Serata improvvisata, cena improvvisata e amicizia improvvisata
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Giocata del 07/04/2019 dalle 12:35 alle 15:21 nella chat "Centro di Kusa"
[Terzo Cerchio | Strada principale] La vita di un ninja non è fatta solo di allenamenti, combattimenti e missioni. In mezzo a tutto ciò, a fungere come elemento di distacco, vi è la vita del villaggio di appartenenza; non tutto, possono godere di questo privilegio, in particolare probabilmente questo è uno dei rimpianti più comuni dei ninja traditori. Proprio perché uno shinobi non pensa solo al lavoro, talvolta è giusto concedersi qualche passeggiata per le strade o dei momenti di svago. Il giovane Kakuzu, quella sera, si trova a vagare per le numerose strade del terzo cerchio: a tutti noto come il fulcro delle attività per i giovani. Il sole, ormai, è al tramonto e ovunque guardi, Jikan, non può vedere altro che una massa di persone spostarsi, di locale in locale. Le strade sono ravvivate dalle luci colorate dei locali notturni che, a differenza dei normali negozi, prediligono colori accesi come il verde, il magenta e il ciano. Il suo vestiario non ha subito variazioni dall'ultima volta in cui è uscito di casa: la sua tipica felpa che riprende i colori del mare profondo, unita ai suoi neri pantaloni, a sfociare, poi, verso i suoi nudi piedi. Non è facile, per uno come lui, rimanere a lungo in quell'atmosfera caotica. Dopo qualche minuto di camminata, infatti, sente il bisogno di prendersi una pausa, di staccare anche se l'intento iniziale era quello di entrare in uno di quei locali. Impossibile non udire il suono della musica, in quei vicoli, giacché rimbomba attraverso i muri degli edifici. Prosegue verso la strada principale finché non giunge a uno dei numerosi ponti sospesi: essi sono una costante caratteristica del villaggio e connettono le varie zone della città. Cammina su questo ponte e poi, a metà, si ferma. Ad attirare la sua attenzione vi è un leggero venticello, che tuttavia sembra provenire dall'esterno del villaggio. A contribuire, ovviamente, c'è anche il fattore dell'altitudine, che tuttavia non lo sembra preoccupare. Nel frattempo molti altri passi si compievano, alle sue spalle, mentre lui stava appoggiato alla ringhiera. Per un attimo chiude gli occhi e alza di poco il mento, lasciando che quell'aria lo inebri del tutto. Perso in quel breve ma intenso momento, mormora qualcosa tra sé e sé. < Incredibile... non c'è cosa più bella. > Forse qualcuno di molto vicino l'avrebbe sentito. [ChkOff][Guanti Ninja | Vambracci] [Terzo cerchio - Ponte] E’ una splendida serata in quel di Kusa, non poteva sperare di meglio per fare una tranquilla passeggiata al centro, lontana dalla sua solita e vuota routine. Le temperature primaverili ormai sono più che alle porte e il freddo è un ricordo ancora prossimo e ben lungi dall’essere lontano, ma non ci si lamenta, del resto è tutto quello che potrebbe desiderare al momento. Percorre quelle vie del terzo cerchio immersa in quell’atmosfera, in quei colori caldi nati dal gioco di luce del sole prossimo al tramonto. Lei, la giovane ragazza, non è nessuno se non un piccolissimo granello in mezzo ad una moltitudine di qualcuno, una figura alta appena un metro e mezzo dall’età non ben definita ma sicuramente giovane. Snella, delicata, polsi e caviglie fini e dita affusolate, per non essere alta si potrebbe definire slanciata in un certo senso, una figura quasi etera con quei capelli lunghi e albini, ma non totalmente bianchi giacchè sembra che in essi ci siano varie sfumature leggere che vanno dal rosa ad un azzurro davvero tenue, dipende dalle luci e dai riflessi. Una pelle molto bianca e morbida, sensibile al caldo e facilmente arrossabile al tocco; gli occhi sono celesti e in essi si riflettono le luci colorate dei locali e dei negozi, senza infastidirla, adornati da un leggero trucco rosa appena accennato, affusolati come quelli di un gatto ma per niente spigolosi nella forma. Indossa un kimono primaverile e leggero, di un colore rosa pastello delicato, dal colletto spunta il bordino bianco della veste che si indossa al di sotto, mentre in vita è chiuso e stretto da una fascia color azzurro pastello che si chiude dietro la schiena allacciandosi in un fiocco morbido e non vistoso. Il kimono le arriva fino alle caviglie lasciando scoperte parte delle caviglie e i piedi, i quali sono comunque coperti da un paio di calzine bianche e il tutto si conclude con dei sandali infradito. Al suo seguito c’è un gatto nero che la segue senza che ci sia bisogno che lei lo controlli o lo tenga al guinzaglio, è una creatura libera e liberamente segue la ragazza che conosce da tutta una vita anche se la ragazza stessa non sembra ricordarlo dato che i suoi ricordi più remoti risalgono solamente a una settimana fa. Del suo passato, oltre quella settimana, non ha alcun ricordo, eppure quel gatto la segue come se fossero insieme da sempre e lei non glie lo impedisce di certo. E’ un felino di piccole dimensioni, completamente nero e dagli occhi gialli, la coda ben dritta e intanto zampetta dietro la ragazza, la quale non sta facendo altro che una passeggiata, passi che la portano nei pressi di uno dei tanti ponti che collegano i diversi luoghi del villaggio, caratteristici e senz’altro molto belli, e lei decide di percorrerlo con tranquillità, guardandosi intorno, osservando quello che per lei è a tutti gli effetti un villaggio nuovo e sconosciuto, nel quale ancora fatica ad orientarsi. Nota un ragazzo, fermo nel mezzo ad occhi chiusi, preso a godersi un chissà quale momento portato dal vento e riesce a strapparlo un dolce sorriso, soprattutto dopo aver udito le sue parole. <E’ rigenerante?> azzarda una domanda proprio verso quel ragazzo, sperando di non disturbarlo più di tanto. [Terzo Cerchio | Strada principale] Quel suo momento viene interrotto, ma non forzatamente poiché presto sarebbe stato comunque terminato. Qualcuno lo sente e, per un attimo, sembra partecipare in quella sua meditazione interiore. Solo in pochi riescono ad apprezzare veramente ciò che la natura ha da donare, Jikan è uno di questi, per quanto, come dimostrato qualche giorno fa, non abbia paura a considerare di sradicare un albero intero. Non si tratta di contraddizione, bensì un costante conflitto con il suo tipico pragmatismo e il pensiero spirituale, caratteristico di qualsiasi molti Shinobi. I suoi si aprono, dando la possibilità a quel colore ambrato di riflettere tutte le luci che lo circondavano. Si volta in direzione di quella voce che, con un'insolita delicatezza, s'intromette nel suo spazio personale. Nota l'incarnazione della purezza, manifestatasi attraverso l'innocente viso di una bambina. Quei colori, così chiari, predominano e lasciano spazio a numerose domande, che tuttavia sfocerebbero nella maleducazione. Guardando il suo modo di vestire, subito, il giovane dai capelli corvini pensa di avere a che fare con una figlia di aristocratici. Non è comune aggirarsi nel terzio cerchio vestiti in quel modo, con quella eleganza, sia nel vestire che nel modo di fare. Una formalità a cui lui non è abituato, per quanto professi sempre di voler scontrarsi seguendo i dogmi imposti dalla regola del rispetto. Ad accompagnare la candida, tuttavia, sembra esserci l'esatto opposto: un felino dalla scura peluria, il cui unico contrasto è presente negli occhi aranciati, simili a quelli del Kakuzu. Solo ora realizza di doverla guardare, giusto di un poco, con gli occhi verso il basso. Ma non è la sua altezza ad essere sbagliato, quanto più Jikan ad essere troppo alto per la sua età, che sia anche questo un sintomo della sua innata non ci è dato saperlo. Ora, però, deve rispondere a quella domanda. Per un attimo è incerto su cosa dire, perché il suo rapporto