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con Azrael, Kaori

11:32 Azrael:
 Ci sono molte cose che, nella vita di un ninja, possono portarlo a pensare e a riflettere attentamente anche per giornate intere, periodi di vita trascorsi a elucubrare sui concetti di bene e male, sulle morti che si sono causate e sulle vite che, invece, continuano solo grazie al tuo intervento. Villaggi distrutti e da ricostruire, orribili demoni da rimandare nell’Inferno da cui sono nati o da intrappolare in persone che non vivranno mai più allo stesso modo prima del loro arrivo. Azrael Nara, di queste cose, le ha vissute tutte. Ha ucciso e ha salvato, ha distrutto e ha ricostruito, ha combattuto con le più terrificanti e potenti entità che il mondo abbia mai conosciuto, ma non si è mai soffermato troppo ad impensierirsi per tutto quel che ha passato nella propria vita. Non c’è mai stato un avvenimento che lo abbia tanto coinvolto da portarlo a fermarsi. Ce ne sono stati molti in grado di spronarlo ad andare avanti, forse per la necessità di non soffermarcisi troppo, forse per buttarseli prima alle spalle. Tutto ciò, però, lo ha reso l’uomo che è adesso. un uomo realizzato che ha, da sempre, sofferto troppo la solitudine. Ha visto persone felici anche grazie al di lui impegno, persone affascinate dalla leggenda che lo avvolge, spesso senza neanche conoscerlo. E andava bene così, pensava. Pensava che fosse davvero tutto perfetto così, che lui dovesse essere soltanto il mezzo attraverso il quuale le altre persone potessero vivere la loro vita al meglio. La domanda che gli ha invaso la psiche da incalcolabili giorni, però è: va davvero bene così? Sono davvero felice di godere soltanto della serenità altrui? Le delusioni, nella sua vita, si sono susseguite in gran numero, portandolo a darsi una risposta sempre affermativa o, in alcuni casi, giungere alla conclusione che se anche non fosse così, se anche quello non era davvero il modo in cui voleva essere felice, neanche i suoi straordinari poteri e le sue inenarrabili capacità sarebbero state funzionali a risolvere un problema di stmpo così astratto, spirituale quasi. Tutto questo finché non è arrivata Lei. Kaori. Ogni persona è in grado di emettere una qualche sorta di luce, le emozioni di tutti possono definirsi quasi irradianti, ma lei… lei è sempre stata, in confronto a tutti gli altri, il Sole. Ricordarla quando era appena una deshi, ingenua e goffa, timida come soltanto una Hyuga potrebbe essere, ha sempre riempito il Nara di una sensazione diversa da quella provata nel vedere qualunque altro allievo in pensiero per l’esame. Ha sempre desiderato, per un motivo senza nome, allungare le mani a pieno palmo per immergerle in quella luce e prenderne un po’. Ha sempre voluto tenere per sé un po’ di quei raggi di pura incandescenza. Non ha mai capito bene il perché, ha sempre associato quella percezione al fatto che, quando la incontrò da principio, stava passando un momento particolarmente buio della sua vita. E quell’incontro lo scioccò. Gli disse che vedeva una strana ombra sul suo viso, nel suo sguardo. Gli chiese se, avendo notato altre volte in altre persone quell’oscurità, fosse solo l’ineitabile destino di chi aveva visto e vissuto troppo, nella propria carriera da ninja. Era convinto di sì, che al tempo avesse dato la risposta giusta, che quella malinconia arrivasse come unico ed inevitabile destino, ma si è ritrovato davanti all’innegabile realtà solo quando si sono ritrovati. Erano passati tre anni di buio, di sonno e prigionia forzata, aveva chiuso quella che, era convinto, sarebbe stata la relazione che si sarebbe trascinato fino al suo ultimo giorno. Eppure, nel vederla così cresciuta, così realizzata e felice di averlo reincontrato, non potè che sentirsi incredibilmente in colpa nel diventare consapevole dell’unica emozione che riuscì a provare nell’istante in cui la vide sorridere una volta ancora. Era felice. Era dannatamente felice. E, cosa che lo lasciò più basito di qualunque altra, non durò solo per un attimo. Volente o nolente, da quel giorno, non ha mai smesso di essere felice. Azrael Nara poteva, finalmente, dire di essere felice. Non era la cosa più corretta, non era la cosa più giusta da fare, ma era ed è tutt’ora tutto quel che riesce a fare. Immergersi nella luce di Kaori e uscirne come fosse un uomo nuovo, senza alcuna ombra ad occuparne lo sguardo e senza alcun senso di colpa per la sua egoistica scelta di lasciarsi scaldare dai raggi luminosi del suo sorriso per ogni singolo giorno della propria vita. Non riesce a pensare ad altro da mesi, non v’è culto di fanatici o rapimento che tengano, gli basta starle accanto per sentirsi, realmente, invincibile. Quando si ritrova da solo nel suo letto, avvolto dal corredo cremisi che, per troppi anni, gli ha fatto da unico amico e confidente, non riesce a non farsi avvincere dalla paura. La paura di perderla, la paura che quelle ombre ritornino, la paura che, un giorno, Kaori non sarebbe più stata *sua*. Come fare? Come avrebbe potuto mettere a tacere quella pungolante vocina che tenta ogni sera di non essere meritevole abbastanza di tutta quella serenità? Come convincersi del fatto che Kaori Hyuga era davvero sua? E, soprattutto, come avrebbe mai potuto convincere lei e farle comprendere l’autenticità di tutti questi pensieri, oltre che la determinazione di volerla tenere accanto a sé finché morti non li separi? Finché morte non li separi… Sembra essere così ovvia, come risposta. Il vederla parlarne così scherzosamente con Midori lo ha portato sì a considerare effettivamente l’idea, ma anche a notare che Kaori sembrava trattare l’argomento come qualcosa di lontano, di inarrivabile, addirittura un qualcosa di assurdo. È davvero così impensabile che voglia legarsi a lei in maniera così definitiva e certa? Davvero Kaori pensa che non sia nella volontà dell’uomo che, inutile negarlo, è totalmente dipendente dalla di lei presenza? O, forse, è solo il terrore che possa dirgli di no. Forse è solo il timore che sia *lei* a non desiderare di stringere un legame così profondo. Sa di essere un uomo fragile, sa anche di essere sensibile, quel che credeva non gli sarebbe mai appartenuta è proprio l’insicurezza. Chiunque lo conosca da sufficiente tempo non assocerebbe mai quel genere di sensazione ad uno come lui. Azrael Nara, Dainin della Foglia, figlio di Khalux Nara ed eroe di Konoha. Lo stesso Azrael Nara che ha passato ogni singola sera, da varie settimane a questa parte, a rigirarsi sotto le coperte accarezzando il cuscino su cui Kaori è solita riposarsi quando è in casa con lui, sfiorando l’idea di farla diventare un’abitudine, ma ritrattando immediatamente i propri pensieri per l’atavica e primordiale paura di sentirsi rifiutato, rigettato, persino deriso. Eppure, per quanto queste paranoie siano conscie e del tutto razionali e consapevoli, quel che ha fatto in questi mesi è tutt’altro che coerente con quello che, di notte, gli impedisce di dormire sereno. Ha assunto un compositore per aiutarlo a scrivere in fretta unna melodia, ha assoldato una sarta che confezionasse un vestito per lui ed uo per lei, arrivando persino a sottrarle capi d’abbigliamento dall’armadio per essere sicuro che le andasse bene, ha chiesto a Midori un indefinito numero di rose bianche e nere, tanto per far scena e se n’è procurata una singola rossa, da donarle. Tutto è progettato per una proposta in grande stile, nella maniera che più gli si confà. In un negozio di musica ha acquistato un pianoforte di vernice lucida, completamente bianco, in modo che unicamente i tasti scuri risaltino, oltre alle corde interne dello strumento, lasciate scoperte dalla struttura a coda dello stesso. Si era detto che era semplicemente per metterlo in casa propria, ma non avrebbe potuto prendere in giro nessuno data la scelta del colore così atipico per lui, figuriamoci ingannare se stesso. E così, quella mattina, ha aperto gli occhi consapevole che sarebbe stato il giorno più felice della propria vita o il pù triste.neanche per un singolo istante in quella giornata ha osato tenere attivo il legame empatico che li lega indissolubilmente, per evitare di cercarla come di consueto anche solo per godere parzialmente della tensione che Kaori avrebbe vissuto durante un’operazione chirurgica, della contentezza del notare un allievo riuscire in un esercizio o del rimprovero bonario che avrebbe rivolto in caso di fallimento. Per tutto il giorno è stato semplicemente impegnato a rendere tutto assolutamente perfetto. La scelta del luogo in sé è stata piuttosto difficie, ha pensato di allestire le Cascate dell’Epilogo per l’occasione, in memoria del loro secondo primoo incontro, ha persino pensato di utilizzare il locale di Ichiraku, ma poi, affacciandosi alla finestra, ha notato il severo volto di Khalux scolpito nella roccia e ha ritenuto giusto renderlo partecipe dell’unica cosa di cui sia mai stato davvero sicuro in vita sua. Ci è voluto un po’ per convincere gli ANBU a collaborare senza far sapere nulla all’attuale Generale, ma i più anziani sono a lui devoti come fosse ancora il loro comandante. Due di loro sono posizionati all’inizio della scalinata che porta sulla cima del Monte, altri due alla fine della stessa, per evitare che chiunque possa interromperli. Ha cosparso tutta la zona delle rose che gli sono giunte a casa, una su ogni singolo gradino e poi un intero manto a delimitare una sorta di corridoio e di piccola area circolare su cui camminare. Ha trasportato senza fatica il pianoforte laddove era più consono e dove sarebbe potuto esser visto non appena finita la scalinata. Dopo aver benedetto l’uso della Dislocazione ed aver mandato giù un tonico che gli consentisse di non svenire a metà pomeriggio, si è dedicato alla cura personale in maniera persino più precisa e minuziosa del solito, per quanto possibile. Si è fatto dire, da altri ANBU di ronda, quale fosse un momento sicuro in cui la Consigliera non era in casa, violando anche diverse leggi riguardanti la privacy e l’effrazione, per teletrasportarsi in casa sua e lasciarle sul letto una scatola color panna, contenente il vestito che ha fatto creare appositamente per lei, accompagnata da un bigliettino scuro con le consuete parole vergate di vernice bianca. “Avevi detto che era da tempo che non indossavi un vestito, ho pensato che fosse l’occasione adatta. Ti aspetto al Monte dei Volti per le 20. Ti amo.” Queste sono le parole che le ha lasciato da leggere al di lei ritorno. E, infine, si è dedicato al proprio abbigliamento. Un frac bianco candido, le due lunghe code posteriori arrivano perfettamente poco sotto il retro delle ginocchia. Una camicia argentea gli fascia il torso allenato ed un bavero di grigio leggermente più scuro, gli si gonfia all’apertura del colletto. Un paio di pantaloni bianchi retti in vita da una cintura di cuoio che spezza la nivea cromatura è ben stretta alla vita. È difficile pensare di vestirsi eleganti per uno che è già solito uscire come se si stesse dirigendo ad un colloquio di lavoro o ad un evento speciale, ma spera di esserci riuscito. Un paio di scarpe, della stessa tonalità di grigio chiaro che ha scelto per la camicia, sono la rifinitura perfetta per il completo che ha scelto per la serata. Ha persino deciso di pettinarsi i capelli ravviandoli all’indietro in una maniera talmente insolita da non farlo sentire propriamente a suo agio, ma il risultato è statpo da lui considerato abbastanza accettabile per poter uscire di casa. Prima, però, ha appuntato l’unica rosa rossa che ha personalmente colto tra le più belle che è riuscito a trovare, nell’apposito alloggio sulla giacca, deciso a donarla alla Hyuga non appena avesse fatto il suo ingresso sulla scena. Il numero decisamente alto di sigarette che ha divorato per o stress gli hanno conferito un sentore di nicotina più forte rispetto al solito, ragion per cui ha deciso di spruzzare la pelle diafana con un paio di gocce del suo profumo preferito, il cui sentore non è riconducibile a nulla di dolce e fruttato, bensì ad un aroma forte, leggermente aspro, che si sposa bene con il profumo di mentolo che la sua pelle emana solitamente. Ecco, ora non gli resta che presentarsi all’appuntamento, con una sapiente ora di anticipo. Non ha avvisato nessuno di ciò che vuole fare, piuttosto sicuro che sua madre avrebbe insistito per assistere, ma non mancherà di farlo sapere a risposta avvenuta, purché questa sia un sì. In caso contrario, ha preparato l’occorrente per un altro viaggetto a Suna, dove sosterà per un po’ onde evitare di distruggere la Foglia. Un lungo sospiro e si appresta a compiere l’ultima dislocazione – si spera – di quella giornata. Mani giunte al petto nel sigillo della scimmia, il chakra che lo ha accompagnato per tutta la giornata a riversarsi fuori dagli tsubo per avvolgerlo in un caldo e familiare abbraccio. Il pensiero, esitante e nervoso, volto allo scenario che ha preparato sulla cima del Monte. E così, come chiaro segno del fatto che, ormai, è davvero tutto pronto, si ritroverebbe seduto sullo sgabello antistante al pianoforte, sotto un perfetto cielo trapunto di fulgide stelle, con la propria ricetrasmittente pronta a ricevere l’avviso dell’arrivo dell’unica invitata a quella che – spera – sarà una piacevole sorpresa. Le dita tremano appena, più fredde del solto, il cuore pulsa martellante all’interno della cassa toracica, battendo inevitabilmente contro l’ultimo oggetto che ha preparato per rendere quella serata perfetta, ben chiuso all’interno del cofanetto nella tasca interna della giacca. Inspira ed espira gravemente, carezzando coi soli polpastrelli i tasti del pianoforte, ripetendo mentalmente la canzone che ha composto appositamente per lei. Ci sono molte cose che, nella vita di Azrael, lo hanno portato a pensare e a riflettere. Ma non questa. Non stavolta. Non è più il momento di pensare, ha davvero intenzione di farlo. Ne è sicuro: vuole che Kaori Hyuga sia sua moglie. [ Chakra ON ]

