Orario di visite III
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Giocata del 10/07/2018 dalle 15:47 alle 17:49 nella chat "Ospedale Distrutto [Kusa]"
Il sole è da poco sorto nel cielo del villaggio dell'erba portando dei timidi raggi a filtrare dalla finestra dell'Ishiba che, disturbato dalla luce, andrebbe rapidamente ad alzarsi e a recarsi in bagno per i rituali mattutini atti ad eliminare le tracce delle notti insonni che ormai lo accompagnano ogni giorno. Finito di lavarsi e passare i cosmetici per nascondere i grossi segni lividi dal volto, andrebbe ad indossare una camicia nera di lino aperta fino al centro del metto, glabro come quello di un bambino, e un jeans nero abbastanza attillato che andrebbe a finire all'interno degli anfibi bianchi con le rifiniture nere. Infilando l'anello della sua principessa e legato il coprifronte al mento, andrebbe ad agguantare con la mancina il Bo dalla parete, muovendo però l'arto a vuoto. Muovendo rapide le iridi andrebbe a notare l'assenza dell'arma, ricordando gli avvenimenti della missione e il fatto che fosse ancora in ospedale con Gekko. Senza perdere tempo andrebbe a catapultarsi fuori dalla porta e giù dalle scale per poi raggiungere l'uscita e ritrovarsi sulle strade battute del villaggio. Dopo pochi minuti andrebbe a raggiungere l'ospedale, in tutta la sua immensità e pieno di shinobi penosi e feriti. Dopo aver schivato un paio di infermiere e una barella rivolta al centro della sua schiena, si ritroverebbe dinnanzi alla reception nel tentativo di ricevere informazioni sul cristallo dall'anca incrinata. Dopo un paio di lamentele sulla bassa paga e minuti interi a passarsi lo smalto l'infermiera andrebbe ad indicare all'artista, già stufo della situazione, la posizione della stanza di Gekko. Di tutta fretta andrebbe a muovere lunghi passi sul pavimento bianco e asettico fino a raggiungere la stanza chiusa, posando un paio di volte con forza le nocche sul legno. per l'Ametista ormai i giorni stanno diventando tutti uguali uno all'altro... la noia dell'immobilità forzata è qualcosa che mal sopporta ed anche se il momento della dimissione si avvicina sempre più, non sembra mai abbastanza vicino e sembra non arrivare mai... un po' come quando in un incubo si cerca di correre e si rimane fermi nello stesso punto, mente chi ci insegue si fa sempre più vicino e la destinazione non si avvicina mai... l'incubo di Gekko un letto con un morbido materasso e lenzuola di cotone, fresche di bucato, con delle dolci infermiere che si prendono cura di lui... potrebbe sembrare un paradiso ad ogni uomo e chiaramente lui non se ne lamenta a voce alta... però preferirebbe potersi rimettere i suoi abiti ninja, le protezioni, riprendere armi e strumenti lasciati in custodia e riprendere la propria vita da shinobi, invece di fare il malato. Soprattutto perché ormai il dolore alla gamba è sparito quasi del tutto. Probabilmente l'Ametista non è mai rimasto tanto a lungo confinato in un letto, nemmeno quando era un infante... non che abbia memoria di quel periodo. Ha voglia di azione, ha voglia di lavorare, ha voglia di allenarsi... ha voglia pure di un pasto che abbia un sapore vero e non tutte verdure cotte al vapore e carne cotta allo stesso modo... sano? certamente gustoso? forse con qualche salsa piccante che qui non gli concedono. Ma questi pensieri sarebbero fermati dal rumore di nocche che battono contro la porta <Per tutti i Kami, non già quella ciabatta di pollo.> sbufferebbe sonoramente <Avanti.> direbbe poi con voce più accomodante, presentandosi al visitatore in tutto o splendore del suo camice ospedaliero e delle cinghie con cui le gambe sono assicurate al letto... non già per fini medici, ma semplicemente per arginare i suoi tentativi di evasione, a cui per altro ha rinunciato da almeno un giorno. Dietro la superficie lignea che li separa, la voce di Gekko risuonerebbe delicata, più o meno, e rilassata, all'incirca, nel invitare il visitatore ad entrare. Posando la mano sulla maniglia metallica andrebbe a spingere la porta davanti a sè nel tentativo di aprirla senza impattare in qualche letto o aggeggio medico. Aperta la porta andrebbe a muovere le iridi trovandosi dinnanzi alla stanza e davanti ad un Gekko convalescente e legato, senza un apparente motivo, con delle cinghie al letto. <Se vuoi il pollo te lo posso fare di carta> direbbe divertito in risposta alla frase dello Shoton. <Qualcosa mi dice che la mia carta è quasi più saporita di quello che ti costringono a mangiare qui.> continuerebbe trattenendo una risata di gusto e avvicinandosi alla destra del letto. <Come ti senti combattente valoroso?> chiederebbe ancora sorridendo e sedendosi sulla prima sedia a portata di mano. Rigirandosi l'anello sul medio della destra attenderebbe una risposta dal compagno nella speranza di sapere che mancherebbe ormai poco alla sua uscita e, magari, alla restituzione del suo amato bo. Il rapporto tra Karitama e il suo bo rassomiglierebbe molto a quello che Gekko ha sempre instaurato con i suoi tronchetti, anche se lui non ne è al corrente. all'aprirsi della porta, invece di una piacente infermiera con poco invitante pollo al vapore, classico da ospedale, si paleserebbe alla vista dell'Ametista una diversa presenza, che ora conosce sotto una diversa luce rispetto a quanto visto in missione... diciamo in veste comica, ma si sa, la terapia del sorriso è quantomai diffusa, tranne che nei reparti in cui ci sono costole fratturate, perché in quel caso la risata è una tortura. Ascolterebbe il dire del fratello di Kaime e lo inviterebbe con la mano ad avvicinarsi al letto, ridacchiando alla sua battuta sul sapore del pollo <Beh. Non ho mai provato a mangiare della carta, però se ha un sapore è sicuramente già meglio della roba che rifilano qui.