con ciò che è rigenerante non è come quello di tutti. Per lui la rigenerazione è questione di cuciture, per altri è un ricovero in ospedale, ma forse per questa ragazza è l'aria fresca. < Suppongo di si. > Afferma, sottolineando, con quel verbo, la sua incertezza. Di fronte a un simile approccio, tuttavia, non si ferma. Si toglie il guanto dalla destra, rivelando la sua mano per quello che è. Numerose cicatrici nere la decorano, per quanto abbiano poco a che fare con le canoniche decorazioni, poste tra una falange e l'altra a connettere gli intervalli di pelle. Dopodiché si china, nel tentativo di accorciare la distanza tra lui e la creatura pelosa. Avvicina la mano verso il suo muso, tenendola verso il basso e aperta: non vuole risultare minaccioso nei suoi confronti, per questo lascia che sia il gatto, eventualmente, ad interagire con essa. < È tuo? > Abbozza un mezzo sorriso, alzando lo sguardo verso la ragazzo, un chiaro segno a voler evidenziare la bellezze di quell'animale, probabilmente data da un proprietario premuroso. < Io sono Jikan, comunque... > No, no l'ha scordato: presentarsi è fondamentale perché accorcia il distacco che c'è tra una persona e l'altra, vanificando lo stato di estraneo.[ChkOff][Guanti Ninja | Vambracci] [Terzo cerchio - Ponte] Attende con pazienza che il ragazzo si ridesti dal suo momento di raccoglimenti, non è da lei disturbare ma quello strano comportamento l’ha attirata così tanto da costringerla e fermarsi e parlare, un po’ insolito per lei ma non ha il timore di rapportarsi con le altre persone. Condivide, pur senza saperlo, l’amore per quella natura che circonda tutti quanti loro, impossibile per lei sapere che anche l’altro è dello stesso avviso. Un particolare molto strano ma piacevole lo riscontra in quei piedi nudi, come se l’altro volesse rimanere il più possibile a contatto con la stessa natura, ma sono solo supposizioni di una ragazzina che non sa nulla di colui che ha di fronte, né del mondo che gira intorno a lei. Mantiene quel suo sorriso anche quando egli le rivolge lo sguardo, uno sguardo ambrato e aranciato, un po’ le ricorda quello del gatto che la segue costantemente, particolare che accentua quel suo delicato sorriso, sollevando giusto appena la testa per via della differenza di altezza. Lo osserva in silenzio, pensando che anche egli stia facendo le sue supposizioni e pensieri a riguardo di chi si è trovato davanti, ovvero lei, non gli mette alcuna fretta dunque, accogliendo, quando lui parla, quelle prime parole. <Perdonami, non volevo disturbarti, sembravi intento in un momento di raccoglimento e la mia curiosità ha vinto.> ammette arrossendo appena e trattenendo una piccola e dolce risata che nulla ha che fare con il prenderlo in giro, anzi, è una risata rivolta a se stessa, al suo essere così sciocca. <A cosa ti stavi riferendo con quella frase?> pone un’altra domanda, conseguenza della sua curiosità, per poi abbassare lo sguardo sulla mano che viene snudata, pregna di strane cuciture, almeno per lei, ma non si sofferma più di tanto per non risultare maleducata e preferisce allora degnare il gatto del suo sguardo, sorridendo intenerita mentre il ragazzo si abbassa per porgere la mano alla creatura. Il gatto, ancora senza nome per il momento, va ad annusare guardingo la mano che gli viene offerta, le orecchie piegate all’indietro e gli occhi che si assottigliano leggermente, infine si siede lì sul posto, dritto come una perfetta statuina ma senza strusciarsi o donarsi in coccole, semplicemente accetta quella presenza accanto alla ragazza. <Presumo di si. Non ne ho ricordo, ma lui è sempre stato la mio fianco e mi segue ovunque vada.> risponde lei con sincerità. <Ti piacciono i gatti?> una domanda come le altre, senza alcun secondo fine e di certo non per cedere a lui un animale che liberamente scegliere di seguirla, non sente di avere alcun diritto su quel gatto, lo lascia libero di vivere come preferisce, le dona il cibo e l’acqua necessari, pronta a prendersene cura se necessario. <Oh, che maleducata!> esclama dopo aver sentito il ragazzo presentarsi, e solo dopo compirebbe un profondo inchino, accompagnato dalla sua voce. <Io mi chiamo Chiyoko, così mi è stato detto, ma solitamente mi chiamano Usagi.> per via della sua naturale pettinatura, che presenta due piccoli e lunghi ciuffi posti ai lati della testa, come a ricordare, appunto, due orecchie morbide e bianche di un coniglio. [Terzo Cerchio | Ponte] I primi momenti in cui si conosce una persona sono sempre molto bizzarri, perché fortemente condizionati dal carattere di ambo le parti. Persone molto espansive non incontrano alcuna difficoltà, anzi, spesso riescono a cavarsela con una certa facilità, senza provare alcun imbarazzo. Con chi è meno pratico, come Jikan, è molto più difficile, perché l'attimo di socializzazione va ampliato gradualmente, in una sfumatura crescente, il cui scopo è quello di mettere ambedue a proprio agio. < Non preoccuparti, non mi hai disturbato. > Afferma, prima di tutto, perché è importante togliersi via questa mentalità di aver arrecato problemi per un semplice tentativo di comunicare. Un amico, in quel momento, avrebbe fatto più che bene a Jikan. Le giornate, ormai, le passava sempre ad allenarsi, a studiare i rotoli e a svolgere il suo lavoro. Tutto ciò senza un attimo di pausa, senza qualcuno a cui rivolgersi per svagarsi, nel pieno della serietà e dello stress che quel modo di vivere comporta. Sorride, compiaciuto, nel vedere che la ragazza, in contesti come quelli, si lascia prendere dalla pura curiosità, giacché è un "problema" che condivide. < Mi riferisco a quella sensazione. > La frase lascia spazio a ulteriori domande, ma presto avrebbe specificato. < Come quando calpesto il terreno. > Risulta facile, dunque, capire perché lui, a differenza di altri, preferisca non indossare calzature. Vuole avere un contatto vivo, a pelle, vuole provare la sensazione dei suoi polpastrelli che si adagiano sulle superfici. Non ci pensa assolutamente di privarsi di quei momenti solo per la conformazione sociale di indossare dei sandali, o ancor di più delle scarpe. La conversazione prosegue e ora i dubbi s'incentrano proprio sulla Candida. Sembra che non abbia la più pallida idea di ciò che le capita, come se fosse stata privata dei suoi ricordi. Pur essendo incline a provare interesse per queste cose, Jikan, decide di non infierire. Conviene che qualsiasi sia la questione, probabilmente, è personale e il luogo in cui si trovano non è il più adatto per fare certi discorsi. < Sì, ma non riuscirei a prendermi cura di uno. > Un animale richiederebbe troppe attenzioni e lui non se la sentirebbe di accudirne uno. Spesso è fuori casa, vuoi per lavoro o per volontà personale, e non riuscirebbe a garantirgli i beni di prima necessità. < Come vuoi che ti chiami? > Domanda, non capendo bene la questione del nome. Per lui il nome è uno solo e tale resta, ecco perché non concepisce la piaga, che affligge il mondo ninja, dei soprannomi. Una cosa, per lui, ha un solo modo di essere chiamata ed è ciò a definirla, non ci sono alternative. Cosa ci fa, una ragazza dal fare così ordinato ed educato, in quell'ora e in quel posto? Quesito legittimo, tanto che il Kakuzu non si fa problemi a chiederlo. < Posso chiederti cosa ci fai da queste parti? > Dopo l'interesse, tuttavia, viene la necessità. In tal caso quella di Jikan è di procurarsi qualcosa da mangiare e da bere: l'ora di cena si sta avvicinando e giungono a lui distinguibili odori di cibo. < Hai già cenato? > Aggiunge, infine. Per quanto questo possa essere interpretato come un invito a mangiare qualcosa con lui, in realtà si tratta di una normale domanda. Ecco, forse nemmeno il giovane sa se vuole effettivamente invitarla a mangiare qualcosa. L'unico momento in cui la certezza l'ha accompagnato è stato quando, un paio di settimane prima, si è recato alla sede del clan. [ChkOff][Guanti Ninja | Vambracci] [Terzo cerchio - Ponte] Le relazioni sociali sono molte e complesse perché attraversate la molte sfaccettature e tutto dipende dal carattere che ogni persona possiede, ma al momento sembra che entrambi se la stiano cavando piuttosto bene, almeno per quello che ne può sapere la ragazza. Ovviamente appena lui le riferisce che non c’è da preoccuparsi per un disturbo mai avvenuto, la ragazza evita di farsi troppo problemi e pare rilassarsi molto più rispetto a prima. <Meno male allora.