Pavus Nocturnus
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Giocata del 05/07/2018 dalle 10:35 alle 13:10 nella chat "Luogo Sconosciuto"
La notte, in quel di Konohagakure, è silente, fatta eccezione per qualche lontano latrato e per qualche esile pianto infantile, il tutto sovrastato da un nero cielo, in cui timide stelle brillano in favore degli amanti e nella speranza di guarire l’animo degli affranti. Le vie della città sono scarsamente illuminate da piccole torce giapponesi, appese alle tettoie dei negozi, e da alcune finestre di laboratori quali panetterie, forge e banchi atti alla difesa del villaggio. Nel frattempo, in una delle varie dimore del villaggio, per la precisione in quella del Dainin Azrael Nara, si troverebbe la kunoichi di natalità Ameana, dal crine smeraldino, palpebre che vanno a celare, come il sipario su un palcoscenico, le ambrate iridi. Il suo corpo, niveo e tonico, sarebbe vestito solo da un rosato intimo e coperto da un babydoll rosato con pizzetto nero all’orlo inferiore, il quale fascerebbe, aderente, il suo fisico fino alle cosce. A causa del calore di inizio estate, nessun lenzuolo sarebbe presente a coprirle, a sua volta, la sua figura, adagiato su un setoso e candido lenzuolo e su un comodo cuscino, dalla federa bianca. In una casa, dove tutti i suoi inquilini stan dormendo, immersi nel regno di Morfeo, la giovane Ishiba andrebbe ad esser, invece, intrappolata nella sua mente, in un incubo continuo, dal quale non può fuggire, in cui una porta chiusa, dietro la cui vi sarebbe l’amore della sua vita. Immaginerebbe la sua struttura lignea, il suo pomello, la sua serratura e le urla, seguite dal sangue fuoriuscito da sotto l’anta, che da queste andrebbero a riverberarsi nella sua psiche. Nel sonno il suo corpo andrebbe a muoversi, girandosi, come un pendolo in un moto infinito, fino a quando, portandosi sul fianco destro e, rannicchiandosi in posizione fetale, andrebbe ad esser vittima di un ‘Pavor Nocturnus’, ovvero la terrore nel sonno, per il quale un urlo straziante, a polmoni pieni, verrebbe lanciato dalla ballerina, svegliando di conseguenza il piccolo Shiro, il quale, posto nel suo angolo, andrebbe a cominciar a piangere, con un fischio debole e angoscioso, portando la coda in mezzo alle zampe posteriori e portando il musetto sotto le anteriori, quasi a volersi proteggere. Le urla andrebbero a continuare, portando pianto notturno, tachicardia, che farebbe quasi male, come se il dolore del corpo potesse penetrare lo strato prodotto dal sonno rem e, di conseguenza, tachipnea, ovvero accelerazione del respiro, quasi portandola alla iperventilazione. La mano destra, posta al di sotto del cuscino, andrebbe a stringerlo, artigliandolo quasi volesse trovare una valvola di sfogo, essendo, inconsciamente, sicura di dover passare la notte per poter liberarsi da questa sensazione di morte. Notte. La luna è alta in cielo ed il Villaggio della Foglia è silente. Tutto sembra calmo e persino il Nara è nel suo stato più indifeso. Vestito solo di un pantalone grigio topo, della tipica fattura di una tuta da ginnastica e coperto, per quanto riguarda la parte superiore del busto, unicamente con due garze attaccate alla pelle da strisce di scotch medico. Rispettivamente questi due quadrati di quelle che sembrano a tutti gli effetti delle medicazioni, coprono il bicipite sinistro – in corrispondenza del tatuaggio ANBU – ed il petto, nella posizione sotto cui dovrebbe trovarsi il cuore, per coprire il marchio. Con gli occhi chiusi, le palpebre calate sugli occhi d’onice, il volto sereno e senza alcuna espressione se non la stasi di relax data dal sonno. Il respiro è calmo il battito del cuore lento e cadenzato. E la mente viaggia, figura e crea le immagini che più gli sono care. Dà corpo alla sensazione che Kaori