> sorriderebbe passando poi ad osservare le movenze dell'altro una volta che fosse entrato <Beh, a parte la voglia di uscire qui più in fretta di quanto non vogliano lasciarmi libero, va tutto bene.> sorriderebbe <Non riesco ancora a capire se mi vogliano tenere qui per ragioni mediche oppure solo perché piaccio alle infermiere.> ridacchierebbe, dando una ulteriore conferma con il suo atteggiamento, del fatto che stia veramente bene <Il medico che mi ha rimesso in sede la gamba, si è premurata di dirmi di stare a riposo, ma io pensavo intendesse niente sforzi eccessivi, tipo allenamenti e scalate, invece intendeva proprio riposo totale a parte le sedute di fisioterapia per la riabilitazione.> alzerebbe le spalle, con ciò dando una pur vaga spiegazione alle cinghie <Fosse per me starei già in giro, ma credo vogliano tenermi dentro almeno fino a domani.> concluderebbe con un sorriso speranzoso e probabilmente nella sua mente starebbe facendo ogni scongiuro possibile per favorire l'esito favorevole della sua dimissione dall'ospedale. <Piuttosto.> mormorerebbe <Kaime ti ha restituito il Bo, oppure le hanno fatto storie per riprenderlo dopo il ricovero?> chiederebbe forse intuendo che tra Karitama ed il suo bastone ci sia un legame profondo come quello che lui ha con i tronchetti da sostituzione (?) <Ad ogni modo.> si schiarirebbe la voce <Noi non ci siamo ancora presentati come si deve.> si guarderebbe intorno un po' imbarazzato <E spero che perdonerai se mi presento in abiti non proprio... consoni.> ridacchierebbe tornando poi leggermente più serio <Il sono Gekko, del Clan Shoton, Genin di Kusa, Kusa no Kesho.> concluderebbe con il titolo che da poco ha deciso di attribuirsi <Ovverosia Cristallo dell'Erba.> andrebbe a dare delucidazioni sul significato di tale titolo <Il mio Clan era un tempo appartenente a Kusa e si è trasferito dopo la distruzione della Quarta Grande Guerra dei Ninja. Io sono il primo Shoton addestrato a Kusa da quei tempi.> e con ciò la spiegazione storica del titolo sarebbe chiara, pur se la spiegazione non sarebbe stata chiesta da nessuno. Allo scoprire il fatto che il bo sarebbe in mano a Kaime, che non si sarebbe ancora premurata di restituirlo, probabilmente perchè ancora non l'aveva rivista dalla missione visti gli impegni e il viaggio a Konoha, karitama storcerebbe il naso in maniera impercettibile per poi ascoltare le parole dello shoton, visibilmente stufo di passare il proprio tempo tra quelle quattro mura asettiche. Ignorando per qualche momento la situazione medica e la scomodità della sedia su cui sarebbe seduto l'artista, Gekko andrebbe a presentarsi con quasi più appellativi di Azrael, portando ancora una volta un sorriso divertito su quel candido volto troppo spesso segnato dalla sofferenza di quelle notti insonni. <Io sono Karitama Ishiba. Genin dell'erba e gemma del clan Ishiba> risponderebbe in seguito a quel velocissimo sproloquio dell'ametista. <Sono un pianista, violinista, chitarrista, flautista, poeta, pittore e disegnatore.> direbbe tutto d'un fiato incrociando le iridi indaco con quelle dell'interlocutore. <In più mi diletto, come tutti quelli del mio clan nell'arte dell'origami.> concluderebbe con l'umiltà che lo contraddistingue portando poi la mancina alla ricerca di qualcosa nella tasca del jeans corrispondente. dopo la sua, effettivamente lunga ma per dovizia di spiegazioni, presentazione, l'Ametista andrebbe ad ascoltare quella altrui e chinerebbe leggermente il capo al suo termine <Sì.> confermerebbe <Tua sorella Kaime mi aveva detto che tu fossi un artista a tutto tondo.> sorriderebbe <E può anche essere che io abbia visto un ritratto che hai fatto.> ridacchierebbe <Ma vista la reazione di Kaime, forse è meglio che non ne parliamo quando c'è lei.> sorriderebbe <Anche a tutela della ragazza che ha posato per te, oltre che nostra.> essendone il fratello, conoscerà benissimo il carattere pepato di Kaime , del resto, anche durante la missione ne aveva dato dimostrazione, al palesarsi della rossa nel suo atteggiamento da damigella in pericolo in cerca d'un cavaliere nella scintillante armatura. Gli occhi di smeraldo sarebbero luminsi a questi ricordi <Più che origami, ho visto Kaime usare la carta come una vera e propria arma.> mormorerebbe sorridendo, omettendo che l'occasione in cui l'avrebbe vista sarebbe stato proprio uno scontro tra loro due. poi si farebbe leggermente più serio <Kaime non mi ha raccontato molto di quelli che c'erano in cima alla cascata.> mormorerebbe <Ha confermato di nuovo che fossero schifosi e privi di gusto nel vestire, mi pare.> ridacchierebbe appena un istante <E che usassero l'acido.> direbbe toccandosi appena la nuca <Ma di quello me n'ero accorto da solo, perché mi sono cadute addosso delle gocce.> sorriderebbe <Immagino provenienti da un loro attacco andato a vuoto.> commenterebbe andando poi a concludere il suo dire <Anche tu come lei combatti sulla distanza?> chiederebbe quasi più a chiedere una conferma ad una ipotesi <Posso chiederti quale sia il tuo Elemento?> indagherebe, questa volta dichiaratamente.
