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con Rasetsu, Jikan

16:11 Rasetsu:
  [Quarto Cerchio | Centro] Passeggia per le vie del Centro di Kusa, nello specifico si trova nel Quarto Cerchio. Cerca di tenersi lontano da asili nidi e scuote per l'infanzia, dov'è certo di trovar troppi mocciosi che gli farebbero perder tempo, oltre che la pazienza. Inoltre, coi traffici illeciti che tenta ancor di imbastire in tutta Kusa e dintorni, è bene che si tenga veramente lontano da posti simili. Non ha nessunissima intenzione di farsi beccare all'apice del suo successo nel campo della Yakuza e dello spaccio in generale. Veste con un paio di pantaloni neri, aderenti ed eleganti, assieme ad una camicia bianca le cui maniche son piegate sin all'altezza dei rispettivi gomiti. I primi due bottoni son lasciati aperti, lasciando intraveder il petto magro, liscio. Nessun giaccone vien portato indosso, data la temperatura prettamente primaverile, per quanto vi sia una tempesta in atto. Gli avambracci son scoperti, mostrando alcune delle cicatrici che ha sui polsi, ad una attenta occhiata, ovviamente. Le vene non hanno il caratteristico colore violaceo, bensì è più scuro del normale ed evidenti data la pelle nivea e praticamente cadaverica. I capelli cremisi discendono lungo la schiena, incorniciando il volto del ragazzo sulla cui punta del naso son sistemati degli occhiali dalla montatura rossa, assieme ad una catenella. Nella tasca destrorsa, NON visibili, vi sono dei piccoli sacchettini di plastica trasparente, contenente ciascuna un totale di tre pillole. Ognuna è differenziata da una sigla: 2.0, 2.1, 2.2. Volge le proprie iridi verdognole da un lato all'altro della zona, incurante invero dei passanti, purché non debba dar loro una spallata per passare oltre. Non ha granché armi od oggetti con sé, se non un Tonico Coagulante ed un Tonico di Recupero Chakra nella tasca sinistra. Niente kunai, niente shuriken, niente bisturi. Non ne necessita per far del male alla gente. Nel vagar, dunque, non s'accorge ancor di nessuno in particolare o che possa attirarne l'attenzione in qualsivoglia maniera, dal momento che si guarda sì attorno, ma senza realmente voler veder qualcuno. A volte, la solitudine può essergli veramente amica. Lui, però, dal canto proprio, non è sicuramente invisibile, specialmente coi propri lunghi capelli cremisi. Piove, pertanto tali ciuffi son ormai appiccicati alla magra schiena e alla camicia, divenuta un tutt'uno con la pelle. Non si fa granché carico di quanto succede attorno: non potrà certo prendersi un raffreddore o una bronchite. E' talmente al di sopra dei comuni esseri mortali che è per lui impossibile ammalarsi come lo farebbero loro. [ Chk ON ]

16:28 Jikan:
 Un lontano ticchettio della pioggia giunge al suo orecchio mentre, come di consueto, si occupa della sua abitazione. Tutto era pagato, dalla badante che, ogni lunedì, si faceva in quattro per mantenere il luogo pulito, alla quota mensile, a quale scopo, però? Li, l'avevano mandato i suoi genitori, pensando che fosse il villaggio migliore per depurare la sua eccessiva curiosità nei loro confronti. Ha lo sguardo posato sulla finestra, incantato e perso, alla ricerca di uno stimolo tra una spolverata e un'altra. Urge fare qualcosa, muoversi un po', magari uscendo da quella che era diventata, per lui, la quotidianità, eppure il bisogno di staccarsi da tutto ciò si faceva vivo in solo alcuni momenti, troppo pochi per essere veramente significativi. Indossa una felpa leggermente strappata verso il bacino, quei tagli, per quanto apparissero naturali, sono frutto di un suo interesse quasi ingiustificabile. I pantaloni, marroni e anch'essi strappati, proseguono fino alla pianta del piede ma quest'ultimo, come a volersi differenziare, non ha una calzatura ad avvolgerlo. Con i suoi piedi nudi, a richiamare il più naturale stadio dell'uomo, si avvia verso le scale, appoggiandoli sui gradini e sentendo un brivido lungo la schiena. Quello è il motivo per cui non amava portare le scarpe, non vuole privarsi di tutte quelle sensazioni che un contatto vivo con le superfici genera. La copiosa caduta di goccioline non lo spaventa, anzi, lo stimola ancora di più a uscire da quel posto. Fuori dalla porta percepisce una di esse mentre tocca il suo labbro, bagnandolo e svincolandolo dalla secchezza che, spesso, lo caratterizzava. Inizia, dunque, a camminare, lasciando che i suoi occhi si posino da una parte all'altra, a ruota libera, pronto a cogliere qualsiasi stimolo. A prima vista può apparire come una persona riflessiva, magari totalmente persa in complessi sillogismi, eppure non è così: lui è semplicemente alla ricerca di qualcosa che possa stimolarlo, un elemento in grado di ravvivare la sua, allora dormiente, voglia di sapere di più. Non si chiede come ci si possa sentire nel sapere tutto, d'altro canto sa benissimo che l'uomo, in una condizione di sapienza universale, non resisterebbe neanche un secondo. Lui, bimbo in preda alla ricerca di passioni e interessi, è perfettamente conscio che talvolta, essere all'oscurità di qualcosa è più un bene che un male. La consapevolezza si sinergizza perfettamente con le emozioni, il che non è necessariamente un male, almeno non se si è in grado di vantare una notevole padronanza delle emozioni, cosa che Jikan, di certo, non può fare. Chiunque, attorno a lui, avrebbe visto il contorno occhi che tanto lo caratterizzava, nonché sua peculiarità da cui mai si sarebbe separato. In quel momento ha con se dei pezzetti di carbone e c'è un motivo preciso: talvolta si diverte a camminare per le strade e cercare qualcuno con interagire, questo qualcuno poi avrebbe preso parte al suo piccolo gioco, facendosi pitturare la faccia con il carboncino. Camminando per quelle vie i suoi occhi, inevitabilmente, vengono catturati dai colori più accesi, più distinguibili, caso vuole che in quell'istante, un manto rossastro faceva capolino, dalla distanza. Prese a camminare in quella direzione, questa volta accelerando il passo, forse quella poteva essere la persona perfetta con cui giocare. Un pensiero, tuttavia, arresta per un attimo il suo percorso: quella caratteristica gli è familiare, non può negare di conoscere qualcuno, che guarda caso gode di una nomea piuttosto famosa. Ormai, però, la decisione era stata presa, perché fermarsi? Mentre cammina si accorge degli armamenti, posti accanto ai pantaloni, che si è dimenticato di lasciare a casa. Questi altro non sono che shuriken e kunai, opportunamente inseriti nel loro scomparto. Nella tasca, d'altro canto, un fuuda, al cui interno era custodito l'elemento fondamentale per una delle tecniche cruciali per un ninja. Prosegue la sua marcia, noncurante del clima, con occhi fissi sul suo bersaglio e ignorando tutti quei pensieri che la sua mente, inevitabilmente, sta generando. [ Guanti ninja | Porta kunai e shuriken: 2 Kunai, 1 Shurken. 1 Fuuda con tronchetto da sost.]

