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IL TEMPO E' DENARO! {Kakuzu}

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Giocata di Clan

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con Rasetsu, Jikan

Nuvoloso è il ciel di Kusagakure quest'oggi, per quanto sia prossimo alla primavera e i ciliegi siano in fiore praticamente ovunque. Persino il bosco dei ciliegi, poco fuori dal Villaggio dell'Erba, ha iniziato a rifiorir come ogni volta in tal periodo. Tuttavia, non siam qui per parlar di quanto sia bella la primavera e ciò che porta con sé, bensì per ricader nei meandri più oscuri e filacciosi d'un Clan forse dimenticato e poco trattato negli ultimi tempi. Pochi i membri ancor superstiti, pochi quelli che non si son allontanati alla ricerca del vile denaro di cui alcuni non riescon a far a meno. La Magione è distaccata dal Dojo dei Kakuzu, formata da un materiale scuro che par quasi fatto di filamenti di cui gli stessi muscoli dei Kakuzu son composti sin dalla nascita. Come tanti altre Magioni, anche questo somiglia perlopiù ad un tempio, ma non è di tal struttura che dobbiam parlare se non del Dojo che, al contrario del primo, è distaccato e si trova sul retro di quest'ultima. E' accessibile anche dall'esterno e non per forza passando dagli interni della Magione, per quanto ciò sia al tempo stesso fattibile qualor si voglia. Il Dojo è una struttura decisamente più bassa, priva di piani superiori, ma sol inferiori. E' al par d'una palestra tradizionale, con porte tipicamente scorrevoli per facilitar l'ingresso. E' anch'essa composta d'egual materiale scuro, quasi si muovesse a contatto col vento seppur sia mera illusione ottica, la quale sicuramente era richiesta e prevista da chi l'ha creato. Al suo interno, il tutto è perfettamente illuminato ed il soffitto è fatto praticamente di vetro, cosicché entrar senza alcuna remora la luce perfettamente naturale, eccezion fatta per quest'oggi, laddove le lanterne a parete son accese sicché fuori è nuvoloso. Attualmente, l'interno del Dojo è vuoto ed ogni sezione della palestra è separata da paravento, cosicché ognuno abbia la sua privacy e il suo spazio. Ogni campo è di circa cinque metri, per un totale di quattro. E' rettangolare nella forma, con un ingresso frontale alla base più corta. All'interno, le colonne portanti posseggono anch'esse analoghe caratteristiche della struttura esterna, con altre piccole porte che conducono probabilmente all'esterno o in altre piccole stanze adibite a particolari allenamenti intensivi o speciali. Jikan, dal canto proprio, è stato quivi richiamato direttamente dal Capo Clan Iuzu. Cosa farà il giovane? Raggiungerà il luogo previsto? Accederà al Dojo? E cosa vorrà da lui il Capo Clan in persona? [ Ambient ]

