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Sotto le fronde del parco.

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con Raoku, Azumi

10:19 Raoku:
  [parco] Anche oggi non si scherza con il caldo e il sole cocente che batte su Konohagakure no Sato. Sembra che l'estate imponga agli abitanti della Foglia di squagliarsi letteralmente vivi: le temperature stanno raggiungendo picchi di afa a dir poco insopportabili e spesso la gente si rifugia all'ombra delle proprie abitazioni o comunque in un anfratto dove poter ricavare un po' di frescura. Raoku dal canto suo - memore di quanto sia stato difficile solo il giorno prima tentare di passare in relax le ore più calde della mattinata sulla vetta del Monte dei Volti, rischiando quasi l'insolazione - oggi ha scelto uno dei parchi di Konoha per riposarsi e distendere le proprie membra al fresco tra un allenamento e l'altro. Non è uno dei parchi più belli e grandi di tutto il Villaggio, ma lungo il camminamento in acciottolato che presenta e che di fatto taglia il parco a metà con un moto sinuoso sono presenti non solo diverse panchine disposte qua e là lungo il percorso per chi è di passaggio, bensì anche diversi alberi di sakura: piuttosto antichi, questi alberi si diramano con le loro fronde voluminose arpionandosi di fatto l'uno all'altro e andando a creare quasi una sorta di tetto di frescura con i loro rami intrecciati. Ecco spiegato il perché su questo parco è ricaduta la scelta del neo-genin: Raoku si trova infatti semi-sdraiato sull'erbetta fresca curata del parco, le gambe distese e rilassate a terra mentre la schiena sarebbe appoggiata proprio ad uno dei tronchi di questi alberi, appena discostato dal camminamento centrale del parco, diciamo in una seconda fila in cui sono disposti gli alberi. Il capo appoggiato a quella parete lignea alle sue spalle, gli occhi chiusi, sembrerebbe godersi appieno la pace di quel luogo anche se, talvolta, non manca il pianto di qualche neonato portato lì in passeggiata dalla madre o qualche bambino più chiassoso degli altri. D'altra parte, quello non è il Monte dei Volti e non ne ha il fascino quasi sacrale, non c'è dubbio, anche se è più fresco. I lunghi capelli corvini, estremamente ribelli tanto da conferirgli un aspetto un po' confusionario, sono raccolti per quanto possibile in un'alta coda morbida sulla nuca anche se alcune ciocche decise a non sottostare al laccio finiscono per incorniciargli il volto dai tratti marcati. Il coprifronte di Konoha, legato al capo da una fascia nera che va a perdersi nel folto crine corvino del diciassettenne, capeggia laddove il suo stesso nome gli impone di stare, sulla fronte, mentre le mani sorreggono il retro del capo in quella posa piuttosto rilassata. Il busto è rivestito da una canotta di rete indossata a pelle a maniche lunghe, tali da raggiungere la metà degli avambracci; a sua volta la canotta è sormontata da una tunica realizzata con tessuto leggero di colore nero a mezze maniche che arrivano a rivestire gli arti fino all'altezza del gomito. L'indumento è ben stretto in vita da una fascia del medesimo colore che cinge il ventre e la parte bassa del busto fino all'inguine. Gli avambracci sono rivestiti invece da due vambracci di cuoio ben allacciati e, nella parte inferiore dell'avambraccio destro, è posizionato un Fuuda in cui Raoku ha precedentemente sigillato un pugnale kunai da estrarre all'evenienza, qualora se ne renda palese il bisogno. Guanti da shinobi senza dita con una piccola