Giocata del 12/07/2018 dalle 09:54 alle 13:20 nella chat "Ospedale Distrutto [Kusa]"
Nel sentir il fatto che Kaime è solita parlare di lui il sorriso già presente su quel candido volto andrebbe a farsi sempre più grande tra le rosee. Il rapporto avuto dai due fratelli è sempre stato molto forte e, a differenza di altri fratelli, non ricorda di aver mai litigato con la sua principessa o averla vista arrabbiata, almeno non con lui. Le parole dell'ametista suonerebbero strane alle orecchie del artista che, dopo aver smesso di frugare nella tasca e aver tirato fuori un parallelepipedo di cartoncino bianco, andrebbe a muovere lento il pollice sul piccolo coperchio per lasciar intravedere una decina di cilindretti candidi. <Perché Kaime non dovrebbe sapere che ho ritratto una ragazza?> chiederebbe stranito con un sorriso ora più infastidito ma sempre tranquillo. <Chi ti ha fatto vedere una mia opera?> continuerebbe interrogativo pensando ad Azumi e Torako per poi passare al secondo argomento portato in esame dalla gemma. <Io e mia sorella siamo due gocce d’acqua da questo punto di vista> direbbe quasi divertito dalla cosa. <Ci piace giocare con il vento e con la carta. Tu invece?> Chiederebbe incuriosito incrociando le iridi indaco con quelle del compagno. pur essendo un abile osservatore del linguaggio corporeo, la reazione della Gemma risulterebbe per l'Ametista in un semplice gradimento di quanto riferito riguardo la ballerina... ci vorrebbe la capacità di leggere il pensiero per cogliere i dettagli più profondi di quell'intenso legame fraterno. Una risatina, però, accompagnerebbe la richiesta del perché l'altra Gemma non dovrebbe sapere di quello che probabilmente considererebbe come un vero e proprio tradimento. <Beh... come perché non lo dovrebbe sapere?> sorriderebbe cercando di valutare se Karitama semplicemente finga di non conoscere quell'aspetto della sorella <Quando le ho parlato di quel disegno è mancato poco così che mi fulminasse con lo sguardo.> ridacchierebbe <E poi ha tenuto molto a precisare, con estrema chiarezza, come lei sie la tua unica e sola musa.> sorriderebbe <Sai, mi dispiacerebbe se Tora chan incorresse nell'ira di tua sorella.> mormorerebbe non troppo seriamente, perché in un certo modo si sente di escludere che Kaime potrebbe davvero passare a vie di fatto per un disegno, ma in ciò rispondendo anche alla domanda su chi gli abbia mostrato un'opera di Karitama e passerebbe subito dopo ad udire il dire riguardo le caratteristiche di combattente della Gemma <Capisco, quindi utilizzi le stesse tecniche che ho già visto impiegare a lei.> annuirebbe <Devo ammettere che il Fuuton sia decisamente insidioso, manifestando attacchi non visibili a chi non possegga un doujutsu.> raddoppiare la potenza di fuoco è certamente una gran cosa per la squadra <Riguardo a me, io combatto in corpo a corpo ed a corto raggio.> spiegherebbe tranquillo <I miei elementi...> esordirebbe <...sono il Fulmine e la Terra.> direbbe come se padroneggiare due elementi fosse una cosa tutto sommato non insolita <Utilizzo tecniche di Raiton e di Doton, sia come Taijutsu che come Ninjustu.> direbbe approfondendo questioni già note a Kaime, ma di cui Karitama non ha visto dimostrazione alcuna, avendo i due combattuto, sostanzialmente, su due campi di battaglia distinti <Chiaramente a questi si aggiunge il Cristallo del mio Kekkei Genkai.> mormorerebbe, giusto nel caso la Gemma non conoscesse quella particolarità. Le parole continuerebbero a suonare strane alle orecchie della gemma portandolo a stranirsi sempre più. <Lei è sempre stata la mia unica musa ma non ha mai dimostrato una qualsiasi sorta di gelosia, quello geloso tra i due in realtà sono io> direbbe ridacchiando e alzando leggermente il pacchetto verso le labbra per poi passare i pollici su uno dei cilindretti per tirarlo leggermente fuori. <Adesso ti andrebbe di raccontarmi cosa è successo sotto quella cascata?> chiederebbe realmente interessato e divertito dalla cosa. Le rosee dopo queste parole andrebbero a posarsi sulla parte ora fuori dal pacchetto di quella sigaretta per poi stringerla e sollevarla con un movimento lento e fluido del collo che la porterebbe con la punta verso l’alto mostrandola nella sua interezza all’ametista. <Qui dentro non si può fumare vero?> chiederebbe retorico alzandosi dalla seduta e muovendosi silenzioso verso la finestra della stanza. Raggiunta la vetrata andrebbe ad aprirla con la destrorsa per poi chinarsi piano fuori dalla stessa, senza però smettere di ascoltare le parole di Gekko. <Vorrei ancora capire come hai fatto a farti quasi staccare una gamba.>. sorriderebbe ad ascoltare le parole della Gemma... quindi sarebbe Karitama quello geloso dei due? oppure sarebbe più geloso della sorella? Beh, in ogni caso ed onde evitare che Karitama possa trovarsi spinto ad attivare a suo rischio e pericolo in chakra in questo luogo... meglio evitare ogni commento sul sedere di Kaime o di menzionare quando, dopo averle cristallizzato i vestiti, l'abbia trasportata in giro per la città in guisa di trofeo e le abbia infine scalpellato via di dosso il cristallo... o gli altri tentativi più o meno romantici dell'Ametista nei confronti della ballerina... essere preso tra due onde d'urto sarebbe decisamente scomodo, quindi probabilmente tenderà ad evitare certi commenti nel futuro. <Beh, hai ben visto anche con quella rossa come si è comportata, appena ha fatto la scenetta da damigella in pericolo ed ha pensato che potesse convincerci.