Giocate Registrate

Giocate Disponibili
Calendario
Trame
Giocate Registrate

Una grande casa vuota

Free

0
0
con Azrael, Kaori

09:43 Kaori:
 E' una di quelle giornate in cui il mondo sembra sorriderle. Il sole par essere più luminoso, il cielo terso, la gente per strada felice. Nonostante l'incremento della sicurezza da parte della Magione con un maggior numero di ronde e di ninja di pattuglia per il Villaggio al fine di controllare il fenomeno di quei fanatici sparsi per la Foglia, tutto sembra essere piuttosto tranquillo. La gente chiacchiera, ride, passeggia e Kaori si sente ricca di speranza per il futuro. Forse per l'aver chiarito con Azrael i piccoli dubbi rimasti sulla situazione fra loro e la loro famiglia, forse per l'aver accettato finalmente Harumi come vera parte della propria casa, quale che sia la verità in qualche modo la Hyuga si sente come rinata. Tutto sta andando per il meglio e forse persino gli eventi riguardanti la Setta di Tsukuyomi non saranno così orribili come aveva immaginato in principio. Quest'oggi la ragazza avrebbe dovuto insegnare in Accademia, ma volendo fare una piccola sorpresa ad Harumi decide di tornare prima a casa per stare un po' con lei, così da rafforzare quel legame che per la bambina è tanto prezioso. Le dispiace pensare che Kouki non sarà con loro, avrebbe tanto voluto veder intensificarsi i rapporti fra le due ragazze, ma è ben consapevole di non poter costringerle ad andare d'accordo, soprattutto ora che la Yakushi è da qualche parte ad Oto ad inseguire i suoi obiettivi. Spera vivamente che si faccia sentire al più presto perché la paura che Otsuki possa averla presa con sé è sempre più forte man mano che il tempo passa senza avere sue notizie. La Jonin indossa uno yukata viola corto che arriva a cingerle le cosce, dalla trama floreale rosa che risale i bordi della veste. Le ampie maniche ondeggiano ad ogni passo mentre l'obi rosa pastello le stringe i fianchi chiudendosi in un grande fiocco rigido dietro la schiena. Le cosce sono parzialmente scoperte da dove termina la gonna dello yukata fino a sotto il ginocchio dove poi partono un paio di stivali neri da kunoichi che le proteggono stinchi e piedi rialzando di pochi centimetri la sua figura. Niente armi, niente strumenti con lei se non il coprifronte della Foglia legato attorno alla gola ed una busta contenente una torta ben inscatolata: oggi ha decisamente voglia di viziare un po' la piccola Harumi. I lunghi capelli viola sono lasciati sciolti e le ricadono morbidamente lungo la schiena fino a terminare all'altezza delle cosce coprendo sulla sua nuca i sigilli dell'Empatia e dell'Hiraishin che Azrael le ha apposto ormai diversi mesi prima. Avanza per le vie di Konoha fino a raggiungere casa propria, scoprendo l'assenza di Asia nel giardino dov'è solita poltrire per godersi il calore del sole sulla pelliccia. < Strano... > osserva lei inclinando il capo, stringendosi nelle spalle. < Magari sta giocando con Harumi. > ipotizza poco dopo andando ad aprire la porta di casa con le chiavi. < Sono a casa! > esclama quindi muovendo un passo oltre la soglia e richiudendosi l'anta alle spalle. [ Chakra: on ]

09:57 Kaori:
 Nessuno risponde al suo dire mentre poggiando la busta sul mobiletto nell'ingresso si sfila gli stivali per riporli nella piccolissima anticamera che collega il corridoio principale della casa alla porta d'ingresso. Infila le proprie ciabatte rimanendo a gambe scoperte e quindi recupera la busta posando le chiavi al loro posto sul mobile, volgendo lo sguardo verso l'interno dell'abitazione. Possibile che Harumi fosse uscita? Aveva controllato in Magione e non era stata assegnata a nessuna missione e in Accademia non c'era traccia di lei. Che fosse andata a fare un giro? Ad allenarsi? O magari sta semplicemente dormendo? Avanza per il corridoio entrando nel soggiorno dove vedere non esserci traccia di nessuno e neppure della bella Asia. Senza osservarsi troppo attorno attraversa la stanza raggiungendo la cucina dove posa la busta sul tavolo per estrarre successivamente la scatola contenente la torta. La lascia lì, senza aprirla, limitandosi a riporre la busta assieme alle altre nell'apposito cassetto della cucina dove è solita conservarle e quindi lancia una occhiata nel lavandino. Nessuno sembra aver mangiato alcunché quella mattina, il ché le lascia pensare che magari stiano ancora dormendo. Sua madre -per quel che ne sapeva- non era in missione per conto della Magione per cui doveva essere a casa, ma la donna non aveva mai iniziato una giornata senza prima essersi fatta una abbondante tazza di té caldo. Espirando Kaori si oscura appena rimanendo lì, da sola, nel bel mezzo della cucina per volgere lo sguardo verso la finestra alla sua destra. Fuori è una splendida giornata ma nella sua mente adesso sono giunte nubi che da parecchio tempo non riesce a scacciare ogni volta che pensa a sua madre. Da quando suo padre è morto la donna dorme o va in missione e raramente si è concessa una giornata normale in casa assieme alla figlia. Kaori non l'ha riconosciuta più. Inizialmente ha pensato che fosse solo il suo modo per gestire il lutto, poi ha compreso che stava solo scappando da questo, rifiutandolo. Adesso teme che non sia riuscita a fuggire e che sia stata semplicemente trascinata giù nell'Abisso della negazione e della disperazione. Sospirando si strofina gli occhi con una mano per poi ritrovarsi a farsi forza e stamparsi in volto un nuovo sorriso. [ Chakra: on ]

10:12 Kaori:
 Esce dalla cucina, riattraversa il soggiorno e quindi torna nel corridoio principale per raggiungerne l'estremo alla propria destra. Sale le scale di legno che portano al piano superiore e qui avanza pian piano verso la camera della madre così da svegliarla e, magari, riuscire a fare colazione tutti insieme proprio come una famiglia dovrebbe fare. Loro due, Harumi e se Kouki fosse stata ancora lì, anche lei. Magari avrebbe potuto chiedere ad Azrael di raggiungerla, avrebbe potuto dirgli di portare anche Ken ed Ai con sé. Magari persino Kaime. Ma forse far conoscere le loro madri avrebbe potuto essere un po' troppo per la loro relazione. Insomma, avrebbe lasciato decidere al Nara cosa fare: dopotutto è solo una colazione. L'idea la rallegra e le scalda il cuore portandola a bussare piano alla porta della madre con rinnovata convinzione. Nessuno risponde dall'interno e Kaori, poggiando l'altra mano sull'anta, apre silenziosamente la porta non volendo svegliare la donna di soprassalto. Quando però fa capolino all'interno della camera scopre con gran sorpresa che l'altra non è lì. La cosa la porta a spalancare più liberamente la porta e a muovere un paio di passi all'interno con fare colpito. Tutto è in ordine come sempre ma nessuno è lì ad attenderla. < Strano... > mormora sbattendo le palpebre, fermandosi ad osservare solo per un momento il lato del letto dove suo padre era solito dormire. Le si stringe il cuore al ricordo di lui steso proprio fra quelle lenzuola e un sorriso amaro le increspa le labbra mentre, avvicinandosi al talamo, poggia le dita ai piedi del materasso, sfiorando delicatamente il tessuto delle coperte. < Ciao papà... > direbbe in un flebile sussurro prima di ritrarre la mano ed espirare rumorosamente dalle narici, uscendo dalla stanza e lasciandosela alle spalle, richiudendola. Riempiendosi i polmoni e gonfiando il petto si avvicina alla soglia del bagno provando a bussare e avvicinare il viso alla porta senza, tuttavia, azzardarsi ad aprirla questa volta. < Mamma? Sei qui? > domanda tacendo poi per sentire una eventuale risposta. [ Chakra: on ]

10:37 Kaori:
 Nessuna voce arriva dall'altro lato della porta e Kaori si ritrova a riportarsi ben eretta nel corridoio per ritornare con la mente a quando è entrata in casa poco prima. Le ciabatte di sua madre, a ben pensarci, erano lì il che voleva dire che fosse uscita e che quindi non fosse in casa. Il pensiero la porta a sospirare chiedendosi dove la donna possa essere andata ma alla fine, stringendo le labbra, decide di lasciare quel pensiero per un altro momento. Inspirando a fondo torna a percorrere il corridoio per avvicinarsi, questa volta, alla camera di Harumi passando -nel mentre- davanti alla stanza ancora vuota della piccola Kouki. Si chiede quando la sua bambina sarebbe tornata da lei per farsi spazzolare i lunghi capelli neri, per raccontarle cosa prova e cosa ha fatto nel suo viaggio e poi mette da parte questi pensieri per evitare che la tristezza di quella separazione la porti a perdere il buon umore che le è rimasto addosso. Si ferma davanti alla camera di Harumi e quindi bussa un paio di volte prima di aprire la porta per darle un felice buongiorno. < Buongior-- > inizia ad esclamare prima di scoprire anche quella stanza vuota. Senza terminare la frase rimane a boccheggiare nel vedere che la Hyuga non è lì e che le sue lenzuola sono ancora sfatte indice che la bambina si è alzata. Che sia uscita? Kaori ruota il viso verso l'armadio della bambina, ancora povero di vestiti in verità, e nota che i suoi abiti da casa non sono da nessuna parte mentre tutto il suo equipaggiamento è ancora lì. Improbabile che quindi sia fuori. Ma allora... Si fa strada solo ora, sottile, una venatura di terrore nella mente della Jonin. Asia è sparita, sua madre è sparita e Harumi con loro. Un pessimo presentimento le stringe e chiude lo stomaco ma la ragazza cerca di non farsi prendere dal panico rimanendo lucida. Esce dalla stanza richiudendosela alle spalle e quindi si passa una mano fra i capelli provando a razionalizzare la cosa. Sua madre è uscita e questo potrebbe non essere strano per quanto non l'abbia più vista uscire per il puro piacere di farlo da anni, ormai. Ma forse è di pattuglia per strada per via della storia dei predicatori e lei non ci ha fatto caso: la cosa è plausibile. Il pensiero la solleva appena. Harumi di tanto in tanto esce quando Kaori non è a casa, probabilmente perché non le piace stare da sola in quella grande casa casa vuota. Ma allora i suoi vestiti..? Il pensiero la punzecchia fastidiosamente facendola sospirare con forza mentre i denti mordicchiano nervosamente la labbra carnose in un gesto incontrollato ed involontario. [ Chakra: on ]

