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Un nuovo tatuatore

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con Azrael, Karitama

11:13 Karitama:
 La passeggiata verso il monte dei volti avrebbe riempito di felicità, e anche di un po’ di fatica, l’artista che ora si troverebbe nella ‘magione’ di Azrael Nara, in attesa di apprendere una nuova forma di pittura che tanto ha desiderato di conoscere dopo il loro primo incontro tra le strade del villaggio dell’erba. Arrivato alla foglia, e consegnata l’opera commissionatagli, completata con non poche difficoltà, sarebbe pronto a ricevere quel famoso ‘pagamento’ di cui i due avevano tanto parlato. La mente di Karitama non riuscirebbe a smettere di viaggiare tra i tanti dipinti che potrebbe creare sulla pelle delle persone, tra quei corpi pronti ad essere trasformati in opere d’arte da quell’artista, tra quelle tante margherite pronte ad essere trasformate, almeno un po’, in rose come lui. Gli occhi viaggerebbero sulle pareti di quella casa alla ricerca di non sa neanche lui cosa, fino a raggiungere quella scrivania, dove noterebbe poggiati moltissimi strumenti da lavoro, affiancata da una sedia nera reclinabile, probabilmente per far posizionare la tela e tenerla ferma durante la composizione. Gli occhi si riempirebbero di gioia e verrebbero velocemente rivolti verso il dainin in attesa di direttive o semplice approvazione. Timidamente, andrebbe a muovere lenti passi intorno al divano nero di velluto e il tavolino di cristallo fino a distare poco meno di un paio di metri dalla zona di lavoro, evitando di rischiare di sporcarla o altro. <È qui che si fa?> chiederebbe con voce flebile e visivamente emozionata dalle tante scoperte fatte solo osservando la sala principale di quella casa.

11:13 Azrael:
 Dopo aver prelevato il giovane Ishiba ed averlo portato a fare un bel giretto panoramico del Villaggio della Foglia, in particolare portandolo sul Monte dei Volti di Pietra, luogo per lui di grande ispirazione. Lo ha, finalmente, portato a casa propria, con il pensiero di sdebitarsi immediatamente per il regalo che gli ha fatto e che tiene ancora stretto tra le mani. Lo spartito che reca scritta la melodia che tanti pensieri e tante idee ha fatto partire al Dainin, riguardanti la sua Kaori, è tenuto dalla mancina, mentre la destra apre la porta di casa per far entrare il giovane Karitama. La prima sala della casa è pavimentata in legno scuro, un parquet dello stesso ebano di cui sono costituiti anche i mobili e, più in generale, le infrastrutture. Il salone principale è grande, estesa per molti metri quadrati, i muri bianchi rendono l’ambiente particolarmente luminoso, mettendo in evidenza il disegno in vernice nera di rami e fiori di ciliegio, che sfumano in piccolissimi tocchi di rosa sulle loro estremità. Un divano in ppelle nera su cui potrebbero star larghe anche tre persone è posto al centro della stanza, davanti ad esso un tavolino basso in vetro fa da appoggio per un posacenere ed una bottiglia di saké da offrire agli eventuali ospiti. Sulla parete è fissata una scrivania lignea, contornata da vari disegni attaccati alla parete di paesaggi, persone, soggetti di ogni genere e sorta. Su di essa sono poggiati una serie di fogli bianchi, pennello ed inchiostro ed una piccola teca in cui tiene qualche attrezzo base per l’arte di imprimere sulla pelle delle persone il proprio estro, arte che il Genin dell’erba è venuto ad apprendere. Lì di fianco v’è una comoda poltrona reclinabile, anch’essa di pelle nera, da utilizzare per far sistemare le tele da dipingere. L’attenzione del ragazzino viene immediatamente catturata da quell’angolo della stanza, facendo esprimere il Dainin in un’espressione serena e sorridente, incurvanndo le labbra quel tanto che basta da far intendere il suo apprezzamento e quasi la tenerezza che prova nel notare tanto interesse verso l’arte. < Sì, quello è il mio angolo di lavoro. Sono successe le cose più disparate lì. > Un breve risolino, prima di avvicinarsi al tavolino di vetro e poggiarvi lo spartito ben disteso sopra, voltandosi a guardare Karitama prima di procedere con eventuali spiegazioni. < Sigaretta e saké? Così magari mi dici se vuoi conoscere qualcosa in particolare e ti spiego le basi solo teoriche che ogni tatuatore deve conoscere. > Domanderebbe, restando di fronte al tavolino in attesa di una risposta, che sia essa positiva o negativa. [ Chakra ON ]