> ridacchierebbe e poi guarderebbe la sigaretta. <Beh, a me non dai noia, però considera che se a noi è vietato mantenere il chakra attivo i medici e le guardie non hanno questo divieto e non sarebbe simpatico che finissi ad occupare la stanza di fianco.> ridacchierebbe <In più devo dire che non mi aspettavo che chi ha il vostro legame con la carta si dedicasse ad un vizio come quello del fumo.> alzerebbe le spalle e poi ascolterebbe attentamente la domanda di Karitama in merito a cosa sia avvenuto nella battaglia con la Doku. <Beh per iniziare posso dirti che quella rossa aveva una lingua che non avrei baciato volentieri.> ridacchierebbe, ancora alludendo all'atteggiamento avuto da questa all'inizio con il gruppo <Prova a pensare ad un camaleonte di 50kg ed avrai un'idea della lingua con cui alla fine è riuscita a colpirmi, dopo avere inizialmente fallito.> sorriderebbe prendendo poi un sospiro <Ad ogni modo, dato che non mi fidavo di lei ed avevo capito dal suo dire che ci avrebbe seguiti, ho fatto in modo di rimanere 10 metri indietro rispetto a te e Kaime...> non che potesse fare altrimenti dato che i due Ishiba sono più agili di Gekko <Mi aspettavo il suo attacco alle mie spalle e così è stato. Ha cercato di colpirmi proprio con quella lingua in un attacco rettilineo, che non è stato arduo evitare, per arrivarle in corpo a corpo ed accecarla ed arrivare alle sue spalle.> spiegherebbe brevemente, dimenticando che Karitama non ha mai visto la tecnica che ha usato per conseguire lo scopo <Dietro di lei ho caricato un colpo che direi notevole, ma non è stato sufficiente a finirla sul colpo e mentre lei cercava di colpirmi spazzando con quella lingua, io mi sono spostato per finirla, ma lei è riuscita ugualmente a raggiungermi con quella cavolo di lingua lunga e disgustosa.> commenterebbe indicando l'anca <Dev'essere stata una che non la finiva più di parlare.> ridacchierebbe. Il fatto che quella sigaretta avrebbe potuto creargli dei problemi, lascerebbe l'Ishiba sovrappensiero per qualche istante prima di decidere di fregarsene e portare la mancina alla tasca corrispondente alla ricerca dell'accendino recante il simbolo del clan. Alzato il coperchietto, andrebbe a posare il pollice sulla pietra focaia imprimendo una leggere pressione atta advviare la combustione dello stoppino candido. La fiamma danzante verrebbe avvicinata alla punta della sigaretta e i polmoni dell'artista andrebbero a riempirsi di quella prima massa gassosa candida che verrebbe rilasciata pochi istanti dopo nell'etere, all'esterno della stanza asettica. Le parole raggiungerebbero le orecchie dell'artista portandolo a figurarsi l'immagine disgustosa di quella ragazza, fin troppo volgare per lui, munita di una lingua tanto disgustosa e pericolosa. <Mi fa quasi più schifo di quei due che abbiamo dovuto affrontare noi> direbbe storcendo il naso e voltandosi per qualche istante verso Gekko lasciando la sigaretta fuori dalla vetrata. <Se mi avesse solo sfiorato con quello schifo le avrei sparato una lama di vuoto al centro di quegli occhietti tanto carini> continuerebbe incurante del fatto che forse una frase del genere potrebbe sembrare leggermente inquietante. <Come hai fatto ad ucciderla alla fine?> chiederebbe ancora allungandosi nuovamente verso l'esterno e posando ancora una volta le rosee su cilindretto di tabacco bruciante. osserverebbe il fare dell'altro e la sua decisione di assumersi il rischio, ma del resto, non dovrebbe arrecar danni a nessuno ed a Gekko non da fastidio il fumo... il conciatore è abituato a ben altri effluvi, come dimostrato proprio alla base della cascata, tramutata in un aulente acquitrino da quella banda di esseri schifosi. Ridacchierebbe alla dimostrazione di sensibilità dell'artista. Non che sia una cosa strana o inaspettata avendo sentito la sua reazione all'inizio della missione <Ti ringrazio per aver definito carini i suoi occhi, dato che li aveva simili ai miei.> commenterebbe chinando leggermente il capo <Beh... io per finirla avevo pensato ad una bella combinazione di colpi.> sorriderebbe <Ma dopo il primo lei aveva già rilasciato il chakra kai ed è precipitata di sotto.> mormorerebbe alzando leggermente le spalle <Quindi servirebbe un'autopsia per capire se l'abbia uccisa direttamente il mio colpo oppure il terreno 20 metri sotto.> sorriderebbe, nonostante forse la base del costone roccioso gli abbia rubato l'uccisione (?) <Forse avrei potuto chiudere l'incontro prima e risparmiarmi l'ospedale.> alzerebbe le spalle <Insomma ci sono un paio di alternative che avrei potuto impiegare, però alla fine non si conosce l'esito di una tattica fino al momento in cui viene attuata, quindi se alle sue spalle mi fossi affidato al solo Taijutsu forse lei avrebbe potuto riservarmi qualche altra sorpresa.> assumerebbe un'espressione un po' schifata <Il medico che mi ha sistemato la gamba e le ustioni alla nuca mi ha detto che un avversario simile l'aveva stretta al collo con la lingua, quindi non posso escludere che se l'avessi proiettata lei non avrebbe provato a trascinarmi con sè.