Che belli i capelli
Free
Giocata del 05/11/2018 dalle 14:43 alle 19:22 nella chat "Centro di Konoha Saccheggiato"
Il sole brilla alto in quel di Konohagakure, rendendo l'aria mite piacevole e per niente fredda come potrebbe, invece, essere. Sta gironzolando ormai da un mese in quel di Konohagakure. Ha trovato soggiorno in un piccolo motel del Villaggio, il quale non chiede prezzi eccessivi, motivo per il quale può permetterselo benissimo. Non ha trovato ancora nessuno che possa in qualche modo essere collegato a Kouki, eccezion fatta per Azrael che, nonostante l'impacciato e tragico inizio, gli ha dato qualche informazione preziosa. Invero, non ha portato avanti nessuna vantaggiosa iniziativa, non essendo neppur riuscito a trovare un valido membro per il Clan Kokketsu. Veste con abiti totalmente atipici per un ninja: pantaloni neri, con righe verticali grigio scuro che li attraversano per intero; una camicia bianca ne copre l'addome, coi primi due bottoni aperti e le maniche arrotolate sin sopra i gomiti. Nella tasca destra dei pantaloni, invece, vi son svariati fuda, all'interno dei quali ha sigillato gran parte degli oggetti dei quali POTREBBE aver bisogno: boccette di veleno, pillole di Sbrilluccica di vario tipo e potenziale. I capelli cremisi discendono lungo la schiena, mentre sulla spalla destra vien tenuta la giacca cremisi, di tessuto leggero, sorretta sol dall'indice e medio della medesima mano. Sta camminando verso il centro della Piazza, con alcuni bimbi, usciti fuori in vista del bel tempo, che lo fissano straniti. Son poche le persone come lui in un Villaggio Ninja, poiché di "Ninjesco" egli non ha assolutamente niente. Sistema la montatura degli occhialini sul naso, spingendoli verso la fronte. Cammina, niente di più e niente di meno, per quel Villaggio che, ormai, inizia a conoscere. [ Chakra ON ] [strada] Che sia un viso che si confonde, tra i mille volti de villaggio, non si può davvero dire: i lineamenti delicati, eredità di un misto genetico di cui conosce solo una parte, la rendono una presenza che, nell'effettivo, è facile da individuare, nella massa, e che, resta, impressa nella mente, con quell'indefinita bellezza che solo quando si resta senza parole, per descrivere un colore, o una forma, è facile comprendere: occhi tinti del colore del cielo dopo il tramonto, in quella pennellata di colore così strana, chiara, pieni di una trasparenza poco comune, sono incorniciati da sopracciglia scure, alte, ad ala di gabbiano, ma l'essere appena appena più incavati del normale, quegli occhi chiari, li rende quasi..pesanti, come se sapessero più di quanto non sia davvero dato sapere. Guance piene, ma labbra piccole, più adatte alle bambine, che non alle ragazze che quasi si affacciano alla maggiore età, spennellate di un morbido rosa intenso, ma senza l'ausilio di alcun genere di cosmetico, pelle chiara di chi vede poco, pochissimo, il sole, venata dalla spruzzata di colore sulle guance, rosato, che ne indica un buono stato di salute. La meraviglia maggiore però, è la matassa di capelli scuri, neri, pesanti, lunghi, che si porta dietro, nemmeno fosse un mantello reale, posato sulle spalle di una regina e non una semplicissima ragazzina: folti, pesanti, non completamente lisci ma nemmeno mossi, raccolti in una semplice coda di cavallo alta, che le libera il volto ma lascia che qualche ciocca più corta ,la incornici, creando quell'elemento di disturbo che la rende viva, e non un semplice dipinto. Quelli, sono i capelli di una Raperonzolo che non ha bisogno di aiuto, e che si cala da sola, per salvarsi, forti, tagliati con severità tutti alla stessa altezza e che, nell'ondeggiare sulla schiena, le sfiorano la casacca scura sotto le spalle. Nonostante l'aria ancora non eccessivamente fredda, ha le braccia coperte, da quelle che sembrano essere maniche posticcie, tirate, dal tessuto teso dell'occhiello dove è infilato il pollice e l'anello all'indice, che dal palmo, tiene tesa la stoffa, che ad un occhio attento, apparirà come una sorta di gustacuore, fatto apposta perché copra le braccia. Una sottile magliettina a mesh, di un colore indefinito, tra grigio e nero, le copre la pelle lì dove lo scollo della casacca indaco la copre: scollo sovietico chiuso dai bottoni semplici, per niente decorativi; una pseudo gonna, a metà coscia, è in realtà un paio di pantaloncini morbidi, che non la ostacolano, e le calze scure, coprono ogni centimetro di pelle visibile, tenendola calda e composta allo stesso tempo. Un vago profumo di sapone, di pulito, la accompagna e a giudicare dal continuo tamburellarsi, con le dita della sinistra sulle