16:38 Jikan:
  [Dojo Kakuzu] Arriva un momento, per chiunque, in cui si cova il desiderio di scoprire di più su sé stessi, scavare nei meandri del proprio passato per dare una definizione a ciò che si è. Si tratta di un'opera piuttosto difficile che non si conclude in un solo giorno, mese o anno, ma che accompagna la persona per quasi tutta la sua vita. Autodefinirsi, catalogarsi, conoscersi: sono tutte condizioni difficilissime da raggiungere. Un Deshi, prima di essere promosse, ha quasi l'illusione che, una volta divenuto Genin, troverà tutte le risposte alle domande che da sempre si pone. Ebbene questa credenza è da sfatare: non basterà un rango all'interno di un sistema gerarchico a cambiare le cose, anzi, forse le peggiore. Giacché più si vede nella propria vita e più accrescono le domande da porsi. In questo caso egli non ama perdersi in complessi ragionamenti, predilige di gran lunga situazioni più concrete, più vive, facili da comprendere ed esplicative. In tutto ciò però, se vogliamo, c'è una cosa buffa a fare da contorno, ed è che lui è al completo oscuro di tutto quello che, in realtà, è e sarà. Questo non vuol dire che sia stupido, difatti, quando è stato convocato dal Capo Clan, inevitabilmente ha fatto due più due. No, non l'ha presa molto bene, inizialmente. Proprio per questo motivo lui non si è presentato subito rispetto alla sua convocazione, diciamo che si è fatto desiderare, ha preferito far aspettare. Il motivo di questo risiede nella sua incertezza. Non si sente pronto a qualsiasi cosa che abbia a che fare con quello che, molti anni prima, ha avuto modo di vedere. Ancora non sapeva nulla sul motivo di quella convocazione, però lo immaginava. Alla fine dei suoi dialoghi interiori ha preso la decisione di presentarsi di persona e ascoltare: non ci sarebbe stato altro verso. Solo in quel modo avrebbe saputo di più su come funziona quella "cosa", per non darle un nome più meritevole. Come sempre, anche qui, rientra la questione della curiosità. Raggiungere la sede non è facile per lui, questo anche per via della sua poca dimestichezza con le mappe e la geografia in generale. Due strutture, in particolare, si distinguevano, non tanto per la loro dimensione, quanto più per il loro materiale. Qualcosa di mai visto prima, le pareti sembrano vive, come se avessero un proprio cuore. Lui però, non sarebbe entrato lì, quel luogo è fin troppo importante per un estraneo come lui. Al dojo si sarebbe diretto, presentandosi come sempre: piedi nudi, pantaloni strappati verso la fine e felpa. La promozione di certo non ha giovato positivamente sul suo vestiario che, come ci si può aspettare, è rimasto invariato. Il dojo da fuori spaventa, perché sembra un luogo desolato e abbandonato, un posto adatto per custodire i peggio spiriti maligni. Il giovane Genin osserva l'entrata a circa una decina di metri da essa. Un nodo in gola gli si forma, mentre cerca di ricordare a sé stesso perché si trovasse lì. Romperebbe il silenzio che ormai lo stava trafiggendo, come spiedi, da una parte all'altra. < C'è... c'è nessuno? > Dice, senza neanche farsi passare per la mente l'idea di entrare nella struttura. La sua voce, innocente come solo quella di un bambino può essere, probabilmente avrebbe prodotto un eco. A tradire questa sua immagine pura e fanciullesca, vi è la sua altezza, fin troppo esagerata per uno della sua età. [Guanti Ninja | Vambracci]

Jikan finalmente giunge nel tanto decantato Dojo, alla ricerca di risposte e d'un Capo Clan che altri non aspetta se non lui. < E ALLORA! > Bercia, sollevando le muscolose braccia dalla pelle scura e costellate da cuciture lungo i bicipiti e gli avambracci. Le unghie son laccate di nero e la parte inferiore del volto è coperta da una maschera nera. Gli occhi verdi, attorniati dalla sclera color del sangue, son focalizzati sulla figura appena giunta dall'alto dei suoi centottantacinque centimetri d'altezza. Pare imbronciato, seppur non si possa dir tenendo metà volto nascosto; le sopracciglia son però imbronciate, visto e considerato come abbia atteso del tempo prima che Jikan giungesse in tal loco. < IL TEMPO E' DENARO.. > Sbraita, con qualche allievo che fa appena sbucar la testa da qualche colonna, nascosto per osservar l'austerità e l'avarizia del Capo Clan. < ..E IL DENARO MI SERVE! > Tirchio, attaccato al vil denaro come la stragrande maggioranza dei conclannati. Par esser ereditario, un disagio di famiglia(?). Sbatte il piè manco al suolo, coperti da sandali ninja neri. Il di lui vestiario è composto da un pantalone in tessuto traspirante d'egual cromia, tendente quasi più al grigio in verità. E' sorretto in vita da una cintura bianca che ne circonda tutto il ventre e la zona lombare, passando s'una maglia color verde militare. Le braccia son tenute scoperte, così come il capo, se non fosse per la fronte sulla quale porta il coprifronte recante il simbolo del villaggio nel quale si trovano. < JIKAAAN! > Lo richiama, or vedendolo, con voce altisonante, la stessa che rimbomba nella vastità del luogo in cui si trovano, or vuoto se non fosse per la presenza di impauriti allievi, appena un paio e nascosti attualmente. < Presentati! > Ma l'ha praticamente chiamato per nome- Non facciamoci domande. < Scommetto che hai delle domande. Hai cinque minuti.. > Sollevando la mandritta per mostrargli il palmo e le cinque dita ben divaricate tra di loro. < ..sai quanti Ryo puoi fare al minuto se partecipi ad una missione di livello C? > Non vuole risposte da lui, dato che vi risponde velocemente, senza dargli il tempo anche sol di pensare ad una risposta. < DUECENTO! Se ci impieghi trenta minuti per portarla a compimento.. > Sì, forse lui ce la farebbe in mezz'ora, ma non un Allievo(?). < ..sono quasi 6 Ryo al minuto e 66 centesimi! > Cos. < ALLORA? In cinque minuti ne fai-- > Ci rimugina, par pensar perfettamente a quel che ha appena asserito, facendosi i conti mentalmente. < AH, NON M'INTERESSA! Son soldi comunque. > E si.. muta. Forse. [ Ambient ]

