Per l'atmosfera: https://www.youtube.com/watch?v=oAXXSFKfjLs
Sembra essere stata appena catapultata in un sogno. Sembra tutto così perfetto ed irreale da non poter essere possibile. Sembra tutto tanto incantevole da non lasciarle modo di pensare altro che di trovarsi necessariamente in un mondo onirico. Il cielo buio sopra le loro teste ospita una miriade di fulgide stelle, la brezza serale è leggera, un tocco tanto sottile da apparir quasi nullo e l'odore penetrante delle rose le pizza piacevolmente i sensi non risultando eccessivamente violento. I fiori bianchi e neri che costellano il luogo sono uno scenario organizzato ad arte per una sorpresa assai gradita: è sorprendente notare come entrambi, a distanza di così tanti mesi, ancora si trovino tanto estasiata all'idea di quel dualismo che li ha da sempre contraddistinti. Bianco e Nero. Giorno e notte. Luce e buio. Tutti elementi incapaci di esistere senza il loro esatto e perfetto opposto, esattamente come Kaori non potrebbe sopravvivere senza la presenza di Azrael al mondo. Non necessariamente al suo fianco, per quanto la cosa le risulterebbe assai gradita ovviamente. Ma è l'idea stessa della esistenza dell'uomo a darle un significato. Se anche lui avesse mai dovuto trovar felicità lontano da lei, Kaori avrebbe potuto accettarlo. A malincuore, spezzata, ferita, sanguinante. Ma ancora viva. Perché da qualche parte, nell'universo, Azrael sarebbe ancora vivo, ancora capace di illuminare il mondo con il suo meraviglioso sorriso. Ha sempre adorato il modo in cui il Nara ha curato ogni minimo dettaglio: sia sul lavoro che nel privato. Per lei. Ha sempre trovato deliziosa la premura di ogni suo gesto, l'eleganza d'ogni intenzione. Ed anche stasera non manca di deluderla con la scelta di quel meraviglioso abito per lei e quello splendido frac per lui. Bianco. Immacolato come una nuvola si presenta ai suoi occhi, in una mise che insolita sarebbe dir poco per lui. I capelli stranamente non selvaggi, non scomposti, ma ordinatamente pettinati all'indietro lasciando perfettamente libero il viso. La Jonin l'osserva dalla sua posizione vicino la scalinata dalla quale è appena salita, ancora bloccata dalla sorpresa che egli ha preparato per lei e sente d'un tratto la musica avvolgerla. Note che non aveva mai udito prima, lente, dolci. Incalzanti la guidano verso il loro sapiente esecutore accompagnando ogni passo con dolcezza. Kaori avanza quasi galleggiando nell'aere, le braccia abbandonate lungo l'abito dalla gonna morbida, i capelli a ondeggiare appena -dietro di sé, ad ogni metro percorso. Ed alla fine arresta il proprio moto affiancando lo strumento, osservando il Nara intento ad esibirsi per lei, scorgendo quell'unica rosa rossa incastrata nella sua tasca. Il sorriso sulle labbra della Hyuga è morbido, commosso, mentre la mancina si posa delicatamente sulla coda del pianoforte, quasi avesse bisogno di reggersi a questo per non crollare preda di un'emozione troppo intensa. Non appena Azrael solleva il viso per guardarla, Kaori snuda i denti allargando il sorriso, incapace di contenere la felicità e la gioia di questo momento. Non dice nulla, non interrompe neppure per un istante l'esecuzione dell'altro, ascoltando deliziata e felice ogni singola nota fino a conclusione del brano. Ed anche quando questo fosse terminato ecco che Kaori non avrebbe osato dire alcunché: rapita avrebbe continuato a seguir lui con le iridi color perla, notando il fluido movimento del corpo che s'alza in piedi per fronteggiarla, le sue mani che raccolgono la rosa cremisi per intrecciarla abilmente e teneramente ai suoi capelli violetti. Abbassa timidamente lo sguardo, toccata nel profondo da una tale, simile premura, e lascia che questi termini il suo fare prima di risollevare il viso per cercare il suo sguardo. E lo trova lì, ad attenderla, assieme a quella mano che le verrebbe offerta in un chiaro invito a ballare. Solo allora, dalle frasche presenti, farebbe la sua apparizione un secondo Azrael, bello e perfetto come il primo, ma non reale e concreto come lui. Questi andrebbe a prendere il posto del Nara al pianoforte lasciando quindi intendere che avrebbe suonato per loro. Kaori