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Braccia in più van sempre bene

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Giocata di Lavoro

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con Jikan, Kanako

Una sera tranquilla accompagna i cittadini nella foglia verso le ultime ore del giorno, illuminando le loro teste con la luna crescente e il cielo stellato. I più interessati non esiterebbero a stendersi sul proprio prato per contare quei puntini luccicanti, ma se qualcuno si riposa, d'altra parte, c'è anche chi lavora. Questo è il caso per il distretto lavorativo di Konoha che, pur essendo le nove di sera, sembrava ancora alle prese con la propria routine. Mercanti, fabbri, conciatori, coltivatori, sarti: tutti si radunavano lì per produrre le grandi opere di artigianato che sarebbero poi finite in ogni dove. Gente che solleva travi di legno, lavoratori che trasportano i materiali da un negozio all'altro: insomma, nonostante la tranquillità dell'ormai imminente notte loro non sembrano intenzionati a riposarsi. Quel baccano in parte è dovuto dalla fine dell'estate e dalla necessità di accumulare beni e materiali prima dell'inverno, ma non solo per quello. In mezzo a tutta quella gente c'è anche chi è alle prima armi, gli esordienti, e anche chi cerca lavoro. Di branche ne esistono molte, anche se tendono a raggrupparsi sotto un unico maestro del mestiere, pertanto c'è l'imbarazzo della scelta. Chi gode di molta pazienza può tentare la fortuna nel ramo dei pescatori e sperare di essere il nuovo a battere il record per il tonno più grande. D'altra parte chi pensa di avere il pollice verde può dedicarsi all'agricoltura, diventando un coltivatore. Questo gruppo è forse quello che più si dirama in una specializzazione diversa, coprendo tutto il villaggio. Sì perché ne fà parte chi si occupa della serra per conto dell'ospedale, chi tende agli olivi in collina e anche chi cammina sulle distese di grano. Chiunque fosse stato interessato ad apprendere i rudimenti del mestiere, si sarebbe recato verso l'insegna con il tipico simbolo della falce. [Ambient]

21:48 Kanako:
 Dire che ella sia ben vestita in questo momento è un bel parolone, dove quello che si porta addosso, sicuro l’aiuta con le temperature estive, e soprattutto la sera l’aiuta un poco a rinfrescarsi, ma di certo quei vestiti che ha indosso hanno visto tempi migliori. Partendo da una semplice canotta che ha perso del suo candore del bianco, pantaloncini in jeans corti fino a metà colpaccio oramai logori e strappati in vari punti, e per finire comode scarpe da passeggio oramai anneritesi da tutto quello che hanno solcato. Una stracciona nel vero senso della parola, con uno sguardo decisamente poco propenso ad essere allegra in questo momento, mentre vaga per la cittadina, fino a che, tra le varie cose, le sue iridi color nocciola, non finiranno di adocchiare quello che viene raffigurato come una falce su di una insegna, inclinando lievemente il capo a lato e facendosi valutativa per un qualche secondo. < Hmn… direi che non ho altra scelta… non ho molta pazienza e qui sicuro almeno una stalla me la daranno per la notte… > borbotterà ella tra se e se, prima di incominciare a muovere i suoi passi verso quella struttura, in quella distesa di edifici commerciali e artigianali, decidendo di farsi avanti nell’effettivo in quella branca lavorativa.