placca protettiva sul dorso rivestono le mani, mentre altri tre Fuuda sono posizionati sul torace (due ai lati del costato, uno invece più in basso verso il ventre), a livello della canotta a rete: tutti e tre contengono sigillati al loro interno altrettanti tronchetti utili per effettuare la tecnica della sostituzione, qualora si ritenesse necessaria, e rimangono celati dal tessuto della tunica. Sul retro della fascia lombare invece, dal lato del fianco sinistro, è posizionata una sacca porta-oggetti: al suo interno, oltre al filo di nylon arrotolato, sono immagazzinati una semplice carta bomba arrotolata e una confezione medica contenente un tonico speicale per rivitalizzare e potenziare il flusso di chakra. Pantaloncini piuttosto affusolati di un grigio chiaro asciano le cosce di Raoku arrivando fin sotto il ginocchio, a livello degli stinchi: sulla coscia destra è posizionato, ben allacciato, un porta-kunai che al suo interno presenta nel primo vano un semplice pugnale kunai, nel secondo un kunai-bomba (realizzato unendo con un lembo di filo di nylon una carta bomba all'elsa del kunai) e nel terzo 3 shuriken. Sandali da ninja completano infine il suo outfit odierno. [chk off][Equip.: Guanti shinobi | Vambracci x2 | Fuuda x 4: 3 tronchetti, 1 kunai | Porta-kunai: 1/3 kunai, 1/3 kunai+carta bomba, 3/3 shuriken | Portaoggetti: 1 carta bomba, filo nylon, 1 tonico chk speciale, vuoto]

10:22 Azumi:
  [Parco] Questa mattina la giovane è uscita di buon’ora per evitare la calura che nelle prime ore della mattinata ha attanagliata la sua casa, per questo si è ritrovata a camminare per Konoha senza una meta ben precisa ma ha lasciato che le proprie gambe ed i propri piedi la trasportassero un po’ ovunque lontano da casa. Da poco è entrata nel parco del villaggio e cammina lungo il sentiero principale, rivolgendo i grandi occhi di un celeste estremamente chiaro verso le persone che incontra, molte mai viste prima. Ed è quello un passatempo tipico di chi non vuole smettere di camminare ma vuole impegnare il tempo in qualche modo, tuttavia il suo sguardo non sosta mai molto tempo sui vari astanti, evitando in questo modo di essere scortese ed inopportuna. Anche lei, come tutti gli altri non ha nulla di speciale, il volto pallido è circondato da due ciuffi di capelli rosa chiaro che le arrivano all’altezza del petto, uno a destra ed uno a sinistra, mentre la restante parte di chioma le scende lungo le spalle, fino a metà schiena in una piccola cascata di capelli ondulati che ondeggiano a destra e a sinistra a seconda dell’intensità del passo tenuto dalla ragazza. Il suo fisico, invece, è piuttosto minuto. E’ magra nonostante la lunghezza e la grandezza dei vestiti che indossa nasconda il suo corpo in maniera impeccabile. Tanto che il suo vestiario è composto da una maglia dal tessuto di un nero leggermente sbiadito ,tendente al grigio che le arriva fino a metà coscia mentre le maniche sono state risvoltate più volte in maniera tale da lasciare le mani libere da ingombri. I pantaloni che le coprono le gambe sono di un rosso scuro, cupo e l’orlo finisce in un paio di stivali neri alti fin sotto le ginocchia ed allacciati nella parte anteriore da lunghe stringhe di cuoio. Anche le scarpe, come tutto il resto, sono leggermente malmesse con la punta appena sbiadita e graffiata e vanno a completare il quadro di una persona che non sembra possedere una grande quantità di soldi nelle tasche. Non ha nulla con se e non indossa nessun simbolo di riconoscimento.