17:31 Jikan:
  [Dojo Kakuzu] Normalmente, quando ci si reca a un dojo, si cerca di rimanere in silenzio nel rispetto di chi si sta allenando. E' una delle tante regole non scritte che, tuttavia, vanno applicate per evitare di farsi nemici prematuramente. In questo caso, però, suddetta norma sembra andare a farsi benedire. Una voce adulta e corposa inizia a farsi più presente. Il silenzio, ormai, non può più godere della sua posizione come protagonista di quel luogo. Quelle urla provengono da un uomo decisamente più alto, dalle fattezze a dir poco spaventose. Il suo aspetto, poco da dire su questo, disumano. Sembra quasi come se avesse perso la pelle e qualcuno gliel'abbia ricucita sopra. A giudicare dal suo volto non sembra voler lasciar spazio a giudizi esterni. Quel poco che si riesce a vedere, difatti, sono i suoi occhi, anch'essi terribilmente disumani. La sua figura, vista nella sua totalità, d'altra parte ha un ché di splendido. Rientra in nell'orrore bello, il grottesco, ciò che spaventa e affascina allo stesso tempo. Il ragazzo dai capelli corvini ne è attratto e disgustato allo stesso tempo, un contesto caratterizzato da interesse e disprezzo in contemporanea. A ogni urlo dell'uomo, Jikan, istintivamente, socchiude gli occhi, come se non riuscisse a reggere emotivamente quella furia. Gli viene chiesto di presentarsi e lui, senza esitare ma a voce tremolante, risponde quasi immediatamente. < Jikan Ushinawa > Quel cognome, ironico direbbe qualcuno giacché in realtà non esiste e non è nemmeno registrato come tale. Si tratta di un banale modo, architettato molto tempo prima, per non permettergli di capire quali sono le sue origini. Da sempre lui è stato convinto che la sua famiglia non appartiene a nessun clan in particolare, ma in realtà si sbagliava. Il discorso poi continua sempre sullo stesso filo logico: il denaro. Tempo è denaro, certo che è denaro, ma non bisogna neanche farsi ossessionare da questo: crede lui. Se tutte le decisioni dipendessero da un solo oggetto, come possono essere i Ryo, allora non ci sarebbe più alcuna libertà, perché lo stesso elemento in questione diventerebbe un vincolo. < Delle domande... sì, in effetti ne ho una: perché mi hai convocato? > Quesito che chiunque avrebbe potuto ipotizzare. Questa sarebbe la prima domanda, ma non andrebbe oltre, non chiederebbe dell'altro, almeno non prima di sapere ciò. Perché senza sapere il motivo non si può fare niente, non si può andare a parare da nessuna parte. [Guanti Ninja | Vambracci]