Dopo aver approcciato la simbolica insegna si viene accolti da una porta aperta emanante una luce calda. Si può intravedere che al suo interno vi sia molto movimento ma, in particolare, si nota una figura femminile alle prese con quello che gli esperti del settore definirebbero come rinvaso. Una donna sulla trentina con una t-shirt color avorio, una salopette verde e dei guanti poco più grandi della sua mano. I suoi capelli sono bruni e vengono approssimativamente raccolti in una coda, la sua fronte ogni tanto gocciolava ma ella sembrava rimediare a questo problema con un panno bianco, già visibilmente sporco. Riempie i vasi del terriccio, crea una piccola fossetta e piazza all'interno la pianta da rinvasare, già privata della maggior parte delle sue lunghe radici. Lavora su un banco di ferro piuttosto sporco, che probabilmente non vede una spugna da un paio d'anni. Sopra a questo v'è una cassa piena di piccoli arbusti che avranno sì e no tre anni, oltre a quest'ultima sono stati appoggiati, con sorprendente precisione, molti attrezzi tra cui forbici dalle diverse dimensioni e cesoie. In volto la donna menzionata sembra essere molto nervosa, lo si capisce dallo sguardo serio e dai denti stretti, oltre che grazie ad alcune parole. < Bah, ma non è possibile. Guarda Eichi, questi li abbiamo ordinati ieri, guarda. > Continua a scuotere il capo mentre osserva quei piccoli alberelli che, a occhi inesperti, potrebbero sembrare in condizioni decenti. < Ti giuro che se me ne arrivano altri così non faremo più affari con la cascata. E non mi interessa ma, mi e mo, ci parlo io con il mercante. > Si rivolge a un certo Eichi che, dopo averla ascoltata, senza degnarle di una risposta, torna a riordinare i vasi in base alla loro dimensione. Entrando in quella stanza ci si accorge di quanto sia apparentemente piccola, perché infatti bisognerebbe entrare in quella successiva per trovare un enorme deposito oltre che ad altre piccole strutture e postazioni per lavorare o fare dei test. Quello, infatti, è il centro dei coltivatori di Konoha e racchiude tutto ciò di cui loro hanno bisogno. Dagli strumenti ai libri, per arrivare perfino a mensole ricche di semi e fertilizzanti, che tuttavia non sono gratis. Kanako, vedendo quella donna a occupare il banco principale, avrebbe presto realizzato che è lei la responsabile di quel centro. [Ambient]

22:14 Kanako:
 Non è un caso poi, una volta varcata la soglia del Centro dei Coltivatori, che ella incominci a darsi immediatamente un occhiata nei dintorni, finendo semplicemente per osservare prima di ogni altra cosa, i vari elementi che sorreggono vari materiali ed utensili agricoli di vario genere e forma, oltre che di varia utilità, per quanto anche la semenza ed i fertilizzanti, raccolti nei loro sacchi, non mancando di pendere al suo occhio. Sguardo che poi si rifà alle narici, incominciando ad inalare quell’aria di terriccio ed umido, finendo essenzialmente per espirare quell’aria pesante che si respiri, lasciando che quel stesso sospiro finisca in una qualche strana maniera di palesare la sua presenza, oltre che motivando i primi passi, ad avvicinarsi in direzione di quel bancone di lavoro utilizzato da quella donna dall’aria decisamente nervosa e poco propensa alle trattative in casi negativi. Solo uno sguardo verrà dedicato a quella figura nominata come Eichi, uno sguardo di circostanza e di riflesso, osservando dove egli vada a sparire e depositare i vasi da riordinare, mentre ella si farà pian pianino sempre più vicina alla figura femminile, mantenendo le mani forzatamente lungo i fianchi, invece di nasconderli all’intero delle tasche frontali dei propri Jeans, levandosi almeno via quella cattiva abitudine, per quanto manchi nell’aspetto decisamente trasandato, se non per i capelli ed il corpo i generale che risultano miracolosamente puliti. < E’ lei per caso la responsabile? Vorrei fare domanda di assunzione, anche solo come semplice manovalanza. > E sul serio si ridurrà a chiedere il minimo, senza alcuna pretesa alcuna, senza aspirazioni, accontentandosi del minimo del minimo, almeno finche possa guadagnarsi qualche soldo per dormire dentro una stalla.