sia accanto a sé, appoggiata col capo sul suo petto, che si ridesti dal sonno nel cuore della notte per carezzargli lo sterno con la punta delle dita, per posarvi un bacio. Lo farebbe risvegliare, aprire gli occhi per incontrare le meravigliose perle incastonate nel volto più angelico che potrebbe mai avere la fortuna di guardare e… un urlo. Un fortissimo ed acutissimo urlo lo porta a scattare in avanti, seduto, con gli occhi sbarrati ed il cuore che prende a battere all’impazzata. Nella casa ci sono sua madre, i suoi due figli e Kaime. Altre volte ha sentito queste urla, facendosi un’ida della loro provenienza, ma questa notte è tutto più forte, più improvviso, sino ad arrivare a pensare che potrebbe essere un pericolo imminente a gravare sui presenti in quella casa. Agirebbe d’istinto, il Nara, saltando repentinamente giù dal letto per raccogliere una delle due katane appoggiate al muro, in particolare quella nera, per fiondarsi verso la provenienza del suono. I passi sarebbero rapidi e silenti, meno di quanto sarebbero se avesse il chakra impastato, ma allo stesso modo aiutati dai piedi nudi sul parquet. Giungerebbe dinanzi la porta della camera dell’Ishiba. Rapida la mancina andrebbe al pomello della pora, spalancandola pur senza sbatterla violentemente contro la parete, bensì appoggiandola, in modo tale da non svegliare nessuno, tantomeno Kaime stessa, che potrebbe essere traumatizzata da rumori troppo forti ed improvvisi. La vedrebbe contorcersi, voltarsi e rivoltarsi nel letto urlando tutto il suo terrore, stringere con forza il cuscino. Il Dainin, davanti a questa immagine, muterebbe la propria espressione in una molto più morbida, intenerita e preoccupata per quel che le sta accadendo, andrebbe a richiudere cautamente la porta e a posare la katana contro di essa, lanciando uno sguardo al piccolo Shiro, impaurito da quanto sta succedendo. Si avvicinerebbe al letto di Kaime, sedendosi sul bordo per poggiare una mano sulla spalla dell’Ishiba. < Kaime. > La chiamerebbe a bassa voce, stringendo leggermente le dita sullla sua clavicola, stando bene attento a non farle del male. < Kaime, svegliati. > La chiamerebbe ancora ed ancora, tentando di destarla da quell’orribile incubo nella maniera più pacata possibile. [ Chakra OFF ] Urla che riverberano nella sua mente, inconscia del fatto che questo suono sia stato percepito anche nel mondo reale, continuando a stringersi in quella posizione, spingendo le rotule contro lo sterno, come a voler comprimere il suo femmineo corpo il più possibile, quasi a volersi provocare del dolore per smorzarne un altro. Urla che si perdono in un fiato smorzato, avendo finito tutto l'ossigeno presente nei di lei polmoni, giungendo a quel fastidioso fischio di afonia. Tutto questo continuerebbe, sino all'arrivo di Azrael, il quale andrebbe a toccarle la spalla e a chiamarla. Fin dal primo richiamo la giovane andrebbe a ridestarsi, ma solo al secondo scatterebbe seduta sul letto e, non sapendo nemmeno perché se il Dainin lo permettesse, andrebbe ad avvolgerlo con le braccia intorno al collo, in un disperato abbraccio, affondando la testa nell'insenatura tra capo e spalla destra del Nara, cominciando a piangere tanto da necessitar di singhiozzi. Non riuscirebbe a chiosar nulla, se non, capendo la situazione un "scusami" sussurrato, percependo quanto un urlo in piena notte possa esser traumatico per tutti gli inquilini di questa casa. La ragazza continua ad agitarsi nel letto, ccontinua ad urlare, finché la voce del nara non la ridesta da quell’incubo che la stava evidentemente attanagliando. La capisce, la caoisce benissimo. Essere intrappolati nella propria mente è una guerra fin troppo ardua da combattere da soli, nessuno dovrebbe essere costretto a non avere compagni di battaglia in questo tipo di scontri