10:52 Kaori:
 Decide di cambiarsi per mettersi comoda e magari uscire a cercare la bambina raggiungendo quindi la sua stanza. E' proprio qui che trova, inaspettatamente la tigre che non aveva visto da nessuna parte nel rientrare in casa. Asia è distesa sul suo letto in una posa strana, abbandonata, con la coda e le zampe posteriori a pendere oltre il letto e quelle anteriori abbandonate davanti a sé, il capo quasi reclinato all'indietro. Solitamente quando la tigre riposa tende a rannicchiarsi su se stessa poggiando la grande testa sulle zampe anteriori, non l'aveva mai vista accasciarsi a quel modo prima. Sembra quasi-- svenuta. < Asia? > domanda la Hyuga avvicinandosi preoccupata alla bestiola, carezzandole il pelo. < Asia, che succede? > le domanda senza aspettarsi realmente una risposta da parte sua. La tigre respira profondamente, come se stesse dormendo e una palpebra vibra come nello sforzo di aprirsi, ma poi si richiude pesantemente. Le ricorda il modo in cui i suoi pazienti cedono agli effetti degli anestetici in ospedale. Schiudendo le rosee aggrotta stranita le sopracciglia prima di notare, un istante più tardi, qualcosa di strano. Sul suo letto, accanto alla tigre, è posta una lettera. Sul comodino una siringa vuota che lei ben conosce. Sgrana le iridi, afferrandola spostando lo sguardo dall'ago umido alla tigre abbandonata sulle sue lenzuola. < Ma cosa... > un brivido freddo le risale la colonna prima di lasciar cadere la siringa sul pavimento e precipitarsi ad afferrare la lettera con ansia sempre crescente. Le basta leggere il primo rigo per capire chi l'ha scritta e la cosa non fa che accrescere il senso di nausea e terrore che le attanaglia le viscere. Le mani tremano, ogni traccia di colore svanisce dal suo viso che rimane adesso pallido e freddo mentre il cuore batte furiosamente nel petto portandola ad indietreggiare incredula. Le parole scorrono sotto i suoi occhi quasi insensate mentre fra tanti giri di parole e spiegazioni inutili cerca una risposta a quello che sta succedendo in casa sua. Arrivata a metà lettura l'aria sembra mancarle dai polmoni. Strabuzza gli occhi, spalanca le rosee e le sembra quasi di aver ricevuto un pugno in pieno stomaco mentre la lettera le cade dalle mani. Rantola, senza fiato, riuscendo solamente a rifiutare quell'idea. "No." pensa cercando disperatamente di respirare, le iridi lucide mentre la paura scoppia come un fuoco artificiale nel suo cuore. "No. No, no, no, no, no." Si inginocchia a terra afferrando tremante il foglio per continuare a leggere, stringendo fra le dita la carta stropicciata e rigida, indice che si è asciugata. In più punti degli aloni circolari l'hanno bagnata e Kaori sa che si tratta di lacrime. Lacrime forse gemelle a quelle che ora le rigano il viso mentre sua madre si scusa e giustifica per quello che ha fatto, dicendole al tempo stesso di amarla e volerle bene. Kaori piange in silenzio, senza fiato, sentendo i singhiozzi scuoterla mentre la consapevolezza la colpisce solo una volta che la lettera viene finita di leggere. < N--o... > rantola, ancora senza fiato, sentendo il panico impossessarsi di lei. < Ha--Harumi? > la voce esce sottile dalle sue labbra mentre rialza tremante il capo, terrorizzata. < HARUMI?! > grida allora quando qualcosa dentro di lei si spezza e la sua voce viene liberata. [ Chakra: on ]

11:03 Kaori:
 Tutto attorno a lei ogni cosa sembra vorticare tanto rapidamente da frantumarsi, consumarsi e cadere in pezzi. Si alza quasi inciampando, muovendosi a scatti e con fare nervoso, iniziando a spalancare ogni porta di casa gridando il nome della bambina con le lacrime che le inondano il viso e lo sguardo spiritato, sentendo la gola bruciale, il nome dell'albina raschiarle la gola. < HARUMI?! HARUMI! > grida ad ogni porta spalancata, senza pensare che, razionalmente, se effettivamente la bambina fosse stata lì avrebbe già risposto al suo richiamo la prima volta che ha urlato il suo nome. Ma Kaori non pensa, non ragiona, riesce solo ad aprire porte e gridare con tono stridulo sentendosi-ad ogni tentativo fallito- un passo più vicina a cadere. No, non di nuovo. Non può aver fallito di nuovo! Non può essere stata così cieca ancora una volta! Non si era mai accorta di quanto stava succedendo a suo padre, ma come ha potuto non rendersi conto che anche sua madre stava tramando alle sue spalle? Come ha potuto non accorgersene? Perché aveva giustificato ogni suo insano gesto da quando Naru era morto, ecco perché. Perché ha lasciato che sua madre precipitasse per timore di metterle davanti la cruda verità dei fatti. Perché pur di non doverle sbattere in faccia la morte di suo marito, ha lasciato che si abbandonasse alla prima folle idea che lui potesse ritornare. Non si è presa cura di lei come avrebbe voluto, l'ha lasciata da sola quando ne aveva più bisogno. E adesso Harumi ne pagherà le conseguenze e ancora più di lei -probabilmente- l'intera Foglia. < No... no... NO! > strilla la ragazza ritornando nella sua stanza, dopo aver controllato in ogni altra camera della casa alla ricerca di quei meravigliosi capelli bianchi, di quel sorriso timido e ancora così nuovo. Sente il cuore andare in frantumi, la terra cederle sotto i piedi. O forse sono le sue gambe a non reggere più il peso del suo corpo e lei si ritrova a cadere a terra, con le ginocchia ad attutire il colpo e le mani a limitare l'impatto aprendosi a pieno palmo contro il pavimento. Le lacrime escono copiose, la paura scorre a fiotti nelle sue vene ed il sangue le sciaborda nelle orecchie frastornandola mentre un velo di sudore freddo l'avvolge da capo a piedi. < AZRAEL! AZRAEL! > grida allora, disperata, non sapendo cos'altro fare, in una struggente e straziante richiesta d'aiuto. "AZRAEL! AZRAEL! VIENI! SUBITO, VIENI QUI!" e i suoi pensieri sono assordanti, stordenti, urlano e sbraitano con forza mentre la ragazza singhiozza sentendosi persa, spezzata, nel non sapere improvvisamente cosa fare. [ Chakra: on ]

18:18 Azrael:
 Una giornata tutto sommato tranquilla, considerando quelli trascorsi di recente. L’assalto alla Roccaforte dei Samurai, lo scontro con Mekura ed il conseguente giorno di riflessioni e rabbia trattenuta. Aveva in mente di prendersi una pausa, mandare un po’ di copie in giro, per restare in camera a fare esercizio, pensare un po’ ai suoi figli, privo di qualunque pericolo possa incombere su Konoha in quel periodo. Si è svegliato di buon mattino, non ha letto il giornale, non ha pensato a nessuno dei compiti che dovrebbe assolvere né come Consigliere, né come Luogotenente Anbu, né tantomeno come sensei. Semplicemente si è alzato, ha pensato a se stesso col suo rituale di bellezza mattutino, ha fatto esercizio ed è sceso per fare colazione, attratto dal profumino dei biscotti che la madre Kaime e la figlia Ai hanno cucinato. Persino il nervosismo legato agli avvenimenti che hanno visto la figlia come protagonista ha lasciato il posto alla tranquillità di quella giornata. Ken dorme ancora, troppo pigro per essere già in piedi, seppur sia ormai un orario mattutino già abbastanza inoltrato. Vestito unicamente delle bende che gli coprono il petto ed i bicipiti, oltre che del suo fidato pantalone di tuta grigio scuro, siede al tavolo con la sua famiglia, mangiando beatamente un meritato biscotto. Non ha collegamenti empatici attivi, se non quello con Kouki che non sente mai, ma che ha più volte specificato di non voler utilizzare quel sigillo se non per urgenze e necessità impellenti e quello con Kaori, che tiene sempre con sé per ricercare i di lei pensieri di tanto in tanto, cercando di sopperire alla sua mancanza che, a volte, è troppo ardua da sopportare. Una conversazione riguardo vecchie missioni e grandi storie passate rapisce l’anziana Kaime ed il figlio Azrael, quantomeno finché qualcosa non cambia. Un urlo, non saprebbe dire se reale o soltanto empatico, squarcia la serenità di quellamattinata, portandolo a sgranare gli occhi e quasi strozzarsi con uno dei vari bocconi presi negli ultimi istanti. Scatta in piedi, il Nara, ruotando si scatto il capo verso la porta, nello sgomento delle due donne presenti in cucina. < Devo andare. > La voce è sorpresa, apprensiva, impanicata. Dovrebbe prendere delle armi, anche solo parte del proprio equipaggiamento, magari dovrebbe vestirsi prima di uscire di casa, ma il modo in cui la richiesta disperata di Kaori lo ha scosso non lo porta a pensare ad altro che non sia raggiungerla. Potrebbe essere in pericolo. Deve essere successo qualcosa. La mano sinistra viene prontamente posta dinanzi al petto, indice e medio sollevati a formare il mezzo sigillo della capra ed il chakra, impastato come sempre dal primo istante di veglia, viene richiamato per scorrere in tutti i capillari del keirakukei verso gli tsubo. Essi verrebbero aperti all’unisono per far scorrere la cerulea energia come un vortice d’acqua pronto a sommergerlo totalmente. Compiuto questo consueto gesto, gli basterebbe stabilire il contatto col sigillo dell’Hiraishin posto sulla nuca della Hyuga. Non ha idea di dove si dislocherà, non ha idea di cosa si troverà davanti, ma ha bisogno di raggiungerla, di assicurarsi che lei stia bene. Basterebbe un attimo, poco più di un battito di ciglia, perché il Dainin sparisca per dislocarsi alle di lei spalle. I camera sua. < Ma che-- > Mormora, attonito, non sapendo cosa fare nell’immediato, ma dovendo assistere ad una Kaori crollata in pezzi, grondante di lacrime. < Kaori, che cosa è successo? > Domanderebbe con un filo di voce, avanzando le mani per poggiargliele sulle spalle e tentare, probabilmente invano, di tranquillizzarla. [ Chakra ON ]