Crucciato par ancor Iuzu nel rivolgersi all'interlocutore, il quale si presenta con il di lui nome ma con un cognome totalmente sbagliato. < USHINAWA CHE? > Si china in avanti per potersi portar alla di lui altezza, per quanto la differenza sia d'appena una decina di centimetri. < Usa il tuo vero cognome.. > Sbraita, seppur si contenga rispetto alle urla che ha fatto riverberar in tutto l'edificio sin a qualche istante prima. < ..e non sparare cavolate! Come ti ho detto, hai poco tempo.. > Piega le braccia sul suo nerboruto petto, divaricando le gambe per aver una posizione maggiormente comoda ed una postura adeguata. < ..pertanto sfruttalo a dovere. Se hai delle domande, falle.. > Scuote mestamente il capo, focalizzando le iridi verde sul viso del ragazzino, senza perderlo di vista neppur per un attimo. < ..se non ne hai, allora lascia parlare me.. > Per quel che poco che deve dirgli, ovviamente, in quel tempo limitato che gli sta concedendo. < ..ed attiva il tuo Chakra direttamente. > Il motivo per cui l'ha condotto nel Dojo è presto detto, ma rientra anche nella motivazione per la quale gli ha appena ordinato d'attivare il Chakra. < Perché il tuo cognome non è Ushinawa, perché discendi dal mio stesso Clan.. > Di cui lui fu il primo esperimento; esperimenti che han dato vita, conseguentemente, ad altri esseri che a loro volta han generato creature. < ..e perché pare che sia arrivato il momento adatto per farti conoscere la verità. > E' quella che Jikan tanto agognava, no? Per cui, oltre a tal motivazione, Iuzu non parla d'altro. Attende che quegli esponga le domande che ha da fargli, sicché caso contrario passerà direttamente alla pratica e alla spiegazione vera e propria del motivo per cui l'ha convocato, senza passar per via intermedie. [ Ambient ]

15:10 Jikan:
  [Dojo Kakuzu] Una sberla in faccia a mano tesa come quella non l'aveva mai presa prima di allora, in senso figurativo chiaramente. Qui ha poco a che fare con la curiosità, a dire il vero, perché probabilmente se non si fosse presentato, a quel punto, Iuzu sarebbe andato a cercarlo e l'avrebbe prelevato di forza. Solo in pochi possono immaginare quale sensazione si provi a sentire una versione diversa della propria vita, dopo che hai passato anni a credere che tutto fosse andato in un certo modo. I dubbi iniziano a connettersi, quanto visto in passato ora sembra avere più senso, lasciando spazio, però a ulteriori domande. Il suo vero cognome, gli viene detto di usare il suo vero cognome. Spalanca gli occhi, non tanto perché ciò gli suona strano, piu ché altro pensa di essere preso per in giro. Da un tipo come quello ci si potrebbe aspettare di venire sbeffeggiati. L'uomo può preso constatare che il giovane Deshi non abbia altro da chiedere... beh, infondo, che razza di domande ci si può veramente aspettare? E' lì da poco più di un minuto e quasi si arriva a pretendere un suo intervento, insomma, un minimo di spaesamento va compreso. Gli viene poi detto di richiamare il chakra, per un attimo, udendo ciò, rivive mentalmente i momenti in accademia, dove il richiamo del chakra era una delle prime cose da fare per iniziare la lezione, altrimenti nessuno si muoveva. Non può fare a meno di apprezzare quel breve momento di comunione con sé stesso, così, a creare distacco con il carattere ingestibile dell'interlocutore. Le mani vengono avvicinate tra loro, in contemporanea vengono portate vicino al petto. Compone il sigillo della capra, mentre entra in uno stato di massima concentrazione per visualizzare al meglio, nella sua mente, le due energie protagoniste di quel fantastico meccanismo. Così come sono, non possono dare il meglio di loro, hanno bisogno di essere mescolate, di essere liberate e lasciate fluire all'interno del suo corpo. Così, avrebbe posto fine a quel blocco, facendo sì che scorrano fino a raggiungersi, per poi mescolarsi e amalgamarsi fino a completarsi. Un legame complementare invidiabile, che solo alcuni colori, in natura, possono avantare di avere. Una volta mischiate per bene, le avrebbe fatte fluire per i numerosi tenketsu che toccavano quasi ogni parte del suo corpo. La concentrazione, anche nel fare ciò, non sarebbe mancata. Finita la procedura, presupponendo un successo, avrebbe riportato le braccia un posizione naturale, pronto, eventualmente, a impiegare il chakra. Quel momento di equilibrio, generato, più propriamente, dalle due energie, avrebbe anticipato l'attimo seguente, dove viene rivelata un tassello importante della vita di Jikan. Gli occhi si spalancano, poi si chiudono, poi si aprono di nuovo, del sudore inizia a farsi più presente sul petto, bagnando di poco la sua felpa, senza però lasciare visibili segni all'esterno. Del suo stesso clan: questa è la parola che entra nella sua mente, senza però trovare una via di fuga, finendo per rimbalzare da una parte all'altra, come se fosse in preda alla pazzia. Poi però, si unisce un'altra parola e questa è verità, ad assumere il ruolo immediato di guaritrice del trauma psicologico appena formatosi. Allora forse ne vale la pena ascoltare quest'uomo, vale la pena fermarsi e sentire che ha da dire. Il neo-genin deglutisce, segno che non si era preparato a sentire una cosa del genere, ma esiste veramente un modo per prepararsi a notizie come quelle? Poi, proferisce parola, ma non per chiedere una domanda, quanto più per fare una constatazione a voce alta. Dal suo tono soffocato e dalla voce quasi tremolante si può facilmente capire che tutto ciò lo ha quasi terrorizzato, ma non a tal punto da farlo scappare: non dimentichiamoci che di tutto questo lui prova una sorta di attrazione morbosa. < Ora... forse qualche domanda la avrei, ma non credo che lei sia la persona più adatta a cui chiedere > Evidentemente i suoi quesiti sono di carattere personale, legati strettamente al suo passato, ecco perché preferisce andare "oltre", pur essendo ignaro di ciò che quell'oltre comporta. [Tentativo richiamo chakra][Guanti Ninja | Vambracci]