con se stessi. Non ha importanza che la giovane sia vestita in maniera provocante, probabilmente qualche anno fa ne avrebbe approfittato, ma adesso è del tutto inifluente. Sente il peso del suo animo tormentato da qualcosa o da qualcuno e non può che sentirsi coinvolto nel momento in cui, ripreso il controllo sul proprio corpo, ella si fionda tra le braccia del Dainin, affondando con la testa contro la di lui spalla. Le braccia andrebbero a cingerla in un abbraccio saldo, sicuro e premuroso, la mano andrebbe a carezzarle dolcemente la schiena, scorrendo sopra la stoffa che le copre il fisico esile e slanciato. La sua voce, rotta dalla fatica che ha messo nell’urlare e dalla tristezza che quel sogno deve averle lasciato dentro, arriva fragile alle orecchie del nara. Il cuore del corvino gli si stringe nel petto, così come anche le braccia si stringono attorno a lei per non lasciarla andare prima d’esser sicuro d’averla calmata del tutto. < Ehi… > Il tono sarebbe basso, ridotto ad un sussurro caldo, sottile e tranquillo, udibile solo da lei. < …va tutto bene. Era solo un brutto sogno. > Cercherebbe, così, di rassicurarla, di assicurarsi di essere stato capace di riportarla totalmente alla realtà, senza che gli ultimi stralci della disperazione di quell’incubo le gravino ancora sulle spalle. < Ho temuto che qualcuno ti stesse facendo del male, hai urlato più del solito stanotte. > Le riferirebbe a questo punto, rendendola partecipe del fatto che quella non è la prima notte in cui l’ha sentita in preda agli orrori notturni. < Dobbiamo fare qualcosa per questi incubi, piccola. Ti stanno facendo del male. > Le stanno impedendo di riposare, ma – ad un livello più profondo – la stanno tenendo bloccata sin troppo a lungo nella propria mente, incapace di ridestarsi da sola, proprio come fu per Azrael in quei tre anni di stato comatoso e vegetativo. < Ti andrebbe di parlarne? > Le domanderebbe, infine, sperando di non ricevere una risposta egativa, continuando a tener salda la presa attorno al corpo della ballerina, finché ella stessa non abbia intenzione di svincolarsi da quell’abbraccio forse troppo intimo per il loro grado di conoscenza. [ Chakra OFF ]
Giocata del 16/07/2018 dalle 10:33 alle 12:43 nella chat "Luogo Sconosciuto"
La giovane resterebbe avvolta in quelle braccia, le quali andrebbero a darle una sensazione di sicurezza, di protezione, e un tepore che la fa calmare, ma come può riferire il suo sogno ad Azrael quando non lo ha detto nemmeno ai suoi genitori…nemmeno a lui. Lui siede su una posizione di ragione. Anche lei sa che quegli incubi, lentamente, le stanno distruggendo la psiche, che non la fanno riposare, che non le concedono delle giornate serene, ma non trova una via di fuga, non trova una luce alla fine di questo vuoto. <mi manca la persona che amo> direbbe, con la coscienza di saper di aver dato una risposta che è veritiera, ma che la farebbe apparire solo una adolescente stupida e capricciosa, soprattutto data la sua frequentazione, nel fine settimana, di quel villaggio che tanto detesta…solo per questo andrebbe ad aggiungere <e…e lui non lo sa nemmeno>. Le braccia si distaccherebbero dal Nara, andrebbero a stringersi al petto, mentre le mani andrebbero a porsi avanti gli occhi, premendo con le unghie sulla faccia, distanziando i palmi dell’epidermide facciale e stringendo le rosee e serrando la candida dentatura. Gli occhi non smettono di lacrimare, anche se lei lo desidera, scendendo lungo il mento e gocciolando da questo sul misero décolleté. La stanza, come la casa tutta, sarebbe ancora nel buio pesto, quindi non sa nemmeno come il suo ‘padrone di casa’ sia vestito, se non fosse per quell’abbraccio…abbraccio a cui, dopo qualche momento di silenzio, forse per cercar di calmarsi cambiando discorso, farebbe seguire una domanda, avendo avvertito, tra le bende, solo quella posta sul braccio del Dainin…<ti sei fatto male?