Non sono uno straccione
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Giocata del 08/02/2019 dalle 16:45 alle 20:20 nella chat "Centro di Kusa"
[Quinto Cerchio - Strada] Qualche nuvola dipinge di grigio il cielo che a sprazzi cercherebbe libertà da parte dell'oppressione di quel colore così morto, sfoggiando il suo azzurro da cui trapelano anche gli aurei raggi del sole che cercano di riscaldare le zone che toccano. L'aria è ferma, stabile, immutata fino a quando un flebile soffio ventoso si insinua tra i vari indumenti stesi sui fili appositi che si collegano da una parte all'altra in prossimità di balconi e finestre. Vengono quindi sventolati, portando con sé l'odore del pulito, del candore e dell'idea che la povertà abbia lasciato per sempre quei luoghi o almeno in parte. Proprio quel buon odore che viaggia nell'etere viene accompagna dal canticchiare degli usignoli che proprio su quei fili, però quelli non adempi a far asciugare il bucato, sono appollaiati, tranquilli, cinguettano. Proprio questa bella situazione è tanto bella quanto in netto distacco con quella dell'Orfano. Il rosso infatti, nonostante la generosità della ragazza incontrata per strada la scorsa volta, che gli ha permesso di lavarsi e di dormire in un albergo al caldo, puzza ancora e non poco. E' quasi un fetore caratteristico il suo, animalesco, o forse di sporco che oramai è diventato parte di lui. Resta appollaiato dietro ad una cassa, lì per una strada del quinto cerchio, il quartiere più esterno del villaggio di Kusagakure. Gli occhi si fiondano a destra e a manca, assetati ed affamati, o forse in cerca di qualche preda da poter spennare, chissà rubacchiare qualcosa. Il respiro è regolare, mentre il muso si torce facendo inarcare il labbro superiore e puntando il naso leggermente in aria per saggiare l'aria che lo circonda che verrebbe inalata e quindi portata dentro di sé. Viene riscaldata poi buttata fuori con quanta più velocità è possibile. Il torace si allarga per fare spazio al nuovo fluido che viene inserito in corpo, permettendo anche uno scambio gassoso adeguato. Le gambe rannicchiate, flesse all'altezza del ginocchio, mentre le mani sono posate sulla cassa che gli offre nascondiglio. Sbattono ritmicamente e nervosamente sul legno morto, che inscurito, caratterizza il suo nascondiglio. Addosso ha le soliti veste, anche se meno luride rispetto l'altra volta. Una felpa di colore nero con il cappuccio per ora indossato che copre la cremisina capigliatura. Alle gambe un paio di pantaloni stracciati, logorati e sporchi. Sudici. Ai piedi, nulla o forse i calli dovrebbero essere compresi come calzari per quanti ne possiede. Appostato lì aspetta, lo sfortunato di turno. Da quando il Villaggio dell’Erba è stato diviso in cerchi in maniera così decisa, addirittura arrivando ad una separazione di classi all’interno del Villaggio stesso, Azrael non ha avuto particolare occasione di esplorarla. Da quando ha imparato la Dislocazione ha imparato anche a dare particolare importanza ai luoghi che visita, per essere sempre certok di poterci tornare nel minor tempo possibile. In particolare oggi si trova a Kusa per svariati motivi: trovare qualche idea regalo per Kaori, comprarle qualcosa da mangiare e fare qualche spesa per se stesso, da qualche rivenditore di fiducia che il buon Yukio gli ha consigliato. In particolare per quest’ultimo motivo si è recato nei quartieri più poverij e più esterni dell’Erba, dove spera di trovare qualcuno che possa vendergli un po’ di relax. Insomma, deve sposarsi e sta per avere un figlio, è più che comprensibile che cerchi un po’ di svago. Il suo abigliamento certamente cozza con l’ambiente che lo circonda in questo momento: una camicia nera, i cui bottoni sono allacciati fin sotto la gola, perfettamente stirata ed inamidata, i pantaloni stretti, cuciti su misura per lui sono della stessa tina della camicia, spezzata all’altezzadei fianchi da una cintura in cuoio grigia, la cui fibbia reca una sottile incisione a formare il simbolo del clan Nara. Le scarpe sono un paio di calzari di pelle lucida, dalla punta affusolata e dal tacco leggero, che risuona sulle strade sporche del quinto cerchio. La pelle chiarissima contrasta con i capelli scuri e disordinati che gli ricadono ai lati del viso in folte volute del colore della pece, le rosee sono strette attorno al filtro dij uhna sigaretta che emana un sottile filo di fumo grigiastro, gli occhi scrutano attentamente la stada dinanzi a sé, senza fermarsi su qualcuno o qualcosa in particolare, incurante di chi possa osservarlo da lontano per il suo aspetto totalmente diverso da quelli del malviventi che abitano quelle zone. [ C on ] [Quinto Cerchio - Strada] Le vermiglie iridi scrutano ancora lo spazio che potrebbe essere visibile da quella postazione. Si posano su una giovane fanciulla, una ragazzina, che probabilmente proprio ora stia tornando a casa da fare qualche compera, qualcosa da nulla, forse solo qualche ortaggio. Si commettono crimini soprattutto per fame e dato che il rosso è ormai da un bel po' di tempo che si è mangiato i soldi di Hitori, non ci vede più dalla fame, oltre che dalla rabbia. Di scatto il risuonare delle dita sulla cassa si interrompe istantaneamente facendo risaltare un curioso silenzio. Si staccano dalla cassa venendo posate sulle cosce, ancora ripiegate sulle gambe, mentre i piedi sono ben saldi al terreno con la punta che lo tocca mentre i talloni sono alzati. Le palpebre si stringono intensamente mentre dallo stomaco deriverebbe una voce, qualcosa che non è per nulla umano, anzi qualcosa di animalesco. Un ruggito, tonante. Stringe la dentatura facendo combaciare sia mascella che mandibola, per poi poi caricare con un movimento della lingua un fiotto di saliva in direzione dei denti che si allenterebbero per far aprire la bocca e far sgusciare all'esterno lo sputo che viene direzionato al terreno, poco più lontano dalla sua posizione. <Tsk!