Il ragazzo non sembra esser affatto a suo agio innanzi al Capo Clan e non par neppur voler fargli domande che possano, in qualche modo, sanare i suoi dubbi. Iuzu aggrotta le sopracciglia, seppur d'esse sia rimasta sol la forma e nessun pelo a far da testimone di tal movenza. Incrocia le braccia sul petto muscoloso, aspettando che il ragazzo possa attivare il suo Chakra. Egli vi riesce egregiamente, cosicché possa sentir il suddetto scorrere dentro di sé e lungo tutto il suo corpo, sin nelle punte di piedi e nei capelli scuri. < Se non vuoi farmi delle domande, allora il tuo tempo è scaduto da adesso. > Esordisce, or facendosi decisamente più serio rispetto a poc'anzi, dove non ha fatto altro che sbraitare come un folle per via del denaro perduto. < Se non vuoi scoprire niente del nostro clan, non sarò io a dirtelo. > Altrimenti Jikan avrebbe potuto chiederglielo. Ma se non vuol parlar con il Capo Clan, ch'è la massima autorità lì dentro, son scelte su e Iuzu non farà altro per convincerlo del contrario. D'altronde, così facendo, non sta assolutamente perdendo tempo né denaro e la giornata odierna sta progredendo esattamente laddove voleva spingere. < Voglio soltanto una dichiarazione da te, sicura, certa, senza se o ma, priva di tentennamenti. > Esordisce, mentre volge lo sguardo verso una delle porte alla sua destra. < Portatemelo. > Esordisce, mentre dalla suddetta porta dovrebbero uscir due Chunin dal classico giubbotto verde militare con tanto di coprifronte. Ambedue vestono come il Capo Clan, nascondendo la parte inferiore del loro viso e lasciando intraveder sol gli occhi scuri e una pelle liscia, giovanile. Ambedue raggiungono circa il metro e settanta e l'uno affianca l'altro, con capelli tagliati piuttosto corti. Quello sulla manca, ha un contenitore vitreo, una sorta di teca or però coperta da un panno scuro come la pece. Essa gli vien porta mentre l'altro Chunin segue con lo sguardo ogni movimento, quasi fosse una guardia del corpo che deve assicurarsi che l'antico vaso venga portata in salvo. < Vuoi conoscere la nostra Hijutsu e far parte integrante di questo Clan? > L'unica vera domanda che gli vien rivolta con far solenne. Non v'è più spazio per le scempiaggini precedentemente viste e dette. Iuzu, dal canto proprio, vuol soltanto saper questo per procedere e per mostrar all'altro cosa v'è sotto quel panno. [ Ambient ]

