Kouki: dove sei?
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Giocata del 15/11/2018 dalle 15:40 alle 16:33 nella chat "Ospedale [Konoha]"
I giorni passano e di Frollo non si ha nessuna notizia. Harumi è al sicuro al dojo, Azrael è ancora vivo e vegeto a giudicare dai messaggi che i due continuano a scambiarsi telepaticamente e la madre di Kaori è ancora perduta. Nessuna novità: né in meglio né in peggio. Una situazione snervante ma che per certi versi è persino positiva. In attesa di notizie e ulteriori informazioni su dove poter sgominare quest'ennesimo fanatico privo di umanità, la vita prosegue e Kaori ha degli incarichi a cui adempiere. Partecipare alle riunioni in Consiglio, controllare che i giovani Hyuga siano al sicuro e operare in ospedale. In questo momento è proprio qui che la Consigliera si trova. Camice bianco e divisa medica indosso ed eccola muoversi per i reparti con ai piedi le comodissime ciabatte ospedaliere prive di tacco. Nessuna arma è con sé, nessuno strumento tranne uno stetoscopio attorno al collo ed il coprifronte della Foglia alla gola. I lunghi capelli viola sono legati in un'alta crocchia e sotto il camice bianco è visibile l'uniforme verdina dei medici. Si trova al pian terreno, al banco informazioni, intenta a firmare e compilare alcuni moduli da inserire in alcune cartelle da riporre poi negli archivi dell'ospedale. Ha appena terminato una procedura piuttosto delicata ed ora sta segnando sui documenti ufficiali dell'ospedale un resoconto dettagliato di quanto appena fatto. [ Chakra: on ] E' davvero una bella giornata per uscir dal motel in cui alloggia e dirigersi all'Ospedale. Avrebbe dovuto farlo prima, ma cause di forza maggiore lo han costretto a farlo soltanto quest'oggi. Alternando le inferiori leve con ampie e lunghe falcate, va dirigendosi alla volta dell'ingresso. < Tsk. > Uno schiocco della lingua contro il palato fa presagir quanto possa esser contrariato da determinate procedure: come il controllo e il lascito delle armi all'esterno. < Non ne ho armi con me! > Non sa usarle. Allarga le braccia verso l'esterno sol per far capire come non possegga veramente nulla d'affilato o contundente. Veste con abiti totalmente atipici per un ninja: pantaloni neri, con righe verticali grigio scuro che li attraversano per intero; una camicia bianca ne copre l'addome, coi primi due bottoni aperti e le maniche arrotolate sin sopra i gomiti. Nella tasca destra dei pantaloni, invece, vi son svariati fuda, all'interno dei quali ha sigillato gran parte degli oggetti dei quali POTREBBE aver bisogno: boccette di veleno, pillole di Sbrilluccica di vario tipo e potenziale. I capelli cremisi discendono lungo la schiena, mentre sulla spalla destra vien tenuta la giacca cremisi, di tessuto leggero, sorretta sol dall'indice e medio della medesima mano. Un uomo - forse - come tanti altri, per quanto sia un viso particolarmente sconosciuto in quel di Konohagakure, il suo. S'è affermato maggiormente a Kusa, specialmente nel Tanzaku che frequenta anche con troppa assiduità. Qualora sia stato lasciato entrare, con evidenti sbuffi altrettanto sonori, le di lui iridi verdognole da dietro una montatura cremisi scandagliano la zona. < Mi serve un medico!~ > Ad alta voce, vuol attirare l'attenzione. Ottimo metodo per far uscire chi cerca subito fuori, no? [ Chk ON ] Si sente stanca, spossata, al solo pensiero di tutto quello che ha da fare in quei giorni: di quei tempi, ogni mattina, si ritrova a far la conta dei membri del clan per assicurarsi che nessuno sia sparito o che nessuno manchi da troppo tempo ed inoltre contribuisce alle ricerche di Frollo assieme ad Azrael che, dal canto suo, dovrebbe aver avvisato le forze ANBU della situazione. Di quei tempi sta passando la notte al Dojo: da quando sua madre le ha voltato le spalle unendosi al culto, non trova più saggia l'idea di vivere in casa sua considerando che sia Tomoko che qualunque altro membro del culto potrebbe facilmente trovarla fra quelle mura. Inoltre -ora come ora- la casa è così vuota da farle venire solamente sconforto al pensiero di viverci da sola