torna a porre sul Dainin il proprio sguardo, ritrovandosi a ridacchiare muta e porre il proprio palmo contro il suo. Eccola che dunque lo seguirebbe per danzare con lui, stretta al suo corpo, in un lento delicato, gentile, che vedrebbe l'uno abbandonarsi alle braccia dell'altro, lei a seguire la sua guida, e le note ad accompagnarli in una notte che -già sa- sarebbe stata indimenticabile. < Credevo che rapire Ichiraku per farlo cucinare per noi in cima ad una montagna innevata fosse la cosa più romantica che avresti mai potuto organizzare... > mormora lei senza mai distogliere dalle sue iridi il proprio sguardo, la voce tanto bassa da rischiare di venir totalmente soverchiata dal suono delle note musicali per timore di spezzare la magia del momento. < Ma a te piace sorprendermi. > mormora, ancora, lasciando sfumare la propria voce nella brezza serale, l'amore e l'affetto che prova per l'uomo davanti a sé a trasparire nitidamente dal suo sorriso, dal suo sguardo, dal modo in cui -stregata- non è capace di sottrarsi alle stelle oscure incastonate sul suo viso. [ Chakra: on ] Qualunque insicurezza il Nara abbia avuto nei giorni precedenti sembra soltanto un’eco lontana nel momento in cui Kaori gli si avvicina. Poter gioire della di lei vista, della sua presenza, della luce che le illumina gli occhi di perla ed il viso d’alabastro è un balsamo per ogni tipo di insicurezza, di ferita e di timore. Non v’è nulla che potrebbe rovinare questo momento. Il cielo terso e scuro sopra le loro teste, le stelle e la Luna che rischiarano le loro figure con la loro argentea luce, la musia ad accompagnarli ed il denso silenzio che comunica molto più di qualunque parola potrebbero rivolgersi. L’odore fresco e pungente dei fiori sparsi in tutta la zona si mescola perfettamente a quello che la Hyuga ha scelto per sé, quella sera, portando il Dainin a sentirsi assolutamente stregato da lei. Il suo aspetto, il suo sguardo, persino il suo odore lo tengono ancorato a lei come se non vi fosse altro posto da occupare per lui nel mondo. Senza interrompere il silenzio la mano della Hyuga cerca rifugio in quella del Nara, emanando ed irradiando nel suo corpo un calore bruciante, ma incredibilmente piacevole, capace di scacciare ogni tremore, ogni traccia di fremito, portandolo semplicemente a stringere le falangi attorno al dorso della mano altrui per condurla al piccolo spiazzo antistante al pianoforte per iniziare un lento ondeggiare sulle prime lente note della loro canzone. I pensieri si affollano nella testa di Azrael, aveva pensato a tutto, ma non a questo impellente e quasi irresistibile bisogno di farle quella fatidica domanda proprio in quel momento, prima ancora di muiovere un singolo passo di danza. Eppure non vuole rischiare di rovinare la magia di quel momento, limitandosi semplicemente a muoversi assieme a lei, avvolgerle i fianchi con le braccia per guidarla, in un lento ballo in cui i loro corpi sembrano quasi essere uno solo. Le iridi di uno incastrate in quelle dell’altra, incapaci di distaccarsi da quel gioco di sguardi, di colori e di luci che li hanno sempre contraddistinti. La voce della Hyuga risuona talmente flebile da apparire quasi lontana, ma il Nara la percepisce così intimamente da avere quasi la sensazione che lei non abbia affatto mosso le labbra, ma che la sua voce gli si sia semplicemente riversata nella mente, al punto tale da fargli dubitare di non avere con sé il sigillo dell’empatia ad unirli come di consueto. Il sorriso si fa nuovamente strada sulle di lui labbra, stavolta appena appena accennato, gli angoli della bocca leggermente incurvati, ma gli occhi illuminati di sincera felicità. < Ho pensato che potessi gradire anche qualcosa di più vicino che le montagne di Iwa. > Le risponde, la voce bassa e calda, ricolma di quell’emozione che definire amore sarebbe assolutamente riduttivo < Mi ci è voluto un po’ per preparare tutto, per questo sono stato assente in questi giorni, ma spero che ne sia valsa la pena. > Prosegue, senza mai smettere di muoversi, prendendo a muoversi leggermente più veloce nei punti della melodia più incalzanti, azzardando addirittura a prenderle la mano e distanzarsi di