Carne, genjutsu e kimono
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Giocata del 27/10/2018 dalle 11:38 alle 12:08 nella chat "Centro di Kusa"
Dato che la giornata è bella e splende il sole nonostante l'autunno, i vestiti che la quindicenne indossa cercano di richiamare la bella giornata, vuol dire che i tessuti del kimono richiamano i colori giallo e arancione con foglie e fiori autunnali dai colori caldi disegnati sul tessuto. L'obi che chiude in vita il kimono è di colore giallo niente di sgargiante che ferisca la vista. I piedi sono riscaldati dalle calze bianche e inforcano dei sandali infradito, il kimono è lungo e le sfiora le caviglie e altrettando fanno le maniche sfiorano i fini polsi. Oggi non ha lezione e ha deciso di percorrere le vie del centro del villaggio lasciando il quinto cerchio dove abita e camminando in maniera tranquilla e rilassata. Non porta altro con sè se non il sorriso delicato e lo sguardo assorto sui vari negozi e chioschi, si avvicina infatti l'ora di pranzo e deve decidere cosa mangiare. La sua bellezza e la pelle diafana sono rovinate dal brutto sfregio che le ricopre la parte sinistra del viso quasi totalmente come una bruttissima bruciatura, ma non intacca l'eleganza e la cortesia che ostenta tramite i lineamenti e gli occhi ocra. Si è sistemata i lunghi capelli viola e morbidi con un piccolo fermaglio sul lato sinistro sul quale ci sono dei pesciolini colorati. Il sole brilla alto in cielo eppure le temperature non sono più così fastidiosamente alte da far sudare persino all'ombra dei negozi. Ormai l'estate è finita e tutto ciò che resta di questa è un clima mite, tiepido e delle bellissime giornate piene di luce. Haran passeggia a passo lento per le vie di Kusa con le mani nelle tasche. Kaiba era dovuto uscire e lei era rimasta sola a casa ad aspettarlo. Avrebbe dovuto mangiare da sola e perciò ha pensato di uscire per prendere qualcosa al volo a qualche chiosco: non ama mangiare a casa, al tavolo che quotidianamente condivide con Kaiba, senza di lui. Ha optato così per fare una passeggiata alla ricerca di un posto dove mangiare e perciò ha indossato la sua casacca rossa senza maniche e gli shorts grigio chiaro che le arrivano a metà coscia. La casacca è stretta al petto e copre le forme appena accennate della quale si è sempre un po' vergognata; si allunga fino al bacino mostrando due spacchi verticali lungo i fianchi dai quali traspare il tessuto semplice e monocromatico degli shorts. Dalle ginocchia in giù indossa delle calze nere piuttosto leggere, autoreggenti, mentre ai piedi porta degli stivaletti da kunoichi senza tacco. Dai bicipiti ai palmi son visibili dei manicotti neri dai quali si mostrano le dita affusolate delle mani attualmente nascoste nelle tasche dei pantaloncini. Il coprifronte di Kusagakure è legato sulla testa, con la placca metallica a puntare il cielo in mezzo ai capelli neri e lisci che le arrivano alle scapole mentre con sé non ha né tasche porta oggetti né porta kunai: non è affatto portata per le armi e per questo gira di esse sprovvista. La sua specialità risiede nell'utilizzo del chakra e difatti, prima di uscire, ha pensato bene di richiamarlo a sé componendo il sigillo della Capra. Sarebbe andata, guardandosi allo specchio, a svuotare la propria mente per concentrarsi unicamente su se stessa. Avrebbe tentato di richiamare all'altezza del capo le energie mentali nate dall'esperienza e dallo studio, dalla disciplina e dalle conoscenze ottenute: dai ricordi, dalle emozioni e da ogni episodio mai affrontato in vita sua. Avrebbe radunato all'altezza della fronte tale forza in una sorta di fiamma giallognola mentre, successivamente, avrebbe fatto la medesima cosa con le energie fisiche. Queste, però, sarebbero state condotte ad altezza ventre ed estrapolate dai muscoli, dalle ossa, da ogni fibra del suo corpo dando vita ad una fiamma rossastra animata della sua forza vitale. Quindi se tutto fosse riuscito, Haran sarebbe andata a condurre le due fiamme all'altezza del plesso solare grazie ad una spinta rispettivamente discendente ed ascendente per far sì che ambo le energie si incontrassero per poi mescolarle tramite un unico, rapidissimo movimento rotatorio. Se tutto fosse andato come previsto e desiderato, Haran sarebbe riuscita a richiamare il proprio chakra e, con assoluta calma, sarebbe uscita di casa iniziando quindi a passeggiare per le vie del quinto cerchio per andare poi ad abbandonarlo e cambiare zona. Niente occhiali dopo che Kaiba le ha detto di preferirla senza e mani nelle tasche: eccola quindi camminare a passo deciso per il quarto cerchio alla ricerca di un qualche localino dove consumare un buon pranzo. < Mhhh... vediamo. > borbotta fra sé e sé osservando le varie vetrine che scorrono sotto i suoi occhi, prima di fermarsi davanti ad un chiosco da cui proviene odore di carne grigliata e di qualche spezia che non riesce bene a riconoscere. [ Tentativo Impasto Chakra ] Non sa decidersi verso quale chiosco dirigersi, lei non disdegna nessun tipo di cibo dalla pasta alla carne, al pesce, zuppe, verdure, mangia proprio di tutto in maniera equilibrata e sana ovviamente. Il corpo longilineo e le curve al posto giusto e proporzionate sono segno di una corporatura adeguata e un'alimentazione sana, oltre ad un adeguato esercizio fisico, non è qui per fare propaganda salutare e si lascia dunque attrarre dall'odore che più la convince quest'oggi. Si dirige verso un chiosco di carne grigliata resa ancor più saporita da qualche spezia usata anche se non saprebbe dire quale spezia sia stata usata con precisione. Si sistema meglio l'obi in vita dove internamente, in una taschina cucita da lei ci sono i soldi necessari per pagarsi un pranzo da re come la carne grigliata. Arrivata davanti al chiosco nota un'altra figura ferma e in apparente attesa, dai lunghi e lisci capelli neri e il coprifronte di Kusa che spicca tra di essi. E' poco più alta di lei e cercherebbe di avvicinarsi pensando, dal suo modo di stare ferma, che sia indecisa se entrare o meno e la giovane dai capelli viola non sa proprio farsi gli affari suoi. <Buongiorno.> prova a salutarla per attirare prima la sua attenzione con un tono calmo e deciso. <Mi permetto di consigliarti un buon piatto di carne grigliata, se sei indecisa. Dato il costo, non capita spesso di potersi concedere un piatto simile.> non sembra invadente ma solo molto gentile ed è così che vuole apparire, volendosi relazionare in maniera corretta con il prossimo. <Scusa l'invadenza... mi chiamo Sachiko, sono un'allieva dell'accademia.> accenna un sorriso e compie un inchino di saluto verso di lei.
Giocata del 30/10/2018 dalle 16:10 alle 19:25 nella chat "Centro di Kusa"
