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Giocata di Clan

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con Kaori, Harumi

15:31 Harumi:
 E’ così tranquillo qui dentro in questo cantuccio nero e sicuro, naturalmente per la principessa della Luna è un modo estremo per ritrovare la di lei pace e tranquillità dopo lo shock subito per via dell’attivazione dell’innata, dei suoi geni perfetti da Hyuga. Non sa quanto tempo abbia passato lì dentro ma la cosa certa è che ora sta iniziando a sentirsi davvero meglio nel suo oscuro cantuccio, non le serve nemmeno chiudere gli occhi per cercare di immaginarsi nuovamente in quel suo mondo che tanto sta ricercando. Nel buio i suoi perlacei occhi osservano un punto fisso avanti a sé senza riuscire a captare nessuna sfumatura dei suoi colori che tanto ama facendola sentire più sola che mai. <Bianco, azzurro, blu…> sussurra delicata la principessa della Luna senza nessun interlocutore al quale rivolgersi se non se stessa, e si leva a mezz’aria il braccio destro ponendo l’indice della mano nell’aria a disegnare ghirigori su una lavagna invisibile. <Quanti colori non ci son più…> non riesce a vederli come se fossero scappati ritirandosi all’interno della sua mente impauriti e tentennano nel farsi rivedere ai suoi occhi. Appoggia la testa contro la parete interna dell’armadio alla quale è appoggia piegando il capo leggermente verso destra e trovando supporto alla tempia, le gambe sono raccolte al petto e il braccio sinistro tenta di abbracciare intanto che il destro è impegnato in quei fantasiosi disegni nell’aria. <Che figura ha fatto la principessa della Luna, vero? Incapace di sopportare il suo dono.> si autocritica con voce lieve avendo rovinate le sue stesse aspettative, quelle di Kaori e anche quelle della voce che tanto la idolatrava perché tutti possono dire qualsiasi cosa ma soddisfare quella voce ed essere all’altezza di quanto le è stato detto è quello che vuole fare. Disegna un cerchio nell’aria davanti a sé immaginando una bella luna piena grande quanto il suo viso e la osserva sovrappensiero immaginandosi nelle vesti più belle che più si addicono a una principessa capo stipite della stirpe lunare.

15:45 Harumi:
 Ben presto quel cerchio viene lambito dai chiari colori della luna, bianco e un leggero grigio misto all’azzurro che percorrono il contorno del cerchio dinnanzi al suo viso fino poi continuare a riempire il cerchio con un movimento a spirale riempiendolo e dandogli una forma sferica come quella della luna. I suoi colori stanno tornando donando al cuore della principessa un senso di profondo sollievo e nuovamente muove la mano destra e il dito per andar a disegnare nell’aria altri ghirigori e questa volta il movimento del dito viene seguito da lievi scie di colori candidi e rilassanti: azzurro, bianco, verde, blu. Il suo dito è come se fosse un pennello e le scie ne seguono i movimenti dando colore e consistenza a ciò che segna nell’aria. <Non aver paura.> si intima a riguardo di quel mondo e degli occhi che si sono aperti a una nuova visuale senza che lei fosse minimamente pronta non sapendo quello che avrebbe potuto vedere. I suoi colori si levano dal suo corpo in tanti filamenti che si aggrovigliano fra di loro in una danza che si estende davanti a lei andando ad agglomerarsi formando una seconda figura, un’altra principessa della Luna fatta di azzurro e bianco e blu, speculare a lei come se si stesse riflettendo in uno specchio. Un sogno fugace nato dalla pura immaginazione della bambina oppure il suo cervello ha davvero qualcosa che non va forse frutto di quel mantenimento in vita forzato dalle macchine. Lei può controllare i suoi colori e più li muove attorno al di lei spazio più il cuore si calma e lei ritrova la sua tranquillità ma senza toccare più col pensiero i suoi occhi e i geni che ha risvegliato. <Sono ancora una creatura vivente?> si interroga e dona quella domanda anche alla creaturina di luce muovendo la mano sinistra in modo da appoggiarla al proprio petto e contarne i battiti.

