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Mekura lascia l'akatsuki

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con Mekura

09:12 Mekura:
 Un nuovo giorno, gli stessi problemi. Stava sbanchettando il tavolo della colazione, pulendo piatti e lasciando scorrere l'acqua all'interno di una pentola che non è stata lavata da ieri. Il turno di quella sera toccava ad Ai ma a quanto pare si era distratta e l'aveva lasciato indietro. Nulla di grave comunque, però la faceva sorridere che tutto fosse a posto, tranne quella pentola isolata e solitaria. In qualche modo si sentiva affine a quella pentola: tutto attorno a lei è in equilibrio, pulito ed in ordine, invece lei, la pentola, ammaccata e con il fondo annerito dalle fiamme, presenta delle croste nerastre di cibo carbonizzato sui bordi che non vogliono staccarsi. Forse non è stata distrazione da parte di Ai, forse non aveva nessuna voglia di pulire quel riso incollato e bruciato: troppo difficile, troppo disgustoso, peccato che più rimane li, più è difficile da togliere. Una allegoria ai suoi problemi pensandoci bene. Ma ora basta, si rende conto che rimuginare troppo su queste cose la deprime soltanto se la prende come la sta prendendo adesso: non con l'ironia di prima, ma con un pretesto di farsi del male. Solleva il capo andando a cercare del sapone davanti al lavello della cucina e con calma inizierebbe a ripulire quel pantano con forza. Indosso la donna porta una ampia camicia blu cobalto lasciata aperta per i primi tre bottoni, in modo tale da mostrare la canotta sottostante bianca. sotto i pantaloni a vita alta neri seguono le forme del suo corpo come una seconda pelle. Ai piedi ha un paio di pantofole grigie. Uno stile piuttosto casual per lei che casual raramente lo è mai stata, sopratutto ad un certo punto della sua vita. Ma oggi doveva occuparsi della casa, inutile farlo tirata a balestra solo per fingere di avere una dignità che non sente. <introspezione, pro, contro e ignoto> sospira ripensando al consiglio datole da Magnus su cosa deve fare al momento come esercizio. Scuote il capo e torna a lavorare,oltre alla casa ha un pensiero fisso nella sua testa e lo deve mettere in atto.[ch on]

09:27 Mekura:
 Il lavoro le prende un po' di tempo, si trova da sola al momento: Andoss è fuori con Ai e Ken, probabilmente sono ad allenarsi insieme: questa mattina erano piuttosto agitati, a malapena hanno fatto colazione e poi sono scappati fuori di casa "torniamo per pranzo, ti voglio bene, ciao" questa è la sintesi e poi sono usciti. Le dispiaceva mettere alle loro calcagna una propria copia anche se a molta distanza, ma, con quello che è successo preferiva avere un occhio che potesse controllare sempre la situazione. Non vuole altri rapimenti, non nella sua famiglia. rimessa in ordine la cucina, Mekura si dirigerebbe verso il piano superiore, dove si trova il suo studio e la sua camera da letto. Butterebbe un occhio anche nelle stanze dei figli per vedere in che stato si trovassero. Con sua somma sorpresa si accorgerebbe che in entrambi la situazione è accettabile. <che bravi> si lascia sfuggire un commento soddisfatto e sottile prima di procedere per la sua strada. Appoggia il suo peso sopra la sedia di fronte al tavolo inclinato della stanza, afferrando un foglio per scrivervi sopra con una calligrafia chiara e leggibile <Onorevole Juusan Kagura Hyuga...> inizia a scrivere così rendendosi conto che lo ha fatto per pura abitudine trovandosi a disagio a proseguire con quel saluto < forse zio sarebbe il modo adeguato per rivolgersi a lui> afferma titubante trovandosi seriamente in difficoltà a fare quello che sta facendo: deve parlare con suo zio, Kaori l'ha inserita nel clan annullando il precedente ordine dell'ex capo clan e suo parente, ma ancora si sente in colpa verso lui e verso tutto gli Hyuga. Sente di averli delusi in più occasioni e se fosse in loro non vorrebbe parlare con lei. Del resto se volesse parlare con lei perché non lo ha già fatto? perché non la cerca, perché è sola ancora con gli unici parenti che le rimangono sono lui e sua madre in prigione. Sente una grande vergogna e non ha assolutamente idea di che cosa stesse realmente cercando nel contattarlo: perdono? una spalla su cui biasimarsi? rimettere a posto quello che resta dei cocci della sua vita? In un momento la sicurezza di fare questa cosa, se mai c'è stata, ha un importante stop <perché dovrei farlo?> si dice a se stessa non sapendo realmente come rispondere, almeno non da subito. [ch on]