> chiederebbe, distaccando ora le mani da viso per riportarle, incrociando le dita di una mano con la gemella, all’altezza del ventre, attendendo, infine, replica dall’uomo. L’abbraccio tra i due si scioglie e la risposta della ragazza arriva celere alle orecchie attente del Dainin confermando un sospetto che Anaka stessa gli aveva dato. Non è certo del tutto di quel suo pensiero, non lo sarà finché non sarà la stessa ragazza ad ammetterglielo, ma sarebbe impossibile, notando come i due fratelli siano legati, non pensare che sia nato un sentimento più malsano, ma non per questo sbagliato. E lui, come Kaime stessa gli dice, non lo sa. Se davvero la situazione è messa in questo modo è sicuramente difficile affrontarla, ma lei ne ha bisogno. Le di lei mani vanno al viso, incavano le unghie nella zona attorno agli occhi, che mai smettono di perdere stille lucenti di tristezza e disperazione. Lacrime che le si perdono sul viso, sino a cadere dal mento, andando a disperdersi nel buio della stanza. < Kaime… > La richiama con tono piuttosto sommesso, pregno di un affetto sicuramente atipico per una conoscenza avvenuta così in breve tempo, ma non può, non riesce a non empatizzare con la giovane Ishiba. Non ha mai provato qualcosa di simile, lui che di fratelli o sorelle non ne ha, ma che più e più volte si è ritrovato a soffrire per amore, anche quado aveva la sua età. < L’amore non dovrebbe essere questo. > Chioserebbe, infine, attendendo che lei abbassi le mani per poter portare le proprie sul di lei viso, carezzandole dolcemente gli zigomi coi pollici – se lei lo permettesse – nel tentativo di fermare le lacrime che proseguono copiose nel loro riversarsi dalle palpebre. < Non è sbagliato quello che senti, è il modo in cui questo fa sentire te ad essere sbagliato. > Per amore, almeno così la pensa il Nara, non si dovrebbe soffrire. Avrebbe tanto voluto egli stesso non sentirsi mancare il terrenosotto i piedi, quando Mekura lo ha lasciato, quando ha dovuto porre fine alla vita di Kuricha ed in tante e tante altre occasioni in cui è stato ferito, più o meno volontariamente. < Io non sono uno stinco di santo, forse sono l’ultima persona a dover dare consigli in merito, ma… se c’è una cosa che so è che il tuo equilibrio mentale è la cosa più importante che ci sia. Che sia ammettendo i tuoi sentimenti o lasciandoli andare, ma di certo così non puoi andare avanti. > Solo dopo arriva la domanda della ragazza, riguardo i cerotti che gli coprono il petto ed il bicipite. Non sa a quale dei due in particolare si sta riferendo, ma quale che sia la risposta, non può che far uscire un secco < Sì, ho qualche ferita di guerra. > Per glissare sull’argomento. Di certo non può parlarle né del marchio maledetto né della sua appertenenza al corpo speciale degli ANBU. [ Chakra OFF ] La giovane andrebbe ad ascoltare il dire del Nara, sentendo ogni parola, per quanto la sua mente è instabile, in un tumulto di pensieri che le rendono poco lucido il pensiero...ma quelle parole le avverte, e, quasi come se Azrael sapesse cosa attanaglia la psiche della giovane, andrebbe a replicare...<si, ma è sbagliato...è sbagliato secondo la società, secondo la natura e secondo il credo di Kami> direbbe, non alzando mai il viso, ora accarezzato da quella mano vellutata, troppo per esser stata utilizzata per anni in cruente battaglie. Il nero della notte rimane nella stanza come una coltre di nebbia, come una tempesta che occulta questa scena per paura che altrui orecchie e occhi possano vederla, possano comprendere...possano indignarsi per un tale scempio. Poi le rosee si socchiudono appena in un mesto <non è normale amare proprio fratello...