> ammette con un sorriso più rilassato e divertito, desiderosa comunque di conoscere le altre risposte alle sue domande. Nemmeno lei ha molti amici, non ne ha nessuno se non il gatto, ma non sa se considerarlo tale o meno, alle volte ha l’impressione che sia una sorta di protettore, un kami incarnato che la segue per prendersi cura di lei, le piace fantasticare. <Oh, capisco.> ammette dopo aver ascoltato la sua risposta, abbassando ancora una volta lo sguardo ai suoi piedi. <Sei in comunione con la natura, effettivamente non c’è niente di più bello.> sincera in quello che è a tutti gli effetti un genuino entusiasmo per quella passione condivisa. <Anche io… io adoro stendermi ed osservare il cielo notturno, le stelle e la luna. Sentire il vento sulla pelle, il calore del sole, insomma… uhm…> si ferma quasi di colpo osservando il ragazzo, conscia di star inondando le sue orecchie di troppe parole non richieste e un accentuato rossore le colora le guance. <Parlo troppo?> preferisce chiedere piuttosto che risultare irritante, non vuole rovinare così quel suo primo rapporto sociale. Torna a guardare ancora il gatto quando si torna su quell’argomento, mentre la bestiola decide di pulirsi un po’ il pelo, leccandosi le zampine che poi passa sul muso, muovendo le orecchie come se fosse in ascolto. <E’ un impegno, ma lui è abbastanza indipendente. Un animale selvatico e libero, io me ne prendo cura quando ha bisogno di me, in casi contrari preferisco lasciarlo libero di scegliere.> ammette con dolcezza pronunciando il suo pensiero, ma capisce perfettamente quello che il ragazzo vuole dire. <Puoi chiamarmi come preferisci, io rispondo ad entrambi i nomi, ma Usagi è quello al quale sono più abituata, quindi puoi scegliere quello.> alla fine non è altro che un nome, un modo in cui viene chiamata sempre, molto spesso. In effetti Chiyoko le è stato detto solo una volta, a titolo informativo. <Da queste parti? Bhe… cerco di spezzare la mia vuota routine. Mi piace questa atmosfera, mi piace passeggiare di sera, sempre meglio che rimanere chiusa in casa, ecco.> una piccola risata accompagnata quel dire, sembra ristoratrice come bere un bicchiere d’acqua fresca. <E tu? Cosa fai da queste parti?> rigira la domanda e poi prosegue scuotendo appena la testa. <No, e ho una gran fame! Ti va di mangiare qualcosa insieme? Se non ti sembro troppo sfacciata, ovviamente.> il gatto solleva il muso per osservare la ragazza e così rimane, mentre lei continua ad osservare il ragazzo, in attesa ora di una risposta a quello che è un invito a tutti gli effetti. [Terzo Cerchio | Ponte] Ecco, forse da parte del giovane non ci sono motivazioni così nobili. Cioè, da lui non parte un desiderio di restare a contatto con la natura. Più che altro è una questione di sensazioni e percezioni che prova nel farlo, quindi dietro a tutto ciò si cela il desiderio di sentirsi reale, di sentirsi vivo. Questo perché certe cose si provano solo in una condizione di vitalità, dove è il corpo e ciò che vive il corpo a essere al centro dell'attenzione. Però decide di non andare oltre, quindi lascia semplicemente che sia la ragazza a completare le sue frasi, ad aggiungere quel pezzo mancante, per quanto sia, secondo lui, errato. D'un tratto s'interrompe, preoccupata di qualcosa di irrilevante. Forse è insicura quando parla, forse ha timore di quel che gli altri possono pensare di lei. Tutto, solitamente, ha origine nel passato. Chi è timido lo è fin dall'infanzia e poi questa caratteristica viene portata avanti nel tempo, restando immutata. Sono rari i casi in cui qualcuno cambia radicalmente di carattere. In ogni caso, qualsiasi cosa sia, lui non la può sapere. < No, no. Figurati... > Dice, immediatamente, nell'intento di farla proseguire in tutto ciò che ha da dire. La discussione torna a concentrarsi sul gatto, ma ormai Jikan sta già pensando ad altro, ecco, a mangiare, per esempio. Si alza, favorendo il dialogo con la ragazzo, piuttosto che le interazioni con il gatto. Anche il guanto della mano sinistra viene sfilato, entrambi, infine, entrambi vengono riposti nella tasca dei pantaloni. I motivi per cui i due si aggirano in quelle strade sono analoghi, tuttavia il Kakuzu si ferma un attimo a pensare al suo, tanto per non essere ripetitivo. In effetti anche lui deve staccare dal lavoro, ma oltre a questo, forse, vuole cogliere dettagli su cui mai si è soffermato. < Anche io... più o meno. Negli ultimi giorno ho dovuto studiare molto e non mi sono mai preso una pausa. E poi mi piace girare per questo paese, guardare come cambia nel tempo, vedere cose che prima non vedevo. > In quel villaggio, come in tutti gli altri, non mancano i cantieri e le ristrutturazioni, così come i locali che chiudono e che riaprono. Ogni strada, se visitata in giorni diversi, presente dei suoi cambiamenti e a lui piace proprio essere presente per poterli notare. < Sì, volentieri. > Risponde alla domanda con non poco imbarazzo, non tanto creato dall'attrito, che può o meno esserci, quanto più dall'essere impreparato. Non ha la più pallida idea di dove poter mangiare da qualche parte, pur avendo abitato a Kusa per almeno due anni. Il fatto è che non visita quasi mai il terzo cerchio. < Di solito non vengo mai in questa zona... quindi non conosco molti posti. Però se ci affidiamo alle insegne possiamo trovare un posto in cui fanno buon cibo. > Dai ristoranti veri e propri, ai chioschi e ai bistrot. C'è un po' di tutto a dire il vero. Pur essendo quel cerchio dedicato, prevalentemente ai locali notturno, non mancano dei posti in cui potersi togliere lo sfizio della fame. Le mani verrebbero messe nelle tasche, con i gomiti rivolsi verso l'esterno. A quel punto avrebbe iniziato a camminare lentamente per la strada principale, con un passo lento affinché anche la ragazza lo possa seguire. < Ti piace tutto? Hai intolleranze o particolari preferenze? > Prima di tutto è importante capire quali sono le sue esigenze e poi si può pensare a dove mangiare un boccone. [ChkOff][Guanti Ninja | Vambracci] [Terzo cerchio - Ponte] Che lei faccia considerazioni errate o meno è del tutto naturale e logico non conoscendo la persona che ha di fronte, può quindi andare avanti per congetture, per quello che riguarda lei e i suoi gusti, sta poi al prossimo correggerla se dice qualcosa di sbagliato e incorretto, ma se ciò non avviene ella rimane convinta delle sue errate convinzioni, credendole giuste. Sorride con quel rossore che si espande sul viso, abbassando la testa per un solo istante mostrando quel suo tratto vulnerabile all’insicurezza, nonostante Jikan la rassicuri sul fatto di non star parlando troppo. Le basta poco in realtà, se riceve risposte simili allora da per scontato che il proprio modo di fare piaccia e non sia irritante, dunque può anche non regolarsi e lasciarsi andare ulteriormente. <Io sono una persona piuttosto curiosa e tendo a fare domande a volte senza pensare di poter essere invadente, ma non lo faccio con cattiveria te lo assicuro!> porta le mani avanti con un sorriso e una piccola risata. <Quindi se dovessi fare domande indelicate, non farti problemi a dirmelo.