà un occhio all’altra, attendendo altre sue risposte, prima di salutarla con un breve cenno della mandritta, lasciandole la boccetta, con quello che ne rimane, una metà abbondante per altri lividi che lei può raggiungere da sola. // End

01:45 Kizuko:
 Quella sana tortura ha fine, ma almeno è un dolore che può e deve sopportare in vista di una guarigione, non è che niente che la faccia soffrire per davvero e questo la mocciosa riesce a capirlo benissimo, non prova nessun rancore infatti ma solo una profonda gratitudine che non esprimerà a parole per via del suo essere così testarda. Ha però la strana consapevolezza che questo, Kana, possa perfettamente capirlo e al momento non ci pensa e si prende solo quella fine annunciata dal posarsi delle labbra della ragazza sulla sua schiena e dal movimento che sente dietro di sé della ragazza intenta ad alzarsi. <Bene, chissà.> risponde alle sue parole e intanto abbassa nuovamente la canotta facendo molta attenzione a non rovinare tutto il lavoro svolto dalla ragazza e quindi si alza in piedi con molta calma voltandosi nuovamente verso di lei. <Uhm… allora ti ringrazierò a modo mio.> ingenua o forse no, va a pretendere che l’altra si abbassi verso di lei e intanto per andarle incontro, la mocciosa si alza sulle punte, così prova a mollare un rapido bacio sulle labbra di Kana, un gesto ingenuo e infantile, ma che cozza un po’ forse fuori luogo o non necessario, ma la ragazzina sembra conoscere solo questo modo. <Buonanotte. Mh, e mi chiamo Kizuko.> pronuncia afferrando la boccetta e andandosene via dopo averla salutata. //end