un passo da lei, sollevando le loro mani in modo che possa fare un elegante giro su se stessa, per poi ritrovare la stretta dell’uomo ad avvolgerla nuovamente con assoluta e totale fluidità. Non ha mai ballato così con qualcuno, ma avrebbe sempre voluto. Non ha mai pensato che avrebbe potuto condividere qualcosa di così semplice ed, al tempo stesso, così intimo. Non è mai stato nelle sue corde, non era nel suo destino, pensava. Quella è l’ennesima, preziosissima, prima vota. < Le stelle, le calde luci del Villaggio, la musica ed i fiori… > Elenca quel che ha allestito solo per lei, fermandosi per un istante per espirare dalle narici in un’espressione teneramente divertita. < Pensavo avrebbero reso la serata perfetta, ma tu—sei tu che rendi tutto meraviglioso. > Le mani si stringerebbero leggermente sui di lei fianchi, tenendola più vicina possibile al proprio corpo, incurante del fatto che, data la vicinanza, potrebbe notare quel piccolo oggetto rinchiuso nella tasca interna della giacca a far leggermente spessore. Non sa bene cosa dire, non ha propriamente idea di come comportarsi. Nella sua immaginazione non aveva messo propriamente in conto l’effetto che l’emozione del momento gli avrebbe portato. Ogni singola parola che aveva pensato di rivolgerle, arrivati a questo punto, è sfumata e confusa, totalmente dimenticata. Eppure non gli dispiace, non ritiene che un discorso prepararo avrebbe potuto sortire lo stesso effetto del semplice parlarle a cuore aperto, eponendo semplicemente quel che gli sta facendo battere il cuore più forte di quanto non abbia mai fatto in vita sua. < So che è il periodo meno adatto per un appuntamento romantico, lo so bene. > Il tono è sempre basso, le parole appena sussurrate, inframezzate dal semplice abbassarsi del capo per sfiorarle la punta del naso con la propria e lasciarsi andare in un dolce sorriso nei di lei riguardi. < Ma, come hai detto, adoro sorprenderti. Io-- > Una breve pausa, cercado di ricacciare indietro l’irrefrenabile desiderio di poggiare le labbra sulle sue, cercando di conservare l’atmosfera che si è creata per non distrarsi dall’obiettivo ultimo di quella serata. < --io *amo* sorprenderti. Amo la luce che ti si accende negli occhi quando sei stupita, amo il tuo sorriso, amo la facilità con cui arrossisci. > Le parole gli scorrono libere dalle labbra, mentre continua a muoversi a ritmo di musica senza mai allontanarsi da lei. < Ma soprattutto ho bisogno che tu tenga sempre a mente che io amo te, Kaori. Con tutto me stesso. > Conclude, senza sapere bene quanto quelle parole, apparentemente senza un vero e proprio filo logico, possano sembrarle immotivatamente romantiche o addirittura strane, senza sapere se causerà in lei qualche curiosità a proposito del vero motivo di quell’incontro o se, semplicemente, dovrà trovar da sé il coraggio di fare quel passo, gettarsi nuovamente nel buio e nell’ignoto. Un precipizio che, per quanto profondo, finché si trova mano nella mano con Kaori, no lo spaventerà mai. [ Chakra ON ] Ogni passo sembra quasi arrivare incontrollato. Ad ogni movimento di lui segue uno di lei. Come una calamita dal polo opposto ecco che Kaori si ritrova a rispondere ad ogni suo più minimo gesto, ogni passo, ogni semplice distanziarsi per permetterle di roteare su se stessa mantenendosi al solo appiglio ch'è la sua mano tenuta alta sopra le loro teste. Nel silenzio della notte gli unici suoni udibili sono le note del pianoforte ed il leggero ticchettio dei tacchi della Consigliera sul terreno roccioso. Di tanto in tanto un lieve soffio di brezza scosta le chiome degli alberi presenti, i petali delle rose bianche e nere che si disperdono quasi a vista d'occhio attorno a loro. I petali danzano nel vento attorno alla coppia richiamando i colori degli stessi ninja: bianco, nero. E quell'unica rosa rossa adesso appuntata nella chioma della Jonin. La ragazza non distoglie lo sguardo da lui neppure per un istante tranne che durante quelle rade giravolte che l'altro la porta a compiere facendo sollevare leggermente la gonna nera attorno a sé come fosse una ruota leggera scoprendo le gambe nude e scattanti della Hyuga. Ed eccola poi ritornare prigioniera