> ci tiene a precisare prima di tornare nel suo silenzio, in attesa che l’altro risponda alla sua domanda che ella stessa gli ha rigirato. Passeggiare, nulla di segreto o arcano in quella scelta di essere qui e ora, in questo momento, ad orario di cena. <Studiare?> il viso pare illuminarsi. <Anche io sto studiando molto a casa, mio padre vuole che vada in accademia con un minimo di preparazione.> ammette con una leggera ombra che sembra turbare quel viso così delicato per un solo istante, fugace ad occhi poco attenti. Sorride più allegra e insieme a lui, dunque, si avvia per la strada alla ricerca di un posto adatto dove cenare, prendendo l’occasione di rispondergli in maniera più completa ora. <Passeggiare permette anche a me di conoscere meglio questo villaggio. Io credo… di aver sempre abitato qui, ma non posso esserne certa. I miei ricordi risalgono a circa una settimana fa, quindi questo villaggio è come se mi fosse sconosciuto in un certo senso. Così come questo gatto… o il volto dell’uomo che dice di essere mio padre.> dona così una risposta a quel turbamento che prima l’aveva colta parlando del padre. Sembra però non lasciarsi troppo abbattere, infatti si lascia andare ad una risata divertita ed imbarazzata allo stesso tempo. <Quindi non ho per niente idea di dove potremmo andare a mangiare, ma come dici tu… seguiremo l’istinto delle insegne!> sembra piuttosto euforica all’idea e si pone al fianco del ragazzo mentre camminando, mentre il nero gatto segue la ragazza con la coda ben dritta e le orecchie in allerta. <Io mangio di tutto, mi piace mangiare. Ecco… adoro i dolci, il riso, la carne… mangio un po’ di tutto ma proprio non sopporto il pesce grigliato!> solo quel tipo di cibo, oltre alle verdure da sole, si guarda intorno, beandosi di ciò che vede e cercando di memorizzare ogni cosa. <Tu invece hai preferenze? Magari riusciamo a trovare un locale o un chiosco che accontenti entrambi.> propone cedendo a lui la parola. [Terzo Cerchio | Strada principale] Distrarsi è facile in una strada come quella, dove le imprese si scontrano su chi è il più bravo ad attirare clienti. Non mancano offerte speciali, distribuzioni di volantini, così come enormi scritte colorate poste sui muri degli edifici. Si potrebbe dire di avere l'imbarazzo della scelta, quando in realtà l'effetto creato è quello di una confusione. Quando troppe cose giungono, tutte insieme, all'occhio, non si può che rimanere disorientati di fronte a quella forte impronta promozionale. Dopotutto lo scopo finale è sempre lo stesso: arricchirsi e i proprietari di quei locali, che sicuramente possiedono già molti Ryo, fanno di tutto per avere successo nel loro intento. Proprio perché è distratto non riesce a cogliere del tutto i discorsi della ragazza, anche ella potrà notare, infatti, che il suo sguardo è totalmente perso, alla ricerca di chissà cosa. Un dettaglio, però, non può fare a meno di giungere al suo orecchio. < In che senso i tuoi ricordi risalgono a una settimana fa? > Le possibilità sono molte e hanno già iniziato a pervadere la mente del ragazzo. Un lavaggio del cervello? Plausibile ma per quale motivo? Oppure è qualcosa di più grave, forse è una malattia e allora in tal caso la sua domanda è del tutto fuori luogo, oltre che a essere segno di maleducazione. < Riso, anche a me piace molto il riso. > Ma non solo, da questo punto di vista si può dire che abbia un palato piuttosto esigente. A lui piace quando il riso è curato nella sua preparazione ed è arricchito da molti aromi, quali quelli di erbe tipiche o, ancor di più, alcolici. No, non è un alcolizzato, ma trova intelligente la scelta di rendere più saporito un cibo semplice come quello. < Mai provato il riso aromatizzato al Sakè? > Nel frattempo continua a camminare, finché non nota un posto che sembra catturare la sua attenzione. L'insegna è enorme anche se per nulla originale, raffigura una ciotola di riso, uova e pollo con delle bacchette vicino. < Che ne dici di quello? > Il braccio viene disteso in quella direzione, permettendo all'indice di mostrarle l'insegna. Osservando con più attenzione, si può notare che è un locale molto grande e spazioso. Si può anche intravedere che ogni tavolo è in uno scomparto a sé, permettendo a chiunque di mangiare con una certa riservatezza. I prezzi, stampati vicino alle vetrate, non sono né troppo alti né troppo bassi, quindi rientra nella media. Dopo aver posto la domanda, il ragazzo avrebbe rivolto il suo sguardo alla Candida, alzando di poco le sopracciglia, in attesa che lei acconsenta o meno. Non ci sarebbe stato alcun problema in una sua negazione, in tal caso avrebbero proseguito sempre in quella strada e alla ricerca di un altro locale. [ChkOff][Guanti Ninja | Vambracci]
Giocata del 07/04/2019 dalle 17:38 alle 21:33 nella chat "Centro di Kusa"
[Terzo cerchio - Locale] Persino lei si distrae con tutte quelle luci e colori, leggendo le varie insegne e ricercando una qualche immagine che possa stimolarle maggiormente la fame. Cerca il posto giusto non è semplice bisogna infatti tener conto dei costi, i quali devono essere equilibrati, ne troppo alti ne troppo bassi, indice di qualità. Inoltre bisogna scegliere l’ambiente corretto per una serata come quella e di certo l’apparenza è un fattore molto importante, benchè non si debba mai giudicare attraverso di essa. <Nel senso… che è come se mi fossi svegliata una settimana fa, dal nulla. Prima di quel giorno non ricordo altro… mio padre ha detto che sono stata in coma, ma non mi ha detto il motivo.> non sa nemmeno se crederci, ma dopo tutto perché mai non dovrebbe credere ad un uomo che si sta prendendo cura di lei? Sarebbe una persona davvero ingrata. <Però vedo il lato positivo: ho molto da scoprire di quello che mi circonda e anche su me stessa!> nonostante si faccia sentire il peso dell’ignoto che non la fa sentire completa, la rende una perfetta sconosciuta allo specchio, ma lei ricerca sempre qualcosa di positivo. Continua a camminare sentendosi decisamente a suo agio, insieme al gatto che tiene tranquillamente il passo destreggiandosi tra le gambe degli altri avventori senza perdere di vista la ragazza albina. <Uh… aromatizzato al sakè? Non l’ho mai provato. Dici che è buono? In questo caso potrei assaggiarlo!> è alla riscoperta di tutto, persino dei sapori, e segue con lo sguardo il dito del ragazzo che va ad indicare un locale che sembrerebbe perfetto. L’insegna non è nulla di che, ma l’immagine che presenta le piace molto e le stimola l’appetito, inoltre i prezzi sono nella media e l’ambiente è perfetto: grande il giusto da non essere troppo dispersivo o claustrofobico e con la possibilità di avere la propria intimità nei privè. <Mi piace!> esclama mentre i celesti occhi brillano di appetito e voglia di sedersi a mangiare con Jikan. <Vieni, chiediamo se hanno un posto.