16:25 Jikan:
  [Dojo Kakuzu] Non è raro che con il giovane Jikan ci si fraintenda, lo stesso è accaduto una settimana prima con il rosso, perché in questo caso lui ha quasi fatto intendere di fregarsene del clan. In realtà, quel che lui cerca di nascondere dietro a quelle parole, è il sapere troppo, quello che ha visto è un bagaglio fin troppo pesante, di cui non ci si può liberare con facilità. L'atmosfera, precedentemente caratterizzata dal buffo carattere dell'uomo, ora si appesantisce, tutto diventa più serio, il ritmo del discorso rallenta. In un attimo si viene a creare il clima che lui, in principio, ha cercato quando ha deciso di recarsi in questo luogo. Ora, così com'è, sembra davvero di essere nei pressi di un dojo, vicino alla sede di un clan. Pochi giri di parole, la totale assenza di frasi raffazzonate: va' dritto al punto. Solo un adulto può parlare così, ed è uno stile che il neo-genin ammira, per quanto sappia di non poter mai avvicinarsi. A lui manca il lessico, a lui manca la sicurezza, la determinazione, insomma: è ancora un ragazzino. Ma, proprio perché è ragazzino, viene messo davanti a delle scelte da compiere. Non è la prima volta che affronta questo discorso, gli è capitato giusto una decina di giorni fa, con quel tipo i cui denti ricordavano quelli di uno squalo. Sarebbe interessante entrare nella sua mente, quando la fatidica domanda gli viene chiesta, preceduta da un ordine diretto a quelli che sembrano essere sottoposti. L'imperativo viene sempre da quell'uomo, mentre si rivolge a dei Chunin, presumibilmente. Non si fanno attendere, evidentemente sono abituati a lavorare con una persona ossessionata dal valore delle cose, perfino da quello del tempo. Arrivano portando con loro una custodia. Milioni sono le cose che potrebbero celarsi al suo interno. Collane, anelli, bandane, fasce, qualsiasi segno distintivo che un clan può adottare per distinguersi. Questi sono i pensieri di Jikan, ovviamente, lui che può godere di essere ignaro a tutto ciò, o forse no? Ben presto avrebbe avuto le meritate conferme, questo non prima di aver risposto alla domanda. Ora non c'è via di scampo, non ci sono sotterfugi argomentativi: non può architettare nulla per scappare da questa scelta. Non è un caso che lui si trovi a disagio nel momento di fare una scelta: ha paura di tutto ciò che può influenzare pesantemente la sua vita. Poi però, ad aggiustare il tiro, c'è la sua mente, unita al suo cuore. Se qualcuno entrasse nella sua mente, in quel preciso momento, probabilmente vedrebbe un bambino che vuole essere accettato da chi l'ha cacciato. E' questo, dunque, il movente? Tornare nel paese d'origine per poter dire ai genitori:"Guardatemi, ora anche io sono come voi"? No, non sarebbe abbastanza, solo uno stolto potrebbe pensare che dietro a tutto questo c'è solo del sentimentalismo. La ragione più profonda, quella intrinseca, si cela nel desiderio di fare proprio un interesse. A tutti coloro che si cimentano in questa "materia", per quanto questo termine sia inadatto, succede. Lui, umano e ragazzino prima di tutto, si affida al proprio istinto fino all'ultimo, perché in qualsiasi contesto surclassa il raziocinio e il sentimento. La sua scelta, peraltro, deriva proprio dalla singolarità dell'evento, si tratta di una sorta di autocontemplazione dell'essere. Ergo, in parole più semplici, crede di poter diventare, usando qualsiasi mezzo che il clan gli dia a disposizione, una composizione di curiosità. Lui stesso, in questo caso, ambisce a diventare un qualcosa da scoprire. La lingua viene portata verso il labbro inferiore, bagnandolo di poco. Apre la bocca, pronto a dare il suo "verdetto", mentre gli occhi di tutti sono puntati su di lui. < Io... sì. Voglio questa conoscenza > Poi si ferma, lasciando tempo alla sua mente di elaborare cos'altro dire, oltre che a ripensare a quanto gli è stato chiesto. Non passano molti istanti, prima che lui decida di riprendere parola. < E voglio fare parte di questo clan > Delle farfalle iniziano a volare, avendo origine nell'emisfero più creative del suo cervello. Rimorso? No, altroché. Quello è un chiaro segno di una decisione presa, di una responsabilità presa. Da lì non si può più tornare indietro, ma di questo non c'è di ché pentirsi, perché è questa l'importanza. Ciò che veramente conta è il saper scegliere, esserne capaci, e non perdersi nel perenne abisso dell'indecisione e dell'indifferenza. [ChkOn][Guanti Ninja | Vambracci]