10:35 Raoku:
  [parco] Il canto degli uccellini tra le fronte degli alberi è un leitmotiv che tende ad accompagnare solitamente coloro che si riposano nel parco ad un lento e dolce sonno, ma Raoku sembra intenzionato a rimanere comunque sveglio e vigile nonostante sia lì solo per rilassarsi. Si stiracchia infatti il Nara, andando ad allungare le braccia in alto e tendendo dunque muscoli e articolazioni delle spalle fino al limite prima di rilasciarle. Apre gli occhi, le iridi verdi che si posano verso l'alto su quell'intrico di fonte, foglie e fiori che solo a brevi sprazzi lasciano fluire la luce del sole, dita luminose che penetrano, sforacchiandolo a brevi ma frequenti tratti quella coltre di legna e fogliame. Inspira a fondo, le labbra che si distendono in un sorriso rilassato che va a stamparglisi sul volto mentre si gode in qualche modo la pace tutta particolare che anche quel luogo, nonostante tutto, sembra concedere. E la frescura, soprattutto. Il guaio è che non è del tutto assonnato e anzi il corpo del giovane pare fremere in quella posizione di relax. Soffocando dunque uno sbadiglio un po' annoiato, andrebbe a piegare le gambe incrociandole sotto al suo corpo e, con il busto eretto lungo la corteccia dell'albero alle sue spalle, andrebbe a comporre con le mani il sigillo della Capra in corrispondenza del suo petto. Tenterebbe dunque di focalizzarsi sulle proprie energie interiori: dapprima quella spirituale, che andrebbe a visualizzare mentalmente in una sfera rossa pulsante all'altezza della sua fronte, quindi la propria energia fisica che raccoglierebbe in una seconda e speculare sfera di colore azzurro posizionata in corrispondenza del ventre. Nel caso sia riuscito a fare ciò, tenterebbe dunque di imprimere ad entrambe un moto rotatorio e circolare intorno all'asse centrale del suo corpo, con l'intento di spingerle l'una verso l'altra così - nelle sue intenzioni almeno - da farle incontrare e mischiare armoniosamente all'altezza del petto, laddove con le mani avrebbe precedentemente composto il sigillo. Così facendo, il suo scopo sarebbe quello di impastare il proprio chakra, risvegliando quella particolare energia interiore che andrebbe poi eventualmente ad espandere in ogni anfratto del suo corpo, rivitalizzando fisico e mente. Qualora ci sia riuscito, abbasserebbe i palmi delle mani sulle ginocchia (sporgenti ai lati ora che ha le gambe incrociate) e andrebbe a chiudere gli occhi come per calarsi in una fase più profonda di meditazione. Azumi, dal canto suo, sembra passeggiare lungo il camminamento e, sebbene non vada a catturare immediatamente l'attenzione di Raoku che è seduto un poco più a lato, sulla sinistra della giovane, tra gli alberi, sicuramente potrà scorgerlo intento in quell'esercizio di concentrazione. [Tentativo impasto chakra][chk on][chk 30/30][Equip. come sopra][Turno 4/4]

10:46 Azumi:
 Lei continua a camminare con la stessa lentezza, lasciando che le braccia tenute lungo fianchi continuino a muoversi leggermente avanti ed indietro seguendo il ritmo dei propri passi. Prosegue ancora dritta per qualche metro e poi, ruotando leggermente i piedi, si volta per prendere la strada verso la sua sinistra, per riposarsi qualche attimo e godere della frescura che gli alberi garantiscono prima di riprendere a camminare. E' proprio in quel momento, dopo qualche ulteriore passo, che si accorge della figura di Raoku intenta a richiamare il Chakra, gesto che che per lei non ha assolutamente nessun significato, tanto che per qualche attimo lo guarda con curiosità fermandosi soprattutto nelle mani articolate nel sigillo della Capra, stringendo anche le iridi per permettersi di mettere maggiormente a fuoco quella figura. Sembra non accorgersi di fissare con prepotenza il giovane e solo dopo qualche attimo riesce ad accantonare la curiosità per riprendere il proprio buonsenso. Scuote velocemente il capo lasciando sfarfallare la chioma davanti al proprio viso per poi riprendere a camminare sempre in direzione del ragazza ma più spostata verso destra, puntando verso uno degli alberi lì accanto che le può garantire l'agognata frescura.