12:30 Kaori:
 Non è la prima volta che Azrael le manda inviti di questo tipo. O forse sarebbe meglio dire avvertimenti. Le fornisce un luogo d'incontro, le dà un orario e poi le offre una serata piena di magia e meraviglia. Ricevere quell'ennesimo bigliettino non l'aveva sorpresa, soprattutto considerando che per tutta la giornata il Nara non s'è fatto sentire tramite il loro collegamento empatico, ma le aveva strappato un sorriso sincero: era da molto che non passavano un po' di tempo da soli e decisamente, in questo momento, ne ha proprio bisogno. Si chiede cosa dovrebbe aspettarsi da quest'appuntamento dato che, l'invito, è stato accompagnato anche da una scatola piuttosto voluminosa, posizionata sul proprio letto al Dojo Hyuga chissà quando lungo la giornata. La giovane l'ha aperta con parecchia curiosità, ritrovandosi poco dopo a rimanere a bocca aperta nel vedere, all'interno della confezione, un meraviglioso abito da sera di un grigio fumo tendente al nero. A labbra schiuse l'ha estratto con quanta più cautela e grazia possibile dal cartone, lasciandolo libero d'aprirsi e mostrarsi in tutta la sua bellezza. Si tratta di un vestito lungo, dalla gonna liscia e morbida che cade sulle gambe fino all'altezza delle caviglie e persino poco oltre. Privo di maniche ha un colletto alto aperto sulla gola, con un bustino privo di decorazioni o ricami, ma stretto all'altezza del busto e dei fianchi da una fascia di un grigio poco più chiaro da cui parte, all'altezza dell'ombelico, un fiocchetto i cui laccetti si allungano fino all'orlo inferiore della veste. Il tessuto è morbido, caldo, e la gonna è coperta da un velo di tulle nero che regala un aspetto elegante e sottile all'intero capo. In allegato vi sono anche due guanti neri, in velluto, lunghi fino a sopra i gomiti. Il sorriso che si è aperto sulle labbra della Hyuga è stato il più candido e felice di tutti quelli mostrati nelle ultime settimane al solo passare le falangi affusolate lungo il tessuto dell'abito. Non è tanto il regalo in sé a renderla così contenta, ma il pensiero che Azrael abbia voluto fare qualcosa per lei, qualcosa che potesse ridonarle il sorriso, almeno per un giorno. E non sia mai che Azrael Nara non porti a compimento ciò che si prefissa di fare, eh? Così, create delle copie perché si occupino di tutti i suoi incarichi per il resto della giornata, la Jonin ha lasciato il Dojo Hyuga dove si trovava per tornare nella sua vecchia casa. Ormai non vive più lì da tempo a causa dei ricordi soffocanti e dolorosi legati a quell'abitazione, ma gran parte della sua roba è ancora lì, compresi i pochi cosmetici che si è concessa nella sua vita. Dopo essersi fatta un lungo bagno rigenerante, la ragazza si è premurata di pettinare ed asciugare i capelli con cura di modo tale da renderli il più lisci possibile. Considerata la lunghezza della sua chioma si ritrova impegnata in questa operazione per diverso tempo prima di poter definire pronti i suoi capelli. Dunque passa ad indossare della biancheria nera di un pizzo delicato che non lascia intravvedere nulla ma che cinge con dolcezza le sue forme, coprendola poi a sua volta con il lungo abito fornitole da Azrael. La stoffa scivola morbida sulla sua pelle d'avorio, i capelli vengono tirati fuori dal vestito e fatti scivolare lungo la schiena, liberi, fino ad altezza cosce. Kaori si guarda allo specchio intimidita, si sistema le pieghe della gonna, il laccio attorno al busto e quindi infila i guanti neri. Si pettina ancora una volta senza però legare la sua folta chioma ad eccezione delle due ciocche ai lati del suo viso. Le separa dal resto di quella cascata di capelli neri e le porta dietro la nuca per farle incontrare e legarle con un piccolo elastico nero sopra il quale va a sistemare in seguito un fermacapelli piuttosto elaborato, d'argento e brillanti. Si sistema la frangia fitta e passa sulle rosee un velo di lucidalabbra per far risaltare la forma delle stesse non volendo tingerle in alcun modo. Non ama truccarsi nel vero senso della parola, preferisce solo mettere piccoli dettagli che risaltino i suoi lineamenti naturali. Come ultima cosa si spruzza un po' di profumo sotto le orecchie, ai lati del collo e quindi s'infila i guanti allegati al vestito. Infila dei tacchi neri non particolarmente alti ma sottili e prende con sé una borsetta del medesimo colore dentro la quale infila un fazzoletto di stoffa, dei soldi ed i propri documenti. Niente armi con sé, non oggi. Oggi c'è spazio solo per lui, per Azrael. Solo pensare il suo nome le manda una scarica di calda adrenalina lungo il corpo. Il solo pensiero del suo volto, del suo sorriso, del suo sguardo quando la notte rimane ad osservarla mentre le carezza i lunghi capelli scuri con le dita le basta a sentirsi in pace. Una sensazione che si rivela essere sfuggevole nel suo cuore, effimera. Il dolore per il tradimento di sua madre e la rabbia nei riguardi di una setta di folli psicopatici si scontrano e combinano nella sua anima mettendo il suo cuore a soqquadro, devastando ogni traccia di gioia o di calma in lei, lasciandola a brandelli e frantumi. Il bisogno di cercare nuove informazioni, di fare la cosa giusta e al tempo stesso di salvare sua madre si susseguono nella sua testa facendola sentire prossima all'esplosione e solo il pensiero di Azrael è capace di trattenerla dallo sprofondare nel baratro della follia. La presenza del Nara al suo fianco è ossigeno puro. La consapevolezza di averlo al proprio fianco la culla, la rinvigorisce, le dà abbastanza energia da non cedere e crollare sotto il martellante e continuo dolore dei recenti avvenimenti. Azrael la salva, ogni giorno. Ogni momento, ogni istante, lui le dà un nuovo motivo per vivere, un nuovo motivo per non cedere. Azrael è la ragione di ogni suo respiro, di ogni battito del suo cuore. La fa sentire estremamente piccola e fragile e al tempo stesso invincibile e potente. La fa sentire come creta modellabile fra le sue dita e la più implacabile divinità in Terra quand'è al suo fianco. La fa sentire una bambina piccola e sperduta quando dà dimostrazione della sua forza e della sua esperienza, quando ripensa a chi è in realtà l'uomo accanto a sé. Le sembra inarrivabile, lontano mille miglia: lui che è un Dio sulla terra, lui che fa tremare il mondo al solo pronunciare il suo nome, come può essere realmente lì, con lei? Come può aver trovato davvero riparo fra le esili e deboli braccia di una ragazza anonima e qualunque come lei? Quando guarda il Dainin, Kaori vede in lui la potenza di supernova e galassie lontane, la magnificenza dei bagliori infuocati del tramonto e la più iridescente aurora boreale. Vede in lui il Dio, la Leggenda, l'Uomo. Vede il bambino bisognoso di protezione ed affetto, il ragazzo appassionato che non presenteresti ai tuoi genitori per timore di scandalizzarli e l'uomo che sarebbe sempre stato pronto a proteggerti senza la minima esitazione. Kaori li vede e li ama tutti con tutta se stessa. Ama il suo odore di fumo e menta, ama la sensazione della barbetta ruvida contro il viso, contro il busto, contro le cosce sensibili. Ama quella lingua biforcuta quando le fa la linguaccia, quando la bacia. Ama le sue mani grandi e forti, il suo sorriso spensierato o malizioso. Ama i suoi abbracci avvolgenti, persino le sue sfuriate irrazionali ed implacabili. Ama ogni cosa di lui: ama Azrael per quello che è nella sua interezza. Lo ama nel bene e nel male, con i suoi pregi e i suoi difetti. Con i suoi traumi e le sue paure, con la sua malsana ossessione per il macabro ed il sangue. Scuote appena il capo, Kaori, mettendo da parte queste riflessioni per lasciare casa propria e chiudersela alle spalle. Si sente un po' a disagio a camminare per il Villaggio con quel vestito addosso, lei che fin da giovanissima ha sempre tentato di tenersi lontana dalle luci dei riflettori, e che ora si ritrova a camminare per la via principale di Konoha con un abito da principessa che attira gli sguardi di chiunque. Passanti e ninja di ronda si fermano ad osservarla sorpresi, persino ammirati mentre lei procede a testa alta verso il Monte di fronte a sé. Cerca di ignorare i commenti e le occhiate altrui, cerca di non fermarsi e di proseguire decisa, elegante, ben attenta a non pestare nulla, a non inciampare, a non rovinare il meraviglioso vestito che ha addosso. Regge il tessuto della gonna con le mani per alzarla appena così da esser certa di non sporcare gli orli inferiori del vestito e percorre la strada principale della Foglia fino a raggiungere le scale che conducono sicure in cima al Monte. La vista di due ANBU di guardia ai piedi della scalinata la impensierisce in un primo momento, ma basta una occhiata alle scale stesse per ritrovarsi a sorridere più calma e sentirsi rincuorata. Su ogni gradino è posata una rosa ed ognuna di queste è di colore bianco o nero, in alternanza. Segnano la via da percorrere per la sua meta e si ritrova a sorridere innamorata nell'immaginare il suo amato Azrael intento a depositare quelle rose, una ad una, su ogni gradino, solo per lei. Il pensiero la riscalda e la rende ancora più impaziente di prima. Vuole vederlo, vuole abbracciarlo, vuole affondare il viso sul suo petto, abbandonarsi contro il suo corpo e tornare a respirare. Se gli ANBU non le avessero impedito di procedere, ecco dunque che, salutandoli con un semplice cenno del capo, sarebbe andata a porre il piede sul primo gradino tenendo la gonna sopra le caviglie così da non rischiare di capitombolare ed iniziare la serata con una pessima figura. A questo primo passo ne sarebbe seguito un secondo, un terzo, un quarto e via fino a raggiungere la sommità del Monte che mai come questa sera le è sembrato così alto. Mentre percorre la via verso la cima viene colpita dalla consapevolezza che quella è la prima volta, dacché lo conosce, che si ritrova lì al suo fianco. La cosa la fa sorridere, la intenerisce persino: un'altra prima volta con lui. Si chiede perché mai un tale abito possa essere consono al Monte dei Volti, tuttavia, mentre si assicura -passo passo- di non avere la gonna sotto i tacchi, e si ritrova a schiudere lentamente le rosee quando -salendo-, incontra altri due ANBU al termine delle scale. Guardandoli tenterebbe di passare oltre la loro posizione di guardia e solo ora si ritroverebbe ad osservare, basita e meravigliata, lo spettacolo preparato per lei dal Nara. Lo spiazzo roccioso ove ha passato gran parte della sua vita è ora ricoperto di un manto di rose bianche e nere a formare per lei un corridoio che porta ad un bellissimo pianoforte a coda bianco ove, ad attenderla, v'è Azrael. Un Azrael dai capelli tirati all'indietro in una pettinatura così insolita da portarla persino a chiedersi se non avesse sbagliato persona. Un Azrael di bianco vestito, con una tale eleganza da toglierle il fiato. Un Azrael che, senza neppure saperlo, le dona la vita ad ogni semplice respiro. Gli occhi perlacei della ragazza scintillano di una commozione sincera, la mancina si leva alta a coprire le labbra con la mano inguantata, e le labbra a schiudersi in un sorriso involontario ed incontrollato che le fa pizzicare gli occhi. Sente il cuore fremere nel petto, il respiro tremarle in gola, l'odore delle rose ad arrivare penetrante al cervello facendo da contorno a quella magica nottata. Mille scariche iridescenti brillano sottopelle, mille brividi pungenti pizzicano caldi ed il suo sguardo rimane immobile, rapito, ad osservare la figura di lui. E solo dopo un infinito attimo di genuina sorpresa, la donna prenderebbe a muovere qualche timido passo, il cuore ad esploderle nel petto, nel tentativo -se lui non avesse voluto altrimenti- di raggiungere lo strumento a coda e fermarsi lì di fianco, ad un passo soltanto da lui. [ Chakra: on ]