Distorce le labbra in una smorfia assorta continuando a massaggiarsi il mento con indice e pollice mentre l'odore della carne e delle spezie continua ad avvolgerla in una ondata continua. Certo che questo delizioso profumino rende sempre più semplice la sua scelta, premendo anche sull'urgenza di mettere qualcosa nello stomaco. Non è mai stata in questo locale, preferendo solitamente cucinare in casa ed essendo vissuta in orfanotrofio fino a poco tempo prima, ma da quello che può vedere dalla vetrina e dall'odore che esce dal negozio, non sembra affatto un brutto posto. La cosa che potrebbe preoccuparla è al massimo il prezzo delle pietanze servite, ma per fortuna grazie al suo lavoro da kunoichi al momento non ha grosse difficoltà economiche. Proprio mentre soppesa l'idea di entrare e provare questo nuovo locale, una voce la raggiunge portandola d'istinto ad abbassare la mano dal mento al fianco e ruotare il capo in direzione del suono. < Buongiorno. > ripete guardando la ragazza dal crine violaceo con espressione sorpresa, un po' confusa. Non è solita a questo tipo di cose: essere salutata per prima da qualcuno che non conosce. Potrebbe anche non avercela con lei. Tuttavia il fare gentile della ragazza e lo sguardo che ella le rivolge la porta a comprendere che sì, ce l'ha proprio con lei e con un sorrisetto divertito e interessato si ritrova ad alternare lo sguardo fra la giovane sconosciuta e l'ingresso del negozio. < Hai già mangiato qui? E' un posto che consiglieresti? > domanda all'altra tornando ad osservarla, un'espressione tranquilla e leggermente impacciata in viso. Haran non parla mai molto e solitamente non è molto socievole: abituata da sempre all'alienazione e agli sfottò non ha sviluppato grandi capacità sociali. < Io sono Haran. Genin di Kusagakure. > si presenta a sua volta in risposta all'introduzione dell'altra, indicandosi con l'indice sinistro il coprifronte legato sul capo. < Ma non ti entusiasmare: non sono nessuno di importante. > si affretta a dire come a volerle far intendere che avere quel nastro fra i capelli non è sinonimo di chissà quale forza o potenza. E' solo una genin, dopotutto, non troppo distante per capacità ad un deshi qualunque dell'Accademia. < Mmh. Di che piatto parlavi, prima? > [ Chakra: on ] [Centro] La giovane quindicenne non sembra vergognarsi di fare la prima mossa e salutare nel tentativo di entrare in comunicazione con qualcuno, un bisogno di socializzare che l'accompagna da sempre lasciando al prossimo la scelta se risponderle con cortesia o meno perchè sa che ognuno è diverso e magari a qualcuno non fa piacere essere approcciati da una sconosciuta. Fortunatamente la ragazza dai capelli neri risponde al suo buongiorno ed educatamente la sfregiata compie un cenno del capo per rimarcare il saluto di prima, il sorriso dolce le decora appena il viso portando le labbra a distendersi in maniera rilassata. <Ho avuto modo di mangiare in questo locale solo una volta. Solitamente preferisco comprare gli ingredienti e cucinarmi qualcosa a casa.> ammette con una piccola risata. <Risparmio il più possibile, ma ogni tanto non fa male concedersi qualche leccornia, e qui preparano davvero dell'ottima carne quindi lo consiglierei.> si porta al fianco della ragazza e ne ascolta le parole con attenzione senza preoccuparsi di nascondere la parte sinistra del viso, abituata alle occhiate che solitamente le vengono lanciate. <Piacere Haran. Immagino che comunque tu abbia più esperienza di una semplice allieva come me. Hai ricevuto il tuo titolo da poco? Hai già avuto modo di fare delle missioni?> la curiosità la spinge a domandare ma senza fretta o segno di insistenza, scandendo le parole con calma e gentilezza e poi si volta ad osservare l'entrata del locale. <Carne grigliata. Ti va di mangiarla insieme, per tenerci compagnia?> però è consapevole che sia una richiesta un po' strana e a bruciapelo. <Non ti voglio costringere, ovviamente, è solo per passare una giornata diversa dal solito, ecco.> attende allora una qualsiasi risposta della ragazza. La ragazza è estremamente gentile e i suoi modi sono aggraziati e delicati. I suoi abiti, persino, richiamano un concetto di eleganza quasi tradizionale che porta Haran a rimanere colpita dai modi di questa ragazza dai penetranti occhi ambrati. Nota ovviamente anche lo sfregio che ella reca in volto, ma non vi presta poi troppa attenzione: nel mondo dei ninja ferite come quelle non sono così inusuali, sebbene la giovane -essendo ancora una deshi- debba esser stata proprio sfortunata a dover fare i conti con qualunque cosa le abbia lasciato quel segno marchiato sulla pelle. E poi è così elegante e graziosa che neppure quel marchio riesce a rovinare la complessiva eleganza dei suoi movimenti. Haran ascolta le sue parole annuendo appena, ritrovandosi poi a portare lo sguardo sulla porta del locale per poi grattarsi la nuca con fare quasi nervoso. < Anche io preferisco cucinare a casa, in genere. > ammette con semplicità. < Un po' perché così si risparmia, un po' perché mi piace preparare da me il pranzo o la cena. E poi a Kaiba piace quando gli preparo i suoi piatti preferiti. > Parla quasi senza pensare, senza minimamente considerare il fatto che la ragazza non ha la più pallida idea di chi sia Kaiba: ormai per lei è una cosa così naturale il fatto di averlo nella sua vita, che dà quasi per assodato che chiunque sappia di loro. Kaiba e Haran. Un po' come lo Yin e Yang. < Mhhhhh.> è l'unica risposta che l'Uchiha concede al parere della ragazza circa le potenzialità del locale in questione, ritrovandosi solo dopo a presentarsi e ad ascoltare le domande della giovane. < Uhm. Diciamo che mi sono diplomata da qualche mese. > riflette lei alzando lo sguardo al cielo, quasi a cercare lassù la risposta. < Per ora ho fatto solo missioni di poco conto. Pulizia, volantinaggio, giardinaggio, placare animali imbizzarriti... > sospira tornando a guardarla, il tono palesemente annoiato da quel tipo di incarichi. < Roba noiosa. A volte le fanno anche i deshi. > dice come per farle capire che, dopotutto, non è molto più in alto di lei. < E tu? A che punto del percorso accademico sei? > le domanda incuriosita prima di lasciare che la giovane risponda alla sua curiosità. Carne grigliata. Mhhhhh. Sarà il continuo parlare di carne, sarà l'odorino sempre più prepotente, ma Haran si arrende. < E carne grigliata sia! > capitola alla fine sentendo lo stomaco contrarsi affamato nell'addome. Per fortuna non prende a brontolare e gorgogliare, portando la ragazza a guardare Sachiko senza troppo imbarazzo. < Insieme...? > chiede retoricamente come cadendo dal pero, sinceramente sorpresa da una simile proposta. Solitamente la gente la evita, non vuole passare tempo con lei. La situazione è nuova e la emoziona al punto da farle distogliere imbarazzata lo sguardo. < Va- va bene. > annuisce impacciatamente, schiarendosi la gola un paio di volte prima di sbattere le ciglia una, due, tre volte. < Allora... andiamo. > mormora timidamente prima di aprire la porta del locale e permettere alla graziosa deshi di varcare la soglia per prima. [ Chakra: on | Scusa il ritardo ma essendo in quest dovevo dare la precedenza di là ;_; ] [Centro | Locale] Hanno qualcosa in comune perchè anche l'altra ragazza preferisce cucinare piatti per mano sua piuttosto che uscire e andare per chioschi o locali, non può che sorridere a questa affermazione, sollevando la mano destra per portare dietro all'orecchio una ciocca di viola capelli, un gesto che fa abbastanza di frequente senza rendersene conto. Felice che la ragazza non si soffermi sul suo sfregio, così come non lo fa nemmeno lei più di tanto se non in qualche occasione quando si trova da sola in casa. <Kaiba? Convivi con qualcuno o è tuo fratello?