> detto ciò si avvierebbe avanti, seguita dal gatto, ma una volta varcato l’ingresso si fermerebbe come colta da un improvviso imbarazzo ed incapacità di fare altro, attendendo dunque il ragazzo e che magari sia lui a chiedere, come sopraffatta da quell’ambiente così nuovo per lei. [Terzo cerchio | Locale] Una storia interessante, la sua, degna di essere sviscerata per venirne a capo. Ha un ché di surreale, bisogna ammetterlo, e mancano dei pezzi al puzzle affinché questo sia completo. Conoscere il proprio passato è una lotta che tutta, prima o dopo, devono intraprendere. Il Kakuzu, come prima cosa, corruga la fronte non appena sente la parola coma. Perché non tutti possono dire di essere entrati in uno stato come quello e di certo non è una bella cosa, dev'essere successo qualcosa per ridurla in quel modo. Forse come si comporta ora non è nemmeno il reale modo in cui si atteggiava prima di entrare in coma, forse sta solo conversando con il rimasuglio di un incidente. Meglio non pensarci ulteriormente, perché rischierebbe di rovinare tutto. A farlo sorride, d'altra parte, vi è il giusto spirito con cui lei affronta la cosa. Per fortuna il discorso cambia; più che altro la questione è che Jikan, quando si tratta di parlare a lungo sul passato, sulla storia e sulle persone, alla lunga si sente a disagio e non riesce più a parlare. < A me piace. > Eccolo che si svincola il prima possibile, perché non oserebbe mai dire che un cibo è buono per tutti o in generale, non si prenderebbe mai una tale responsabilità. La segue mentre si avvicina all'entrata, una volta varcata la porta vengono avvicinati da un cameriere. Indossa un kimono nero, ornato da una fantasia floreale dorata, un vestito che, pur essendo di colore diverso, richiama quello della ragazza. Il Kakuzu, senza ulteriori indugi, chiede un tavolo. < Buonasera. Un tavolo per due. > Chissà cosa avrà pensato, in quel momento, il cameriere. Forse ha semplicemente pensato al suo schema mentale dei tavoli per trovare un giusto, adatto a due persone. Costui li fece accomodare, dopo averli condotti in un corridoio su cui erano posti tutti i tavoli. Come già detto, questi erano fatti a stanzetta, quindi attorno a ogni tavolo si ergevano dei muri di carta. In quelle salette vi era l'essenziale: delle panche su cui erano posti dei cuscini su cui sedersi, un tavolo poco più alto di queste, una tovaglietta in bambù e delle bacchette. < Molto bello questo posto. > Lo è veramente, forse hanno beccato l'unico locale in cui si può mangiare bene e con un prezzo nella norma. Di li a poco, presto, il cameriere sarebbe tornato da loro per chiedere l'ordine. Nel frattempo avrebbero avuto il tempo di scegliere cosa mangiare. < Vediamo... Riso aromatizzato al Sakè e un piatto di Tamago. > Poi il suo sguardo si sposta su quello della ragazza, per un attimo si concentra proprio sui suoi occhi. Lui è convinto che attraverso questi si possa leggere, letteralmente, la persona. Non vuole farsi vedere, tuttavia, quindi, per distrarla, domanda:< Hai detto che ti iscriveranno all'accademia, giusto? Se posso chiedere... cosa ne pensi della carriera che ne consegue, quindi del ninja? C'è un qualche motivo che ti spinge a diventarlo? > Poi, si accorge di essersi dimenticato la sua inesperienza con i sapori. < Ah, scusami, sai già cosa ordinare? > Però a quanto pare sa che non le piace il pesce grigliato, quindi, se proprio avrebbe potuto ordinare quello crudo, o ancor di più fritto. [ChkOff][Guanti Ninja | Vambracci] [Terzo cerchio - Locale] Nemmeno la ragazza rimane a lungo a fossilizzarsi sul suo passato, più che altro perché non c’è niente da dire, nulla da raccontare, niente che valga la pena di essere approfondito. Tutto quello che sapeva lo ha detto, ne più, ne meno, e non si sente nemmeno poi così tanto a suo agio nel chiedere invece la storia del ragazzo, dopo tutto lei è la prima persona che egli incontra in una passeggiata tranquilla, perché mai dovrebbe raccontarle i fatti suoi? Sorride verso il ragazzo continuando a camminare in quella serata dove il sole è ormai tramontato, gettando il villaggio in balia di nuove ombre e giochi di luce. <Lo assaggerò allora.> sperimentare le piace, non disdegna questo lato di sé, e annuisce una volta sola mentre sposta lo sguardo leggermente indietro per essere sicura che il gatto continui a seguirla e non si sia perso da qualche parte. Una volta entrata nel locale, dunque, si ferma nell’attesa che Jikan raggiunga il suo fianco, mentre il gatto si siede educatamente accanto alla ragazza, ma purtroppo per lui gli animali non sono ammessi in un locale simile e questo è chiaro fin da subito. <Ehi, dovresti aspettarmi fuori, qui non ci puoi stare.> piegandosi in avanti, ingobbendo la schiena, andrebbe allora a spingere delicatamente con le mani il gatto fuori dalla porta, il quale non è per niente felice e fa un po’ di resistenza iniziale miagolando indispettito, ma alla fine non gli resta che sedersi fuori dalla porta e lì rimanere. La ragazza gli sorride e poi torna dritta ad affiancare il ragazzo. <Buonasera.> saluta anche lei in maniera educata la cameriera e rimane per un po’ imbambolata a guardarsi intorno, rendendosi conto solo qualche secondo dopo che entrambi hanno iniziato a muoversi verso il posto più adatto per il ragazzo e la ragazza. Affretta il passo per seguirli, osservando il luogo e i presenti, quale tipologia di persona questo locale possa attirare, osservandone le espressioni facciali senza voler origliare o farsi gli affari altrui. Una volta giunta al posto si mette a sedere in maniera decisamente composta, tornando ad osservare il ragazzo dritto negli occhi, ma non per molto dato che la cameriera giunge per le ordinazioni. <Oh… uhm… del riso aromatizzato al sakè anche per me per favore. Poi vorrei del sashimi di salmone, un paio di onigiri al tonno, del melon pan dolce e del tonkatsu, grazie!> esclama raggiante alla sola idea di poter mangiare, manifestando tutta l’intenzione di nutrirsi e non poco, si vien da chiedere dove metta tutto quello che mangia ma per fortuna ha un metabolismo molto veloce. Solo in seguito torna a concentrarsi sul ragazzo e sulla sua importante e delicata domanda, per niente da sottovalutare dato che la risposta da dare non può essere scontata. L’espressione si adombra ancora un poco andando a scurire leggermente quei celesti occhi che però non peccano mai di menzogna. <La carriera ninja è importante come difesa del villaggio e chi ci vive. Offre opportunità di lavoro, opportunità per ampliare i propri studi, le proprie conoscenze o la propria forza, ma è una carriera molto rischiosa non è certo come fare il panettiere, ecco.> accenna un sorriso agrodolce. <I ninja sono maledetti da una duplice essenza. Sono umani e ninja, quello che potrebbero desiderare come persone molto spesso non possono averlo o farlo come ninja. Perché la missione viene prima di tutto, perchè gli ordini del capo villaggio sono indiscutibili. E penso che sia molto difficile far combaciare questa dualità.> conclude quell’inizio di pensiero che le è stato richiesto. <Per quanto riguarda me, mio padre desidera che io intraprenda questa carriera. Mi sta insegnando apposta almeno le basi dato che devo recuperare molto da quando mi sono svegliata. Forse… la carriera ninja potrebbe aprirmi molte più possibilità per riscoprire me stessa o il mio passato, ma sarebbe una risposta molto egoistica da parte mia.> non è ipocrita, dice le cose come stanno e la verità che ora si sente di dire. [Terzo cerchio | Locale] Pur essendo quasi pieno, il locale, può vantare di avere personale celere e preparato. Per tale motivo i due non avrebbero dovuto aspettare molto, prima di ricevere delle portate. Il giovane dai piedi nudi la ascolta senza mai interromperla mentre formula quel lungo discorso dalla seriosa accezione. La domanda che gli ha posto la chiedono quasi tutti, qualche giorno prima l'aveva posta anche a quello di Suna, Markus. E' sempre interessante vedere quali risposte vengono date, perché in ogni caso sono sempre differenti le une dalle altre, tuttavia si possono facilmente inserire in alcune categorie. La questione economica è un argomento che tutti condividono: senza ombra di dubbio quello dello Shinobi è un lavoro ben retribuito, ma a quale costo? Al perenne rischio che si incorre nel farlo. Questa è la logica: ti paghiamo di più per fare un lavoro in cui rischi la morte. Avrebbe aspettato che finisse di parlare per dire la sua, per integrare quel discorso esprimendo argomentazioni, dissensi e perché no, anche altre domande. < Io sono dell'idea che i ninja sono prima di tutto Umani, con tutto ciò che ne consegue. E' vero che in cima alla lista delle priorità vi è l'ordine previsto dalla missiva... però ciò non vuol dire che bisogna