>. Nessun pianto in quelle parole, nessuna rabbia, nessuna tristezza. Vi è il più totale gelo in quei fonemi verbiati. La risposta poi sul cerotto giunge alle sue orecchie, ma quasi non le interessa, quasi non la sente...vuole dei consigli, vuole delle soluzioni e...vuole Karim, lo vuole nella propria vita, lo vuole nel proprio cuore, nella propria mente, ma ciò che non vuole è quella sensazioni di essere morbosamente sbagliata, che come dettole poco prima dal Dainin, l'equilibrio mentale è il più grande dono che si possa possedere, ma non trova una via di fuga e, ora, andrebbe, alzando gli occhi, a cercarla negli occhi del Dainin, come se questi possa avere la risposta a questa domanda che dura da troppi anni. Sospetti pervenuti dalle parole di Anaka, dal comportamento della Ishiba, dal suo stare male man mano che la mancanza del fratello si protraeva nel tempo. sospetti che, parola dopo parola, vengono confermate da lei stessa. Fino a quella ammissione finale, fino all’ammissione che quell’amore distruttivo che le lacera l’anima è rivolto a suofratello Karitama. Un amore non naturale, effettivamente, contrario ad ogni legge sociale e morale, che nessuno vedrebbe di buon occhio, ma… pur sempre amore. Ed il Dainin non sente di poterla giudicare. Non proprio lui che, seppur in un caso differente, ha portato avanti una relazione altrettanto sbagliata ed altrettanto anticonvenzionale. < Io… non so di preciso cosa potrebbe risolvere questa situazione. > Ammetterebbe da principio, non trovando – effettivamente – soluzuioni che possano avere concretamente utilità in tutto quel caos irrisolvibile fatto di sentimenti e parentele. < Ma so che lui ti vuole bene, di questo sono certo. Credo dovresti parlargliene. A prescindere dalla sua risposta, dal suo ricambiare o meno quello che provi tu, è importante che non tenga tutto dentro. > Appena guarita dal suo disordine alimentare non può certo dirle che è sbagliata, che deve nascondersi, che deve lasciare che quel sentimento marcisca e la avveleni da dentro. < Avevo già supposto che era quello che ti stava facendo del male e… quando Anaka mi ha detto che avresti avuto bisogno di distaccarti ho pensato che allontanarti da tutto potesse aiutarti, ma adesso che hai ripreso a mangiare correttamente… pensi sia il momento di riunirvi? > Le domanderebbe, infine, non volendola forzare ad affrontare i suoi demoni, ma neanche volendola obbligare a rifuggirli per sempre, dati i risultati che quell’allontanamento prolungato le sta dando. < Non ricordo se te l’ho già detto, ma… il mio bambino è frutto di un incesto. Anche io vivo, in parte, il tuo stesso problema. Se la cosa dovesse venir fuori temo le ripercussioni sociali che potrebbero riversarsi su di lui. > Lo sguardo si abbassa, andando a fissare un punto scuro sul pavimento d’ebano al pensiero che quel segreto potrebbe rovinare la vita di un bambino così piccolo, del suo piccolo Ken. [ Chakra OFF ] Gli occhi tornano alla normale lucentezza, alla normale idratazione, terminando di piangere, terminando di rigettare fuori dai dotti lacrimali quel liquido salmastro. Anche il Nara, per quanta esperienza abbia in più alla ballerina, non riesce a trovare soluzioni, e quelle parole di conforto, per quanto utili, sono già risapute dalla Ishiba. Sa che suo fratello la adora, sa di essere la sua musa, sa di essere il sistema planetario da cui questi trae ispirazione, ma non è amore. Poi giunge quella rivelazione. Gli occhi si spalancano leggermente nel venir a conoscenza delle origini genitoriali del piccolo Ken, si quel rapporto avuto con una parente del Nara, per quanto non conosca sue eventuali sorelle o cugine. Quella notizia, quella curiosità la attanaglia, quasi volendosi aggrappare ad essa, domandando in seguito, con voce curiosa, ma non per un mero interesse goliardico, ma per trovare una speranza...