Giocata del 28/03/2019 dalle 10:54 alle 18:43 nella chat "Centro di Konoha Saccheggiato"
La dodicenne si sta avviando in accademia vestendo addosso un kimono dal tessuto blu chiaro, che la veste ricoprendo e fasciando tutto il suo piccolo e magrolino corpo, fino alle caviglie. Sul tessuto sono presenti ghirigori di un colore blu più scuro in modo che risaltino agli occhi e in vita porta stretta una fascia gialla e verde, infine ai piedi indossa delle calzine bianche e un paio di sandali infradito di cuoio, non porta armi con sé e nemmeno l’equipaggiamento, è uscita dall’orfanotrofio conscia che non le sarebbero serviti per andare in biblioteca forse erroneamente, ma dopo tutto è una ragazzina. Un ragazzino a dir la verità, ma che si finge una femmina in tutto è per tutto, nei movimenti e nel modo di parlare, tiene i capelli neri molto lunghi e raccolti in una coda laterale alla testa tenuta ferma con un fermaglio floreale, ciocche che le solleticano il viso delicato e femminile contornando i suoi occhi neri come pece, profondi quanto un pozzo nel quale non si vede la fine. Non ha un’espressione particolare, è neutra con quel piccolo sorriso leggero che non contagia in alcun modo gli occhi neri e freddi, lontani. Malinconica, conscia di non aver avuto nessuno con il quale condividere quel suo traguardo appena raggiunto, e questo la rende ancora più nostalgica verso un padre che sarebbe meglio dimenticare, e più carica di rabbia e rancore verso tutti gli altri. Giunge alla biblioteca senza troppi problemi e saluta con garbo e col minimo indispensabile di parole, l’addetto a tale luogo per poi farsi indicare almeno la sezione che riguarda il clan Nara, dato che ricorda molto bene il nome che Azrael le ha consigliato di cercare: Jun Nara. E’ quello che andrebbe a fare, una volta trovato l’archivio giusto, andrebbe a ricercare tali informazioni o comunque un libro che potrebbe darle informazioni su qualche membro del clan, come appunto un’anagrafe. <Jun Nara…> mormora mentre cercherebbe quel nome, non avendo la minima idea di cosa potrebbe trovare che sarebbe in grado di farle cambiare idea su come la pensa. [Ch: off]Il cielo di Konoha, terso e chiaro come sempre, presenta qualche screziatura grigiastra causata da nubi passeggere che dij tanto in tanto oscurano l’astro più splendente del sistema solare. Le strade non sono particolarmente popolate quest’oggi, probabilmente dovuto all’orario perlopiù lavorativo in cui Samael ha deciso di dirigersi alla biblioteca. La struttura si presenta come un’ala aggiuntiva all’Accademia, in cui sono conservati tomi e archivi burocratici a cui attingere, oltre che libri di fantastiche storie e leggendarie gesta da parte dei ninja della Foglia e non solo. All’entrata un ragazzo molto più alto della dodicenne e dal cui viso traspare un’età sicuramente più avanzata della sua la scruta con gli occhi color nocciola per nulla severi, ma unicamente curiosi della visita a quel luogo di una ragazzina che non solo non aveva mai visto prima, ma che gli sembra troppo piccola per necessitare già di trascorrere ore intere a studiare in quel luogo. < Certo piccola, in fondo ci sono tutti gli archivi sulla storia dei clan. Non sono dettagliati come quelli che hanno nei vari dojo, ma troverai sicuramente quello che cerchi. > La informa in tono dolce e cordiale, come se stesse parlando ad una sorellina minore. Entrando all’interno della struttura Samael potrà notare un manipolo di deshi che studia nell’androne principale, quale genin più in fondo che si informa sulla storia del Villaggio e, infine, la sezione che le interessa raggiungere. Quella dei Nara, come tutte quelle analoghe sono contrassegnate dal simbolo del rispettivo clan. La stanza che decide di raggiungere è quadrata, non partivolarmente ampia, ma dotata di un tavolo circolare al centro, con relativi sgabelli e tutte le mura, eccezion fatta per quella d’entrata, sono ricoperte da librerie gremite di scartoffie e tomi rilegati di ogni genere. Dalle gesta del clan a libri interi su biografie e storie di coloro i quali hanno reso grande il clan. Non vi sono molti rotoli legati all’uso delle tecniche, sapientemente custoditi nel Dojo, ma unicamente di leggende mitologiche che legano i membri del clan all’occulto e all’oscurità, capaci di manipolarla a loro piacimento per renderle letali verso ogni avversario. Infine, nella libreria in fondo, vi è l’anagrafe. Andando sulla lettera ‘J’ quella ove dovrebbe essere situato il nome da lei cercato troverà sì il nominativo di Jun Nara, ma sbarrato da una sottile linea rosso vermiglio, accompagnata dalla dicitura, molto più breve rispetto alle altre che recita: “Registro dei traditori.” Un registro che, sollevando lo sguardo, la piccola potrà notare rilegato di nero a pochi scaffali di distanza, isolato dal resto dei libri.