labbra, è sovrappensiero, al punto che non si accorge subito, di aver svoltato l'angolo praticamente addosso a Ryuuma: è sostanzialmente l'impatto minimo, della testatina di un gatto, quello che provoca < ah > è la sua primissima reazione, nell'alzare lo sguardo, sul volto di Ryuuma, e sfarfallare piano le ciglia. delicata, carina, ma con l'espressività di un sasso bagnato: nulla. Non c'è una piega di dispiacere, una luce di imbarazzo, negli occhi, solo... un'espressione standard < ...ero sovrappensiero. Non volevo > per lo meno, conosce le buone maniere a sufficienza da chinare appena la testa, per chiedere scusa, insieme alle proprie parole, prima di tornare, insistentemente, a fissarlo. Egli cammina privo di voglia o fretta. Non ha ancor trovato chi cerca, non è ancor riuscito laddove avrebbe dovuto eccellere: trovar qualche nuovo adepto per i Kokketsu. Gli angoli delle labbra volgono verso il basso, dal momento che non è particolarmente entusiasta di come stia procedendo il suo soggiorno in quel di Konohagakure. Tantomeno lo è per quel che accade di lì a poco. Passeggiando per il centro del Villaggio, è anche lui sovrappensiero. Deve ragionare, deve ampliare i suoi orizzonti, deve riprendere a vendere la Sbrilluccica. Potrebbe rischiare di non pagare i soldi che deve al Capo della Yakuza e questo, come si potrebbe ben immaginare, non è un bene! Non se lo augurerebbe nessuno: sicuramente neanche il Forowa! Nell'avvicinarsi ad un vicolo dove potrebbe benissimo svoltare, vien preso in contropiede da una figura minuta e aggraziata, da lunghi capelli neri e occhi dolci. Gli sbatte contro, ma non accusa granché dolore, il che fa intender come non pesi molto né che abbia modi di fare eccessivamente espansivi. O che lo sia, ecco. < Nh? > Abbassa lo sguardo dabbasso, assottigliando le palpebre e focalizzando le iridi giallo-verdi sulla figura appena.. scontrata. < Ko-- > Ma quei capelli non son come quelli che ha potuto accarezzare. Quegli occhi non han niente di particolare. < Tsk. > Fa schioccar la lingua sul palato, per niente soddisfatto. Gli occhi, sgranati per quanto credeva d'aver visto, tornano alla consueta normalità. < Spostati. > Per niente educato lui, per niente accondiscendente alle scuse altrui. La fissa soltanto, stringendo il pugno della mandritta per quanto non vi sia granché differenza che lo faccia o meno. Ha la forza di un topo. [ Chk ON ] [strada] Continua a fissare, la figura dalla matassa di capelli altrui, ignorando per qualche lungo istante, il commento sgraziato di Ryuuma, limitandosi a starsene ferma per lunghi, lunghissimi istanti: inspira, espira, sfarfalla le ciglia, lascia che Konoha continui a vivere, scorrendo lenta e indolente da un lato, isterica e frenetica dall'altro, lasciando che l'aria, lo spazio tra lei e l'uomo si riempia di suoni, voci, parole e opere che non la toccano, non la sfiorano, ferma, su ciò che ha attirato la propria attenzione. E non sembra nemmeno toccata, dalla mancanza di garbo, di tatto e gentilezza da parte di qualcuno che, agli occhi del mondo, e sì, anche ai propri, è un uomo adulto fatto e finito < è il tuo colore naturale, quello? > sollevando la sinistra, per allungarsi verso la chioma, ma senza raggiungerla davvero, solo sfiorando, se concesso, le punte dei capelli altrui, quasi avesse altro cui pensare, e nella ventina di centimetri che li separano, in un gesto tipico di chi, non apprezza che lo stesso trattamento, invasivo, sia riservato a lei stessa. E' una sorta di gentilezza spassionata la sua, qualcosa di traducibile in un semplice " non ti faccio ciò che non voglio mi sia fatto " morbida quanto basta da essere facile, capire quanta, per assurdo, ingenuità la riveste. E' quasi come un odore, tipico, che la accompagna, che solletica l'olfatto di chi se ne nutre, e contagia, chi ha bisogno di pace dai propri tormenti. < da quanto li fai crescere? > sembra che la cosa, per il momento, l'abbia interessata al punto da aver dimenticato persino quel piccolo tic di nervoso svrappensiero che l'ha portata alla collisione, e qualsiasi mansione, qualsiasi obbligo, una cosetta come lei, possa davvero avere sulle spalle, da svolgere. Con ancor lo sguardo basso, data la differenza d'altezza dei due, scruta con attenzione il di lei volto. Un volto candido, senza macchia quasi sicuramente. Una testolina che nasconde pensieri sognanti e, probabilmente, ricchi di unicorni e dolciumi vari. Crede d'averla già inquadrata, ma al tempo stesso anche Kouki sembrava chissà quale bimbetta. Contrariamente, ha dimostrato d'aver un cervello sin troppo maturo per la sua età. < Mh? > Sbatte rapidamente