della sua stretta, bloccata fra le sue braccia ed il suo corpo, avvolta dal profumo delle rose e della pelle del Dainin. Sorride felice, sollevata, semplicemente travolta dalla bellezza di questo magico momento Kaori, ritrovandosi ad osservare stregata il modo in cui le rosee dell'altro si distendono sul suo viso in risposta alla di lei osservazione. < Scherzi? > domanda, dolcemente, la giovane inclinando il capo per osservarlo ancora meglio in viso. < E'... magnifico. > si ritrova a mormorare senza riuscire a trovare una parola che possa meglio definire quello spettacolo che l'altro le ha voluto donare. Esita per diversi istanti prima di pronunciare quella parola, non troppo convinta della stessa. Vorrebbe dirgli che è tutto perfetto, che è tutto talmente bello da sembrarle ancora impossibile. Che si sente quasi una bambina nel momento in cui si ritrova a definire -nella sua mente- quel panorama 'magico'. Le sembra una parola quasi futile, una parola più adatta ad una ragazzina con la testa fra le nuvole che una combattente di grande esperienza come lei. Non crede esista una parola che possa effettivamente descrivere quello che lei pensa in merito a quello che Azrael ha organizzato per lei e perciò spera che se anche la parola usata non sia esattamente capace di definire il proprio pensiero, il tono adorante della sua voce e lo sguardo ammaliato possano esserlo. La musica procede, incalza, aumenta d'intensità incoraggiando una nuova giravolta e Kaori, sorridendo, sente qualcosa scoppiarle dentro il petto scatenando mille brividi caldi in tutto il corpo. Si sente libera del peso di tutti i problemi che esistono lontano da lì, si sente finalmente priva di qualsiasi altra responsabilità ora che Azrael è con lei e che si trova racchiusa nella fiabesca bolla che Azrael ha approntato solo per loro. Si sente felice, si sente rinascere, realizzando poi come sia la prima volta che si ritrovi a ballare a questo modo con qualcuno. Non le sembra di aver mai provato nulla del genere con Raido, non le sembra di essersi mai sentita così in intimità con lui come invece sta accadendo in questo momento col Nara, nonostante i loro corpi siano opportunamente separati da molteplici strati di vestiti. E' una intimità diversa quella che sta sperimentando adesso con lui, una più tenera, più dolce, più genuina, quella che si può provare una volta soltanto nella vita, con una persona specifica ed unica al mondo. La voce di Azrael torna a carezzarle l'udito portandola a sorridere una volta ancora, a scoprire appena la dentatura immacolata tenendo la bocca appena schiusa. < Merito del vestito che hai scelto per me. > ironizza lei con la voce bassa, un sussurro complice, divertito e innamorato al tempo stesso. < Non credo di essermi mai sentita così bella prima... questo vestito... sembra quello di una principessa. > commenta lei con semplicità, con ingenuità, sentendo il cuore fremere nel petto in una deliziosa aspettativa. Vorrebbe tanto baciarlo... Poggiare le labbra piano sulle sue, sentire il calore del suo respiro infrangersi contro il proprio, la sensazione della sua barba perfettamente curata andare a pizzicarle piano la pelle del viso. Un bacio breve, dolce, lento. Ma sa che deve attendere, sa che ora è tempo di danzare e di godere di quell'atmosfera che l'altro ha voluto creare solo ed unicamente per lei. Un'atmosfera che le pare essere troppo elaborata per un semplice appuntamento, ma che non osa collegare a nulla di particolarmente importante. Sa che Azrael Nara ama mettersi in mostra, esibirsi in gesti maestosi ed importanti solo per dimostrare un sentimento o per dimostrare di poterlo semplicemente fare. Non vuole concedersi di sperare in qualcosa che potrebbe lasciarla amareggiata ed illusa e così impedisce al proprio cuore di aspettarsi chissà cosa da lui. E allora danza. Danza e sorride e si abbandona al momento, perdendosi in lui. Ed Azrael le parla, la culla con la sua voce e la porta ad arrossire timidamente ed aprirsi in un sorriso emozionato, spontaneo, che le tinge di rosso le gote gentili. E quello che dice infine porta la Jonin ad osservarlo con le labbra a schiudersi appena in una espressione