rinunciare alla propria umanità. > Parla proprio lui, che di umano, ormai, non gli era rimasto più di tanto. < L'importante è, ed è una delle prime cose che uno shinobi o kunoichi deve imparare, capire quando sopperire le proprie emozioni per portare a termine l'incarico. > E' quella la capacità che bisogna essere in grado di sviluppare, soffocare le proprie emozioni affinché queste non siano d'intralcio. Alcuni potrebbero pensarla come qualcosa di immorale, perché si entra in un meccanismo di costrizione auto-imposta la quale finisce, inevitabilmente, per modificare il comportamento della persona. < Tuo padre desidera che tu intraprenda questa carriera... > Ripete le sue stesse parole, anche sé con un tono più basso, come se avesse qualcosa da ridire o ci trovasse un ché di sbagliato in ciò. < E tu, invece, cosa desideri? > Nella sua mente si sta materializzando l'idea che quella ragazza si facesse troppo condizionare da ciò che gli imponevano i suoi genitori e non riuscisse a decidere nulla per sé. Ed ecco che, improvvisamente, il profumo del riso appena cotto invade il loro spazio, giacché i camerieri iniziano a portare i primi piatti. Senza ulteriori indugi, il Kakuzu si butta a capofitto sul suo delizioso piatto di riso. Impugna le bacchette con la destra, mentre la sinistra viene impiegata per versare dell'acqua su entrambi i due bicchieri. < Se vuoi, in futuro, ti posso aiutare in qualche allenamento. > Ma non si riferisce ai classici allenamenti, lui intende qualcosa di più ricercato, di più specifico, come uno di quelli che si inventa. < Io invece ho scelto questa strada per molte ragioni... tra cui la curiosità: ebbene sì, volevo semplicemente provare. > Sorride mentre lo dice, non tutti sono disposti a intraprendere una carriera per uno sfizio così banale. < Poi anche per i soldi, così mi posso mantenere. > Oltre a mantenersi ha la possibilità di offrire la cena quando esce di sera, come in questa occasione. < Infine, facendo il ninja, avrò più possibilità di raggiungere le altre terre ninja... magari potrò tornare da dove sono stato cacciato. > Osserva un punto fermo, mentre lo dice, un chiaro segno a farle capire quanto lui sia perso nei suoi pensieri, almeno in quel momento.< Buonissimo. > Aggiunge poi, spostando lo sguardo sul riso che stava mangiando. Deve piacergli davvero tanto per guadagnare quelle attenzioni. [ChkOff][Guanti Ninja | Vambracci] [Terzo cerchio - Locale] Ognuno ha le sue motivazioni per scegliere tale carriera e lei non si prende in carico il diritto di giudicare nessuno. Che siano motivazioni profonde o meno, egoistiche o che vedano il concedere i propri servigi al villaggio divenendo una macchina e basta, lei non si prende tale diritto. Vengono dette cose giuste e condivisibili, come ne vengono dette altre che portano a nuove riflessioni e domande, e la ragazza coglie subito al volo quell’occasione, amante delle sane e civili discussioni, dove due persone possono interagire, comprendersi e magari arricchirsi a vicenda. <Si è umani perché si nasce come tali, ma dal momento in cui sceglie questa carriera, io penso che nasca all’interno di ognuno di noi una sorta di dualità. Si rinuncia pian piano a qualcosa di noi per il bene superiore del villaggio e degli ordini, delle missioni.> commenta in maniera calma e riflessiva, mantenendo un atteggiamento aperto al dialogo volendo solo rendere noto al ragazzo il suo pensiero. <Come hai detto tu bisogna saper controllare le proprie emozioni, a volte soffocarle, per portare a termine l’incarico. Ma questo per me vuol dire esattamente perdere pian piano parte dell’umanità con la quale siamo nati.> si ferma e riflette, un lungo silenzio dove inizia a pensare di non essere molto chiara. <Voglio farti un esempio.> ci pensa su ancora un attimo per trovare le giuste parole e immagini. <Se in una missione viene ordinato di eliminare qualcuno che fino a poco prima è stato un amico, poniamo il caso di un ninja traditore. Tu magari conosci la sua storia, sai che è travagliata, sai la sofferenza che questa persona ha dovuto subire magari, e riesci a comprendere ogni suo gesto e sai che magari parlandoci riusciresti a farlo ragionare, magari potresti evitare di ucciderlo per dargli la prigione e un recupero. Poniamo che la situazione sia questa, okay?> si morde piano il labbro inferiore. <Magari è tuo fratello o tuo padre. Comunque la missione, l’ordine, è di ucciderlo e basta. Come essere umano, come persona morale, vorresti non farlo e dargli quell’opportunità, ma come ninja devi ucciderlo e basta. Alla fine devi soffocare le tue emozioni, la tua parte umana, per portare a termine l’incarico ed eliminarlo.> appoggia la schiena alla sedia sospirando lievemente. <Ecco la dualità maledetta di ogni ninja di cui parlavo. Ovviamente parlo di una ipotetica persona che sai al cento per cento che potresti salvare, non di quelle persone che meritano senza ombra di dubbio la morte.> è bene fare una giusta distinzione. Lo osserva per vederne la reazione ma curiosa di sapere cosa ne pensa in proposito Jikan di quanto ha appena detto, ma prima deve rispondere alle sue domande cercando di essere più chiara possibile. <Quello che desidero io, in questo momento, non è molto importante. Vorrei solo comprendere me stessa e il mio passato, e guarda caso avrò più possibilità di farlo intraprendendo questa carriera!> esclama senza problemi, un moto di allegria quasi atipica in un momento come questo. Nel mentre anche lei inizia a mangiare, ma solo dopo aver unito le mani in preghiera e aver ringraziato chi di dovere per la cena, e non solo i kami ma anche chi ha cucinato, chi ha raccolto e seminato, gli animali per la loro carne e chi li ha allevati e nutriti. <Uhm, che tipo di allenamenti? Tu sei già un ninja?> domanda dopo aver ingoiato un paio di bocconi, assaporando il riso per bene e cercando di comprenderne ogni sfumatura di aroma. Chiude gli occhi e pare non ascoltare più quello che le viene detto, riaprendo la bocca una volta ingoiato l’ennesimo boccone e il silenzio sia sceso intorno a lei. <Molto buono, avevi ragione.> sorride riferendosi al riso e guardandolo negli occhi, dando ora modo di far comprendere al ragazzo che è riuscita ad ascoltarlo. <Ognuno ha le sue motivazioni, le tue non sono più o meno giuste di altri o delle mie, spero solo che tu possa ottenere quello che cerchi.> afferma gentilmente. <Ma… in che senso cacciato? Come mai, da dove vieni?> domanda mangiando altri bocconi di quel buon cibo. [Terzo cerchio | Locale] Purtroppo è finito per discutere di qualcosa su cui non ha riflettuto molto, o comunque non ha riflettuto abbastanza. Lui non è una persona concettosa, tende a pensare solo a livello strategico, quando si trova in un combattimento o deve risolvere un problema. Da questo punto di vista è particolarmente abile a non crearsi dei problemi, perché seleziona con peculiarità ciò su cui vale la pena ragionare e cosa no. La sua risposta, dunque, non sarebbe stata esaustiva come chiunque, in tal caso, si aspetterebbe. Qualcuno potrebbe considerarla come una mancanza di argomentazioni, ma in realtà si tratta di un astenersi volontario, di fronte a un discorso sulla quale si riconosce di non aver pensato abbastanza. Ciò significa che dopo quella sera ci penserà su? Non è detto. Riflettere, pone come automatica conseguenza l'insorgere di domande. Lui sa bene che soffermandosi troppo sulle domande rischia di non concludere nulla a livello fattuale. < D'accordo. > Afferma, dopo aver ascoltato l'esempio. Lui, personalmente, non approva la scelta della ragazza. Ciò che si desidera, ciò che si vuole, rientra nelle necessità dell'essere umano il cui apice viene raggiunto con l'autorealizzazione. < Capito. > Anche questa volta decide di non esprimere la sua contrarietà. Non sempre