> schiocca la lingua una volta che la formazione boccale ritorni allo stato naturale e mentre le mani si poggiano a terra offrendo appoggio mentre le leve inferiori vengono portate all'indietro. Il piede destro viene messo indietro dallo stendere completo della gambe mentre il sinistro rimarrebbe leggermente genuflesso. La schiena e ritta mentre la testa alzata nel puntare la signorina. Chiude per un attimo gli occhi andando quindi a sbuffare il proprio respiro dalle narici e poi uno scatto del piede sinistro che prima si impone contro il terreno poi donerebbe moto iniziare a tutto il corpo del ragazzo che contraccambia con l'avanzare del piede destro iniziando una vera e propria corsa. Il busto si inarca in modo tale da farlo ergere da tale posizione mentre le mani vengono buttate al'indietro. Passa di fianco alla ragazza, proprio una distanza di ingaggio perfetta per afferrare la busta della spesa e strapparla con violenza, senza importarsene della reazione altrui. Riprende a correre all'impazzata tenendo ben d'occhio la ragazza e le persone adiacenti. Purtroppo per lui, dovrebbe stare più attento a dove si dirige perchè proprio in questo momento sbatterebbe contro AZRAEL. Chissà la reazione. La vista del Nara sarebbe sufficiente a scorgere ogni minimo dettaglio fino a duecento metri. Sarebbe assolutamente sufficiente a notare quanto sta accadendo poco distante da lui. Un furto in piena regola. Sebbene abbia intravisto qualcosa, non è nel suo interesse fermare un qualcosa che non nuoce affatto alla vittima. Sarebbe sua intenzione proseguire la propria lenta camminata, prendendo la sigaretta tra indice e medio, non fosse che il ladruncolo gli finisce addosso. La corporatura del Dainin è alta, slanciata e compatta, frutto di numerosi allenamenti che hanno reso la sua pelle dura quasi quanto l’acciaio. Questa dovrebbbe essere la sensazione vissuta da Jou, lo scontro con un muro di mattoni. Un muro che non si scosta di un solo centimetro, ma che si limita a lasciar cadere la sigaretta a terra per agguantare il ragazzino per il collo della felpa, fissandolo con le iridi nero pece. È sporco, sudicio, puzza. Praticamente il contrario rispetto all’uomo che Azrael è adesso, ma assolutamente simile al se stesso del passato. Un giovane che ha sempre vissuto per strada, che doveva rubare per mangiare. Non gli dice nulla, continua a stringere la felpa logora, sollevando lo sguardo solo per posarlo sulla ragazzina attonita poco distante che, per fortuna, non ha le forze ed il coraggio per rincorrerlo. < Sei fortunato, ragazzino. > Gli dice, la voce bassa ed arrochita dal fumo, assolutamente piatta e neutrale. L’espressione è rilassata, ma non accenna a nessuna espressione in particolare. < Cosa pensavi di fare esattamente? > Domanderebbe, retorico, senza mai lasciarlo andare, piuttosto sicuro che tenterebbe di scappare di nuovo se solo si accennasse a lasciarlo. Storce il naso per via dell’olezzo che si libera da quella figura. non è un bambino, ma neanche un uomo già formato. Proprio per questo gli ricorda il se stesso del passato, quello che fino ai diciotto anni era esattamente come lui. Forse più pulito e con più senso del gusto, ma con la stessa fame e la stessa rabbia. < Adesso ti lascio, tu restami vicino e non guardarti troppo in giro, se vuoi avere salva la pelle. > Potrebbe sembrare una minaccia, ma lo sguardo cupo del Nara si alza sui palazzi che fanno da contorno alle strade, rivelando al giovane la posizione di alcuni ANBU di ronda che passano lì vicino. E, come lui può ben immaginare, non è una buona cosa farsi beccare in flagrante dalle forze speciali, sebbene dij solito non si occupino di questi furtarelli. Se lui non avesse dato eccessivi cenni di ribellione, comunque, il Dainin lascerebbe la presa, rendendolo nuiovamente libero di muoversi e cambierebbe strada, osservandolo affinché il giovane lo segua nella direzione opposta a quella del misfatto, così da far perdere il più velocemente possibile le sue tracce. [ C on ] [Quinto Cerchio - Strade] Quando il collo porterebbe alla rotazione del capo e gli occhi concretizzerebbero la figura del Ninja su cui sta andando a sbattere è troppo tardi. Non fa nulla oltre che sbattergli addosso. La faccia viene girata di lato quasi da un movimento difensivo, mentre le braccia vengono poste in avanti, almeno per quanto riguarda quella libera, mentre la gemella a cui è collegata la mano del furto permane all'altezza del petto mantenendo la borsa della spesa ben salda in mano. Dopo l'urto farebbe qualche passo indietro, quasi a voler vedere a cosa è andato incontro. <Ma che cazzo...> sibila andando a scuotere leggermente la testa in modo scosso, veloce. Repentino il cambiamento umorale che lo porta subito a scattare in direzione dell'altro una bell'offensiva ma a parole. <Ehi razza di bastardo vedi dove metti i piedi!> mentre le iridi si rimpiccioliscono lasciando intravedere le pupille candide iniettate dal sangue rosso e furente della rabbia. Il muso si storce di lato per poi riposizionarsi a far mostrare la dentatura candida e seghettata <Coglione!> continua con gli insulti. <Fortunato!?> gli chiede in maniera ironica piantando i piedi a terra, divaricandoli e allargando le mani mentre vede la mano altrui prendere il colletto della felpa. Una smorfia schifata gli viene dipinta sul volto da quella menta dittatrice e malata che si ritrova per poi elargire <Se fossi stato sfortunato non avrei trovato uno stronzo come te davanti!> indicandolo <Eh!?> inarca il sopracciglio destro mentre il sinistro inizia a sprofondare <Stavo portando la cena a casa no?