> non riesce a capire l'età della ragazza ma le sembra abbastanza giovane da non avere marito o figli. Lascia parlare la curiosità per lei e con attenzione continua ad ascoltare le sue parole riguardo missioni e gradi. <Sembra noioso in effetti, forse sarà perchè sono ancora agli inizi ma non non vedo proprio l'ora di fare anche queste cose però.> afferma gentile e sentendosi un po' in imbarazzo perchè potrebbe sembrare che si accontenti di poco quando invece è proprio tutt'altro, il suo carattere è ben più articolato di quanto mostri. <Io? Ho seguito la lezione sulla Sostituzione, credo che mi manchi davvero poco.> ammette con un sorriso nervoso al ricordo del timore e dell'ansia di questa ultima lezione. <Non riesco ancora a capire se il sensei mi avrebbe colpita davvero in maniera così grave...> il ricordo del tronchetto passato da parte a parte la fa rabbrividire ma per fortuna Haran la rincuora scegliendo di mangiare un buon piatto di carne. <Oh, bene!> se ne rallegra ed attende che accetti anche il suo invito, e lo fa anche se in evidente imbarazzo. <Tranquilla, non mangio nessuno.> la mette sul ridere sdrammatizzando e poi entra nel locale seguita da Haran e facendo verso di lei un cenno di ringraziamento per averla fatta entrare per prima. <Buongiorno.> saluta chi lavora con educazione e si farebbe portare ad un tavolo per due sperando che la ragazza la segua. Una volta seduta in maniera composta cerca lo sguardo dell'altra. <Non sembri molto abituata a tutto questo, vero?> domanda con dolcezza. La domanda di Sachiko porta Haran ad irrigidirsi per un attimo nel rendersi conto che lei, giustamente, non ha idea di chi sia Kaiba. Arrossisce vistosamente, realizzando come per la prima volta si ritrovi ad avere l'occasione di rivolgersi al giovane come... < Il mio ragazzo. > mormora timidamente abbassando lo sguardo, l'espressione impacciata e un po' buffa per via delle guance scarlatte e le labbra strette in una linea sottile. < E' sempre stato il mio migliore amico. Dopo il diploma in Accademia abbiamo pensato di condividere casa per aiutarci a vicenda con le spese e poi... > Beh, il resto è storia, come si suol dire. Lascia sfumare la frase nel silenzio di quella giornata assolata e inizia a smuovere il piede destro contro il terriccio della strada con fare imbarazzato prima di ringraziare la delicatezza dell'altra per aver preferito passare ad un altro discorso. L'Uchiha si rilassa un po' di più e quindi si stringe appena nelle spalle. < In parte anche io vorrei fare missioni più... importanti. D'altro canto però non è che impazzisca dalla voglia di rischiare la vita. > ammette lei grattandosi il capo non sapendo bene quanto sia intelligente rivelare quella imbarazzante verità da parte sua. Un ninja dovrebbe essere un nobile e valoroso guerriero che mette la sua vita a servizio del bene superiore e via dicendo, ma per lei è solamente un lavoro come un altro per sostenersi e per ricercare un minimo di riconoscimento da parte di tutti coloro i quali hanno sempre cercato di abbatterla e denigrarla quand'era bambina. < Oh! Sei davvero alla fine. La prossima lezione è molto interessante: ti insegneranno come uscire da un genjutsu. Spero che troverai un sensei non troppo sadico. Alcuni insegnanti si divertono a cacciarci in illusioni davvero crudeli... > Il pensiero vola inevitabilmente all'Uchiha che solo poco tempo prima l'aveva terrorizzata per le strade di Kusa. Non era un suo insegnante, ma è certa che nessuna illusione al mondo avrebbe mai potuto essere peggiore di quella. < Non credo. Solitamente tendono a non fare troppo male, fisicamente. > aggiunge poi in risposta al dubbio della giovane cercando di rincuorarla per poi accettare il suo invito a mangiare qualcosa assieme. Ed eccole quindi entrare all'interno del locale e salutare i presenti chi con un timido buongiorno -come Sachiko, chi con un muto cenno del capo -Haran. Seguirebbero le indicazioni del cameriere venuto ad accoglierle e andrebbero a sedersi ad un tavolo non molto distante con la genin che non sa bene cosa ora la buona educazione le richiederebbe di fare. < Uhm. No, infatti. > ammette alla fine grattandosi una guancia, le gambe a dondolare appena sotto il tavolo, attenta a non rischiare mai di avvicinarsi troppo alla parte occupata da Sachiko. < Diciamo che non sono proprio ferrata nei rapporti sociali. Sono più un lupo solitario. > confessa con una mezza risatina amara, per poi espirare. < E tu? Pranzi spesso con gente appena conosciuta per strada? > La domanda potrebbe essere inopportuna, ma il tono non è critico né accusatorio: semplicemente molto morbido e interessato. [ Chakra: on ] [Centro | Locale] Il viso della quindicenne si addolcisce in maniera vistosa sentendo la risposta da parte di Haran su chi sia questo Kaiba, una dolcissima storia d'amore che si è sviluppata partendo da un'amicizia. <Non c'è niente di più bello e dolce. Conoscete ogni vostro pregio e difetto e vi amate conoscendovi nei minimi dettagli.> la ragazza parla di amore ma non ha idea se essi sono già arrivati a provare tale sentimento e a dichiarlo alla propria metà, eppure lo da per scontato parlando con voce ferma e carica di speranza però allo stesso tempo sembra triste nel parlare di qualcosa di estremamente lontano da lei. <Perdonami, non voglio più farmi i fatti tuoi in maniera così intima.> così cambia discorso di netto, non volendo creare fastidi nella ragazza e nemmeno innervosirla o metterla in imbarazzo. Detta la sua sua allora continua ad ascoltare quando si passa all'argomento missioni memorizzando quanto l'altra preferisca. La ragazza ha un sacco di atteggiamenti che sembrano voler dire che è in imbarazzo o che stia vivendo esperienze nuove e non sappia come comportarsi, questo la rende dolce agli occhi della sfregiata. <Non è un pensiero tanto sbagliato, chi non ha paura della morte è solo uno sciocco. La paura ci mantiene vivi, ci permette di non fare sciocchezze e preservarsi. Tu hai tutto il diritto di desiderare di rimanere in vita, come chiunque altro... è anche vero che questa società è davvero molto complessa. Soprattutto se si sceglie un lavoro come il ninja.> si permette di dire la sua con cortesia e accortezza conoscendo cosa un ninja deve fare per il villaggio, ma condividendo con Haran lo stesso dubbio di voler mettere in gioco la propria esistenza. <Uscire da un genjutsu... le arti illusorie, giusto?