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[ Senjuu ] - Entrata in clan

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con Kaori, Midori

Un giorno molto importante quello che oggi attende la giovane Midori. La sua promozione a genin è stato motivo di gran vanto e orgoglio per i suoi premurosi genitori che, al vedere il nuovissimo coprifronte della figlia, son saltati dalla gioia. "Sapevamo che ce l'avresti fatta tesoro" ha detto sua madre mentre si occupava di pettinare e sistemare la chioma di un'anziana donna deceduta il giorno precedente a causa di un malore. L'aveva perfettamente vestita e sistemata, avevano tagliato le unghie e infilata dentro la bara ed ora si stava premurando di acconciarla per l'ultima volta prima del funerale. "Adesso dovrai impegnarti duramente nelle missioni." le ha sorriso la donna con fare fiero e tranquillo, armeggiando con un pettine e la rigida testa della defunta. Insomma, la notizia non aveva sorpreso la famigliola, già certa delle potenzialità della figlia e ha portato un bel clima di festa in casa. Un clima che ha indotto il padre di Midori a raggiungerla, questa mattina, per informarla dei piani del giorno. < Vorrei che oggi pomeriggio venissi con me, Midori. > le ha detto durante la colazione riponendo il giornale. < Vorrei portarti a visitare il Dojo dei Senjuu ora che sei ufficialmente una genin. > le aveva sorriso affabile dandole appuntamento per il pomeriggio. Ed ora eccoli qui, a passeggiare fianco a fianco verso il luogo ove il clan del fondatore di Konoha è solito riunirsi per incontri ufficiali, allenamenti e lezioni. < Sono sicuro che ti piacerà. Il palazzo è davvero grande, con un piano dedicato solo a varie sale di allenamento ed uno alla pratica dei maestri Senjuu nelle loro conoscenze. All'ultimo piano vive il capoclan con la sua famiglia e al centro del cortile interno c'è questo enorme albero frondoso le cui radici forniscono la solida base dell'intera struttura. > le spiega con tono sognante l'uomo, mentre man mano che camminano si avvicinano sempre di più alla loro meta. [Ambient]

16:26 Midori:
  [Strada (Verso il Dojo)] E’ proprio bello il suo coprifronte! Ogni volta che la nostra giovane Senjuu, divenuta genin, osserva la placca in metallo che scintilla davanti ai suoi occhi blu pennellati di viola, il cuore inizia a battere come un tamburo di guerra e nella mente rimbomba un’unica e fondamentale domanda: e mo’? La soddisfazione di aver raggiunto l’imbocco della sua vita si fa sostituire con una poderosa spallata dalla sensazione di panico e il non sapere che fare! Sicuramente lo deve indossare, che genio, e sicuramente dovrà fare missioni, come le ha detto la sua mamma, su questo non ci piove… e allora perché si sente come un piccolo pesciolino che si dimena annaspando sulla spiaggia? Il sorriso nervoso abita il suo viso niveo, circondato da quei neri capelli che hanno rubato il buio della notte senza stelle. Occhioni che fissano quell’importante distintivo che tiene tra le mani, mentre cammina fianco a fianco con suo padre. I capelli sciolti morbidamente sulle spalle e sulla schiena, esile figura minuta insaccata in quella tuta unica di colore verde smeraldo. E’ una tuta comoda che le veste il corpo mettendo in risalto le giuste curve, i pantaloni leggermente larghi che si stringono poi alle caviglie tramite un elastico, lasciando nude le caviglie. Lascive! Più che altro… che freddo. Scarpette nere le adornano i piedi, così come anche una cintura dello stesso colore delle scarpe che viene stretta in vita per dare un finto stacco a quella che è invece un vestiario tutt’unico. La parte sopra che ricopre il busto non ha maniche ne spalline, ma si stringe sotto le braccia con un elastico