> ancora con tono squillante ed infantile, marcato leggermente da un grattare tipico della sua voce. Ascolta il consiglio altrui per poi puntare le scarlatte in direzione del cielo e dei palazzi concentrandosi sui tizi in ricognizione. Se ci fosse riuscito allora andrebbe a posare lo sguardo in direzione del Nara per poi commentare <Faresti bene a lasciare, altrimenti...> andando a mostrare nuovamente la mano che lo indicava poco fa andando poi a stringerla in un pugno mostrando anche la varia muscolatura tendinea che si evincerebbe da tale azione sull'avambraccio. Non appena verrebbe rilasciato da quella presunta prigionia andrebbe a voltare il capo verso destra e quindi sbuffare infastidito. Lo segue, anche perchè per ora gli sembrerebbe l'unica scelta da poter fare in questo momento. Nel camminare andrebbe nuovamente a rivolgergli la parola ma non prima aver rovistato nella borsa della ragazzina prelevando una carato e subito dopo addentarla con con voracità staccandone più della metà triturandola con l'apposita dentatura acuminata <Ma chi cazzo sei?> annusa leggermente andando a tastare l'odore altrui per poi ringhiare <Grrr...>. Il ragazzino sbuffa, ringhia e lo insulta a raffica. Lo sguardo del Nara permane duro, impassibile, privo di qualsivoglia emozione. In altri frangenti lo avrebbe ucciso sedutastante, ma non appena l’altro solleva la mano stringendola a pugno uno spasmo smuove le labbra del Nara. Un risolino a stento trattenuto. Una risata che si libera flebile dalle rosee sottili e appena piegate verso l’alto. Lo lascia e si volta, assiurandosi del fatto che egli lo stia seguendo, rallentando appositamente il passo per non lasciarlo troppo indietrok e per poterlo tenere d’occhio. < Lo sai che se tu anche solo tentassi di darmi un pugno ti romperesti una mano? > La voce è piuttosto ironica, decisamente divertita nel riflettere su quell’eventualità. Scuote lentamente il capo mentre colui che ha di fianco si impegna per consumare la suua cena, sgranocchiando la carota cruda appena rubata. < Io sono Azrael Nara e non ero venuto qui per farmi disturbare dal primo coglioncello che non sa neanche correre dritto senza andare a sbattere. > Insomma, dato che il ragazzino ha dato il via alla gara di insulti, tanto vale adottare un registro corretto. < Come ci sei arrivato alla tua età? Sei talmente incapace a rubare che un poliziotto sarebbe in grado di prenderti anche ad occhi chiusi e con polsi e caviglie legate. > Non si tiene neanche un singolo pelo sulla lingua, mentre continua a camminare, notando come tutti quanti, per strada, lo guardano, lo riconoscono e cambiano strada. La sua fama, d’altronde, è ben nota a tutti, abbastanza da far intendere che non sia il caso di disturbarlo. Riprende comunque a guardare il ragazzino accanto a sé, chinando la testa verso la spalla sinistra in un silente cenno di curiosità < Quindi quel che so di te fino ad pra è che probabilmente non hai un posto dove stare, che sei abituato a rubare per mangiare, che sei incazzato nero e che non guardi in faccia a nessuno prima di insultarlo, col rischio di farti ammazzare. Non so il tuo nome, però. Ed è quello che mi interessa ora. > Il tono è fermo, autoritario, tipico di chi ha avuto tante e tante volte a che fare con gente come lui, che non si lascia molto impressionare dai latrati aggressivi di un cane rabbioso, che farebbe sicuramente bene a non mordere. < E voglio anche sapere se fumi. Potrei offrirti una sigaretta, se vuoi. > Domanda infine, tenendolo sempre d’occhio per essere sicuro che non tenti di fuggire o peggio, di attaccarlo. [ C on ] [Quinto Cerchio - Strade] Quel sorrisetto buttato sul visetto dell'altro quasi lo fa indegnare più di altra cosa. Si sente deriso, preso in giro. Soggiogato. <E quindi!?> sfoggia la sua infantile risposta, come se non gli importasse della rottura della propria mano <Non mi interessa cosa potrebbe succedere alla mia mano!> vuole fare il duro, ricordando anche attimi della sua vita in cui stava per essere privato proprio della sua vita. Porta nuovamente la carota verso le fauci assaggiandone un altra volta il dolce e il croccante caratteristico della radice. <Eh!?> ha sentito già di quel nome dalle dicerie della gente ma non sa nulla di ciò che ha fatto. Lo squadra da capo a piede. <Ma vaffanculo!> ed ecco che non se ne frega minimamente di colui che ha dinanzi, di qualcuno che con uno schiocco delle dita potrebbe fargli saltare tutte e quattro gli arti. La smorfia sul viso del rosso è sempre la medesima, con l'incazzatura che si è incarnata ormai nelle sopracciglia che combaciano quasi in quella posizione a V mentre il muso sporge sul lato, arricciato, con la mascella leggermente spostata in avanti in attesa che l'altro continua a parlare, e continuando a camminare al suo fianco. <Si vede che non hai mai avuto davvero fame!> fa una pausa per poi andare a ringhiare nuovamente ma non è l'unico. Vi è anche il suo stomaco <Grrr...> distoglie lo sguardo dalla figura del Nara poggiando le iridi sulla propria figura, in direzione della seconda voce. Si guarda la pancia. Quindi nuovamente la mano libera fruga nelle compere derubate prendendo un tozzo di pane. Lo sbrana in men che non si dica rimanendo solo qualche briciola, e naturalmente senza offrire qualcosa all'altro. La mano si infila nuovamente andando a posizionarsi su qualcosa di sferico, leggermente freddo, duro all'apparenza. Un uovo. Lo afferra lo tira al di fuori e lo porta in alto, osservandolo ormai alla luce di un lampione. <Hmmm...> mugugna più serioso andando a mantenerlo tra l'indice e il pollice. Lo fa scivolare nuovamente nel palmo e qui avverrebbe la rottura da parte del pollice che farebbe pressione sul guscio fino a quando non si inoltrerebbe all'interno. Sta molto attento a non far cadere a terra il contenuto facendo aderire le labbra all'apertura creata e quindi portando l'uovo alla bocca. Ne succhia il liquido, sia tuorlo che albume ingoiandolo tutto d'un sorso. Una volta finito andrebbe a flettere velocemente la mano in direzione della spalla buttando all'indietro il guscio che si frantumerebbe a terra, vuoto. <Wow, sei un cazzo di Detective, Azrael Nara...> lo insulta nuovamente ma in modo più sottile questa volta, ironicamente. <Sono Jou!> puntandosi il pollice utilizzato per aprire l'uovo verso il petto. <E non ho mai fumato, ma se lo fai tu perchè non dovrei farlo io!> ed ecco che il quindicenne punterebbe la mano verso il Dainin pretendendo la sigaretta.