19:23 Kaori:
 E' ridicolo. E' assurdo. Niente ha senso. Kaori sente l'aria mancarle, la gola bruciare e la vista appannarsi per via delle lacrime che sgorgano copiose dalle palpebre ormai arrossate e gonfie nello sforzo di quel pianto disperato. Le ciglia sono umide, spesse, pesanti e le labbra tremano mentre singhiozzi e rantoli disperati la scuotono riempiendo la stanza di quella casa sinistramente vuota. La lettera giace abbandonata al suolo così come la siringa ai piedi del letto. Asia giace ancora incosciente sulle lenzuola mentre Kaori, crollata al suolo, ha i lunghi capelli viola a ricadere dalla schiena fin sul pavimento attorno a lei assieme al tessuto dello yukata viola che la copre fino alle cosce. Non riesce a smettere di pensare a sua madre, si sente debole e leggera mentre ogni cosa attorno a lei gira e vortica e ruota facendole venire un forte mal di mare che le chiude la gola rafforzando il preponderante senso di nausea esploso poco prima. La voce di Azrael la porta a rialzare il capo per cercare la sua figura e quando lo vede si ritrova improvvisamente bloccata con il respiro a interrompersi e le lacrime a cessare di uscire per un interminabile istante. Lo fissa come se fosse appena stata colta in flagrante con le mani nel commettere un atroce crimine, ad occhi sgranati e semplicemente, balbettando, sussurra: < C-cosa facciamo adesso? > Sbatte le palpebre, palesemente in stato confusionale, con le labbra a tremare per via del pianto non ancora terminato. < M-m-m-m-m-mia m-m-m-madre h-ha portato Ha-Harumi da l-l-l-loro. Q-quando s-sono tornata n-non e-e-e-erano più a casa e-e-e m-mi ha l-l-l-lasciato una l-l-lettera. D-d-d-d-dice c-che la D-Dea riporterà p-papà a casa m-m-ma p-papà n-non può t-tornare, l-l'ho visto m-morire e-e-e-e g-gli hanno strappato l-la f-faccia e-e gli occhi e p-poi è-è uno Hyuga, l-loro odiano gli Hyuga, n-ne hanno uccisi a-a centinaia.> Fissa Azrael senza vederlo davvero, con lo sguardo vitreo e le lacrime che escono lentamente cadendo dal mento per bagnarle la veste, le cosce, il pavimento fra le ginocchia tremanti. Parla singhiozzando, tremando, in modo quasi folle dicendo le prime cose che le passano per la mente senza una vera e propria pausa fra una frase e l'altra, sentendo la gola pulsare e bruciare ad ogni parola sputata fuori. < H-ha sedato A-A-Asia c-c-credo c-c-che stia bene p-p-p-perché r-respira però i-io sono un medico, ho studiato l'a-a-anatomia delle p-persone, n-non so co-come funzioni per gli animali. N-non s-si è ancora m-mossa n-né sve-svegliata e-e-e Ha-Harumi n-non c'è. Non c'è. Ho... ho cercato. L-la m-mamma l'ha-l'ha presa. Deve averla po-portata da F-Frollo p-p-perché è-è una di lo-loro adesso e lo-loro volevano Ha-Harumi e lei è stata qui... per tutto questo tempo lei... è stata qui... > mormora Kaori ruotando solo ora il capo verso il lotto fissando il nulla davanti a sé con fare perso, spenta dentro, con le lacrime a scivolare, ancora lungo le guance pallide. < Qui-quindi co-cosa facciamo? Ci-cioè do-dovremmo dirlo a Hitomu pe-perché lui è-è-è il Ka-Kage e de-deve sa-sa-sa-saperlo. Do-dobbiamo dirgli c-che Ha-Harumi è s-s-s-stata presa d-d-da m-m-m-mia madre. A-a-a-adesso è una ne-nemica di Konoha? Deve, vero? Pe-pe-però lei n-n-non è ca-ca-cattiva... lei non v-v-vuole farci del ma-male... le-lei vuole s-solo r-riportare pa-papà a casa. E'-è depressa. N-non è in lei. Q-questo n-non è un c-crimine vero? > gira la testa per guardare Azrael e solo ora sembrerebbe vederlo davvero, con l'espressione ad incrinarsi ed assumere una sfumatura non più vacua e spenta ma disperata e preoccupata. < G-g-gli ANBU n-n-non la g-giu-giusti-giustizieranno, vero? N-non è in s-sè è d-d-d-depressa! L-l-l-la de-de-de-depressione è u-u-uno s-s-s-tato c-clinico ce-certificato, lo-lo so pe-perché la-lavoro in ospedale, s-sono un m-medico. M-ma n-non me ne so-sono mai occupata e lei-lei è pe-pe-peggiorata... > andrebbe a tentare d'aggrapparsi a lui, alle sue braccia, con le unghie a scavare nella pelle, nella carne, il pianto a farsi ora più intenso, il fiato a mancarle dai polmoni mentre i singhiozzi le spezzerebbero la voce sempre ammesso che l'altro non l'avesse interrotta prima del giungere a questo punto di quest'immenso e confusionario delirio. < E'-è colpa mia... è colpa mia! > sputerebbe, alla fine, fra un singhiozzo e l'altro chiudendo gli occhi e reclinando il capo all'indietro, le labbra schiuse piegate verso il basso, tremanti, mentre versi strozzati e affaticati uscirebbero dalla sua gola sotto forma di rantoli e gemiti striduli. < L'hanno presa... l'hanno presa! L'HANNO PRESA! > E non si sa se si stia riferendo a sua madre o ad Harumi, tutto quello che riesce a fare è esplodere in un pianto straziante e travolgente che la sconquassa e sconvolge portandola ad abbandonare il capo verso il basso come fosse privo di vita, le mani a coprire il viso mentre le dita s'incastrano con forza fra i capelli che compongono la frangia, quasi a volerli strappare dalla propria testa. Ancora, esattamente come anni prima, un genitore si ritrova ad essere il suo nuovo nemico e questa volta, al posto suo, la vittima a pagarne le conseguenze sarà la piccola Harumi alla quale aveva promesso sicurezza e protezione, proprio in quella casa. Ripensa a Kouki che non è stata in grado di crescere e difendere, che non è riuscita a tenersi stretta e che con una lettera l'ha lasciata lì non molto tempo prima. Ripensa a suo fratello che ancora non le ha perdonato l'esser stato abbandonato nelle celle di Frollo per tutti quei mesi. Ripensa a suo padre, morto fra le sue braccia. Ripensa a sua madre depressa che a stento sembrava riconoscerla, alcune sere. Ripensa ad Harumi ed al sorriso felice e sincero che solo un paio di sere prima le aveva rivolto nel chiamarla per la prima volta "mamma". Ad ogni memoria il suo cuore si frantuma un po' e il dolore si fa largo sottopelle strappandole grida strazianti, gemiti acuti mentre attorno a sé niente ha più senso né ordine. Solamente il pensiero di Azrael lì, accanto a lei, le impedisce di perdere totalmente il senno, solamente la consapevolezza di potersi appoggiare a lui si rivela una certezza con la quale potersi sostenere. [ Chakra: on ]