assieme alla bella Asia. La tigre si è trasferita con lei al Dojo e durante il giorno è solita far compagnia alla piccola Harumi quando lei è impegnata altrove. Mette un'ultima firma sull'ennesimo documento e quindi richiude la cartella clinica che ha sotto mano. Restituisce la penna all'infermiere seduto oltre il bancone e quindi gli porge anche le cartelle appena firmate. < Grazie mille. > dice con tono cordiale quando questi prende la documentazione per riporla al proprio posto nei vari archivi. Il ragazzo le sorride a sua volta e, prendendo i fascicoli, si alza dalla sua sedia per rimetterli a posto. E' proprio in questo momento che, nel silenzio del posto, una voce richiama l'attenzione della Hyuga. Kaori si volta verso l'ingresso dell'Ospedale notandovi sostare una figura decisamente appariscente. Lunghi capelli scarlatti, abiti eleganti, un sorriso che definirebbe affilato e quasi beffardo. La ragazza si distacca quindi dal bancone e gli si avvicinerebbe con passo sicuro. < Dica pure a me. Ha bisogno d'aiuto? > domanda la giovane squadrando la figura del giovane alla ricerca di eventuali ferite o fasciature insanguinate. < Vuole fissare una visita? > aggiungerebbe nel non individuare apparentemente alcun tipo di emergenza clinica da dover trattare. [ Chakra: on ]
Giocata del 05/12/2018 dalle 16:26 alle 18:15 nella chat "Ospedale [Konoha]"
Si sente stanca, spossata, al solo pensiero di tutto quello che ha da fare in quei giorni: di quei tempi, ogni mattina, si ritrova a far la conta dei membri del clan per assicurarsi che nessuno sia sparito o che nessuno manchi da troppo tempo ed inoltre contribuisce alle ricerche di Frollo assieme ad Azrael che, dal canto suo, dovrebbe aver avvisato le forze ANBU della situazione. Di quei tempi sta passando la notte al Dojo: da quando sua madre le ha voltato le spalle unendosi al culto, non trova più saggia l'idea di vivere in casa sua considerando che sia Tomoko che qualunque altro membro del culto potrebbe facilmente trovarla fra quelle mura. Inoltre -ora come ora- la casa è così vuota da farle venire solamente sconforto al pensiero di viverci da sola assieme alla bella Asia. La tigre si è trasferita con lei al Dojo e durante il giorno è solita far compagnia alla piccola Harumi quando lei è impegnata altrove. Mette un'ultima firma sull'ennesimo documento e quindi richiude la cartella clinica che ha sotto mano. Restituisce la penna all'infermiere seduto oltre il bancone e quindi gli porge anche le cartelle appena firmate. < Grazie mille. > dice con tono cordiale quando questi prende la documentazione per riporla al proprio posto nei vari archivi. Il ragazzo le sorride a sua volta e, prendendo i fascicoli, si alza dalla sua sedia per rimetterli a posto. E' proprio in questo momento che, nel silenzio del posto, una voce richiama l'attenzione della Hyuga. Kaori si volta verso l'ingresso dell'Ospedale notandovi sostare una figura decisamente appariscente. Lunghi capelli scarlatti, abiti eleganti, un sorriso che definirebbe affilato e quasi beffardo. La ragazza si distacca quindi dal bancone e gli si avvicinerebbe con passo sicuro. < Dica pure a me. Ha bisogno d'aiuto? > domanda la giovane squadrando la figura del giovane alla ricerca di eventuali ferite o fasciature insanguinate. < Vuole fissare una visita? > aggiungerebbe nel non individuare apparentemente alcun tipo di emergenza clinica da dover trattare. [ Chakra: on ] Entrano nella Hall dell'Ospedale, cerca chiunque possa dargli una mano. Per quanto vi siano volti decisamente molto conosciuti in quel di Konoha, il Rosso non sembra preoccuparsene poiché non s'è mai interessato d'altro che non fossero i suoi affari. Dunque, valicato l'ingresso, s'avvicina alla reception nonché alla presenza d'una donna che s'offre disponibile - non in quel senso (?) - per aiutarlo coi problemi che l'affliggono. Del resto, ci si reca in Ospedale per controlli, per visite, per trovare un amico ammalato e ricoverato. Egli non è lì per nessuna di queste cose. Anzi, piega il capo e scruta la donna dall'alto, data la differenza d'altezza tra i due. < Sto cercando