Con un cenno del capo leggero ringrazia il ragazzo che gentilmente le da la giusta indicazione. <Grazie.> educata, cortese, quel sorriso sempre presente che però va a cozzare con quello sguardo privo di ogni luce, per oggi. Non desidera perdere troppo tempo con le relazioni sociali, ha molto da fare e quindi per il momento lascia cadere quella maschera che solitamente le impone di essere carina e gentile con tutti. Passa oltre il ragazzo mostrando una certa fretta, osserva solo di sfuggita i deshi intenti a studiare e qualche genin lì presente. Non guarda nessuno negli occhi e si assicura di accelerare il passo verso la sezione che le è stata indicata, entrando in una stanza quadrata, con molti scaffali e libri, ma non sulle tecniche ovviamente. <Dunque…> un piccolo sospiro, parla a bassa voce, impercettibile se non a se stessa, dunque si muove alla ricerca dell’anagrafe del Clan, scandagliando con i scuri occhi, tutti quegli altri tomi decisamente interessanti. Miti e leggende, sono gli argomenti che più attirano la sua attenzione e forse ne approfitta per soffermarsi un po’ di più su questi titoli, salvo poi continuare la sua ricerca e trovare ciò che cerca nell’anagrafe del Clan. Prenderebbe il tono, lo sfoglia e ricerca la lettera ‘J’, riuscendo a trovare, dopo un bel po’, il nome da lei ricercato: Jun Nara. <Mh?> vi è una sottile linea rossa sul nome che fa corrugare lo fronte della ragazzina, segue con lo sguardo notando la dicitura e fa una smorfia. Seria, con la fronte aggrottata, le labbra strette, solleva lo sguardo alla ricerca di questo altro registro e non appena lo trova chiuderebbe quello dell’anagrafe che ha tra le mani. <Vediamo.> si premura di mettere a posto il tomo che ha tra le mani e poi si allunga per prendere il registro dei traditori, titubante. Lo prenderebbe tra le mani facendo scorrere le dita su quella rilegatura in nero e lentamente lo porta al tavolo, si siede e solo ora lo aprirebbe. <Jun Nara.> il suo nome sarà tra i traditori forse e lei non sa bene come sentirsi al momento dato che si sente vicina a tale argomento, avendo un padre che effettivamente ha la stessa etichetta. [Ch: off]Il grosso libro che la dodicenne recupera subito dopo il primo è leggermente diverso. La copertina rigida, pesante, senza ghirigori o fronzoli. Una copertina nera con un semplice titolo grigio chiaro, quasi come se lo si volesse nascondere ai più comuni occhi. L’interno sono una serie di pagine di inchiostro nero su carta candida, ma non come il precedente archivio, ove – similmente ad un vocabolario – su una sola pagina vigevano diversi nomi con poche informazioni a loro supporto. Qui ben più di una pagina è dedicata ad un singolo traditore, con tanto di identikit e descrizione dettagliatissima di loro abilità e background, per permettere a chiunque dovesse incontrarli di difendersi in caso di pericolo e di portarli alla giustizia. Questi non sono disposti in ordine alfabetico, per cui Samael dovrà sfogliarli tutti, uno per uno, alla ricerca di Jun Nara. Questo le porta a notare quante numerosissime pagine sui riguardi di Ryota Nara, il traditore più famoso della Foglia, aiutante di Kuugo Gaito, genetista che ha fatto esperimenti persino sulla sua stessa figlia, l’altrettanto nota Furaya Nara che, assieme ad Hitomu Kibou terminò la sua vita. La morte dei traditori, come Samael potrà sicuramente notare, è contrassegnata accanto al loro nome, prima dell’identikit che ne mostra il volto. È bene notare come non molti siano ancora in vita, perlopiù sono segnalati come “non pervenuti” ovvero come ignoti, né vivi né morti. Uno di essi, come la stessa Samael sicuramente potrà notare è Minoru Nara, segnalato come disperso, la cui figlia – appunto – Samael Nara è dichiarata come abitante dell’orfanotrofio, accanto ad una segnalazione che invita al tenerla d’occhio, in caso il padre dovesse farsi vivo o lei dovesse prendere la strada sbagliata. Questo è il fascicolo