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Lacrima di ghiaccio

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con Kaime, Irou

È pieno giorno, il Sole è alto nell'empireo, la cui luce viene ovattata leggermente da candide e bianche nubi. Il villaggio è calmo, tranne per il cerchio adibito a mercato, ma comunque troppo lontano perché Kaiba possa udire quel vociare. La casa che condivide con la sua amica Haran, fatta eccezione per lui, solo sul divano con...Olaf, sembra vuota, essendo la giovane chiusa nella propria stanza. La casa è silente, se non per qualche scricchiolio, fino a quando una ferma e decisa bussata non proviene dalla porta d'ingresso della dimora. Avvicinandosi, il nostro kiriano, potrà avvertire sempre più freddo, un freddo secco che rende semplicemente l'aria gelida, essendo motivo della condensa ad ogni suo respiro. Se la porta venisse aperta quello che lo shinobi senza natali andrebbe a veder la figura di un ragazzo. Questo sarebbe alto, magro, dalla pelle candida e i capelli bianco-perla e due eleganti occhi ghiaccio, tendendi, come tutto il suo aspetto, verso il bianco, fatta eccezione per le pupille, strette e spente, come se fosse affranto da un trauma insuperabile. Il suo corpo sarebbe coperto da un tradizionale kimono bianco, con decori in argento raffiguranti dei kanji di una preghiera antica shintoista, che forse non riuscirai a intepretare. Le mani, guantate fino alle dita, andrebbero ad esser poste, rispettivamente, con la destra su una katana fatta interamente di ghiaccio, mentre la mancina, portata all'altezza della spalla, andrebbe a far annusare l'indice ad un ermellino bianco, ma che per il calore sta tornando, lentamente, ad una cromatura bruna. Il giovane, da sottili rosee, andrebbe, con una voce accogliente e rassicurante...<ciao Kaiba Kori, posso entrare nella tua dimora? Avrei bisogno di parlarti...> Andando, in seguito, a rimaner fermo e silente, in attesa della replica del giovane shinobi.