15:59 Harumi:
 Occhi bianchi che osservano occhi simili ai suoi di vari colori che si mischiano tra loro creando una creaturina come la principessa composta da fasci di colori tutti agglomerati fra loro e senza avere un preciso scopo per la sua mente. E’ ancora viva e ne ha conferma dal battito sotto la mano sinistra che viene tolta e riposta al suo posto sulle ginocchia. Il braccio destro si abbassa appoggiandosi blandamente sulle ginocchia come il gemello, e un leggiadro sospiro viene rilasciato dalle labbra schiuse emettendo solo poche sillabe. <Cadi sette volte, rialzati otto.> è così cerca di spronare la sua stessa figura tramite un proverbio letto in qualche libro qui a Konoha, per imporre alla di lei mente di trovare la forza per affrontare e superare quello che pare essere diventato un muro insormontabile costituito dai geni Hyuga. <Sei la principessa della Luna.> eppure è rimasta schiacciata dalla visione troppo amplia di quel mondo che già la disorientava e che era riuscita da poco ad accettare e a imparare a giostrarsi in esso. La testa viene scossa smuovendo gli albini ed argentei capelli che vanno a solleticarle il visino impregnato ancora di un’espressione distante e apatica dopo aver abbandonato il terrore. Ha scoperto che le macchine erano il suo mondo e che la voce di sua madre non era altro che il bip elettrodico del suo cuore, però tolto il colpo iniziale in realtà non se ne sente ferita in particolar modo desiderando solo scoprire di più e vedere con i suoi occhi e sentire con le sue orecchie. <Perché mi sono spaventata tanto?> continua con la sua sequela di domande che però non avranno risposta dalla di lei immaginazione dovendo quindi arrivare ad una risposta da sola, scavando nella mente e ricercando senza fretta le motivazioni. <Il mondo era… così… vasto e confuso.> si sorregge ora la testa con entrambe le manine e specularmente anche l’immagine di colori compie lo stesso gesto. Chissà se Kaori è ancora là fuori o se le ha donato del tempo per riflettere e comprendere senza farsi sentire troppo addosso alla bambina e permetterle di prendere confidenza con questi nuovi pensieri mentre tutto intorno a lei danzano i colori.

Un mondo davvero troppo vasto. Troppe informazioni recepite tutte in una volta dalla mente della piccola Hyuga che, fino a quel momento, di sensazioni ne aveva recepite e registrate troppo poche. In libertà da così poco tempo, sfuggita da un luogo che non riesce a ricordare, da un posto che non saprebbe ritrovare. Un luogo immerso nella nebbia del suo passato e che per lei non è altro che un mondo nero e privo di luce ma ricco di scie colorate che volteggiano in spirali variopinte sotto il proprio sguardo. Man mano che rimane lì, seduta in quell'armadio con ben pochi vestiti appesi all'interno, Harumi si calma e riassimila tutte le informazioni ottenute quel giorno da Kaori. Il tentativo di richiamare il Byakugan, il vedere ora il mondo in tutta la sua totalità grazie al formidabile potere di quegli occhi, la consapevolezza di essere stata fino a quel momento collegata a delle macchine ed al loro ritmico "bip bip bip". E mentre ripensa a tutto questo, poco per volta, qualcosa di nuovo scaturisce nella sua mente. Un suono distante, lontano, che sciaborda nella sua mente in una eco distante. Lo scroscio di acqua che cade, il continuo ed incessante suono dell'acqua che scorre e si riversa contro se stessa. Lentamente Harumi lo ricorderà e lo sentirà farsi più nitido nella sua mente. E nell'oscurità di quell'armadio buio rivedrà sotto gli occhi il velo dell'acqua che cade sotto i suoi occhi, la sensazione di bagnato provata nell'attraversare quel passaggio naturale, nello sprofondare nel laghetto dentro il quale tutta quell'acqua andava a riversarsi.