immediatamente precedente a quello di Juun Nara, che si presenta molto diverso sagli altri. Ha una grafia differente, scritta a mano e non stampata, così come anche il disegno. Il documento allegato a quel nome recita, nelle sue prime frasi, quanto segue: “Jun Nara – Morta – Figli: Azrael Nara, Ken Nara – Legami coniugali: Khalux Nara – Morta all’età di 36 anni, Jun Nara è macchiata del crimine di altok tradimento. La sua alleanza con Shin Shikyou gli ha aperto le porte sulla Foglia, consentendogli di uccidere il Settimo, inconsapevole marito della traditrice. La donna è fuggita fino a stabilirsi a Suna, ove nessuno ha mai potutok riconoscerla datele sue particolari e spiccate doti i jutsu proibiti e segreti di trasformazione. Benché il suo corpo non sia mai stato ritrovato la presenza di questo documento attesta la morte certa del soggetto.” E il documento non sembra affatto essere terminatok qui, mancando l’identikit e le effettive modalità di questa presunta morte, ragion per cui il librone attende solltanto che sia l’eventuale curiosità di Samael per rivelarle ulteriori dettagli.
Si mette comoda, seduta a quel tavolo, col librone nero davanti a sé e le pagine bianche da voltare una per una. Non esiste un ordine alfabetico, dunque la dodicenne deve per forza controllare uno ad uno quei fascicola, ma tanto non ha alcuna fretta. Seduta composta sulla sedia, le mani si portano ai figli e lentamente vengono voltati, soffermandosi solo sui nomi e sugli identikit. Dapprima una certa attenzione viene data per Ryota Nara, la sua storia, quanto ha fatto, ben consapevole di quanto il padre avesse seguito quasi con orgoglio quel traditore del clan, seguendolo in quella battaglia dalla quale non lo ha più visto ritornare. Continua a sfogliare fino a quando è inevitabile che i suoi occhi scuri e profondi vengono attirati da un nome: Minoru Nara. Il cuore della giovane ragazzina si ferma, l’intero corpo congela sul posto e gli occhi si sgranano in un’espressione di stupore, seguito da rabbia e dolore. <Nara!?> un’esclamazione a mezza voce che si lascia sfuggire, essendo che lei era totalmente ignara di quale fosse il suo cognome, dato che il padre mai ne aveva fatto parola, ed è così che viene a sapere del suo lignaggio, del clan al quale lei stessa appartiene. Le dita vanno ad accarezzare il nome di suo padre, il suo identikit, pervasa da un profondo dolore e un senso di solitudine. Ma oltre a quello non ha la certezza che sia morto e questo alimenta in lei la speranza un giorno di poterlo rivedere. Il sorriso si amplia e il cuore torna a battere di una gioia così profonda che difficilmente può essere compresa. <Sei vivo.> sussurra a quelle pagine e gli occhi si riempiono un po’ di calde lacrime che vengono prontamente asciugate con la manica del kimono. E’ la sua speranza, distrutta e deviata a tal punto da desiderare di rivedere un uomo simile. Ciò che invece le crea rabbia è quella segnalazione sul tenere d’occhio proprio lei nel caso il padre si facesse vivo o se dovesse prendere una strada sbagliata. Stringe i pugni e i denti assottigliando gli occhi, ma decide di non soffermarsi e di voltare pagina, quasi con troppa foga ed eccola li: Jun Nara. Il fascicolo è diverso poiché scritto a mano e l’identikit disegnato, niente di stampato, come se ci fosse qualcosa di personale in questo fascicolo. Legge ogni informazione con estrema attenzione. <Azrael Nara…> dunque egli stesso è figlio di una traditrice di alto rango, che ha addirittura assassinato il marito per poi scomparire a Suna. Mai ritrovato il corpo, ma è certo che sia morta per via di un documento che sprona la ragazzina a continuare a sfogliare quelle pagine, sempre più rapita da quelle informazioni, cercando di carpire più cose possibili che possano portarla a comprendere il discorso fatto da Azrael, anche se un’idea inizia a farsela ben chiara. [Ch: off]La pagina successiva si apre con un disegno molto più dettagliato