> vediamo se ha ripassato bene le lezioni. <Spero di cavarmela anche in quella allora.> sorride convinta delle sue capacità e rimane in silenzio fino a quando non entrano nel locale e prendono posto. Osserva Haran con attenzione e ne coglie le parole. <Un lupo solitario... per tua scelta o perchè costretta dalle situazioni passate? Perchè se è una tua scelta allora ti chiedo scusa, non volevo importi la mia presenza.> corruga appena la fronte preoccupata per essere la probabile causa del suo disagio. <A me piacerebbe pranzare con gente appena conosciuta, ma non tutte sono così gentili come te. Io per esempio si potrebbe dire che sono un lupo solitario non per mia scelta, così tendo sempre a cercare la relazione con gli altri, e mi sono impegnata per fare in modo di allacciare rapporti sociali con diverse persone... o almeno provarci.> ammette con un leggero imbarazzo. <Non ho mai avuto comunque molta fortuna.> comunque sorride iniziando a leggere il menù. L'osservazione di Sachiko in merito alla storia d'amore che vede protagonisti i giovani orfanelli, porta Haran ad arrossire ancora più vistosamente non essendo affatto abituata a parlare di qualcosa di così intimo ed importante con qualcuno che non sia, per l'appunto, lo stesso Kaiba. < Siamo praticamente cresciuti insieme quindi... sì, direi che sappiamo tutto di noi. > mormora ammettendo quella verità non senza un certo impaccio. Non aveva mai considerato la cosa dolce, ma forse effettivamente lo è. Quando poi la ragazza si scusa, Haran si ritrova ad osservarla e agitare le mani dinnanzi a sé con fare nervoso. < No, no, figurati! E' solo che-- non sono abituata a- parlare di queste cose, ecco... > confessa l'Uchiha umettandosi le labbra, cercando di non far preoccupare la deshi che non ha fatto nulla di male. Per fortuna però quel momento di imbarazzo termina presto e quando Haran ammette di avere timore all'idea di affrontare missioni più pericolose del calmare un cavallo imbizzarrito, Sachiko non la giudica. Si rivela invero comprensiva e cordiale e quello che dice porta Haran a diventare improvvisamente più attenta e seria, quasi come se quella conversazione e quell'osservazione avesse risvegliato il suo interesse e la sua razionalità. < La gente solitamente sceglie di fare il ninja per scopi nobili o per tradizione. Qualcuno per ambizione. C'è chi vuole proteggere il mondo, chi viene da famiglie antichissime di shinobi dai poteri miracolosi e chi invece vuole solo dimostrare di essere il più potente essere vivente nell'universo. > spiega l'Uchiha guardando l'altra dritto negli occhi. < Io avevo bisogno di soldi. Era un lavoro come un altro, anche meglio pagato di altri. > continua lei senza alcuna inflessione particolare della voce, senza traccia di imbarazzo o timore. < Alcuni potrebbero dire che sono alla stregua di un mercenario e praticamente è così. Non lo trovi sbagliato? > le domanda, allora, quasi come se volesse vedere se a questa confidenza, la giovane adolescente avrebbe deciso di alzarsi e cambiare compagnia scandalizzata dalla mera venalità della genin. Quando l'argomento prosegue, Haran sorride inavvertitamente: le arti illusorie, le sue predilette. < Proprio quelle. > conferma annuendo lentamente col capo. < Se non hai avuto problemi con i jutsu precedenti sicuramente andrai bene. E poi, alla peggio, ti basterà farti del male per uscirne. > Un piccolo consiglio che forse l'altra troverà difficile da comprendere in un contesto così poco chiaro. < Quando affronterai la lezione capirai meglio cosa intendo dire. > sorride allora per poi ascoltare le parole di Sachiko e osservarla sorpresa, persino un po' ammirata. Lascia cadere qualche attimo di silenzio prima di umettarsi ancora le rosee e quindi portare lo sguardo fuori dalla finestra vicina. < Sono cresciuta in orfanotrofio. Ho vissuto lì fino a quando non mi sono diplomata. > rivela alla fine non senza una certa difficoltà interiore. < I bambini che vivevano lì con me non andavano molto d'accordo con me, né io con loro. Erano gli unici coi quali potessi tentare di instaurare un rapporto, perciò capirai che non avevo molte possibilità per tentare di cambiare le cose. Non potevo tentare di fare amicizia con altri bambini non potendo uscire da lì. > spiega lei ricordando fin troppo nitidamente quel periodo. < Alla fine ho imparato a stare da sola e ora non mi disturba neppure più. Ma non mi dà fastidio la compagnia. > aggiunge poi come per rassicurarla del fatto di non sentirsi a disagio con lei. < E' una bella cosa che tu continui nonostante tutto ad essere una persona migliore di come lo sia io. > sorride alla fine riconoscendo la forza dell'animo dell'altra. < Dopo il rifiuto di quei bambini di essere miei amici non ho più tentato di crearmene di nuovi. Tu ci provi ancora. E' ammirevole... > almeno questo è il suo pensiero. < ...o sono io a essere troppo vile. > si stringe nelle spalle andando quindi a recuperare il proprio menù e scorrere con lo sguardo l'elenco delle pietanze esposte per i clienti. [Chakra: on] [Centro | Locale] In silenzio osserva la reazione di Haran e ascolta la sua risposta dove l'imbarazzo è evidente che può capire dal viso della ragazza che si colora di un rosso acceso. Sorride e non dice nulla preferendo lasciar perdere quel discorso non per fare un dispetto a lei ma perchè forse non è la cosa migliore mettere in imbarazzo il prossimo e che ci vuole tempo per confidarsi con cose così intime, e ricordiamo che la sfregiata è solo una qualunque fin troppo invadente. Sotto l'attenzione di entrambe viene messo invece l'argomento che riguarda le missioni e poi la motivazione che spinge una persona a diventare ninja, la serietà della ragazza si trasmette anche alla quindicenne che di rimando si fa seria e interessata all'argomento. Ha una certa importanza per la giovane dai capelli neri e non vuole essere superficiale all'ascolto. <Trovo solo che ogni persona è diversa e ha diverse motivazioni che la spingono ad agire. Non lo trovo ne giusto ne sbagliato. Non trovo che chi lo faccia per spirito nobile sia migliore di altri che lo scelgono come lavoro per la paga... la domanda è: utilizzerai il chakra per fare del bene o del male?> non si allontana assolutamente dalla ragazza, ma la osserva con uno sguardo si serio, ma anche dolce e gentile. <E' sbagliato utilizzare il chakra per fare del male, mentre è giusto se lo si utilizza per il bene. Non importa quale motivazione ci sia dietro. Anche se sono ben conscia che non è tutto o bianco o nero, ma ci sono diverse sfumature di mezzo.> sospira e continua. <Se ci pensi bene i ninja sono tutti mercenari, anche quelli con le più nobili intenzioni. Perchè eseguono missioni sotto compenso in ogni caso.