Nell'istante in cui la risposta altrui giungerà alle orecchie del Capo Clan, quest'ultimo toglie il panno nero pece che ne copriva la teca. Al suo interno, circondato da ghiaccio ed in un contenitore fatto apposta per il trasporto d'organi da utilizzare, v'è un cuore. Cremisi, ancor intriso di sangue e staccato di netto dal corpo del precedente utilizzatore che, com'è di facile intuizione, in questo momento non starà né camminando sulle sue gambe né gioendo. Irrora le proprie membra di Chakra, già richiamato precedentemente ed in circolo nel corpo del Capo Clan, cosicché le di lui membra possano esser mosse allo stregua di filamenti. I tendini e tutti i muscoli sarebbero or d'un colore nero pece, in particolar modo lungo il braccio destro di Iuzu. Le dita si sfilacciano come se fosse fatto di paglia, simile ad una bambolina voodoo. S'allungano per poter raggiungere il contenitore, il quale vien saggiamente aperto da chi finora lo teneva in mano. Le fibre son scure e spesse e, mentre il di lui braccio sostiene tale trasformazione, della pelle che finora ne ricopriva l'arto stesso v'è rimasto ben poco. Son tutte unite e vicine, come un ammasso di rovi e grovigli diretti verso quell'unica fonte di sostentamento - seppur macabra - di cui fanno utilizzo i Kakuzu. < Resta immobile. > E il Chunin, che finora null'altro ha fatto se non guardare, sgattaiola alle spalle del Genin che ha appena attivato il Chakra. Gli si pone quivi per tenerlo fermo nell'esatto momento in cui quelle fibre faranno il loro corso. Ordunque, si stringono attorno al cuore che gli ha mostrato, per quanto strano sia tal metodo di creazione d'un nuovo Kakuzu e per il loro aumento di potere futuro. Il di lui intento non è quello di distruggerlo, bensì di sfruttare il di lui braccio composto di fibre per l'atto susseguente. Porta l'arto inferior manco indietro rispetto al gemello, mentre il braccio composto or soltanto di fibre - ben controllate dall'utilizzatore - verrebbe dapprima caricato all'indietro e poi, con forza, spinto verso il petto del Genin. Laddove si troverebbe già il primo e reale cuore del ragazzino, farebbe in modo che si crei un altro foro, un'altra locazione, adibita ad ubicazione del secondo che vuol cercare di installargli. Egli dovrebbe esser consenziente, dunque restar perfettamente immobile. Qualora ciò non bastasse, come precedentemente detto, v'è un Chunin che lo terrà perfettamente immobile per sopperire a questa ipotetica mancanza. Inoltre, le fibre che scavano nel suo petto e praticano un foro, risultano dolorose per chiunque, anche per un nuovo Kakuzu in erba che, a sua volta, ha un corpo composto di fibre. Le fibre di Iuzu, nel mentre, scavano nel petto, aprono la cassa toracica, e con esse vi infila il nuovo e secondo cuore che, quest'oggi, farà parte del petto del giovane allievo. Al tempo stesso, non appena ciò verrà fatto, le stesse fibre che compongono il corpo del Genin andranno a richiudersi, saldando quella nuova operazione e facendo sì che anche quel cuore or batta in concomitanza col primo, agganciandolo e rendendolo vivente, utilizzabile. < Benvenuto nei Kakuzu, figliolo. > Ritira il braccio sol quando tutto sarà compiuto, laddove però il giovane Ushinawa cadrà in ginocchio, preda sia del terrore di ciò che tale atto può aver scaturito in lui. Non è sicuramente l'entrata nel Clan che tutti si aspetterebbero, data la particolarità del Clan Kakuzu in sé. Dovrà attendere qualche minuto buono prima di potersi riprendere a tutti gli effetti, visto e considerato ciò che ha appena dovuto sopportare. Sentir le ossa del petto aprirsi, assieme alla cassa toracica per impiantar un altro cuore.. avrebbero fatto sbiancare chiunque, anche chi v'è già passato. Sol al termine di ciò, lasciandolo ancor lì agonizzante, il Capo Clan lascerà la zona in questione per potersi occupare del proprio avido DENARO! [ End Ambient ]

Jikan entra ufficialmente a far parte del Clan Kakuzu, seppur con un'entrata particolare e ad effetto.

NO EXP data la natura della Quest.