Giocata del 11/02/2019 dalle 18:16 alle 19:36 nella chat "Centro di Kusa"
Parole del ragazzino che gli cammina di fianco, e parole del giovane Jou, anni fa lo avrebbero fatto reagire in maniera aggressiva. Probabilmente lo avrebbe attaccato, surclasato considerando che dubita che quel ragazzino sia anche solo lontanamente un ninja. Si vede che non hai mai patito la fame, gli ha detto. Il ricordo dell’infanzia e dell’adolescenza passata in mezzo alla strada, combattendo e rubando per un tozzo di pane raffermo è ancora vivido nella mente del Nara, ancor di più quando Jou prende l’uovo e lo svuota completamente, senza neanche pensare alle controindicazioni sanitarie di quel gesto. Non c’è malattia che tenga, quando hai fame e il Dainin lo sa bene, anche troppo. Attende in silenzio, senza rispondergli per permettergli di consumare il suo lauto pasto. < E esattamente da cosa viene questa tua convinzione? Cosa ti fa pensare che io non abbia idea di come sia patire la fame? > Potrebbero esserci tante risposte a quella domanda semplice. Basta guardarlo, ben vestito e profumato, gli abiti perfettamente stirati, senza una piega, la barbetta rasata di fresco, le scarpe lucide ed i capelli perfettamente curati, così come le unghie. Tutti dettagli che non lasciano assolutamente immaginare alcun tratto del suo passato, un passato decisamente atipico per un uomo che attualmente è tra i più ricchi delle terre ninja. < Oltre ad essere un cazzo di detective, sono anche sufficientemente forte da farti arrivare al mio Villaggio con un calcio nel culo, mh? > Il piglio del Nara, a differenza di quello di Jou, è perlopiù scherzoso, non affatto piccato dagli insulti di un povero ragazzo che evidentemente non ha un tetto sulla testa. Un po’ di rivincite, però, spera di prendersela guardandolo soffocare con la prima sigaretta della sua vita. Fa spallucce, allungandogli il pacchetto con una sigaretta già per metà rivolta verso di lui e prendendone poi una per sé, porgendogli l’accendino per farlo accendere per primo < Mi raccomando, aspira forte altrimenti non si accende. > Gli sorride sardonico, attendendo il risultato di quella primissima volta da parte del ragazzo < Dimmi, hai delle aspirazioni? Uno scopo, qualcosa del genere? > [ C on ]
Giocata del 11/03/2019 dalle 15:56 alle 21:04 nella chat "Centro di Kusa"
[Quinto Cerchio - Strade] Continua l'incedere senza sosta al fianco del dainin della foglia. Passa la lingua sui denti effettuando un leggero movimento rotatorio del muscolo boccale per poi rimetterla al proprio posto a riposo. Qualcosa gli è rimasto tra i denti ma ancora non riesce a capire di quale entità si tratti. Nel frattempo la domanda del ninja viene ben recepita dal ragazzo che per un attimo arresterebbe il proprio passo e con la mancina andrebbe a puntare il mignolo unghiuto tra degli incisivi. Riesce a liberarsi del fastidioso ingombro sputandolo rumorosamente a terra a pochi passi dalla propria posizione. Storce il muso e con esso lo sguardo in direzione del Konohano fissandolo intensamente. <La tua puzza!> anche se bisognerebbe definire in questo modo più il fetore che emana il ragazzo che l'odore piacevole dell'altro. <E anche i tuoi vestiti...hm!> termina mugugnando in modo alquanto animalesco alzando il capo di scatto quasi in segno di rivalità nei confronti altrui. A questo punto il proprio viso viene direzionato verso la busta rubata alla ragazzina andando ad accompagnare le saettanti iridi con la mano libera che si insinua nel sacco e successivamente afferra una cipolla. Non è di certo qualcosa che potrebbe saziarlo ma almeno è commestibile. Con un movimento rotativo del pollice e dell'indice che la impugnano cerca di togliere il primo strato più duro per far affiorare la sfoglia più morbida e subito dopo dirigerla verso la bocca che si spalanca famelica ed addenta il bulbo. Ne strappa un bel pezzo per poi andare a maciullarlo con il movimento masticatorio. Ingurgita andando ad espandere l'odore pungente e lacrimogeno dell'ortaggio. Le dita ora vengono riportate nuovamente verso la busta dove la cipolla menomata verrebbe abbandonata per far sì che la mano si ritrovi libera per accogliere la sigaretta offertagli. Afferra la cilindrica dose di tabacco e la posizionerebbe con il filtro sulle labbra emulando ciò che ha visto fare più e più volte. Le sopracciglia si sovrappongono in una espressione interrogativa per poi tralasciare il viso subito dopo aver visto l'accendino. Con la mano mantiene ancora la sigaretta che avvicinata al fuoco artificiale dell'accendino andrebbe a procurarsi una prima ustione che troverebbe nutrimento dal fattore aspirante creato dal risucchio d'aria da parte del giovane novizio. Il fumo caldo sbatte contro il palato prima, mentre il gusto del tabacco bruciacchiato si diffonde nell'antro della bocca il fluido gassoso si inoltra per le vie respiratorie. Ed ecco che proprio quella novità porterebbe il corpo a reagire istintivamente con una serie di primi colpi di tosse che cercherebbero di essere soffocati sul nascere dalla volontà del lottatore. Le guance si gonfiano fino quasi a scoppiare per poi rilasciare la prima nuvoletta di fumo con sonori colpi di tosse e un'arrossimento generale del candido pellame del rosso. Quasi arriverebbe ad essere di tinta unita. <Ma che cazzo!