una persona, forse due. > Enigmatico, mostra il suo affilato sorriso fatti da due arcate di denti praticamente da squalo, però ben tenuti e bianchi, lucidi. Solleva perlopiù l'angolo destro delle labbra, così da mostrargliele per quanto dallo sguardo par tutto fuorché un uomo tranquillo e con sani principi. < Sicura che posso chiedere a te? > Non esiste nessuna forma di rispetto nel vocabolario del Rosso, tant'è che resta fermo in sua vece in attesa di possibili repliche da parte della Hyuuga. Tuttavia, ne sovviene che attendere una risposta che - sicuramente - sarebbe positiva è superfluo, per cui aggiunge quel che effettivamente va trovando. < Kaori Hyuuga, in primis. > Ne han fatto menzione. < E Kouki. > E' già tanto che non l'ha definita con il suo nuovo soprannome, per cui un passo in avanti lo ha anche fatto per avere un aiuto. [ Chk ON ] Il Rosso sembra piuttosto a suo agio e per niente affaticato. Non ha fasciature o bendature in vista, cerotti né tutori nascosti sotto le vesti e per di più l'espressione assolutamente rilassata e casuale sembra lasciar adito alla supposizione che egli non sia lì per problemi di natura fisica. Kaori, ad ogni modo, s'offre ugualmente volontaria per cercare di aiutarlo in qualunque tipo di bisogno egli possa avere all'interno dell'ospedale e sorridendogli con la consueta piatta cortesia l'osserva negli occhi chiari soffermandosi solo per pochi istanti sulla lucentezza del crine scarlatto. A prima vista avrebbe quasi potuto esser tratta in inganno da quella chioma così ben curata: solitamente una simile capigliatura è più usuale sul capo d'una donna che d'un uomo, ma la voce leggermente più scura e la presenza del pomo d'Adamo sotto il mento, hanno evitato che la dottoressa facesse qualsiasi tipo di figuraccia. A quanto pare, da quel che il giovane dice, sta cercando qualcuno e perciò Kaori suppone di non dover perdere poi troppo tempo per rispondere alle necessità del nuovo venuto. Tuttavia, quando questi chiosa i nomi di cui è alla ricerca a seguito dell'assenso della donna, la Hyuga si ritrova a schiudere le labbra e assottigliare di poco lo sguardo. < Bene. Una l'hai trovata. > principia con tono apparentemente tranquillo e per nulla minaccioso, ma con uno sguardo assai meno allegro e cordiale di quanto non abbia mostrato fino a questo momento. < Di cosa hai bisogno da Kouki? > domanderebbe, poco più tardi, senza aggiungere null'altro, limitandosi semplicemente ad osservarlo dritto negli occhi. [ Chakra: on ] Il lungo crine gli copre le spalle e la schiena, sin ai glutei. Scende dabbasso e gli adorna il volto pallido. Dati i vestiti indossati, non è possibile vedere le cicatrici che ha i suoi polsi - un bel numero, invero e tutte piccole e ravvicinate - né le vene assurdamente nere, le quali spiccano in risalto sulla pelle pallida dell'uomo. < Oh. > Sorpreso, nota però lo sguardo della donna, la quale non sembra esser del tutto contenta d'aver ricevuto una simile richiesta. E come biasimarla? Nessuno vorrebbe aver a che fare con un essere del genere, il quale si reputa anche da solo un Demone senza la necessità che qualcun altro glielo dica. < E così, ho davanti Kaori Hyuuga. > Una piccola risata sfugge dalle pallide e quasi inesistenti labbra, chinando il capo verso la spalla destrorsa nell'osservarla meglio. Sicuramente, ha un fisico allenato e mozzafiatante per uno come il Rosso che s'accontenta sempre e comunque di belle ragazze al Locale Kukoku. < Kouki è la mia Allieva. > Incide particolarmente con il timbro della voce sull'aggettivo possessivo, il che è palese dati i trascorsi tra i due medici, per quanto non lo sia altrettanto quando si parla di gente estranea come può esserlo la Jonin. < Ed è sparita lasciandomi una lettera che non ha soddisfatto i miei perché. > Spiega in breve, or facendosi poco più serio e senza distoglier - neppure per sbaglio - l'attenzione dalla giovane dottoressa, nonché consigliera del Villaggio. < Mi ha accennato al fatto che, spesso e volentieri, venisse a Konoha per lavorare qui. Ebbene.. > Distende ambedue le braccia verso l'esterno con far del tutto