16:47 Rasetsu:
  [Quarto Cerchio | Centro] Nonostante la tempesta che imperversa in quel di Kusagakure, sta ancor cercando posti idonei alla sua mercanzia, i quali possano anche esser un minimo riparati. Per quanto non si possa ammalare in nessuna possibile maniera, evitare di prendersi tutta l'acqua che Madre Natura o i Kami in persona hanno deciso di concedere al Villaggio dell'Erba. Schiena lievemente ingobbita la sua, quasi volesse difender il resto del suo corpo dalla pioggia con sol l'utilizzo della colonna vertebrale e delle spalle. Le mani son infilate, provviste di guanti neri, nelle rispettive tasche dei pantaloni. Giochicchia con alcune delle pilloline, senza però tirarle ovviamente fuori. Non vuol assolutamente rischiare ed è comunque accorto in queste particolari pratiche illecite. Altrimenti, come sarebbe normale, sarebbe già stato colto in flagrante e gettato nelle celle del Carcere di Yukio. Forse, avrebbe potuto sfruttare la parentela che ha con quest'ultimo, seppur rammenti come l'Arufa non sia proprio quel genere di persona caritatevole(?). Alterna, dunque, le inferior leve sin quando i di lei occhi verdognoli non captano la presenza d'un ragazzino. Definirlo tale è un po' grossolano, poiché è ovviamente incerto sulla reale età di quest'ultimo. Tuttavia, la di lui altezza è quasi uguale alla propria, mancante di giusto qualche centimetro. Sicuramente, non lo si può definir un bambino, ma neppur un adulto in sé e per sé, data l'assenza di tratti somatici relativi. Non che il nostro Rasetsu possa esser, a sua volta, definito adulto seppur sia prossimo ai trent'anni. Non possiede barba né peli in eccesso sul resto del corpo e par esser più riconducibile ad una ragazza per via di quei lunghi capelli cremisi. < Nyahahah! > Snuda i denti lunghi e simili a quelli d'uno squalo, ghignando e ridendo com'è solito fare anche se non ve n'è una reale necessità. Cosa gliene importa del resto della gente? < Che guardi, moccioso? > Nonostante abbia seguito un preciso ragionamento sul fatto che colui che ha di fronte possa NON essere proprio un moccioso.. niente da fare. Sceglie di passar la giornata ad esser il solito, atipico e antipatico Demone Mangia - Uomini che sempre è stato. [ Chk ON ]