15:58 Azrael:
 Sorride, tra sé e sé, pensando a ripensando a cosa dire, a come muoversi, attendendo con impazienza che uno degli ANBU che ha assoldato per un proprio piacere personale, cosa assolutamente illegale, lo avverta dell’arrivo della ragazza. Deve solo attendere, ricevere il messaggio ed iniziare a suonare. Non è difficile. Ma le sue mani, solitamente forti, calde e decise, fremono di trepidante attesa, aspettativa e timore. Già la vede, giungere lì e trovarlo imbambolato dalla sua bellezza, incapace di premere anche solo uno dei tasti di quel pianoforte. < Calmati, Azrael. Diamine. > Borbotta a mezza voce, percependo solo in quel momento la tasca trillare. Ne estrae la ricetrasmittente per portarla all’orecchio ed essere avvertita del fatto che il soggetto sorvegliato ha lasciato il Dojo. Che ha attraversato la via principale per imboccare la strada per il monte. Che si sta avvicinando. Insomma, una serie di messaggi da parte degli ANBU di ronda che la stanno tenendo d’occhio. A pensarci bene potrebbe essere leggermente esagerato ed inquietante. Dopo aver dato il benestare agli agenti che lo hanno appena avvertito l’agitazione lo assale. Ha dimenticato di formare una copia che possa suonare il piano quando egli s’alzerà per accoglierla. Rapidamente va formando i sigilli del bue, del cane, del drago e del cinghiale, cercando di richiamare a sé tutta la concentrazione che in questo momento gli manca quasi del tutto per far fuoriuscire un piccolo globo di chakra da plasmare a sua immagine e somiglianza. Lo vestirebbe esattamente com’è abbigliato egli stesso, il medesimo frac talmente chiaro da sembrare luminescente, tanto da contrastare persino con l’incarnato diafano. La stessa camicia ed il bavero leggermente più scuro, la rosa appuntata al petto ed i capelli tirati all’indietro. Lo plasmerebbe il più rapidamente possibile, con l’unico ordine mentale di andare a nascondersi e di uscire solo nel momento in cui lui si fosse alzato, per sedersi al posto appena lasciato per ricominciare a suonare la stessa canzone su cui lavora da giorni e che non lascia mai la sua testa. La copia così formata andrebbe a defilarsi rapidamente, appena prima dell’arrivo della ragazza, quando gli ANBU, che avevano l’ordine di salutarla con un breve cenno del capo, di lasciarla salire e di avvertirlo, per poi restare lì e non far salire nessuno alla zona da loro occupata, lo avvisano tramite il collegamento radio che ha con loro. Una volta ricevuto il messaggio si limiterebbe a spegnere la trasmittente per lasciarla accanto a sé, sulla panca su cui siede. Il capo ruota in direzione della scalinata per vedere arrivare la più bella donna che i suoi occhi abbiano mai avuto la fortuna e l’onore di vedere. I capelli sciolti a ricaderle lungo il corpo longilineo, le forme piene messe splendidamente in risalto dal vestito senza mai risultare assolutamente volgari, il ventre piatto e le gambe toniche e sottili esaltate ancora di più dalla linea morbida della gonna che scivola su di lei come se fosse parte integrante del di lei corpo per quanto naturalmente ne esalta la figura. bellissima. Semplicemente bellissima. Solo al vederla la gola del Nara si serra e le labbra si schiudono in un’espressione di muta sorpresa e fervente ammirazione. < Mio Dio… > ormora in un sussurro talmente basso da parere quasi totalmente inudibile. Scuote debolmente la testa, cercando di ritrovare la consueta sicurezza, prima di deglutire a fatica quel nodo che gli attanaglia la trache e sforzarsi – contro ogni sua volontà – di spostare gli occhi d’onice sui tasti del piano, ricordandosi solo in quel momento perché quello strumento è lì. Le dita agili, affusolate e non più tremanti iniziano a viaggiare sui tasti per comporre le prime battute di quella melodia composta appositamente per l’occasione, appositamente per Kaori. Suona il piano da talmente tanti anni da riuscire persino ad occhi chiusi a mettere insieme una melodia piacevole, ma la concentrazione che sta mettendo nel premere la squenza di tasti nella maniera corretta lo tiene totalmente concentrato sulla propria opera. Le mani, però, prendono a muoversi da sole, come animate da uno strano incantesimo. Leggere premono i tasti come se li stessero appena sfiorando, con sapiente abilità e sicurezza, i martelletti battono contro le corde dello strumento facendole vibrare e liberando in tutta la zona circostante quelli che, alla fin fine, atro non sono che i sentimenti del Dainin. Solo ora, senza mai smettere di suonare, s’accorge che la Hyuga gli è accanto. Non riesce più a fissare le proprie mani, non mentre lei è così vicina e quindi, come una falena attratta dalla luce, solleva lo sguardo per puntare lo sguardo color pece in quello perlaceo della donna che ama. È poco truccata, nemmeno un occhio attento come il suo potrebbe notare il passaggio dei cosmetici sulla sua pelle ed il fatto che lei sia così semplicemente e naturalmente meravigliosa lo porta a sorriderle, mostrando i denti candidi, i canini affilati nel sorriso più largo e sereno che sente di aver mai fatto in tutta la sua vita. Al termine del giro di note, per evitare di interrompere bruscamente quel che stava tanto placidamente suonando, le mani si sollevano dalla tastiera e così il corpo dalla panca, dando segnale alla copia di uscire dal proprio nascondiglio e prenderne il posto mentre il Nara originale, senza aggiungere alcuna parola che potrebbe risultare certamente stonata in tutto quel che sta accadendo, mette mano alla rosa che aveva nel taschino per poi allungare le braccia ed intrecciarne lo stelo, sapientemente privato di tutte le spine, al fermaglio che la ragazza tiene tra i capelli, qualora lei non avesse avuto nulla da ridire al riguardo. Pochi piccoli gesti per assicurae il fiore, l’unico rosso in quel tappeto di rose bianche e nere, alla capigliatura di Kaori, senza mai smettere di guardarla negli occhi. Sente con chiarezza che, se avesse smesso di guardarla proprio in quel momento, avrebbe potuto sentire il proprio cuori disfarsi in una miriade di frammenti ancora pulsanti e dolenti. Poi, riprendendo a sorridere, si limiterebbe a tenderle la mano sinistra, per esibirsi in un chiaro invito a ballare sulle note che la sua copia, qualora la Hyuga accettasse il di lui invito, riprenderebbe immediatamente a suonare. [ Moltiplicazione superiore del pianista – Chakra ON ]

Per l'atmosfera: https://www.youtube.com/watch?v=oAXXSFKfjLs

16:30 Kaori:
 Sembra essere stata appena catapultata in un sogno. Sembra tutto così perfetto ed irreale da non poter essere possibile. Sembra tutto tanto incantevole da non lasciarle modo di pensare altro che di trovarsi necessariamente in un mondo onirico. Il cielo buio sopra le loro teste ospita una miriade di fulgide stelle, la brezza serale è leggera, un tocco tanto sottile da apparir quasi nullo e l'odore penetrante delle rose le pizza piacevolmente i sensi non risultando eccessivamente violento. I fiori bianchi e neri che costellano il luogo sono uno scenario organizzato ad arte per una sorpresa assai gradita: è sorprendente notare come entrambi, a distanza di così tanti mesi, ancora si trovino tanto estasiata all'idea di quel dualismo che li ha da sempre contraddistinti. Bianco e Nero. Giorno e notte. Luce e buio. Tutti elementi incapaci di esistere senza il loro esatto e perfetto opposto, esattamente come Kaori non potrebbe sopravvivere senza la presenza di Azrael al mondo. Non necessariamente al suo fianco, per quanto la cosa le risulterebbe assai gradita ovviamente. Ma è l'idea stessa della esistenza dell'uomo a darle un significato. Se anche lui avesse mai dovuto trovar felicità lontano da lei, Kaori avrebbe potuto accettarlo. A malincuore, spezzata, ferita, sanguinante. Ma ancora viva. Perché da qualche parte, nell'universo, Azrael sarebbe ancora vivo, ancora capace di illuminare il mondo con il suo meraviglioso sorriso. Ha sempre adorato il modo in cui il Nara ha curato ogni minimo dettaglio: sia sul lavoro che nel privato. Per lei. Ha sempre trovato deliziosa la premura di ogni suo gesto, l'eleganza d'ogni intenzione. Ed anche stasera non manca di deluderla con la scelta di quel meraviglioso abito per lei e quello splendido frac per lui. Bianco. Immacolato come una nuvola si presenta ai suoi occhi, in una mise che insolita sarebbe dir poco per lui. I capelli stranamente non selvaggi, non scomposti, ma ordinatamente pettinati all'indietro lasciando perfettamente libero il viso. La Jonin l'osserva dalla sua posizione vicino la scalinata dalla quale è appena salita, ancora bloccata dalla sorpresa che egli ha preparato per lei e sente d'un tratto la musica avvolgerla. Note che non aveva mai udito prima, lente, dolci. Incalzanti la guidano verso il loro sapiente esecutore accompagnando ogni passo con dolcezza. Kaori avanza quasi galleggiando nell'aere, le braccia abbandonate lungo l'abito dalla gonna morbida, i capelli a ondeggiare appena -dietro di sé, ad ogni metro percorso. Ed alla fine arresta il proprio moto affiancando lo strumento, osservando il Nara intento ad esibirsi per lei, scorgendo quell'unica rosa rossa incastrata nella sua tasca. Il sorriso sulle labbra della Hyuga è morbido, commosso, mentre la mancina si posa delicatamente sulla coda del pianoforte, quasi avesse bisogno di reggersi a questo per non crollare preda di un'emozione troppo intensa. Non appena Azrael solleva il viso per guardarla, Kaori snuda i denti allargando il sorriso, incapace di contenere la felicità e la gioia di questo momento. Non dice nulla, non interrompe neppure per un istante l'esecuzione dell'altro, ascoltando deliziata e felice ogni singola nota fino a conclusione del brano. Ed anche quando questo fosse terminato ecco che Kaori non avrebbe osato dire alcunché: rapita avrebbe continuato a seguir lui con le iridi color perla, notando il fluido movimento del corpo che s'alza in piedi per fronteggiarla, le sue mani che raccolgono la rosa cremisi per intrecciarla abilmente e teneramente ai suoi capelli violetti. Abbassa timidamente lo sguardo, toccata nel profondo da una tale, simile premura, e lascia che questi termini il suo fare prima di risollevare il viso per cercare il suo sguardo. E lo trova lì, ad attenderla, assieme a quella mano che le verrebbe offerta in un chiaro invito a ballare. Solo allora, dalle frasche presenti, farebbe la sua apparizione un secondo Azrael, bello e perfetto come il primo, ma non reale e concreto come lui. Questi andrebbe a prendere il posto del Nara al pianoforte lasciando quindi intendere che avrebbe suonato per loro. Kaori torna a porre sul Dainin il proprio sguardo, ritrovandosi a ridacchiare muta e porre il proprio palmo contro il suo. Eccola che dunque lo seguirebbe per danzare con lui, stretta al suo corpo, in un lento delicato, gentile, che vedrebbe l'uno abbandonarsi alle braccia dell'altro, lei a seguire la sua guida, e le note ad accompagnarli in una notte che -già sa- sarebbe stata indimenticabile. < Credevo che rapire Ichiraku per farlo cucinare per noi in cima ad una montagna innevata fosse la cosa più romantica che avresti mai potuto organizzare... > mormora lei senza mai distogliere dalle sue iridi il proprio sguardo, la voce tanto bassa da rischiare di venir totalmente soverchiata dal suono delle note musicali per timore di spezzare la magia del momento. < Ma a te piace sorprendermi. > mormora, ancora, lasciando sfumare la propria voce nella brezza serale, l'amore e l'affetto che prova per l'uomo davanti a sé a trasparire nitidamente dal suo sorriso, dal suo sguardo, dal modo in cui -stregata- non è capace di sottrarsi alle stelle oscure incastonate sul suo viso. [ Chakra: on ]

17:12 Azrael:
 Qualunque insicurezza il Nara abbia avuto nei giorni precedenti sembra soltanto un’eco lontana nel momento in cui Kaori gli si avvicina. Poter gioire della di lei vista, della sua presenza, della luce che le illumina gli occhi di perla ed il viso d’alabastro è un balsamo per ogni tipo di insicurezza, di ferita e di timore. Non v’è nulla che potrebbe rovinare questo momento. Il cielo terso e scuro sopra le loro teste, le stelle e la Luna che rischiarano le loro figure con la loro argentea luce, la musia ad accompagnarli ed il denso silenzio che comunica molto più di qualunque parola potrebbero rivolgersi. L’odore fresco e pungente dei fiori sparsi in tutta la zona si mescola perfettamente a quello che la Hyuga ha scelto per sé, quella sera, portando il Dainin a sentirsi assolutamente stregato da lei. Il suo aspetto, il suo sguardo, persino il suo odore lo tengono ancorato a lei come se non vi fosse altro posto da occupare per lui nel mondo. Senza interrompere il silenzio la mano della Hyuga cerca rifugio in quella del Nara, emanando ed irradiando nel suo corpo un calore bruciante, ma incredibilmente piacevole, capace di scacciare ogni tremore, ogni traccia di fremito, portandolo semplicemente a stringere le falangi attorno al dorso della mano altrui per condurla al piccolo spiazzo antistante al pianoforte per iniziare un lento ondeggiare sulle prime lente note della loro canzone. I pensieri si affollano nella testa di Azrael, aveva pensato a tutto, ma non a questo impellente e quasi irresistibile bisogno di farle quella fatidica domanda proprio in quel momento, prima ancora di muiovere un singolo passo di danza. Eppure non vuole rischiare di rovinare la magia di quel momento, limitandosi semplicemente a muoversi assieme a lei, avvolgerle i fianchi con le braccia per guidarla, in un lento ballo in cui i loro corpi sembrano quasi essere uno solo. Le iridi di uno incastrate in quelle dell’altra, incapaci di distaccarsi da quel gioco di sguardi, di colori e di luci che li hanno sempre contraddistinti. La voce della Hyuga risuona talmente flebile da apparire quasi lontana, ma il Nara la percepisce così intimamente da avere quasi la sensazione che lei non abbia affatto mosso le labbra, ma che la sua voce gli si sia semplicemente riversata nella mente, al punto tale da fargli dubitare di non avere con sé il sigillo dell’empatia ad unirli come di consueto. Il sorriso si fa nuovamente strada sulle di lui labbra, stavolta appena appena accennato, gli angoli della bocca leggermente incurvati, ma gli occhi illuminati di sincera felicità. < Ho pensato che potessi gradire anche qualcosa di più vicino che le montagne di Iwa. > Le risponde, la voce bassa e calda, ricolma di quell’emozione che definire amore sarebbe assolutamente riduttivo < Mi ci è voluto un po’ per preparare tutto, per questo sono stato assente in questi giorni, ma spero che ne sia valsa la pena. > Prosegue, senza mai smettere di muoversi, prendendo a muoversi leggermente più veloce nei punti della melodia più incalzanti, azzardando addirittura a prenderle la mano e distanzarsi di un passo da lei, sollevando le loro mani in modo che possa fare un elegante giro su se stessa, per poi ritrovare la stretta dell’uomo ad avvolgerla nuovamente con assoluta e totale fluidità. Non ha mai ballato così con qualcuno, ma avrebbe sempre voluto. Non ha mai pensato che avrebbe potuto condividere qualcosa di così semplice ed, al tempo stesso, così intimo. Non è mai stato nelle sue corde, non era nel suo destino, pensava. Quella è l’ennesima, preziosissima, prima vota. < Le stelle, le calde luci del Villaggio, la musica ed i fiori… > Elenca quel che ha allestito solo per lei, fermandosi per un istante per espirare dalle narici in un’espressione teneramente divertita. < Pensavo avrebbero reso la serata perfetta, ma tu—sei tu che rendi tutto meraviglioso. > Le mani si stringerebbero leggermente sui di lei fianchi, tenendola più vicina possibile al proprio corpo, incurante del fatto che, data la vicinanza, potrebbe notare quel piccolo oggetto rinchiuso nella tasca interna della giacca a far leggermente spessore. Non sa bene cosa dire, non ha propriamente idea di come comportarsi. Nella sua immaginazione non aveva messo propriamente in conto l’effetto che l’emozione del momento gli avrebbe portato. Ogni singola parola che aveva pensato di rivolgerle, arrivati a questo punto, è sfumata e confusa, totalmente dimenticata. Eppure non gli dispiace, non ritiene che un discorso prepararo avrebbe potuto sortire lo stesso effetto del semplice parlarle a cuore aperto, eponendo semplicemente quel che gli sta facendo battere il cuore più forte di quanto non abbia mai fatto in vita sua. < So che è il periodo meno adatto per un appuntamento romantico, lo so bene. > Il tono è sempre basso, le parole appena sussurrate, inframezzate dal semplice abbassarsi del capo per sfiorarle la punta del naso con la propria e lasciarsi andare in un dolce sorriso nei di lei riguardi. < Ma, come hai detto, adoro sorprenderti. Io-- > Una breve pausa, cercado di ricacciare indietro l’irrefrenabile desiderio di poggiare le labbra sulle sue, cercando di conservare l’atmosfera che si è creata per non distrarsi dall’obiettivo ultimo di quella serata. < --io *amo* sorprenderti. Amo la luce che ti si accende negli occhi quando sei stupita, amo il tuo sorriso, amo la facilità con cui arrossisci. > Le parole gli scorrono libere dalle labbra, mentre continua a muoversi a ritmo di musica senza mai allontanarsi da lei. < Ma soprattutto ho bisogno che tu tenga sempre a mente che io amo te, Kaori. Con tutto me stesso. > Conclude, senza sapere bene quanto quelle parole, apparentemente senza un vero e proprio filo logico, possano sembrarle immotivatamente romantiche o addirittura strane, senza sapere se causerà in lei qualche curiosità a proposito del vero motivo di quell’incontro o se, semplicemente, dovrà trovar da sé il coraggio di fare quel passo, gettarsi nuovamente nel buio e nell’ignoto. Un precipizio che, per quanto profondo, finché si trova mano nella mano con Kaori, no lo spaventerà mai. [ Chakra ON ]