> quindi per lei non è niente di sbagliato e non accenna a nulla per quanto riguarda se stessa, annuendo invece al successivo parlare di Haran per poi porle una domanda. <Farsi del male per uscire da una illusione... come mai?> anche se le ha detto che lo capirà a lezione, ma forse potrà dirle qualcosa di più. Messa da parte della curiosità ora ascolta la storia dell'altra cresciuta in orfanotrofio, il viso della quindicenne si fa più triste ma non intende compatirla. <Mi dispiace. Deve essere stato davvero difficile.> non vuole nemmeno chiedere della fine dei genitori, perchè sarebbe davvero indiscreta. <Come mai non andavate d'accordo gli uni con gli altri?> questo aspetto invece crede di poterlo domandare. Sorride nervosa alle osservazioni dell'altra ed è il suo turno ora di imbarazzarsi. <A dir la verità io mi sento sciocca. E' come se uno continuasse a sbattere la testa contro un muro nella speranza di abbatterlo, non c'è niente da ammirare in una sciocchezza simile.> legge il menù, scegliendo cosa mangiare. <Ma credo anche che nessuna di noi due dovrebbe svilirsi in questa maniera, come ho detto siamo tutti diversi e ognuno reagisce a modo suo alle avversità della vita. E...> dunque non intende mettersi al di sopra della genin, preferisce mantenere un profilo basso mentre la osserva da sopra il menù, studiandola con una serietà che però svanisce in un lampo nel continuare a parlare. <... E prenderò una grigliata mista di carne!> alleggerisce l'atmosfera con un sorriso e il suo ordine, dando però il giusto peso ad ogni parola che viene affrontata. Quanto Sachiko dice in merito alla rivelazione di Haran circa il motivo per il quale ha deciso di diventare una kunoichi, porta la stessa Uchiha ad osservarla estremamente interessata e rapita. La ragazza nonostante paia essere di qualche anno più giovane della genin, sembra avere una idea già ben precisa della vita e del mondo, una idea che per altro Haran è anche ben felice di condividere. Sembra decisa, determinata ed anche di buon cuore. La genin non la interrompe, l'ascolta in totale silenzio fino a quando questa non conclude il suo pensiero per ritrovarsi a sorriderle, leggermente, con sguardo gentile. < Sono felice che tu la pensi così. > ammette alla fine con sincerità, riempiendosi i polmoni d'aria nuova. < E per quanto riguarda quello che voglio fare col mio chakra... direi che per lo più voglio salvarmi la pelle e a chiunque altro credo che meriti di essere salvato. > confessa alla fine con una scrollata di spalle che pare quasi voglia buttar lì quel pensiero. < E tu? Come mai hai deciso di fare la kunoichi? > chiede quindi rigirandole la domanda, prima di soffermarsi a pensare a come spiegarle quel suo riferimento sul ferirsi per uscire da una illusione. < Lo studierai meglio a lezione, ma uno dei metodi per uscire da un genjutsu è il dolore. Il dolore fisico può liberarti da una illusione mentale. Se ci pensi è lo stesso concetto secondo il quale alcune persone quando si sentono tristi si feriscono: il dolore del corpo supera in proporzione quello dello spirito e cattura tutta la loro attenzione. > spiega Haran sollevando il dito indice verso l'alto, le altre dita chiuse verso il palmo nella tipica posa da so-tutto-io. < Se ti ferisci abbastanza seriamente da superare in gravità la potenza delle illusioni avversarie, potrai liberarti dal genjutsu. Ma ovviamente se il tuo avversario è troppo forte e per uscirne dovresti almeno tagliarti un braccio, tanto vale aspettare che qualcuno arrivi ad aiutarti. > Almeno questo è il pensiero dell'Uchiha. A quel punto si dedica alle rivelazioni sul suo passato e alla domanda di Sachiko si ritrova a far spallucce con aria semplice. < Loro andavano abbastanza d'accordo. Ma io ero un po' la più grande lì in mezzo e odiavo la confusione, il disordine e le grida. Dicevano che ero troppo musona per stare con loro. > confessa ricordando con un sorriso amaro quel periodo. < Mi sa che avevano ragione. > aggiunge poco dopo con una risatina bassa e poco felice, ascoltando infine la rivelazione della deshi. Solleva lo sguardo dal menù per osservarla, quasi voglia donarle la sua più completa attenzione e quindi schiude le labbra sorridendole con maggior gentilezza di quanto ne abbia mostrata fino a quel momento. < Io continuo a trovarti grandiosa. > ammette alla fine Haran e, richiamando il cameriere, gli porge il proprio menù con semplicità. < Due grigliate miste di carne per favore. E dell'acqua. > dice ordinando la stessa cosa richiesta dalla ragazza e poggiando successivamente gli avambracci sul tavolo dinnanzi al proprio petto. [ Chakra: on ] [Centro | Locale] A quanto pare condividono un pensiero simile e la giovane ricambia quelle prima parole con un sorriso tenue e gentile, si sente quasi sollevata di riuscire finalmente a condividere qualcosa con qualcuno fino a quel punto, dato che con Madonna non poteva condivedere la morte di una figlia, non essendo passata attraverso quel dolore. <Direi che è un'ottima risposta.> afferma decisa dopo aver saputo cosa intende fare l'altra del suo chakra, purtroppo però non può rispondere alla domanda che le viene giustamente rigirata, si limita dunque ad alzare le spalle come se non fosse niente di valore. <Diciamo pressioni in famiglia.> qualcuno che si aspetta tanto da lei e qualcuno che non può deludere. Cerca di rimanere vaga per non dover approfondire troppo l'argomento non sapendo se effettivamente potrà rimanere sincera e al momento vuole esserlo, quindi meglio per lei non andare oltre. Presta invece maggiore attenzione al metodo del ferirsi, ascoltando rapita il discorso sul ferirsi per distogliere la mente da un'illusione, sorridendo a quell'atteggiamento che mostra trovandolo adorabile. <Hai ragione, in effetti potrebbe essere un metodo valido. Mentre invece aspettare qualcun'altro per essere salvati? In che modo potrebbero?> la sua curiosità accademica non sembra avere limiti e poi si lascia andare a un commento. <Sembri saperne molto sulle arti illusorie e ciò che compete loro, frutto di molto studio o ne sei portata?> una domanda come un'altra per conoscerla meglio. Passando all'argomento passato e relazioni sociali non le rimane che ascoltare silente quello che lei le dice, assottigliando gli occhi nel fissarla. <Non mi sembri musona.> sorride nell'osservarla. <Mi sembri gentile e adorabilmente impacciata.> per lei non sono aspetti negativi, anzi ne parla come se fossero pregi incredibili per lei. <Datti un'altra occasione per cercare di stringere amicizia ora che la situazione è diversa. Abituarsi alla solitudine è molto triste, e se ti piace comunque la compagnia allora potresti ricevere molte soddisfazioni se trovi le persone giuste. Come io... ora ce l'ho dopo aver incontrato te!> ammette arrossendo un poco su quella pelle diafana, lascia infine che sia lei a ordinare per entrambe e lascia che la conversazione prenda la sua piega.
Giocata del 31/10/2018 dalle 10:12 alle 13:09 nella chat "Centro di Kusa"