17:04 Jikan:
  [[Quarto Cerchio | Centro]] Un comportamento fin troppo avventato, quello del giovane dagli occhi aranciati, tuttavia necessario al fine di coinvolgere qualcuno nel suo buffo giochetto. Lo sguardo viene presto ricambiato, come ci si può aspettare altrimenti? Ora non è più la lunga superficie rossa a catturare l'attenzione, ma la sua intera figura, ormai rivelatasi. Un completo perlopiù nero, quello dell'interlocutore, che indubbiamente, agli occhi di Jikan, sarebbe stato ancor più bello con un accenno di carboncino sugli occhi. Viene colto di sprovvista con quella domanda pregiudicante, quest'ultima a poco a che fare con i soliti interrogativi che le persone gli ponevano. In questo caso non c'è interesse, non c'è coinvolgimento, ma una barriera, eretta e indistruttibile. La sua voglia fanciullesca di giocare, tuttavia, non si fa condizionare così facilmente. Ha preso l'iniziativa e ora vuole portarla a termine, anche se ciò comporta un dialogo difficile, con qualcuno il cui desiderio, probabilmente, altro non è che togliersi di mezzo chiunque sia nei paraggi. Apre la bocca ma poi la chiude immediatamente, come se non avesse dato abbastanza tempo alla sua mente di riflettere su cosa dire. Si prende un altro istante per guardare meglio chi sta parlando con lui, mentre nei paraggi qualche passante, dopo aver udito quel riso beffardo, posa lo sguardo su di loro. Non ha una risposta a quella domanda, che in realtà è più una provocazione, viste le circostanze, ma pensa, piuttosto, a cosa dire per dare vita alla tipica situazione di interesse reciproco a cui era abituato. <Io... ti va di provare una cosa?> Parole casuali, le sue, che tuttavia potrebbero scaturire interesse da parte di una persona abituata a trattare con le droghe, d'altronde la domanda è sempre la stessa. La sua intenzione, però, è un'altra: vuole convincerlo a passarsi il carboncino sugli occhi. Perché, dunque, questa ossessione? Ebbene, al di la della questione sulla curiosità, c'è da dire che Jikan teme chi è in grado di leggere nei suoi occhi. Egli crede che, mettendo uno strato di nero attorno all'iride, possa mettere freno ai suoi tentativi. Questa paura la prova anche nei confronti degli altri ed è da essa che nasce il gioco del carboncino.[ Guanti ninja | Porta kunai e shuriken: 2 Kunai, 1 Shurken. 1 Fuuda con tronchetto da sost.]

17:24 Rasetsu:
  [Quarto Cerchio | Centro] Arrestato il di lui passo, or trovandosi a qualche metro di distanza dal ragazzino, il Rosso attende che questi possa rispondere alla di lui domanda o quantomeno provarci. Certo, si tratta d'una provocazione, ma è divertito esattamente dal suo modo di fare. Si comporta così con chiunque incroci la sua strada, ammesso non sia un Kokketsu od uno dei suoi fidati collaboratori. In entrambi i casi, si contano sulle dita d'una mano, per cui non v'è da preoccuparsi. C'è Rasetsu per tutti/e!(?) Dunque, ancor fermo nella posizione precedentemente citata, divarica lievemente le gambe sol per aver una posizione maggiormente comoda. Lancia delle rapide occhiate nei dintorni, con qualche bambino in attesa dei genitori che lo scruta impaurito. Snuda i denti proprio in direzione del malcapitato, ghignando come suo solito e mettendo in risalto quei denti così poco umani da poter metter quasi in soggezione. L'infante preferisce tornar all'interno della struttura piuttosto che assistere a quella brutalità psicologica, con la stessa insegnante che lo richiama all'interno e lancia un'occhiataccia al povero Rasetsu. Non ha proprio una cattiva reputazione, a dir la verità, seppur quella negativa venga sempre ricordata anche se vi son cose buone attorno ad essa. Ghignante e soddisfatto di quanto appena commesso, torna or a prestar attenzione al ragazzo dai capelli corvini con il quale ha il piacere di dialogare. Non gli importa se, dall'altro lato, non v'è la stessa emozione o la stessa voglia di fare, anche perché dalla di lui domanda il sopracciglio manco vien sollevato con cipiglio, dubbio, preoccupazione. < No, no, no, no! > Agita ambedue le mani davanti a sé, scuotendo anche il capo con violenti sferzate di capelli bagnati, i quali fan volar anche qualche gocciolina addosso all'interlocutore e nei dintorni. < Io non le faccio più quelle cose! > Ma cosa diavolo ha capito, adesso? [ CHK ON ]

17:39 Jikan:
  [Quarto Cerchio | Centro] Ognuno è disposto a fare qualsiasi cosa per l'autocompiacimento, poco importa se raggiungere questo traguardo comporta sguardi malpensanti, provocazioni o ostacoli. Il caso del rosso, però, sembra ben diverso. Provare piacere nell'incutere timore: poche persone in questo mondo possono avere un riscontro in una affermazione come questa, forse l'interlocutore rientra in una di queste. Lo sa, certo che lo sa, come può non notare tutti i passanti che lo osservano? Tutti stanno cercando di leggerlo, anche attraverso gli occhi, per capire se quell'incarnazione di disumanità è accettabile secondo il proprio codice morale. Ma a lui non sembra importare l'accettazione degli altri: prosegue per la sua strada similmente a come, poco prima, aveva fatto Jikan, tra la pioggia, nel vedere i suoi capelli. Alla domanda postagli, questa volga, reagisce diversamente. Lo ha considerato, e già questa è una piccola vittoria, ma lascia sottintendere, nuovamente, un desiderio di svincolarsi dall'interesse del giovane. Esprime un dissenso senza nemmeno aver capito il contesto, si, perché il ragazzo dai capelli neri, in realtà, ha troncato la sua domanda evitando di citare un oggetto preciso, motivo per cui ciò ha lasciato spazio a fraintendimenti. Non è suo desiderio lasciare sulle spine le persone, giacché non esita prima di rivelare il suo reale interesse, che si distacca notevolmente da quello che, probabilmente, aveva capito l'uomo. Mette la destra in tasca e afferra il pezzo di carbone, poi la congiunge con la mano sinistra, sua eterna sorella, fino a portarle entrambe in avanti, alzandole di poco. Così come è messo, sembra intento a mostrare un oggetto leggendario, dal valore e dalla rarità unica: in realtà è un grezzo pezzo di carbone. Si può pensare di lui come un minatore, visto il profilo visivo che si è creato: viso sporco, piedi scalzi e altrettanto imbrattati di terra e carbone in tasca, ergo la descrizione perfetta di un uomo di miniera. In realtà è solo furbo e sa come reperire i materiali che gli interessano. Con le mani aperte e poste a mo' di ciotola, avvicina di poco il contenuto al rosso. <Carboncino. Ti va di provare a...> Non termina la frase, lasciando che sia un'ampia apertura dell'occhio a far capire il messaggio. Sostanzialmente gli ha chiesto se vuole provare a truccarsi con il carbone ma non è detto che lui capisca immediatamente. [ Guanti ninja | Porta kunai e shuriken: 2 Kunai, 1 Shurken. 1 Fuuda con tronchetto da sost.]