le palpebre in merito alla domanda appena fattole da Kyou, la quale cerca d'allungar la mano sin verso i capelli altrui. Essi, essendo lunghi, giungono sin oltre i glutei motivo per il quale sarà facile toccarli o anche solo sfiorarli, in base a come voglia muoversi. < Sì. Me lo chiedono tutti. Cosa c'è di strano nell'avere i capelli di questo colore? > Il cremisi gli piace, ricorda il colore del sangue che tanto ha fatto versare, nonostante il suo non sia più rosso ormai da tanto, troppo tempo. Le maniche della camicia e del giaccone son calate dabbasso, altrimenti sarebbero visibili quelle vene nerastre sui polsi, tagliate in molteplici punti e mai cicatrizzate del tutto. < Penso da sempre. Non mi piace tagliarli. > In realtà, non ci si vede affatto coi capelli corti e, seppur lo abbiano definito una donna innumerevoli volte, non cambia mai questo aspetto di sé. < Penso siano una mia caratteristica particolare e basta. > Suoi e di nessun altro. < Piuttosto, bimbetta.. > Si stava perdendo nel "fare il buono" e non è mai cosa buona quando lo fa. Riceve soltanto disagianti proposte e cattive intenzioni. Son talmente rare, poi. Le cattive intenzioni e le minacce le riceve in ogni contesto, alla fin dei conti. < ..che ci fai qui? > Mah, cosa potrà mai farci? Evidentemente il disagio e come voglia cambiare assolutamente discorso. [ Chk ON ] Una serie di sfortunati eventi. Il rapimento di Harumi, sventato quanto prima per evitare che i suoi aguzzini la portassero ben presto lontano dal Villaggio. La madre di Kaori, unitasi ad un culto di fanatici dediti all’adorazione di una Dea inesistente, almeno per quanto riguarda il Dainin. Gli Hyuga in percolo e la Foglia stessa in precario equilibrio. E lui è lì, per le vie del centro, attorniato da ragazzini reduci da qualche iniziale lezione accademica, attirati dalle leggende e dalla fama che contraddistinguono la figura del Nara. Prosegue a passo lento, cadenzato, rispondendo distrattamente alle domande dei piccoli ammiratori che lo seguono come uno sciame di api segue la propria regnante, ronzando quesiti di argomento talvolta storico, talvolta più privato. Lo sguardo del Consigliere si rivolge, severo, ad una giovane deshi che gli domanda se abbia già una compagna, ma un sorriso benevolo ed accondiscendente gli incurva le labbra nel notare come, in effetti, qualche mese prima quella domanda non sarebbe stata affatto fuori luogo, anzi, lo avrebbe portato semplicemente ad approfondire il discorso con una giovane che, essendo buoni, avrà una decina d’anni meno di lui. I capelli corvini soino lasciati liberi di sfiorargli il collo e le spalle sospinti dalla brezza autunnale. L’accenno di barba perfettamente curato gli orna il mento, partendo dal labbro inferiore e terminando a punta appena sotto il viso. Gli occhi scuri completano il quadro di uno dei visi più conosciuti della Foglia. Il suo vestiario è quanto di più appariscente possibile, considerando quanto il giovane Dainin faccia della propria arroganza il fondamentale cavallo di battaglia del proprio carattere. Una camicia nera gli avvolge il torso slanciato, ma compatto e finemente allenato, un paio di pantaloni del medesimo colore scendono lugo le gambe sino ad arrivare ad un paio di scarpe in pelle scura, dal taglio classico ed elegante, di quelle che ci si aspetterebbe più ad un evento mondano che in una missione ninja. Il coprifronte è allacciato al collo tramite un nastro di raso bianco, la placca metallica recante l’effige del Villaggio gli protegge la gola, simbolicamente testimoniando quanto quell’oggetto sia di vitale importanza per lui. Un lungo haori viola scuro copre il restante abbigliamento, le estremità sono ornate da un filo argentato il quale, sulla schiena, compone i kanji relativi a Konohagakure. Attorniato com’è dallo stormo di deshi acclamanti, il capo ruota in tutta la zona, cercando un qualunque escamotage che lo porti a ritrarsi da quella fastidiosa situazione. Non ha affatto voglia di essere scortese con dei ragazzini che altro non vogliono che accertarsi della veridicità di un nome e di un volto che hanno visto figurare unicamente sui libri di storia, né tantomeno dare una delusione a quelle povere ragazzine che, ahimé, prendono le prime cotte per l’insegnante tenebroso ed affascinante. Immediatamente lo colpisce, però, la visione di un volto conosciuto. L’aspetto peculiare e il tono praticamente iconfondibile attira immediatamente il Nara, il quale va puntando lo sguardo color pece proprio sul Kokketsu, lontano giusto di qualche isolato. < Ragazzi, ho delle faccende da sbrigare per conto del Consiglio, devo