Considerando le nubi che stanno iniziando ad addensarsi, Haran trova che entrare nel locale sia stata una idea più che provvidenziale. Spera solo che non inizi a piovere prima che torni a casa: odia la pioggia e la sensazione dei vestiti che si incollano addosso, al contrario di Kaiba. Ascolta le parole di Sachiko e quando questa le rivela che la sua iscrizione in Accademia è dipesa da una situazione familiare un po' oppressiva si ritrova a sorridere con una sfumatura amara sulle labbra. < Mi spiace. Non posso capire come ti senti in questo senso. > dice non riuscendo davvero ad immaginare come possa essere il sentirsi pressati da una famiglia a fare qualcosa invece di qualcos'altro. Lei ha avuto una scelta, ha deciso da sola cosa fare, non essendoci nessuno a cui importasse un fico secco di lei e del suo futuro. Tuttavia non si rattrista a parlare di famiglie e genitori, ormai ha accettato a fondo il fatto d'essere un'orfana e si prodiga in una rapida spiegazione su uno dei vari metodi per uscire da un genjutsu. E' molto presa dal discorso, amant'è com'è dell'argomento in questione e quando Sachiko le fa quella domanda si ritrova a drizzarsi per bene sulla schiena e rispondere con un tono che altri potrebbero definire saccente, ma che le viene semplicemente naturale nel momento in cui si perde nello spiegare qualcosa che altri non sanno. < E' semplice. I tuoi compagni se infondono del chakra nel tuo corpo vanno a contrastare gli effetti dell'illusione. Andando a interferire con questa la rendono più debole ed alla fine sfuma via. > le spiega con calma e cercando di essere il più chiara e concisa possibile. < Ovviamente a lezione ti spiegheranno meglio come mai questo succede, ti spiegheranno con più precisione cosa è un genjutsu e tutto il resto. > le dice per rassicurarla. Sa che alla sua spiegazione mancano tanti dettagli, ma non essendo una sensei non è esattamente autorizzata a spiegare concetti basilari agli studenti nonostante la sua nomina a genin. All'osservazione di Sachiko, poi, Haran si ritrova a sorridere fiera e orgogliosa e senza dire una sola parola ecco che andrebbe semplicemente a richiamare il chakra dentro di sé per farlo fuoriuscire dal proprio corpo. Andrebbe a compattarlo in un unico flusso costante e continuo e lo indirizzerebbe verso il capo della ragazza andando a tentare di far filtrare il chakra nella sua testa fino a raggiungere il cervello ed in particolar modo la zona sensoriale della vista e del tatto. Se vi fosse riuscita Sachiko dovrebbe vedere le foglie ricamate sul suo kimono andare a distaccarsi dal tessuto per iniziare a svolazzarle attorno in una specie di turbine gentile, come se un alito di vento le stesse facendo ondeggiare attorno a sé. Le foglie sarebbero marroncine, arancioni e rossastre e si muoverebbero in una lenta spirale che la circonderebbe verso l'alto prima di svanire in un tripudio di stelle luminose e colorate come fossero fuochi d'artificio. Se avesse sfiorato le foglie le avrebbe sentite ruvide al tatto, secche, fragili nonché calde e piacevoli al contatto. Non dice nulla, limitandosi a questo punto a spezzare il flusso di chakra diretto alla mente altrui, lasciando che quella visione parlasse per sé. Naturalmente, se tutto questo si fosse verificato adesso Sachiko vedrebbe le foglie ancora perfettamente stampate sulla sua veste, come se non si fossero mai mosse. Al dire successivo della deshi, poi, Haran sorride timidamente sistemandosi una ciocca corvina dietro l'orecchio e inspira a fondo umettandosi le labbra. < Non lo so. Se capita l'occasione di conoscere qualcuno non è che mi tiri indietro... ma non riesco a cercare per prima un contatto con qualcuno che non conosco. Non è proprio da me. > dice un po' a disagio, stringendosi nelle spalle. Quando poi Sachiko le rivolge quell'ultima frase, semplicemente, Haran, la osserva sorpresa, stupida, a labbra schiuse. Si sente felice della naturale genuinità dell'altra e non sa bene cosa dovrebbe dire, adesso. < A-anche a me fa piacere. > mormora dopo poco schiarendosi la voce. < Averti incontrata, intendo. > chiarisce distogliendo lo sguardo, iniziando nervosamente a sistemare davanti a sé prima il bicchiere, poi il tovagliolo ed infine le bacchette e le posate presenti. < Magari... magari un giorno potresti mangiare qualcosa che- ho cucinato io. Tipo.. un pranzo a casa. Così... sai. > butta lì la prima proposta che le passa per la testa, il primo tentativo a cui le viene in mente di pensare come a voler contraccambiare la gentilezza che fino a questo momento la piccola Sachiko le ha rivolto. [ Tentativo Illusione di due sensi ] [ Se chakra: 23/30 ] [Centro | Locale] Nessuna delle due si sofferma sulla motivazione della sfregiata e ne è molto grata, in questo senso la quindicenne non può capire a fondo i sentimenti di Haran, non essendo orfana, così come lei non può capire a fondo l'allieva, una cosa naturale e ovvia che non toglie nulla a nessuno forse però a volte sarebbe meglio non averle certe famiglie ma sono discorsi troppo complicati e dalle mille sbavature per essere affrontati in una giornata tranquilla e rilassante come questa. Non vuole aggiungere nulla perchè sarebbe superfluo. Si sistema qualche ciocca dal colore viola in modo che non le caschino davanti al viso diafano e con attenzione ascolta la spiegazione che la ragazza genin le fornisce riguardo alle illusioni e a quel modo particolare di sfuggirne ovvero essere toccati da qualche compagno che infonda del chakra in modo da disturbare l'illusione e scacciarla. <Un vero esempio di lavoro di squadra.> ci si guarda le spalle a vicenda. Haran sembra saperne anche molto e lo si capisce dal suo atteggiamento fiero che lei non giudica perchè è sempre bello dimostrare quello che si sa perfettamente, questo la giovane lo capisce e lo accetta forse fino ad un certo punto perchè si ritrova ad avere conoscenze inferiori ma nulla che non possa rimediare con lo studio. Osserva il sorriso di Haran e quel silenzio che si frappone fra loro quasi fin troppo lungo ma che culmina con qualcosa di inaspettato per gli occhi della ragazza. Le foglie del suo kimono si distaccano delicatamente dal tessuto prendendo vita e svolazzano intorno a lei in un turbine gentile come se volessero abbracciarla dolcemente, il viso estasiato e stupito della ragazza che tenta di sfiorare col dito una foglia dal colore rosso, avvertendola ruvida al tatto, croccante, calde... una sensazione piacevole. Le guarda seguendole con lo sguardo e muovendo la testa da una parte all'altra per osservarle meglio provando euforia gentile e meraviglia totale. Quando tutto si calma e le foglie tornano al loro posto, apre e chiude gli occhi più volte come destata da un sogno. <Wow. E' strabiliante.> il sorriso estasiato e gentile mentre torna ad osservare Haran. <Lo hai fatto tu? E' stato qualcosa di alienante e stupendo.