12:57 Azrael:
 Gli ci vuole un po’ per rendersi conto di quel che è in quella stanza. Asia giace totalmente inerme sul letto, le grosse zampe a metà tra il materasso ed il vuoto, il capo chio all’indietro e le palpebre forzatamente chiuse. Una siringa vuota, che conteneva chissà che cosa, una lettera che – può immaginare – contenga una spiegazione di quantto accaduto ed una Kaori tremante, in lacrime, totalmente persa nella propria disperazione. Non sa come reagire, il Nara. Non ha la più pallida idea di come porre rimedio a tutto ciò, non sapendo nemmeno cosa sia accaduto. Permane silente, anche mentre le labbra della Hyuga iniziano a sciorinare parole senza un vero e proprio senso logico. Non l’ha mai sentita balbettare in questo modo, non ha mai percepito così tanta insicurezza nella donna che ama. È abituato a vederla forte, timida al massimo, ma pur sempre decisa e determinata. L’ha vista triste, ma sempre estremamente lucida e consapevole di ciò che stava provando e di ciò che avrebbe dovuto fare. È sicuro, non si sa come né perché, dl fatto che nemmeno durante la di lei forzata prigionia nel laboratorio di Cappuccio Rosso era ridotta in quello stato pietoso. Il cuore gli si stringe dolorosamente nel petto mentre concetti su concetti, domande e dubbi vengono esternati dalle rosee tremanti della Jonin. Permane immobile e muto mentre cerca di dare un’ordine a quella miscela di fonemi e singhiozzi. Gli parla di sua madre, di Harumi e di… loro. Tomoko ha portato via la piccola Genin, nata dallo stesso corredo genetico di Kaori e del fratello, per consegnarla a loro. Il culto di Tsukuyomi. Frollo. Vari frammenti di ricordi gli si affacciano nella memoria, formando una serie di fotogrammi spezzettati, ma che dipingono uno scenario per nulla rassicurante. Corpi aperti in tutta la loro lunghezza, organi mancanti. Spesso erano bambini ed il loro sangue macchiava le vesti di Kuricha ogni notte. È stato a più riprese spettatore impotente di quel liquido vermiglio che dalla di lei pelle passava ad un limpido specchio d’acqua, che fosse del Lago Nero o delle Cascate dell’Epilogo, lavandone via i peccati della notte appena trascorsa. A più riprese è stato cieco a tutto questo. Si è rifiutato di vedere, di capire e di fare domande, addirittura proponendosi di aiutarla, seppur non attivamente, nel suo folle piano. E se quei pazzi volessero fare di Harumi una vittima sacrificale? Il pensiero lo sfiora, ma non trova voce. Immediatamente cercherebbe di riflettere sui motivi per cui la bambina è così fortemente collegata a loro per giungere alla conclusione che, non sa che per fortuna o meno, non le faranno alcun male. È stata creata appositamente per fungere da strumento al completamento dei loro scopi. È ancora viva, ne è assolutamente sicuro. La madre di kaori, invece? Se si è unita a loro la sua vita è al sicuro, almeno per un po’. Non la uccideranno. Ricorda perfettamente la maniera in cui la Yakushi trattava ogni suo singolo adepto come figlio, il modo in cui ne ha protetto uno dalle ire del Nara al costo della sua stessa libertà e vita. Tomoko non è di certo al sicuro, ma perlomeno è ancora viva. Prima ancora che il Dainin possa interrogarsi sulle motivazioni per cui una donna, da sempre ligia al dovere e alla famiglia, si è unita ad un culto di pazzi fanatici, le parole di Kaori ne espongono la motivazione più semplice. Le stata promessa la cosa che più desidera al mondo: il ritorno di suo marito. Anche Azrael si è trovato in una situazione analoga. Era insicuro, instabile, per nulla conscio di sé e di quanto avrebbe potuto fare, quando gli fu proposto un modo rapido di accrescere le proprie forze per far quello che più bramava fare: proteggere i suoi cari. Il costo fu diverso, all’epoca e ne porta ancora i contorni incisi sul petto, ma la comprende. Comprende l’instabilità emotiva che ha portato la donna a compiere quell’insano gesto. Le preoccupazioni della ragazza passano, poi, alle prossime mosse da fare e, ancor di più su quel che accadrà alla madre, qualora la riportassero a casa sana, salva e con le idee più chiare e lucide di quanto abbia in questo momento. Diventerà una nemica di Konoha? Gli ANBU la giustizieranno? Tutte domande che, seppur escludendo le forze speciali, anche il Dainin si è fatto in passato per quanto riguarda sua madre, incarcerata per molto, molto tempo, con l’accusa d’omicidio pendente sulla di lei testa come fosse una spada di Damocle. Non ha nemmeno bisogno di pensarci, non serve che metta troppo in discussione la propria rigidità ed il proprio senso del dovere per esser certo che avrebbe ucciso chiunque avesse anche solo pensato di far male a quella donna. La donna che ha cresciuto colei che ama più della propria stessa vita. Non ha fatto del male a nessuno, è piuttosto certo che non ne farà. È stata complice di un rapimento, questo è assodato, ma non nel pieno delle di lei facoltà di intendere e di volere. La depressione, come anche specificato dalla Hyuga, medico più eminente che conosca, è uno stato clinico che porta a tutt’altro che a prendere decisioni volontariamente. Tanto gli basta per decretare che, sebbene egli sia fortemente contrario a chiunque muova anche solo un dito contro la Foglia, Tomoko Hyuga non è affatto una criminale. E, di certo, non è colpa della figura disperata e distrutta che ha tutt’ora innanzi, se le cose sono andate in questo modo. I senso di impotenza che prova in questo momento, nel vedere Kaori mutare dalla tristezza alla disperazione, sin quasi fino all’isteria ha uno sgradevole sapore di familiarità. È come se rivedesse un vecchio compagno di cui non ricordava bene il volto, ma di cui ricordava perfettamente l’antipatia e l’astio che provava nei suoi confronti, riesumati dal semplice vederlo di sfuggita, per caso. Non sa cosa fare, tutto quello che sa – di cui è assolutamente certo – è che detesta sentirsi così e che, ancor di più, detesta l’idea che Kaori si senta in questo modo. Gli strilli acuti della ragazza gli feriscono i timpani, vederla strapparsi quasi i capelli violacei dal capo gli serra la gola, sentirla aggrapparsi con tanta convinzione al corpo di un uomo che non sa bene cosa fare gli toglie l’aria dai polmoni. Eppure, guardandolo in viso, nulla di tutto questo si potrebbe leggere o notare. I suoi lineamenti sono calmi, fissi, nemmeno uno dei suoi muscoli facciali si esibisce in una contrazione, neanche minimamente. Le labbra restano pressate in una linea dura e dritta, gli occhi bui permangono fissi sulla figura della Hyuga, senza mostrare accezioni di comprensione, frustrazione, tristezza o qualunque altra emozione stia in questo momento provando. Non perché non le provi, come la ragazza può certamente sentire tramite il loro legame empatico, ma semplicemente perché uno dei più istintivi comportamenti in risposta a sensazioni così negative che conosce, fin da piccolo, è quello di restare freddo ed impassibile. Non può permettersi di esplodere, non in questo momento, non mentre la donna che ama cade in pezzi dinanzi ai suoi occhi color pece. Deve domarlo, deve domare quel che sente e razionalizzare l’accaduto, per cercare una soluzione assieme. Abbassa le braccia, restando sempre silente, allontanandosi da lei di un passo. Il capo ruota nei dintorni della stanza alla ricerca di un armadio. Vi si avvicinerebbe, aprendo con cura e con massima calma le ante, sporgendosi per raccogliere una coperta o un lenzuolo, insomma, qualunque cosa possa coprirla. La prenderebbe per riavvicinarsi alla di lei figura e poggiarle quella effimera protezione sulle spalle, tentando di farla calmare, almeno un po’. Non è per nulla bravo in questo genere di cose, per questo motivo sta improvvisando. Porterebbe le mani al petto a formare i sigilli del bue, del cane, del drago e del cinghiale per trasportare una minma quantità di chakra verso i punti di fuga del proprio fianco, in modo da farla materializzare accanto a sé sottoforma di una sfera. Terrebbe bene in ment le proprie fattezze, l’altezza di un metro e ottanta, la corporatura snella, ma tonica e compatta. Ripercorrerebbe i propri tratti facciali, le sopracciglia curate, gli occhi profondi, il naso dritto e le rosee sottili, oltre che la linea della mascella e del mento, decorato da quell’accenno di barba perennemente curata. Disegnerebbe nella propria psiche la forma dei propri muscoli del torso, scoperti dall’assenza di estiario, privi di bende come di segni quali marchio maledetto e tatuaggi. Le gambe, fasciate dello stesso tessuto che porta indosso in questo momento ed i piedi nudi. Con la stessa grazia di un pittore navigato vi applicherebbe i colri, il crine corvino e spettinato, l’oscurità della notte che gli caratterizza le iridi, il grigio scuro dei pantaloni e la carnagione diafana. Rilascerebbe poi il chakra per creare una perfetta copia di se stesso, cui darebbe mentalmente l’ordine di scendere in cucina e preparare un tè, prima che essa sia realmente formata. A questo punto, se tutto fosse andato come desiderato, la copia scenderebbe le scale per recuperare un bollitore, dell’acqua, un paio di tazze e le relative bustine di tè nero. L’originale, intanto, si premurerebbe di sollevare il corpo della ragazza prendendola in braccio, sempre che lei glielo permettesse, per sistemarla sul letto – in quella porzione non occupata dalla belva dormiente – finendo, così, le idee che potevano sovvenirgli in quella situazione. Tutto quel che dovrebbe fare in questo momento è parlare. Dire qualcosa. Qualunque cosa. < Andrà tutto bene. > La voce ridotta ad un sussurro sottile, grave e roco. Ne è fermamente convinto, certo, ma ciò di cui non è sicuro è l’utilità di quel dire così semplice e scontato. < Abbiamo gli Inuzuka e gli Hyuga, seguire le tracce di Harumi e di tua madre non sarà un problema. > Chiarisce, riflettendo su quanto, in effetti, potrebbe essere semplice per un segugio prendere qualche loro effetto personale per ritroarle entrambe. < Staranno bene. Non hanno intenzione di fare del male ad Harumi o lo avrebbero fatto qui dentro, senza rischiare di mettere in mostra un loro nascondiglio. E se tua madre viene considerata una di loro, non le verrà torto un capello. > Proseguirebbe nella propria spiegazione estremamente logica e razionale dei fatti, unica cosa che gli riesce in questo frangente. Permarrebbe sul bordo del letto, accanto al corpo della Consigliera, allungando la mancina per prenderle la mano e cercare di infonderle tutto il conforto di cui è capace. < Sì, dobbiamo informare Hitomu e lo faremo al più presto, ma devi prima calmarti. > Di certo non la lascerà andare in quelle condizioni in qualunque luogo che sia più lontano del soggiorno di quella stessa abitazione. < E nessun uomo mascherato farà mai del male a tua madre, che siano i cattivi o che siano i buoni. Hano lasciato andare criminali molto peggiori negli anni, sicuramente non sarà intenzione degli Anbu imporsi sulla condanna di tua madre. > Mancherebbe di aggiungere il resto del proprio pensiero a parole, ma non può fermare quanto il proprio cerebro elabora successivamente. “Se scendere a patti col Generale non basterà, dovranno passare sul mio cadavere per farle del male. E non credo che nessuno di loro ne sia capace.” Incapace di dire altro, a questo punto, cercherebbe di tranquillizzarla sul minore dei problemi, ovvero la tigre assopita accanto a lei, il cui corpo si muove ritmicamente seguendo il respiro pesante del sonno forzato dai sedativi < Questo gattone è forte quasi quanto noi. Non basterebbero dieci di quelle siringhe per buttarla giù, non temere. > Terminerebbe, saettando nervosamente con lo sguardo verso la porta, in attesa che la copia porti su qualcosa di caldo da farle bere per rinvigorire la gola che – ne è certo – sarà fortemente danneggiata dalle urla e dal pianto mai cessato. [ Chakra ON – Moltiplicazione Superiore Estrema del corpo x1 ]