18:01 Kaori:
 Ogni passo sembra quasi arrivare incontrollato. Ad ogni movimento di lui segue uno di lei. Come una calamita dal polo opposto ecco che Kaori si ritrova a rispondere ad ogni suo più minimo gesto, ogni passo, ogni semplice distanziarsi per permetterle di roteare su se stessa mantenendosi al solo appiglio ch'è la sua mano tenuta alta sopra le loro teste. Nel silenzio della notte gli unici suoni udibili sono le note del pianoforte ed il leggero ticchettio dei tacchi della Consigliera sul terreno roccioso. Di tanto in tanto un lieve soffio di brezza scosta le chiome degli alberi presenti, i petali delle rose bianche e nere che si disperdono quasi a vista d'occhio attorno a loro. I petali danzano nel vento attorno alla coppia richiamando i colori degli stessi ninja: bianco, nero. E quell'unica rosa rossa adesso appuntata nella chioma della Jonin. La ragazza non distoglie lo sguardo da lui neppure per un istante tranne che durante quelle rade giravolte che l'altro la porta a compiere facendo sollevare leggermente la gonna nera attorno a sé come fosse una ruota leggera scoprendo le gambe nude e scattanti della Hyuga. Ed eccola poi ritornare prigioniera della sua stretta, bloccata fra le sue braccia ed il suo corpo, avvolta dal profumo delle rose e della pelle del Dainin. Sorride felice, sollevata, semplicemente travolta dalla bellezza di questo magico momento Kaori, ritrovandosi ad osservare stregata il modo in cui le rosee dell'altro si distendono sul suo viso in risposta alla di lei osservazione. < Scherzi? > domanda, dolcemente, la giovane inclinando il capo per osservarlo ancora meglio in viso. < E'... magnifico. > si ritrova a mormorare senza riuscire a trovare una parola che possa meglio definire quello spettacolo che l'altro le ha voluto donare. Esita per diversi istanti prima di pronunciare quella parola, non troppo convinta della stessa. Vorrebbe dirgli che è tutto perfetto, che è tutto talmente bello da sembrarle ancora impossibile. Che si sente quasi una bambina nel momento in cui si ritrova a definire -nella sua mente- quel panorama 'magico'. Le sembra una parola quasi futile, una parola più adatta ad una ragazzina con la testa fra le nuvole che una combattente di grande esperienza come lei. Non crede esista una parola che possa effettivamente descrivere quello che lei pensa in merito a quello che Azrael ha organizzato per lei e perciò spera che se anche la parola usata non sia esattamente capace di definire il proprio pensiero, il tono adorante della sua voce e lo sguardo ammaliato possano esserlo. La musica procede, incalza, aumenta d'intensità incoraggiando una nuova giravolta e Kaori, sorridendo, sente qualcosa scoppiarle dentro il petto scatenando mille brividi caldi in tutto il corpo. Si sente libera del peso di tutti i problemi che esistono lontano da lì, si sente finalmente priva di qualsiasi altra responsabilità ora che Azrael è con lei e che si trova racchiusa nella fiabesca bolla che Azrael ha approntato solo per loro. Si sente felice, si sente rinascere, realizzando poi come sia la prima volta che si ritrovi a ballare a questo modo con qualcuno. Non le sembra di aver mai provato nulla del genere con Raido, non le sembra di essersi mai sentita così in intimità con lui come invece sta accadendo in questo momento col Nara, nonostante i loro corpi siano opportunamente separati da molteplici strati di vestiti. E' una intimità diversa quella che sta sperimentando adesso con lui, una più tenera, più dolce, più genuina, quella che si può provare una volta soltanto nella vita, con una persona specifica ed unica al mondo. La voce di Azrael torna a carezzarle l'udito portandola a sorridere una volta ancora, a scoprire appena la dentatura immacolata tenendo la bocca appena schiusa. < Merito del vestito che hai scelto per me. > ironizza lei con la voce bassa, un sussurro complice, divertito e innamorato al tempo stesso. < Non credo di essermi mai sentita così bella prima... questo vestito... sembra quello di una principessa. > commenta lei con semplicità, con ingenuità, sentendo il cuore fremere nel petto in una deliziosa aspettativa. Vorrebbe tanto baciarlo... Poggiare le labbra piano sulle sue, sentire il calore del suo respiro infrangersi contro il proprio, la sensazione della sua barba perfettamente curata andare a pizzicarle piano la pelle del viso. Un bacio breve, dolce, lento. Ma sa che deve attendere, sa che ora è tempo di danzare e di godere di quell'atmosfera che l'altro ha voluto creare solo ed unicamente per lei. Un'atmosfera che le pare essere troppo elaborata per un semplice appuntamento, ma che non osa collegare a nulla di particolarmente importante. Sa che Azrael Nara ama mettersi in mostra, esibirsi in gesti maestosi ed importanti solo per dimostrare un sentimento o per dimostrare di poterlo semplicemente fare. Non vuole concedersi di sperare in qualcosa che potrebbe lasciarla amareggiata ed illusa e così impedisce al proprio cuore di aspettarsi chissà cosa da lui. E allora danza. Danza e sorride e si abbandona al momento, perdendosi in lui. Ed Azrael le parla, la culla con la sua voce e la porta ad arrossire timidamente ed aprirsi in un sorriso emozionato, spontaneo, che le tinge di rosso le gote gentili. E quello che dice infine porta la Jonin ad osservarlo con le labbra a schiudersi appena in una espressione confusa, sorpresa, come se ci fosse qualcosa di ovvio a sfuggire alla sua mente. Lo sguardo s'assottiglierebbe appena, il capo s'inclinerebbe di pochi gradi verso la spalla destra e ondeggiando al suo fianco ecco che si ritroverebbe ad aggrottare piano le sopracciglia. < No. No, trovo che sia il momento migliore invece... > chiarisce lei, in principio, umettandosi le labbra. < Con tutto ciò che di orribile e doloroso sta succedendo, avevamo entrambi bisogno di questo. Di una pausa. Di rifugiarci in ciò che di bello ci è rimasto, in ciò che non possiamo lasciarci scivolare via dalle mani. > direbbe con lo stesso tono basso e morbido usato in precedenza, andando ora a stringere con un po' più di convinzione la mano dell'altro nella propria, ed anche la sua spalla, lì ove l'altra mano è poggiata per proseguire quella lenta, magnifica danza. < Ma tutta questa preparazione per un semplice appuntamento mi sembra... > si ferma dando in una risatina stupita mentre cerca per qualche istante la parola giusta da utilizzare. < ...insolita. Persino per i tuoi standard. > sorride divertita guardandolo con fare provocatorio. Le piace il modo in cui sanno giocare fra loro, in cui sanno sfottersi per gli aspetti più marcati del loro carattere senza voler mai intendere una critica o una offesa. < Devi farti perdonare qualcosa per caso? > ironizza, a bassa voce, con il viso ebbro di felicità, del genuino stupore che ancora aleggia in lei per la bellissima sorpresa ricevuta. < O c'è qualcosa che dovremmo festeggiare? > domanda, poco dopo, abbandonando il tono giocoso in favore di uno ben più basso e misurato, caldo. [ Chakra: on ]

19:41 Azrael:
 Le note della canzone si susseguono così come si susseguono i passi dei due amanti che sembrano quasi irradiare l’intera Konoha con il loro sentimento di trasporto reciproco. È certo, forse peccando di arroganza, che non vi sia al mondo un uomo che abbia mai amato così tanto una donna quanto lui ama la sua Kaori. Il modo in cui lei lo segue in ogni movimento, come fossero in una sincronia quasi innata, il modo in cui gli sorride, in cui le guance si imporporano leggermente ad ogni complimento. Ognuno di quei piccoli gesti lo fa innamorare un po’ di più di lei. Sorride di rimando, incapace di controllare le proprie labbra e di frenarle dall’imitare la di lei espressione, ne ascolta il dire all’inizio timido, sempre pronto a sminuire complimenti, a sviare l’attenzione da sé per volgerla su qualcun altro o qualunque altra cosa che non la riguardi. Il Nara si ritrova a scuotere debolmente la testa, liberando un risolino divertito. < Il vestito è stato confezionato per te e per te soltanto. Sulle tue misure, studiando la tua carnagione, il colore dei tuoi capelli e dei tuoi occhi. Se è così bello e ben fatto è unicamente grazie alla persona per cui è stato cucito. > La informa, quasi inconsapevolmente, del fatto che quell’abito non è stato comprato in un negozio qualunque, basandosi sulla fotuna e sulla speranza che potesse andarle bene, ma che sia stato accuratamente studiato per starle indosso. < Sei una principessa. La mia principessa, no? > La rimbecca teneramente, maledicendosi mentalmente per la sua malsana decisione di non baciarla per non permettersi alcun genere di distrazione. Le ultime note della canzone accompagnano anche gli ultimi passi di danza e le parole che la Hyuga gli rivolge, portando il Nara a sentire il proprio cuore battere indicibilmente più forte, il cofanetto bruciargli il punto del petto a cui è appoggiato, come se fosse pronto ad aprirgli una voragine dolorosa. Dovrebbe farlo adesso? dovrebbe chiederglielo ora, approfittando del fatto che gli ha chiesto se c’è qualcosa da festeggiare? Sembra così contenta di quel che ha preparato per lei, si è persino accorta di quanto il gesto sia stato accuratamente preparato per essere assolutamente perfetto, anche troppo per gli standard di un uomo che sì, ama fare le cose in grande, ma che mai si sarebbe privato di giorni interi accanto a lei volontariamente. Quel giorno, sulle montagne di Iwa, si è preso poco più di una mezza giornata per macchiarsi del reato di sequestro di persona ed invitarla a quel bizzarro pic nic sulla neve. Le sottili rosee del Dainin si schiudono leggermente, l’aria viene risucchiata senza giungere ai polmoni e le sue guance si colorano delle stesse tinte rosate che ha molte e molte volte visto riflesse sul volto della Jonin. Sarebbe capace di affrontare un esercito di cento Tessai a testa alta, con buone probabilità persino di uscire vincitore dalla battaglia. Sarebbe capace di affrontare la Volpe a nove code senza battere ciglio. Sarebbe in grado di tornare da Akendo in persona per minacciare di rubargli il Rinnegan, se solo gli fosse necessario. In questo momento, però, Azrael sente il coraggio e la tracotanza che lo hanno sempre contraddistinto e caratterizzato scivolargli via dalla dita, solo per il timore reverenziale che la figura così celestiale della donna tra le sue braccia gli impone. < No-- > Risponde in una prima battuta, come se si stesse chiaramente giustificando, dicendole che non ha fatto nulla di male per cui farsi perdonare, quasi come a volerla convincere che non vi sia nulla di insolito in quella situazione. Ma persino lui sa di non essere convincente, stavolta. < --insomma, non ho fatto nulla di male. Non credo di dovermi far perdonare nulla… > Biascica, piuttosto impacciato ed insicuro, mentre la copia permane con le mani sulle proprie ginocchia facendo calare un silenzio di cui il Nara non aveva sicuramente bisogno, come se persino la creazioe del proprio chakra lo stesse deridendo per quel comportamento così inconsueto. Le mani s’allargherebbero per lasciar andare il fianco e la mano della donna, andando a ravviarsi i capelli nella solita maniera che adopera per stemperare la tensione, rovinando il proprio intento di tenere il crine corvino ordinato, lasciando che le ciocche scure si aprano tra le sue dita affusolate, lasciando ch’esse gli ricadano ai lati del viso, a sfiorare il collo e coprendo parzialmente la fronte. < E’ un periodo difficile e pensavo che, sì, insomma, sarebbe stato carino, sai… > Il rumore delle unghie del Nara che stridono sullo specchio nel suo vano tentativo di arrampicarcisi su, metaforicamente parlando, è perfettamente udibile forse persino dagli ANBU situati ai piedi del Monte. Si ferma per qualche istante. Cosa diamine sta combinando? Questo non è un comportamento che adotterebbe di solito. Questo non è lui, non è Azrael Nara. Ed è certo che Kaori se ne accorgerà immediatamente. Non vuole impensierirla inutilmente, non in un momento che doveva essere di pura e semplice serenità. Gli occhi si socchiudono, il petto si gonfia di un unico e solo respiro, soffiato appena dalle rosee sottili. Le palpebre vengono ora rialzate, gli occhi pece del Dainin mostrano tutta la vulnerabilità che in questo momento lo sta invadendo, senza – però – alcuna traccia del timore di mostrare quella parte fragile di sé alla Hyuga. < Sai… quando ero piccolo non ero solito chiedere molte cose ai miei genitori se non qualche regalo di compleanno o che mia madre mi cucinasse il ramen di manzo-- > Le labbra si incurvano in un sorriso molto più rilassato al solo pensiero dell’unico ricordo felice della sua infanzia, quello di un piccolo Azrael con le piccole mani chiuse a pugno sulla tavola in trepidante attesa del suo piatto preferito. < --e quando dovevo chiedere cose del genere ero solito abbracciarla, bacini sulla guancia, le facevo dei piccoli regali, pulivo tutta la casa e le rifacevo il letto e così, beh, lei capiva che le volevo chiedere qualcosa e stavo cercando di rabbonirla. > Racconta questo piccolo frammento della sua vita con gli occhi scintillanti di sincera contentezza, sollevando la mano per carezzare lo zigomo della Hyuga con le nocche, sfiorandole appena il viso, giungendo – finalmente – a rivelarle il motivo per cui le sta raccontando tutto questo in un sussurro talmente sottile da fargli quasi dubitare di averlo pronunciato davvero < Quindi diciamo che—ho organizzato tutto questo perché devo chiederti una cosa. Il bambino che è in me sta solo cercando di intenerirti, ecco. > Le sorride, infine, lasciando che sia Kaori stessa a trarre le adeguate conclusione, a dargli un po’ di respiro prima di proseguire un lungo, delicato e profondamente sentito discorso. [ Chakra ON ]