> non ha parole per descriverlo meglio. <Certo da anche da pensare, immagino che le illusioni potrebbero essere anche spaventose e dare sensazioni tutt'altro che piacevoli. Devo ammettere che mi meravigliano e mi inquietano allo stesso tempo.> sincera nell'esprimersi e ridacchia appena, sarebbe meglio impegnarsi nella prossima lezione per imparare come difendersi. <Capisco.> ammette al suo successivo dire. <Se non è da te e non te la senti allora è meglio non sforzarti, magari poi ti verrà naturale o forse no, in questo caso non è piacevole sforzarsi. La cosa importante è che tu stia bene con te stessa, se senti il bisogno di cambiare qualcosa o migliorarti, lo fai, se no non lo fare. E' così semplice...> troppo semplice. Sorride nell'osservare il suo modo nervoso e impacciato, come sistema le cose davanti a sè, la intenerisce. <Ne sono felice che ti abbia fatto piacere, se vuoi possiamo incontrarci anche in altre occasioni.> si mette a disposizione, così da toglierla dall'impiccio di sforzarsi per dire qualcosa che potrebbe essere tanto distante da lei, ma si sorprende invece di sentire la sua proposta. Sorride. <Mi piacerebbe molto, grazie. Molto gentile! Così la volta dopo ti farò assaggiare qualcosa che invece ho preparato io.> uno scambio di cibo, non c'è niente di più bello e personale al mondo. <Cosa sai preparare meglio? E cosa ti piace di più mangiare?> domanda sfogando la sua curiosità genuina per prepararsi in un futuro su cosa cucinare. Il cameriere si allontana dopo aver ricevuto le ordinazioni e le ragazze rimangono da sole a parlare di argomenti in verità piuttosto vari. Si passa dalla famiglia, al loro passato, alle loro aspirazioni alle loro conoscenze accademiche. In particolare si ritrovano a conversare sui genjutsu e la loro natura, un argomento che ha sempre affascinato moltissimo la piccola Haran che si è dimostrata assai propensa e portata a questo tipo di arte. Annuisce alla prima osservazione della deshi poggiando un gomito sul tavolo ed il mento sulla mano. < Sì. In missione è indispensabile. > annuisce e conferma l'Uchiha prima di esibirsi in quel piccolo trucchetto che spera non turbi in alcun modo la ragazza. Non è cortese giocare con le menti altrui, lo sa, ma le era sembrato il modo più rapido ed interessante di rispondere alla sua domanda. Quanto poi viene proferito da Sachiko in merito alla natura delle illusioni, porta Haran a ritornare con la memoria al genjutsu di cui è stata vittima poco tempo prima quando quell'Uchiha le ha rivelato la sua discendenza. Si oscura appena in viso andando ad inspirare a fondo. < Non immagini neppure. > dice quasi con durezza. < L'unico limite di un genjutsu è la fantasia dell'illusionista e quando vuoi ferire o spaventare qualcuno, scopri di saper essere particolarmente fantasioso. > dice lei con non poca amarezza assottigliando lo sguardo e stringendo i denti. < Specialmente quando puoi avere accesso ai ricordi di qualcuno. > Chiude le palpebre e sospira appena, cercando di rilassarsi e di lasciar andare il peso di quel ricordo che ancora le grava sulle spalle. < Scusa, non volevo essere deprimente. I genjutsu sono... beh, se puoi evitali. > le dice abbozzando un sorrisetto come di scuse prima di umettarsi le labbra e quindi lasciare che Sachiko prosegua nel suo dire. Le sorride quando la ragazza le dice che non dovrebbe sforzarsi e quando le propone d'incontrarsi anche altrove si sente sinceramente allettata dall'idea, quasi teme di poter accarezzare davvero quella possibilità. < Mi farebbe piacere. > annuisce rivolgendole poi quell'invito che la deshi accetta con gioia. < Però ti avverto. Probabilmente ci sarà anche Kaiba e lui è... è simpatico eh, ma è un po'... eccessivo a volte. > Il sorriso che le nasce in viso è caldo, gentile, ricolmo di palese e genuino affetto nel momento in cui parla di lui. < Fa tante battute e raramente fanno davvero ridere, ma è una brava persona. > continua con lo sguardo reso dolce dal pensiero di lui. < Comunque... uhm. Direi le patatine fritte. Kaiba ne va matto, devo preparargliele di continuo. > sospira Haran sollevando gli occhi al cielo e portandosi una mano alla fronte. < Però so preparare anche il sushi, il ramen e i dorayaki. Non ho un piatto preferito, mangio un po' tutto. Mi piacciono molto le focacce però! > dice, alla fine, stringendosi nelle spalle. < E tu? > [ Chakra: 23/30 ] [Centro | Locale] La osserva come se stesse cercando di immagazzinare quante più informazioni possibili che derivano dall'esperienza di Haran, assorbendo come una spugna tutto quanto e solo in seguito, quando sarà a casa, elaborerà tutto scrivendolo nei suoi appunti. <Fai missioni con Kaiba? E' un ninja? Immagino che siate affiatati, e in missione sarebbe solo un vantaggio, credo.> si permette di fare quella piccola osservazione provando ad immaginare la vita di questa ragazza e di come potrebbe essere per lei in missione lavorare con qualcuno con il quale può capirsi al volo. Diversamente trovarsi in una squadra di persone sconosciute potrebbe richiedere più tempo per un ottimo lavoro di squadra. Detto questo però attende che arrivino i piatti e intanto ascolta altre informazioni in merito alle arti illusorie notando come ella si oscuri in viso come se stesse ricordando qualcosa di doloroso. I muscoli del suo viso si contraggono e digrigna i denti, questo atteggiamento porta la sfregiata ad osservarla con più attenzione e serietà. <Parli per esperienza immagino.> non può però immaginare quanto possa essere terribile. <Non voglio farti rivivere ricordi terribili, perdonami.> si scusa con delicatezza e nel frattempo pensa che non vorrà mai trovarsi contro qualcuno che può giocare con la mente altrui, troppo pericoloso non solo fastidioso. La mano sinistra si solleva e senza pensarci va a toccarsi lo sfregio, posando i polpastrelli sulla guancia accarezzandola come se stesse coccolando un cucciolo. Gli occhi della qundicenne si fanno lontani perdendosi in un passato che è difficile comprendere se sia lontano o vicino, ma per fortuna viene destata dall'accettazione di Haran della sua proposta sul vedersi e inoltre con piacere l'ascolta mentre parla di Kaiba. Adora vedere come il tono della sua voce cambi, come la stessa espressione si addolcisca e riesce a esprimere tutto l'enorme affetto che prova per il suo compagno. <Oh, ho capito, non è un problema per me, solo non vorrei essere il terzo incomodo, ecco.> sa quanto potrebbe essere fastidioso per una coppia. <Patatine fritte, eh? Sembri davvero una cuoca esperta. Io mi diletto a cucinare piatti con la carne. Quindi ramen, spaghetti, riso, oppure la sola carne da sola. Insieme alle verdure ovviamente, per rendere tutto equilibrato.> non eccede in nulla. <Mi piace particolarmente il chirashi però e il tonkatsu con riso, poi subito dopo il ramen.> si diverte a parlare di cibo e si vede. <Però anche io mangio di tutto, non disdegno niente.> una piccola risata mentre si sitema i capelli dietro le orecchie. <Anche se forse sono più brava a cucirmi i kimono forse.