20:01 Kaori:
 Il suo mondo sta letteralmente cadendo in pezzi. Dopo quanto accaduto a suo padre si era ripromessa di non commettere più un simile sbaglio, di non concedere a nessun altro l'occasione di ferire la sua famiglia e farle del male. Si era ripromessa di fare attenzione, di non ignorare più alcun segnale. E poi, come un'idiota, ha sottovalutato la depressione di sua madre fino a questo punto. Esattamente come è successo con Mekura. Gente a cui aveva detto e ripetuto di essere lì per loro che si sgretolava sotto i suoi occhi senza che se ne rendesse nemmeno conto. O meglio, no; sapeva che sua madre stava male. Sapeva che non aveva mai superato il lutto, il dolore per la perdita di suo marito, ma non ha mai fatto quello che era necessario per aiutarla. Si sentiva così tanto frenata dall'idea di sbattere in faccia a sua madre la morte di Naru che aveva preferito lasciar correre, lasciarla sprofondare nel suo dolore con la speranza che un giorno si sarebbe resa conto da sola che lui era morto e non sarebbe più tornato. Che anche se suo marito l'aveva lasciata, aveva comunque una famiglia lì con lei. Una figlia che le voleva bene, delle bellissime bambine che avevano bisogno del loro aiuto e della loro presenza. Non era stata abbastanza forte da fare quello che era giusto. Come se un ortopedico si tirasse indietro davanti ad una lussazione per la riluttanza di dover fare ancora più male per rimettere a posto il danno. Come se si limitasse a sperare che prima o poi l'osso si rimetta a posto da solo. Kaori è stata codarda. Ha ignorato il malessere della madre perché non aveva la forza di fermarla, di metterla davanti alla realtà dei fatti e obbligarla ad affrontarla. Ha lasciato che soffocasse il proprio dolore in tutte quelle missioni compiute, che sfuggisse alla consapevolezza della sua nuova vita buttandosi in qualsiasi altro incarico che potesse tenerle la mente occupata ed impegnata. E adesso ne paga le conseguenze. A caro prezzo. Ha perduto sua madre, Harumi e anche il rispetto che aveva iniziato a nutrire per se stessa. Come può ancora definirsi un medico quando ha permesso che una cosa simile accadesse? Come può ritenersi una fedele ninja di Konoha quando ha lasciato che una donna instabile servisse il Villaggio in simili condizioni? E' colpa sua. E' solamente colpa sua. E non può fare a meno di sentirsi tremare l'anima, mancare il fiato, al solo pensiero di come la povera Harumi possa sentirsi, di cosa potrebbero farle adesso che l'hanno presa con loro. La colpa la sta logorando e consumando dall'interno: gliel'aveva promesso. Aveva promesso che non avrebbe mai permesso a quegli uomini di prenderla con loro. Che sarebbe stata al sicuro, che l'avrebbe difesa. E poi è stata tradita proprio dentro casa sua, da una persona che credeva esserle vicino, di cui pensava potesse fidarsi. Kaori ancora non si capacita pienamente di quello che è successo e non riesce a fare a meno di piangere e strillare il proprio dolore sentendosi ad ogni gemito, ad ogni singhiozzo, più stanca e spossata. Azrael è lì, l'ascolta, l'osserva con fare imperturbabile e apparentemente indifferente, ma nella mente della Hyuga si propagano sensazioni, sentimenti ed emozioni che sa appartenere a lui. Come una nube oscura e pesante che la sovrasta e avvolge ecco che i pensieri del Nara si diffondono in lei mentre dalle sue labbra neppure una parola vien fatta uscire. Si limita ad alzarsi lasciando che Kaori perda il suo appoggio e che le sue mani tornino a poggiarsi sul pavimento, la schiena pesante ricurva verso il basso, i capelli a scivolar attorno a sé come fossero un mantello. Il pianto continua incessante, un po' meno potente man mano che le lacrime escono copiose e che lo stordimento della notizia si fa meno intenso. La gola continua a bruciare, raschiata da quelle grida strazianti, mentre i singhiozzi le concedono qualche attimo di pausa, ad intervalli irregolari, concedendole quanto meno di respirare. Azrael si avvicina all'armadio e quando ritorna le avvolge attorno qualcosa di caldo, di morbido che Kaori non distingue neppure, presa dal totale frastornamento di quel momento. Si limita a sollevare su di lui lo sguardo con le lacrime che colano fino al momento mentre l'altro crea accanto a sé una sua copia. Questa senza dir nulla esce dalla stanza mentre il Nara si china a prendere la giovane in braccio. Kaori non resiste, non cerca di opporre resistenza né di aiutarlo. Quasi come un corpo incosciente si abbandona al suo volere sentendosi sollevare e stringere al suo corpo per venir portata un istante più tardi sul letto accanto alla bella Asia ancora immobile fra le lenzuola. Rimane distesa su un fianco, si rannicchia all'istante, d'istinto, facendosi piccola piccola nella coperta che le ha avvolto attorno, con lo sguardo fisso sulla figura del Dainin seduto accanto a lei sul bordo del materasso. Solo a quel punto l'ANBU la rassicura, la tranquillizza, andando ad afferrarle la mano e proponendole un piano idealmente semplice da seguire per risolvere ogni cosa. Le ricorda che per quelli che sono i piani di Frollo, Harumi serve loro viva e vegeta esattamente come al tempo Cappuccio Rosso aveva bisogno di una Kaori in salute e in piene forze. Questo pensiero la rincuora un po' facendola annuire lentamente, facendo cessare i gemiti e i rantoli che fino a quel momento le erano usciti raschianti dalla gola. Continua a piangere silenziosamente ancora travolta dagli eventi di quella giornata ma con la consapevolezza che quanto meno il peggio non si è ancora verificato e che, soprattutto, non lo avrebbe dovuto affrontare da sola ma che Azrael le sarebbe rimasto al fianco per tutto il tempo. Il Nara mantiene una facciata tranquilla, non le mostra alcun tipo di agitazione e le carezza la mano tenendo la voce calma e sicura, mentre le sue parole vanno a rassicurarla sul fatto che al momento nessuna delle persone alle quali tiene rischiano di venir ferite. Kaori sceglie di credergli perché l'alternativa sarebbe semplicemente insopportabile e sentendo le lacrime rigarle silenziosamente il viso resta semplicemente immobile ad aspettare che il sangue smetta di inondarle le orecchie, di scorrere assordante nella sua testa. Il respiro si regolarizza molto lentamente, il cuore trova pian piano un suo ritmo e lo sguardo della giovane ruota appena per osservare la sagoma di Asia al suo fianco quando Azrael cerca di rassicurarla anche sulle sue condizioni. Chiude stancamente gli occhio ruotando di nuovo il capo in direzione di Azrael e li riapre poco dopo per guardarlo con fare spento, vuoto. < Come... come ho potuto lasciare che accadesse di nuovo? > mormora lei con la voce bassa, roca e nasale per via del pianto non ancora completamente cessato. < Per la seconda volta mi trovo contro un mio stesso genitore perché non mi ero accorta di cosa stesse succedendo sotto i miei occhi. > continua lei deglutendo, sentendo la gola bruciare in quell'atto. < Come potevo dirle di aprire gli occhi? Di arrendersi al fatto che lui non sarebbe più tornato? Non-- ce la facevo. > mormora la Hyuga con tono spento, basso, sentendo il naso pizzicare mentre nuove, silenziose lacrime scivolano giù dai suoi occhi arrossati. < E ora guarda cos'è successo... > Un sorriso amaro, sconfitto, le distorce le labbra tremanti mentre espirando stancamente va abbassando lo sguardo, incapace di sostenere oltre quello di lui. < Io... avevo pensato che avremmo potuto avere un figlio nostro, sai? > confessa la ragazza con un filo di voce, lo sguardo vacuo mentre la spossatezza che segue i forti pianti prende posto dentro di lei, annullando ogni sua altra forma di energia. < Avevo pensato che un giorno, magari... > la voce s'affievolisce e si disperde nel silenzio della stanza per pochi istanti prima che Kaori riprende a parlare. < Ma come potrei? Come... come posso pensare di creare una nuova famiglia se non sono capace di prendermi cura di nessuno? > domanda allora ricercando solo ora, ferita, il volto di lui. Colpa e vergogna si mostrano sul suo viso mentre le labbra si stringono in una smorfia sofferente, bagnata del suo dolore salato. < Prima mio padre, sotto il controllo di Cappuccio Rosso. Poi mio fratello è stato rapito ed ora non vuole più vedermi perché crede che non abbia voluto salvarlo. Poi Kouki se n'è andata e non ho idea di cosa le stia succedendo. Adesso mia madre si è unita a una setta di fanatici folli e ha portato loro anche Harumi... > Una risata isterica, triste, esce bassa dalle sue labbra scuotendola piano, distorta da un tono lamentoso e ferito. < Proprio l'altra sera mi aveva chiamata mamma, lo sai? > rivela per la prima volta sentendo il pianto scuoterle nuovamente il petto, il respiro. < Le avevo promesso che l'avrei protetta, che non le sarebbe successo niente. > La voce sfuma fino a spegnersi e Kaori sente l'aria uscire stancamente dalle sue rosee assieme alle lacrime che scivolano dai suoi occhi fino a bagnare il cuscino. < E guarda com'è andata a finire... > sussurra, alla fine, richiudendo gli occhi, abbassando la voce fino a tacere mentre poco a poco i singhiozzi s'attenuano e persino il respiro torna a farsi regolare. Esausta, priva di forze, resta rannicchiata sul suo letto con la mano stretta a quella di Azrael come in un tentativo di aggrapparsi disperatamente a lui e non lasciarlo più andare. Non dice altro, non aggiunge altro, rimane solo spenta, quasi esanime, fra le lenzuola del proprio letto senza quasi neppure accorgersi della copia del Nara che torna nella stanza portando con sé due tazze fumanti di té caldo. Non le importa. Niente ha più importanza se la sua famiglia non è con lei. Non in questo momento, almeno. Non in questo istante. Stanca. Si sente mortalmente stanca. Stanca di occuparsi di tutti, di tutto. Stanca di combattere, di resistere, di lottare. Desidera solo fermarsi. Chiudere gli occhi, riposare. Cadere. Per una volta, una soltanto, vorrebbe che le sorti del clan, del Villaggio, della sua famiglia, semplicemente non dipendessero da lei. [ Chakra: on ]