adare a parlare con quel brutto ceffo lì in fondo. > Chiosa a voce sufficientemente alta da farsi udire da tutti i presenti che, notando quanto il Rosso non sia un tipo raccomandabile, si limitano a disperdersi in piccoli gruppetti, riempiendo la zona di tanti occhietti curiosi e vispi, puntati sullo shinobi delle ombre che si appresta a raggiungere il Kusano. < Rasetsu! > Esclamerebbe a gran voce, avvicinandosi ad ampie falcate verso il Demone e verso la figura ad egli prossima, elargendole un gran sorriso che scopre la dentatura candida e maniacalmente curata. < Possiamo fingere di avere una conversazione abbastanza lunga da permettermi di depistare i deshi? > Sussurrerebbe, infine, alla volta dei due, inclinando il capo quel tanto che basta per far loro notare la folla che, in maniera poco furtiva, li sta osservando tutt’intorno. [ Chakra ON ] [strada] Fa spallucce, all sua domanda, limitandosi a continuare ad accarezzare gli ultimi cinque-sei centimetri dei capelli liberi, soffici sotto le dita e le mani, delicate, chiare, sono quelle di una ragazzina che non ci pensa davvero, all'essere presentabile o alla conquista di qualcuno o qualcosa: sono le mani di qualcuno che svolge lavori ripetitivi, le mani di qualcuno che è abituato a toccare sostanze che, pur lasciandole pulite, seccano la pelle, le unghie corte, nemmeno fosse un medico, nessuna ferita, ma i segni lì dove le falangi si piegano, di qualcuno che si è scontrato più e più volte con aghi e fili, e la leggera discromia sui polpastrelli, all'occhio attento, potrebbe rivelare che sostanzialmente, fa da infermiera alla madre. < non è un colore che si vede spesso. > commenta, asciutta, senza aggiungere niente di particolare, una semplice affermazione che nasce e muore, nel momento in cui apre le labbra e lascia che il suono delicato, riempia l'aria immediatamente vicino a lui. Perché parla, in modo che solo Ryuuma, che è sufficientemente vicino, la senta davvero. Non nota, non commenta, la scelta che, agli occhi dei più, risulta bizzarra, del coprirsi in quel modo specifico, quasi lo guardasse ma non lo vedesse davvero, ed è in un solo scatto, che alza gli occhi del colore dell'ora blu, in un albeggiare sicuro, in quelli gialli, intensi, di Ryuuma < mmh. Nemmeno a me. > convenendo, sul quanto non le piaccia, avere gente, con mani, forbici pugnali e quant'altro, così vicini alla propria testa < ma non ci arrivano così. > sollevando la mano libera a tirare via il solido elastico, sciogliendo la matassa che arriva, appena, ai fianchi stretti di ancora acerbo. Niente lunghezza oltre-i-glutei, per lei < questo è il massimo che riesco a fare, prima che si rovinino. > taglia corto, distogliendo lo sguardo dal suo volto con lentezza, per tornare ai capelli di Ryuuma < mmh, ti si addicono >. Insomma, non sembra per niente intimorita, o spaventata: un surreale, quanto tangibile uomo, incoronato di sangue le parla e... lei risponde.< non sono una bimbetta. > non c'è molta flemma, nel suo ribattere, quasi avesse rinunciato da tempo, a cercare di convincere gli altri di una cosa che non credono davvero, e semplicemente fa spallucce, chiudendo gli occhi, svuotandosi si polmoni, in un gesto che fa sollevare la curva delicata del seno, e riabbassare immediatamente < sfrutto il mezzo pomeriggio libero che ho. > l'entusiasmo, a fiotti insomma < e tu che ci fai qui? > con la stessa lenta e imperturbabile lentezza che la accompagna in qualsiasi cosa. Il suo modo di parlare, lento, preciso, sembra quello che si usa verso qualcuno che, probabilmente in preda alla febbre, non capisce davvero, e ha bisogno di una chiarezza, quasi che... sembra adatta solo ai tardi di mente. E farebbe per parlare ancora, se non fosse che il suono, sicuro, intenso, della voce di Azrael, squarci il silenzio immoto tra lei e Ryuuma, pretendendo attenzione, immediatamente, persino dalla propria sconosciuta presenza. E nel voltarsi, le sopracciglia scure, si avvicinano appena, in una sorta di piccola contrazione dolorosa, che dipinge sulla fronte giovane una ruga precisa, di concentrazione, una di quelle che la portano a distogliere appena lo sguardo, per concentrarsi su altro e... nel fissarlo, le labbra appena schiuse, sono quelle di qualcuno che ha sulla punta della lingua, un nome, un fatto, proprio quella cosa che sfugge, alla memoria. E nonostante la sua presenza, di certo conosciuta, lì tra le vie della Foglia, sembra incapace di esprimere più di un lieve sospiro, e un vago scintillio negli occhi chiari, nel lasciare che le iridi, si riempiano della figura altrui. E' verso Ryuuma che si volta, brevemente, lasciando