Non subito la giovane ragazza riesce a catturare l'attenzione di quella che pare essere a carico della struttura, forse perché il lavoro in cui è impegnata porta via gran parte della sua attenzione. Al momento opportuno, cioè dopo aver rinvasato l'ennesimo acero, degna a lei di un semplice sguardo interrogatorio, che presto viene corretto con un sorriso forzato, per via del nervosismo. <Uh?> Chiede inizialmente, per poi rammentare quanto è stato detto da ella giusto qualche istante prima. < Ah sì. Mokoochiii! Braccia in più! > Urla il nome di qualcuno in direzione della porta appena dietro alla sua postazione. A quanto pare non è lei a gestire quel genere di cose, anzi, a dire il vero non è nemmeno lei il "capo" se così si vuol dire. Semplicemente quella donna, il cui nome è ancora ignoto alla ragazza, ha il ruolo di supervisore, guadagnato dopo anni di lavoro come coltivatore. < La porta dietro di me. > Dice poi, dando un ultimo sguardo a Kanako, prima di riprendere a travasare il terriccio da una parte all'altra. La giovane dalla carnagione chiara avrebbe dovuto varcare quella porta, entrando, di fatto, nel magazzino. Più che percettibile il netto cambio di umidità da una stanza all'altra, che avrebbe trovato chiunque impreparato. La temperatura, in quella stanza enorme dalle pareti grigie, è di almeno dieci gradi più bassa. Una volta entrata nel magazzino avrebbe avvertito facilmente alcuni passi provenire nella sua direzione e infatti, da uno di quei corridoi separati da alti scaffali, proviene un uomo dalla statura minuta. I capelli, che sfumano dal biondo al grigio, tradiscono l'età di quel vecchietto, ma non solo, perché le vere protagoniste sono le rughe. Un uomo vissuto, quello, uno che ha passato gran parte della sua vita a prendersi cura di ciò che più ama: i suoi campi. Una maglia a maniche lunghe mostra in alcune parti la figura del suo corpo, per via del sudore; sembra essere l'unico accaldato nonostante l'umidità della stanza. Scendendo in basso con lo sguardo si notano dei pantaloni bluastri piuttosto consumati e delle scarpe antinfortunistiche grigie, con alcuni linee arancioni. Cammina verso di lei e non proferisce niente, almeno non fino ad essersi avvicinato. < Oh. Buonasera. > Afferma con tono tranquillo e sguardo felice, quel vecchietto non potrebbe fare del male a una mosca neanche se lo volesse. < Mi hanno chiamato, quindi significa che ti piacerebbe dare una mano come coltivatrice. > Pronuncia quelle parole lentamente, con il suo ritmo, non può che trasmettere molta calma con tutto quel suo fare pacato e in pace con il mondo. < Bene, molto bene. Delle braccia in più fanno sempre comodo. > Ragionamento inattaccabile il suo. < Hai mai avuto qualche esperienza con gli ortaggi o con le piante? > Poi senza aggiungere altro, si avvicina al muro sulla sua sinistra, accende una luce fredda a neon, e osserva una pianta posta precedentemente sul tavolo. < Un piccolo Olmo. > A quanto pare è stato messo lì perché qualcosa non va. Sulle foglie si possono notare una serie di chiazza bianche e, sempre sotto di esse, si sente come un materiale setoso, tipo ragnatela. < Sapresti individuare che problema ha questo arbusto? > [Ambient]