17:44 Irou:
 C’è silenzio in casa, Haran probabilmente sta dormendo, ma non si può dire lo stesso del giovane Kaiba. se ne sta steso sul suo divano, con il piccolo Olaf, piccolo orso polare di peluche, posto ai piedi dello stesso elemento d’arredo ed il proprio bastone accanto a sé. È un momento di noia, ma il Genin dell’Erba non sembra annoiarsi affatto, tutt’altro. Sta fischiettando, pur senza fare troppo rumore per paura che la sua amica d’infanzia, la persona a lui più cara al mondo, si svegli. Indosso porta una felpa del color del mare, il cui cappuccio pende, vuoto, dal bordo esterno del divano. Le gambe sono fasciate in un paio di pantaloni di stoffa leggera, color grigio scuro. I apelli argentei sono arruffati, gli incorniciano disordinatamente il volto niveo, in cui sono incastonati i due occhioni del color del ghiaccio, innaturalmente chiari, ma per nulla freddi. A differenza del suo clan, quel ragazzino è pieno di emozioni d’ogni sorta, che si possono leggere perfettamente dal viso pulito e privo di peluria, seppur oramai non sia più un bambino. D’improvviso, qualcuno bussa alla porta, ridestando il giovane dal suo pensare e dal suo dolce far nulla. Non attende nessuno in casa e, si sa, ogni tanto qualche delinquentello è solito far scherzi. Non tanto per se stesso, quanto più per il benessere della ragazz che dorme nella propria stanza, va formando all’altezza del petto il sigillo della capra. La mente andrebbe ad estraniarsi dal luogo in cui si trova, isolando qualsivoglia suono, odore od avvenimento, portandolo – seppur solo con l’immaginazione – nel luogo in cui più si trova a proprio agio. Le distese innevate di Kiri s’aprirebbero dinnanzi a lui, dandogli una sensazione di estrema calma e relax. È in quello stato che si sentirebbe tranquillo abbastanza per attivare il proprio chakra. Richiamerebbe così le proprie energie fondamentali, la menyale e la fisica, Omoi e Shitai, in maniera tale da poter prendere forma e corpo ed unirsi per formare una nuova forza, necessaria per ogni shinobi. La prima che andrebbe a richiamare sarebbe, per l’appunto, quella mentale, da concentrare all’altezza della fronte ove – per molte credenze sia popolari che religiose – dovrebbe essere situato il terzo occhio. Essa sarebbe la congiunzione di tutte le sue esperienze, dei ricordi e delle emozioni. Ogni elucubrazione o sentimento che abbia mai provato, dal freddo del proprio villaggio nativo, sino alla sensazione di una carezza dei propri genitori, al dolore d’averli persi, al ritrovamento di un motivo per essere felice, all’amicizia con Haran. Tutti questi fattori andrebbero ad inviare delle stille immaginarie che andrebbero a formare un’etera sfera dal colore blu. All’altezza dell’addome, invece, andrebbe a raccogliere le energie fisiche, tutti gli impulsi dei muscoli, dei nervi, la solidità della sua struttura ossea, tutti impulsi che, elettrici, si condenserebbero in una sfera rossa. Ricorda ancora il momento in cui ha assimilato quella nozione, in Accademia. È stato contento di sapere di poter immaginare le sfere di quei colori, che tanto gli ricordano la giunzione che c’è tra sé e la sua più cara amica. Tali energie verrebbero, poi, sospinte l’una verso l’altra, per incrociarsi all’altezza del plesso solare, dapprima divide, ma poi via via sempre più vicine, sempre più congiunte tra di loro, proprio come fossero i mignoli di due bambini appena conosciutisi in orfanotrofio. Da quel semplicissimo contatto le due sfere andrebbero a roteare e roteare in senso orario, sempre più rapidamente, fondendosi sempre di più l’una con l’altra, sino a diventare indissolubili. Un unico centro ceruleo, evanescente ed etereo verrebbe a crearsi, a questo punto, al plesso solare, pronto ad inviare sottili stringhe rinvigorenti in tutto il keirakukei, sino ad andare a corrispondere ai vari punti di fuga presenti su tutto il corpo di ogni organismo. Così, se fosse riuscito nel suo richiamo del chakra, andrebbe ad aprire la porta per scoprire chi si nasconde sull’uscio. Un ragazzo simile a lui per conformazione fisica, ma decisamente più elegante, col suo kimono e la katana di ghiaccio. Il freddo che porta con sé non lo impensierisce, quasi non lo ha notato, avendo anch’egli una temperatura corporea estremamente bassa. Non si scompone minimamente, aprendo totalmente la porta, portando la destra alla nuca per grattare in corrispondenza dell’attaccatura dei capelli. < Buongiorno a te, uomo sconosciuto, ma probabilmente Kori. > Gli risponderebbe con un gioviale sorriso che ostrerebbe i candidi denti, senza alcun tipo di preoccupazione o di timore dipinti in volto. D’altronde, quell’uomo gli ricorda una figura familiare, di cui fidarsi. E vuole parlare con lui, almeno stando a quel che ha detto. < Ehm… sì, prego. Entri pure. La cucina è di là. > Direbbe, facendosi da parte ed indicando la stanzetta sulla sinistra con un gesto della mano < Posso offrirle un tè? Magari con ghiaccio? O il ghiaccio lo mette lei? > Ridacchierebbe tra sé e sé, aspettando una risposta dall’uomo che, però, sembra serio, affranto, seppur gli sia totalmente sconosciuto il motivo. < Le chiedo solo di non fare troppo rumore, per favore… la mia amica sta dormendo e non voglio che si svegli. E… potrebbe alzare la temperatura? Il freddo le da fastidio. > Concluderebbe, attendendo una qualunque mossa da parte del ragazzo che ha appena bussato alla propria porta, che verrebbe richiusa lentamente alle di lui spalle in caso fosse effettivamente entrato in casa. [ Tentativo impasto chakra | Se Chakra 20/20 ]

La porta andrebbe ad esser aperta e tra i due Kori andrebbe ad esservi un primo scambio verbale, scambio il quale andrebbe a far arricciare le rosee del giovane e lo porterebbe a replicare ingenuamente...<è il minimo fhe posso emanare, chiedo scusa> direbbe, cominciando un lento incedere che gli permetterebbe di varcar la soglia della dimora. Il piccolo ermellino rimarrebbe aggrappato a quel candido tessuto, cosa da non cadere, ma per quanto possa pensarci da solo, la mano dello shinobi andrebbe, comunque, ad esser posta avanti il musetto, così da afferrarlo in caso di perdita di equilibrio del piccolo mammifero. I passi continuano lenti, fino a giungere alla cucina, dove andrebbe a sedersi su una sedia, la quale andrebbe lentamente a ghiacciarsi, attendendo il giovane che si accomodi su una sedia adiacente o opposta, mentre la piccola Haran andrebbe ad uscire dalla propria stanza per spiare la situazione. Lo shinobo se ne accorgerebbe, ma non farebbe alcun commento e alcun riferimento, ignorando semplicemente il tutto e, una volta che Kaiba si fosse seduto, lo shinobi andrebbe a chiosare...<io sono Kamatsu Kori, scusa se mi presento solo ora.> Direbbe, per poi, non replicando nulla sulla offerta di bevande del giovane, andrebbe a continuar...<e sono un allievo di tuo padre. So che non lo vedi da tempo ma sono qui per portarti notizie del sensei.> Direbbe, fermandosi per colpa di un nodo alla gola, che non gli permette, al momento, di continuar il suo dire.