> direbbe non appena la tosse si fosse calmata. <Fanno schifo queste sigarette!> commenta per poi andare a fare un altro tiro, più piccolo e modesto aspirandolo per bene questa volta. <Aspirazioni?> sorride sghignazzando <Rompere il culo a tutto il mondo!> contento e fiero di quel che sta dicendo. <Diventerò l'essere più forte e cazzuto di tutto il mondo!> serio e convinto in questa frase che verrebbe accompagnata da un animalesco <ARGH!> un ruggito degno della persona che egli è. Il ragazzino che ha di fronte, Jou, può sembrare ad una prima occhiata un vero e proprio animale. La postura ricurva, le spale non ben allocate con la colonna vertebrale, il movimento della mandibola e della bocca, il suo odore ed il modo in cui parla, tutti questi fattori potrebbero fa pensare a chiunque che quello sia un caso perso, un essere molto più ferale che umano. Eppure questa non è l’opinione del Nara, non dopo una più attenta osservazione. Quello è solo un ragazzo. Forse un ragazzo un po’ particolare e fuori dalle righe, ma nulla più che un ragazzino. Le iridi scure del giovane Dainin indugiano per diverso tempo sul suo interlocutore, seguendo senza alcun cenno di disgusto il modo in cui egli si ciba di quel che ha appena rubato. È affascinante in un certo senso osservarlo. Per tantissimi anni ha vissuto con persone che indossavano delle maschere, delle finzioni che – tramite modi, parole e gesti – tendono ad alterare la figura di chi si ha di fronte. azrael Nara stesso, in effetti, è una maschera. Quel profumo di bucato appena fatto, dopobarba e tabacco, la sua postura sempre rigida, la voe ammaliante ed i modi perennemente educati. Fanno parte di lui, ma è un comportamento che protegge quel che c’è sotto e quel che c’è stato in passato. Un ragazzino come Jou, in effetti. Un giovane adolescente che aveva fame e a cui piaceva placare questo suo bisogno con le risse, il combattimento, l’adrenalina. Un ragazzio che avrebbe fatto a botte con il mondo intero per un tozo di pane o anche, semplicemente, per il gusto di farlo. Anche lui, come Jou, desiderava solo fare il culo a tutti quelli che incontrava. E lui ha ragione, dal suo punto di vista quello che puzza è proprio il Dainin, lo comprende bene. Lo vede come diverso, come alieno, come nemico. Questa consapevolezza getta il moro in uno stato di profonda malinconia, angoscia in un certo senso, che lo porta addirittura a frenare il proprio passo e a pentirsi di aver pensato di potersi divertire guardandolo tossire la sua prima boccata di fumo, per quanto fosse una trovata scherzosa e abbastanza innocente. Schiude le labbra sottili, lasciandone passare un flebile sospiro. < Posa quella spesa, ragazzo. Ti porto a mangiare qualcosa di decente. E intanto ti vorrei raccontare una storia. > Principia il Nara, in tono decisamente diverso, più serio e quasi triste di quel che aveva fino ad ora adottato. Riprende a camminare, cercando con lo sguardo un posto in cui poter effettivamente comprare del cibo per sé e per Jou. < Volevo raccontarti del perché io so bene, anzi benissimo, che cosa vuol dire aver fame. Vorrei raccontarti del fatto che io ero esattamente come te alla tua età. Vorrei raccontarti che mi piaceva prendere a mazzate chiunque fosse tra me e il mio pranzo o la mia cena, rubarne dal mercato più che potevo, nascondermi nei negozi fino ad orario di chiusura per dormire lì e fare bottino. E raccontarti anche che chiunque mi si parasse davanti mi faceva schifo proprio come io faccio schifo a te. > Non lo guarda più, ora che ha iniziato a parlare. Un effetti è come se stesse parlando ad un se stesso molto più piccolo e più irresponsabile, invece che ad un’altra persona che probabilmente neanche ha interesse in questo suo racconto. < Come faccio a spiegarmi… io non pensavo di voler diventare un ninja, ma pensavo di voler acquisire sempre più forza, sempre più abilità per poter arraffare sempre più cibo in mezzo alla strada, ecco. E questo perché nessuno mi aveva mai mostrato cosa poteva esserci dall’altra parte. affetti, amicizie, un letto caldo e comodo, tanti soldi, cattivoni su cui sfogare la mia rabbua e a cui fare il culo, come dici tu e tutto questo senza più dover passare tutto il tempo a scappare o ad essere solo. E tutto questo l’ho capito quando ho trovato-- > Una breve pausa in cui, solo dopo lunghi istanti, poserebbe lo sguardo sul rosso, abbozzando un timido sorriso speranzoso < --un maestro. > Concluderebbe, infine, fermandosi per attendere ua risposta o una qualunque reazione prima di imboccare una via leggermente più affollata in cui pensa di trovare qualcosa con cui sfamare questo piccolo uomo arrabbiato. [ C on ] [Quinto Cerchio - Strade] La sigaretta viene avvicinata alla bocca che ne avvolge subito il filtro, anche se per poco della sua lunghezza. Le labbra si stringono al cotone rilegato di carta e il fiato viene richiamato verso i polmoni, e con esso anche il fumo che passerebbe tra i vari filamenti di tabacco e veicolato dal filtro arriverebbe a destinazione. Il calore provocato dal fumo è ancora pungente, continuando a stuzzicare la gola ad un nuovo colpo di tosse che però viene trattenuto abilmente dal pivello fumatore. Le iridi si posano ora sulla figura del ninja che inizierebbe a parlare in sua direzione con fare alquanto serio e non come si era presentato fino ad ora. Lo sguardo si assottiglia, le narici si allargano andando a far fuoriuscire il fumo prima inspirato ed ora come una locomotiva sprizzerebbe il gas derivato dalla combustione. Non può rinunciare a quella proposta che gli piove a ciel sereno. Vuol dire negarsi un pasto vero e proprio e chissà anche ben preparato. E' selvaggio, ma non stupido. <Una storia?> si domanda ironico per poi continuare <Basta che mi paghi questo stramaledetto pranzetto!