teatrale. < ..voglio sapere dov'è. > Tutto qui. Non v'è chissà quale gran minaccia nella voce, ma lo sguardo serio e sicuro fa ben capire come sia ASSOLUTAMENTE sincero. Non par esservi neppure cattiveria nello sguardo e nel tono. Cerca di mascherare il tutto con la tranquillità e la sfrontatezza di sempre. [ Chk ON ] L'infermiera dietro il banco rimane sorpresa del modo in cui il rosso si rivolge alla Consigliera, quasi fosse un'estranea o un nome tra tanti. Non dice naturalmente alcunché limitandosi a tornare al proprio lavoro con fare perplesso mentre Kaori si limita ad annuire di poco all'osservazione del kusano. < In persona. > Non lascia intendere alcun tipo di sorpresa o di fastidio al fatto che questi non abbia idea di chi lei sia, non le è mai particolarmente importato di essere riconosciuta a vista da chiunque. Si è ritrovata nelle condizioni di vederlo capitare, ma non è mai stato il suo principale obiettivo. < E tu saresti? > domanderebbe, a sua volta, fissandolo negli occhi. Ascolta ora seria il dire del Kokketsu notando da subito il modo in cui questi sottolinea con la voce la possessività nei riguardi della Yakushi scatenandole dentro un moto di fastidio e preoccupazione al tempo stesso. Fastidio in quanto ha quasi sentito che le venisse indebitamente strappato qualcosa di proprio, preoccupazione perché non ha la più pallida idea di chi questa persona sia e del tipo di legame che lo abbia accomunato alla chuunin. < Ed è anche mia figlia. > replica con tono apparentemente tranquillo, Kaori, ma col chiaro intento di voler mettere l'altro in guardia sul tipo di pretese che può o non può avanzare con lei nei riguardi della ragazza scomparsa. Ascolta quanto Ryuuma dice ritrovandosi ad annuire amaramente nel notare come non sia stata la sola ad esser stata lasciata indietro con una lettera, ma per lo meno pare che almeno lei abbia saputo qualcosa di più su dove Kouki sia andata a finire rispetto al tale dal cremisi crine che le sosta ora dinnanzi in cerca della Yakushi. Kaori si umetta le labbra e, prendendosi un attimo di tempo per analizzare l'eccentrica figura del kusano, tende una mano ad indicare la porta alle sue spalle, verso l'uscita. < Vieni con me. Facciamo due passi fuori. Preferirei non parlare qui dentro. > lo esorterebbe affrettandosi ad aggiungere, prima che l'altro possa replicare in qualsiasi modo: < Tanto Kouki non è qui al momento. > Pertanto sarebbe ugualmente inutile rimanere all'interno dell'ospedale. Se il rosso l'avesse dunque seguita, ecco che Kaori si sarebbe mossa all'esterno della struttura dirigendosi verso il giardino con un passo lento e cadenzato, le mani a dondolare come morte lungo i fianchi. < Kouki viene spesso e volentieri a Konoha perché qui c'è la sua famiglia. Essendo un ninja medico, quando le capita di trovarsi a Konoha, dà una mano come può in ospedale. Ma non lavora stabilmente qui. > spiega la ragazza senza neanche guardarlo negli occhi, continuando a camminare a testa alta, assicurandosi della presenza dell'altro al suo fianco tramite l'utilizzo dell'udito. < Non mi ha mai parlato di te. Sarebbe tua allieva in- cosa, esattamente? > domanderebbe la donna portando solo ora lo sguardo a scivolare sulla figura del giovane per scrutarne i lineamenti con le iridi candide. < Non sembri uno Yakushi a prima vista... sei il suo caposquadra? > azzarda, cercando di capire chi sia la persona che ha davanti ma, ancora di più, chi è la persona che è stata accanto alla sua bambina. [ Chakra: on ] Sempre detto che il Rosso, prima o poi, si farà uccidere per questi modi poco consoni e fuori dal comune. Non nutre rispetto nei confronti di nessuno in particolare, forse di poche persone in tutto il mondo. < Che sbadato ~ > Risulta facilissimo avvertire l'ironia con il quale esplica due semplici parole. Pone la mano sinistra sul petto, come a volersi scusare per quanto, conoscendolo, non lo farà mai nella vita né s'abbasserà a simili pratiche umane. < Rasetsu Kokketsu. > Come nome fa persino ridere, ma quando ha scelto di definirsi "Demone Mangia Uomini" non pensava assolutamente d'essere un valido