16:14 Rasetsu:
 Ancor in piedi e frontale al ragazzo, con la pioggia scrosciante che s'abbatte su entrambi e sulle case che li circondano, non discosta neppur per un istante lo sguardo da questi. Non si scandalizza né ribatte per poter far capir al Rosso che ha sbagliato a pensar quelle cose, bensì prosegue nel proporgli qualcosa d'innaturale e fuori dal comune. Per un istante, il nostro Yakuza resta interdetto, non sapendo più cos'altro fare o cos'altro dire, poiché par che la situazione non possa che degenerare.. in peggio. Solleva il sopracciglio manco, rossiccio come i capelli e continua a fissarlo dall'alto di quei sei centimetri in più. Piega la testolina ammantata di lunghi capelli cremisi verso manca, assicurandosi una corretta visuale di quel ch'egli va a fare conseguentemente. Infilando la mano in tasca, ne tira fuori un pezzo di carbone nero che ne sporca al contempo la cute. < Quello è un carbone. > Asserisce, riconoscendo ovviamente il materiale ch'egli detiene e che ha appena tirato fuori per mostrarglielo. < Di provare a? > Ancor stralunato da simili proposte non può far a meno di fraintendere - sì, esatto, di nuovo - la proposta altrui. < Cos'è, un nuovo giochino sessuale? Adesso, siam passati all'utilizzo dei carboni ardenti per poter provare e far provare piacere? > Ma che diavolo sta farneticando, per di più nei pressi d'un asilo? Fortuna vuole che, col tempaccio che si ritrova ad affrontar oggi Kusagakure, non vi siano chissà quanti bambini nei dintorni, se non un adolescente che gli chiede di usar un carboncino. Il movimento dell'occhio vien percepito in tutt'altra maniera! < Stai ammiccando? > Sgrana le palpebre da dietro gli occhiali cremisi, facendo tintinnar le catenine ai bordi d'essi. < Per tutti i Kami, stai ammiccando! > Allarga le braccia verso l'esterno, purché tenga le mani fuori portata dal corpo altrui. I mal pensanti potrebbero pensar che sia lui l'artefice di tutto. Invece, si prospetta soltanto come il solito folle, maniaco, stupido Rasetsu. [ Chk ON ]

16:31 Jikan:
  [Quarto Cerchio | Centro] Le mani, poste come una bacinella, iniziano a raccogliere la tipica acqua acida che il cielo, quest'oggi, ha deciso di offrire. Il liquido si tinge di un nero insolito, proprio per via del carboncino, e a stento riesce a riflettersi negli occhi del ragazzo, in quella giornata cupa. Forse a caratterizzare i due v'è pura incomprensione, probabilmente data dalla visibile differenza d'età, leggermente tradita nel caso del giovane dai capelli corvini, sempre per via della sua altezza. Di mente troppo giovane, giacchè non riesce a capire di che gioco stesse parlando il suo interlocutore, tantomeno la sua entità. Che sia lo scarso utilizzo di parole, la causa di questa difficoltà nel capirsi? Può darsi, il deshi lo asserisce mentalmente e prova a rimediare, a correggere, convinto fino all'ultimo di essere in errore. < metterlo attorno agli occhi > proferisce, come ad evidenziare che quanto detto sia un continuo della precedente frase, abbandonata al silenzio della sua allusività. Mentre il discorso continua, Jikan sembra sentirsi contagiato dall'indifferenza altrui, diventando, per un attimo, noncurante di ciò che i presenti possono pensare. Un peso, d'altro canto, inizia a farsi più presente. Non si tratta di uno psicologico, certo che no, quanto più sono i suoi capelli che, bagnati dalla pioggia, si adagiano sulla sua fronte, usandola come un supporto. L'acqua, in tutto ciò, inizia a percorrergli il volto, come se anch'essa avesse un mondo tutto nuovo da esplorare, fino a toccare lo strato nero che orbitava attorno alle sue pupille. Sembra quasi volerne rubare un po', lasciando un segno distintivo del suo passaggio, per poi proseguire fino in basso, verso il mento, e lasciarsi cadere. Il carbone viene spostato sulla destra, lasciando mobilità alla sinistra e permettendole di prenderne ancora un altro dalla tasca. Con questo secondo pezzetto, il deshi intende fare una breve dimostrazione. Se lo passa su entrambi gli occhi, rimarcando sulla stratificazione precedentemente realizzata. < Così nessuno potrà leggerti negli occhi > Aggiunge, come ultima argomentazione, corroborare il suo gesto, non meno enigmatica di tutto il suo modo di fare. [ Guanti ninja | Porta kunai e shuriken: 2 Kunai, 1 Shurken. 1 Fuuda con tronchetto da sost.]