> come se non se ne fregasse poi così tanto. O almeno è quello che pensa fino a quando le parole del Nara non lo rapiscono. Presta molta attenzione a quei suoni che riesce a percepire in modo chiaro e a rielaborarli in modo tale da poter capire. <Beh se eri realmente così allora ti sei rammollito...> sprezzante in queste parole che vengono dette nel mentre in cui lo sguardo segue le fattezze del controllore dell'ombra, squadrandolo dalla testa ai piedi in modo tale da poter avere una visione d'insieme del corvino. <Dai non sei proprio una merda, almeno mi dai da mangiare e mi hai coperto anche con il fatto di prima!> annuncia andando ad indicare dietro le sue spalle con il pollice della mano libera che viene rivolto in direzione del vicolo in cui è riuscito ad accaparrarsi quel ben di dio da poter mangiare. A questo punto la mano impegnata dalla busta andrebbe a dissuadere la presa lasciando cadere inanimato il recipiente che fino a poco prima portava con se e che era il proprio sostentamento giornaliero. <Se vuoi propormi di diventare Ninja, non sei la prima persona...> ricordando la ragazza che giorni addietro gli pagò il pernottamento in una vera camera d'albero e il potersi lavare in un bagno munito di doccia. <E devo dire la verità, voi ninja vi fate un bel po' di soldi, quindi l'idea mi alletta. Ma non sarà diventare ninja che mi renderà più forte, solo distruggere qualcuno poi un altro e poi un altro ancora!> ghigna maleficamente, andando a far aprire le fauci non del tutto pulite e regolari, ma forti e ben strutturate. <Un maestro?!> si domanda nuovamente in modo ironico andando quindi a rimpiazzare questa ripetizione con una domanda più valida <E chi cazzo sarebbe il mio di maestro? eh?> fa una pausa per poi continuare allargando le braccia e le spalle e ponendo la testa leggermente di lato <Allora?!> sempre in direzione del Nara. La sua storia viene ascoltata con molto più interesse rispetto a quanto il Nara stesso si aspettasse. La risposta non tarda ad arrivare, per quanto essa sia sarcastica ed assolutamente meno seria e profonda del racconto che il Dainin ha pronunciato, condividendolo con un perfetto sconosciuto. < Rammollito? > Gli verrebbe da ridere, ma in questo momento tutto quel che riesce a fare è scuotere la testa cercando di trattenere l’ilarità tra le labbra strette. < Io penso che prima fossi rammollito. Ero arrabbiato e non volevo ammettere di essere profondamente ividioso di chi aveva più d me. Non volevo ammettere che facevo quel che facevo perché mi piaceva fare a botte con altri ragazzini, dimostrare di essere fisicamente più forte perché dentro ero fragile come un bicchiere di cristallo. Adesso… adesso la situazione è molto diverso. > Basto pensare a Kaori, alla sua famiglia, alla sua lunga carriera da ninja ostellata da u successo dopo l’altro, l’enorme potenza di cui dispone, i criminali su cuui sfogare quel desiderio sempre presente di prevaricare il prossimo, sicuramente dannosso e non etico, ma una parte importante di sé esattamente come tutti gli altri. < Il vero rammollito è chi non ha il coraggio di mettersi in gioco anche con quel che c’è oltre l’apparenza, l’aggressività, il fisico… > Continuerebbe a camminare, adocchiando un banchetto gastronomico in cui, a giudicare da quel che si può notare, preparano dei ravioli di ogni tipo e genere. A quel punto si fermerebe, ruotando il capo in direzione di un Jou che sembra quasi sfidarlo a trovargli un maestro, che non crede affatto che diventare ninja possa aiutarlo a crescere e a diventare iù fote. < Io. > Enuncia, senza neache voltars completamente verso di lui, semplicemente e senza alcun tipo di aria di sfida o presa in giro. < Io voglio farti da maestro. > Ripeterebbe, cercandosi dentro le tasche per tirare fuori una serie di banconote che basterebbero certamente per molto più cibo di quel che servirebbe a due sole persone < Ma prima devo essere asicuro che anche tu sia pronto per metterti in gioco. Prendi questi soldi e raggiungi quel negozietto che vende ravioli. Prendi quello che vuoi, in qualunque quantità, compralo e torna qui per mangiartelo con me. Senza essere volgare, senza aggredire né clienti né dipendenti del locale e senza avventarti sul cibo che ancora è sulla piastra bollente, magari. Se riuscirai a fare questa cosa, come penso che tu sia capace di fare, sarò il tuo maestro, ti aiuterò a diventare più forte, ti darò un tetto e del cibo tutti i giorni finché non sarai in grado di pagarteli da solo. > Allungherebbe a questo punto la mano con i soldi, sperando che Jou possa comprendere quanto il Nara glij sta offrendo < Puoi anche scappare con questi soldi, io non ti inseguirò, ma questi non bastano per più di una settimana di sopravvivenza, dopodiché sarai tornato al punto di partenza e non mi rivedrai più. Vediamo se sei abbastanza forte per metterti in gioco, ragazzo. > [ C on ] [Quinto Cerchio - Strade] Le parole del Nara lo fanno ragionare più del dovuto. Gli fanno pensare a tutti i giorni vissuti fino ad ora, uno ad uno, con il capo che si calerebbe di qualche grado quasi come se fosse entrato in una vera trance. Lo sguardo si perde per qualche minuto, permane assente in questo giro di orologio. <Invidia?!> si chiede quasi adirato. <Forse non ricordi bene quelle sensazioni...> ed ora la mano destra va a posizionarsi sullo stomaco e pian piano inizierebbe a strofinare il corpo in direzione del petto dove si sposterebbe più a sinistra quasi in prossimità dell'organo cardiaco e proprio in quel punto si stringe in una morsa che coinvolgerebbe anche la maglia logora. Il muso si stringe e poi viene portato al lato e nel mentre le sopracciglia si incuneano al centro, come se volessero convergere l'una verso l'altra. <Non è invidia, ma voglia di vivere> commenta correggendo il dire altrui. Eh sì! Lo corregge, perché proprio in questo momento sta analizzando le proprie sensazioni e quello che prova anche nei confronti del nara non è invidia. Ma voglia di equipararsi. <Avere fame di vivere e non vivere di fame...