membro del Clan Kokketsu. < Faccio parte del Clan dell'Hasukage. > Giusto per dar maggior enfasi ad un nome altrettanto conosciuto come quello della Hyuuga. < Mh, tua figlia, eh? > Muove il capo in un cenno affermativo. < Deduco tu fossi molto giovane - anche troppo - quando l'hai avuta o, probabilmente, l'hai adottata. Considerando come lei sia una Yakushi, propriamente di Oto, mi sembra difficile tu possa essere la sua madre naturale. > Ci son molteplici fattori che fan sì che non creda molto al fatto che sia il genitore naturale della ragazzina, tra cui la poca somiglianza tra le due parti. In quanto medico, presuppone di sapere determinate accortezze come quelle appena citate, giusto per sentirsi vicino ai propri studi nell'ambito genetico. Con la coda dell'occhio, osserva l'uscita alle proprie spalle che gli vien gentilmente indicata dalla Hyuuga. < Cos'è, un appuntamento? > Sghignazza. Lui, almeno, è sicuro di divertirsi con frasi simili, tant'è che il sorrisone affilato riprende il proprio posto sul viso pallido. La segue, tuttavia, sin all'esterno, in modo tale che possano effettivamente far quattro passi in allegria fuori, evitando di farsi sentire da tutto l'Ospedale. Son, in effetti, argomenti un po' particolari per i quali è ottima cosa la riservatezza. < Sì, questo particolare già lo conoscevo. Sono qui a Konoha proprio per questo motivo. Ho pensato che, volendosene andare, il primo luogo che avrebbe raggiunto sarebbe stato questo. > Sentenzia, or riprendendo il controllo di sé e mettendo da parte la solita buffonaggine che lo accompagna. Si ravviva i capelli sempre con l'utilizzo della manca, spostando qualche ciuffo sulla sommità del capo. < Ah sì? Mai? > Par quasi prendergli una coltellata nel petto, peccato che il di lui cuore sia lì per mero oltraggio al di lui corpo. Sol da poco ha iniziato a ribattere come fosse vivo, ma ancor s'ostina ad ammettere che, finora, ha vissuto senza quest'ultimo. Che sia metaforico o no, non è stato mai dato saperlo. < Mi ha chiesto aiuto nell'ambito della genetica. Sono un medico anch'io e mi sto specializzando perlopiù nello studio di composti chimici e della genetica stessa. Non so per quale motivo ne fosse interessata, però proprio per questo ho scelto di darle una mano. > Non può certo andarle a dire che anche la piccola Yakushi era un membro effettivo della Yakuza stanziata a Kusa. < Non sono il suo caposquadra, sono soltanto un suo insegnante se vogliamo metterla su questo piano. Ti soddisfa come risposta? > Punzecchia, non riesce davvero a restar serio per più di qualche attimo. [ Chk ON ] La presentazione del Rosso non fa squillare nella mente della donna alcun campanello se non il ricordo del Tessai col quale condivide il cognome. Non ritiene d'averlo mai sentito nominare prima e perciò evita qualsiasi tipo di replica onde evitare di risultare offensiva in qualche modo. Si limita perciò a rispondere alla puntualizzazione dell'altro circa il voler sottolineare l'appartenenza al clan stesso dell'Hasukage. < Sì, avevo intuito chiamandosi anche Yukio "Kokketsu". > sorride appena, pacatamente, lasciando quindi spazio all'osservazione che il rosso fa circa il legame di parentela che unisce la Consigliera alla chuunin. Kaori si fa appena più seria nell'avvertire sotto il discorso altrui quasi una sorta di insinuazione sottile fra le righe, una puntualizzazione decisamente poco gradita. < Un genitore adottivo non è meno genitore di uno biologico. > chiosa da principio tenendo il capo alto, lo sguardo fisso in quello altrui nel rispondere alle sue parole. < Le voglio bene come se fosse sangue del mio sangue perciò tendo a non dare particolare importanza a questo tipo di specificazione. > chiarisce stringendosi nelle spalle omettendo il fatto che, in ogni caso, non esistono genitori biologici di sorta che potrebbero mai venire a rivendicare qualche tipo di diritto sulla fanciulla. L'argomento si fa delicato e personale e per questo Kaori invita il Kokketsu a proseguire la chiacchierata all'esterno; questi accetta senza troppe polemiche, limitandosi ad una battutina alla quale la Jonin