che speriamo tutti non caschi mai per rivelare qualcosa di non voluto lì davanti. Il tessuto verde smeraldo è ornato da fiori cuciti tutti colorati, per essere sgargiante e ben visibile come le regole ninja vogliono! I Kami osservano annuendo soddisfatti e Hashikuccio si è anche meritato una preghiera, che fortuna! La sua famiglia ha accolto la notizia senza alcuna sorpresa, perché loro e solo loro, erano sicuri al cento per cento che la figlia riuscisse a diventare genin, cosa che invece la nostra giovane corvina non era tanto sicura di raggiungere. Ha osservato sua madre mentre sistemava il cadavere di una povera signora, sorriso alle sue parole imbarazzata e scambiato qualche parola mentale con la donna nella bara. Si, tranquilli, tutto normale. Ora ha l’onore, l’incredibile onore sottolineiamo, di poter visitare il Dojo Senjuu assieme a suo padre! <Non vedo l’ora di vederlo! Dici che mi sono vestita bene per l’occasione? Perché ho dimenticato il fiocco da mettere tra i capelli. Secondo me il fiocco avrebbe dato un tocco in più alla mia figura… insomma, già sono bassa, secondo me mi da qualche centimetro in più in altezza!> non ha motivo di trattenersi col padre, e si nota. <Sono troppo nervosa, ed emozionata! Forse in testa dovrei metterci il coprifronte invece del fiocco, anche se metterlo sulla fronte mi darebbe fastidio sicuramente, potrei metterlo al collo? Che ne dici? Starebbe bene? Sicuro che mi faranno entrare per visitare il Dojo? Forse i Maestri del Dojo si aspettavano di meglio…> insomma più è nervosa, più parla, ci siamo dimenticati di prendere i tappi per le orecchie per papà! <Mamma sembrava davvero contenta, e non vorrei deludervi fallendo le missioni! Perché potrebbe accadere… e deluderei anche il Clan, be… sempre che io abbia la dote del Clan. Potrei anche non averla, potrebbero cacciarmi via? Ma no, che dico, sono tutte persone gentili.> perché lei conosce tutte, si si, una ad una. Ci fermiamo qui anche se palese che la 17enne alta quanto una bottiglia continui a borbottare e parlottare, zittendosi solo una volta giunti all’ingresso del Dojo. E meno male!

L'uomo dà in una risata divertita, ormai ben avvezzo al carattere allegro e solare della figlia. < Il coprifronte puoi sistemarlo dove vuoi, l'importante è che sia bene in vista così che in qualsiasi momento la gente sappia che tu sei una ninja di Konoha e non un intruso o un nemico. > le spiega tranquillo, glissando bellamente sulla questione estetica per la quale non ha particolare occhio o gusto critico. < Perché non dovresti poter visitare il Dojo? Sei una Senjuu anche tu dopotutto! > esclama l'uomo quasi divertito dalla sola idea che sua figlia, *sua figlia*, potesse non venir accettata all'interno di un luogo al quale appartiene per diritto di nascita. Scuote divertito il capo all'ennesima paranoia di Midori sul non essere abbastanza e, arrivati davanti all'ingresso nord del Dojo, si ferma per porre sulle spalle della ragazza le proprie mani. < Midori, ascoltami. > le dice con tono pratico e tranquillo, sorridendole con affetto. < Non serve che tu sia alta due metri e che tu abbia due spalle larghe quanto un armadio per essere degna di far parte del clan. Non è quello che sei fuori che fa di te chi sei, ma ciò che hai dentro. Il tuo cuore, la tua intelligenza e- le conoscenze che ti hanno permesso di ottenere questo. > indica sorridente il coprifronte fra le mani della ragazza. < Nessuno si aspetta nulla da te. Né che tu faccia miracoli, né che tu fallisca. Sei una genin di Konoha, perciò si aspettano da te quello che si aspettano da chiunque altro sia al tuo livello, ovvero qualche imprudenza, qualche errore, la tipica impazienza e avventatezza di un adolescente. Non si aspettano che