> commenterebbe quella che in ogni caso è ormai una teoria non verificabile, fino al momento di trovarsi nuovamente nella stessa situazione con un avversario analogo <Oppure avrei potuto usare il Doton per imprigionarla nella roccia.> alza le spalle dimostrando di avere effettivamente avuto il lusso di poter scegliere le proprie mosse in un ventaglio decisamente non ristretto di scelte... e naturalmente non c'è modo ora di verificare quale delle scelte avrebbe sortito il miglior risultato. <Ad ogni modo diciamo che non siamo stati proprio impeccabili, sul piano delle strategia.> ridacchierebbe <Che ci siamo trovati ad affrontare degli avversari ideali è vero.> sorriderebbe <Ma è anche vero che noi eravamo ideali per loro, perché se la rossa si fosse trovata troppo distante da uno di voi, sarebbe facilmente stata eliminata.> sorriderebbe, perché dal canto suo forse avrebbe trovato anche lui poche difficoltà con Ninjutser come i due Ryoshu. <Però da un lato potevamo evitare di farci scoprire dal nemico.> sorriderebbe senza muovere critiche dirette, del resto, pure Karitama avrà compreso da solo ed immediatamente che la sua intemperanza fosse poco consona alla furtività del gruppo <E poi, come ha detto anche tua sorella...> inizierebbe ad ammettere <uno di noi sarebbe dovuto rimanere con la rossa alla base del costone... io nello specifico.> sorriderebbe <In questo modo, lei avrebbe lo stesso provato ad attaccarmi, perché le avrei comunque dato le spalle come provocazione.> sorriderebbe, ma almeno alla fine sarei stato su una superficie orizzontale.> ridacchierebbe
Giocata del 12/07/2018 dalle 15:41 alle 18:04 nella chat "Ospedale Distrutto [Kusa]"
Il fumo verrebbe nuovamente gettato all’esterno andando a coprire il volto dell’ishiba prima che una leggera brezza arrivi a dissiparlo rapidamente. Continuando con quello scambio di ossigeno e fumo, poco salutare, ascolterebbe le parole dell’ametista figurandosi nella mente la scena dei colpi ben assestati dallo stesso e la caduta, quasi surreale, della ragazza, ricordando ora la visione dei brandelli al suolo. <Non credo che il Taijutsu fosse in generale appropriato alla situazione, visto lo schifo che rilasciava dalla pelle> direbbe un po’ disgustato e divertito allo stesso tempo. <Non avresti avuto più possibilità con qualche tecnica che non contemplasse il contatto fisico?> continuerebbe interrogativo voltandosi nuovamente verso la gemma con il braccio ancora teso all’esterno della vetrata. <Anche il doton sarebbe potuto essere una soluzione ottimale… avresti potuto lanciarle qualche sasso e muoverle la terra da sotto i piedi… credo> direbbe infine mostrando la sua poca familiarità con l’elemento del compagno. <Io comunque avevo pensato di rimanere giù con lei ma, vista la vostra fuga, non me la sono sentita di abbandonarvi e ho deciso di dare una mano alla mia principessa> risponderebbe sorridendo al solo nominare Kaime. <Poi non so come abbiano fatto a scoprirci così rapidamente in realtà, so solo che facevano davvero disgusto e che sono morti per questo> concluderebbe sollevando leggermente le spalle e scrollandole quasi incurante delle sue responsabilità. <Comunque se qui ti annoi posso lasciarti un mio disegno o suonarti qualcosa… almeno hai qualcosa di bello con cui intrattenerti> chiederebbe al compagno voltandosi nuovamente verso l’esterno e dando un ultima inspirata di fumo prima di lasciar cadere i resti sulla strada sottostante. Ascolterebbe il dire dell'altro con attenzione ed annuirebbe cautamente <Beh, il mio modo di combattere è principalmente in corpo a corpo e visto com'era vestita, intrappolarla nei suoi vestiti non era un'opzione.> mormorerebbe <Alla fine anche col Doton avrei dovuto toccarla per trascinarla nella roccia del costone.> sorriderebbe <In ogni caso il suo veleno era fastidioso, ma niente di davvero problematico...> lascerebbe un attimo la frase in sospeso <a parte il fatto che durasse nel tempo.> ammetterebbe <Però mi hanno dato più problemi quelle gocce di acido cadute dall'alto, piuttosto che il veleno della rossa.> mormorerebbe <Fastidioso? Sì. Problematico? Decisamente no.> confermerebbe ridacchiando <Ad ogni modo per il futuro siamo arrivati alla conclusione che se ci sono ragazze di mezzo, se ne occuperà Kaime.> ridacchierebbe ricordando la discussione/dialogo avuta prima del suo ricovero <Perché ha detto che noi uomini siamo troppo facili da rigirare.> non erano proprio state le testuali parole, però non c'è bisogno che Karitama conosca le precise parole uscite dalle labbra della sua "principessa"... che non erano proprio parole dolci ed eleganti. <Beh, c'è l'eventualità che avessero messo la rossa di vedetta mentre gli altri due, che mi pare di capire che fossero maschi, facevano il lavoro sporco.> e decisamente gettare sacchi di spazzatura da una cascata si può definire lavoro sporco. <Non li ho visti, quindi mi fido ampiamente del vostro giudizio su quei due.> mormorerebbe <La noia qui è davvero una cosa onnipresente.> si lamenterebbe <Però mi tocca rimanere qui ancora un po'.> alzerebbe le spalle <Un diversivo non sarebbe male.> tante cose non sarebbero male... del cibo che abbia sapore, la possibilità di fare qualcosa che non sia solo starsene a letto e qualche seduta di riabilitazione <Ormai dovrebbe trattarsi solo di uno o massimo due giorni e poi potrò tornare in azione ad evitare che qualche rossa ti metta la lingua addosso.