<ed era voluto? siete stati insieme per amore? perchè è finita?>. Domande posta in rapida successione, con tono sempre più acuto, per quanto basso, essendo ancora notte inoltrata e non volendo, più di quanto abbia già fatto, disturbare gli altri inquilini di quella casa, dove lei ha trovato sì serenità, ma allo stesso momento una landa in cui crescevano solo rovi di tristezza e platani di angoscia. Le domande della giovane, arrivate nel silenzio della casa, portano il Nara a stringere le palpebre, riducendo i propri occhi a delle fessure scure sottilissime. La mascella si contrae ed i pugni si serrano. No, non era amore, non era nulla di neanche vagamente simile. Il tono si terrebbe basso, onde evitare non solo di dar fastidio, ma di consentire a qualcuno, magari che necessita di andare in bagno, di riuscire a distingure le parole che sta per pronunciare < Era mia madre… > Bisbiglierebbe, tra i denti stretti, cercando inogni modo di trattenere la rabbia che quel ricordo gli suscita < Tramite un qualche jutsu di trasformazione è tornata a Konoha dopo avermi abbandonato ed essersene andata e… siamo stati a letto. Senza che io sapessi la sua identità, senza che lo volessi. Qualche tempo dopo l’ho trovata, quasi per caso, e nella sua follia mi ha detto di Ken, di cosa mi aveva fatto e di quanto non ne fosse pentita. > Non è certamente la risposta che Kaime avrebbe voluto, ma è la verità. Una piccola perla di sincerità per rispondere a quella che ella stessa gli ha donato, confessandogli l’amore che prova nei riguardi di suo fratello. < Ascolta… io posso portarlo qui. I piani iniziali erano di trasferirvi entrambi per un po’ qui a Konoha, giusto? Posso andare a prenderlo il prima possibile e darvi un posto in cui starem finché non dovrete tornare a Kusa. Ma il resto deve venire da te, Kaime. So che fa male, ma lui dovrebbe sapere quel che ti sta succedendo, proprio perché ti vuole bene e se ti sentisse urlare nel sonno si preoccuperebbe, non trovi? > Domanda piuttosto retorica quella del ragazzo, ma in cui le sta domandando, ancora, quale vorrebbe fosse il suo destino, se affrontare il suo problema o se continuare che esso la uccida dall’interno. [ Chakra OFF ] Verità. Cruda verità è quella che Azrael dona alla piccola sarta, alla innocente ballerina...una verità che fa male al Dainin, ma che non dona speranza nemmeno alla Ishiba, la quale, ancora una volta, andrebbe ad abbassare lo sguardo ambrato. <mi spiace...o non so cosa si dica in questi casi...> Chioserebbe mesta ed addolorata verso il consigliere, fino a quella proposta. La lingua passerebbe sulle secche e rosee labbra, per poi, una volta umettate, andar a replicar...<lo vorrei qui, certo, ma...come dovrei dirglielo?cosa dovrei dirgli> direbbe, facendo un respiro profondo, emesso quasi a sbuffo, ma non di noia, ovviamente <...ciao Karim, sai, ti amo da quando avevo undici anni>. È uno sfogo, ma forse non dovrebbe farlo lì con una persona che sta cercando di aiutarla, per cui andrebbe a ruotare il capo verso sinistra e un mesto 'scusa' andrebbe ad esser chiosato, continuando...<so che mi stai dando una mano, non voglio darti problemi o continuare a svegliarti la notte, ma non posso dirglielo. Se lui mi dicesse che non prova lo stesso e che non gli sta bene questo mio sentimento? dovrei perderlo per sempre? e non è un amico con cui rischiare, è mio fratello...non posso fare a meno di lui> direbbe, non volgendo ancora lo sguardo ad Azrael, vedendo solo ora, ancora spaventato, il piccolo Shiro, ancora con le zampette sopra il musetto e la coda in mezzo alle zampe posteriori...non se n'era accorta che aveva rovinato la notte anche al povero cucciolo, e probabilmente a tutti i presenti in quella casa...quindi la decisione di andar via da quelle mura è la più sana che possa prendere.