10:21 Irou:
 Il giovane Kaiba, una volta impastato il chakra, andrebbe a far accomodare il suo ospite. Non asi siederebbe fin da subito, preferendo – anche se non ha ricevuto risposte in merito – fare il bravo padrone di casa offrendo da bere. < Kamatsu… > Pronuncia immediatamente al seguito del giovane, aggiungendo subito dopo un innocente e candido complimento < …è proprio un bel nome! > Si metterebbe con le spalle rivolte al resto della casa, rendendo per lui impossibile il notare Haran che, probabilmente destata dal freddo o dai vari rumori, sta origliando da dietro la porta di camera sua. Metterebbe in due bicchieri alti e lunghi qualche centilitro di thè freddo, per poi girarsi e porgerlo alla volta del Kori che già siede al tavolino. Il suo, quello di Kaiba, ha dentro una lunga cannuccia azzurra, che termina in un paio di spire, come fossero delle montagne russe. Ne cingerebbe l’estremità con le labbra, iniziando a berne qualche goccia, ascoltando le parole dell’altro. Non capisce le emozioni dell’altro, magari è solo stanco, magari ha caldo, magari è venuto a piedi o chissà cos’altro. Gli occhioni innaturalmente chiari sarebbero fissi nei gemelli, curiosi e speranzosi di ricevere qualche informazione interessante. Le mani sono strette attorno al bicchiere ed il Genin continua a bere, finché non apprende le restanti parole del ragazzo di fronte a lui. Le rosee si sciudono, lasciando cadere qualche goccia sul tavolino di legno < M-mio padre? > Balbetterebbe a mezza voce, stringendo il vetro del bicchiere tra le dita affusolate. Non arrabbiato né triste, semplicemente curioso all’inverosimile ed ignaro di quel che sta per accadere. Come qualunque bambino, benché oramai non lo sia più. < Notizie di papà? Dimmi tutto! Lo avete trovato? Sta venendo qui? Dimmi, dimmi! > La voce sarebbe entusiasta, eccitata, ma non alta, evidentemente intenzionato a non svegliare Haran, ignorando il fatto che lei sia già sveglia e li stia ascoltando. [ Chakra ON ]

Quella ingenuità, quella spensieratezza, quegli occhi curiosi portando il giovare a portarsi la destrorsa avanti gli occhi, ma la bocca è evidentemente arricciata nell'espressione caratteristica del pianto, susseguita da schegge di ghiaccio che andrebbero a cader sul tavolo, rimbalzando flebilmente un paio di volte. Queste sarebbero a forma di lacrima, ma le smussature e le facce di un diamante a goccia, le quali, in pochi istanti andrebbero a sciogliersi per i sali presenti al loro interno. Qualche istante serve prima che la mano vada a ritornar al suo posto e, con ancora gli occhi arrossati, ma ritrovando una compostezza consona ad uno shinobi, Kamatsu andrebbe a verbiare...<il sensei ora fa parte della natura, dell'aria, dell'acqua, della terra...ormai è parte del mondo. È perito in battaglia da eroe per salvare diversi soldati, da vero generale, anche se non era il suo rango> direbbe, reprimendo la tristezza e continuando a chiosar nella direzione di Kaiba <e mi ha incaricato di avvisarti, ma non ero a conoscenza della tua locazione, e mi ha chiesto di controllare anche un'altra cosa...> Direbbe, dando, però, prima il tempo al giovane di elaborare la notizia.