10:19 Mekura:
 La penna tra le dita ondeggia a destra ed a sinistra, la mano sinistra tiene la testa sollevata mentre gli occhi sono puntati sulla lettera, indecisa su cosa scrivere, senza sapere come iniziare. é normale, la sindrome della carta bianca se non fosse che ha già scritto un formalissimo "onorevole Juusan Kagura Hyuga". Ora deve solo andare avanti. Probabilmente dovrebbe solo gettare nello scritto quello che sente e pensa, fare ordine mentre scrive, rileggere e alla fine decidere che quella è la lettera giusta da mandare all'uomo che l'ha abbandonata molto prima di cacciarla dal clan. Yuusan era suo parente, eppure lei è stata abbandonata comunque. Daiko diceva che in tempo di guerra la loro famiglia era povera: LORO, parenti con il capo clan e componenti del clan denominato i nobili della foglia. Non potevano permettersi di tenere una bambina piccola, neppure suo zio. In parte ha compreso che è stata allontanata per protezione, con quello che era successo davvero a suo padre ed a sua madre...ma che protezione può dare vendere una bambina, vendere, non cedere, vendere, una bambina a degli estranei, una bambina che si vedeva lontano miglia che è una Hyuga. c'era ancora qualcosa che le è oscuro nel loro comportamento, quanto meno può capire da dove ha imparato ad avere un comportamento orribile con le altre persone. Scuote il capo pensando a questo, cacciando via il pensiero. <no, no...non devo biasimare nessuno se non me stessa> sospira massaggiandosi il capo facendo un'altro tentativo < un problema alla volta> sospira ricominciando ed iniziando a scrivere. <Onorevole Juusan Kagura Hyuga, caro zio> ripete ad altavoce quello che sta scrivendo in modo da sentire, letteralmente, come suona. <Seppure io sia stata reintegrata nel clan, posso capire se ancora non mi è permesso scrivervi. Non mi aspetto che voi leggiate la lettera, non mi aspetto di riuscire a parlare con voi, ad incontrarvi dopo tutto questo tempo. Non mi aspetto nulla, voglio solo provare, avere fede o anche solo provarci e scrivervi quello che sento> Sospira guardando la lettera cercando di valutare se doveva continuare in quel modo o se doveva cambiare, meno lagnoso, più formale, o il contrario. Ancora una volta si farebbe guidare dal suo istinto lasciando che la mano scrivesse per lei, non le sue preoccupazioni <Io comprendo perché mi avete scacciato, non ve ne farò mai una colpa, ed al posto suo, probabilmente avrei fatto lo stesso: ero la candidata per il capo clan, di uno dei clan più importanti del villaggio, uno di quelli più potenti in un momento massimo di crisi. Non c'era bisogno di un anello debole, di un individuo attaccabile e che ti avrebbe messo in difficoltà nel tuo stesso ruolo di capo, comprendo che ci sono più nemici in casa di quanti possano essercene fuori. Non ti giudico, non mi sono dimostrata all'altezza delle aspettative: non sono ne la più forte, ne la più saggia, ne la più adeguata> sospira la donna allentando la presa sulla carta, un breve respiro prima di continuare <ci ho provato, invano, ma nelle mie difficoltà ho solo dimostrato quello che alcuni avevano detto su di me: che non ero all'altezza, che non ero adeguata neppure ad essere una kunoichi. Troppo debole, troppo morbida, troppo stupida, troppo sola, che dovevo semplicemente affidarmi ad un compagno e fare dei figli. Ironico che abbia fallito persino in questo> [ch on]