> ridacchierebbe <Piuttosto, ora che ci penso.> si batterebbe l'indice sulla tempia <Come hai conosciuto Torako?> chiederebbe <Insomma il dove mi sembra quasi superfluo dato che per farla andare in Accademia l'ho dovuta portare di peso dal 5° Cerchio.> ridacchierebbe, dando dunque per scontato che l'incontro tra i due sia avvenuto proprio in quella zona della città. Nel sentire dello scambio con Kaime sulla debolezza degli uomini, Karitama non riuscirebbe a trattenere una sonora risata per poi andare a chiusare tra un risolino e l'altro <Non era tanto il loro lavoro ad essere sporco, facevano ribrezzo loro e basta.>. <Se ti annoi così tanto vado a prendere la chitarra e ti suono qualcosa> direbbe nel tentativo di aiutare quel povero Shoton convalescente. <Anche solo dopo un ora in quel letto, senza le mie lenzuola di seta, avrei voglia di fuggire il più velocemente possibile.> continuerebbe guardandolo e figurandosi al suo posto sul quel letto duro e tra tra quella stoffa ruvida e dura. L'immagine sparirebbe rapida dalla mente dell'Ishiba al sentir parlare di Torako. In pochi istanti gli ritornerebbero in mente quelle poche ore passate nel quinto cerchio con quella ragazzina così carina ma così sospettosa. <Stavo passeggiando per quelle strade in cerca di ispirazione quando ho visto quella ragazzina.> direbbe rispondendo allo Shoton. <In realtà abbiamo passato un bel pomeriggio insieme, anche se per i primi minuti ha pensato volessi farle del male... sai non sono bravissimo a spiegare il fatto che mi sembri un bel soggetto e quindi avrei voglia di dipingerti.> direbbe abbassando lo sguardo e facendo comparire sulle gote un rossore dovuto all'imbarazzo del momento. <Ma poi ha capito che sono solo un artista in cerca di soggetti e abbiamo parlato per ore sul tetto di una casa, con il tramonto come cornice> concluderebbe alzando nuovamente lo sguardo e incrociandolo con quello dell'ametista. ridacchierebbe di rimando alla risata della Gemma <Beh, gente schifosa per fare un lavoro schifoso.> sorriderebbe <Possiamo definirlo karma, dopotutto.> prenderebbe una leggera pausa per osservare meglio l'altro <In fondo sono le scelte che hanno fatto ad averli resi ciò che erano ed a fare ciò che facevano...> altra pausa, decisamente misurata prima della conclusione <ed a morire come sono morti.> sorriderebbe... certo lo Shoton è gentile ed ha un notevole istinto di protezione riguardo coloro che sono meritevoli del suo supporto, ma l'altro lato di lui è forse anche crudele con coloro che invece sono suoi nemici. <Beh non sarebbe male un po' di musica.> sorriderebbe approvando l'idea del Ishiba <Anche se c'è il rischio che le guardie considerino la chitarra un'arma.> ridacchierebbe, ironizzando sullo scrupolo con cui le guardie fermano ogni cosa che possa anche solo vagamente e con molta fantasia essere usata come arma. Poi la risata si spanderebbe sonora e cristallina pensando a Karitama a letto tra lenzuola di seta... no... come non detto... <E chi le hai mai vite delle lenzuola di seta.> mormorerebbe ancora ridacchiando il conciatore... già... nonostante l'antica nobiltà del suo Clan, lui non è decisamente cresciuto in quel modo e l'unica cosa di seta che abbia è l'haori con il simbolo del suo Clan sulla schiena e che indossa solamente quando si trova al Palazzo di Cristallo ed esclusivamente quando non si stia allenando. <Deve essere bello dormire tra quelle lenzuola, ma anche queste non sono poi tanto male... solo mi manca la mia libertà.> ridacchierebbe accostando la sua figura a quella di un carcerato <Cercavi l'ispirazione eh?> un concetto che per chi non sia toccato dall'arte risulta vagamente alieno, pure se il significato delle parole venga compreso <Non ci sono molte cose belle da vedere laggiù.> mormorerebbe <Sono i quartieri poveri del Villaggio.> mormorerebbe <Però immagino che le persone che vivono lì siano più vere di tanti che vivono nelle zone ricche e si preoccupano solo delle apparenze e di godersi la vita tranquilla che gli shinobi mantengono per loro.> speso abusando della pazienza dei ninja, a dirla tutta, chiedendo l'espletamento di compiti per i quali potrebbero degnamente ricompensare qualche cittadino più povero e che non disdegnerebbe affatto di svolgerli. Poi alzerebbe una mano in un cenno quasi di scuse <Niente contro le persone abbienti, beninteso.> mormorerebbe <Solo che tanti si lamentano del degrado del 5° Cerchio, ma nessuno di loro muove una singola falange per ovviare alla situazione attuale.> commenterebbe <Poi si lamentano se dei disperati cercano di derubarli.> alzerebbe le spalle sorridendo poi all'immagine offerta da Karitama, dell'incontro con Torako <Somiglia un po' a come l'ho conosciuta anche io.> ridacchierebbe <Una ragazza particolare, però la sua diffidenza è figlia dell'esperienza.> cercherebbe di spiegare <Poi, se tu riesci a sembrare un malintenzionato quando cerchi l'ispirazione, questo non lo so.> riderebbe <Ma sicuramente le ha fatto piacere quel disegno.> sorriderebbe <Del resto è un bel ritratto.> commenterebbe <Per quello che può valere il mio parere.> si schernirebbe infine alzando poi la mano con l'indice ed il medio tesi e scuotendola in segno di diniego <Non ti venga in mente di disegnarmi in questa situazione.> ridacchierebbe.