22:49 Kanako:
 Si lascia tranquillamente ignorare inizialmente, lasciando ed osservando l’altra come si destreggia con il travaso, finendo semplicemente per annuire una volta soltanto quando viene usato il termine “braccia”, non fiatando minimamente a quel termine o a quell’urlo, finendo poi per annuire una seconda volta quando ella le indica la porta alle spalle della donna, tenendo ferma questa volta la testolina castana, ma non mancando di muovere le proprie labbra e far vibrare la propria voce. < Va bene, grazie. > mormorerà ella, girando quindi intorno a quella figura, e di conseguenza varcando la porta di quello che poi, ai suoi occhi apparirà come un locale dedicato come Magazzino, chiudendo la porta alle sue spalle, per ovvia educazione del caso, visto che l’ha trovata chiusa, e da li rimarrà semplicemente in attesa, nulla di più e nulla di meno, lasciando che il suo sguardo si rivolga con una certa curiosità laddove il suo udito la guida a quei rumori di passi, almeno, finche la presenza di quella persona dall’aria di chi ha vissuto metà della sua vita, le si palesi davanti, annuendo rigorosamente al suo lieto saluto. < Buonasera anche a lei. > dirà ella senza troppi filtri o enfasi, se non mantenendosi ferreamente al classico dell’educazione, per poi restarsene quieta quando l’altro prende parola, zitta come in una cattedrale, se non quando arrivano dei quesiti per lei. < Sinceramente parlando, se non nel annaffiare qualche pianticella quando pulivo in casa di qualcuno… no, nessuna esperienza > denotando anche che si è dilettata alle pulizie domestiche, almeno come esperienza lavorativa a quanto pare, ma chissà con quanta valenza effettiva. Ma il peggio avviene quando le viene mostrato quel piccolo Olmo, chinandosi quanto basta per potersi concedere un’occhiata a quella pianta, soprattutto quando le viene chiesto di individuare il problema. < Hmn…> e non esiterà nemmeno di tastare le voglie, rigirandole, e girandoci più e più volte attorno, prima di riprendere a parlare. < Ha delle chiazze bianche, e c’è della roba tipo ragnatela… non è che è impestata da qualche tipo di insetto che la sta lentamente facendo ammalare… o che sia effettivamente ammalata? Di solito una pianta… almeno quelle normali sono solo verdi… >

Determinare i problemi che riguardano una pianta senza esperienza non è affatto facile, soprattutto perché nel caso delle "malattie" si potrebbero nominare un sacco di parassiti, ciascuno con dei sintomi differenti. Ciò che però Mokochi vuole verificare non è tanto la sua conoscenza, di quella non gli interessa, ma la sua capacità di osservare. < Hai un buon intuito. > Si lascia andare in questo sentito complimento per poi rivelare la risposta corretta. < Infestazione da Ragno Rosso. > Esserino, quello, dalle dimensioni quasi microscopiche, davvero difficile da individuale ma altrettanto gravoso per le piante. Sottrae la linfa alle foglie, portandole alla morte, e ogni volta che lo fa lascia delle piccole chiazze bianche su di esse. Oltre a ciò facilita il suo spostamento tessendo delle ragnatele che, poco a poco, ricopriranno l'intero vegetale. < L'importante è saper guardare, le piante comunicano ciò di cui necessitano. Bisogna solo essere capaci di comprendere il loro linguaggio. > Frase, quella, che ha detto a tutti i suoi lavoratori almeno una volta. < Le foglie puntano un po' troppo verso il basso e sono secche? Ha sete. Le foglie diventano gialle? Troppa luce, oppure è stata annaffiata sopra e il sole l'ha bruciata. > Dopo aver fatto quest'ultimo esempio gli viene un attimo da ridere, ma questa risata viene trattenuta per lasciar spazio a una piccola spiegazione di quanto ha appena detto. < Hai presente no? Il classico effetto della lente d'ingrandimento e i raggi del sole. L'acqua, se finisce sopra alla pianta e quindi sulle foglie, fa la stessa cosa. > Per lui è molto importante parlare di questo evento perché è uno degli errori più tipici che chi è alle prime armi commette, convinto che basti annaffiare le piante, così a caso, senza prestare attenzione. < Se mi dici che sei disposta a imparare e soprattutto a osservare, io ti posso prendere fin da subito e inizi da domani. > Pone questa come condizione, sempre con la sua calma, che lo caratterizza e rende lui una persona piuttosto facile da gestire. Non se la prende quasi mai, sotto questo punto di vista, infatti, è un capo perfetto. [Ambient]