11:14 Karitama:
 Azrael da bravo padrone di casa, dopo aver ripensato ai ricordi che porta quella postazione di lavoro, andrebbe a ricevere un risposta affermativa dall' Ishiba. <Si, mi andrebbero molto> direbbe allontanandosi lentamente dalla postazione e avviandosi verso il divano nero andando a sedersi, però non prima di assicurarsi di non sembrare maleducato. <Posso?> chiederebbe prima di accomodarsi solo in caso di risposta affermativa. In attesa del sake e della sigaretta, andrebbe ad riorganizzare le idee nel tentativo di formulare una qualsiasi domanda sensata e adatta alla situazione, vista la temporanea incapacità da parte dell'artista di frenare i voli pindalici della sua mente. <Ma... in quanto artista la mia tela dovrà essere consenziente o posso farlo anche in altri modi?> chiederebbe ingenuamente e lasciando trasparire una fanciullesca inconsapevolezza delle proprie parole. <Perchè a me dispiacerebbe davvero tanto vedere una bella tela e non poterci lavorare...> continuerebbe chinando il capo verso il basso con le iridi ad osservare il pavimento scuro. Gli avambracci andrebbero a poggiarsi sulle cosce per fare da appoggio al corpo ora ricurvo in avanti in attesa di una risposta o del Sake offertogli, magari per eliminare quell'emozione così forte da quasi immobilizzarlo. <Come si fa ad usare un pennello indelebile sulla pelle di una persona?> chiederebbe infine al Nara per poi rimanere in silenzio, solo in attesa di una guida.

11:14 Azrael:
 Alla risposta di Karitama il Nara non perderebbe tempo nell’andare in cucina a recuperare due bicchieri da saké per portarli sul tavolino e rispondere alla prima domanda dell’Ishiba < Certamente, fa come fossi a casa tua. E come se questo parquet fosse l’unica cosa che ti separa da una morte violenta e senza onore. > Specifica, infine, andando ad accomodarsi accanto a lui, versando il liquido all’interno dei bicchierini di vetro. Tirerebbe, poi, fuori il porta sigarette dalla tasca per poggiare anch’esso sulla superficie trasparente del tavolo < Serviti pure, a me non va. > Gli concederebbe, prima di imitare la sua posizione con le gabe divaricate e la schiena arcuata in avanti. Quel che l’Ishiba gli chiede ha effettivamente senso, anche se potrebbe essere visto in maniera piuttosto inquietante da qualcuno che non fa della tortura una forma d’arte e che non abbia un’innata fatta appositamente per costringere persone non consenzienti a fare ciò che il Nara vuole. < Non deve essere per forza consenziente, no… > Ridacchierebbe sommessamente a quelle parole, andando però a specificare altro in tono leggermente più serio. < Sarebbe preferibile chiedere. Una tela che si muove e che scalpita mentre la stai dipingendo potrebbe non essere particolarmente confortevole. D’altronde arriverà il momento in cui la tua arte sarà il tuo biglietto da visita e le persone faranno a gara per diventare tue opere. > Concluderebbe riguardo i primi due punti che hanno fatto sorgere perplessità nella mente del giovane Genin < Un tatuatore non imprime solo la prorpia arte sulla pelle, ma ha in mano, per il tempo del suo operare, la vita stessa di quella persona. È un qualcosa a cui devi fare molta attenzione, se non vuoi commettere un omicidio. > Specificherebbe, andando a sorseggiare il suo bicchierino d’alcool per umettarsi le labbra e poter continuare. < Chi ha mai parlato di pennelli. La maggior parte dei tatuatori imprime l’inchiostro sottopelle con la macchinetta. Dovrai studiare la dispersione del colore su una superficie biologica o non sarai capace di formare la figura che hai in testa. > Terminerebbe, mandando giù d’un fiato il restante liquido trasparente, prima di poggiare il bicchiere sul tavolino. < Se te la senti posso farti fare una prova sulla pelle, per farti capire cosa intendo. > [ Chakra ON ]