16:24 Harumi:
 Segue con lo sguardo quello sciabordio di colori e si perde in essi osservando la figura davanti a lei che man mano di srotola disperdendosi nell’area in mille e più filamenti colorati. Non le regala nulla di nuovo la sua mente e decide di chiudere gli occhi e di abbandonarsi a quell’oscurità per permettere al di lei corpo di rilassarsi ancora di più e fingere di stare nel suo mondo perduto. Il Byakugan, il mondo, la diversa e orribile visuale, quel fascio colorati di nervi che ha visto in Kaori tutto è stato troppo per lei che aveva appena imparato a conoscere questo nuovo mondo e credeva di essere pronta in quanto principessa della Luna, ma così non è stato evidentemente. Torna a cercare nei cassetti della sua memoria anche quanto le ha detto in dono Kaori riguardo al posto dal quale dovrebbe provenire, e cerca di ricordare un eventuale ragazzo come fratello della donna. Cerca di ricordare l’uomo sconosciuto, il posto e ravana nella sua mente per ricercare una qualche sensazione di bagnato. <Perché non ricordo nulla…?> si lascia andare al tono di voce basso e assonnato, dentro di lei rega la frustrazione mentre al di fuori la maschera della più assoluta pacatezza disinteressata. D’un tratto poi le sembra di avvertire qualcosa di diverso, di sentirlo talmente forte su di lei da sembrare reale ed è in quel momento di rilassamento che la mente sblocca un cassetto e riversa contro la piccola principessa ciò che v’è dentro: acqua. Il suono arriva prima di tutto il rumore dell’acqua scrosciante impossibile da fermare e che imperterrita si butta verso l’ignoto colpendo la roccia; la bambina chiude gli occhi e cerca di seguire quei ricordi senza opporsi e subito dopo arriva la sensazione di bagnato le sembra di essere lì, indietro di giorni e giorni in quel momento. Riapre gli occhi perlati ed è come avercelo davanti quel velo d’acqua che scende veloce quasi ne sente anche l’odore di umidità e un passo viene fatto per attraversarlo e il bagnato le inumidisce i vestiti, quel vestitino bianco che indossava attaccandolo alla pelle stessa sorte del crine albino. I piedi nudi poi ricadono nel vuoto di una pozza d’acqua nel quale è caduta o si è immersa e sente la sensazione di galleggiamento ma oltre a quello cerca di capire le sue emozioni di quel momento e come in un sogno cerca di voltarsi indietro costringendo la di lei mente a cercare di muoversi a ritroso di quel momento e scoprire cosa c’era prima di quel passo e di quel velo d’acqua. Kaori aveva ragione e queste sensazioni sono così forti e reali da non poter far parte di una semplice suggestione.

Acqua. Ma cosa c'era prima dell'acqua? Prima di quel velo umido e scrosciante che l'aveva bagnata da capo a piedi? I ricordi sono confusi e non vi sono vere e proprie forme a sovvenire alla sua mente. C'era-- buio. Tutto era scuro e marrone e stretto. I piedi facevano male. E c'era il bip. Il bip che ancora le risuonava nelle orecchie, che aveva accompagnato ogni suo giorno fino a quel momento. L'unico suono che avesse mai udito a parte la voce di quell'uomo e-- < --di qua. Capito? > una eco distorta di una voce femminile, lontana anni ed anni da ora che aveva bruscamente spento il bip attorno a lei. < Devi andare a Konoha. Esci da qui seguendo il corridoio e vai sempre dritto. Devi camminare finché non troverai Konoha. Mi senti? Capisci? > Non v'è un volto a cui associare quella voce, non ricorda bene Harumi. I colori sono confusi, danzano caotici sotto i propri occhi dove bianco, nero e viola s'intrecciano e sbrogliano rapidamente esplodendo in mille fuochi artificiali, creando nuove galassie e meravigliose aurore boreali in sovrapposizione a luoghi dai contorni sfocati e indefiniti. Ricorda però qualcosa stringerle un braccio, il tono affrettato e accorato di quella voce che la accompagna fino a quel posto buio e marrone dove il suono dell'acqua sovrastava il bip nella sua testa. < Vai ora. Vai! > e poi tutto si confonde ed è come se l'immagine riflessa su di uno specchio d'acqua venisse disturbata dalla caduta d'una goccia su quella superficie. Ogni cosa va sfumando via e tutto ciò che resta è lo sciabordio dell'acqua nelle orecchie e il rombo dei tuoni che hanno accompagnato il viaggio della piccola Harumi fino alle soglie della Foglia.