degli altri di una donna di profilo, i tratti fini, delicati, giovanili. I capelli scuri mossi dal vento e gli occhi color della notte, la sua pelle è candida, contrastante con la tinta rosata delle labbra carnose. Curata ed elegante, ma allo stesso tempo pericolosa, la corporatura non tradisce un uso smodato di arti fisiche, ma il semplice cognome basta per identificarla come utilizzatrice esperta dij arti magiche, così come anche segnato dai dati che seguono il disegno in cui soo segati anche l’altezza di un metro e sessantacinque circa, il peso stimato sui cinquanta kg. Facile, conoscendo anche i tratti decisi di quello che fu suo marito, come la commistione tra i loro geni abbia dato vita alla fisionomia dello stesso Azrael. Quel che probabilmente interesserà di più la dodicenne, è il documento che segue il disegno: “Fu ritrovata in un piccolo centro nomade di Suna, prima ancora della sconfitta di Kuugo Gaito e Ryota Nara. Lei non aveva alcun tipo di interesse in quella rivolta, né aveva interesse nella disfatta di Konoha in senso stretto. Non so quali fossero i suoi piani per il futuro, ma ho scoperto quali erano quelli a cui aveva preso parte in gioventù. Non uccise il Settimo direttamente, ma permise a Shin di entrare a Konoha e di entrare alla Magione, prendendo quindi la parte più importante nella sua morte. successivamente fuggì, lasciando il suo unico figlio avuto con Khalux nella Foresta della Morte, dove gli animali avrebbero potuto sbarazzarsi di lui, togliendole l’unico peso che le impediva di scappare da una Konoha in guerra ed in rovina anche e soprattutto per mano sua. Non fu l’ultima volta in cui fece visita al Villaggio: con la sconfitta di Shin e la notizia che le belve della Foresta non avevano operato in suo favore per liberarsi del figlio, tornò per vedere la ricostruzione del Villaggio ed il suo stesso figlio. Aveva studiato, fuggendo, il modo perfetto per non farsi riconoscere tramite una serie di jutsu di Trasformazione molto più efficaci e resistenti di quelli conosciuti all’uomo, permettendole di far visita alla Foglia ogni volta sotto uno pseudonimo ed un volto diverso. Incontrato suo figlio ha commesso a sua insaputa il più orribile e disgustoso dei crimini. A seguito di numerosi rapporti carnali avuti con lui senza che egli sapesse niente ha dato vita ad un secondogenito, Ken Nara, che ha tenuto con sé fino al momento del suo ritrovamento e della sua morte. ad oggi, benché tutte le informazioni sopracitate venissero direttamente da lei, non sappiamo quali siano gli scopi e le ragioni dietro la nascita di Ken Nara. Questi sono i dettagli della vita di una donna orribile, la cui crudeltà ha rischiato di distruggere ben più di una vita, ma era anche una madre. Mia madre. E io stesso le ho tolto la vita, seppellendola tra le dune sabbiose di Suna. Non ha opposto particolare resistenza al mio unico attacco ai suoi danni, limitandosi a guardarmi negli occhi mentre la sua vita le scorreva via dal corpo. nessuno piangerà mai la sua morte, tranne me. E questa è la confessione del mio più efferato e sofferto omicidio. Il ninja che ha messo fine alla vita di questa traditrice lo farebbe altre mille volte, l’uomo che in questo documento si sta confessando non lo rifarebbe mai. -Azrael Nara”
[Qualora non la si conoscesse, ecco Jun: https://vignette.wikia.nocookie.net/tekken/images/e/ef/Jun_Kazama_TTT2.png/revision/latest?cb=20170924223348&path-prefix=en ]