11:15 Karitama:
 Vedendosi porgere il bicchierino andrebbe ad allungare la mancina per agguantarlo, per poi stringerlo tra le esili estremità e farlo roteare leggermente avvicinandolo al volto e posando quasi le narici sul bordo. Il profumo pungente del Sake andrebbe a riempire i polmoni dell'Ishiba quasi provocandogli una sensazione di piacevole bruciore. Passati un paio di istanti andrebbe ad abbassarlo leggermente per poi posarvi le rosee e alzarlo leggermente facendo scendere quel limpido nettare giù nel corpo dell'artista. Una sensazione di calore andrebbe a riempire il corpo di Karitama e ora andrebbe a far scemare l'emozione e ad ascoltare le risposte di Azrael. Le parole del nara sarebbero rapidamente interiorizzate dal ragazzo portandolo a ragionare sull'argomento e a comprendere le motivazioni del caso. <Quindi l'inchiostro va amettersi sotto pelle per poi non essere più rimosso?>chiederebbe per essere sicuro di aver capito. <E se non viene fatto bene o si ha uno schifo di tatuaggio o si può far rischiare la vita alla tela giusto?> continuerebbe interrogativo per assicurarsi di non sbagliare a comprendere e commettere qualche stupido errore. Era da molto tempo che non imparava qualche nuovo tipo di espressione artistica, e nel farlo di sentirebbe quasi tornare all'età di quattro anni difronte al suo primo pianoforte in miniatura. <Non vedo l'ora di provare.> esclamerebbe alzando le iridi indaco verso quelle onice del 'maestro', allungando solo ora la mano per porre nuovamente il bicchierino sul tavolo e agguantare il pacchetto di sigarette. Stretto nella mancina andrebbe ad aprirlo con un movimento in avanti del pollice per poi fare un movimento simile per tirare fuori il filtro di una sola delle tante contenute in quel cartoncino. Posta quindi una più sporgente andrebbe ad avvicinare le rosee per stringerla e liberarla, portando poi il capo all'indietro e puntando la sigaretta quasi verso il soffitto della stanza. Assicurata tra le labbra andrebbe a posare il pacchetto e a prendere con la stessa l'accendino contenuto nella tasca del jeans. Tirato fuori lo zippo andrebbe ad aprirlo con un nuovo movimento del pollice che andrebbe a scoprire la pietra focaia e lo stoppino più o meno consumato. Con un movimento contrario dello stesso andrebbe a dare inizio alla combustione che genererebbe una fiammella rossastra che in pochi istanti verrebbe avvicinata alla punta di quel cilindretto di tabacco.

11:15 Azrael:
 L’artista accetta la proposta del Dainin di bere e favorire dalla sua riserva di sigarette per accendersela e condividere un momento di relax assieme. Le domande proseguono, il fatto che Karitama non si riferisca alle persone come esseri umani, ma semplicemente come ‘tele’, non gli passa di certo inosservato. Eppure lo comprende. Comprende quanto sia importante per una persona vivere della propria arte, in funzione di essa. E, a quanto pare, per l’Ishiba è proprio così. Il Nara pare riflettere, pensare attentamente a cosa e come rispondergli, ma immediatamente nuove parole fluiscono dalle sue rosee appena dischiuse. < Esattamente. La cosa migliore che può capitare è che il disegno non riesca come lo avevi immaginato, il ché sembra brutto, ma la cosa peggiore è che ti venga tolta la possibilità di esprimere la tua arte con una denuncia o, che ne so, incarcerandoti per omicidio. > Specifica, infine, alzandosi dalla posizione seduca a gambe incrociate sul pavimento di legno, per poi avvicinarsi alla grossa e pesante scrivania fissata al muro. La mancina andrebbe al cassetto, per farlo scorrere verso l’esterno e rivelarne il vistoso contenuto. Con la destrorsa tirerebbe fuori un pesantissimo ed enorme libro dalla copertina nera, senza titolo, ma dal migliaio e più di pagine. < Questo è il tomo da cui ho imparato. Non temere, non ti insegnerà a disegnare, ma tutte le nozioni tecniche per imparare a mescere colori e a non rischiare di uccidere qualcuno. > Conoscenze anatomiche e pittoriche sono sparse in quel grosso librone, che conserva sin dai tempi in cui imparò egli stesso quel mestiere. Ne apre l’ultima pagina, prima della copertina del retro, rivelandone una serie di rigide pelli conciate appositamente per rassomigliare a quella umana, con lo stesso tasso di dispersione del colore. Ne estrarrebbe uno, per poggiarlo sul tavolo e cominciare a battere ritmicamente le lunghe e curate unghie sull’ebano della scrivania. < Non vedi l’ora di cominciare, mh? Vieni qui, prendi un pennino e fai uno schizzo di qualcosa da tatuare. > Direbbe, attendendolo in piedi, dinanzi all’angolo adibito all’estro dell’artista. [ Chakra ON ]