> ammette osservando il proprio vestiario. E' strano ritrovarsi a conversare così tranquillamente con qualcuno che non conosce bene. Non sa bene cosa domandare e cosa no, se una sua domanda possa essere indiscreta oppure gradita. Teme di sbilanciarsi e rovinare tutto e come risultato si ritrova a rispondere semplicemente alle domande dell'altra ampliando magari il discorso dicendole tutto quello che sa in merito, ma di suo pone poche domande. Un po' spera che la ragazza non veda questa cosa come mancanza d'interesse, ma d'altro canto comprenderebbe se dovesse annoiarsi presto della sua compagnia. Niente di nuovo. Annuisce alle domande che Sachiko pone in merito al suo rapporto con Kaiba ed inclina appena il viso verso la spalla. < Sì, ci siamo diplomati insieme. Siamo nella stessa squadra ninja. Insomma, siamo solo io e lui a dire il vero, anche se solitamente le squadre sono da tre elementi. > spiega stringendosi nelle spalle. < Per quello che so prima di mandare i team in missioni pericolose li addestrano a collaborare, proprio perché così possano conoscersi e possano affidarsi gli uni gli altri in situazioni più complesse. Quindi non preoccuparti: anche quando ti metteranno in un team non sarai circondata da estranei. > la rassicura Haran con il tono di chi sa quello che dice. < Beh, non per sempre, almeno. > si corregge. Quando va parlando dei genjutsu, però, Sachiko nota la sua espressione più cupa, il modo in cui palesemente va riferendosi a qualche traumatico evento passato e si scusa per aver portato ad una simile reazione. Haran subito scuote il capo per scacciare quel pensiero e dunque le sorride timidamente. < Non hai detto niente di male, tranquilla. E poi ci penso comunque anche da sola da giorni, non farti problemi. > sorride amaramente cercando di stemperare la tensione per poi notare il modo in cui la deshi si perda per pochi istanti ad osservare il nulla, la sua mano a sfiorarsi lo sfregio che le percorre parte del viso. L'Uchiha non immagina neppure come possa essersi procurata un simile segno, ma non le sembra affatto carino chiedere qualcosa di tanto privato e personale perciò preferisce tralasciare la cosa e quindi passare ad un argomento più allegro e leggero che possa distogliere entrambe da tutti i pessimi pensieri venuti nella loro mente. < Terzo incomodo? Figurati! > esclama Haran alzando gli occhi al cielo e agitando una mano davanti a sé. < Probabilmente Kaiba ti monopolizzerà tutto il tempo e ti riempirà di battute e domande e cercherà di farti ridere a qualsiasi costo. E' fatto così. > sorride lei prima di fermarsi e quindi sporgersi appena verso di lei, il viso a poggiarsi sulle mani, i gomiti puntellati sul tavolo. < E' come un cucciolo di cane! > esclama, immaginando Kaiba che scodinzola e abbaia felice alla ricerca di attenzioni e grattini. Il pensiero la intenerisce e quindi la porta ad ascoltare con ancora più interesse il dire di Sachiko che sembra essere davvero portata per la cucina. Ma la cosa che più di tutte la stupisce è la sua rivelazione finale. < Aspetta. > dice Haran strabuzzando gli occhi e fissandola sbalordita. < Quello l'hai fatto tu?! > domanda sgomenta osservando il bellissimo kimono che la deshi ha indosso. [ Chakra: 23/30 ] [Centro | Locale] Ascolta quanto le dice Haran riguardo al suo compagno non solo di vita ma anche di missioni, trovandoli teneri e fortunati. Non si sta annoiando con la ragazza anzi sta passando un piacevole pomeriggio pranzando in compagnia di qualcuno. <Quindi ci sarà una sorta di allenamento, questo mi rincuora.> non si troverà a dover stare in squadra con qualcuno che non conosce e con i quali potrebbe intralciarsi a vicenda in una eventuale missione pericolosa. Si guarda intorno attendendo il pranzo, la sua grigliata mista, perchè ora lo stomaco inizia a fare un po' di capricci ma per fortuna nessun rumore molesto. <Mh... parlarne aiuta molto se ti tormenta da giorni, ma non con me, non sono la persona più adatta.> non si conoscono così bene e poi crede che una persona come il suo Kaiba possa essere la più indicata, ma non si intromette troppo dato che magari ne hanno già parlato molto insieme. Si ritrova a sorridere sollevata di non fare la figura del terzo incomodo, divertita dalla descrizione che la ragazza fa del compagno ritrovandosi a ridere appena immaginandoselo come un cucciolo di cane. <Allora non vedo l'ora di mangiare con voi!> sembrano persone per bene e divertenti, non le dispiace per niente passare del tempo un po' con loro e infine si fa carico dello stupore di Haran nel constatare che quel kimono sia opera sua. <Be, si. Ho utilizzato stoffe di scarto e non è perfetto, ma non mi dispiace come lavoro. Ne ho anche altri... se vuoi potrei fartene uno!> si era offerta anche con Madonna, le fa piacere poter fare qualche vestito per qualcuno. Sorride gentile e finalmente i loro piatti arrivano, dunque potrà finalmente mangiare con un'ottima compagnia. [end] Annuisce l'Uchiha mentre qualche altro cliente entra nel negozio accomodandosi ai tavoli vicini. < Sì, una specie. Ovviamente non è una garanzia conoscersi e allenarsi insieme, potresti comunque capitare con persone che non ti piacciono. Ma magari potremmo finire insieme in team, chissà? > azzarda a sperare Haran con un sorriso ricco di aspettativa e possibilità, per poi passarsi una mano fra i capelli scuri quando Sachiko le dice che parlare di quell'evento potrebbe aiutarla a stare meglio. Sa che ha ragione, ma in cuor suo vorrebbe fuggire il più lontano possibile da quel ricordo. Le sorride con fare grato senza aggiungere altro e quindi torna a conversare e chiacchierare allegramente con lei parlandole di Kaiba, del suo animo allegro e vivace, nonché spontaneo e gentile e finalmente vede il loro cameriere arrivare con le loro ordinazioni. Lo stomaco le gorgoglia prepotentemente al sentire il delizioso profumino della carne appena cucinata e arrossendo ringrazia l'uomo mentre i piatti vengono loro portati in tavola. < Oddio sembra delizioso! > commenta lei quasi commossa dall'aspetto della sua ordinazione, prima di tornare a dedicare a Sachiko la propria attenzione e quindi osservare ammirata il suo abito. < E' davvero bello. Io non sono capace nemmeno a riattaccare un bottone a momenti, per cui per me è un lavoro incredibile quello che hai fatto. > le confessa sinceramente colpita dalle sue capacità, ritrovandosi quindi ad ascoltare la sua offerta con aria sorpresa. Non ha mai indossato un kimono o abiti prettamente femminili in generale. Avrebbe sempre voluto farlo, le sarebbe sempre piaciuto vedersi con indosso un bel vestito o un kimono lavorato, ma i pochi soldi l'hanno sempre fatta desistere dall'idea. < Mi piacerebbe.. ma credo di non avere abbastanza soldi per commissionarti un kimono! Magari quando avrò guadagnato un po' di più potremo parlarne meglio! > le dice felice di quella proposta e dedicandosi quindi infine al proprio pranzo. [ END ]