Giocata del 13/07/2018 dalle 10:01 alle 11:55 nella chat "Ospedale Distrutto [Kusa]"
Andando a sedersi nuovamente sulla sedia ascolterebbe le parole dell'ametista che, come previsto, accetterebbe la dedica dell'artista portandolo già ad immaginare cosa potrebbe suonargli. <Che tipo di musica ti piace?> chiederebbe incuriosito e in cerca di una risposta che restringa il campo delle melodie suonabili dall'Ishiba. Continuando poi a parlare di Torako Gekko prenderebbe in pieno le motivazioni dell'Ishiba con quelle parole. <Sai per me non è bellezza quella canonica, quella che tutti noi accomuniamo ad un bel viso, un corpo perfetto o al lusso, ma è bellezza ciò che è reale, ciò che è segnato dagli avvenimenti e in cui coesistono perfezione e imperfezione.> direbbe nel tentatvo di spiegare quella visione così ampia eppure così dolorosa per lo stesso Karitama. <La natura poi è ciò di più equilibrato e vicino alla perfezione si possa avere. È la definizione perfetta di sublime come bellezza spaventosa e potenza inarrestabile.> continuerebbe continuando a pensare solo al lato filosofico e artistico di visione della vita e inconsciamente ignorando l'aspetto politico e di disagio del villaggio dell'erba tanto detestato dalla sua sorellina. <Grazie per il complimento... e in quel letto mi sembri proprio un bel soggetto.> direbbe in seguito all'ultima affermazione dello shoton posando la destrorsa nella tasca corrispondente tirando fuori un foglio e un carboncino. <Io sono pronto... e tu non potrai fermarmi> concluderebbe scoppiando in una rista rumorosa e divertita. ancora osserverebbe i movimenti della Gemma ed ascolterebbe il suo dire... in qualche modo, forse le sue parole hanno espresso il motivo dell'interesse di Karitama per il 5° Cerchio... la genuinità delle persone, la non artificiosità del luogo, che al contrario del lusso dei Cerchi interni vive ancora nel degrado che ha causato la rivolta anni or sono... le rivoluzioni vengono combattute dalle masse a beneficio di pochi... se quei pochi fossero tutti individui che hanno messo in gioco la propria vita, la cosa non risulterebbe tanto odiosa, ma al fianco degli shinobi e delle kunoichi, ci sono tanti che servivano il vecchio regime e si arricchivano alle spalle delle vere vittime di quella situazione, solo che essendo loro stessi vessati, non erano allo stesso livello di coloro che sono stati abbattuti, scacciati, imprigionati ed, in qualche caso, uccisi. Considerato che il Villaggio non potesse reggersi senza le loro competenze, il fatto di mantenerli al loro posto, dove potessero arricchirsi, è stato forse considerato un male minore, ma a causa loro i poveri sono divenuti sempre più poveri. L'Ametista digrignerebbe i denti a questi pensieri... non sarebbe infastidito dal fatto che l'artista trovi ispirazione nelle disgrazie altrui... del resto la sua arte potrebbe servire a stigmatizzare il problema e spingere qualcuno ad intervenire per porvi rimedio <In poche parole i ricchi di questa città sono tutti uguali l'uno all'altro ed ampiamente banali e noiosi, privi di qualsiasi originalità e non possono costituire uno stimolo valido per il tuo estro.> ridacchierebbe <Chissà se diverrebbero più interessanti se si ritrovassero a vivere nel 5° Cerchio.> suggerirebbe e si troverebbe a condividere l'apprezzamento rivolto alla natura <Ci sono luoghi, nei dintorni, che ancora sono privi di contaminazioni o comunque hanno contaminazioni limitate.> mormorerebbe <Ad esempio il Bosco dei Ciliegi dove sono stato con Kaime.> mormorerebbe <O anche i Prati Fioriti, in direzione di Taki, per quanto lì la presenza di intere famigliole può rendere il tutto meno naturale durante il giorno.> ridacchierebbe poi tornando sul discorso del Bosco dei Ciliegi <A scanso di equivoci...> mormorerebbe <Io e tua sorella lì ci siamo scontrati per allenarci assieme, niente di romantico insomma.> direbbe quasi a rassicurare il fratellone, che ha già dichiarato di essere più geloso della ballerina di quanto lei lo sia di lui... e lei è decisamente gelosa... poi osserverebbe l'Ishiba estrarre carta e carboncino e sospirerebbe, essendo effettivamente impossibilitato ad impedirgli di ritrarlo, immobilizzato com'è nel letto <Beh, potrei sempre tramutare in cristallo ciò che tieni in mano.> minaccerebbe con un sorriso e formando un mezzo sigillo della capra davanti al plesso solare e controllando con l'altra mano che i capelli siano adeguatamente spettinati, mentre fisserebbe le iridi di smeraldo sulla Gemma Ishiba. Pur ascoltando le parole dello shoton, l'artista non smetterebbe di guardare il candido frammento di carta impugnando ora nella mancina il carboncino nero pece per dare inizio ad una nuova opera. Le iridi andrebbero ad alzarsi rapide verso il compagno mormorando a denti stretti ma udibile e ironico <Senza chakra?