risponde con una semplice risata non particolarmente vivace o sonora. < Se vuole vederla in questo modo... > ironizza a sua volta prima di cercare di capire qualcosa di più sulla natura del ragazzo stesso e del rapporto che egli ha con Kouki. Ascolta attentamente tutto ciò che il giovane sente di volerle rivelare e quando questi sente che la Yakushi non ha invero mai fatto cenno di lui, Kaori si ritrova ad osservarlo con espressione leggermente laconica. < Non ha mai parlato molto di sé. > commenta con fare quasi amaro prima di lasciar modo all'altro di concludere il suo discorso e quindi comprendere un po' meglio chi egli sia. Un medico, a quanto pare. Uno scienziato. Magari qualcuno al quale abbia tentato di affidarsi nei periodi in cui non era a Konoha con lei? O- un sostituto? La sola idea le risulta dolorosa e perciò decide di non pensarci. Annuisce solamente, quasi sovrappensiero, prima di umettarsi le labbra e fermarsi, voltandosi ad osservarlo. < Non esattamente. Non sono davvero interessata a che tipo di ninja tu sia. Mi interessa capire se posso fidarmi all'idea di saperti accanto a mia figlia. > rivela schietta, alla fine, senza troppi giri di parole. < Kouki non è strettamente una bambina. Può sembrarlo ma è molto più matura di qualunque altra ragazzina della sua età. Ha ancora molto da imparare, da capire del mondo. Deve ancora crescere, ma ha tutto il diritto di fare scelte proprie e di decidere quando si fida di qualcuno e quando no. > principia Kaori fissando Ryuuma negli occhi. < Perciò non mi dirò né contenta né contraria all'idea di questa vostra- collaborazione, o quello che sia, mi fido semplicemente del suo giudizio, per ora. > Non ha motivi per credere che il giovane di fronte a lei possa o potrebbe farle del male perciò non trova un valido motivo per avanzare alcun tipo di minaccia o di consiglio salva vita. E' sicuramente una persona stravagante, un po' eccentrica, ma questo non può essere un motivo per dubitare di lui. < Ad ogni modo ha lasciato anche me con una lettera. > sospira alla fine la Hyuga voltando ora il viso verso l'orizzonte, riprendendo a camminare. < Mi ha detto che aveva delle cose da fare, cose di cui doveva occuparsi da sola e mi ha chiesto di non cercarla se davvero le avessi voluto bene. > il ricordo di quella lettera è ancora capace di strapparle qualcosa in fondo al cuore. < So solo che è andata ad Oto, ma da allora non ho più avuto sue notizie. > stringe la mascella e i denti cadendo in un profondo silenzio prima di inspirare profondamente dal naso e quindi sospirare. < Non so dirti nulla di più. > capitola, alla fine, tornando a guardarlo quasi con fare sconfitto. Il suo sguardo sembra quasi volergli dire "Sono in attesa esattamente quanto te". [ Chakra: on ]
Giocata del 09/01/2019 dalle 15:08 alle 16:51 nella chat "Ospedale [Konoha]"
Assottiglia le palpebre dall'alto della propria arroganza, volgendo l'attenzione sol verso la giovane dottoressa e nessun altro in particolare. D'altronde, all'interno dell'Ospedale, non ha bisogno di discutere con qualcuno che non sia la Hyuuga. Sceglie persino di seguirla all'esterno, visto e considerato come non si ponga nessun problema in particolare. < Oh, non ho assolutamente detto questo ~ > Ridacchia a proposito della questione riguardante genitori adottivi e naturali. < Quel che m'interessa sapere è dove si trovi Kouki. Proprio perché sei la madre adottiva, proprio perché la ami come se fosse tua figlia, trovo innaturale che tu non sappia dove trovarla. > Espone le proprie idee, le quali son perlopiù delle supposizioni, atte a farla probabilmente innervosire o infastidire. Vuole soltanto avere informazioni su quella ragazzina dalla lingua lunga e biforcuta, la quale lo ha abbandonato con pochissime specifiche ed una missiva. Uscendo, dunque, all'esterno inspira profondamente e incanala aria nei polmoni, rilasciando poi l'anidride carbonica con un lento sospiro. < Se tu possa fidarti o meno di me, non posso dirtelo io. > Assottiglia nuovamente le palpebre, focalizzando le iridi giallo-verdi sul di lei viso candido e gli occhi perlacei, mostrando