17:12 Harumi:
 Cerca di guardarsi indietro e di ripercorrere a ritroso i suoi spostamenti, ma prima dell’acqua e di quella sensazione di bagnato v’è solo il buio e il color marrone con la sensazione claustrofobica di un corridoio stretto. Riesce finalmente a risentire il suo bip bip, pacata voce materna che risuona nelle sue orecchie come un lontano ricordo fino a quando non è stata disturbata dalla voce dell’uomo e in questo caso anche da un’altra voce. La voce è diversa e finalmente riesce a captare quel qualcosa d’altro dei ricordi perduti della principessa, una voce femminile che la toglie dal suo mondo e dalla voce di sua madre, scaturendo in lei non poco fastidio e rabbia, ma non riesce a vedere nulla nemmeno a distinguere i tratti del viso altrui perché tutta la sua vita è costellata da colori che si intrecciano, danzano e scoppiano formando piccole galassie. Non le permettono di vedere nient’altro e segue il flusso di quel ricordo sentendo la pressione sul suo braccio e le parole che le vengono ripetute. Andare a Konoha – seguire il corridoio ed uscire – camminare diritta verso Konoha. Indicazioni semplici e rapite dettate e donate da una voce femminile concitata che probabilmente aveva fretta o solo paura per quello che stava facendo. Non riesce a ricordare nulla se non quella voce e le indicazioni, non ha idea di quello che sia successo e non è nemmeno sicura di aver compreso davvero quanto accaduto. Strappata al suo mondo e alla voce rassicurante di sua madre e messa in balia di un nuovo mondo sconosciuto e si chiede come abbia fatto a non finire annegata nel laghetto, se mai abbia imparato a nuotare prima, se si sia aggrappata per puro spirito di sopravvivenza alle sponde e forse quello spiegherebbero i tagli che si era procurata sulle mani. In ogni caso è tutto quello che è riuscita a ricordare e chiude gli occhi appoggiando la nuca contro la parete dell’armadio facendo respiri profondi accompagnata dai colori danzanti intorno a lei. <Perché lo ha fatto?> una domanda rivolta a quella voce senza volto della quale non comprende il modo di agire.

17:31 Harumi:
 <Perché svegliarmi? Perché mi hai strappata al mio mondo?> lei stava bene là nella sua oscurità con il suo bip intermittente a farle compagnia, l’uomo aveva detto che mancava poco e che poi sarebbe stata pronta, allora quella donna l’ha risvegliata prima del previsto a quanto pare. Probabile che tutti i problemi che ha ora siano dovuti a quel brusco risveglio e questo porta la piccola principessa della Luna a non provare sentimenti positivi verso quella voce femminile. La sua impossibilità ad esprimere le emozioni, la sua insensibilità nel sentire alcun tipo di dolore, la visione dei colori, tutto potrebbe essere una conseguenza a quel gesto tanto azzardato. <Chi era?> domanda ancora senza ricevere risposta dal buio dell’armadio nel quale si sente ancora protetta e a suo agio. Si convince ancor di più che lei non dovrebbe essere qui, ma ancora nel suo mondo ad attendere di essere pronta e che tutto sia stato velocizzato troppo per lei, si discosta quindi da quella voce femminile ritenendola una minaccia e una causa dei suoi mali, mentre si avvicina a dare credito alla voce maschile. <Lui… voglio vederlo e parlarci.> ironicamente ha un nome che è Taki e ha studiato così tanto da poter sapere dove si trova, inoltre sa che viene da oltre una cascata ma sa anche che essendoci stati Kaori e Azrael è probabile che andando lì non vi troverà più quell’uomo forse scappato. Chiude gli occhi e si lascia andare lentamente al sonno stanca di tutte le scoperte fatte quest’oggi. [fine]

Harumi cerca di ricordare qualcos'altro sul suo passato e sul periodo intercorso fra il suo 'risveglio' e l'arrivo a Konoha.
Aiutata dalle informazioni che Kaori le ha dato circa il luogo da cui è probabilmente scappata, Harumi ricorda qualche nuova piccola informazione che non fa altro che far nascere in lei nuove altre domande.

Piccola ambient se così vogliamo chiamarla per introdurre qualche piccolo nuovo ricordo di Harumi sulla sua fuga dal luogo da cui proviene.

Data la natura della role no exp ma apprezzo tanto l'aver voluto fare questa giocata ♥
Buona fortuna col drop!