tu sia la nuova Hashirama e nemmeno pensano che tu sia un peso. Va bene? > cerca di tranquillizzarla prima di voltarsi ed indicarle quanto hanno davanti. < Benvenuta, figlia mia, al Dojo Senjuu. > le dice poco dopo lasciandole modo di osservare la struttura. Un edificio a base quadrangolare si erge dal terreno imponente ed elegante. La costruzione è fatta interamente di legno e nasce da un giardino verde e perfettamente curato, ricco di fiori e cespugli rigogliosi nonostante le temperature invernali. Dal mezzo dell'edificio si nota perfettamente svettare un albero spesso, doppio e dal diametro di diversi metri. Il tronco è largo, compatto e ruvido, le fronde nodose e ricche di foglie verdi e brillanti. La chioma quasi funge da tettoia naturale all'intero edificio. < Questa dove siamo noi è l'entrata Nord. Di là c'è quella est, di là quella ovest e dall'altra parte -ovviamente- quella sud. > le indica l'uomo indicando di volta in volta le direzioni citate con un cenno della mano. Quindi le indicherebbe di seguirlo all'interno verso la stradina che conduce all'edificio. < Si può accedere al Dojo solo tramite il giardino come puoi vedere, da qualsiasi entrata tu utilizzi. > le spiega avanzando con passo calmo, placido fino a raggiungere i gradini che portano al primo piano. Aperta la porta in carta di riso, lascia che Midori entri dopo di lui e quindi richiude la porta alle sue spalle. < Questo primo piano ospita una serie di porte dietro le quali sono presenti vari dojo per allenarsi, mentre qui in fondo ci sono le scale che portano al piano superiore. > le spiega indicando le varie porte chiuse da cui si sente -di tanto in tanto- una voce o un suono smorzato. < Ma quello che voglio mostrarti adesso... è il cortile interno. > le mormora con voce candida, bassa, guidando la figlia verso un'ultima porta. Superata questa, i due si trovano nuovamente all'aperto, nello spazio verde limitato dalle mura dell'edificio. Al centro di questo enorme spiazzo, è presente il mastodontico albero che veglia sull'intera struttura. < Questo, Midori, è il grande albero. > [ Ambient ]

17:09 Midori:
  [Dojo Senjuu (Giardino)] Sta seriamente pensando di mettersi il coprifronte al collo e cambiarne così il nome in copricollo, poco ma sicuro! <Ovvio che non sono un nemico!> ridacchia come se quella appena fatta sia stata solo una battuta del padre e niente altro, giustamente no? Ogni singola persona del villaggio dopo tutto la conosce e sa che non è un nemico. Ironia time. <E’ che mi sembra qualcosa di troppo grande, importante e maestoso!> inizia a gesticolare come solo i Kami l’hanno mai vista fare, nella solitudine della sua stanza mentre cerca di scaricare un qualsiasi tipo di nervosismo. <E poi…!> si ammutolisce non appena sente le forti e calde mani di suo padre sulle sue spalle, un contatto l’ha sempre fatta sentire al sicuro e tranquilla, come il sorriso di sua madre e i suoi movimenti delicati, abituati a prendersi cura di chi non c’è più. I suoi genitori non potrebbe amarli più di quanto non li ami già, ogni parola che viene detta a lei da parte loro viene sempre ascoltata e ponderata con attenzione, sono in grado di far nascere in lei quel fuoco caldo e protettivo che le avvolge corpo e anima. Sorride imbarazzata e comunque sempre nervosa, sia mai che riesca davvero a tranquillizzarsi! <Va bene, hai ragione, dovrei vivere con meno ansia e meno pressioni, ma secondo me Hashikuccio si aspetta qualcosa.