altresì un sogghigno che s'estende da un lato all'altro del viso. < Sto imparando a conoscere molto bene.. > E' non è mai una cosa del tutto positiva quando si tratta del Rosso. < ..Kouki. > Soffia fuori dalle scarne labbra. < Dunque, lascia che sia lei a decidere della sua vita, insomma. > Tenta di trovare una spiegazione sommaria alle di lei parole e al modo di fare adottato dalla donna. < ... > Torna serio, molto più serio quando la Hyuuga le rivela che si trova nella di lui stessa situazione. Si morde l'interno della guancia e stringe maggiormente più forte i pugni, sporgendo le nocche come se volesse dar un pugno a qualcosa o qualcuno. In verità, cerca solo di controllar il fastidio e la frustrazione che sente dentro di sé, poiché ciò vuol dire che.. < Devo andare ad Oto, dunque. > ..anche se la Yakushi ha detto di non cercarla. [ Chk On ] L'atteggiamento di questo individuo è piuttosto bislacco, a tratti sconclusionato. Passa ad attimi di serietà a battute ambigue fra il malizioso e il sarcastico che rendono assai difficile il riuscire a prenderlo sul serio. Kaori l'osserva, avanza al suo fianco nei giardini dell'ospedale tenendo un passo calmo e misurato mentre la voce del rosso arriva alle sue orecchie, cercando di non attribuire troppa importanza alle sue parole quando questi cerca -palesemente, di innervosirla. Il passo della Hyuga si ferma e il suo sguardo si pianta in quello del Kokketsu, a testa alta, per niente intimorita dalla sua presenza o da quegli strani denti affilati. < Innaturale? Che strana scelta di parole. > osserva lei assottigliando appena lo sguardo. < Kouki non è solo mia figlia. E' una chuunin del Villaggio dell'Erba e questo vuol dire che non posso certo permettermi di starle col fiato sul collo solo perché temo per la sua sicurezza. So dal momento in cui l'ho accolta come figlia che è una ninja e che la sua vita è in costante bilico fra un pericolo e l'altro: posso proteggerla quando è con me e insegnarle, darle consigli, ma le sue missioni, le sue battaglie... non posso tenerla per mano anche lì. > Rimane a fissarlo seria negli occhi per diversi istanti prima di continuare a camminare e quindi trattenere un commento sarcastico quando l'altro le dice che non può essere lui a dirle se possa fidarsi o meno della sua presenza. Kaori non sa esattamente cosa pensare. Non giudica la gente dall'aspetto e perciò non è partita in difensiva quando l'altro le ha chiesto informazioni su Kouki, tuttavia l'atteggiamento volubile del ragazzo la porta a non sentirsi totalmente sicura della sua presenza nella vita di sua figlia. < Ah sì? > domanda Kaori voltandosi verso di lui con un sopracciglio alzato. < E cosa sai di lei? > domanda allora fissandolo, ricercando nelle sue iridi verdi una qualche traccia di verità. Solo quando questi pronuncia quell'ultima frase Kaori si ritrova ad arrestare il passo sorpresa e fissarlo a labbra schiuse, le sopracciglia aggrottate. < Cosa vuoi da mia figlia? > domanda, alla fine, senza mezzi termini. < Sei venuto a chiedere dove sia per assicurarti che non sia semplicemente svanita nell'etere, hai scoperto che è a Oto per un qualcosa di personale che deve risolvere da sola. > Nonostante la fatica che costi alla stessa Kaori non andare a cercarla al Suono per assicurarsi che stia bene. < E ora vorresti andare fin lì a cercarla. Ti stai prendendo molta pena per essere solo il suo insegnante in ospedale. > osserva lei inspirando a fondo. < Lo trovo quasi... innaturale. > aggiungerebbe, ricorrendo allo stesso termine utilizzato dall'altro poco prima. [ Chakra: on ] Chi ha incontrato e ha avuto modo di parlare con Rasetsu, giunge alle stesse conferme: è un tipo bislacco, che cambia modo di fare da un momento all'altro. E' sconclusionato, a volte imprevedibile. < Se preferisci, puoi scegliere qualunque altra parola ti piaccia per sostituirla. > Fa spallucce, poiché non è direttamente questo il discorso che vuole affrontare. Tenta di sciogliere i nervi e di placarli, sollevando la mandritta verso il capo e ravvivando i lunghi capelli cremisi, ben pettinati e lisci. Assurdamente puliti