10:59 Raoku:
  [parco] Se lei non si accorge di rimanere a fissarlo, dal canto suo Raoku invece sembra accorgersi che qualcuno è lì fermo a pochi passi da lui. Avendo però le palpebre calate sulle iridi di un verde intenso, penserebbe inizialmente ad un bambino incuriosito dalla sua posa e non si deconcentrerebbe troppo. Solo una volta richiamato effettivamente il chakra a scorrere nel sistema circolatorio ad esso adibito e a fornirgli quella sensazione di pienezza e appagamento assoluti, le braccia rilassate in quella posa meditativa, tornerebbe ad aprire gli occhi sul mondo. Sarebbe allora, mentre Azumi si starebbe spostando verso un albero lì accanto al suo, in pratica dirimpettaio, che ne scorgerebbe la figura. La sedicenne d'altro canto non è proprio una che non si nota, soprattutto per il crine di quel colore particolarmente acceso. Gli occhi di Raoku ne percorrerebbero la silhouette, piuttosto celata in quegli abiti larghi e quasi dismessi, un po' sciupatelli (questa almeno è la prima impressione che fornisce al Nara). Vedendola avvicinarsi ad un albero lì accanto, sarebbe verso di lei che rivolgerebbe ora la sua attenzione e la parola. <Ohayō> la saluterebbe semplicemente dandole un cortese buongiorno ma senza smettere di seguirne i movimenti con sguardo attento. Attenderebbe una sua eventuale risposta, rimanendo intanto concentrato sul flusso del proprio chakra e sulal sensazione di rilassamento che l'avvertire quell'energia dentro di sé gli conferisce <eri tu che mi fissavi, poco fa, mentre meditavo?> le chiederebbe dunque, a bruciapelo, quella conferma. Il tono, pur profondo e caldo, non è affatto severo come testimonia anche l'espressione un po' divertita e un po' sorpresa sul suo volto accompagnata da un sorrisetto rassicurante. [chk on][Equp. come sopra]

11:07 Azumi:
 Con non pochi passi riesce a raggiungere l'albero designato come meta ma viene bloccata dal saluto del giovane, tanto che il piede destro rimane sollevato a mezz'aria con la pianta che poggia sul terreno e il tallone sollevato verso l'alto mentre il gemello rimane ancorato al terreno appena più avanti. Gli occhi celesti si spostano nuovamente sulla figura di Raoku e non faticano a trovarla e nonostante quel saluto rimane quasi imbambolata per qualche secondo e sono le seconde parole dell'altro che sembrano risvegliarla tanto che sussulta appena. China il capo in avanti, in un cenno di saluto rispettoso, un piccolo inchino che viene completato dalle braccia che vengono spostate in avanti ed unite all'altezza delle gambe per poi tornare lungo i fianchi alla fine di quel saluto. <Si.> Annuisce con un lento cenno del capo rosa. <Perdonami ma quello strano gesto mi ha incuriosita e ...> Lascia la frase in sospeso, alzando le spalle per fare spallucce e poi tornare ancora una volta a rilassarsi. <Perdonami sono stata molto scortese.> Completa solo ora la frase e riprende a camminare per raggiungere l'albero sotto il quale si siede, incrociando le gambe e poggiando la schiena al ridosso della corteccia, distogliendo lo sguardo dal ragazzo e portandolo davanti a se.

11:19 Raoku:
  [parco] La ragazza sembra essere stata colta completamente in fallo dal saluto e soprattutto dalle parole di Raoku: è bastato infatti un semplice buongiorno quasi per bloccarla istantaneamente, con il piede addirittura piegato nell'atto di compiere un passo. Il Nara dal canto suo, sorpreso da questa reazione, teme forse di aver esagerato nel vedere la sedicenne scusarsi a quel modo soltanto, in fondo, per averlo fissato un paio di secondi di troppo. E lui che scherzava soltanto e voleva essere simpatico stuzzicandola con quella domanda: con le donne è proprio una frana di proporzioni epocali. Quando lei dunque si scusa una seconda volta, è lo stesso Raoku ad alzare entrambi i palmi delle mani al suo indirizzo, scuotendoli leggermente come a volerla interrompere, come