> convinzione sua, non badatele. E così come Mufasa mostra le terre del branco a Simba, il Dojo viene mostrato davanti agli occhi carichi di emozione della nostra giovane Senjuu, una struttura in legno che si staglia davanti a lei, con fiori colorati che combattono contro l’inverno, il verde giardino e l’enorme albero che si vede svettare al centro del giardino. Enorme, verde, accogliente, come se volesse proteggere tutto e tutti. Si lega il copricollo al collo intanto, così che nessuno la scambi per una nemica! Finalmente si può dire che sia rimasta senza parole, il silenzio è un balsamo per le orecchie di tutti, soprattutto per chi ha modo di sentirla parlare per troppe ore al giorno. Gli occhi saettano, metaforicamente si intende, di qua e di là man mano che il padre le mostra tutto quanto del Dojo, le varie entrate, le porte, le scale, ma soprattutto il giardino! Intendiamoci, la piccola fogliolina qua presente vuole solo immergersi in quel verde, tra i fiori, e vedere da vicino quell’enorme albero. <Per allenarmi dovrei venire qui, giusto?> mormora a bassa voce verso il padre, ultima cosa prima di dirigersi a passo svelto verso l’albero. Ne è attratta per via della sa maestosità e di quello che sembra simboleggiare per lei, ovviamente tutto quanto molto personale. Non siamo studiosi del Clan e nemmeno sappiamo cosa effettivamente voglia dire l’albero, anzi Albero, con la A maiuscola, ma lei si è fatta un’idea che le si è impiantata nel cervello come un kunai. Se possibile e non ostacolata da eventuali recinti, si precipiterebbe all’albero, facendo attenzione ai fiori, all’erba curata, se possibile si toglierebbe prima le scarpe ovviamente… andiamo con ordine. Prima di camminare nel giardino si toglierebbe le scarpe e solo dopo si precipiterebbe all’albero, a piedi scalzi. Che freddo. <Wow.> senza fiato, occhi spalancati e mani destra che si solleva per cercare di accarezzarne l’enorme e spessa corteccia. Lei tocca, deve toccare tutto. Guarda in alto, con quel nasino all’insù e la boccuccia semi aperta dallo stupore, occhi pieni di grazia e gioia a quella visione, totalmente rapita! <Come… come ha fatto a crescere così tanto? Quando è nato? Come? Hai visto che chioma? Sembra così saggio… è come se potesse proteggere ogni cosa! E tutte quelle foglie rigogliose? È come se rispecchiasse Konoha, il villaggio della Foglia, oppure tutti i suoi abitanti.> nella sua mente ogni foglia dell’Albero oramai corrisponde ad ogni abitante di Konoha, e solo perché il suo si chiama villaggio della Foglia, ma probabilmente è puro istinto, ingenuità e una grande nota di sfacciataggine. <Cosa simboleggia per il Clan? Il Clan stesso? O ha un significato più profondo?> dopo tutto però, le foglie nascono, muoiono e cadono, proprio come gli esseri umani, ma lei non è studiata e sa che la sua è solo la sua personale visione, chiede al padre che probabilmente ne sa molto di più!

Una semplice chiacchierata ad accompagnare i due mentre passeggiano per il Dojo osservando ogni porta, ogni angolo, ogni lato del giardino. Il padre di Midori si sente fiero di poter accompagnare la figlia in questa prima, importante perlustrazione e quando la ragazza va a notare per la prima volta da vicino il Grande Albero, si tiene in disparte guardandola orgoglioso, in silenzio, quasi in un muto atto di rispetto. Nell'avvicinarsi all'arbusto, Midori potrà notare come questo non sia un unico tronco. Decine di alberi sono come intrecciati fra loro, avviluppati fino a creare un unico immenso busto dai rami nodosi ed intrecciati. Da alcuni di questi è facile notare come siano legate delle lastre di pietra che affondano nel terreno e ove sono segnati i nomi di numerosissimi Senju. Il padre della ragazza si fa avanti solo dopo diversi istanti, affiancandola con fare solenne e cauto. < Ogni volta che un Senjuu muore lo seppelliamo qui, alle radici dell'Albero. > spiega l'uomo con voce ora bassa, accomodante. < Lo seppelliamo verticalmente, in profondità e poi più in superficie piantiamo