11:16 Karitama:
 La risposta del Nara andrebbe a confermare ciò che l'Ishiba aveva ipotizzandolo portando sulle sue rosee un sorriso soddisfatto e spontaneo. <Giuro che non lascerò morire nessuno...> direbbe sicuro incrociando le iridi indaco con quelle onice dell'interlocutore. <Spero solo che nessuno si rifiuti di essere parte della mia arte perchè ci rimarrei davvero, molto male> concluderebbe andando a posare nuovamente le rosee sul filtro ancora candido riempiendo i polmoni con quel denso fumo. Una nube coprirebbe per qualche istante i lineamenti del ragazzo agli occhi di Azrael che si alzerebbe dal divano per recuperare da un cassetto di quella scrivania un librone nero che si ritroverebbe posato sul tavolino difronte a lui. Nello scoprire che quello dovrebbe essere il tomo da cui studiare le tecniche per tatuare gli occhi dell'Ishiba andrebbero a sgranarsi per la sorpresa. Così tante pagine da studiare, così tante nozioni, così tanta arte riempirebbe gli occhi dell'artista di felicità. <Quindi dovrò leggerlo e studiare. Va bene.> risponderebbe visibilmente eccitato. Gli sembrerebbe di rivivere le ore di solfeggio fatte da autodidatta, quel sudore e quel sangue persi per raggiungere la perfezione. Dopo essersi distratto per qualche istante si troverebbe ad osservare quel frammento di pelle conciata tra le mani del Nara, pronto ad essere utilizzato come tela. Senza farselo ripetere due volte andrebbe ad alzarsi rapidamente per avvicinarsi al tavolo ed agguantare uno dei tanti pennini lì posati e l'inchiostro. Posato nuovamente i corpo sul divano andrebbe a posare il calamaio sul tavolino per poi passare qualche secondo sovrappensiero per riuscire a figurare una nuova opera. Impugnato il pennino, e intinto nell'inchiostro, andrebbe a posare delicatamente la punta sulla pelle. Le setole rigide andrebbero ad impattare contro la pelle provocando nell'artista una nuova sensazione. Lentamente il derma andrebbe a macchiarsi di nero generando le prime immagini su quel candore. Le prime linee andrebbero a segnare i contorni di una figura non umana, probabilmente quella di un albero stilizzato. Due linee curve risalirebbero andando a stringersi al centro a circa tre centimetri di distanza e si allungherebbero di circa dieci. Rappresentata quindi la base andrebbe a staccare il pennino dalla pelle per poi posarlo nuovamente per disegnare circa cinque linee discontinue sulla vetta delle due per rappresentare in modo più semplice e diretto possibile una chioma spoglia. Completato anche questo andrebbe a tornare sulla strozzatura rappresentata in precedenza per segnare come ultima cosa una piccola spirare con un diametro non più ampio di due centimetri con tre giri ben distinti. Finito anche questo passaggio andrebbe a contornare nella sua interezza quell'opera con una circonferenza che incontrerebbe la base della corteccia e le punte di tutti i rami. Finita la bozza andrebbe ad alzare nuovamente il capo e ad incrociare le iridi con quelle del Nara in attesa di nuove direttive.

11:16 Azrael:
 Gli occhi neri del Nara seguono la figura di Karitama che lo segue laddove il Dainin lo aveva indirizzato. Le braccia si incrociano davanti al petto, mentre le rosee si schiudono per lasciar fluire solo pochissime parole, ma di forte impatto < L’arte non è per tutti, Karitama. Se fosse possibile a tutti comprenderla, non sarebbe più arte. > Chioserebbe, prima di restar silente a guardare l’operato dell’Ishiba. L’inchiostro disegna sulla pelle pochi tratti stilizzati, a formare un tronco spoglio, coi rami che si dipanano in larghezza, osserverebbe quella spirale formatasi nel mezzo ed il cerchio che giunge radici ed estremità dei rami. Annuisce automaticamente, mugugnando qualche suono di apprezzamento. Passerebbe, poi, ad aprire la teca dij vetro contenente gli strumenti, in particolare la macchinetta per tatuare, allungandola in direzione del genin < Ora viene la parte difficile. Impugna questa, c’è il pulsante per accenderla. Dovrai far attenzione e tenere la mano quanto più ferma possibile. Non ha la stessa conformazione di una matita o di un pennello, avrai bisogno di un po’ per abituartici. > Gli spiegherebbe, lasciando nuovamente a lui il comando di quella delicata operazione, tornando a braccia incrociate per osservare dall’alto la propensione del ragazzo a quella nuova arte. [ Chakra ON ]