che la coltre di capelli le si dipani sulle spalle < ti chiami Rasetsu. > una sorta di... fatto. Come se avesse esclamato dunque ti chiami così, con quel tono monocorde quasi, prima di tornare verso Azrael che, volente o nolente, attira la sua attenzione. < sei alto > verso Azrael, come se fosse la novità del secolo < posso toccarti i capelli? > perché non sono sfuggiti, agli occhi chiare, le ciocche nere, intense, scure come l'ebano più pregiato. E lì dove Ryuuma, è signore del sangue, Azrael, nella sua selvaggia presenza, danza coi lupi, e della notte, ha fatto la sua compagna. Con ancor l'attenzione rivolta alla ragazzina, non può ancor accorgersi dell'imminente arrivo del Consigliere Azrael che l'ha accettato a Konoha. Invero, dovrebbe baciargli i sandali, poiché rischiava d'esser cacciato senza se e senza ma ancor prima di varcar la soglia konohana. Occhi attenti da medico volgono sulle di lei mani, le quali han particolarità diverse da chi non ne fa uso molto spesso. < Non hai delle mani molto curate. > In quanto amante dell'anatomia, certe cose riesce a notarle molto facilmente, motivo per il quale non par farsele sfuggire. D'altronde, or fermo di fronte ad essa che, nel mentre, gli accarezza i capelli cremisi sulle punte, può notar tutto quel che c'è da notare. < Non lo so, penso sia una mia dote innata o che discenda da qualche mio familiare. > Non può saperlo con sicurezza. I suoi genitori han fatto una brutta fine per mano propria molto tempo prima e, ancorché fossero vivi, non farebbe certo menzione di simili argomenti con essi. Non sa che fine abbiano fatto i loro cadaveri, non sa se qualche animale se ne sia cibato oppure no. Sa soltanto che, una volta fatto il fattibile, li ha lasciati lì a marcire e ha cambiato vita, nome e casa. < Forse perché sei ancora troppo giovane. Sei ancora in fase di crescita. > Borbotta, ancor guardandola con occhio clinico come se dovesse dirle cosa ci sia di sbagliato o malato in lei. < Lo so, altrimenti non li terrei così, ti pare? > Solleva il sottile sopracciglio rosso, privo ancor di sorrisetto o lieve sghignazzare che solitamente l'accompagnano. La bimbetta par incuriosirsi a proposito del Rosso, il quale non può far a meno di rispondere a domande che, dal canto proprio, son ovvie. < Volevo visitare Konoha. > Il che fa intender come non sia del luogo. Il vociar, precedentemente ignorato dal nostro Rasetsu, vien or colto maggiormente dalle di lui orecchie. Assieme ad esse, una voce ben più conosciuta si rivolge proprio al Rosso in questione. < E tu che diamine vuoi? > Ribatte al Consigliere, sempre con i suoi modi di fare tutt'altro che garbati, i quali gli valgono - come già detto - sin troppe minacce di morte e di aperture di chiappe. < Sì, Rasetsu. > Letteralmente: Demone Mangia Uomini, per completezza. < Mh? > Assottiglia ancor gli occhi, infastidito dal far del Nara il quale s'è avvicinato loro, imbucandosi in una discussione non sua. < Cosa mi dai in cambio? > Non dovrebbe già ringraziarlo per fargli metter piede sul suolo konohano? No, eh? Deve sempre sfidar la sorte e la morte. [ Chk ON ] Il suo arrivo viene accolto con reazioni leggermente contrastanti, ma del tutto inaspettati. Certo, da Rasetsu non si aspettava altro che questo, ma da parte della giovane non si aspettava una richiesta riguardante i propri capelli. Ci riflette un attimo. Solitamente non permette neanche ai propri cari di sfiorare in maniera così libera il suo curatissimo viso, ma lo strano comportamento della giovane lo porta a scontrarsi con la propria arroganza. Alla fine, in maniera non del tutto inaspettata, decide di lasciar vincere la propria tracotanza ed il desiderio di far beare una giovin donzella della perfezione del proprio crine. < Va bene, ma poi pretendo quantomeno un invito a cena. > Le rivolge un altro sorriso, evidentemente giocoso, prima di abbassarsi leggermente per permetterle di sfiorare i corvini che con tanta perizia cura ogni mattina. Neanche rivolge uno sguardo a Rasetsu, limitandosi a rispondere al suo dire con un semplice e telefonato < In cambio, forse, per oggi eviterò di ucciderti. > Si lascia andare ad una flebile risata, segno che – a differenza del loro precedente incontro – il Nara è di buon umore. Ad ogni modo gli occhi cinerei del Dainin sono puntati unicamente a colei che gli sta – teoricamente – carezzando i capelli. < Non ti ho visto spesso in giro. > Le dice, semplicemente, nascondendo una richiesta di spiegazione su quanto espresso dal proprio dire. Qualora, poi, la giovane dovesse smettere di carezzargli i capelli, si rimetterebbe dritto sulla propria schiena per