un nuovo albero in segno di rinascita. Quando cresce l'arbusto va ad intrecciarsi agli altri e l'albero cresce di dimensioni. > spiega con un sorriso gentile osservando rapito l'arbusto secolare. < In parte è il simbolo della nostra arte innata, l'arte del legno. In parte sì, sta ad indicare il Villaggio della Foglia... almeno credo fosse questa l'intenzione che avevano voluto dargli. Adesso è semplicemente una specie di... non so bene come definirlo. Quasi guardiano. Protettore. > sorride andando ad allungare una mano per sfiorare la corteccia ruvida dell'arbusto. < Sai, qui, fra queste radici, vengono tenute le riunioni più importanti del clan. E' un posto importante per noi Senjuu e perciò... ho pensato che volevo portarti qui il giorno in cui avessi voluto spiegarti i segreti della nostra innata. > ammette il padre sedendosi su una delle nodose radici dell'albero. < Noi Senjuu, com'è risaputo, siamo detentori dell'arte del legno, il Mokuton. Grazie alle cellule ed il sangue che furono di Hashirama e suo fratello Tobirama e della loro stirpe, abbiamo in noi le affinità elementali del suiton e del doton. Ricercandole dentro di noi possiamo farle fondere fino a creare il mokuton, quasi fosse un nuovo elemento. > le spiega prendendosi un attimo di pausa, guardando la figlia con fare rilassato. < Prova ad impastare il chakra, Midori. > [ Ambient ]

17:48 Midori:
  [Dojo Senjuu (Giardino)] Non riesce a fare altro che stupirsi. Quello che sembrava un unico tronco nodoso è in realtà composto da più tronchi che si sviluppano dal terreno fino ad intrecciarsi fra loro e crescere insieme in un muto rispetto verso l’alto. La mano destra delicatamente continua a sfiorare quelle cortecce, lo sguardo rapito si fonde con quell’elemento e non riesce a smettere di sorridere pregna di meraviglia e rispetto. Non ci sono parole ora, decisamente non è il momento di esclamare, parlare e urlare come suo solito, non fa niente di sbagliato, per carità, ma di certo ora è il momento del silenzio e della comunione. <Oh!> istintivamente guarda in basso e compie un passetto indietro non appena sente le parole del padre, avrebbe apprezzato saperlo prima di camminare sulla testa di qualche avo, soprattutto se viene seppellito verticalmente. Modo strano, abitudine particolare, ma non è nessuno lei per giudicare questo modo di seppellire i propri morti. Non siamo esperti di sepolture! Non ancora. <Quindi… l’albero cresce basando il proprio nutrimento sul corpo dei Senjuu deceduti, quindi è come se il la loro essenza dimorasse nell’albero che viene piantano sopra di loro?> torna a guardare verso l’alto. <E si uniscono tra loro… è… così profondo e meraviglioso che non ho parole.> la simbologia di tale Albero, del Grande Albero, è così profondo che nonostante lei riesca a carpirla, non le viene semplice spiegarla. Non ci sono parole. <Direi Protettore, Guardiano, si.> si ritrova nelle parole del padre e gli sorride intanto che egli si siede sopra ad una radice, cosa che vorrebbe fare anche lei, in modo da porsi seduta in maniera quasi frontale al padre, quanto meno vicina, si spera di non cadere all’indietro! <Si.> accoglie la spinta del padre e le mani della Senjuu si raccoglierebbero per formare tra loro il sigillo della capra e le posizionerebbe al centro del suo petto. Ebbene ora chiude gli occhi e regolarizza il respiro, respiri profondi e sempre più lenti per cercare di far cadere la sua mente in uno stato di profonda concentrazione. Alla ricerca del suo io interiore. Il buio l’avvolgerebbe e sotto ai suoi piedi avvertirebbe la morbidezza di un verde prato e attorno a lei il profumo dei fiori, della vegetazione e delle piante. Immersa nella più totale pace. Cercherebbe di assorbire da quel suo