11:41 Karitama:
 Completato lo schizzo, ascoltando la voce del Dainin, un sorriso andrebbe a segnare le rosee dell'Ishiba che vedrebbe ora arrivare la macchinetta per tatuare. Le iridi andrebbero a seguire i movimenti di Azrael per poi passare all'oggetto da lui trasportato. Karitama passerebbe qualche istante in silenzio osservando la conformazione di quell'oggetto, a lui così estraneo, per poi impugnarlo con delicatezza nella mancina evitando di premere per sbaglio il pulsante che dovrebbe accenderla. Il freddo metallo andrebbe a sfiorare la candida pelle dell'Ishiba per poi essere stretto con più forza e sicurezza all'interno del palmo con la punta verso il basso. Notando la misura e la difficoltà nel disegnare con quel tipo di impugnatura tenterebbe quindi di muoverla tra le esili estremità ponendola tra pollice, indice e medio come fosse una semplice matita, solo più spessa e pesante. Assicurata tra le dita in modo da non farle compiere movimenti involontari, andrebbe a spostare leggermente i pollice per pigiare il pulsante dell'accensione e avviare l'opera. Il suono meccanico e costante degli aghi in continuo movimento all'interno di quell'involucro andrebbe a riempire la stanza facendo per qualche istante accelerare il battito dell'artista e fargli leggermente tremare la mancina che però verrebbe istantaneamente fermata con un profondo respiro atto a calmare quell'animo segnato. Lentamente andrebbe a portare la punta oscillante di quella 'penna' verso il piccolo contenitore di inchiostro nero per tatuaggi, intingendola e lasciando cadere le gocce in eccesso. Una volta assicuratosi di aver ben riempito i piccoli aghi di nero pece, andrebbe ad avvicinarli alla pelle recante lo schizzo a mano per cominciare a ripassarlo. La mano ferma e solo ora sicura dell'artista andrebbe a ripassare ogni linea di quel disegno, nell'orine in cui erano state tracciate in precedenza, ponendo totalmente la propria attenzione nel ricalcarle a perfezione nella loro interezza. La punta andrebbe quindi a posarsi delicata ma sicura sulla pelle, senza mai indugiare troppo sullo stesso punto e seguendo quel modello da lui stesso ideato. Dopo aver segnato tronco, rami e quella spirale simbolica andrebbe quindi a completarlo con quella circonferenza perfetta, rallentando leggermente per essere sicuro di non sbagliare la curvatura. Finito anche l'ultimo passaggio andrebbe ad allontanarsi dalla pelle per osservarla ora da una distanza differente, metodo che spesso usa per avere una visione completa dell'opera, e andrebbe a spegnere quello strumento per poi pulirlo con uno straccio candido trovato sulla stessa scrivania. Resa la 'penna' nuovamente pulita andrebbe a riporla al suo posto e a voltare lo sguardo verso il Dainin al suo fianco, in attesa di approvazione o disapprovazione.

11:53 Azrael:
 Karitama impugna piuttosto fermamente la macchinetta da tatuatore, favorendo il proprio equilibrio e decidendo accuratamente come modellare le proprie dita attorno a quello strumento, piuttosto inusuale per un semplice disegnatore. La sua mano freme leggermente, ma ritrova presto una mano ferma e salda, necessaria nel momento in cui la tela non è altro che una persona fatta di carne, sangue e nervi. < Mh. > Mugugna sottovoce, arricciando appena le rosee e attendendo che il lavoro sia terminato. < Va piuttosto bene, ma non è ancora perfetto. Devi fare pratica. > Direbbe, chiudendo così il grosso libro con dentro abbastanza fogli in pelle su cui permettergli un lungo praticantato < Non sognarti di fare pratica su persone prima di aver la certezza di essere perfetto. > Non lo redarguisce, ma gli dà quello che potrebbe sembrare un ordine piuttosto autoritario. < Mi prenderò personalmente la responsabilità di qualunque guaio potresti combinare a qualcuno, per cui studia bene prima di avviare la tua attività, sia ufficiale che ufficiosa. Andrebbe, adesso, a prendere una busta in tela in cui riporre il libro, per facilitarne il trasporto al giovane Ishiba, inserendolo dunque al suo interno, ma non ancora porgendoglielo. < Non c’è molto altro che io debba dirti, sono solo curioso di sapere se il soggetto con cui hai provato ha qualche significato per te o è solo la prima cosa che ti è venuta in mente. E quale vorresti fosse il tuo primo lavoro, su chi vorresti imprimerlo e cose del genere. > Domanderebbe, infine, dando ancora un po’ da parlare al ragazzo, unicamente per comprendere meglio le di lui intenzioni, piuttosto certo di sapere, però, quale sarà la sua prima tela da dipingere. [ Chakra ON ]