> commenta ricordando poche parole che gli sono state più e più volte ripetute da compagni che ormai non ci sono più proprio per il problema della fame. <Hm!?> mugugna sorpreso all'affermazione dell'altro andando a chinare il capo di lato meravigliato da quell'accadimento. <Certo che sono pronto per mettermi in gioco, cosa credi!> ed il mento viene portato all'insù fiero e senza macchia. Pronto a fare di tutto. La richiesta dell'altro non sembra neanche così difficile da portare a compimento. La mano si allunga fino alle banconote altrui andando a strapparle letteralmente da mano con un modo ancora furtivo. Si incammina così verso il banchetto. I passi vengono fatti come al solito, con quel fare animalesco, naturale ormai almeno per lui. Arrivato nelle vicinanze del chioschetto il volto viene girato di botto in direzione del Dainin andando quindi ad assottigliare lo sguardo. Manca poco e la sua missione si potrà dire conclusa e uno dei suoi primi obbiettivi si potrà dire raggiunto. Si volta nuovamente verso l'entrata e inizierebbe l'incedere in quella direzione andando quindi a presentarsi dinanzi la commessa. <Ehi!> posando la mano con annesse banconote sul bancone, quasi sbattendola <Vedi questi soldi?> quasi intimidatorio nel fare, per poi voltarsi alla clientela che lì sta ancora aspettando andrebbe a mostrare la dentatura seghettata che lo contraddistingue. Si volta nuovamente in direzione della signorina e quindi elargirebbe <Dammi quanti ravioli posso permettermi con questa somma!> quasi come se stesse sfidando la stessa donzella che subito si prenderebbe la briga di imbandire ruoti su ruoti delle varie prelibatezze <Non ho gusti particolari quindi non avere scrupoli, riempi!> ma ecco che si ricorda di dover essere anche abbastanza a modo quindi andrebbe ad aggiungere anche se in modo incoerente un <Per favore...> che verrebbe detto a bassa voce in direzione di chi si appresta a preparare la maxi confezione. Se la commessa ci fosse riuscita, Jou inizierebbe a prendere i vari vassoi ponendoli l'uno sull'altro dirigendosi in direzione del Nara e quindi fuoriuscendo dal locale, senza curarsi dello stupore che si crea tutt'intorno alla sua figura. <Beh allora!?> fa in direzione del Dainin <Ti sono piaciuto?>. Il volto del Nara, candido e ben curato, permane in un’espressione abbastanza neutrale, per quanto egli sia molto coinvolto in quel che sta vivendo. Non sta riflettendo troppo attentamente sulle conseguenze del suo gesto. Si sta proponendo di insegnare tutto quel che sa ad un ragazzo che si sta dimostrando estremamente selvaggio e istintivo, senza neanche chiedere un consulto a Kaori. Probabilmente lo aspetterà una lunghissima e giustidficata ramanzina da parte sua. Eppure sente di star facebdoi ka cosa giusta e a convincerlo ancora di più è quel che dice. Fame di vivere. Sì, è esattamente quel che ha sentito per molti, molti anni. < Allora… questo potrebbe essere l’ultimo giorno in cui sopravvivi ed il primo in cui potrai dire di vivere davvero. > Lo osserva prendere i soldi per poi gettare lo svuardo all’interno del chiochetto, gli ricorda in maniera piuttosto evidente Ichiraku, sebbene senta di meno il profumo di casa che il leggendario negozietto pare avere. Il ragazzo si sta coportando bene. O meglio, si sta comportando bene per i suoi normali standard. Questo vuol dire che, forse, ha davvero intenzione di impegnarsi. Quando lo vede tornare con tutti i vassoi di ravioli per le mani lo accoglie con un largo e sincero sorriso, mettendosi immediatamente accanto a lui per allungare le braccia e condividere il peso del cibo, caricandosene la metà. < Sistemiamoci a bordo strada, così ci riempiamo lo stomaco e intanto ti spiego quello che ho in mente. > Gli dice, incamminandosi all’indietro verso il punto da cui erano usciti dal vicolo. Lì aprirebbe una delle scatole e, senza curarsid dell’uso di posate o quant’altro, ne prenderebbe un bel raviolo di carne per addentarlo come si farebbe con una mela, in una maniera estremamente poco educata ed affascinante, cose che normalmente dovrebbero contraddistinguerlo. Masticherebbe a fauci spalancate, lasciando cadere qualche pezzettino di boccone dalle sottili rosee. < Mmh—mi piacciono—mh. > Mugugna, dando un altro morso al raviolo, terminandolo del tutto e pulendosi le labbra col dorso della mano, come lo stesso Jou stava mangiando poco prima. Butta giù la prelibatezza e soltanto allora si prenderebbe un istante per separarsi dal cibo e tornare a porre l’attenzione sul ragazzo. < Tu non hai nulla qui, vero? Tipo famiglia, amici, compagni, una specie di casa… nulla per cui rimanere qui? Perché stavo pensando che, per insegnarti quel che so, dovrei portarti a casa mia, a Konoha. > Il tono è confidenziale, come se stesse parlando con un amico di vecchia data, ma non prima di mettere nuovamente la mano nella satola per addentare un altro succoso raviolo. [ C on ] [Quinto Cerchio - Strade] La man sinistra e la man destra sono impegnate nel sollevare e mantenere in equilibrio la coppia di vassoi mentre sta per uscire per poi donare all'altro uno dei due in modo tale da ottenere una divisione equa. <Lo potevi dire anche prima che ti serviva un cazzo di cameriere...> quasi scherzoso nel suo dire mentre le iridi puntano solamente sulle prelibatezze racchiuse da quella delicata sfoglia di pasta di riso con i mille ripieni diversi. Esplosioni di sapori che travolgeranno il suo palato. Qualcosa che fino ad ora ha provato sempre ed unicamente ad immaginare ogni volta che passava da quelle parti, unicamente cercando di basarsi sull'odore. Infatti avvicinerebbe il viso al vassoio andando ad aprire per bene le narici. Fatto ciò tirerebbe un forte respiro in modo tale da poter ricordare con gran certezza i vari sentori presenti in quei piccoli bozzoli. Gli occhi si chiudono e nel frattempo l'acquolina diventa padrona all'interno dell'antro boccale. Scuote per un po' la testa in modo tale da riprendersi da quella frenesia ed avvinghiare qualche raviolo e portarlo freneticamente alla bocca. <Non me ne frega di quello che mi hai detto prima, ma devo farlo, almeno con questi primi quattro!