stato mentale il colore giallo delle mimose e il loro odore pungente, tanti pallini piccoli batuffolosi e gialli che si riunirebbero nel suo addome e creerebbero una sfera di energia gialla che, come le mimose, simboleggerebbe la sua forza fisica e al contempo la femminilità di una donna. Nella sua mente, dal terzo occhio, invece fiorirebbe una viola del pensiero, un fiore dai colori bianco e viola mischiati insieme simbolo di quei sentimenti che serbiamo nella nostra mente e nei pensieri. Una mimosa nel ventre e una viola del pensiero nella testa, questi due fiori sarebbero destinati ad unirsi percorrendo l’unica via davanti a loro, seguirebbero una linea verticale che li porterebbe ad avvicinarsi sempre di più al cospetto del sigillo della capra e poi si unirebbero sempre più velocemente per creare una cosa sola. Un’unica entità. Completo, ora il chakra dovrebbe essere stato impastato e lei gli permetterebbe di scorrere libero all’interno del keirakukei come un fiume in piena che partirebbe dal plesso solare lì dove si sarebbe raccolto e formato il chakra, e che ora, come un fiume che irriga e nutre fiori e piante, così dovrebbe nutrire allo stesso modo il suo corpo. È un momento importante in un luogo importante, è pronta ad ascoltare e interiorizzare tutto quanto. [Tentativo impasto chakra – Turno: 4/4 – Chakra 10/10]

Annuisce in silenzio, l'uomo, in risposta al dire della figlia, quasi commosso di condividere quel momento con lei. Si limita a rimirare la bellezza dell'albero dietro la ragazza prima di andare a sedersi e quindi iniziare a spiegarle i segreti alla base della loro arte innata. La giovane Midori ascolta in totale silenzio, qualcosa di raro e prezioso da parte sua, che indica il grado della sua attenzione e dedizione a quel momento e che compiace molto il fiero genitore. Si appresta quindi ad impastare il proprio chakra quando l'uomo glielo chiede ed in una manciata di secondi, eccola risvegliare nel proprio corpo la forza vorticante sopra citata. < Bene. Adesso ascoltami. > prosegue il Senjuu sporgendosi appena verso la figlia, guardandola negli occhi. < Per utilizzare il Mokuton devi comporre il sigillo del Serpente e concentrarti a fondo su te stessa. Suppongo che ormai tu abbia già scoperto quale sia l'elemento a te più affine, vero? Solitamente lo si scopre subito dopo il diploma genin. > domanda alla volta della figlia con fare pacato. < Essendo tu una Senjuu suppongo tu possieda il controllo del Suiton oppure del Doton: in ogni caso devi concentrarti sull'alterazione in tuo possesso e poi cercare, dentro di te, l'altra. E' lì, ancora difficile da controllare, ma sopita da qualche parte nel tuo chakra. Devi riuscire a raggiungerla e fondere quel potere a quello dell'elemento in tuo controllo, esattamente come fai quando polimerizzi le energie fisiche e psichiche. > le sorride tranquillo snudando i denti. < A quel punto, tenta di convogliare quel nuovo chakra fuori dal tuo corpo e indurlo dentro la corteccia di quest'albero. > le dice indicando il busto dell'enorme radice al proprio fianco. < Prova ad unire il tuo mokuton a questo tronco e a controllarlo con la tua volontà, come se fosse creta grezza fra le tue mani. > [ Ambient ]

18:24 Midori:
  [Dojo Senjuu (Giardino)] Cosa assai rara in effetti e non vuole lasciarsi scappare quel momento tanto importante per entrambi. Ricambia lo sguardo con suo padre, occhi negli occhi a condividere un segreto solo loro, che non è poi tanto segreto in effetti, ma a lei piace immaginarlo così! <Si, il Suiton.> l’elemento a lei affine è quello acquatico, non le dispiace per niente adorando quell’elemento, lei starebbe ore e ore ammollo nell’acqua, ma stiamo divagando e non è quello che vogliamo. Dentro di lei però dimora anche un altro elemento, il Doton, sopito in lei e di difficile manipolazione, ma a quanto pare i Senjuu riescono ad affinare entrambi gli elementi all’interno del loro chakra e a unirli così come si fa con le due energie che compongono il chakra. <Come col chakra, nh?> vuole esserne sicura perché una buona visualizzazione è un buon passo per riuscire nell’esercizio! <Trovare il Suiton e il Doton, ed unirli per formare il Mokuton.> all’apparenza sembra un procedimento semplice, ma la difficoltà, lo sa bene, sarà quella di ricercare il Doton dentro di lei. Prima di tutto formerebbe, come richiesto, il sigillo del serpente e poi andrebbe a celare lo sguardo chiudendo gli occhi. Inizia il viaggio verso l’io interiore di se stessa. E’ un viaggio complicato e poco chiaro, ma inizialmente andrebbe sul sicuro cercando l’elemento a lei già affine e che si sposerebbe perfettamente con il suo chakra. Esso, che scorrerebbe come un placido fiume lungo il keirakukei, irrorerebbe con la sua energia ogni cellula del suo corpo, annaffiandola come se fossero piccoli boccioli in attesa di fiorire. Da questa similitudine andrebbe ad estrapolare l’elemento Suiton, l’acqua, come sostanza liquida, fresca e potente, che scorrerebbe in lei in attesa di una sua metà mancante. Cercherebbe di riunire il suo elemento Suiton al centro del petto, dove dimora il plesso solare e luogo dal quale nasce e si dipana il chakra percorrendo il suo apparato circolatorio. Lo visualizzerebbe come la metà di una sfera, azzurra e liquida, in continuo movimento. Ora inizierebbe il viaggio per la ricerca del secondo elemento al quale dovrebbe essere affine, ma ancora sopito in lei: il Doton. Cercherebbe all’interno del suo chakra e della sua essenza, tenterebbe di percepire in lei l’affinità sopita verso l’elemento, forte e saldo, come non credeva di essere ma forse se guardasse più attentamente scoprirebbe di avere dentro di sé quella fermezza e quella solida sicurezza della quale dovrebbe solo essere… più sicura! La placida terra, sottoforma di elemento Doton, seconda sopita affinità del chakra, se dovesse riuscire a trovare quella parte mancante di sé e di quella sua energia, la farebbe metaforicamente viaggiare all’interno del keirakukei, trasportata dal chakra, e farebbe a lei raggiungere il plesso solare, la dove il Suiton attenderebbe pazientemente. Se ci fosse riuscita farebbe occupare l’altra metà di sfera mancante all’elemento Doton, e poi li mischierebbe facendoli ruotare insieme in modo da tentare di amalgamarli perfettamente. Vorrebbe dar vita al Mokuton, lo vorrebbe così tanto e se ci riuscisse lo farebbe dipanare dal plesso solare così da cercare di fargli inondare il keirakukei, quel nuovo elemento affine al suo chakra. Come suggeritole dal padre, aprirebbe gli occhi e mantenendo il sigillo cercherebbe di convogliare il chakra Mokuton al di fuori del suo corpo attraverso gli tsubo, farebbe fiorire quelle aperture, fiori metaforicamente e idealmente molto più forti, vigorosi, che si aprirebbero per cercare di permettere al chakra di indursi, introdursi, all’interno della corteccia indicata dal padre. Dovrebbe ora cercare di controllare il tronco dall’interno grazie al chakra che si sarebbe introdotto in lui, per cercare di plasmarlo e controllarlo, come prolungamenti delle sue braccia. La concentrazione sarebbe alle stelle, ma anche la non volontà di modificare qualcosa di tanto sacro, quindi cercherebbe solo di muoverlo, sarebbe contenta anche se riuscisse solo a farlo tremolare! Sarebbe una degna soddisfazione per tutto il sudore che sta versando. [Tentativo Mokuton – Consumo: 1 – Chakra 9/10]