a sottolineare quanto il suo scusarsi non sia necessario <Non ti preoccupare, non è niente di cui tu debba scusarti, figurati> cerca di rassicurarla, lasciandosi andare ad una risatina un po' nervosa: nonostante i suoi diciassette anni d'età, si riscopre infatti paradossalmente impacciato nel cercare di rimediare ad una gaffe commessa da parte propria. Finisce con il sorriderle caldamente, cercando di recuperare con un'espressione amichevole in volto, le iridi verdi che ne seguirebbero i movimenti mentre lei si mette seduta e distoglie lo sguardo. <Intendevi questo gesto?> le chiede, incuriosito da ciò che potrebbe aver attratto la sua attenzione e nel frattempo richiamandola di nuovo, invitandola a voltarsi nuovamente nella sua direzione. Andrebbe quindi a comporre, qualora lei si volti, il sigillo della Capra, esattamente come eseguito in precedenza <è un segno da shinobi, si chiama sigillo della Capra> le spiega, il tono placido e più calmo ora che si parla di un argomento che conosce bene e in cui si trova a suo agio. Molto più a suo agio comunque che scusarsi con una ragazza o relazionarsi in maniera normale con lei <serve ad aiutare un ninja a risvegliare il proprio chakra interiore. È quello che stavo facendo poco fa> le rivela quindi, le labbra che si distendono in un sorriso cordiale e ora nuovamente un po' imbarazzato <scusa se ti ho messo in difficoltà chiedendoti quella cosa, in realtà stavo solo scherzando. È che non sono abituato ad avere un pubblico quando mi esercito, tutto qua. Specialmente...beh, insomma, di solito sono un tipo un po' solitario ecco...> si impappina un po' di nuovo e, accortosi di essersi nuovamente incartato, la mano destra andrebbe a grattare piano il retro della nuca, appena sotto il nodo della fascia del coprifronte. <Mi chiamo Raoku, comunque, genin di Konoha> si presenta, portando nuovamente gli occhi verdi ad incrociarsi - eventualmente, qualora sia voltata verso di lui - con le iridi azzurre di Azumi <tu invece? Non sembra che tu sia una deshi dell'Accademia se sei rimasta incuriosita da ciò che stavo facendo> anche perché lo insegnano alla prima lezione, quindi evidentemente la ragazza non ha frequentato i corsi oppure non ha intenzione di intraprendere la via dei ninja. [chk on][Equip. come sopra]

11:29 Azumi:
 Ascolta le parole del giovane, ruotando il busto in sua direzione per osservarlo apertamente in volto. Ascolta in silenzio le sue prime parole e poco dopo le labbra rosee si sciolgono in un sorriso gentile ed allegro che mette appena in evidenza i denti bianchi della giovane al disotto della labbra. <Perdonami sono stata esagerata!> Esclama allargando maggiormente il sorriso. Intanto guarda l'alto comporre il sigillo ed annuisce rapidamente tornando a fissare le sue mani come se stesse tentando di ricordare quel segno. <Ho capito.> Afferma, inclinando leggermente il capo verso destra, guardandolo dal basso in quella posizione. <No figurati è che non sono abituata a parlare con le persone quando faccio le mie passeggiate, di solito le persone non mi rivolgono molto la parola.> Nel pronunciare queste parole il sorriso cala e la labbra assumono un'espressione seria, quasi una smorfia che le fa tirare verso il basso gli angoli della bocca. Quello stato d'animo non proprio felice viene allontanato dalle parole dell'altro sulle quali, ora, la ragazza si concentra. <Io sono Azumi, piacere di conoscerti.> Si presenta riprendendo a sorridere in quella maniera gentile, ancora la voce ricalca quella stessa sfumatura, aggiungendo un velo di pacatezza. <Si ma sono riuscita ad iscrivermi da poco e non ho ancora fatto nessuna lezione e non essendo avvezza al mondo degli shinobi non ho mai avuto l'occasione di vedere questo genere di cose.> Spiega in maniera veloce. <Ti sembrerà strano eh?> Domanda con uno sbuffo di risata ironico, ovviamente nei propri confronti.