10:22 Kaori:
 Man mano che i due si scambiano quei flebili sussurri, la musica incalza e raggiunge il suo ultimo respiro accompagnando quel leggero ondeggiare che, poco a poco, va arrestandosi fermando il lento danzare dei due. Kaori non si scosta, permane fra le braccia del Nara col capo appena reclinato all'indietro per cercare il suo sguardo, il suo profumo a mescolarsi prepotentemente con quello delle rose tutt'attorno creando un aroma pungente e quasi violento ma che non le dispiace affatto. Dopotutto Azrael è fatto così: tutto di lui è dirompente. Non è fatto per lasciare tracce leggere o per sentimenti superficiali. Azrael è fuoco, è fiamma. Dinamite pura. Ogni cosa di lui è esplosiva: la bellezza folgorante, la forza impareggiabile. I suoi sentimenti sono intensi, sono profondi, capaci di renderlo immensamente felice o profondamente miserabile, al punto da scatenare forze oscure e graffianti da dentro di sé. Kaori sorride intenerita del dire altrui, ritrovandosi ad inarcare appena le sopracciglia quando egli le rivela che a conti fatti quell'abito è stato commissionato su misura per lei. Non immagina nemmeno che sia arrivato a prenderle degli abiti da casa pur di ricavare le sue misure esatte, tuttavia rimane assai meravigliata dall'attento studio che l'altro deve aver fatto per selezionare appositamente delle tinte che potessero ben sposarsi col suo incarnato candido ed i suoi capelli viola. < Non so se sono una principessa... > afferma alla fine con tenerezza, replicando alla retorica domanda del Nara. < ...ma so che tu mi fai sentire come tale. > gli sorride sincera andando a lasciar la presa sulla sua spalla per sollevare una mano inguantata fino al suo viso e poggiare il palmo contro la sua guancia in una timida e lenta carezza. Oggi soprattutto, dopo tanta organizzazione e cura nei dettagli, la ragazza si sente al pari di una vera e propria regina. Quell'abito meraviglioso, il prato di rose, la musica sotto le stelle, quel bellissimo frac bianco a farle immaginare e sognare scenari decisamente importanti per questa notte. Azrael è sempre stato elegante, ha sempre amato sentirsi in ordine, affascinante, piacente. Non lo ha mai visto girare con una semplice maglietta, mai visto indossare una tuta o qualcosa di comodo se non si vogliono contare i pantaloni che è solito portare in casa. E' sempre vestito con camicia e talvolta panciotto e scarpe in cuoio ed ogni volta par pronto per partecipare ad una qualche riunione ufficiale o importante. Ma oggi... questa sera... sembra decisamente appositamente acconciato per qualcosa-- di più. Come un abito da cerimonia, come l'uniforme di un'alta carica in visita in un altro paese. E' davvero solo un appuntamento? O c'è qualcosa sotto per cui quella serata è stata organizzata? Non ne è certa, non vuole osare sperare in nulla di più per timore di rimanere scottata dalla sua stessa illusione, ma quella speranza, quel sogno, è tanto forte da sfuggire dalle sue labbra sotto forma di una domanda innocente, quasi scherzosa, che porta Azrael a-- innervosirsi. Non arrabbiarsi, semplicemente inizia a balbettare, a parlare con fare incerto, a mostrarsi titubante. E Kaori senza dire alcun ché si ritrova semplicemente a fissarlo con espressione confusa quando il giovane va a passarsi le mani fra i capelli scompigliandoli. Questi tornano a ricadere sulla fronte e attorno al viso nel loro solito modo ribelle, incorniciando quel volto che lei ha imparato ad amare nel tempo e per un attimo Azrael sembra di nuovo il solito Azrael. < Mi piacciono di più così. > mormora a quel punto la ragazza passando una mano fra i suoi capelli quando il Nara avesse lasciato scivolar via le dita da quelli. < Eri bellissimo anche prima ma... così sei più tu. > mormora lei con tono basso, dolce, guardandolo negli occhi, ricercando nelle sue iridi d'onice una vaga traccia dell'uomo forte e indomito che conosce. Vede in lui la tensione, l'agitazione, la fragilità che solitamente non mostra a nessuno e, vedendolo respirare a fondo, andrebbe a far scivolare la propria mano dalla sua chioma corvina fino a cercare le sue dita. Tenterebbe di afferrare il suo palmo con le proprie falangi ammantate di velluto nero per stringere appena la presa e fargli capire che, qualunque cosa stia succedendo, lei è lì. Lì per lui. < Hey. > sussurrerebbe piano avvicinando appena il viso al suo. < Va tutto bene, Azrael. > mormorerebbe con un sorriso gentile stampato sulle rosee come per invitarlo a rilassarsi. Ed il Nara si fa forza. Inizia a parlare rievocando il ricordo di un sé bambino che Kaori non si stava proprio aspettando; non di meno l'ascolta attenta, intenerita, immaginando un ragazzino identico a Ken che si impegna per mettere in ordine la propria stanzetta ed il letto della sua mamma solo per farle capire che vorrebbe mangiare il suo piatto preferito quel giorno. Uno dei pochi ricordi normali e felici dell'infanzia dell'uomo che ama. Il pensiero le stringe il cuore portandola a sentirsi in parte malinconica. Vorrebbe abbracciarlo, vorrebbe stringerlo a sé, proteggerlo, sapendo quanto quel bambino innocente abbia dovuto subire poco dopo. Ma quello che Azrael dice poco dopo la frena, la blocca sul posto, portandola a schiudere le rosee per fissarlo negli occhi in un lungo ed interminabile istante. Il tempo pare congelarsi, lo spazio par distorcersi su se stesso e vorticare attorno a lei fino a farle venire la nausea. Mille stelle colorate esplodono davanti ai propri occhi, i colori diventano più brillanti, la brezza sottile par quasi bruciarle sulla pelle scoperta delle spalle e del viso. Il silenzio cala denso, elettrico fra loro solo per un momento ma per lei potrebbero essere passate settimane intere. Il suo cuore si contrae e dilata nel petto sempre più rapidamente, il sangue corre incandescente sottopelle e il mondo cessa di ruotare sul proprio passe mentre la stretta di lei sulla mano dell'altro si fa leggera, morbida, incapace di stringere con maggior forza ora che si sente ad un passo dal precipitare fino a raggiungere il centro della Terra. < Decisamente... > la sua voce esce flebile, sottile, portandola a schiarirsi la gola e deglutire pesantemente. < Decisamente ci sei riuscito. > replica lei con una risatina nervosa, gli occhi a scintillare, la sua pelle a farsi quasi radiosa, così sospesa in questo delicato attimo di anticipazione. Sta per farlo. Sta davvero per... O forse no. Forse vuole chiederle di fare una vacanza con i suoi figli e di aspettarlo e sta solo cercando di rabbonirla per non farla arrabbiare. Sa che l'idea non è decisamente plausibile considerando che in un momento di emergenza come questo non oserebbe mai andarsene dal Villaggio ma in questo momento la mente della Hyuga si ritrova a combattere una dura battaglia: da un lato il suo cuore le sta dicendo che Azrael vuole chiederle ciò che lei vorrebbe. Ci sono i fiori, un bel cielo stellato, un pianoforte, degli abiti meravigliosi e persino degli ANBU di guardia perché nessuno possa interromperli. Hanno ballato un lento e Azrael è tanto nervoso da ritrovarsi a boccheggiare e passarsi le mani fra i capelli: sarebbe l'occasione perfetta per farlo, no? Eppure il timore di star correndo troppo, di star solo leggendo male i segnali la blocca e la porta a volerci andare coi piedi di piombo. Il sorriso è ampio sulle sue rosee, la felicità palpabile sul suo viso, per il semplice fatto di trovarsi in quel momento con lui, in tale circostanza, tuttavia la tensione è allo stesso tempo massima e la porta a liberare un semplice ed esitante sussurro: < Cosa-... cosa vuoi chiedermi- Azrael? >. La voce è bassa, il tono sottile, delicato, quasi evanescente mentre, fremente, si perde nello sguardo altrui col cuore che le batte -violento- fino in gola. [ Chakra: on ]