12:05 Karitama:
 Le parole del Nara raggiungerebbero l'Ishiba riempiendolo di orgoglio, anche se consapevole di dover fare esercizio prima di poter lavorare su tele vere. <In realtà ho pensato di rappresentare un albero spoglio come simbolo di morte e rinascita.> direbbe rispondendo alla domanda del Nara. <L'ho sognato qualche notte fa e mi è tornato in mente prima di cominciare a disegnare> continuerebbe vedendo Azrael prendere una busta dove porre il 'sacro libro del tatuatore'. Alla seconda domanda del Nara poi seguirebbe un secondo di silenzio prima che l'Ishiba lasci trasparire un largo sorriso e risponda: <Naturalmente Kaime>. La sua principessa è sempre stata la prima fonte di ispirazione e la prima a vedere le sue opere fin dagli uomini stecchino che disegnava per lei all'età di tre anni. <Non so ancora cosa le disegnerò, ma so che lei sarà la prima.> concluderebbe incrociando le iridi con Azrael e sorridendogli in segno di gratitudine. Fatto questo andrebbe ad alzarsi e muovere un paio di passi sul parquet scuro. <Grazie ancora di tutto, sia per aver tenuto d'occhio Kaime sia per averci ospitato qui.> chioserebbe piano e sorridente. <Ma alla fine come ci arrivi a casa?> chiederebbe ridendo in attesa di indicazioni prima di andare.

12:20 Azrael:
 La risposta alla propria domanda è, come immaginato, sua sorella. Lei sarà la prima a far da cavia a quel neo tatuatore. Sorriderebbe, a quello risposta, pronto ormai a lasciarlo andare, liberando anche due posti in casa propria che, dati gli ultimi avvenimenti, rassomiglia ad un albergo. Un po’ gli ricorda lo Yukio dei bei tempi andati. Ma, passando su questi divertenti pensieri, tornerebbe a concentrarsi sulla figura dell’Ishiba che, giustamente, gli domanda come farà ad arrivare a casa. Non ne sa l’indirizzo né l’ubicazione accennata, non conosce nulla di Konoha. Ad ogni domanda, però, v’è ua semplicissima risposta. Le mani andrebbero al petto nel sigillo della scimmia, poi la destrorsa andrebbe sulla busta contenente il libro, mentre la mancina si allungherebbe per poggiarsi sulla spalla del Genin. Rapido il proprio chakra andrebbe a fluire dal plesso solare sino alle braccia, passando per i punti di fuga aperti sui palmi di entrambe le estremità. Esso verrebbe portato sui due corpi che sta toccando, avvolgendoli di una sottilissima patina di chakra che andrebbe ad occuparne ogni curva, ogni anfratto, dalle punte dei capelli, alle vesti, ai piedi, frapponendosi col parquet. Ora andrebbe ad immaginare il luogo ove dovrebbe dislocare il ninja ed il suo nuiovo migliore amico, il libro. Delineerebbe una casa spoglia, prima di arredamento, ma dalle rifiniture in legno chiaro, come quelle che ha visto nella loro dimora a Kusa. Ne immaginerebbe la porta e la finestra, da cui si vedrebbe il centro di Konoha, la Magione dell’Hokage ed il Chiosco di Ichiraku in lontananza e la vita del Villaggio della Foglia. E così, senza andar con loro, dislocherebbe il tutto in quella casa vuota, così da porre fine a quell’incontro. Rimasto solo resterebbe, poi, da solo con quello spartito e prenderebbe lo stesso pennino utilizzato dall’artista per sedersi e cominciar a scrivere il testo di quella canzone. [ end ]

Karitama viene portato a casa di Azrael che lo inizia alla nobile arte dei tatuatori.

Ho avuto qualche problema con la registrazione, non so se è tutto a posto, ma soero proprio di sì. See ya.