16:50 Rasetsu:
 Aggrotta le sopracciglia verso il centro della fronte, ancor palesemente dubbioso di quel che sta vedendo quest'oggi. < ..perché dovrei metterlo attorno agli occhi? > Non ci arriva, ma questa volta non sembra voler pensare a doppi sensi inesistenti o a chissà quale pratica che sol lui può conoscere. S'evince dal di lui tono proprio l'ignoranza, il non saper perché il ragazzino voglia fargli provare dei carboni e perché debba metterseli attorno agli occhi. < Allora, al mondo.. > Cosa tirerà fuori, adesso? < ..c'è chi è ancor più pazzo di me! > Fortunatamente, è ben consapevole di non aver tutte le rotelle al posto giusto, tanto da poterselo dir da solo. Ovvio come farebbe il diavolo a quattro se sol qualcun altro s'azzardasse a definirlo in quell'esatta maniera. < Nyahahah! > Se la ride pure, come se fosse del tutto normale in una circostanza del genere. I di lui capelli cremisi son or appiccicati al volto e alle spalle dello Yakuza, il quale non par farci comunque chissà quale attenzione. Li porta sempre ordinati, in verità, ma con la pioggia può farci ben poco. L'importante è che non risentirà assolutamente di febbre, raffreddori o chissà quale altro malanno che, contrariamente, Jikan potrebbe invece subire l'indomani. < Non c'è modo che qualcuno possa leggermi negli occhi.. > Asserisce, chinando il di lui corpo innanzi per farsi poco più vicino al ragazzino. Il di lui intento è sempre quello di far spaventare il prossimo, pur di tener lontano da sé chiunque. < ..mi basterebbe cavarglieli dal cranio.. > Sadico. < ..sai, ti basta applicare una piccola pressione nella parte superiore del bulbo.. > Mima con le dita il gesto su un occhio immaginario. < ..e "Plop" quello viene fuori! > Non è esattamente quel che Jikan vorrebbe magari sentirsi dire, ma tuttavia siam ben consapevoli d'aver a che fare con un Mostro, un Demone e che non c'è niente di normale che possa uscire dalla di lui bocca, specialmente se non è il suo momento serietà e non vuol neppure raggiungerlo. [ Chk ON ]

17:08 Jikan:
  [Quarto Cerchio | Centro] Quando si è prefissato di uscire, in realtà, non ha pensato a cosa avrebbe fatto una volta uscito. Quel che gli basta, solitamente, è respirare un po' di aria fresca, per poi ritirarsi successivamente nella sua abitazione. Nel raro caso in cui trova qualcuno con cui giocare, d'altra parte, non riesce a contenersi, e prevarica su tutto, diventa l'attività più importante. Si può dire che il deshi sia un bambino con difficoltà a crescere, forse perché l'attimo di infantilità è quello che più gli ricorda le sue origini. < Magari ti piace e vorrai tenertelo > Dice, mentre lo sproloquio del rosso continua, prendendo una piega che non ci si può facilmente aspettare. Eppure ciò aveva senso: alla fine della fiera si tratta sempre di un trucco, carboncino attorno agli occhi, un valore estetico. Il suo interlocutore, a prima vista, sembra uno che si interessa di avere una certa apparenza. Perché ha trascurato la possibilità di aggiungere qualcosa al suo look? Pregiudizio, forse è questa la risposta, quest'ultimo, tuttavia, si annulla da solo. Nelle sue parole sembra quasi confermarsi, da solo, come una persona pazza, perché mai un folle dovrebbe ledere a sé stesso in questo modo? Il ragazzo dai capelli corvini non batte ciglio udendo quel che ha da dire il suo interlocutore. Interiormente, però, si interroga su come una persona possa commettere una tale crudeltà. Privare qualcuno della vista, uno dei doni più grandi, nonché un senso fondamentale per l'essere umano. Rammenta, nel mentre, la vicenda in cui è stato partecipe, i cui protagonisti erano i suoi genitori. Un nero tessuto sfilacciato fuoriusciva dalla loro schiena, rivelando un complesso apparato di una vita tutta sua. Tre maschere, poste in prossimità, sembrarono spostarsi, guidate da queste fibre, fino a staccarsi violentemente dal corpo. Non lasciano sangue, non sgorga l'essenza della vita, un tetro spettacolo il cui biglietto non prevedeva un'attimo di uscita. Secondi infiniti si perdevano nell'osservare l'abominio di cui era stato reso partecipe, finché l'oggetto della sua curiosità non si accorse di lui. A porre fine al vedere dei suoi occhi vi fu una porta sbattuta, segno di chiusura verso un intervento esterno, segno di un distaccamento che, qualche giorno dopo, avvenì. Ed ecco che, dopo uno spiacevole ma doveroso excursus dei suoi ricordi, la mente ritorna nella realtà. < C'è di peggio > afferma con sicurezza, anche se non se lo può permettere. Un tono di rimorso appoggia quella frase, che finisce poi per andare in frantumi nella coscienza di Jikan, sapendo di non aver vissuto attimi veramente peggiori di quello. [ Guanti ninja | Porta kunai e shuriken: 2 Kunai, 1 Shurken. 1 Fuuda con tronchetto da sost.]