Giocata del 17/07/2018 dalle 11:45 alle 12:03 nella chat "Luogo Sconosciuto"
La ragazza, giustamente, domanda retoricamente cosa dovrebbe dire a suo fratello, in merito a quella situazione. È una cosa che prende profondamente a cuore il Nara che, ne è certo, avrà un bel discorsetto da fare all’artista, anche solo pen sodare il terreno. Non solo lo fa per Kaime, con cui ha comunque stabilito un buon rapporto, ma anche per se stesso. Lui ha amato una donna con cui non avrebbe dovuto instaurare una relazione, ha un figlio che vive, inconsciamente, la stessa situazione e la stessa pressione sociale dellla giovane Ishiba. Tutto questo è molto più personale di quanto Kaime stessa potrebbe immaginare. < No, di certo non così. Ma un artista non rinuncerebbe mai la sua Musa, un fratello non rinuncerebbe mai a sua sorella. E Karitama non rinuncerebbe mai a te. > Chiosa silenziosamente, tenendo il proprio simile ad u semplice sussurro. < Aprigli il tuo cuore. Oppure non farlo, ma… saresti capace di mentirgli, qualora ti chiedesse quali incubi ti tormentano la notte? > Domanderebbe, infine, prima di passare a spiegarle il suo piano < Domani lo porterò qui, prenderò le sue generalità e vi darò una casa in cui stare, se pensi che questo potrebbe aiutarti. Naturalmente potrete rivolgervi a me per qualunque cosa vi serva. > Concluderebbe, infine, sollevando la mancina per accarezzarle una spalla, tentando di rassicurarla e di darle forza < Ma qualunque cosa tu decida, riguarda domattina. Per il momento cerca di dormire. > E, se ricevesse una risposta affermativa in tal senso dalla ragazza, la lascerebbe sola per continuare la nottata nel modo in cui dovrebbe svolgersi naturalmente, senza incubi e urla di sprta. [ if end ] Domande che, ancora una volta, artiglierebbero in una morsa composta da dubbi e insicurezze, la mente della ballerina. Davvero può mentirgli? davvero può nascondergli una cosa del genere? È possibile che non ce ne sia bisogno, insomma…gli incubi son cominciati nel periodo in cui i due Ishiba si trovavano distanti, nel periodo in cui il giovane ha deciso di chiudersi in camera sua senza dar segni di vita, se non melliflue note che provenivano dalla sua soglia. Ora quell’incubo è finito, ma il suo malessere continua, continua ogni notte, continua ad ogni suo accesso alla fase rem, continua ad ogni suo sogno in cui il fratello si allontana come un ricordo che viene, man mano, dimenticato. Ma tutto questo viene sostituito da quella proposta, ogni sua lacrima viene sostituita con occhi spalancati ed un sorriso che snuda i candidi denti e porta le braccia verso il Nara, per abbracciarlo un’ultima volta quella sera. Il suo fratellone verrà a vivere a Konoha in una casa solo loro. Per quanto il loro periodo sia scandito sempre dalla solita routine, ovvero che il week-end torneranno a Kusagakure no Sato per svolgere le loro missioni e per mantenere intatti i loro contatti sociali, loro non saranno più separati, in nessun giorno, in nessun istante. Le parole, espresse in un sussurro, andrebbero ad essere un semplice <grazie Dainin della Foglia e miglior uomo del mondo, e non parlo di ninja ma di uomo> direbbe, stringendolo, facendo attenzione a non imprimere una morsa troppo gravosa sul cerotto posto alla spalla sinistra, dove in precedenza aveva saputo esservi una ferita di guerra. Se il discorso fosse terminato lì, nella notte, i due si separerebbero per concedere ad entrambi quale ora di sereno riposo…e la Ishiba ne ha davvero bisogno. [End]