10:45 Mekura:
 Tira su con il naso mentre sente montare dentro di lei una rabbia che era sopita e mai cancellata. <non biasimo nulla, neppure che mi abbiate venduto alle persone più adorabili di questo mondo, l'unica fortuna in quella storia> no, non era una cosa che aveva cancellato, non crede che possa mai perdonare come sono stati affrontati quegli eventi. <ma, non voglio ripensare a questo. A prescindere da quello che pensavo, da quello che penso, da quello che volevo, da quello che sono, da quanto mi sono sentita sola quando mi hanno riempito la casa di rose blu con messaggi denigratori e ricatti per i miei figli adottivi, voi mi mancate, mi mancate enormemente. Avrei molto da chiedere consiglio, molte cose da domandare, molte cose da condividere, come si fa con una famiglia. Vorrei la mia famiglia, vorrei mia madre, vorrei mio padre, vorrei mio fratello, vorrei i figli che non ho mai conosciuto, vorrei Hiashi. Ma mia madre è in prigione per i suoi reati, mio fratello è morto, Hiashi è stato ucciso davanti ai miei occhi, impotente nel salvarlo, il sangue del mio sangue riposa sotto terra, macellato dai nostri nemici. Ci siete solo voi> sospira pesantemente con un magone al petto prima di continuare <e se ancora non avete accartocciato questa lettera e buttata, vi prego, concedetemi di vedervi almeno una volta> sospira la donna quasi alla fine di quella lettera. <mi dispiace per quello che sono, per non essere alla altezza di quello che ci si aspettasse da me, mi dispiace per la morte di Hiashi, mi dispiace essere tornata e non aver salvato il suo corpo, mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare, per le mie scelte, per i miei errori, mi dispiace di tutto. Sappiate solo che vi voglio bene qualunque cosa decidiate di fare e che vi aspetterò. Mekura Hyuga> SI allontana non riuscendo più a stare seduta sulla sedia iniziando a camminare avanti ed indietro per la stanza.[ch on]

11:05 Mekura:
 C'è altro da fare, molto altro. Tra questi la cosa che al momento le preme più di tutti. Da un cassetto vicino al letto la donna solleva il fondo rivelando una piccola parte segreta ove si trova il suo anello della Akatsuki. L'indice destro. Lo osserva guardandolo con ansia e rammarico tenendolo tra le dita. Doveva cercarlo, ma al momento è impegnata qui, al villaggio, verso il suo clan. Sta facendo qualcosa contro il regolamento stesso della Akatsuki a dire il vero: doveva cessare le sue attività con il villaggio e con il clan stesso, non doveva essere più legata a loro. Ma il tempo passa e il capo della Akatsuki è assente dalle vite di tutti, sopratutto dalla sua. Scomparso, nel nulla, senza sapere dove sia, forse solo qualche informazione su dove si trovasse. Kusa, ricorda che le aveva detto che aveva affari a Kusa, non ha mai domandato nulla, non era nella posizione e comunque non le avrebbe risposto. Tuttavia ha intenzione di andare la e scoprire cosa stesse succedendo, prima o poi. Si infilerebbe l'anello e successivamente si inginocchierebbe mettendosi con la schiena dritta e poggiata con il sedere sui talloni. Chiuderebbe gli occhi e cercherebbe di concentrare parte del proprio chakra verso l'anello. Lo incanalerebbe all'interno dell'oggetto in modo da creare dall'altra parte una propria immagine olografica offuscata aprendo gli occhi in quella realtà cercando di guardare all'interno della sala del covo della Akatsuki [connessione anulare : 100/90 ch tot] [ch on]

11:20 Mekura:
 Chissà cosa si aspettasse: di trovarli li a dire <ci sono voluti anni ma finalmente sei riuscita a trovarci, il gioco a nascondino più lungo di sempre> Si guarda attorno immaginando che vi fossero gli altri: Yukio, Kurako, Azrael, Kimi, Katsumi, Akendo. Gonfia il petto prendendo un lunghissimo respiro guardando la desolazione che la circonda e il modo decadente in cui è stata lasciata la sede della Akatsuki: non ci sarebbe più nessuno da molto tempo. Akendo li aveva abbandonati, l'ha abbandonata, l'akatsuki era solo un capriccio e si domanda se anche lei non fosse solo un capriccio. Era sempre concentrato in un dilemma esistenziale, essere un Dio e gli dei cosa sentono degli umani? come li percepiscono se non qualcosa di limitato, di sacrificabile? Amareggiata guarda verso la sede dove si dovrebbe trovare Akendo e la troverebbe vuota. <Non esiste più nessuna Akatsuki> si lascia sfuggire un commento stanco e rimanendo un po' li, ancora in attesa la donna rilascerebbe il chakra e ritornerebbe con la coscienza all'interno della propria stanza con una lacrima solitaria che scende dall'occhio destro. [connessione anulare : 85/100 ch tot] [ch on]