12:02 Azrael:
 Sembra una sciocchezza, ma il complimento che Kaori gli rivolge riguardo il normale ricadere scompigliato del proprio crine attorno al volto lo porta a rilassarsi visibilmente. Aveva provato a rendersi più ordinato, presentabile, ma la Hyuga ha decisamente colto nel segno: quello non era Azrael Nara. Il ragazzo dal crine sempre ribelle, per quanto vi ponesse sempre la massima attenzione, è l’uomo che ha imparato – incredibilmente – ad amare. Ed è questo quel che deve fare: essere se stesso. Senza fronzoli, il ragazzo che ama sorprenderla facendo le cose in grande, quanto più elegantemente possibile, ma senza impegno, lasciando semplicemente che le idee più bizzarre gli balzino in testa e che trovino vita e forma tramite le sue straordinarie capacità o, semplicemente, col suo innato fascino. Niente discorsi preparatori, niente ansia da prestazione, semplicemente deve metterle tra le mani il proprio cuore, fidandosi di lei abbastanza da scegliere se accoglierlo, stringerlo al di lei petto per carezzarlo dolcemente o gettarlo a terra, tra le spine delle rose che ha tanto faticosamente predisposto per lei ed andarsene. La fiducia. Fidarsi delle persone sbagliate è quello che, da sempre, lo ha portato alle più grandi sofferenze della sua vita. La malriposta fiducia in una donna che ha creduto di amare, ma da cui era unicamente ossessionato, è quel che li ha portati a soffrire adesso, con anni di ritardo. Se si fosse premurato di fare la cosa giusta al tempo, adesso non avrebbe portato a soffrire le persone che ama, ma soltanto se stesso. Così, invece, tutti stanno patendo la punizione per i suoi errori. Kaori, però, non è così. Ne è assolutamente certo. E se questo dovesse rivelarsi solo l’ennesimo errore, per quanto si sia più e più volte ripromesso di non compierne altri, gli basta il tocco gentile della sua mano sul volto per essere certo e deciso nel voler tentare. Non è mai stato un tipo razionale, Azrael. Per quanto sia sempre pronto a dispensare strategie di battaglia e persino di vita col massimo del raziocinio, sfruttando la spiccata intelligenza che contraddistingue il suo retaggio genetico, non è mai stato propriamente capace di seguire tali guide nella propria vita. È impulsivo, irascibile, pieno di sensazioni che lo portano quasi sempre a mettere a tacere la voce della ragione per far vincere quelle del cuore, dello stomaco. È questo ciò che lo rende davvero se stesso. E sente, ora più che mai, che è arrivato il momento di gettarsi una volta ancora giù da un precipizio di cui neanche vede il fondo, solo per scoprire se, nella caduta, avrà la Hyuga al proprio fianco, a tenergli la mano, pronta persino a frapporsi tra lui e lo schianto al suolo nel tentativo di proteggerlo. Si ritrova istintivamente a sorridere, percependo chiaramente a tensione elettrica che il silenzio caduto tra i due ha instaurato, ma senza soffrirne affatto. Ha sempre amato l’adrenalina, sia nel combattimento che nella vita, al punto tale da considerarsi assuefatto dal rischio e dal pericolo. Quelle sensazioni non gli sono affatto estranee, anzi, lo abbracciano ed egli è sempre pronto ad accoglierle di buon grado. Respiri profondi, cauti, ma niente affatto nervosi, adesso. il capo ruota lentamente in direzione della copia, fissa a guardare la coppia di amanti in attesa di ricevere un nuovo ordine, certamente di troppo in una situazione che richiede la massima intimità. < Per cominciare, questa la mandiamo via. > Dice, guardando con la coda dell’occhio la giovane prima di sollevare la destrorsa in direzione del costrutto d’energia per schioccare le dita e farlo sparire in una leggerissima nube di fumo biancastro che va via via disperdendosi nell’aria della notte. Solo ora tornerebbe a guardare il viso della ragazza. Sembra nervosa, tesa, ma felice. Quella luce che tanto ama ora risplende chiaramente dal di lei volto, dagli occhi, dal largo e candido sorriso. Le parole escono appena soffiate dalle sue rosee, spezzate ed arrochite dalla tensione che le rende più basse e fragili, portando il Nara a prenderle entrambe le mani e a stringerle elle proprie, cercando di sollevarle per portarsele alle labbra e posare un casto e leggerissimo bacio sui dorsi di entrambe, prima di lasciarle ricadere cautamente fra i loro corpi, le dita intrecciate tra di loro in un groviglio che pare quasi indissolubile. < In passato ti dissi che l’ineluttabile destino di ogni ninja non poteva che essere la malinconia che vedesti nei miei occhi quel giorno da Ichiraku. > Lo sguardo oscuro viene puntato sulle iridi di perla della donna che ama, cercandone qualunque tipo di scintilla e di emozione che le proprie parole potrebbero causarle, cercando la forza che gli occorre per andare avanti in un discorso pronunciato in tono leggero, ma rimarcando accuratamente ogni parola perché assuma la solennità e la profondità delle sensazioni che gli generano nel petto. < Ad oggi devo ammettere che ne sono ancora convinto. La vita di ogni ninja è dura, piena di pericoli e di emozioni negative. Per ogni Villaggio salvato ce n’è sempre uno in rovina, nessuno di noi ha il tempo di fermarsi per gioire di quel che ha fatto, perché abbiamo votato la nostra vita ad un qualcosa di impossibile da portare a termine: eliminare il male dal mondo. > Il discorso, certo, non è partito con le migliori premesse, ma il sorriso del Dainin inframezza ogni pausa tra una frase e l’altra, le dita si stringono a quelle di Kaori, i palmi si premono gli uni contro gli altri con forza sempre crescente, a simboleggiare quanto quel legame gli dia tutta la serenità e la felicità che – dalle parole che sta pronunciando – dovrebbe invece mancare nelle loro vite. < Ma è anche vero che dietro ogni shinobi c’è un uomo, dietro ogni kunoichi c’è una donna. Siamo persone ed abbiamo le nostre emozioni, i nostri obiettivi e le nostre vite. Ed è in nome di questa grande verità che posso dirti, adesso, che non è così incancellabile la frustrazione e la malinconia a cui siamo destinati in quanto ninja. > Il capo si abbasserebbe leggermente, a questo punto, per avvicinarsi a quello della Hyuga, senza però sfiorarla in alcun punto, certo che – se lo avesse fatto – si sarebbe sentito bruciare e consumare dal desiderio di unire le labbra alle sue e cessare ogni parola ed ogni discorso, perdendosi semplicemente nella meravigliosa sensazione di starle accanto. < Ecco, adesso vorrei parlarti di me in quanto persona, come facciamo spesso ormai. Non ho mai conosciuto alcuna forma di amore. L’unica che ci è andata vicino fu mia madre, quando ero piccolo, ma per un tempo così breve e così soverchiato dal male che viveva in casa nostra da non averne ricordi nitidi e precisi. Sono sempre cresciuto convinto del fatto che l’amore esistesse unicamente nelle forme d’arte, nell’immaginazione di una bambina che sogna il principe azzurro sul cavallo bianco, ma che non fosse realmente raggiungibile nella vita di tutti i giorni. > Una brevissima pausa verrebbe presa, soltanto per permettere alla lingua biforcuta di far capolino dalle rosee sottili per umettarla e agli occhi di comprendere cosa la donna che ha di fronte sta provando. < Ma io sono un artista o, come mi definirebbero molti, un povero pazzo sognatore. Ho sempre voluto cercarlo, sperare in quella sensazione così astratta e quasi stucchevole. Posso dire di non esserci mai riuscito a pieno, posso dire di averne sperimentato varie forme, ma nessuna che fosse durevole o che desse quella sensazione che tanto avevo sentito decantare. > È questo che Azrael Nara è sempre stato. Un uomo che si sentiva solo, bisognoso di qualcosa che cercava spasmodicamente, ma che non arrivava mai a soddisfarlo pienamente. Un guscio vuoto alla ricerca di qualcosa che lo riempisse, neanche lui ha mai saputo con cosa, di preciso. < Ma poi sei arrivata tu, nella mia vita. Hai cancellato ogni mia paura, ogni mio timore ed ogni mio dubbio. Ed è stato proprio quando avevo deciso che era ora, per me, di smettere di cercare, quando mi ero convinto che l’amore fosse solo il concetto patinato di una bella favoletta per bambini, che mi sono accorto di non poter più fare a meno di te. Avevo trovato tutto quel che cercavo: un solo sguardo, sorriso o pensiero che ti riguardasse mi rendeva felice, il cuore batteva seguendo il ritmo che soltanto tu avevi intenzione di dargli, la forza di quell’innominabile legame che ci ha sempre tenuto giunti mi stava dando vita e fiato senza che neanche me ne rendessi conto. > Il cofanetto che gli preme contro il petto brucia ancora, ma non più causando dolorose ustioni, bensì rigenerando e rischiarando tutte le nebbie buie e fitte che gli si annidano nel petto, perdendo quel peso gravoso che gli sembrava avesse, in favore di una leggerezza incredibilmente confortante. < E, così, mi sono innamorato di te. > Le sorride una volta ancora, lasciandole andare le mani – se lei non lo avesse ostacolato – per ravviarsi nuovamente i capelli, scompigliandosi nuovamente e, al pensiero, allargare ancor di più le proprie labbra sino a snudare la candida dentatura in un’espressione che coinvolge gli occhi scuri. < E forse tutto questo è folle, sicuramente è irrazionale pensando alle nostre precedenti relazioni, forse avremmo dovuto andarci piano, coi piedi di piombo, forse sarebbe stato saggio prendermi almeno un giorno per me stesso, dopo tre anni di coma forzato. > Si lascerebbe andare in un risolino leggero ripensando a come, effettivamente, la cosa che lo ha più reso felice nella propria vita è giunta in un momento di immensa e profonda tristezza, in un momento in cui l’agonia e l’angoscia avrebbero dovuto far da padroni nel petto, ma in cui v’era posto unicamente per le fiamme ardenti della passione e del sentimento che lo hanno unito a Kaori. < Eppure non ha mai avuto importanza. Non per noi. Per quanto il momento fosse orribile ed inadatto a lasciar sbocciare tutto questo, non siamo mai riusciti ad opporci. Quindi, per quanto razionalmente questo sia il giorno meno adatto, sento che è anche il più giusto per farti questa domanda. > Farebbe un passo indietro, adesso, portando le mani alle code del frac per far in modo che, inginocchiandosi, esse non si pongano al di sotto del suo corpo, ma che restino elegantemente distese all’indietro. La gamba destra posta in avanti, il ginocchio puntato verso la ragazza, la sinistra a poggiarsi sulla nuda roccia del monte. Lo sguardo timido ed innamorato, ma assolutamente privo di incertezze e paura. Le mani andrebbero a cercare all’interno della giacca per prelevare il contenuto della tasca interna, un piccolo cofanetto di un lucido nero, che tiene avidamente tra i propri palmi, premuto contro il petto come se avesse paura di lasciar andare quel preziosissimo oggetto tanto quanto lo è di perdere Kaori. < Ho bisogno di te. H bisogno che resti nella mia vita e di restare nella tua. Ora che ti ho trovata, non sono assolutamente disposto a rinunciare a te. > E sarebbe solo a questo punto che solleverebbe lo sguardo per cercare le iridi di perla della donna che ama, gli occhi d’onice infiammati della sola speranza che lei gli risponda di sì, che senta quel che le sue parole portano con sé con la stessa intensità ed il medesimo trasporto. La destra verrebbe aperta, il cofanetto poggiato sul palmo, le dita della mancina ad aprirlo per rivelarne l’interno. Un anello d’oro nero, privo di incisioni o scanalature, dal corpo sottile appositamente creato per far risaltare la gemma che vi è incastonata al centro. Un’ametista dalle sfumature violacee, che riprendono perfettamente il crine folto della Hyuga che brilla di luce propria rifrangendo splendidamente l’argentea luce della Luna e delle stelle. Le labbra del Nara fremono appena nel porgerle quel piccolo e significativo oggetto che ha tanto di suo quanto della donna che dovrebbe indossarlo nei colori e nella fattura. Non gli resta che chiederle quanto di più naturale e semplice c’è da domandare in questo momento, con gli occhi ricolmi dell’amore che lei e lei soltanto è stata in grado di mostrargli, lucidi della commozione che quella situazione gli provoca, scintillanti di felicità e determinazione. < tutto quel che mi serve per essere felice è che tu mi conceda l’onore di diventare mia moglie, di fare di me tuo marito. Quindi, Kaori Hyuga… > La voce a farsi più tenue, ma non per questo flebile, pregna della solennità che quella proposta merita, che *lei* merita. < …vuoi sposarmi? > .

15:51 Kaori:
 E si ritrovano qui, sorridenti, sospesi in un attimo eterno congelato nel tempo, l'uno davanti all'altra. Centinaia di rose a circondarli, le luci del Villaggio a brillare di sotto, le stelle a rilucere di sopra e l'amore della loro vita a tenerli per mano. Sono insieme Kaori ed Azrael e tutto va bene. La brezza soffia gentile e porta via con sé i petali bianchi e neri di quei bellissimi fiori che riempiono il posto. La musica è cessata, ma nella testa della Hyuga ancora risuonano le note di quel brano suonato appositamente per loro, per quel magico momento. E tutto sembra non avere un reale senso, tutto par essere effimero ed evanescente fra le dita, eppure Kaori sa che tutto è reale. Lo sente nel modo in cui avverte nella mano la stretta del Nara. Lo sente nel modo in cui il Dainin la guarda facendola sentire incredibilmente, profondamente viva. E rimane silente ad osservarlo, a guardare il modo in cui le ciocche scure vadano ricadendo a lato del suo volto in quel modo tanto naturale e familiare da renderlo più rilassato e a suo agio. Rimangono in silenzio, l'uno davanti all'altra, per un tempo incalcolabile prima che Azrael decida di cambiare le cose. Solleva una mano e con uno schiocco di dita, come per magia, fa sfumar via la sua copia che in una piccola nube bianca li abbandona tornando ad essere nulla. La ragazza sorride nel notare il modo in cui l'altro risulti costantemente, inconsapevolmente scenico. E' certa che non lo faccia neppure a posta ma che, semplicemente, sia nella sua natura l'essere così teatrale in qualunque cosa faccia. Ad Azrael piace fare questi piccoli gesti ad effetto: far scomparire qualcosa schioccando le dita, sparare fulmini dalle dita proteso in pose drammatiche, distruggere potenzialmente un Villaggio con un battito di mani. In alcuni momenti è evidente lo faccia solo per sottolineare la propria potenza, ma per lo più è semplicemente la sua innata eleganza a guidare ogni suo movimento. E' questa che impedisce a chiunque gli sia attorno di guardarlo, di sentire la propria attenzione calamitata incontrovertibilmente da lui. E Kaori adora questo lato del suo uomo. Adora la sua grazia, la bellezza che emana anche nel compiere il più semplice passo. Permane ad osservarlo rapita, sorridente, senza dire alcunché, lasciando ch'egli vada ad afferrare ambo le sue mani per portarsele al volto e baciarne delicatamente i dorsi al di sopra del velluto dei guanti presenti. La Hyuga arrossisce appena, l'osserva innamorata senza opporre alcuna resistenza neppure quando le mani vengono abbassate e le dita intrecciate fra loro. Azrael prende aria e comincia un discorso che riporta Kaori indietro nel tempo al loro primo incontro. Ricorda la conversazione di cui egli sta parlando, ricorda le ombre che aveva veduto nel suo sguardo quel pomeriggio di tanti anni prima. Ricorda come si fosse sentita emozionata all'idea di avere accanto una leggenda quale Azrael Nara e come, poco dopo, si fosse resa conto che -in quel momento- non stesse facendo altro che non fosse parlare con un uomo. Uno qualunque. Più maturo ed esperto di lei, senza dubbio. Ma pur sempre un uomo. Uno come tanti. Il suo sguardo si fa intenerito nel realizzare come ancora egli ricordi ogni cosa di quell'incontro, il capo annuisce appena nel volergli far intendere che ricorda perfettamente e dunque lo incoraggia a procedere ritrovandosi ad ascoltarlo rapita, assorta da quanto la voce che più ama al mondo ha da riferirle. Comprende quanto il Nara stia cercando di dirle avendo potuto sperimentare lei stessa l'atroce verità dietro il suo dire nel corso del tempo e della propria carriera ninja. Essere uno shinobi rende difficile l'idea di vivere una vita felice o serena e spesso si ha la sensazione di non potersi mai sentire realmente realizzati: si diventa ninja per voler salvare la gente che si ama, ma non si può proteggere tutti per sempre. Ogni cosa potrebbe ferirci da un momento all'altro, ogni momento è buono per morire. Forse essere ninja è solo un costante posticipare l'inevitabile. Tuttavia, sebbene il discorso risulti essere un interessante spunto di conversazione fra loro, la ragazza non può fare a meno di chiedersi cosa questo tipo di conversazione centri con la romanticità che li circonda e che Azrael ha voluto essere teatro del loro incontro. Non pone alcuna domanda, non interrompe l'altro, si limita a ricambiare la stretta nel momento stesso in cui avverte le dita di lui stringere le proprie. E' solo dopo questo gesto che sul volto del Nara si fa largo un sorriso: il suo viso si avvicina appena, le sue parole si fanno lentamente speranzose e il cuore di Kaori inizia a battere assai più rapidamente nel petto man mano che immagina come quel discorso avrebbe potuto evolvere, man mano ce avverte il profumo della pelle altrui farsi più intenso, più pungente, più vicino. Schiude le rosee d'istinto, incapace di frenarsi ed inspira a fondo quel profumo così familiare, rapita dal momento, dalla situazione, dalla sua voce che suadente l'ammalia e guida in un vortice di viva passione. Ogni singola sillaba che l'altro le dona, altro non è che pura emozione. Una scarica di estasi, di euforia che le striscia sottopelle portandola a sorridere in maniera incontrollata, gli occhi scintillanti di genuina e inconfondibile gioia. Deglutisce stringendo le labbra in un sorriso intimidito, sentendo il petto dolere per via della forza con cui il proprio cuore batte. Si sente quasi stupida a non dirgli nulla, a non dirgli quanto anche lei abbia trovato in lui l'unica ragione per essere felice in una vita costellata di morte, sofferenza e tormento. Vorrebbe dirgli che l'unica volta in cui aveva creduto d'essere amata non si era comunque mai lontanamente sentita così. Non così libera, non così serena, non così leggera. Vorrebbe dirgli che aveva scelto di rimanere sola prima di trovarlo, che aveva deciso di non donare a nessun altro il suo cuore per paura di soffrire ancora come Raido le aveva fatto sperimentare. Ma non ce la fa. Le manca l'aria e l'ossigeno dai polmoni, totalmente stregata dallo sguardo di lui, dal modo in cui la sua voce esce morbida, bassa, dolce dalle sue labbra per andare ad accompagnare -nuovamente- il moto delle mani che vanno a ravviare una volta ancora la folta chioma. Kaori sorride sentendo le gote bruciare, gli occhi brillare di viva felicità mentre Azrael le dichiara una volta ancora il proprio amore, il suo sincero sentimento. E poi... e poi si china. Lo vede inginocchiarsi davanti a lei, esattamente come già una volta fece nella cucina di casa propria davanti a sua madre presa ai fornelli. Lo vede guardarla dal basso della sua posizione e d'istinto si ritrova a portare le mani alle labbra per nasconderle dietro le proprie dita. Gli occhi si fanno lucidi mentre le sembra di perdere un battito. Azrael apre un cofanetto sotto i suoi occhi mostrandole un anello nero e viola, unico nel suo genere esattamente come unica è la loro storia. Le dona il suo cuore in quella scatola e la porta a sentirsi precipitare in un abisso senza fine. Aveva già ricevuto una proposta di matrimonio, prima. Raido gliel'aveva chiesto dopo un amplesso, prima di una missione particolarmente pericolosa. Le aveva detto di non voler attendere un altro momento prima di considerarla sua moglie e lei era stata felice di accettare. Aveva persino creduto che fosse stata una cosa romantica non avendo mai conosciuto il vero romanticismo prima di lui. Aveva pensato che fosse stato dolce da parte sua chiederla in sposa per timore di non poterlo fare se fossero morti. Ma solo ora si rende conto di quanto fosse stato... banale. Non aveva provato nemmeno un decimo di quello che sta provando adesso, nell'eterna anticipazione che precede la domanda che- da un momento all'altro, sentiva sarebbe arrivata. Non aveva avuto il tempo di capire, di realizzare. Quella proposta era piovuta improvvisa dal cielo cogliendola alla sprovvista e impreparata. Non c'era stata l'attenta organizzazione che Azrael le aveva riservato, non c'era stato il tentativo di rendere quel momento per lei memorabile e bellissimo. Raido non si era mai premurato molto di rendere le cose indimenticabili per lei, a ben pensarci. Lui voleva sposarla? E quindi tanto valeva chiederglielo: non importava come o quando. Voleva adottare Kouki? Gliel'ha proposto al loro primo incontro senza nemmeno informarsi se per lei fosse una cosa accettabile. Ma non era solo questo... non è solo l'abissale differenza nella proposta ad aver reso tanto diversi questi momenti. Kaori sa, sente, che è il sentimento che lei nutre per Azrael ad essere lontano anni luce da quello che aveva avvertito per Raido. Raido era il bambino testardo e arrabbiato col passato di cui doveva prendersi cura e che in lei rivedeva la figura di una madre persa troppo presto. Azrael è l'uomo di cui vuole prendesi cura e che vuole curarsi di lei. E' l'uomo col quale vuole mettere su famiglia, l'uomo col quale vorrebbe svegliarsi e addormentarsi ogni giorno, l'uomo con cui vuole litigare per il resto dei suoi giorni solo per poter dopo farci la pace. Azrael la completa, è la sua perfetta ed esatta metà, la persona dall'altro capo del famoso filo rosso che i Kami legano al mignolo di ogni essere umano. Azrael è la sua speranza e la sua gioia, è il suo uomo e il suo bambino. Il suo guerriero e il suo protetto. E la sta chiedendo in sposa. Ne avevano parlato tante volte in passato. Ci avevano scherzato su, ne avevano anche parlato seriamente un giorno, pensando ad un futuro prossimo. Ma nonostante tutto non sarebbe mai stata preparata per l'emozione che ora la riempie in ogni parte del corpo spingendo e chiedendo di venir liberata. Si sente quasi scoppiare dall'ingombrante pressione di quel sentimento che minaccia di ridurla in frantumi ed alla fine si ritrova a far scivolare una piccola lacrima cristallina da ogni occhio. Sente le labbra tremare, le gote arrossarsi ancor di più e il cuore battere frenetico mentre, annuendo appena, va scostando le mani dal viso solo per porgere una tremante mancina alla volta del Dainin. < Sì. > chiosa con voce strozzata e arrochita sentendo le lacrime scivolare salate lungo le gote calde, pregne di sangue. < Sì. > ripete deglutendo il groppo bloccatosi in gola, con voce più chiara ma comunque bassa. < Mille volte sì. > sorride con fare tremante portandosi la destrorsa al volto per nascondersi una volta ancora le labbra ponendo le dita in orizzontale sul viso, a coprirla dal naso al mento per nascondere il fremito emozionato delle labbra, parte delle gote inzuppate di lacrime sincere. E solo a quel punto, solo se Azrael le avesse tolto il guanto per infilarle l'anello al dito, Kaori sarebbe andata ad afferrarlo per il bavero della giacca e avvicinarlo a sé per un lungo e sentito bacio. Un bacio intenso, atteso, ricco di tutto l'amore e l'emozione che quella proposta le ha scatenato dentro. Ricco di tutto il sentimento che non ha avuto modo di esprimere a sua volta per lui. Ricco di tutto quello che le sue parole non sono in grado di esprimere in questo esatto istante. Un bacio tremante, umido, disperato e felice al tempo stesso. [ Chakra: on ]