11:44 Raoku:
  [parco] <Beh, facciamo così> accompagna quelle sue parole con una risata un po' imbarazzata <finiamola entrambi di scusarci per delle sciocchezze, altrimenti rischiamo di proseguire a chiederci a vicenda perdono per ore intere> cerca di stemperare l'atmosfera iniziale, ma è il sorriso di Azumi a fare il resto dimostrando di trovarsi a proprio agio nonostante Raoku, con il suo esordio non proprio felice, l'abbia inizialmente messa quasi in difficoltà (o almeno questa era la sensazione lasciata al Nara). Azumi intanto sembra essere particolarmente affascinata dal sigillo compiuto dal genin, spiegandogli poi il motivo per cui si è ritrovata colta in contropiede dalle sue parole. Raoku dal canto suo nota quel velo di tristezza che sembra attanagliarle il volto mentre gli rivela almeno in parte quella che è la sua solitudine. <E perché non dovrebbero farlo?> le chiede, il tono gentile, riferendosi a chi non le rivolge solitamente la parola <insomma, non mi sembra tu sia affetta da una qualche malattia contagiosa, no? Qualche volta la gente ha solo bisogno di un incentivo per poter iniziare una buona conversazione> oppure di una gaffe, come accaduto a lui questa mattina, ma evita di sottolineare ancora una volta il suo comportamento goffo con esponenti del sesso opposto. Almeno il farsi un'auto-pubblicità negativa evita di compierlo. Azumi intanto si presenta sorridendogli in modo molto gentile e pacato, composto quasi: un atteggiamento estremamente educato e posato che cozza con quel suo modo di vestire e di porsi inizialmente, un po' borderline, e che forse fa da scudo a quella gente che solitamente non parla con la sedicenne. Non sembra però che la cosa infastidisca o metta sul chi vive Raoku, che dal canto suo - non avendo questo gran parterre di amici - sembra cogliere al volo l'opportunità di scambiare qualche parola con una coetanea (o quasi). <In effetti Konoha è un villaggio di shinobi> ammette lui, ridendo ma senza alcuna cattiveria di quell'ennesima particolarità della giovane <è un po' strano che tu non abbia mai visto dei ninja, anche solo impegnati nei loro allenamenti> lui stesso alla fine si allena parecchio, modellando sia il proprio fisico che cercando di migliorare la propria concentrazione per quel che riguarda l'impasto e il modellare il proprio chakra <frequentando l'Accademia però sicuramente ne troverai parecchi, non ti preoccupare. Quindi hai intenzione di diventare una kunoichi, giusto?> le chiede, come a conferma un po' retorica di ciò che lei gli ha appena rivelato di sé <come mai, se conosci poco il mondo dei ninja, hai deciso di intraprendere questa strada?> le chiede quindi, stavolta molto più incuriosito. Si accorgerebbe però immediatamente dopo aver formulato la seconda domanda, di poter essere stato pure un po' indiscreto. L'espressione torna a farsi un po' imbarazzata, un leggero rossore si dipana sulle guance del diciassettenne <sempre che tu me ne possa parlare liberamente, eh, non voglio metterti in difficoltà. Solo mi incuriosivi...insomma, mi incuriosiva la scelta, tutto qua> cerca di chiarire, impacciandosi forse ancora di più. [chk on][equip. come sopra]

12:06 Azumi:
  [Parco] Le parole del giovane Nara le provocano una piccola risata che le anima le labbra per qualche attimo ma si sbrigherebbe ad alzare la mano destra per coprire la bocca, evitando in questo modo di mostrare sia l’interno e di attutire il suono della propria risata cristallina. Qualche attimo dopo torna a sorridere tranquilla, annuendo alla proposta fatta dal giovane. <beh ecco…> Inspira profondamente una grande quantità di aria che le entra nei polmoni facendole gonfiare il petto e che subito dopo rilascia dalle labbra appena dischiuse, in un grande sospiro. <Credo che alla gente non piaccia il mio aspetto e mi consideri una persona…> Lascia la frase in sospeso per qualche attimo come se fosse alla ricerca del termine giusto da inserire per completare la frase. <… Triste…> Le labbra si torcono in una piccola smorfia di disappunto che le fa abbassare gli angoli della bocca per qualche attimo mentre abbassa il capo ed afferra con entrambe le mani il lembi sgualciti della sua maglietta, tirandola verso l’esterno come per farla vedere anche all’altro. <Credo che giudichino dall’apparenza.