>. Lo sguardo dell'Ishiba andrebbe a studiare ogni millimtro del corpo dello shoton quasi come un medico studia un paziente prima dell' operazione. L'immagine della nuova creazione si comporrebbe più dettagliata istante dopo istante nella mente di Karitama, prima ancora di essere trasportata su carta. Le estremità della mancina, nelle quali sarebbe stretto il carboncino, andrebbero ora ad avvicinarsi al foglio muovendosi rapide e descrivendo con i primi segni meno dettagliati la sagoma dello Shoton in quel letto d'ospedale. In pochi secondi sarebbe distinguibile in quel candore ogni dettaglio del contorno, la forma dei capelli e un piccolo accenno del letto sottostante. Le dita continuerebbero ad essere mosse morbide fino all'arrivo di un suono alle orecchie dell'Ishiba e quasi sicuramente anche a quelle del suo 'modello'. La maniglia della porta dietro di lui andrebbe ad essere sonoramente abbassata e la porta verrebbe aperta con estrema violenza verso l'interno. Una figura bassa, tozza e disarmonica in camice bianco, annunciata ancora prima del suo arrivo da una tremenda puzza di disinfettante che porterebbe l'Ishiba a storcere il naso. Appena entrata, interrompendo qualsiasi cosa stesse per dire, andrebbe ad inalare una grande quantità di ara presente nella stanza per poi divenire paonazza in volto e gridare. <Cos'è questa puzza di sigaretta?> urlerebbe facendo risuonare la sua voce stridula e fastidiosa tra quelle quattro mura candide e asettiche. Senza neanche darle il tempo di completare la frase Karitama andrebbe a lasciar cadere il frammento cartaceo al suolo e a muovere rapidi passi verso la porta nel tentativo di aggirare l'isolotto e scappare il più velocemente possibile. <Gekko è stato un piacere. Ci vederemo a guarigione completata.> griderebbe verso il compagno uscendo il più velocemente possibile e fuggendo dalla costruzione per tornare a casa, tentando di non essere inseguito. rimarrebbe in posa, fino alla battuta dell'altro riguardante il fatto di non avere chakra in corpo <Beh, quello è un dettaglio.> ridacchierebbe <Avrei potuto richiamarlo abbastanza in fretta.> direbbe con una finta innocenza sul volto... eh sì, non è mai stato ritratto ma un moto di vanità gli ha imposto di mettersi in posa ed in quel letto non poteva chiaramente usare una posa marziale, bensì solo quella atta al richiamo del chakra. Dopo una risatina divertita per la situazione, e confidando di non avere assolutamente l'aria del malato. La realizzazione dell'opera richiederebbe un po' di tempo, ma l'abitudine alle arti marziali rende particolarmente semplice mantenere una posa, che in questo caso comporta unicamente lo sforzo, lievissimo invero, del braccio sinistro usato per comporre il mezzo sigillo caprino. Però qualcuno non attenderebbe il compimento dello sforzo artistico ed irromperebbe sgraziatamente in stanza dello Shoton, dapprima abbassando rumorosamente una maniglia che è sempre stata silente fino al suo tocco e quindi aprendo di getto la porta, rischiando di colpire chiunque vi si trovasse troppo vicino e quasi facendola sbattere contro la parete bianca introducendo nell'ambiente un forte odore di disinfettante, che peraltro rispetto all'odore di sigaretta potrebbe quasi risultare gradevole a certe narici, ma non nell'intensità con cui viene proposto, vale a dire come se ci si fosse lavata. Le immediate proteste riguardo il fatto che qualcuno abbia fumato in stanza, interromperebbero qualsiasi altro pensiero della donna e senza dar risposta, assumersi le proprie responsabilità, ovvero consegnare l'opera finita al modello, Karitama si darebbe alla fuga, circumnavigando la donna in camice bianco infermieristico dal forte odore di disinfettante e sparirebbe nel corridoio, forse senza notare il cenno di saluto dell'Ametista. <Io non fumo.> commenterebbe unicamente lo Shoton dopo l'allontanamento del Ishiba <Non è una delle solite infermiere.> protesterebbe compostamente "Certo che no." direbbe l'altra "Loro non sono più assegnate a Gekko Shoton, anche perché lei dovrebbe essere già stato dimesso questa mattina." farebbe notare "Cosa ci fa ancora qui? Io devo rifare la stanza.> farebbe cenno vibrantemente per indicare al ragazzo che deve lasciare la stanza in fretta <Beh, se mi toglie le cinghie mi cambio subito.> sorriderebbe l'Ametista, con la luce della ritrovata libertà negli occhi ed appena libero salterebbe fuori dal letto e si spoglierebbe, incurante dell'infermiera presente, andando subito ad indossare i propri abiti ninja e le protezioni <Temevo che non mi avreste più lasciato andare via.> direbbe andando verso la porta e scoccando un bacio volante ad un'altra infermiera nel corridoio, diretto a recuperare il resto del proprio equipaggiamento e poi verso casa... ma prima una locanda o anche solo un chiosco per mettere in bocca qualche cibo dotato di sapere(?)[END per entrambi]