confusa, sorpresa, come se ci fosse qualcosa di ovvio a sfuggire alla sua mente. Lo sguardo s'assottiglierebbe appena, il capo s'inclinerebbe di pochi gradi verso la spalla destra e ondeggiando al suo fianco ecco che si ritroverebbe ad aggrottare piano le sopracciglia. < No. No, trovo che sia il momento migliore invece... > chiarisce lei, in principio, umettandosi le labbra. < Con tutto ciò che di orribile e doloroso sta succedendo, avevamo entrambi bisogno di questo. Di una pausa. Di rifugiarci in ciò che di bello ci è rimasto, in ciò che non possiamo lasciarci scivolare via dalle mani. > direbbe con lo stesso tono basso e morbido usato in precedenza, andando ora a stringere con un po' più di convinzione la mano dell'altro nella propria, ed anche la sua spalla, lì ove l'altra mano è poggiata per proseguire quella lenta, magnifica danza. < Ma tutta questa preparazione per un semplice appuntamento mi sembra... > si ferma dando in una risatina stupita mentre cerca per qualche istante la parola giusta da utilizzare. < ...insolita. Persino per i tuoi standard. > sorride divertita guardandolo con fare provocatorio. Le piace il modo in cui sanno giocare fra loro, in cui sanno sfottersi per gli aspetti più marcati del loro carattere senza voler mai intendere una critica o una offesa. < Devi farti perdonare qualcosa per caso? > ironizza, a bassa voce, con il viso ebbro di felicità, del genuino stupore che ancora aleggia in lei per la bellissima sorpresa ricevuta. < O c'è qualcosa che dovremmo festeggiare? > domanda, poco dopo, abbandonando il tono giocoso in favore di uno ben più basso e misurato, caldo. [ Chakra: on ] Le note della canzone si susseguono così come si susseguono i passi dei due amanti che sembrano quasi irradiare l’intera Konoha con il loro sentimento di trasporto reciproco. È certo, forse peccando di arroganza, che non vi sia al mondo un uomo che abbia mai amato così tanto una donna quanto lui ama la sua Kaori. Il modo in cui lei lo segue in ogni movimento, come fossero in una sincronia quasi innata, il modo in cui gli sorride, in cui le guance si imporporano leggermente ad ogni complimento. Ognuno di quei piccoli gesti lo fa innamorare un po’ di più di lei. Sorride di rimando, incapace di controllare le proprie labbra e di frenarle dall’imitare la di lei espressione, ne ascolta il dire all’inizio timido, sempre pronto a sminuire complimenti, a sviare l’attenzione da sé per volgerla su qualcun altro o qualunque altra cosa che non la riguardi. Il Nara si ritrova a scuotere debolmente la testa, liberando un risolino divertito. < Il vestito è stato confezionato per te e per te soltanto. Sulle tue misure, studiando la tua carnagione, il colore dei tuoi capelli e dei tuoi occhi. Se è così bello e ben fatto è unicamente grazie alla persona per cui è stato cucito. > La informa, quasi inconsapevolmente, del fatto che quell’abito non è stato comprato in un negozio qualunque, basandosi sulla fotuna e sulla speranza che potesse andarle bene, ma che sia stato accuratamente studiato per starle indosso. < Sei una principessa. La mia principessa, no? > La rimbecca teneramente, maledicendosi mentalmente per la sua malsana decisione di non baciarla per non permettersi alcun genere di distrazione. Le ultime note della canzone accompagnano anche gli ultimi passi di danza e le parole che la Hyuga gli rivolge, portando il Nara a sentire il proprio cuore battere indicibilmente più forte, il cofanetto bruciargli il punto del petto a cui è appoggiato, come se fosse pronto ad aprirgli una voragine dolorosa. Dovrebbe farlo adesso? dovrebbe chiederglielo ora, approfittando del fatto che gli ha chiesto se c’è qualcosa da festeggiare? Sembra così contenta di quel che ha preparato per lei, si è persino accorta di quanto il gesto sia stato accuratamente preparato per essere assolutamente perfetto, anche troppo per gli standard di un uomo che sì, ama fare le cose in grande, ma che mai si sarebbe privato di giorni interi accanto a lei volontariamente. Quel giorno, sulle montagne di Iwa, si è preso poco più di una mezza giornata per macchiarsi del reato di sequestro di persona ed invitarla a quel bizzarro pic nic sulla neve. Le sottili