17:41 Azrael:
 Deve essere un sogno, non può altro che essere un bellissimo sogno. Il più bello che un uomo abbia mai potuto vivere. Lo sguardo di Kaori rivela tutte le emozioni che il Nara pensa stia provando in quel momento, sono lo specchio di sincera felicità, di profondo trasporto e di commozione. Vi si legge chiaramente lo smarrimento legato al non sapere dove quel discorso sarebbe andato a finire, non che lo stesso Dainin ne avesse idea, inzialmente, sino ad arrivare poi a quella morbida e dolce consapevolezza. Per concludere, poi, con la fatidica domanda. Le perle meravigliose incastonate nel più dolce viso su cui abbia mai posato gli occhi si inumidiscono e lucidano di lacrime cristalline che le bagnano il volto arrossato per l’emozione, le mani corrono alle labbra come molte e molte volte le ha visto fare per nascondere d’istinto il tremore delle rosee dovuto all’eccesso di emozione. Ed è in quel momento, in quell’espressione ed in quelle lacrime di pura gioia che Azrael capisce che le proprie paure non avevano alcun senso. Gli avrebbe detto di sì. È rimasta silente in tutto il discorso, ma quello sguardo, il fremito incontrollato delle labbra contro la stoffa dei guanti, sono tutti gesti che gli fanno comprendere che la Hyuga prova le medesime cosa che egli stesso sente. Gli tende la mano per accogliere il suo dono. Le labbra si schiudono, incapace di sorridere, parlare o addirittura respirare. Le dita tremanti si accingono a sfilarle lentamente il guanto per reggerlo nella destrorsa, mentre l’altra mano si premura di infilarle l’anello all’anulare. Vorrebbe dirle che le sta benissimo, vorrebbe dirle che quel ‘sì’ gli riempie il cuore di gioia, vorrebbe dirle molte e molte cose, ma non riesce a far altro che guardarla dal basso della sua posizione, sorridente, emozionato, con gli occhi lucidi delle stesse sensazioni che le invadono il viso in quel momento. Fa per alzarsi, ma le braccia della ragazza orrono rapide al bavero della giacca portandolo a sollevarsi con foga e veemenza, emettendo un semplice mugolio di pura sorpresa. La mano destra si apre, lasciando ricadere il guanto ed il cofanetto dell’anello a terra mentre il Nara – noncurante di qualunque cosa sia estranea a loro due in quel momento – si liita a prenderle il volto arrossato ed umido tra le mani per lasciarsi andare a quell’’appassionato, disperato e tanto agognato bacio. Le proprie labbra si premono contro quelle della Hyuga, voraci ed affamate, il suo respiro pesante e caldo le si riverserebbe sul viso, cercando di trarre da quel contatto tutto ciò che gli occorre per sopravvivere. La cercherebbe ancora ed ancora, lasciando scivolare le proprie mani dal volto sino ai fianchi per stringerla contro di sé, senza mai smettere di baciarla, di bagnarsi in quella luce che tanto lo ha fatto innamorare. Gli ha detto di sì. Gli ha concesso di divenire sua moglie. Il solo pensiero rende la testa del Nara leggera, fluttuante, il cuore martella incessantemente nel petto, quasi fino a far male, ma nulla ha importanza in quel momento se non Azrael e Kaori. Se non quel bacio. Se non quel ‘sì’. < Ancora-- > Mormorerebbe contro le di lei labbra, approfondendo ancor di più quel contatto primordiale che sa di lacrime, disperazione, amore e serenità. < Dillo ancora. > Le domanderebbe un’altra volta, la voce arrochita dal turbinio di sensazioni che sta provando, che tenta di stemperare stringendo le dita attorno i suoi fianchi, affondando tra le morbide e lisce pieghe del vestito. Vuole esserne certo, vuole essere assolutamente certo del fatto che non abbia solo sognato fino a questo momento. Che un giorno, davanti agli stessi Kami, potrà dichiarare il proprio amore per Kaori. Per la sua Kaori. La sua futura moglie. [ Chakra ON ]

18:10 Kaori:
 E così come le mani di Kaori, anche quelle di Azrael tremano di pura emozione nell'andare a sfilare quel guanto che, morbido, scivola via dalla sua pelle candida. Attraverso il velo nebbioso delle lacrime, la Hyuga vede il Dainin andare a recuperare l'anello dal cofanetto ed infilarlo esitante al suo dito generando un brivido freddo lungo il suo corpo al contatto della pelle calda con il metallo gelido del gioiello. La pietra viola riflette i raggi lunari creando uno scintillio delicato, uno scintillio che Kaori osserva per pochi istanti prima di andare a ricercare quel tanto desiderato bacio. Voleva attendere. Voleva dirgli quanto lo amasse, voleva regalargli una dichiarazione che fosse bella almeno la metà di quella che l'altro ha voluto donarle, ma non ce l'ha fatta. Il bisogno si era fatto troppo prepotente, troppo pressante per poter essere ancora trattenuto. Aveva urgenza di stringerlo a sé, urgenza di unirsi in un nuovo e candido bacio, il primo che si sarebbero scambiati in qualità di promesso sposo e promessa sposa. Il solo pensiero le fa tremare lo stomaco portandola a sentire le fatidiche farfalle a turbinare violente nel ventre. Vorrebbe gridare e abbandonarsi ad un lungo e sentito pianto, ma alla fine non fa nessuna di queste cose. Mentre le lacrime scivolano incontrollate dai suoi occhi chiusi, le sue labbra si pressano contro quelle calde e ben note del Nara ricercando quel contatto che le sembra necessario per vivere. Con le dita strette attorno alla stoffa immacolata della sua giacca, forza quella vicinanza andando al tempo stesso a spingersi contro di lui. In punta di piedi cerca di farsi più vicina, di non permettere neppure al vento di frapporsi fra loro. Non ora che può definirlo suo ancora più di prima. E quell'iniziale e vorace bacio diventa affrettato, nervoso, quasi goffo mentre il sorriso e una risatina isterica le sfugge dalle labbra. Schiocca uno, due, tre, quattro baci, incapace di separarsi davvero da lui, dandogli il tempo di pronunciare quelle parole fra una carezza e l'altra che le mani di lui paiono volerle donare. Le afferra prima il viso e poi scivola giù, verso i suoi fianchi, per stringerla ancora di più a sé e non lasciarla mai e poi mai andare. < Sì. > ripete allora Kaori andando a lasciare ora il bavero del suo frac per risalire con le dita a carezzare le sue gote soffici e magre. < Sì, Azrael. Voglio sposarti. > chiosa la ragazza separandosi ora definitivamente dalle sue labbra per soffermarsi, ad un soffio da queste, ad osservarlo negli occhi. La voce appena nasale, le iridi scintillanti di lacrime, le gote lucide per quelle gocce salate che le hanno inondate nel giro di pochi secondi. < Voglio essere tua moglie. Voglio che tu sia mio marito. Voglio donarti ogni mio domani. Voglio condividere con te ogni notte, ogni risveglio. Ogni momento della mia vita. > prosegue con tenerezza, i pollici a muoversi lenti contro i suoi zigomi, la voce a farsi sottile, un sussurro intimo e caldo. < Voglio incatenare la mia anima alla tua e la tua esistenza alla mia. Voglio essere tua in tutti i modi umanamente possibili. Voglio giurare davanti agli Dei tutti il mio eterno amore per te e votare alla tua felicità la mia vita. > mormora, ancora, guardandolo negli occhi, poggiando la fronte contro la sua e chiudendo solo allora le palpebre per rilasciare un sospiro tremante di gioia e tensione, di sollievo ed euforia. Si abbandona al calore del suo corpo, al profumo della sua pelle ed alla consapevolezza finalmente concreta che nulla sarebbe mai stato capace, d'ora in avanti, di interporsi fra loro. [ Chakra: on ]