Osserva il disegno ben fatto che segue quei primi documenti, ne osserva ogni particolare nonostante non richiami nulla alla sua memoria se non una donna di bellezza palese, all’apparenza, ma anche realmente, forte e abile. La dodicenne non ha difficoltà ad immaginare come abbia fatto Azrael Nara ad essere fisicamente quello che è, avendo in sé geni di due persone estremamente abili, certo, e anche belle, riconoscendo in lui i tratti di quella donna e dell’uomo che vede scolpito sul monte dei volti. Mette da parte il disegno per concentrarsi sul documento che segue, il quale pare un rapporto stilato in seguito a una qualche missione, un compito, che è stato portato a termine. Lì vi sono scritti dettagli ben precisi sulla donna: dove è stata, cosa ha fatto, chi ha cercato di lasciarsi alle spalle, e quello che è accaduto dopo, quel suo camuffarsi incredibilmente bene per poter entrare al villaggio ed osservare i frutti delle sue azioni. Viene a conoscenza di come abbia ingannato il suo stesso figlio Azrael e di come da entrambi sia nato un secondo figlio, Ken. Se lo ricorda bene, Ken, quel bambino alla montagna dei volti durante quella battaglia di neve finita nel sangue. Chiude gli occhi e cerca di immaginare che quel bambino è sia fratello che figlio dell’uomo. Cerca di immaginare cosa potrebbe essere stato per Azrael… ma non riesce. Ai suoi occhi il comportamento di quella donna non risulta anormale, non vede nulla di orribile in ella, questo perché ammettere tale orrore significherebbe ammettere lo stesso orrore che suo padre Minoru ha perpetrato anche con la dodicenne. Questo meccanismo di difesa le impedisce di vedere la realtà dei fatti, distorcendo le stesse parole che legge, leggendo di un amore incompreso e profondo tra una madre e un figlio, lo stesso che c’è tra lei e suo padre. E’ continuando a leggere che la gola si stringe, non appena legge un preciso passaggio: “ma era anche una madre. Mia madre.” E in quel momento comprende che il documento può essere stato redatto solo da Azrael Nara, comprende quanto egli abbia fatto, o osato fare, a sua madre. La sua stessa madre che gli aveva dato così tanto amore. Ebbene, la mente della piccola non riesce a vedere la realtà dei fatti… Azrael ha ucciso sua madre, e lei non si è nemmeno opposta, non ha lottato, non ha fatto niente, si è lasciata colpire e lui lo ha fatto senza nemmeno pensarci due volte. Eppure in fondo a quello scritto c’è un’altra verità, perché sebbene il ninja rifarebbe quella scelta più e più volte, invece l’uomo che c’è in Azrael non lo rifarebbe mai. Mai. Le spalle della piccola sussultano più volte in un pianto silenzioso, chiude gli occhi neri e lascia che quelle lacrime le scorrano lungo le guance senza fermarsi. Comprende la duplicità dell’essere sia ninja che uomo, comprende che molto spesso ci sono delle scelte da fare come ninja che vanno contro all’essere uomo, ma che bisogna farle per il villaggio. Certo c’è sempre una scelta, Azrael Nara ha scelto di essere fedele a Konoha, ma lei? La dodicenne non si crede minimamente capace di fare un gesto simile e togliere la vita al suo stesso padre, la sua mente le impedisce di pensare ed elaborare un pensiero simile. Così piange seduta su quella sedia, singhiozza pervasa da quelle emozioni di tristezza e dolore che quelle parole le hanno causato, sia per Azrael che per quanto è successo; appoggia la schiena allo schienale e si porta le maniche del kimono agli occhi tenendole premute contro di essi, chiusi, che ancora piangono senza fine. [Ch: off]Nel silenzio di quella stanza illuminata quel tanto che basta per favorire la lettura la dodicenne piange la morte di una donna di cui non riesce a comprendere la crudeltà, ma che viene compianta anche dal figlio, suo assassinok e ben conscio delle cattiverie che gli ha arrecato. Come biasimarla, quindi? Il fascicoletto si chiude con quella pagina, proseguendo con altri traditori di basso rango, dal profilo basso e tutti o morti o incarcerati. A lettura conclusa, oltretutto, il ragazzo che l’ha accolta all’interno della struttura la disturba all’internok della sezione dedicata ai Nara < Ehi piccina, stiamo chiudendo. > La informa, affacciandosi solo con la testa all’nterno della stanza, senza prestare chissà quanta attenzione a ciò che Samael sta leggendok ed andando via subito dopo, lasciando spazio alla giovane per andarsene via prima ch’ella possa venir chiusa dentro la biblioteca. [ END ]