11:12 Irou:
 Prima ancora che il discorso possa proseguire ed andare avanti il Kori più giovane e meno esperto andrebbe a sollevare le mani dal bicchiere, per andare nuovamente al banco della cucina. < Devo preparare qualcosa anche per Haran, così quando si sveglierà potrà fare merenda. > Spiegherebbe, sebbene nessuno gli abbia effettivamente chiesto delucidazione al riguardo, andrebbe a raccogliere il bollitore, voltandosi per riempirlo d’acqua, ma nel momento in cui andrebbe a dare nuovamente il lato frontale al suo interlocutore, lo vedrebbe immerso nella propria tristezza, liberando una serie di lacrime ghiacciate sul tavolino. < Uh? > Mugugna, incapace di comprendere – o forse di accettare – il vero motivo di quella reazione. < Signor Kamatsu, le è entrato qualcosa nell’occhio? Non le piace il tè? > Domanderebbe, ingenuamente, incapace fin dal profondo di collegare quella reazione di disperazione per la diprartita di un uomo tanto importante per entrambi, seppur per motivi diversi. Persino il tempo si congelerebbe, tra i due, nell’istante stesso in cui quelle parole lasciano le rosee dello shinobi che è venuto a cercare Kaiba per comunicargli quella triste notizia. Le manine tremano, lasciano la presa sul bollitore, facendolo capitolare al suolo, bagnando il pavimento con quelle poche gocce d’acqua che era riuscito ad immettervi. Le rosee sottili si schiudono e gli occhi si fanno grandi di emozioni diverse da quelle provate sino a quel momento. È un attimo quello che passa nella realà, ma nella mente del giovane Kori sono anni quelli che si susseguono, anni passati in compagnia della propria famiglia, gli insegnamenti del padre, il momento in cui gli ha regalato il suo tanto amato bastone, insegnandogli le basi del combattimento armato per poterlo utilizzare al meglio. Ricorderebbe la sua grande mano, fredda al tatto, ma che gli ha irradiato un calore incandescente nell’atto di accarezzargli il capino, prima di partire per la guerra. Gli aveva detto che sarebbe tornato. Che avrebbe congelato tutti i cattivi. Che avrebbe voluto vedere il suo bambino crescere grande e forte, padroneggiare l’arte del ghiaccio e combattere fianco a fianco con l’arma che gli aveva regalato. È questo il motivo per cui, al suo mancato rientro a casa, Kaiba si era rifiutato di andare a Kusa, preferendo gettarsi nella neve per cercare un’orma, un oggetto, qualcosa che potesse ricondurlo al padre. Non il suo cadavere. No ci ha mai pensato neanche per un istante, che l’uomo non fosse più del loro stesso mondo. Ed ancora adesso fatica a crederci. Gli occhi ghiaccio si riempiono di lacrime impossibili da trattenere, che iniziano, silenti, a rigargli gli zigomi e le guance. Non un singulto proverrebbe dalla sua bocca, ora richiusa per mandar giù il nodo che gli attanaglia la gola, non un singhiozzo né un respiro affannato. Unicamente quelle inesorabili lacrime a testimoniare la sua profonda disperazione. Qualche istante di silenzio, in cui gli occhi sarebbero rimasti sgranati e fissi su Kamatsu, in cui ogni rumore gli sarebbe risultato distante, ovattato dal sangue che gli corre velocemente nelle vene, facendogli pulsare le orecchie e le tempie. Una parola soltanto, poi, andrebbe ad esser pronunciata con un fil di voce. < No. > Non riesce ad accettarlo. Non può essere reale. < No… > La voce si alzerebbe appena, le mani si stringerebbero a pugno lungo i fianchi con una veemenza tale da fargli sbiancare ancor di più le nocche, da fargli formicolare il palmo in cui le unghie sono incavate sino a lasciare il segno. Il capo inizierebbe a muoversi in segno di negazione, dapprima debolmente, poi sempre con maggior vigore. < No, no, no, no! > Il tono sempre più alto, le lacrime a scendere sempre più copiosamente dagli occhi. Il petto riceverebbe fitte sempre più dolorose, come se qualcuno gli stesse comprimendo la cassa toracica, vittima del battito impazzito di un cuore spezzato. < Non è vero. Non è vero! > Urlerebbe, adesso, dimenticando per quel momento la presenza di Haran dormiente – per quanto ne sa – nella sua stanza. < Dimmi la verità! Dimmi che non è vero! > Il pianto diverrebbe sempre più incontrollato, tutti i muscoli inizierebbero a tremare, sino a fargli perdere la presa delle gambe, la volontà di stare in piedi, sino a portarlo ad accucciarsi al suolo con le ginocchia strette al petto, le braccia a chiudersi attorno ad esse ed il volto incassato tra le rotule. Non avrebbe più la forza di dir nulla, adesso, ma unicamente di singhiozzare rumorosamente, incapace di respirare in maniera corretta. [ Chakra ON ]