11:42 Mekura:
 Si toglie l'anello, lasciandolo nel doppio fondo e lo chiude li. Guarda quel cassetto con sopra le foto dei suoi figli e del suo passato: il vecchio distintivo, la foto di sua madre, un suo vecchio giocattolo, la collana di suo fratello, un vecchio portafoglio. Uno charme che aveva comprato quando è andata a Kumo, un ricordo dei bambini che ha protetto, la pelle di un serpente. Chiude tutto e si allontana da li asciugandosi quella lacrima. <e ora?> si mette a ridere <sei un bastardo Akendo: ovunque tu sia, qualunque cosa possa scegliere, non ha valore se non ci sei per sentirla. Posso anche decidere di abbandonare l'akatsuki, ma è come fare una dichiarazione a vuoto.> sogghigna <sono ancora legata a te, per quel che vale, ma sai che ti dico? ovunque tu sia e tu mi possa sentire? faro questa dichiarazione al vento e la farò forte in modo che l'universo mi sia testimone> ringhiando nell'ultima frase, la donna si avvicina ad una finestra aprendola di colpo tenendo le braccia spalancate lasciandole scivolare dal cornicione fino alla base. Prende due lunghi e gonfi respiri con il naso, solleva il mento guardandosi intorno domandandosi cosa stesse facendo e quanto fosse idiota. Poi il germe della follia prenderebbe il sopravvento <IO SONO LIBERA! NON SONO VINCOLATA NON SONO VINCOLATA NULLA, IO NON APPARTENGO PIù ALLA AKATSUKI, MI SENTI UNIVERSO? IO NON SONO PIù DELLA AKATSUKI> con tutto quello che ne segue, tra questi, anche un povero cristo che passava di li per caso, la guarderebbe dicendo <si ma stai calma> La donna si metterebbe a ridere sempre più forte, sentendolo come una approvazione da parte dello stesso universo. Ha appena rinunciato al suo Dio, ha deciso di essere libera almeno da lui. Per ora, è finita [ch on]

11:55 Mekura:
 Sente un tonfo nel suo cuore, come se qualcosa fosse caduto e ora fosse più leggera. La sua mente sempre costretta nei suoi pensieri, sempre dolorante e con un mal di testa costante, si rilassa, rilasciando una parte di se che le faceva visibilmente male. Chiude la finestra indietreggiando nella stanza, iniziando a ridere di nuovo, come una pazza, freneticamente, come una bambina che stesse festeggiando. Sente la mano sul petto sentendolo battere con forza, la testa le gira ma è una sensazione bella per una volta. In qualche modo è come se questa cosa l'avesse davvero liberata, le avesse permesso di vedere qualche bagliore di luce alla quale come un insetto le girava attorno. SI lascia cadere sul letto senza peso, liberamente. Il cuore le batte, chiude gli occhi e prende un lungo respiro, uno di quelli liberi che non prende da molto tempo. SI ricorda che è tardi e deve fare altro. <oh è vero, ritornano per pranzo> oggi ci si aspetta che si mangi sano..ma questo non impedisce di prendere un dolcetto per tutti, qualcosa per festeggiare, anche se per poco. SI sente, felice. Corre giù dalle scale andando a prendere un cappotto per poi chiudere la porta alle spalle una volta fuori per andare a prendere qualcosa di dolce entro pochi minuti, deve sbrigarsi. Porterebbe con se anche la lettera per Juusan dato che c'è, e lo farebbe nel modo in cui lei prima di tutti non si aspettava: con il sorriso sul volto [end]

Mekura scrive una lettera e lascia l'Akatsuki.