volgere una prima occhiata a Rasetsu < Senti, il fatto che quello stuolo di ragazzini si tenga lontano da noi è nell’interesse di entrambi, quindi fai il bravo e muovi le labbra anche senza dire niente se vuoi. > Gli precisa ulteriormente, prima di tornare ad apporre la propria attenzione sulla ragazza, passando la mancina tra i capelli per sistemarli secondo quel disordinato ordine che li contraddistingue di solito < Perdonami la maleducazioe, non mi sono presentato. > Prenderebbe fiato, a questo punto, preparandosi per la sua lunga presentazione, che oramai conosce a memoria come fosse un jutsu da utilizzare giornalmente < Io sono Azrael Nara, Dainin e Consigliere della Foglia. > Termina, cercando nell’altra un accenno di interesse, prima di – eventualmente – completare il proprio excursus riguardante i suoi avi, le missioni che hanno contraddistinto come shinobi e tutto il resto, per evitare di annoiare gli interlocutori. < Tu, invece, come ti chiami? > Conclude, ignorando palesemente la presenza di Rasetsu, a meno che non abbia davvero qualcosa di interessante da dire. [ Chakra ON ] [strada] Lo fissa, di nuovo negli occhi gialli, prima di sollevare una mano, col palmo verso Ryuuma e il dorso verso di sé, chinando appena la testa e osservando la mano: non è bellissima, non è affusolata e perfetta, è la mano di qualcuno che probabilmente potrebbe avere un aspetto più gentile se si facesse crescere le unghie o le dipingesse < non mi servono curate. Mi servono pulite e senza tagli o cose del genere. > e adesso lascia completamente stare, i capelli di Ryuuma, per riprendere le proprie ciocche scure, e lentamente, tirare la matassa di nuovo nella semplice coda di cavallo, alta sulla testa, che le lascia il volto scoperto, tirata e in ordine,come se non li avesse mai sciolti < mmh, può essere. Ma non credo sia rilevante > guardandolo di nuovo, con la testa appena china sulla spalla destra < non è la famigli che decide chi sei > e probabilmente farebbe per aggiunge altro, se non fosse distratta da qualche nuvola passeggera, che oscura parzialmente il cielo, la porta ad alzare lo sguardo e perdere il filo del discorso, per qualche istante, prima che un lievissimo, quasi fosse un gioco di luci sul volto, sorriso, le compaia sulle labbra. < non sono troppo giovane. Sono semplicemente giovane > ma anche adesso non sembra volerlo davvero contraddire. Ha i modi di fare di qualcuno che con gli adulti, ci passa pure troppo tempo < capisco. Ti piace fin'ora, quel che hai visto di Konoha? > quasi sovrappensiero, lasciando che la primissima interazione tra Azrael e Ryuuma sia solo per loro, quasi lei non avesse orecchie < Kyou. > riponde, piano, a Ryuuma, in quello che sembra un nome più che calzante, per lei. E ancora Azrael attira la sua attenzione, con quella pseudo proposta che... non capisce, ma annuisce, sicura < va bene. Ma ti dico io quando. Mi ci vuole tempo per mettere su la cena > insomma, casca dal pero, ma la cna gelil'ha promessa eccome, e nel vederlo chinarsi, si allunga appena, per accarezzare una delle ciocche scurissime, senza toccare il cuoio capelluto, come una carezza che si fa sul capo dei bambini, che dura poco, pochissimo. E' così veloce, che immediatamente si ritira, per sospirare e rispondere < non ho molto tempo libero. > tornando quindi ad osservare lo scambio di parole tra i due, senza intromettersi, ma occhieggiando, una delle ragazzine al seguito di Azrael, probablilmente sua amica, e farle un timido cenno con la testa. Lo fissa. il Nara, annuendo sicura, come se fosse possibile non conoscerlo < il mio nome è Kyou > ma non aggiunge altro, perché il nome, della madre, che le pesa sulle spalle, non lo sente davvero suo. < siete amici, voi due? > guardando prima uno e poi l'altro, sfarfallando le ciglia con sicurezza, senza cambiare espressione, ma sufficientemente lontana da entrambi da non toccarli, non sfiorarli, con le braccia lungo i fianchi, in una postura dritta, composta ma rilassata. Al contrario di Rasetsu, il Nara si prospetta decisamente più propositivo e pacato nei confronti della Deshi. Si sa, è un uomo famoso e deve anche avere determinati modi per mostrarsi al pubblico. Oppure - ciò che non pensa affatto il Rosso - lo fa per mero piacere, perché gli piace, perché adora star a contatto con persone che s'approcciano all'Accademia. Il Rosso, ordunque, scrolla le spalle: non s'intromette nell'interessante discorso che i due affrontano. Gli vien sol da dire quanto segue, un semplice appunto dei suoi che potrebbe - tranquillamente - tenersi per sé. < Tocchi i capelli di chiunque incontri? > Nel giro di poco, in