per esser un uomo. < Non intendevo dire questo, infatti. Come tu stessa hai detto, sa badare a se stessa ed è matura rispetto a molte altre ragazzine della sua età. Lo avevo messo in conto già da un sacco di tempo. > Il di lui tono è particolarmente serio, visto e considerato come sia realmente preoccupato per la Yakushi. E' naturale che non voglia farsi scoprire, poiché essa equivarrebbe ad una debolezza. Proprio da questo punto di vista, mantiene spesso quell'aria strafottente. < Da tua figlia, voglio la fiducia che mi aveva garantito. > Si sporge in avanti, sovrastandola seppur al di lui altezza non sia chissà quanto superiore. Le spalle sarebbero però contratte, così come i muscoli facciali. Sol nello sguardo tradisce una certa preoccupazione, un certo bagliore. < Io so quello che devo sapere. > Una risposta che non ne dà alcuna. < Non m'interessa ch'è qualcosa di personale che deve risolvere da sola. > Alza di poco la propria voce, seppur non giungendo al livello delle urla. < ... > Alle di lei ultime insinuazioni, essendo in difetto e non potendo espletare il PERCHE' di tutta quella movida, di quella fretta, di quella preoccupazione, sceglie di darle le spalle e tornarsene sui propri passi. < Se scopri qualcosa, fammelo sapere. Io, al posto tuo, sto andando a cercarla anche se ha chiesto di volerlo fare da sola. > Un modo come un altro per dirle: io le sto affianco; per quanto la Hyuuga gli abbia già spiegato il suo modo di vedere la cosa. Infine, svanirà all'esterno dell'edificio, se non fermato da nessuno in particolare. E' così che fa: quand'è in difetto, fugge. [ END ] E di nuovo un altro cambio umorale: da malizioso e quasi provocatore ecco che diventa improvvisamente serio e quasi assolutamente ordinario. Kaori si trova quasi stravolta dai repentini e continui cambi d'umore dell'altro, cercando però di non mostrare sul viso la sua sincera confusione. Non sa bene come dovrebbe trattarlo: se in maniera seria e ragguardevole o ironica e distaccata come farebbe con chiunque considerasse fuori di testa. Questi però non dà affatto l'idea di essere matto, ma solo-- furbo. Sarà quel ghigno sfacciato, sarà il fatto che quando si mostra serio sembra dire discorsi sensati e assolutamente logici... chissà? Annuisce semplicemente al riassunto di lui sull'essere diversa di Kouki ma si ritrova ad inclinare appena il capo nel guardarlo dalla sua posizione. < Ma è anche, comunque, ancora una bambina per molti aspetti. La maturità che ostenta e dimostra durante una missione convive in un equilibrio precario con la fragilità della sua tenera età in situazioni molto più ordinarie e quotidiane. > spiega la ragazza cercando di far capire all'altro che per quanto la Yakushi sia matura e cresciuta rispetto ad altre ragazzine, sarebbe meglio se non si comportasse con lei come se fosse totalmente un'adulta, perché potrebbe andare a scuotere e turbare quel suo essere ancora assai giovane ed inesperta. Non sospetta minimamente dell'esistenza di un rapporto più profondo fra loro, ovviamente, teme solo che l'atteggiamento così imprevedibile di questa persona possa mettere in difficoltà la sua bambina. Non comprende tuttavia quello che questi le risponde successivamente, nè si lascia intimorire o spaventare dal suo tentativo di torreggiare su di lei. L'osserva negli occhi senza scomporsi assottigliando lo sguardo e vedendolo infine girare i tacchi per allontanarsi. Incassa quell'ultimo dire stringendo i pugni lungo i fianchi, con la voglia di gridare a salirle ai polmoni per bloccarsi alla gola in un verso soffocato e strozzato. Odia l'idea di essere bloccata a Konoha. Odia sua madre per averla tradita così. Odia il culto per quello che sta facendo a lei e ad Azrael. Odia il suo ruolo di Consigliera. Odia il non poter semplicemente mollare tutto per partire anche lei. E odia che quell'individuo sembri così attaccato alla sua bambina. Stringendo le labbra, volta anche lei le spalle alla sua figura e con le mani tremanti di rabbia rientra in ospedale diretta al suo ufficio per cercare un attimo di quiete e solitudine per riflettere e calmarsi. [ END ]