18:43 Azrael:
 Il bacio, da vorace ed appassionato, si trasforma presto in un tentativo goffo di respirare l’uno l’ossigeno dell’altra, poi, in una serie di dolci parole che portano le mani sui fianchi della Hyuga ad allentarsi leggermente, divenendo una tenera carezza. Il sorriso si allarga a dismisura sul volto del Nara, più sincero e felice di quanto pensava di poter essere. Lo ha detto davvero, ha davvero affermato di voler essere la sua sposa. Le palpebre si socchiudono appena, cercando di ricacciare indietro le stille trasparenti e salate che gli annebbiano la vista per poter godere appieno della visione della donna che, ben presto, sarà sua moglie. < Chi lo avrebbe mai detto, eh? > Sussurrerebbe, ad un pelo dalle di lei labbra, abbastanza vicino da percepirne ancora il calore ed il retrogusto salato e dolce al tempo stesso. Sospira lungamente, cercando di stemperare la tensione che ha permeato il proprio animo sino a quel momento, con una delle sue classiche ed irriverenti osservazioni atte unicamente ad elargire un po’ di sana leggerezza ai discorsi più importanti. < Dovrei imparare ad organizzare i nostri appuntamenti senza macchiarmi di questo o quel reato. In teoria no si dovrebbero poter adoperare gli ANBU per fini così personali. Ma—spero che il Generale non sappia mai del mio irresponsabile comportamento. > Le sfiorerebbe la punta del naso con la propria, ridacchiando in maniera talmente bassa da risultare quasi del tutto inudibile < Non che possa punirmi in alcun modo, anche se dovesse venirlo a sapere. > Ed eccolo lì, l’arrogante e saccente Azrael che aveva tanto faticosamente tentato di nascondere sino a quel momento in favore di uno più misurato e che non desse troppo sfoggio dell’eccessivo amore per se stesso. < Spero non ti spiaccia, ma prima di venire qui ho lasciato una dichiarazione ai giornalisti e, insomma—dato che volevi una dichiarazione ufficiale, credo che domani la notizia farà il giro di tutta Konoha, ecco. > Abbassa lo sguardo come solo un bambino colto con le mani ancora nel vasetto della marmellata che non avrebbe mai dovuto aprire saprebbe fare. È fatto così, ne è consapevole e vuole che anche la Hyuga ne sia consapevole, in caso volesse tirarsi indietro all’ultimo o accettare, come da conratto, di accoglierlo in tutti i suoi pregi e difetti, impulsività compresa. La prenderebbe per mano, adesso, tenendola per le falangi ancora racchiuse nella stoffa dell’unico guanto rimastole per portarla alla panca antistante al piano e potersi sedere, troppo stanco e provato per restare ancora in piedi, ma fin troppo coinvolto per allontanarsi da lei di più di un passo < Ti sei messa in un enorme guaio, spero che tu te ne renda conto… > Una breve pausa, il volto rivolto verso di lei, le iridi scure che nascondono esplosioni di supernova ed intere galassie < …Signora Kazama. O Nara? O non si usa più prendere il cognome del marito? > Domanda, più a se stesso che a lei, rendendosi conto di quanto sia assolutamente ignaro delle meccaniche relative al matrimonio e a quel che ne consegue. [ Chakra ON ]

19:20 Kaori:
 Un risolino leggero sfugge dalle rosee della Hyuga quando Azrael, terminato il dire della ragazza, va alleggerendo la tensione con le proprie parole. Può chiaramente leggere l'emozione nel suo sguardo, il lucore del suo sentimento brillare nelle sue iridi buie, ma sa fin troppo bene che Azrael è solito alleggerire sempre le atmosfere troppo pesanti con qualche battuta di spirito. E' fatto così. Perché lui fa sempre il possibile perché gli altri si sentano a proprio agio al suo fianco, a meno che non voglia espressamente incutere timore o far prevalere la propria autorità. Ridacchia a mezza voce scoprendo i denti candidi e scuotendo appena il viso, il petto a vibrare leggermente del riso trattenuto mentre l'altro dà sfoggio -una volta ancora- del proprio egocentrismo. < Oh ma sentitelo. > dice con fare ironico la giovane andando a ricorrere ad una vocina palesemente sarcastica atta a prenderlo scherzosamente in giro. < Io sono Azrael Nara e sono più forte di tutti, gne gne. > ride divertita muovendo la testa a ritmo del suo tono cantilenante per dar maggior enfasi al proprio dire. < Comunque sì, decisamente dovresti smetterla di organizzare i nostri appuntamenti saltando sul sottile confine fra legalità e criminalità. > aggiunge la giovane addolcendo il tono, sentendosi lentamente più calma, più leggera, ancora incredula però di quanto sia accaduto. Azrael le rivela di aver già informato i giornalisti portando la Hyuga a far scivolare via le mani dal suo viso per cercare le sue dita ed intrecciarle a queste e quindi annuire piano a quella confessione. Non che per lei sia un problema, assolutamente. Ma le sembra così strano pensare che dal giorno seguente tutti sapranno di quella novità... < No no... non mi dispiace. > risponde la Consigliera con fare calmo e tranquillo, umettandosi le rosee. < Mi chiedo se dovrò aspettarmi minacce di morte davanti alla porta del Dojo da parte di tutte le tue ex conquiste adesso. > scherza lei liberando una risata sincera, divertita, finalmente leggera. Si ritrova a liberare una mano da quella di lui, per l'esattezza la mancina, per andare a rimirare l'anello che brilla sul suo dito. Ne rimira il colore buio, le sfumature delicate, la forma elegante e nota come queste sfumature contrastino con la sua pelle nivea creando quella meravigliosa armonia di colore che ha sempre caratterizzato il loro rapporto. Segue dunque l'uomo fino al pianoforte e si siede al suo fianco senza mai lasciare la presa sulla sua mano andando a ruotare il capo verso di lui per ascoltare le sue parole e guardarlo al contempo dritto negli occhi. Le gote s'imporporano una volta ancora all'udire quello che potrebbe essere il suo nuovo nome e nei suoi occhi scintilla l'emozione che una simile consapevolezza le genera dentro. < Non potevo sperare in niente di meglio, credimi. > chiosa inizialmente andando ad abbandonarsi contro il suo braccio, il capo che tenterebbe d'incastrarsi fra la sua spalla ed il collo mentre abbraccerebbe il suo bicipite a sé. < E... credo che Kazama sia più appropriato. Mi dicesti che volevi che portassi quello, una volta, ricordi? > mormora lei, al chiaro di luna, chiudendo lentamente gli occhi nel godersi quel breve attimo di pace con lui. < Ma vorrei comunque presentarmi come Hyuga, come avrebbe voluto mio padre e per rispetto del clan del quale mi sono messa a capo. > aggiunge poco dopo riaprendo gli occhi e staccando il capo dalla sua spalla per guardarlo se l'altro le avesse concesso in primo luogo di appoggiarvisi. < Kaori Hyuga Kazama. Che ne dici? > domanderebbe, con un sorriso timido ed esitante, mordendosi il labbro con innocenza. [ Chakra: on ]

11:39 Azrael:
 Il volto del nara muta istintivamente in un’espressione fintamente offesa quando la Hyuga lo canzona riguardo il suo spropositato ego. Sicuramente è consapevole del fatto di essere arrogante ai limiti del fastidio altrui, ma è fatto così e, comunque, ha tutte le ragioni del mondo per considerarsi un Dio sceso in Terra, per quato riguarda potenza e capacità, oltre che avvenenza. < Vorrei dire che, arrivati al mio livello, tutti iniziano a credere di poter fare tutto e probabilmente è così… > Un sorriso sincero e anche piuttosto colpevole si fa largo tra le di lui labbra nell’ammettere quella scottante – e prevedibile – verità < Ma a dirla tutta sono sempre stato così, ancor prima di essere un Genin o addirittura un deshi. > Solleva le spalle con fare piuttosto noncurante, sin da quando era piccolo, quando viveva per strada, costretto a combattere per guadagnarsi il pranzo, ha notato e sviluppato quel lato del proprio carattere. < E comunque non c’è nulla di male nell’avere un po’ di amor proprio! > Risponde, fintamente piccato dalla presa in giro di Kaori, prima di stringere la propria mano in quella di lei, tornando a sorridere visibilmente rilassato ed in pace col mondo intero. < Ma se mi fossi mantenuto sul limite della legalità non avrei mai potuto rapire Ichiraku, o minacciare questi poveri ANBU per far fare la guardia al Monte! > Insomma, che appuntamento romantico sarebbe senza un po’ di sano stalking, minacce di morte e sequestri di persona? Ad ogni modo il discorso per quanto riguarda il cognome della ragazza, gà affrontato, seppur solo scherzosamente, gli riempie lo sguardo di gioia, quasi facendogli ignorare l’eventualità – piuttosto reale – che qualche sua vecchia fiamma possa aver da ridire sul futuro legame dei due. < Sì, lo so… volevo solo accertarmi che non avessi cambiato idea nel mentre. Sarò più che contento di definirti “Signora Kazama” da ora in poi. E mia madre ne sarà ancora più contenta… spero solo che leggendo la notizia sui giornali domani non cercherà di mettermi in punizione per non averle detto nulla. > Scuote debolmente il capo, anche se si nota che è piuttosto divertito da quell’eventualità, conscio del fatto che comunque sua madre sarebbe stata profondamente contenta della notizia. < Anche tua madre ne sarà felice, dopo che l’avremo salvata. > Aggiunge, con la sicurezza di chi sa quel che dice e la premura di chi, considerando il discorso attualmente in atto, ha previsto che il pensiero della Hyuga sarebbe potuto volare alla madre, ancora in pericolo. La presa della mano si stringe su quella altrui, mentre gli occhi bui verrebbero puntati al cielo stellato < Ho letto e chiesto un po’ in giro riguardo l’organizzazione di un matrimonio e… non ho voglia. > Ammetterebbe, infine, in un sospiro, riabbassando il capo per guardarla negli occhi, con lo sguardo ricolmo di una richiesta piuttosto pesante < Sono troppo pigro per sobbarcarmi di tutto quel lavoro… potresti pensarci tu? Io vorrei limitarmi ad essere presente, ecco! > Direbbe, infine, esibendo una volta ancora quel sorriso colpevole che lo rende quasi più giovane di quanto non sia, per quanto fosse solito elargire quel tipo di espressione quando era più piccolo e la cui frequenza si è abbassata andando avanti con gli anni, con le responsabilità, con la fiducia che le persone ripongono ora in lui e nel suo ruolo, ma che – davanti all’amore della sua vita – non ha alcun problema a mostrare. [ Chakra ON ]

16:25 Kaori:
 Le piace il modo semplice e genuino col quale sono soliti scherzare. Quel prendersi giocosamente in giro facendo leva su lati del loro carattere che sanno essere un po' particolari senza però mai essere realmente pesanti o critici. Le piace scherzare così con Azrael per il puro gusto di ritrovarsi a trattarlo non come la leggenda che effettivamente è ma come l'uomo che pochi conoscono. Sorride divertita nel sentire le sue risposte, nel vedere la sua espressione falsamente offesa e quindi eccola fingere di venir spinta sullo sgabello del pianoforte, reggendosi con le mani allo stesso. < Ngh-- mi sta schiacciando! Il tuo ego mi sta schiacciando! > si lamenta scherzosamente prima di tornare a sedersi ben composta e quindi ridacchiare tranquillamente con una mano a coprire le labbra schiuse ed i denti ben in vista. < Oh lo so che non c'è niente di male amore mio. Ti amo anche per questo lato di te. > aggiunge poco dopo, finalmente tornando seria, per sporgersi appena verso di lui e tentare di lasciare sulla guancia del Nara un piccolo bacio. Tutta la tensione, l'impazienza, l'aspettativa della serata sono finalmente sfumati via dopo il fatidico sì della Hyuga, lasciando che ora l'atmosfera rimanga semplicemente piacevole e romantica. Scherzano, ridono, parlano sereni mentre poco a poco prende posto dentro di loro la consapevolezza del passo che hanno deciso di compiere insieme. Kaori non riesce a fare a meno di sorridere e si ritrova a guardarlo con una vaga espressione malinconica solo nel momento in cui Azrael va parlando della propria madre e della reazione che probabilmente avrebbe avuto nello scoprire per ultima la grande novità. Il pensiero vola automatico alla propria madre ed il cuore le si stringe in petto dolorosamente. Cerca di scacciare quell'idea per non rovinare la serata con la sua tristezza, ma Azrael la conosce e senza sorvolare sul suo dolore cerca anzi di cullarlo e di darle nuova speranza. Kaori è riconoscente per questo e osservandolo ammorbidirebbe l'espressione ritrovandosi ad annuire lentamente. Non è molto convinta che tutto sarebbe stato così semplice, che avrebbero potuto salvarla e conversare amichevolmente con lei della bella novità, ma in cuor suo cerca di credere davvero che tutto questo potrebbe effettivamente accadere. < Sì... quando la salveremo. > annuisce piano cercando di crederci davvero, lasciando dunque modo ad Azrael di procedere nel discorso. Quanto dice la porta a dare in una piccola ma sentita risata che la porterebbe, nell'arco di pochi istanti a guardarlo con un sopracciglio inarcato e l'espressione giocosa. < Azrael, Azrael, Azrael. > direbbe con tono quasi paziente come fosse una sensei pronta a spiegare qualcosa di ovvio ad un bimbo confuso. < Nessuno dei due muoverà un dito per organizzare il matrimonio. Nel momento stesso in cui Kaime scoprirà cos'è successo sono sicura che inizierà a visualizzare ogni dettaglio del matrimonio del suo bambino. > sorride la Hyuga con fare intenerito. A quel punto, come colta da una folgorazione, si ritrova ad alzarsi in piedi per cercare le mani di Azrael con le proprie ed invitarlo ad alzarsi con lei. < Ho una idea. > direbbe a bassa voce tentando di cingerlo per i fianchi se l'altro si fosse alzato, al suo invito. < Adesso torniamo a casa tua e parli con tua madre. E' sera ma non è così tardi, magari è ancora sveglia. > azzarda lei stringendosi nelle spalle. < Lei sarà felice perché lo scoprirà da te e non dal giornale domani e insieme potremmo dirle che se vuole può organizzare il matrimonio per noi. Sono sicura che sogna questo momento per te da sempre. > si scioglie in una espressione calda e ricca di affetto nel guardare i pozzi scuri dell'altro. < E poi-- beh, pensavo che magari... stanotte potremmo dormire da me. Nella mia vecchia casa, sai... visto che Harumi al momento vive al Dojo e che non c'è nessuno che potrebbe... sentirci. > aggiunge, abbassando la voce, andando a premersi a quel punto contro il corpo altrui per reclinare all'indietro il capo e quindi limitarsi a far cadere la frase nel vuoto per lasciare che sia il suo semplice ma chiarissimo sguardo a terminare il concetto per lei. Dopotutto, questa, è decisamente una serata da festeggiare... no? [ Se end ]

Gah.