effetti, non ha fatto altro. E' una strana particolarità la sua: assomiglia ad un cieco che - privato della vista - deve toccar qualsiasi cosa per aver chiaro l'oggetto che ha di fronte. Kyou, contrariamente, non par aver nessun problema alla vista evidente. Se ne sarebbe accorto dai gesti e dai modi di fare. Per quel che ne concerne, sembra sanissima come un pesce. Probabilmente, ha solo un vizio dei suoi oppure una passione per i capelli della gente. < Perché mai? Che lavoro fai? > D'altronde, non è una bambina ha detto. Quindi, può essere reputata a tutti gli effetti una forza lavoro? Dotata di due braccia, due gambe e un cervello pensante, nonché l'età che garantisce una certa maturità, potrebbe darsi di sì. < Oh, questo lo so. Intendo dire che in famiglia, dato il mio patrimonio genetico, qualcuno potrebbe avere dei bei capelli e di questa stessa tonalità. > Sentenzia, cercando di risultar il più tranquillo e studiato possibile. Scandisce ben bene le parole, convinto d'averle appena dette e di come le ha pronunciate. < Già. > Giovane. < Quindi, dovresti conoscere altre persone della tua stessa età o giovani comunque come te. > Se sia una domanda oppure una affermazione non è dato saperlo in questo momento. < Kyou? Che nome buffo. > Non gli piace particolarmente il suono che emette una volta pronunciato. Gli sa di incompleto o chissà cosa. La mente del Rosso non è mai così lineare e a posto. Schiocca un'occhiataccia in tralice alla volta del Sadico, grugnendo prima di replicarvi. < Non lo faresti mai di fronte ad un manipolo di Deshi che stravede per te e una ragazzina innocente che potrebbe benissimo somigliare a Kouki. > Dove voglia andare a parare è semplice: dalla di lui voce, s'evince la sfida e la voglia di mettere a tacere.. un Consigliere! Non andranno mai d'accordo. < Tsk. Non puoi semplicemente dir loro di smammare? > Capitelo, lui di questi problemi non ne ha. La gente gli sta alla larga da sola, senza che ci sia necessario dirlo loro. [ Chk ON ] La flemma ed il modo in cui la giovane scandisce le proprie parole lo incuriosisce non poco. Sembra una ragazzina molto più pacata e calma della media di quelle che è abituato a vedere tra le sue coetanee. Inclina leggermente il capo sulla sinistra in un moto profondamente perplesso < Cosa occupa così tanto le tue giornate? Sempre che io non sia troppo indiscreto. > Domanda, senza mai perdere la sua solita indolce assolutamente educata. Ma parlando di qualunque cosa sia al di fuiori dell’educazione, ecco che il Nara si volta in direzione di Rasetsu, verso cui risolge un sorriso profondamente carico di scherno. < Tu-- > Si interrompe per un istante, allargado ulteriormente il proprio sorriso per mettere in mostra i canini affilati come quelli di un vampiro e la scintilla minacciosa nelle perle d’oniche che gli decorano il viso diafano < --non hai idea di quanto sarebbero contenti di vedermi combattere per loro. Persino uccidere. > La palpebra dell’occhio destro freme in un occhiolino decisamente confidenziale si rivolge, infine, verso Kyou che non solo si è presentata, ma ha addirittura chiesto se lui e Rasetsu sono amici. La cosa lo porta a ridacchiare sommessamente < Talmente amici da minacciarci vicendevolmente ogni due parole. > Le risponde, ammettendo una verità piuttosto evidente tra i due. < A me piace. > Dice, in merito al nome della ragazza, non per vero e proprio intento di incoraggiarla o farle un complimento, ma più che altro per contraddire il Kokketsu < Non mi sembra che tu possa andare in gro a commentare i nomi altrui R- > Una pausa brevissima, quasi impercettibile, metre il Dainin decide se sia il caso di rivelare il vero nome del Kusano o, semplicemente, prenderlo in giro come fanno dal primo momento in cui si sono incontrati. < -asetsu. > Termina, infine, rivolgendosi nuovamente verso la giovane < Ad ogni modo… non intendevo sul serio un invito a cena, era più—una battuta. Ma se vuoi, un buon ramen non si rifiuta mai, quindi sarò più che contento di accettare. > Fa spallucce, cercando di non sembrare in alcun modo intenzionato a secondi fini di alcun tipo < Quindi non sei una ninja, dico bene? > Domanda, rivolgendosi alle proprie spale per notare come i ragazzini, annoiati, stanno via via andandosene. [ Chakra ON ] [strada] Sospira, prima di alzare lo sguardo verso Ryuuma, quasi annoiata, o semplicemente svogliata < solo oggi. > insomma, il discorso è uscito prima, le è rimasto addosso, e alla fine, non ha fatto altro che toccare capelli di uomini di una decina d'anni più grandi di lei, per tutto il tempo libero che ha avuto. E che uomini. Niente male come