rosee del Dainin si schiudono leggermente, l’aria viene risucchiata senza giungere ai polmoni e le sue guance si colorano delle stesse tinte rosate che ha molte e molte volte visto riflesse sul volto della Jonin. Sarebbe capace di affrontare un esercito di cento Tessai a testa alta, con buone probabilità persino di uscire vincitore dalla battaglia. Sarebbe capace di affrontare la Volpe a nove code senza battere ciglio. Sarebbe in grado di tornare da Akendo in persona per minacciare di rubargli il Rinnegan, se solo gli fosse necessario. In questo momento, però, Azrael sente il coraggio e la tracotanza che lo hanno sempre contraddistinto e caratterizzato scivolargli via dalla dita, solo per il timore reverenziale che la figura così celestiale della donna tra le sue braccia gli impone. < No-- > Risponde in una prima battuta, come se si stesse chiaramente giustificando, dicendole che non ha fatto nulla di male per cui farsi perdonare, quasi come a volerla convincere che non vi sia nulla di insolito in quella situazione. Ma persino lui sa di non essere convincente, stavolta. < --insomma, non ho fatto nulla di male. Non credo di dovermi far perdonare nulla… > Biascica, piuttosto impacciato ed insicuro, mentre la copia permane con le mani sulle proprie ginocchia facendo calare un silenzio di cui il Nara non aveva sicuramente bisogno, come se persino la creazioe del proprio chakra lo stesse deridendo per quel comportamento così inconsueto. Le mani s’allargherebbero per lasciar andare il fianco e la mano della donna, andando a ravviarsi i capelli nella solita maniera che adopera per stemperare la tensione, rovinando il proprio intento di tenere il crine corvino ordinato, lasciando che le ciocche scure si aprano tra le sue dita affusolate, lasciando ch’esse gli ricadano ai lati del viso, a sfiorare il collo e coprendo parzialmente la fronte. < E’ un periodo difficile e pensavo che, sì, insomma, sarebbe stato carino, sai… > Il rumore delle unghie del Nara che stridono sullo specchio nel suo vano tentativo di arrampicarcisi su, metaforicamente parlando, è perfettamente udibile forse persino dagli ANBU situati ai piedi del Monte. Si ferma per qualche istante. Cosa diamine sta combinando? Questo non è un comportamento che adotterebbe di solito. Questo non è lui, non è Azrael Nara. Ed è certo che Kaori se ne accorgerà immediatamente. Non vuole impensierirla inutilmente, non in un momento che doveva essere di pura e semplice serenità. Gli occhi si socchiudono, il petto si gonfia di un unico e solo respiro, soffiato appena dalle rosee sottili. Le palpebre vengono ora rialzate, gli occhi pece del Dainin mostrano tutta la vulnerabilità che in questo momento lo sta invadendo, senza – però – alcuna traccia del timore di mostrare quella parte fragile di sé alla Hyuga. < Sai… quando ero piccolo non ero solito chiedere molte cose ai miei genitori se non qualche regalo di compleanno o che mia madre mi cucinasse il ramen di manzo-- > Le labbra si incurvano in un sorriso molto più rilassato al solo pensiero dell’unico ricordo felice della sua infanzia, quello di un piccolo Azrael con le piccole mani chiuse a pugno sulla tavola in trepidante attesa del suo piatto preferito. < --e quando dovevo chiedere cose del genere ero solito abbracciarla, bacini sulla guancia, le facevo dei piccoli regali, pulivo tutta la casa e le rifacevo il letto e così, beh, lei capiva che le volevo chiedere qualcosa e stavo cercando di rabbonirla. > Racconta questo piccolo frammento della sua vita con gli occhi scintillanti di sincera contentezza, sollevando la mano per carezzare lo zigomo della Hyuga con le nocche, sfiorandole appena il viso, giungendo – finalmente – a rivelarle il motivo per cui le sta raccontando tutto questo in un sussurro talmente sottile da fargli quasi dubitare di averlo pronunciato davvero < Quindi diciamo che—ho organizzato tutto questo perché devo chiederti una cosa. Il bambino che è in me sta solo cercando di intenerirti, ecco. > Le sorride, infine, lasciando che sia Kaori stessa a trarre le adeguate conclusione, a dargli un po’ di respiro prima di proseguire un lungo, delicato e profondamente sentito discorso. [ Chakra ON ]