Momenti di attesa mentre la ragazza s'impegna a cercare di adempiere al compito richiesto. L'uomo l'osserva in silenzio, scruta i lineamenti della figlia adorata per notare nel suo silenzio la concentrazione che la sta avvolgendo come un candido manto. Nota la piccola rughetta fra le sopracciglia che si forma ogni volta che si impegna in un qualche sforzo, la serietà del suo viso e dunque il momento in cui Midori riapre gli occhi. Intuisce che è quello l'attimo in cui deve osservare il tronco in attesa di un qualche risultato e così sposta lo sguardo dalla figura della Senjuu all'albero al loro fianco. Osserva le venature della corteccia ruvida e fresca e nota quel tremore bizzarro ed innaturale del tronco che d'un tratto va a farlo vibrare. Un sorriso divertito affiora sulle labbra dell'uomo mentre lo sguardo torna a posarsi sul viso della figlia. < E' solo un leggero tremolio, ma con la pratica andrà meglio. E' un inizio. E' la prova che puoi controllare il mokuton. > le rivela fieramente, felice di poterle finalmente dimostrare quanto fossero infondate tutte le sue paure sul non essere abbastanza o sul non essere capace di rispondere alle aspettative del clan. < Sono fiero di te, Midori. > le dice alla fine con sincero compiacimento, alzandosi ora in piedi ed inspirando a fondo l'aria della sera calante. < Direi che questo è un momento da festeggiare. Andiamo a prendere la mamma e ceniamo fuori? > le domanda, sorridendo, scoccandole un occhiolino complice. A Midori quindi viene lasciata la scelta su come concludere la propria giornata. [ END ]

18:50 Midori:
  [Dojo Senjuu (Giardino)] Il tronco trema, un leggero tremolio ed era tutto quello che voleva! Il sorriso va a invadere di colpo il viso concentrato e contratto della nostra Senjuu e tutti i Kami possono tirare un sospiro di sollievo. <Ce l’ho fatta!> è l’attimo di gioia, dove la soddisfazione invade le sue vene per portare entusiasmo al cervello e farla scattare in piedi che manco una molla. Il sigillo viene sciolto, la concentrazione tanto ricercata si interrompe ed è forse la fine di quel piccolo controllo sul Mokuton che ha potuto sperimentare e far sperimentare al tronco del Grande Albero. <Oh, Papà!> la gioia genuina è talmente grande che cercherebbe di abbracciare di getto il genitore, fiero testimone del grande sforzo della figlia. Tutte le sue paure hanno trovato una definitiva fine, e ha poche persone con la quale condividere questa sua vittoria, oltre ai genitori, e sono la sua amica Yumiko e i consiglieri che l’hanno tanto sostenuta! Stringerebbe le braccia al collo del padre incapace di controllare così tanta gioia e, come al solito dunque, pigolando senza riuscire a darsi un contegno. Che i Kami scuotano pure la testa e il Grande Albero le doni un sorriso sornione, questa sera si festeggia! <Mi allenerò, vedrai, ma al momento mi è solo venuta una grande fame, quindi andiamo a prendere la mamma e poi andiamo a ingozzarci di ramen!> esclama dimenticandosi per un momento del luogo importante in cui si trovano, ma suo padre saprà riportarla pacatamente sulla retta via. Ecco come concludere la giornata! Una bella cena in famiglia e tanta felicità. [END]

La giovane Midori viene accompagnata da suo padre al Dojo Senju dove, ai piedi del Grande Albero, impara a risvegliare per la prima volta l'arte del legno.

Non c'è molto da dire: come c'era da aspettarsi sei stata davvero molto brava. Buone descrizioni, una bella caratterizzazione.
Procedo immediatamente con l'inserimento nel clan.
Per poter utilizzare l'innata devi fare una role o con un Senjuu da chuunin in su (L'unico disponibile sarebbe Hitomu ma è latitante) oppure un altro breve ambient dove un Senjuu ti spieghi con esattezza ciò che è possibile o non è possibile fare con l'innata. ♥

No px data la natura della quest