Quella reazione, del tutto comprensibile, andrebbe ad esser ascoltata e vista da un ormai statuario shinobi, il quale, solo quando il ragazzo sarebbe al suolo, andrebbe a erigersi con il suo metro e ottanta centimetri di altezza, avviando leggiadri passi in sua direzione e, fermatosi a due metri da questo, andrebbe a verbiare, ferreo e insensibile...<in piedi soldato!> Direbbe, poi, con una piccola pausa, andar a chiosar con voce più bassa rispetto all'ordine precedente <mi ha chiesto di constatare se fai parte di quelli che come noi possono risvegliare l'innata, e mi ha imposto di farlo nel modo in cui lui lo fece a me...> Direbbe portando la mano alla katana e, sguainandola, andrebbe a tenerla inizialmente bassa, rasente al suolo, per poi continuar <la nostra innata si basa su due alterazioni elementali, il fuuton e il suiton. Questi due elementi, reciprocamente, vanno a raffreddarsi fino a rendere il chakra fuso in un terso elemento, lo hyuton, ovvero il ghiaccio. Questo elemento è alla base nel nostro combattimento, alla base della nostra predisposizione al freddo, alla base della nostra capacità di manipolare la natura come se noi fossimo il suo reggente e, in questo caso, la capacità di sopravvivere...> Direbbe, per poi, sollevando la katana, andrebbe, con la punta di quest'ultima, a tanger l'epidermide del genin, la quale andrebbe, lentamente ma in modo inesorabile, a ghiacciarsi, ma non modificando la sua struttura molecolare, bensì creando, sul suo corpo, un guscio di ghiaccio che andrebbe a rinchiuderlo come in una prigione, a prescindere dal fatto che questo si fosse alzato o meno, aggiungendo, infine...<rendi fiero tuo padre> attendendo di veder se il candidato fosse capace di risvegliare l'innata o...perire.

Dopo il tentativo tira il d50.