12:23 Azrael:
 comprende perfettamente le reazioni di Kaori. Il senso di colpa è una sensazione con cui il Dainin ha a che fare da moltissimi anni, fin da quando era solo un bambino quel sentimento gli pungolava l’anima tutti i giorni, quasi come fosse il suo unico amico. Un amico fortemente indesiderato, ma pur sempre una presenza familiare nella sua vita. Ed è proprio per questo, proprio perché la comprende pienamente, che non sa cosa fare. Non ha risolto i propri problemi in merito alle colpe che negli anni gli si sono accumulate sulle spalle e non riesce a pensare lucidamente un modo per sollevarle da spalle altrui. La lingua schiocca nervosamente sul palato, la copia entra dalla porta per poggiare il vassoio con due fumanti tazze ricolme di tè nero sul comodino, restando ad osservarli per attendere ulteriori ordini. < Vai-- > Inizia il Nara, non sapendo bene cosa sarebbe la cosa giusta da fare, qualcosa che possa effettivamente essere utile alla situazione < --va a preparare qualcosa da mangiare. Qualcosa di dolce, magari. Se non ci sono gli ingredienti vai a fare la spesa. > Il tono non è perentorio come al solito, ma incerto, condito dalle insicurezze che, scomodamente, gli attanagliano la mente e l’animo. Il suo duplicato annuisce silenzioso, limitandosi a lasciarli nuovamente da soli per adempiere ai compiti che gli sono stati affidati. Torna con lo sguardo sulla Hyuga, il Dainin, stringendole la mano con rinnovata convinzione. Deve restare calmo, deve infonderle sicurezza, deve mantenere il controllo. < Kaori, quante volte mmi sono ritrovato a rivolgerti discorsi del genere? > Le domanda retoricamente, sollevandole la mano per lasciarle un bacio sul dorso. Le labbra fremerebbero sulla di lei pelle, se lei non stesse ancora opponendo resistenza, ed indugerebbero per qualche istante prima di riporre nuovamente sia la propria mano che quella della Jonin tra le coperte. < Non è tua la colpa di quanto accaduto. Così come non è mia la colpa di quanto portato a termine da Kuricha. È tua madre e tu sei sua figlia. Lei avrebbe dovuto consolare te, non il contrario. Non è questo l’ordine delle cose ed il fatto che tu sia stata spiazzata dal suo comportamento non è una colpa, è semplicemente umano. > Chiosa a voce bassa, ma sicura e decisa, priva di quel tremolio chcon cui si è rivolto alla copia solo pochi istanti prima. Sembra piuttosto certo di quanto dice e di quel che pensa, perlomeno finché quella idea prende voce da parte della donna con cui ha deciso di passare il resto della vita. La stretta della mano si fa meno convinta, le estremità calano di temperatura, gli occhi si sgranano e le labbra si schiudono in un’espressione sorpresa. < Un—figlio? > Domanda, come se non avesse ben capito di cosa l’altra stia parlando, come se non avesse la più pallida idea di cosa quella parola voglia significare, come non fosse la sua stessa lingua quella che l’altra sta parlando. Stava pensando di sposarla, lui. Certo, è passato poco tempo, ma quello è il pensiero più folle che gli fosse venuto in mente. L’eventualità di costruire una famiglia, una vera famiglia, con lei non lo aveva mai minimamente sfiorato. Fino a questo punto. Quando quell’eventualità gli viene sbattuta in faccia come uno schiaffo a pieno palmo sulla guancia. L’impatto, però, non lo agita quanto potesse pensare. L’idea oo terrorizza, questo è certo, ma non riesce, adesso, a non rifletterci sul serio. Come potrebbe essere? Immagina un piccoletto, simile al suo Ken, ma con gli occhi perlacei della madre, i capelli scuri e arruffati davanti al viso paffuto e candido. Oppure una bambina dai grandi occhi neri ed i capelli viola scuro che risaltano contro la pelle pallida. L’immagine di una Kaori che porta in grembo il frutto del loro amore, la testimonianza che i due sono una vera e propria famiglia. Una famiglia normale. Niente genitori violenti o assenti, niente adozioni dalla dubbia validità, niente di tutto questo. Solo Azrael, Kaori ed una loro piccoola versione in miiatura che stringe loro la mano, chiedendo di andare da Ichiraku per scoprire se gli piace di più il manzo, l’uovo o qualcosa di totalmente diverso. Il cuore inizia a pompare più rapidamente il sangue nel corpo, la temperatura delle mani sale e la stretta, istintivamente, diventa ancora più forte e salda di prima. Non ha ancora detto nulla, perché non saprebbe decifrare quel che gli è avvenuto dentro in questo momento, a questa improvvisa rivelazione. Si limita a sorridere pacatamente, un’espressione che non rivela la candida dentatura, ma che si limita ad incurvargli gli angoli delle labbra. < Ehi. > Tenterebbe di interrompere quel flusso di pensieri pessimisti che, a ruota libera, rischiano di farli impazzire entrambi. < Hai salvato quella bambina da morte certa. Le hai messo un tetto sulla testa, le hai dato da mangiare e le hai dato l’affetto di una madre che, senza di te, non avrebbe mai scoperto. Questa storia non è “andata a finire” in nessun modo. Le hai promesso che l’avresti protetta e lo farai, lo faremo. Non è passato neanche un giorno, probabilmente prima che possano torcerle anche solo un capello l’avremo già recuperata. E per tua madre, anche se sarà più difficile, fareo lo stesso. > Le ripete, cercando ancora una volta di rassicurarla, di farle capire che non è ancora tutto finito, ma che è appena iniziato, che quei pazzi mascherati non hanno la più pallida idea di cosa hanno risvegliato nei due ninja più validi della Foglia. < Adesso basta. Alzati. > Le ordina, facendo forza sulle gambe per mettersi in piedi, lasciandole la mano per voltarsi ed andare alla libreria per raccogliere un foglio di carta e, qualora ne trovasse, un pennino da scrittura. < La deshi che incontrai da Ichiraku si sarebbe già messa sulle loro tracce, fallendo miseramente perché, insomma, era una deshi. E i deshi non sanno fare un cazzo. > Cercherebbe di farla sorridere, mordendo la parte non appuntita del pennino con i canini affilati, evidentemente in uno stato pensieroso < Ma ora siamo una Jonin e un Dainin, qualcosa potremmo anche riuscire a farla. Mi dai una mano? > Solleva lo sguardo su di lei, il pennino ancora stretto tra i denti, sfidandola solo con quello sguardo a dare un calcio alla disperazione che la sta opprimendo per mettersi accanto a lui e fare qualcosa di concreto. [ Chakra ON ]

09:42 Kaori:
 Quasi non s'avvede del ritorno della copia nella stanza. Non vi presta attenzione, non le rivolge lo sguardo, persa semplicemente nel proprio sconforto. Sa di starsi lasciando andare, sa che non sta reagendo al meglio a quell'ennesima pessima notizia. Sa di starsi praticamente crogiolando nel dolore, un atteggiamento che per altro non ha mai sopportato. Ma si sente stanca. Sfinita da quella sequela senza fine di brutte notizie e battaglie. Sente l'odore del tè caldo riempire la stanza, la porta richiudersi ed Azrael stringerle la mano con maggior forza. La solleva, ne bacia il dorso e la ripone con dolcezza sulle lenzuola mentre va a confortarla e rassicurarla di come quanto sia accaduto non dipenda interamente da lei. Non gliene fa una colpa eppure Kaori non può fare a meno di sentirsi colpevole e responsabile di quanto è successo. Il pensiero la fa sentire nauseata. < Allora perché mi sento come se fosse stata colpa mia? > domanda con disarmante vulnerabilità? Lo guarda negli occhi con la stessa espressione aperta ed ingenua che gli ha rivolto durante il loro primo incontro anni prima, quand'era soltanto una giovane ed inesperta deshi alle prese con la vita. Ricca di speranze, promesse e buoni propositi. Non aveva ancora conosciuto il dolore della perdita, della sconfitta, della paura. Non aveva mai affrontato nulla che fosse più orribile di una sgridata da parte di suo padre. Adesso Kaori è cresciuta. E' una Jonin e Consigliera della Foglia e sulle sue spalle vi sono molte responsabilità: nei riguardi dei ninja cui fa da insegnante e mentore, nei riguardi dei pazienti che cura in ospedale, nei riguardi degli studenti dell'Accademia e marginalmente della popolazione tutta di Konoha. E poi... c'è la sua famiglia. Le persone delle quali avrebbe dovuto prendersi cura, le persone che non avrebbe mai voluto deludere. Le persone che più ama al mondo e che, una dopo l'altra, le sono state strappate via. O che è stata troppo debole da tenere vicina a sé, non è sicura di come dovrebbe considerare la cosa. In questo stato di torpore ed incertezza, si ritrova a confessare quel pensiero che più volte aveva carezzato lezioso la sua mente. L'idea di un figlio suo, *loro*, di cui prendersi cura e da proteggere. Hanno parlato in passato del loro desiderio comune di vivere assieme, di non separarsi mai, di non esserne capaci. Nella mente di Kaori il suo futuro -qualunque esso sia- è accanto ad Azrael. Lui è la sua casa. Eppure non hanno mai discusso di questo e il pensiero era rimasto segregato e nascosto nel cuore della Hyuga, nato forse in modo infantile. Quando ha visto la gioia dipinta sul viso di Azrael nel parlare di Ken e di come alla fine le cose fra loro si siano sistemate e siano andate per il meglio, si è sentita travolta da un moto di gelosia ed invidia nel sapere che era qualcosa che non poteva condividere a pieno con lei. Sapeva che per quanto fosse rimasta al fianco del Nara, per Ken non sarebbe mai stata altro che un'amica, al più una zia, magari, perché la sua mamma è Mekura. Il pensiero le ha rivoltato lo stomaco. Ha sentito un violento fiotto di gelosia corroderle lo stomaco. Si è sentita derubata da Mekura della possibilità di crescere Ken al fianco di Azrael perché lui le ha sempre confidato di volere che loro andassero d'accordo, che anche Kaori si prendesse cura del figlio. E per quanto lei possa farlo, non avrà mai alcun diritto su quel bambino. Per quanto possa volergli bene o tenere a lui, per quanto Azrael possa desiderare che Ken tenga a lei, Kaori non avrebbe mai potuto costituire per il piccolo nulla più che una figura marginale. E' stato allora che ha iniziato a pensarci. Che ha iniziato a pensare a come sarebbe stato se avessero avuto un figlio loro. Un figlio frutto del loro amore e non di una violenza od una menzogna. Un figlio condiviso con qualcuno che hai scelto e non che ti è stato imposto. Il pensiero le ha fatto tremare il cuore, le ha dato speranza per il futuro. Ma ora... adesso la prospettiva la terrorizza, quasi la repelle. La sola idea che qualcosa di male potrebbe anche solo avvicinarsi a sfiorare quell'ipotetico bambino la spaventa: non perché tema che lui -o lei- possa venir ferito/a. Ma perché non ha idea di come avebbe potuto reagire ad una simile possibilità. Quanto in là avrebbe potuto spingersi. Azrael pare sconvolto da quelle parole, con gli occhi sgranati e le labbra schiuse mentre ripete balbettando quell'idea. Sente la sua mano lasciare debolmente la sua, le sue dita divenire gelide. Il terrore le riempie il cuore mentre teme di aver fatto il passo più lungo della gamba, di averlo allontanato da sé con quella rivelazione fin troppo prematura. < N-non ora. Era solo un pensiero... per il futuro, una possibilità. > si affretta a dire lei con gli occhi ricolmi di paura. Tenta goffamente di ritrattare, di rimangiarsi -come può- quel che ha detto per non lasciare che l'altro le sfugga di mano. < Non intendevo s-sul serio, capisco che la cosa sia prematura e c-che hai già Ken q-quindi, davvero, non devi pensarci sul serio. Dimentica che abbia tirato fuori q-quest'assurdità. > quasi una preghiera il suo dire mentre l'altro permane in silenzio assorto in chissà quale pensiero che Kaori non riesce bene a leggergli dentro. La sua mente è un agglomerato di sensazioni e sentimenti diversi e la ragazza non ha abbastanza forze, al momento per riuscire a tradurli e comprenderli. Sa solo che quando le labbra di Azrael si incurvano in quel piccolo sorriso le sembra di tornare a respirare e che la sua voce è per lei pura salvezza. Ascolta a sguardo basso il suo dire fino a quando l'altro non rinnova il suo desiderio di aiutarla a recuperare le persone attualmente perdute. Kaori rialza il viso e nel guardarlo annuisce piano, concordando con lui, sebbene al momento le sembri di vedere tutto nero ed impossibile. Sospira silenziosamente, stancamente, fino a quando Azrael non le lascia la mano e spezza quel densio silenzio con rinnovata determinazione. Kaori lo vede avvicinarsi alla libreria e aggrottando le sopracciglia si ritrova a issarsi faticosamente su, a sedere, con la coperta ancora avvolta sulle spalle e i lunghi capelli spettinati a seguire quel movimento. L'osserva confusa, con gli occhi gonfi ed arrossati dal recente pianto, il naso dalla punta rossa e le labbra umide. Lo vede recuperare un pennino ed un figlio e con espressione interrogativa inclina appena il viso ridacchiando a voce bassa quando il ragazzo fa quella battuta che -lei sa- vuole solo stemperare l'atmosfera pesante. Lo vede sistemarsi il pennino fra i denti e quando sente quella sua richiesta, si ritrova ad alzarsi in piedi con fare incerto tenendosi stretta nella coperta, ancora visibilmente confusa. < Cosa vuoi fare? > domanda non capendo bene a cosa servano quel foglio e l'inchiostro. < Cioè, no. > si corregge poi schiarendosi la voce. < Cosa dobbiamo fare? > rettifica lasciando ricadere la coperta alle sue spalle quasi con fare simbolico, per fargli capire che sì, qualunque cosa avrebbe voluto fare, avrebbe potuto contare su di lei.