23:16 Kanako:
 Che l’altra incominci a sentirsi dei complimenti, la cosa sembra decisamente rincuorarla, tirando un bel sospiro di sollievo, portando una mano sul fianco, ma mandritta, piegando il gomito a formare un angolo a novanta gradi, mentre un breve sorrisino beffardo si disegna sulle labbra, cosa assai normale per la sua giovine età che si ritrova. < Sono andata un po’ con la logica… da totale inesperta… per quanto si vede che qualcosa non va. > insomma, è evidente che non ci capisce ancora un tubo nell’effettivo, ma almeno, che sappia riconoscere che c’è qualcosa di anomalo, questo almeno c’è come capacità in lei. Ma eccola poi tornare in ascolto ella con i consigli del nonno, inclinando appena un poco il capo a lato, cercando di farsi ora seria nuovamente, quanto basta alla fine per annuire circa a quanto da lui illustrato a parole, per quanto il suo divertimento verrà lasciato da parte per quelle parole che si faranno un poco confuse, per quanto serie. < Ma in quel caso… non basta annaffiare la mattina prestissimo o al calar del sole? L’acqua ha il tempo di asciugare, e se resta qualcosa, è nella terra, e non può bruciare la pianta, visto che non arriva luce nella terra. Soluzione di una perfetta ignorante, pronta ad eventuali critiche. > e si para subito con le mani alzate, come se volesse partire prevenuta in tal senso con quella sua ipotesi, almeno finche non le viene parlato subito di assunzione, cosa che la fa esaltare non molto, con gli occhi che si spalancano per un breve dall’emozione, prima di scuotere il capo un paio di volte per darsi contegno. < Per me non ci sarebbe alcun problema iniziare da subito… ma hai per caso un angolino in una stalla dove posso piantarmi a dormire? Da squattrinata per ora un appartamento non me lo posso ancora permettere, e poi dedurmi fin da subito l’affitto di quell’angolino, basta che ci sia una coperta e del fieno. >

Il vecchio non ha più dubbi su di lei: è seriamente convinto che, se si impegna, può diventare una maestra del mestiere. E' così per tutti, infatti spesso chi eccelle è proprio chi è in grado di stare attento a quei piccoli dettagli che la maggior parte delle persone trascurano. < Non si tratta solo del sole ma anche dell'aria, quindi la pianta magari non si brucia ma si secca per via di questa. Poi, come ben sai, per crescere hanno bisogno di acqua e sole insieme, non servirebbe annaffiarle verso. > In ogni caso avrebbe presto imparato quei trucchetti del mestiere. < Perfetto, allora ti aspetto domattina alle otto. > Orario univoco, quello, che vale per tutti i coltivatori. Sanno che in prima mattina devono ritrovarsi proprio in quella stessa struttura per ricevere indicazioni da Mokochi. < Ci troviamo tutti qua di mattina, poi in base alle richieste e alle necessità io comunico a ciascuno cosa bisogna fare e dove. > Magari Kanako si aspettava di trascorrere sei ore ogni giorno sullo stesso campo, ma in realtà il sistema adottato da quella compagnia ha lo scopo di far fare mansioni diverse in ambiti diversi. Solo in quel modo si ha modo di imparare, almeno di questo ne è convinto l'anziano signore. < Uh... una stalla? > Domanda, incredulo di ciò che ha sentito. Nel mentre, però, viaggia con la mente e pensa se effettivamente ha un posto in cui la ragazza può passare le notti, almeno per quel momento. < C'è una cantina con una brandina, qui sotto. > Con l'indice indica verso il basso. < E' un po che non si usa, ci dormiva la guardia notturna ma ora non ne abbiamo più una. Puoi usare quella, ma solo per poco, non voglio vederti lì per più di un paio di settimane. Meriti una stanza più decente, come tutti. > Come ogni vecchietto del paese, ha a cuore che i più giovani trascorrano la propria vita in ambienti migliori di quelli in cui lui ha vissuto da bambino. La ragazza, in ogni caso, si sarebbe potuta permettere di affittare casa con il primo stipendio dato che da quella sera, almeno, può dire di avere un impiego. [END]

Entrata nei Coltivatori per Kanako. In una sera tranquilla la ragazza mette piede nel distretto dei lavoratori e, notando come questo sia movimentato, si approccia alla struttura dei Coltivatori simboleggiata da un'insegna con la tipica falce da grano. Dopo un breve dialogo, con tanto di piccola prova, viene ammessa dal noto capo, Mokichi Komatsu.

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