> ed ecco che spalancherebbe la bocca ed infilerebbe i quattro ravioli prima con la destra poi con la sinistra alternandosi in modo vorace. Successivamente inizia la masticazione in modo tale da frantumare il tutto. Inghiotte in modo sommario e successivamente si volta verso il Nara. <Sono proprio buoni!> esclama andando ad avvinghiare un ennesimo raviolo portandolo nuovamente alla bocca dove verrà smantellato. <Fo fo fo fifie!> dice mentre mastica o almeno prova a comporre una frase di senso compiuto. Ingoia nuovamente e successivamente <Non ho proprio un cazzo da queste parti, anzi se ce ne andiamo il più presto possibile mi farai un cazzo di piacere...> inizia ad annuire per poi fermare il movimento del capo e voltarsi con fare tranquillo in direzione del Dainin. <Sai...> inizia con fare convinto, serio nel suo dire <Pensavo fossi un coglione...> continua con la sua candida parlantina <Ma forse sei qualcosa di più!> gli confida, amichevolmente, come se potesse prendersi la confidenza che per parecchio tempo gli è stata lontana e non contraccambiata dagli altri. <Konoha eh?> chiede retorico <Spero davvero che mi renderai forte come voglio, altrimenti sarai tu il primo a prendere i calci in culo, intesi?> avvisa il Dainin non curante di come potrebbe reagire alle sue parole. Per gli istanti in cui sta mangiando anche al Nara non interessa assolutamente nullla di quel che Jou ha da dire. Un buon raviolo di manzo è senza dubbio più di qualunque altra cosa che il rosso potrebbe mai dirgli. < Io sono uno degli esseri più potenti al mondo… > Mugugna tra sé e sé, bofonchiando con la bocca anzora parzialmente piena < Ma se mi metti del buon cibo davanti non capisco più nulla! > Esclama, palesemente divertito da se stesso, per poi tornare a concentrarsi sul ragazzo e sulla sua forbita parlantina che non riesce a non intervallare ogni due parole con qualche parolaccia. < Allora, senti un po’… mi sono assicurato che sei in grado di comportarti come una persona educata, per cui ora ti dico un paio di regole da seguire se non vuoi essere rimandato in questi vicoletti del cazzo. > Scuote la testa per ricacciare cia dalla fronte alcuni ciuffi di capelli crvini ribelli, prima di guardarlo negli occhi per assicurarsi di essere ben ascoltato < Io ti porterò a casa mia, ci sono i miei figli e la mia futura moglie. È incinta, quindi non ti azzardare a metterle anche solo un dito addosso, altrimenti ti disintegro. E ti pregherei di avere un comportamento decente in presenza di gente che conosco, per non farmi fare figuracce. > Queste sono le poche parole che avrebbe da dirgli, prima di ascoltare quella sua uiltima confessione che ha anche un ché di tenero e intimo, seppur nei limiti di un ragzzo che ha sempre vissuto al pari di una bestia. < Anche tu non sei male, ma sarai senza dubbio meglio, quando avrai smesso di fare l’idiota. > E si metterebbe a ridacchiare, prendendo un altro raviolo e poi richiudendo la busta per conservarne un po’ per i bambini e per Kaori. In un paio di morsi lo divorerebbe, riflettendo attentamente sul da farsi adesso che entrambi hanno preso una decisione e raggiunto un accordo < Posso insegnarti ma poi dovrai tornare qui per sostenere l’esame e diventare un ninja di Kusa, altrimenti nessuno ti pagherà neanche un soldo bucato. Fino a quel momento sarai mio ospite. E se io ti uso come cameriere, tu puoi usarmi come autista. > Comporrebbe a questo punto il mezzo sigillo della capra con la mano libera, per poi poggiarla sulla spalla del ragazzo, se questo non si scostasse ed aggiungere solo un ultimo < Ti consiglio di reggere forte tutto quello che hai in mano e chiudere gli occhi. > Queste sarebbero le sue ultime parole prima di convogliare tutto il proprio chakra al di fuori degli tsubo di tutto il corpo per avvolgere se stesso e poi passare la patina di energia cerulea dalla prima mano sino al corpo di Jou. Il chakra avvolgerebbe completamente anche lui, da capo a piedi, senza tralasciare neanche il vassoio di ravioli e, a questo punto, il Nara potrebbe focalizzare la propria attenzione verso il sigillo dell’Hiraishin presente sulla nuca di Kaori per ritrovarsi a casa sua e farle una bella sorpresa. [ per me è end ] [Quinto Cerchio - Strade] Ennesimo involucro di pasta di riso condito con dell'ottima carne di maiale viene afferrato e portato alla propria bocca. Qui avviene la masticazione dove le mascelle si scontrano più e più volte disintegrando quello che prima era un semplice raviolo grigliato. Lo sguardo ora si sposta sulla figura del Dainin che inizierebbe a mettere in chiaro le proprie condizioni. <Ok, forse ho esagerato, ma era giusto per scherzare...> per poi continuare a masticare e ad ingoiare terminando il processo che occuperebbe l'antro boccale. <Hai dei figli!?> si domanderebbe in modo alquanto sorpreso. Qualcosa che non si aspettava davvero. <Devi sapere che non sarò il tuo schiavetto personale e che se mi andrà dirò la mia comunque vada...> serio in questa frase va subito a mettere le cose in chiaro, senza troppi fronzoli. <Al massimo non mi farò trovare quando ci sarà la gente che conosci...> andando a virgolettare la parola gente con un semplice sguizzare delle dita. <Forse potrebbe essere interessante...> e detto ciò avvinghierebbe le proprie provviste e si chiuderebbe a riccio in modo che possa sopportare la forza del jutsu. [END]