passatempo. < per quel che ne sai, poi, potrei essere la pazza di Konoha, che colleziona i capelli di tutti, per farci bambole. > espressiva come una pietrata in faccia insomma. < non ti serve saperlo > è difensiva, e la questione della madre, così dannatamente cagionevole, che richiede e assorbe, la maggior parte del suo tempo, non è una cosa che divulga con così tanta facilità, al punto che quando é Azrael che rinnova la curiosità riguardo la faccenda, si volta verso di lui, offrendo una risposta simile < non è necessario che sappiate cosa impegna i miei giorni. E' una cosa...alla quale non posso sottrarmi. > facendo spallucce, perché svelare a tre quarti di villaggio, che sua madre è più di là che di qua, non è una cosa che farebbe mai. Non commenta ulteriormente, il colore di capelli di Ryuuma, più impegnata, per qualche motivo, a scrutare il cielo, con gli occhi chiari che si assottigliano, in una sorta di fessura, simile a quella del gatto che fissa dritto, la sfera di sole < è lo stesso identico modo in cui chiami il frutto. > l'albicocca, ovviamente, ma sospira, scuotendo il capo < e non vede piacere a nessun'altro che a me > pur accettando con un cenno del capo, la pseudoapprovazione, che altri non è che il disappunto per Ryuuma, di Azrael. < non sono esperta di relazioni con gli altri, magari è il vostro modo..? > azzarda ma non insinua, non seduce, non mette la pulce nell'orecchio, esprime, con parole non velate da odio malizia o altro, quelli che sono i suo dubbi. Fissa Azrael, perché anche se il poveretto ne avesse, di secondi fini, lei non li vedrebbe nemmeno se sventolati davanti al proprio naso < ah, e io che pensavo di fare i gyoza. > insomma, c'ha la cucina facile < venerdì prossimo, da Ichicchan? > nemmeno fosse l'appuntamento d'affari del secolo, prima di voltarsi verso Ryuuma < non mi piace essere paragonata agli altri. Io sono io. > e se non fosse che non traspare emozione, da quel volto dolce, si direbbe quasi offesa, dal paragone, prima di tornare alla realtà < non ancora, no. > verso Azrael, prima di lasciare che l'angolo destro delle labbra si sollevi < magari presto. > un mezzo sorrisino abbozzato, che sembra quasi essere uno scherzo delle luci che si vanno affievolendo, e ancora, il cielo oscurato dalle nuvole passeggere, la porta a sospirare < devo andare. Il mio tempo libero si è esaurito > insomma, ha un sacco di faccende, da sbrigare < buona..notte, credo, ad entrambi > salutandoli con un cenno del capo educato, distaccato quasi, prima di fare dietrofront, e accompagnata dal sentore di sapone e pulito, svanire a passo svelto, proprio dalla traversa da cui è sbucata. [ Exit ] Sono talmente amici che van ogni sera a donnine allegre assieme. Pensate un po'! < Io. > Ribatte, con l'angolo destro delle labbra che va sollevandosi per mostrar - a sua volta - il sorrisetto da squalo dai denti affilati. < Ah sì? Vuoi dare spettacolo? NYAHAHAH! > Ci voleva Azrael, dunque, per far uscir fuori quell'assurda provocazione, l'altrettanto folle risata e la voglia di morire per mano di un Dainin? < Io non ne ho voglia. > Si tira subito fuori, alzando ambedue le mani verso l'alto, i cui polsi son ancor coperti dalla camicia indossata e dal giaccone cremisi, il quale lo difende dal freddo, pur essendovi un bel sole. Data l'ora, però, sta lentamente scemando verso il tramonto pronto per lasciar spazio alla notte. < A me no. > Ribatte nuovamente, non volendo in nessun modo dargli ragione o lasciargli l'ultima parola. Deve dirgli quel che pensa, senza se e senza ma, soltanto perché adora dar fastidio alla gente e accumulare le proprie minacce. Si focalizza, conseguentemente, su Kyou. Sistema gli occhiali, spingendoli verso l'alto tramite l'ausilio della sinistra, sollevata per l'occasione. < Bambole Voodoo? Perché, in tal caso, me ne sto alla larga. > Sogghigna nuovamente, infilandosi ambedue le mani nelle rispettive tasche del giaccone, probabilmente per tenerle al caldo. < Non mi piace neanche quel frutto. > L'albicocca. In realtà, non mangia neppur così tanto salutarmente, figurarsi se si ciba di frutta come i comuni umani. Strabuzza gli occhi: < NON osare dire stronzate! > Ha inteso esattamente quel che non voleva insinuare e non può far che scuoter vistosamente il capo, con svariati ciuffetti rossi che volteggiano a destra e a sinistra. < Bah, io me ne vado. > Non intende intromettersi tra i due e il loro invito a cena ma, dato l'orario e il giorno nonché il luogo, potrebbe anche presentarsi all'incontro a sua insaputa. < Addio. > Saluta i due, avviandosi in tutt'altra direzione rispetto alla loro pur di allontanarsi. [END]