10:40 Azrael:
 Il modo frettoloso in cui Kaori tenta di ritrattare quanto ha detto prima, forse troppo prematuramente, porta il Nara a sollevare lo sguardo verso di lei, gli occhi ricolmi di divertimento, quasi come se volesse bonariamente prenderla in giro. Non ha alcuna intenzione di offenderla, ma la maniera in cui la Hyuga cerca di rimediare a quello che lei pensa esser stato uno sbaglio lo diverte molto. Le sorride, lasciando che la lingua faccia capolino dalle labbra in una linguaccia < Ehi, tranquilla. Non ho intenzione di dislocarmi a Suna per fuggire dalla prospettiva di una responsabilità. > Le dice immediatamente, cercando di non far trasparire altro che la comprensione verso quel desiderio, assolutamente comprensibile. < Non… > Il tono di voce è basso, appena sussurrato, mentre cerca di dare un ordine alle emozioni che quella rivelazione gli ha provocato. < …non mi sembra così assurdo. Cioè, so che non hai intenzione di farlo proprio adesso, ma in un futuro-- > Abbassa lo sguardo verso terra, riscoprendosi improvvisamente timido ed impacciato, privo della consueta sicurezza che lo caratterizza < --perché no. > Conclude, risollevando lo sguardo appena in tempo per notare la Jonin che si solleva dal materasso in cui si stava lasciando quasi affogare a causa di quel marasma di avvenimenti. Cosa dovrebbero fare, gli chiede lei. È una domanda a cui, effettivamente, Azrael non sa come rispondere. Resta silente per qualche istante, osservando il foglio bianco che tiene nella mano destra. < Mmh… cerchiamo di ricostruire i fatti. > Principia, denotando una totale assenza di capacità di investigazione. È un Anbu da quando ha memoria, ma non si è mai interessato troppo a qualcosa che non sia prettamente legato all’azione. Crea strategie in battaglia in meno di un istante, ma seduto in una stanza con un foglio ed un pennino in mano, non sa far altro che disegnare o scrivere canzoni e poesie. La mancina che stringe lo strumento da scrittura intriso di inchiostro nero inizia a viaggiare sulla carta, abbozzando una mappa stilizzata di Konoha e dei suoi dintorni. Lo sguardo resta concentrato sulle linee scure che vengono marchiati sul candore del foglio. < Riesci a capire, anche solo vagamente, da quanto tempo Asia è stata sedata? Comincia a svegliarsi e, magari, possiamo risalire al tempo che è passato. > Solleva lo sguardo in direione della grande fiera ancora riversa sul letto, ma che ogni tanto si esibisce in qualche spasmo involontario, segno che i muscoli si stanno liberando dalla morsa dell’anestetico. < Dubito fortemente che qualcuno di loro sia anche solo lontanamente al mio livello… > Continua a sciorinare teorie ed ipotesi, riflettendo sul fatto che non possono essersi spostati tramite la Dislocazione < …e le ronde che si aggirano nei pressi della stazione dovrebbero averli scoraggiarti dall’usare il treno. Resta solo da pensare che si siano spostati a piedi. > Terminerebbe, rialzando solo ora il capo, sperando che il rendersi utile possa distrarla dai sesi di colpa e possa tirarla un po’ su, oltre che aiutare a ritrovare la piccola e sventurata Harumi. [ Chakra ON ]

11:22 Kaori:
 La reazione di Azrael alla preoccupazione di Kaori è tranquilla e quasi divertita. Le mostra una tenera linguaccia e poi tenta di rassicurarla andando, via via, a rivelarsi più impacciato e intimidito. Il modo in cui sembra essere incerto e vulnerabile porta Kaori a rilassarsi di colpo, a guardarlo con meravigliato stupore mentre la possibilità di quel futuro sembra tornare a rilucere nella sua mente. Ancora terrorizzata alla sola idea, ancora piena di dubbi sulla fattibilità di quell'intenzione dati i recenti avvenimenti, ma... adesso sa che Azrael non è contrario. Non fuggirebbe da quella prospettiva. < Perché no... > ripete lei con un filo di voce abbozzando un sorriso timido, piccolo, per farsi forza nonostante tutte le difficoltà che da ora in poi si ritroverà costretta ad affrontare. A quel punto lo vede alzarsi, allontanarsi e si ritrova a sedersi per osservare le movenze del Nara il quale cerca di aiutarla a riprendersi iniziando a pensare a come sistemare l'intera faccenda. La Hyuga tira su col naso e si mette in piedi con fare un po' malfermo ma deciso. Lascia cadere a terra la coperta come se stesse lasciandosi alle spalle quel breve attimo di debolezza e di sconforto e cerca di tornare lucida a riflettere sulle prossime mosse da fare. Annuisce quando Azrael le propone di ricostruire l'accaduto e quindi si avvicina a lui per vedere cosa sta tracciando sul foglio appena recuperato. Osserva lo schizzo della mappa di Konoha appena abbozzato dal Dainin e quindi ascolta la sua domanda andando a sollevare il capo per ruotare lo sguardo verso la figura di Asia distesa sul proprio letto. < Uh-non sono sicura. > ammette lei deglutendo, umettandosi rapidamente le labbra mentre si asciuga le guance ancora umide con la base dei palmi delle mani. < Se fosse un essere umano direi che non sono passate più di due ore. Ma gli animali credo abbiano una resistenza diversa agli anestetici, potrebbe essere passato anche meno. > spiega la ragazza tornando a guardare il Nara, ad ascoltare le sue supposizioni e le sue ipotesi, annuendo lentamente nel concordare con quanto detto da lui. < Sì, questo credo che sia quasi scontato. Se anche fossero tutti Jonin non arriverebbero comunque ad avvicinarsi a te. > dice lei seria, sinceramente convinta delle proprie parole, tirando nuovamente su col naso. < E dubito che siano tutti Jonin. Da quanto ho sentito in Magione quelli che stavano predicando per il Villaggio sembravano essere ragazzini: ora, la cosa non esclude necessariamente l'altra, ma è piuttosto raro che persone così giovani raggiungano simili livelli di potenza. > dice la sua continuando ad ascoltare il resoconto dell'altro. Annuisce osservando il foglio davanti a loro con fare attento, visualizzando nella propria mente le strade del Villaggio, le piazze, le uscite per immaginare dove quelle persone possano essere andate a nascondersi. < Per andare dove? > domanda quasi più a se stessa che all'altro assottigliando lo sguardo e portandosi una mano al mento, con fare pensoso. < Non credo abbiano esattamente un locale, una base: mi pare di capire che sia un gruppo nomade che si è spostato di terra in terra, non credo abbiano una sede in ogni Villaggio. > dice la ragazza mordendosi nervosamente il labbro. < Non credo alloggino in qualche locanda: sanno per forza che io so che hanno loro Harumi avendo sfruttato mia madre per prenderla, sanno che staremo andando a cercarli. Quindi stanno sicuramente lasciando Konoha... > mormora lei dando voce ai propri pensieri. < O si stanno nascondendo da qualche parte dove sono sicuri che non possiamo trovarli. > termina quindi cercando lo sguardo del ragazzo al fine di cercare nei suoi occhi una risposta ai propri pensieri.

12:12 Azrael:
 La mente del Nara sta viaggiando ad una velocità tale da portarlo quasi al mal di testa. La mappa che ha tracciato sulla carta sta vorticando, l’inchiostro si confonde fino a diventare solo un’indistinta macchia nera sotto i suoi occhi. Attimi infiniti di profonda confusione, prima che il Dainin sistemi il pennino dietro l’orecchio sinistro e unisca le mani nella classica posizione che tanto ha reso famoso Shikamaru Nara. I respiri si fanno profondi e le palpebre calano sugli occhi d’onice. La voe della Hyuga diventa flebile e lontana, ma le di lei parole si stagliano chiaramente nella sua coscienza. < Mh. > Mugugna, senza riaprire gli occhi e senza interrompere il contatto tra i polpastrelli di entrambe le mani. Sta pensando, sta riflettendo attentamente. Non è la sua mansione solita, il suo lavoro non è mai stati dietro una scrivania, ma al centro del campo di battaglia, solo dopo che altri hanno compiuto indagini e gli hanno detto dove andare per spaccare tutto. Per quanto, come tutti i suoi conclannati, sia incredibilmente intelligente è, allo stesso modo, straordinariamente pigro, cosa che non lo ha mai reso un investigatore provetto. < Va bene. > Conclude, infine, riaprendo gli occhi e lasciando le mani lungo il proprio torace scoperto. < Sono giunto alla conclusione che… sono pessimo in queste cose. > Dalle rosee esce un risolino sommesso che segue quella confessione, forse, anche fuori luogo. Nello stesso momento in cui il Dainin si rilassa le idee riprendono a fluire con maggiore coerenza, in maniera tale che possa proseguire con un filo logico. < Qualche ora, quindi… e sono d’accordo con te riguardo il resto. Non alloggiano stabilmente da qualche parte, non avrebbe senso e sarebbe inutilmente pericoloso. > La mancina raccoglie nuovamente il pennino, punzecchiandone la punta un paio di volte nella zona in cui, ipoteticamente, sono loro in questo momento: il punto di partenza. Ripercorre la via che li condurrebbe alle porte di Konoha, fermandosi non appena il pennino s’affaccia fuori dalle porte della Foglia. < Non sono usciti con tua madre. Ne sono quasi certo. > Afferma, battendo il pennino un paio di volte sulla carta, macchiandola disordinatamente di nero < Non sarebbero mai usciti indistuurbati, ma lei sì. Special Jonin sempre in missione e totalmente priva di maschere o segni distintivi. Credo sia uscita da sola da qui. > Solleverebbe lo sguardo, cercando di assicurarsi del fatto che quel discorso non faccia affondare nuovamente Kaori nell’autocommiserazione < E deve essersi fermata da qualche parte, nei dintorni. Magari in qualche posto nascosto che era a disposizione di Frollo o di Cappuccio Rosso già prima, come appoggio provvisorio. > Conclude, riportando alla memoria qualche luogo che potrebbe corrispondere alla descrizione appena fatta, ma senza riuscire a pensare a nulla, se non al particolare specificato dalla Jonin. Una sede, un covo. < Sai… ricordo che Kuricha mi portò in un luogo di ritrovo, ma ero bendato. > La destrorsa passa tra i capelli corvini mentre un lungo sospiro gli scivola fuori dalle rosee sottili e lo sguardo si abbassa, stanco, al pavimento. < Se solo ci avessi fatto più attenzione potrei usare la dislocazione, ma all’epoca non avevo neanche idea di che tecnica fosse e non ho raccolto tutti i dettagli per raggiungerlo in un secondo momento. Ricordo solo che era un posto freddo, umido, sembrava scavato nella roccia e non conteneva nulla se non un altare. Non era decisamente adatto a tenere qulcuno segregato, ma lei mi disse semplicemente che sentiva più affini i luoghi sotterranei. > Terminerebbe, scacciando quel ricordo e sollevando lo sguardo verso di lei, in attesa che possa dirgli qualcosa che lo aiuti in un qualcosa che non gli è per nulla familiare. [ Chakra ON ]