è necessario farlo e crede che sicuramente se ha fatto determinate scelte, questa ragazza, ha le sue buone ragioni. < Controllo del chakra, arti magiche... insomma, allenamenti in preparazione all'esame pratico. > Lui, che non è stato aiutato da nessuno nel percorso accademico, ora aiuta gli altri: ecco, questo si che è ammirabile. Non si tratta di provare compiacimento nell'aiutare il prossimo, quanto più cogliere l'opportunità per spiegare le basi a qualcuno e, facendolo, migliorare sé stessi. < Certo, sono un Genin. > E questo, in realtà, per molti è dire poco. Non si tratta di un altro grado quello, anzi, è uno dei più bassi escludendo l'allievo. Di certo il grado non definisce la bravura del ninja, ma nel suo caso diciamo che ci si avvicina. < Sono contento che ti piaccia! > Sorride, tornando poi al suo cibo. Prima addenta il riso, poi il Tamago, li alterna per stuzzicare ancora di più il palato. Mentre è nel pieno della masticazione, quindi con la bocca piena, le risponde:<Mhm-sì. Ame, mh, sono stato cacciato, mh, dai miei. > A dire il vero non si tratta di una storia tragica, probabilmente sono ancora vivi, però questa decisione era già stata presa. < Mi hanno mandato qui e mi hanno mantenuto fino a qualche mese fa, poi hanno smesso. > Afferma, con naturalezza. Strano, di solito non gli è così facile raccontare certi dettagli, se sia il cibo a fargli questo effetto è impossibile da sapere. < Non ne ho più sentito parlare. > Eppure, c'è qualcosa sotto. Un desiderio maligno viene covato dal Kakuzu, tenuto segreto a chiunque, perfino a lui stesso, di cui l'inconscio ne è solo il custode. Mangia l'ultimo pezzo di Tamago ed ecco che ha finito, tempo di sorseggiare l'acqua. Ora il suo sguardo ritorna a fissare la ragazza. Non sa cosa fare, deve dire qualcos'altro? Tirare fuori un nuovo discorso, o è tempo di andarsene da quel locale? Ma lei, nel frattempo, ha finito il cibo? Continua a osservarla come se fosse una statua e cercasse di capirne il significato. [ChkOff][Guanti Ninja | Vambracci] [Terzo cerchio - Locale] Il ragazzo non risponde, non porta avanti quel dibattito, quella riflessione, che la ragazza sperava. Pensava di poter parlare di cose che avrebbero potuto portarla a riflettere, pensare insieme a qualcun altro e riuscire a comprendersi reciprocamente. Invece è palese che il ragazzo si astenga dal commentare, altrettanto palese che non sia d’accordo con lei e le stia dando un contentino. Lo osserva con quegli occhi celesti, la speranza nella quale erano immersa di spegne, così come il suo spirito di comunicazione con il prossimo. Delusa da quella mancanza di confronto abbassa il viso iniziando a tormentarsi, che forse abbia detto qualcosa di sbagliato, che abbia stancato il suo interlocutore con qualcuna di quelle parole, eppure continua a chiedersi cosa lui ne pensi. Se sia davvero d’accordo con lei, cosa che dubita dato il suo atteggiamento, o se non lo sia vorrebbe saperne il perché, ragionarci insieme. Non può però costringerlo, per questo rimane nel suo silenzio, affranta, continuando a mangiare per riempire il suo stomaco in mancanza di altro. Il sashimi scivola nella sua gola che è una meraviglia, unendosi a quel fantastico aroma del riso, e pian piano senza alcuna fretta passa alle altre pietanze gustandosele. <Mh… allenamenti di quel tipo dunque. Per me non ci sono problemi, sempre che non voglia essere mio padre a prendersi carico anche di questo.> ammette cercando di far emergere ancora il suo sorriso dolce e gentile, perché non è di certo arrabbiata con Jikan e non fa a lui nessuna colpa, ma non può nascondere i suoi sentimenti al momento, si riserva la sua parte umana ancora che può farlo. Ascolta quella breve storia del ragazzo che le viene offerta, molto blanda come se anche lui non avesse nulla da raccontare, eppure risveglia in lei la curiosità, l’interesse e domande. <E perché sei stato cacciato?> domanda piuttosto diretta ma posta con un tono delicato, come un soffio lieve primaverile mentre ancora lei finisce di mangiare. <Oh… e come sono state le lezioni e l’esame pratico che hai accennato prima? In cosa sei abile? Hai già fatto missioni?> altre domande vengono dette ricordandosi solo ora di volerle fare anche a costo di apparire sconnessa nel portare avanti il discorso. [Terzo cerchio | Locale] Forse il suo tentativo di stringere amicizia con qualcuno si sta dirigendo verso il fallimento. Si vede che non è tanto abile ad ascoltare, piuttosto che a rispondere e queste due caratteristiche sono fondamentali per legare con qualcuno. Ora che lui ha già finito si sente un attimo a disagio nel dover osservare lei mentre mangia il suo cibo, come un avvoltoio di fronte alla sua preda. Poi lei, pone una domanda che chiede di specificare, ed ecco che viene toccato il punto dolente. Non lo può raccontare, non può parlare di quell'essere orrido che ha visto, non può fornire la vera motivazione. Non può dire che è stato beccato mentre osservava suo padre e le sue maschere, tanto meno può parlare del falso cognome che gli è stato attribuito. < Non ne ho idea, forse pensavano di non potermi proteggere ad Ame. > Fa spallucce e inizia a guardarsi attorno, nel tentativo di cogliere dettagli, attorno a sé, che prima non ha notato e che possano, eventualmente, distrarlo. < Le lezioni per me non sono andate molto bene... ero sempre chiamato a fare dimostrazioni ma non me la cavavo molto bene e quindi finivo sempre per fare brutte figure. L'esame pratico invece è andato molto bene, più bene del previsto. > Nel dire la seconda parte della frase finisce, inevitabilmente, per ridere beffardamente. < Potrei dire di essermela cavata ma in realtà sono molto soddisfatto come ho affrontato la prova. > Basti pensare che è riuscito a conficcare il Kunai nel piede dell'esaminatrice. < Me la cavo bene con il Ninjutsu e in generale il controllo del chakra. > E nel spaventare chiunque, potrebbe aggiungere, ma sarebbe inappropriato, anche perché rivelerebbe l'orrido mostro che si porta appresso. < Sì, solo una D. > Il che è poco, normalmente un Genin ne affronta una decina di missioni di quel livello. Poi fa un cenno al cameriere e quest'ultimo, facendosi aspettare per alcuni minuti, poi, si avvicina. < Scusi, mi può portare il conto? > Direbbe avvicinandosi al suo orecchio, come se non volesse disturbare la ragazza, che, giustamente, sta mangiando. < Per me è strano... > Dice, con una casualità tale da creare confusione, probabilmente, nella mente dell'interlocutore. < Cioè dico... uscire fuori con qualcuno, così, parlare. > Termina la frase precedente, rigirando tra le sue mani le bacchette, mentre le segue con la punta dell'occhio. < Però ti ringrazio, per aver cenato con me e per aver parlato con me. Probabilmente, in altri casi, sarei tornato a casa e avrei mangiato qualche avanzo di ieri. > Ora lo sguardo si sposta sulla ragazza, seguito da un mezzo sorriso. Nel frattempo giunge il cameriere, il quale gli passa un piattino con un foglietto sul quale è scritta, per ogni voce, il relativo costo. Il Kakuzu lo afferra, lo osserva e poi estrae dalle tasche la cifra necessaria, poggiando i Ryo sul piattino. Molto presto sarebbe tornato il cameriere a ritirarlo. Ora avrebbe aspettato che la ragazza finisse, per poi versare sul suo bicchiere il resto dell'acqua, cosìcché, eventualmente, la finisca. [Terzo cerchio - Locale] Si concentra sulla conversazione che sta avvenendo e intanto mangia la sua cena come se non si nutrisse da anni a giudicare dalla voracità che ci impiega, in chiaro contrasto col suo modo di apparire ed essere, così fine ed elegante per poi ingozzarsi di cibo con quell’aria felice. Si, ormai ha accantonato la delusione precedente, cercando di andare avanti con la conversazione e non stroncare sul nascere un possibile legame di amicizia solo per questo. Torna a sorridere e ad ascoltarlo, prendendo per vero quello che le dice non avendo nessun motivo, ne modo per cogliere la sua bugia. <Oh… allora è stato un atto d’amore. Da come lo avevi detto sembrava che avessi fatto qualcosa di male!