17:20 Rasetsu:
 Il suo interlocutore odierno è piuttosto particolare. Oltre a proporgli carboncini da mettere sugli occhi, è anche di poche parole a differenza del Kokketsu che, spesso e volentieri, sproloquia senza grandi ripensamenti. Alle conseguenze ci penserà dopo, anzi.. non ci penserà affatto. Una mente brillante come quella dello Scienziato non può precludersi di dir quel che pensa. Perché mai dovrebbe, del resto? Chi glielo vieta? Nessuno, ovvio! Può anche apparir stupido e la risposta sarebbe che sì, lo è. Per quanto abbia un'ottima memoria e sia dotato d'una notevole intelligenza, spesso e volentieri essa vien surclassata dall'ignoranza(?) e dall'assenza di buonsenso. < Cosa dovrei farmene d'un carboncino? > Piega la testa di lato, nuovamente, palesando tutto il suo dubbio e l'interrogativo quesito appena posto. Il ragazzo, poi, par starsene zitto come se fosse immerso nei propri pensieri. Lascia sproloquiare il Rosso senza dir nulla, se non quando tutto avrà già avuto d'esser ascoltato anche dai passanti. Alcuni lo guardano inorriditi, coprendosi con l'ombrello per difendersi dalla pioggia. Altri, magari in coppia, scelgono vie traverse per allontanarsi da un essere tanto subdolo quanto bastardo e sadico. Non si cruccia, essendo abituato ad esser trattato anche in maniera ben peggiore. E' ciò che un Mostro deve aspettarsi, per cui seppur venga trattato così ha sempre pensato che fosse consono, giusto, non v'è niente che possa esser definito storto o che vada sistemato. Son poche le persone che veramente lo tollerano e che vogliono aver a che fare con lui: i colleghi e gli stolti che non lo conoscono. < Ad esempio? > Attirato dalle di lui ultime parole, potrebbe quasi scodinzolare come un cane che fa le feste al padrone quando torna a casa dopo una lunga assenza. [ Chk ON ]

17:36 Jikan:
  [Quarto Cerchio | Centro] Le sue intenzioni iniziali, ormai, non contano più. Il gioco ha fallito in partenza, non che se lo potesse aspettare. Avere di fronte una persona del genere, che considera la violenza o il menefreghismo come la soluzione a tutto, contrasta la sua argomentazione. Non sa cosa dire a tal punto, è più pentito per non essere riuscito a convincerlo, più che per avergli fatto perdere del tempo. Il dialogo, tuttavia, cambia direzione, ora si inizia a discutere di ciò che è peggio di un occhio staccato: una prospettiva allettante, se la si prende per ironia. Cosa che, soprattutto per il ragazzo, non vale. I ricordi che sono raffiorati fanno parte dei pilastri che tengono viva l'idea, da parte del giovane, di diventare uno shinobi. Sono piuttosto solidi, nella loro casualità fattuale, e difficilmente un parere esterno può arrivare a creare una situazione instabile. Il deshi non è affatto sicuro di volerne parlare, pertanto, alla domanda del rosso, decide di non rispondere immediatamente. Si prende del tempo, come se volesse improvvisare qualcosa. La sua giovane mente, tuttavia, è limitata dalle poche esperienze che ha vissuto. Qualcuno una volta gli aveva detto che l'esperienza, così come gli insegnamenti, sono la cosa più preziosa, perché non si possono privare a nessuno. Possono rapirti, torturarti, toglierti di tutta la tua umanità, ma non potranno mai privarti della tua conoscenza, quella è perenne. < Ho visto tane cose... cose che forse, non avrei dovuto vedere... > Le parole vengono decorate dalla sua voce flebile, dettata dalla sua emotività. < Se penso a quelle... maschere. Con quei fili, neri come questo carboncino... > Chiude gli occhi, come se questi si pentissero di aver assistito a uno spettacolo come quello. Nella sua mente si ripete proprio questa parola: spettacolo. Perché se da una parte era stato caratterizzato dalla paura, dall'altra entrava in gioco la sua insaziabile curiosità e interesse verso l'argomento, tanto da sembrare morboso. < La disumanità non ti spaventa, vero? Se riesci a parlare di staccare un'occhio con tutta questa naturalezza, significa che sei abituato a questo genere di cose > Un tentativo, il suo, di spostare l'attenzione sull'interlocutore. Ha bisogno di tempo per riprendersi da questi pensieri, ecco spiegato il perché di questo sviamento. [ Guanti ninja | Porta kunai e shuriken: 2 Kunai, 1 Shurken. 1 Fuuda con tronchetto da sost.]