12:33 Kaori:
 Kaori sorride al risolino dell'altro grattandosi la fronte con un gesto stanco. Già. Nemmeno lei è al suo massimo in questo tipo di situazioni, soprattutto non adesso che la sua mente è ancora piuttosto annebbiata e confusa dai recenti avvenimenti. Espira un mezzo sospiro ascoltando semplicemente quanto Azrael va dicendo, confermando per lo più gli stessi pensieri della ragazza. Questa conversazione è un buon modo per ordinare le idee, scacciare l'intontimento del pianto e concentrarsi sulle prossime mosse da fare al fine di salvare sia la piccola Harumi che sua madre, se c'è ancora qualcosa da salvare. Sa bene, la Hyuga, che se anche dovessero riuscire a riportare Tomoko a casa la sua vita sarebbe radicalmente cambiata. Sarebbe stata costretta ad affrontare la propria depressione, a venir seguita da un adeguato supporto medico e in ogni caso all'interno delle squadre ninja del Villaggio non avrebbe goduto dello stesso rispetto di un tempo. Probabilmente non avrebbe più fatto la kunoichi o se l'avesse fatto sarebbe comunque stata tenuta sotto controllo da compagni e superiori. Il pensiero fa venire voglia a Kaori di chiudere gli occhi e fuggire, ma la ragazza cerca di non pensarci: non adesso, per lo meno. Ascolta le deduzioni di Azrael e si ritrova a schiudere le rosee quando l'altro inizia a snocciolare parole circa un eventuale e possibile nascondiglio, una base che potesse avere a che fare con Frollo o con Cappuccio Rosso. < Il laboratorio. > mormora lei sbattendo le palpebre, le ciglia, rialzando il viso per cercare lo sguardo del Dainin. < Il laboratorio dove mi aveva portata Akane. > specifica ricordando fin troppo bene quel luogo che, ancora oggi, di tanto in tanto popola i suoi incubi. < Si trovava sotto i campi d'addestramento fuori dal Villaggio. Quando Raido mi ha portata fuori da lì aveva ucciso tutti quelli che c'erano dentro ma non mi pare che sia stato distrutto. > prosegue la Jonin deglutendo un boccone fin troppo amaro. < Potremmo tentare là. > propone abbassando lo sguardo, sentendo le dita farsi gelide al solo pensiero di rivedere quel posto. Azrael ha quanto pare era stato portato in una specie di grotta, un tempo, da Kuricha, un luogo rituale che parrebbe sepolto da qualche parte e che non è in grado di localizzare. La Hyuga sbuffa dalle narici quella che parrebbe una risatina. < Immagino che tutti questi fanatici agiscano allo stesso modo. > osserva con una punta d'acidità nella voce. < Cappuccio Rosso aveva un Tempio a Kusa, dedicato alla Luna, dove si riuniva con i suoi > solleva le dita a formare, con ambo le mani, il gesto delle virgolette. < "fedeli" > riabbassa le mani facendole ricadere lungo il corpo. < Ma in concreto proseguiva col suo progetto nei suoi laboratori, sparsi qua e là per i Villaggi. > spiega poi espirando, scuotendo appena il capo. Ha un forte mal di testa. < In ogni caso, prima di fare qualunque cosa, dovremo avvisare Hitomu. Non voglio fare lo stesso errore che fece Juusan. Lo avviseremo di tutto e Konoha verrà protetta a dovere. La vita di Harumi e di mia madre non dovrà valere più di quella del Villaggio... > Una specie di ordine che si impone per controllare la potenza dei propri sentimenti.

12:24 Azrael:
 Quelle elucubrazioni nate dalla mente del Nara sono, appunto, soltanto elucubrazioni. Non sono vere e proprie teorie fondate e non sono vere e proprie soluzioni al problema. Non è certo che ci siano vere e proprie soluzioni, al momento. È proprio questo che non gli piace di quella fase dell’azione: il non risolvere il problema. Il creare, semplicemente, un piano per la risoluzione finale. Azrael Nara è un uomo d’azioone. Le sue parole, tuttavia, risvegliano Kaori dal torpore dato dalla disperazione, la portano a rischiarare le pesanti nubi che l’hanno obnubilata sino a quel momento. Il laboratorio. Lo sguardo del Dainin si rialza, la punta con gli occhi bui, ma pieni di speranza e di ammirazione nei confronti della donna che ama. < Avrebbe senso. Avrebbe perfettamente senso. > Mormora, come se la donna gli avesse detto la cosa più intelligente al mondo. < Quindi basterà solo andar-- > Una frase lasciata a metà, interrotta da quando la Hyuga ha da dirgli infine. La vita di Harumi e di Tomoko non andrà prima della protezione di Konoha. Il capo del Nara si inclina leggermente verso la spalla sinistra, il foglio viene posato a terra, assieme al pennino, mentre il Consigliere si alza, tenendo sempre gli occhi fissi sulla Jonin. < Non sono d’accordo. > Sentenzia, semplicemente, abbozzando un sorriso a fiori di labbra, assolutamente certo di quanto sta per dire, sebbene possa non essere condivisibile . < Quando sono tornato Hitomu mi ha messo in chiaro che, se volevo far di nuovo parte della Foglia, sarebbe stato per sempre. > La informa, sollevando e riabbassando le spalle in un gesto quasi di noncuranza, non tanto per il patto che ha stretto con l’Hokage, non tanto pr il suo migliore amico in quanto personalità, ma più che altro perché pensava fosse una cosa piuttosto scontata. < Gli risposi che non c’era neanche bisogno di chiarire quel punto, ma che una cosa ed una cosa soltanto sarebbe in grado di portarmi di uovo via, addirittura di superare il Villaggio in ordine di importanza: la mia famiglia. > Prosegue, sollevando la mancina e portandola al volto della Hyuga, tentando di carezzarle lo zigomo con le proprie nocche, continuando a sorriderle. < Tu sei, a tutti gli effetti, la mia famiglia e coloro che sono in pericolo in questo momento, di riflesso, fanno parte del pacchetto. Quindi, se vuoi, va’ ad avvertire chi vuoi, io vado ai campi d’addestramento. > Concluderebbe, riabbassando la mano e dirigendosi verso il letto, notando con sommo piacere il modo in cui Asia si stia gradualmente riprendendo dall’effetto dell’anestesia. < Direi che abbiamo parlato a sufficienza, vieni a letto a bere questo tè con me? > Direbbe, infine, battendo sulle proprie gambe per invitarla a sedervisi sopra, per terminare assieme quella lunga giornata. [ If end ]

12:25 Kaori:
 Annuisce soltanto al pensiero del Nara quando questi ammette che la teoria pronunciata dalla Hyuga ha in qualche modo senso. Tuttavia quando la donna giunge al termine del proprio discorso, il Dainin si rivela essere in disaccordo con lei. Non è duro o severo nella sua risposta, il suo tono è gentile, dolce, e la carezza che lascia sul viso di Kaori la fa sorridere con una punta di speranza. E' felice del fatto che lui possa comprendere come, in questo momento, nella mente della ragazza vi sia solo il disperato bisogno di salvare la sua famiglia più che il desiderio di tenere sicuro il Villaggio, ma non di meno sente di sbagliare nel dare più importanza a sua madre -che seppur ingenuamente ha tradito la loro fiducia- e ad Harumi rispetto a tutte le altre innocenti persone che vivono attualmente serene per la Foglia. Nel suo cuore, naturalmente, le vite di queste sole due persone sono assai più speciali ed importanti di quelle delle altre decine e centinaia che adesso vivono tranquille fuori da quella casa, ma ad un livello più profondo ed oggettivo sa di star provando un sentimento egoistico. Certo, comprensibile, umano. Ma egoista. Sorride quando Azrael quasi la minaccia di star andando senza di lei e lo segue teneramente quando va a posarsi sul letto invitandola a raggiungerlo per sistemarsi sulle sue gambe. < ...Magari manderò una copia ad avvisarlo. E nel mentre possiamo andare a cercare al laboratorio. > sorride tentando quasi un compromesso prima di raggiungerlo e rannicchiarsi contro il suo corpo godendosi la sensazione del calore della sua vicinanza, il profumo del ragazzo riempirle il cuore e la mente. Sentirebbe Asia borbottare, le sue zampone muoversi appena, pigramente, e lo sguardo si poserebbe sul suo viso riscoprendosi profondamente felice di vederla tutto sommato in salute. Scelte difficili e minacce ignote attendono il loro cammino, ma ancora una volta la vicinanza di Azrael -del *suo* Azrael, la fa sentire pronta ad andare avanti, pronta a combattere e a dare il meglio di sé. [ END ]

Kaori torna a casa e trova una lettera da parte di sua madre in cui scopre la sua appartenenza al culto di Tsukuyomi. Notando l'assenza di Harumi e scoprendo Asia sedata sul proprio letto, comprende che la donna ha portato la piccola Hyuga con sé e in un'esplosione di paura ed isteria chiama con forza il nome di Azrael.
Questi riesce a calmarla e, alla luce dei nuovi risvolti, inizia a ragionare sulle prossime mosse da seguire per risolvere la situazione.