> lascia che una piccola risata divertita le sfugga delicata dalle labbra, chiudendo appena gli occhi e richiamando a sé un profondo respiro di sollievo per poi procedere con il suo nutrirsi. <Mmmh…> mugugna a bocca piena, chiusa, con una guancia gonfia per via del cibo che sta masticando, deglutisce quasi affranta. <Quindi le lezioni sono molto difficili?> già inizia a pensare al peggio emettendo un profondo e rumoroso sospiro. <Spero di riuscire a combinare qualcosa allora… magari potremmo fare delle missioni insieme nel caso io ce la faccia a superare lezioni ed esame!> e dopo quello sconforto iniziale già ora si proietta verso il futuro, qualcosa che immagina e che spera potrebbe avverarsi. Conclude di mangiare mentre arriva anche il conto, ma prima di passare a quello è bene per lei soffermarsi su quelle parole dette dal ragazzo con tanta leggerezza, una sincerità quasi disarmante. <Lo è anche per me, ma almeno abbiamo passato una serata diversa e chissà… magari abbiamo gettato le basi per qualcosa! Una collaborazione o un’amicizia se ti va.> esclama con un gran sorriso che illumina il suo viso e fa risplendere gli occhi celesti, dunque posa le bacchette e conclude quella cena con un ultimo sorso d’acqua. <Ah, guarda che possiamo dividere il conto!> afferma iniziando a ricercare il proprio borsello in qualche tasca interna del kimono. <Non voglio scroccare pasti da nessuno, non è da me.> ride leggermente imbarazzata, almeno da quel che sa di se stessa non crede di essere mai stata quel tipo di persona. [Terzo cerchio | Strada principale] Questo è uno di quei casi in cui è meglio che l'interlocutore fraintenda, o non capisco qualcosa bene, perché così Jikan può restare tranquillo. < Più o meno. > Dice, prima di tutto, per far intendere che forse non è stato né un atto d'amore né qualcosa di male. < No, in realtà le lezioni sono fattibili. Ero io, semplicemente, ad andare male. Poi ho seguito l'accademia saltuariamente, per due anni non ho proseguito con i miei studi e solo qualche mese fa ho ripreso. > Perfino lui è incerto del perché abbia fatto questa scelta: fermarsi nel bel mezzo del percorso accademico, con quale scopo? < Volentieri. > Dice poi, pensando a tutto ciò che avrebbero potuto fare, in futuro. In realtà non è certo di poterla rivedere questa ragazza, non sa che impressione si è fatta di lui, non può essere sicuro che quest'ultima lo vorrà rivedere, per qualsiasi motivo. Rimane questo alone di incertezza a turbarlo. < Lascia fare, altrimenti non ho nulla su cui spendere il mio stipendio! > La butta sul ridere, nel tentativo di sciogliere quel momento di imbarazzo, per sostituirlo a uno di complicità. Il cameriere passa, ritira il piattino e augura ai due un buon proseguimento di serata. < Ahhm bene, direi che abbiamo mangiato bene. > Si sarebbe dunque alzato, per poi proseguire nel corridoio del locale fino a raggiungere la porta. Lì, l'avrebbe aperta, facendo attenzione sia che la ragazza lo stesse seguendo, che il gatto non fosse seduto davanti ad essa. La apre lentamente per poi fermarsi esattamente davanti alla facciata del locale. < Usagi. > Afferma sorridendo, per farle capire di essersi ricordato come chiamarla. < Ti ringrazio nuovamente per la serata. Mi piacerebbe stare ancora qui a chiacchierare, magari tornando al ponte, però io domani lavoro, quindi è meglio che io torni a casa e che mi butti a letto. > Eh già, domattina l'avrebbe aspettato una missione, probabilmente, oppure una ronda attorno al villaggio. Si sarebbe chinato un'ultima volta verso quel gattino, tentando, nuovamente, un approccio a quest'ultimo. Avrebbe avvicinato il dito alla bocca di quest'ultimo, sperando, eventualmente, che lo leccasse. Successivamente, si sarebbe alzato e avrebbe rivolto un ultimo sguardo alla ragazza. < Magari in uno di questi giorni ti mostro un paio di cosette. Dove ti posso trovare, dove abiti? > Domanda azzardata, quella, forse un po' troppo invadente, ma doverosa. Dopo aver permesso alla Candida di rispondere avrebbe alzato la mano sinistra, anch'essa piena di cuciture, facendo un cenno di saluto. < Alla prossima! > Contemporaneamente le sorride e, solo dopo aver abbassato la mano, mette ambedue le mani in tasca. S'incammina nella direzione alle spalle della ragazza, e quindi la sorpassa, mentre osserva la viva atmosfera di quei quartieri. Sarebbe tornato a casa lentamente, godendosi quella manifestazione di vita notturna nel villaggio. [END per me] [Terzo cerchio - Locale] Sorride al ragazzo continuando a guardarlo senza distogliere gli occhi celesti, non è un atteggiamento invadente il suo e non dovrebbe mettere a disagio il ragazzo dal quale attende una qualche risposta. <Aah… ho capito! Ad ogni modo ora ce l’hai fatta, è un gran traguardo!> come sempre guarda al lato positivo senza soffermarsi su quei due anni di assenza dall’accademia o sul fatto che lui si ritenesse poco braco. <Se hai superato l’esame significa che alla fine sei abile e meritevole.> annuisce un paio di volte incrociando le braccia al delicato petto. <Andata allora!> egli ha deciso di stipulare quella specie di accordo con lei, una futura collaborazione e magari un’amicizia e lei queste cose le prende sul serio, infatti sorride amichevolmente e raggiante, sperando già di poter rivedere il ragazzo in uno dei prossimi giorni. Sta ancora ravanando col borsello in mano quando la voce del ragazzo non lascia spazio a nessuna replica e la ragazza rimane immobile nel mezzo del proprio fare osservandolo a lungo e infine sorride accennando una risata. <E va bene… ma vorrà dire che la prossima volta offro io!> e già ha dato per scontato di volerlo rivedere magari per una seconda cena o un pranzo, che offrirà lei. L’albina si alza dalla sedia insieme al ragazzo e insieme si dirigono all’uscita del locale, lei si rivolge alla cameriera e compie un inchino. <Arrivederci e grazie.> ricolma di un’educazione imposta ed esce dal locale quando Jikan apre la porta, sollevata di ritrovare il gatto nero ancora lì anche se appollaiato su un muretto, ma le orecchie vibrano e il muso si alza non appena avverte l’odore della ragazza, e quindi scende dal muretto per raggiungerla e sedersi accanto ai suoi piedi. <Scusa se ti ho fatto aspettare.> mormora verso il micio, il quale inizia a fare delle leggere fusa. <Nh? Si?> si volta verso Jikan quando quest’ultimo la chiama con quel nome al quale lei stessa è abituata a farsi chiamare, quindi gli sorride ed annuisce. <Sono sazia e ti ringrazio anche io per avermi dato questa serata diversa dal solito. E’ stato un piacere!> ammette sincera e nel mentre se egli vorrà porgere la mano al gatto, il felino avvicina il muso al suo dito dandogli una piccola leccatina, ma nulla di più, mostrando un carattere ben più fiero, e per questo micio è già tanto aver concesso una leccatina, chissà magari le dita avevano un qualche profumo particolare. <Buona notte allora, Jikan… io, uhm… abito nel quinto cerchio! Di solito sono lì ad uno dei parchetti.> ammette con un piccolo sorriso imbarazzato e poi solleva una mano per salutarlo seguita poi da un inchino. Occhi che fissano ancora quelle mani cucite del ragazzo, riservandosi tali domande e curiosità ad un incontro futuro, magari quando si saranno conosciuti un po’ meglio. <Alla prossima!> esclama mentre lui le da già le spalle e cammina con le mani in tasca verso casa. La ragazza invece si volta e continua per quella strada, facendosi un altro giro per il centro prima di tornare a casa insieme al suo fidato gatto. [End]