12:06 Irou:
 il capo resta incassato tra le ginocchia, il viso rivolto verso il basso, le lacrime che continuano a scendere copiose, bagnandogli il volto ed i vestiti, sino ad arrivare al pavimento sottostante. La voce di Kamatsu gli giunge come lontana, estranea, quasi indistinguibile. Ne recepisce l’ordine, ma non riesce ad obbedirvi, il corpo non risponde agli stimoli della mente in quella situazione. Persino la spiegazione riguardo l’attivazione dell’innata non gli causa alcun genere di reazione. Non tenta, non riuscirebbe comunque in quello stato catatonico. È quando la punta della katana ghiacciata del ragazzo lo sfiora che qualcosa cambia. La pelle, che Kaiba ha sempre considerato di temperatura bassa, diventa ancor più gelida. Un sottile, ma solido strato di ghiaccio si forma attorno a sé. Il gelo gli pervade il fisico, l’anima e la mente, portandolo ad essere vittima di tremori incontrollati. Bloccato in quella posizione, il pensiero di lasciarsi andare lo sfiora, di non fare assolutamente nulla, abbandonandosi alla fredda mano della morte lo accarezza. Ma è allora che il pensiero di rendere fiero suo padre lo ridesta. È allora che il calore che ha provato nel trovare qualcuno che lenisse la sua solitudine lo scalda. Forse non per se stesso, ma per suo padre e per Haran batte le palpebre un paio di volte, rendendo la vista via via sempre più nitida, giacché le lacrime l’avevano offuscata completamente. Non può muoversi, il corpo initirizzito perde gradualmente di sensibilità, dall’esterno si potrebbe quasi dire che stia morendo assiderato. La sensazione peggiore non era la crisalide di ghiaccio che lo ricopre, non è quello il freddo che più lo stava bloccando, in quanto il gelo della sua anima superava le temperature dello stesso zero assoluto. Ma le cose possono cambiare. Forse avrebbe dovuto scendere a patti con la morte di suo padre, forse era l’unica soluzione, forse era addirittura evidente, ma soltanto adesso ha la forza e la necessità di affrontare la cruda realtà. Non è più un bambino da molto tempo, non ha più la protezione dei genitori da anni, ormai, ma può fare qualcosa per renderli fieri. Può fare qualcosa per dare un senso alla propria vita, rendere migliore quella degli altri. Ha delle cose per cui vivere, delle persone per cui non abbandonarsi a quella tomba glaciale e ghiacciata. Più istintivamente che razionalmente la propria energia cerulea andrebbe a dividersi in due, prendendo due diverse accezioni elementali. L’elemento dominante sarebbe quello del vento, elemento che ha già risvegliato, ma che andrebbe ad accoppiarsi con quello sopito nel proprio corredo genetico, che non ha ancora avuto le abilità di sviluppare, il Suiton. Una sfera diverrebbe di puro chakra liquido, un vivo blu oceano sarebbe il suo colore predominante e sarebbe posta al centro del plesso solare. L’altra sfera andrebbe a disgregarsi, cominciando a vorticare attorno alla sua gemella come un tornado attorno al proprio occhio. Due energie divise, che dovrebbero, adesso, fondersi. Per tale obiettivo, quindi, andrebbe a manipolare la temperatura del vento che avvolge la sfera Suiton, rendendolo un vento artico e polare. Si concentrerebbe al fine di imitare la temperatura della neve in cui ha immerso i piedini e le manine in quella terribile ricerca a Kiri, rassomigliando la temperatura del ghiaccio su cui tante volte si è sbucciato le ginocchia, lo stesso ghiaccio di cui adesso è avvolto, ricoperto ed in cui è immobilizzato. Tale vento gelido arriverebbe a solidificare la sfera acquea, trasmutando il suo stato fisico da liquido a solido per tramutarla in una sfera di ghiaccio. Ma non si fermerebbe qui, il giovane Kaiba. aprirebbe la bocca, se questo gli fosse concesso, per liberare un urlo di disperazione, talmente alto e forte da arrivare a ferirgli le corde vocali e farlo cemare in un fischio sottile. Con tale sfogo vorrebbe far agitare ancor di più il vento dentro di sé, in maniera tale da consentire alle sferzate di vvento di modellare la sfera ghiacciata, sino a darle una forma più definita, immettendo in essa la forza del fuuton stesso per formare così un diamante grezzo, interamente costituito da ghiaccio. Tale dovrebbe essere lo Hyuton, il nuovo elemento da egli prodotto, che dovrebbe consentirgli ora di avvertire il proprio corpo farsi più freddo, i capillari del keirakukei assorirebbero tale energia in modo tale da consentirgli di sentirsi parte di quel ghiaccio che lo ricopre, per evitare di perirne assiderato. Se ce l’avesse fatta, tenterebbe di sollevare il capo per osservare la figura di Kamatsu, mostrando gli occhi ancor più chiari del solito, ora privi di lacrime, ma ricolmi solo della determinazione di continuare a vivere. [ Tentativo attivazione Arte del Ghiaccio I | Chakra ON ]

tira un D50 e fa 27

Il genin andrebbe a formare, con successo, il chakra composto da fuuton e suiton, un elemento nuovo che solo gli appartenenti a quel clan possono adoperare. Il suo corpo diventa freddo, quasi immune a quel guscio di ghiaccio che, ovviamente, non sarebbe stato formato con il desiderio di uccidere, ma solo quella di abbassare estremamente la temperatura corporea del ceruleo Kiriano. Le rosee dello shinobi andrebbero ad arricciarsi in un sorriso soddisfatto, a cui seguirebbe uno schiocco di dita della mano destra, dove polpastrelli di pollice e medio andrebbe a sfregarsi fino a produrre il suddetto suono, a cui seguirebbe la distruzione in polvere di ghiaccio del guscio. Il genin sarebbe, quindi, libero di muoversi e di veder la figura del Kori più maturo avvicinarsi e inginocchiarsi, portando le terga sui propri talloni, mentre la sua mano destra andrebbe sul capo del neo-clannato e, con una carezza, se fosse permessa, andrebbe a chiosar...<tuo padre parlava sempre e solo di te, qualsiasi cosa stesse facendo era un continuo riferimento al suo bambino...non te lo dimenticare mai il suo volto, è la cosa più bella che abbiamo> direbbe, per poi, come polvere di diamanti, svanire e, con una linea continua, andar a 'volar' via da quella dimora, lasciando solo il giovane Kaiba in quella cucina...un po' più fredda.[end]

Entrata in clan per Kaiba.

Dopo esser venuto a conoscenza della dipartita del genitore, viene sottoposto, in una situazione di stress, alla prima attivazione della sua innata.

NO EXP data la natura della giocata.
Risultato d50:27.

Al CV il responso.