17:51 Rasetsu:
 Gli arti superiori vengono piegati e posti innanzi alla bocca dello stomaco. La di lui spalla vien fatta posare contro un muro lì vicino, affinché possa comunque vantar d'una posizione comoda e non riscontrar alcuna problematica nello restar fermo in tal posizione. E' ancor frontale al ragazzo, per cui ascolta tutto quel che vien asserito e ne valuta ogni parola. Sicuro come esso venga solitamente spezzettato, modificato e rimesso a nuovo ( fraintendendolo ) da parte di Rasetsu. Son rari i momenti di serietà che predispone al suo pubblico, per cui non c'è da sorprendersi. Dopo un po' si capisce anche come prenderlo e come anticiparlo, almeno nel parlargli. Durante un combattimento, la naturalezza con cui utilizza la sua innata è effettivamente un aiuto nell'asserir che faccia proprio per lui. Seppur non sia un discendente diretto dell'Hasukage, come sua sorella Kurona, è riuscito a legarsi alla di lui innata ad una velocità impressionante, quasi essa fosse stata sol sopita dentro di lui e alla fine risvegliata. < Maschere con dei fili? Burattini? > Non capisce, anche perché non ha ancora mai avuto modo d'aver a che fare con un Kakuzu. Per tal ragione, non ha potuto catalogar nessuno di loro né comprenderne i particolari come quest'ultimo. Nuovamente, è costretto - or davvero non volutamente - a fraintendere e a non capire, non seguirlo nel suo narrare. < Sono io stesso la disumanità in persona.. > Picchiettandosi con la mano destra sul pettorale, districando l'intreccio delle braccia. < ..perché dovrei averne timore? Sono nato per uccidere, morirò venendo ucciso. > Il suo slogan di cui spesso va vanto. < E, nel frattempo, godrò del terrore negli occhi di chi ha timore di me.. > Come se fosse un Mostro. < ..e farò strage di chi oserà intralciarmi in qualunque modo. > Soddisfatto, ghigna e mostra la dentatura più simile a quella d'uno squalo che d'un comune essere umano. < Io le pratico, se necessario. Sono un Demone, non sguazzo nel bene e non conosco modi diversi per relazionarmi con il prossimo. > Sincero, una volta tanto, volendo dar una spiegazione laddove reputa ve ne sia bisogno. [ Chk ON ]

18:03 Jikan:
  [Quarto Cerchio | Centro] Non riesce a crederci. Non crede sia possibile che una persona nasca in quel modo, per Jikan quel discorso presenta un'enorme fallacia, ma non riesce a individuarla in modo preciso. Com'è possibile che qualcuno sia in grado di incarnare la disumanità e accettarsi per questo? Non solo, quella persona sembra soddisfatta della sua condizione, sembra contenta di essere efferata. < Sono sicuro che quando eri più giovane, magari della mia stessa età, la pensavi diversamente... > Con quella frase Jikan avrebbe fatto intendere che lui, nonostante la sua altezza, era comunque un ragazzino, né troppo giovane e né troppo adulto. < Avrai fatto un percorso, per diventare quello che sei ora... giusto? > Si prende una pausa per riflettere su cosa avrebbe detto poi. < Io sono all'inizio della mia strada e non escludo di poter, un giorno, arrivare a pensarla come te > Di certo non rientra nei suoi desideri, diventare un demone, una persona senza sensibilità, privato di tutta l'umanità. < Le mie scelte, l'esperienze che vivrò. Queste condizioneranno i miei pensieri, mi cambieranno... è così che funziona > I ruoli, per un attimo, si sono invertiti. Ora è Jikan a perdersi in monologhi. < Ti sei mai fermato a pensare su come eri molti anni fa? Prima che qualsiasi cosa ti sia capitata, per portarti a ciò che sei adesso... > La curiosità ritorna, e sempre ritornerà. Ora il gioco non è più infantile come quello di prima, il giovane sta rischiando. Si è fatto prendere da questa sua mania di sapere, di conoscere, di interessarsi per quasi qualsiasi cosa. [ Guanti ninja | Porta kunai e shuriken: 2 Kunai, 1 Shurken. 1 Fuuda con tronchetto da sost.]

18:23 Rasetsu:
 Le parole del ragazzo gli danno effettivamente da pensare, per quanto sia ben conscio di come replicarvi e cosa dire in merito a queste ultime. < Io non ho un'età definita.. > Non ne ha avuto bisogno. < ..e dunque non ho neanche un passato.. > Niente da cui tornare. < ..né un altro me in età adolescenziale. > Con l'uccisione a sangue freddo dei suoi genitori, soltanto per averlo fatto nascere Mostro e androgino, ha chiuso tutti i ponti con il suo passato e s'è dedicato al nuovo essere ch'è poi diventato. < Quindi, no, non l'ho mai pensata diversamente da adesso. > Si può benissimo dir che fosse un folle già da ragazzino, un sociopatico, con qualche rotella fuori posto. Non che i genitori abbiano fatto molto per educarlo o per capir cosa non andasse. Dunque, è quasi contento d'aver attribuito loro la colpa di quel che han fatto, che han creato con il loro amore. < Pensarla come me è solo il primo passo per affrontare l'enorme baratro della vita di tutti i giorni. > Una vita che, per quanto riguarda Rasetsu, è eterna. Non potendo invecchiare, non potendo ammalarsi, l'unico modo per finir all'altro mondo è quello d'esser ucciso. Diversamente, potrebbe anche solcar queste terre per il resto della sua vita finché un giorno, giunta alla matura età, il suo Angelo della Morte lo verrà a prendere. Un'eventualità alla quale s'è appeso per anche fin troppo tempo, sol per poter a sua volta trovar un senso in quella vita che, fino all'incontro con Yukio, altro gli aveva concesso se non l'infelicità. < Come ti ho detto.. > Ghigna, mettendo ancor in mostra i lunghi denti bianchi e tipicamente da squalo, ridendo.. < Nyahaha! > ..al suo solito e grezzo modo. < ..io sono quello che sono *adesso*. > Sottolinea con il timbro della propria voce. < Quel ch'ero non è più affar mio: non esiste e non esisterà mai. > Scuote il capo con vigore, facendosi or poco più serio, malevolo, con ancor il ghigno stampato in bella vista e che mai scema né si cancella. < Quel che vorrai fare di te stesso, d'ora in avanti, dipenderà da te e dal tuo cervello, ragazzino.. > Si scosta dal muro con un colpo di reni. < ..io non sarò il tuo psichiatra.. > Scocciato. < ..né nessun altro da lodare. > Incoerente, a volte, nel suo stesso dire come se prendesse pensieri e parole da un sacco e le unisse per formar così delle frasi. Scostandosi dal muro, gli passa di fianco, chinandosi lievemente per via dell'essersi ingobbito con la schiena. < Ma se vuoi essere un Mostro come me.. > L'abbiam detto che è incoerente nel suo stesso fare? < ..mi trovi alla Cattedrale. > Appena fuori Kusagakure, quando egli potrà effettivamente uscir dalle mura che circondano il Villaggio. Infine, lo supererà, diretto chissà dove, forse proprio alla Cattedrale. E quest'oggi, sotto il temporale, i tuoni e i lampi, finirà un'altra giornata. [ END ]

18:41 Jikan:
  [Quarto Cerchio | Centro] Esiste davvero un modo corretto per vivere? No, non è possibile. Ognuno affronta la propria vita a modo suo, vittima di ciò che la casualità ha da offrirgli. La stabilità viene creata dall'estrema perfezione e dal caos più totale, insieme formano l'equilibrio. E' quello l'obiettivo più difficile da raggiungere. Anche quando sembra di esserci arrivati vicini, si realizza che, in realtà, si è molto lontani. Non è facile per una persona autorealizzarsi, perché pur essendo un elemento fondamentale, non è uno dei primari. Al primo posto vi è la sopravvivenza, e i beni principali, quali la sicurezza, il cibo e l'acqua: si tratta della fase primitiva, indispensabile affinché qualcuno sopravviva. Poi si prosegue, fino all'inserimento di un contesto più comunitario. Com'è possibile sentirsi soli all'interno di una comunità? Ci si può ragionare sopra, ma non è utile in questo caso. Il giovane dagli occhi ambrati è il ragazzino emblematico della sua età, ancora alla ricerca di sé stesso, ignaro di ciò che il fato ha in serbo per lui. Può prendere delle strade, avviarsi verso una certa decisione, e deve accettare il fatto che, qualsiasi percorso decida di intraprendere, questo, inevitabilmente, lo modificherà. Può sempre impegnarsi, può resistere per cercare di rimanere la persona che è e che sempre è stata. Ma questa opposizione non può durare in eterno, verrà un giorno in cui dovrà arrendersi alle conseguenze delle scelte che ha fatto. A quel punto, allora, avverrà la svolta. L'importante è prenderne coscienza, è fondamentale accorgersi di quando ciò avviene perché corrisponde all'attimo in cui ci si deve attivare. C'è un momento in cui prendere le redini, ripercorrere il proprio passato e osservare ciò che si ha fatto, è un bene. Tutto ciò porta a una visione più ampia di sé stessi, alla possibilità di riuscirsi a definire. Ogni parola, ogni verbo ha una sua definizione. Si può fare lo stesso con una persona? Definirla, fornire una serie di dati, informazioni e nomee che siano in grado di darle un significato? Con difficoltà, sì, ma è importante realizzare che non si tratta di un'opera autonoma. Le persone che stanno attorno, così come lo stesso inconscio, che può essere considerato come uno spettatore di sé stessi, possono aiutare e fornire una propria definizione. Quella finale non esiste. Non ce n'è una univoca, valida per tutta la vita, ma è in continuo mutamento. Jikan osserva il rosso, mentre pronuncia quelle parole, cariche di convinzione. La sua proposta sfiora la parte più creativa del cervello, ma termina lì, perché verrà ripresa più avanti, quando sarà veramente importante. Infine la sua presenza viene a mancare, lasciando il deshi senza una parola da dire, non che ne avrebbe detta una. Costui, in preda ai pensieri più disparati, sarebbe tornato a casa, conscio di aver fatto la conoscenza di qualcuno i cui pensieri avevano poco a che fare con quelli umani. Un lieve dolore accarezza la sua gola, che si tramuterà, l'indomani, in un male decisamente più fitto e acuto. Vestiti e capelli bagnati non sono sufficienti a trasmettere tranquillità, la pioggia in tutto ciò non ha depurato, anzi, è stata solo un contorno. [END]

Un incontro bizzarro tra due personalità differenti, quasi il bambino abbia appena incontrato l'uomo nero e sia incuriosito da esso. Chi dei due sia, in realtà, l'uomo nero però è da decidere. Jikan chiede a Ryuuma di cospargersi gli occhi con del carbone, ma lui fraintende tutto.. ovviamente.