> Continua, lasciando stare la maglietta e portando i palmi delle mani a contatto con l’erbetta fresca su cui è seduta. <Perché mia madre ha ben pensato di tenermi lontana degli shinobi fino a poco tempo fa in più lavoravo quindi non avevo molto tempo libero a disposizione per passeggiare per Konoha.> Spiega, alzando le spalle e facendo spallucce per qualche attimo. <Si, esattamente. Ho deciso di diventare una Kunoichi perché poco tempo fa ho trovato a casa un libro che parlava della parziale storia del villaggio e ho preso a cuore gli ideali dei vecchi Kage. E’ stata una lettura davvero stimolante ed illuminante e così ho deciso di indirizzare tutte le mie forze ed i miei sforzi per cercare di proteggere il villaggio e la sua gente.> Spiega riprendendo fiato solo al fine della frase e tornando a sorridere placidamente verso il ragazzo. <Tu invece? Da quanto sei uno shinobi?>

12:25 Raoku:
  [parco] La ascolta spiegare il perché di quella sensazione di solitudine che gli ha manifestato in precedenza, e la cosa un po' lo intristisce, l'espressione che torna a farsi seria dopo le risate di prima <Purtroppo è vero, spesso succede così> ammette <la gente si ferma alle apparenze e si nega la possibilità anche solo di scambiare quattro chiacchiere con una persona per un dettaglio che stona con la propria concezione di quieto vivere> ribadisce il proprio pensiero, in disaccordo con questa concezione, scuotendo debolmente il capo <purtroppo è difficile modificare certi modi della società. A me è capitata una cosa simile, seppur diversa, negli anni passati, prima di frequentare l'Accademia. Persone che conoscevano mio padre o la mia famiglia, dopo la sua morte mi guardavano con occhi diversi, come se facessi loro pena e non potessero prescindere da questo> le rivela, un sorrisetto melanconico che sospinge appena le sue labbra rosee <ad ogni modo, Azumi-san, non mi sembra proprio che tu sia una persona triste. Particolare magari> ammette, tornando a spostare le iridi verdi tanto da incrociare quelle cerulee della sedicenne <ma triste non direi. Almeno ad una prima impressione, ecco...> aggiungerebbe subito dopo, tornando a regalarle un sorriso. Ne ascolta quindi il dire, capendo che è la madre ad averla tenuta lontana dal mondo dei ninja. <E come mai avrebbe fatto una cosa del genere? Intendo, tenerti volontariamente all'oscuro della cultura dei ninja nel Villaggio...> chiarisce, ponendo d'impulso quella domanda forse ancora più indiscreta della precedente <...insomma, deve essersi impegnata parecchio per riuscirci, immagino...> prosegue, imbarazzandosi sempre di più per la facilità con cui sembra incartarsi ad ogni discorso che cerca di imbastire. Azumi intanto prosegue nel suo racconto, spiegandogli cosa l'ha spinta ad iscriversi all'Accademia. E questo è un elemento che fa brillare letteralmente gli occhi di Raoku, che sembra mettere da parte completamente l'imbarazzo provato poco prima <Anche io ne ho parecchi di libri sulla storia della Foglia, a casa. Erano di mio padre> le spiega, il tono che tradisce l'entusiasmo di aver trovato quel punto in comune che per il Nara, evidentemente, ha un'importanza veramente viscerale <ti mentirei se non ammettessi che anche io ho iniziato questo percorso nel mondo degli shinobi per un motivo simile. Sono cresciuto vedendo come miti inarrivabili quegli shinobi che hanno difeso il Villaggio in passato, dai grandi Kage ai ninja che hanno combattuto nell'ultima guerra civile contro i traditori Ryota e Kuugo> le spiega, perdendosi quasi in quel fiume di sensazioni e di parole <e non c'è niente al mondo che desidererei di più che diventare un ninja come loro, in grado di fare la differenza e difendere con tutto me stesso la Foglia> gli occhi sono fissi adesso sul volto di Azumi e tradiscono una determinazione evidentemente profonda, radicata nell'animo del diciassettenne e che trasuda dalle sue stesse parole, dal tono fermo che usa nel pronunciarle. Sorride nuovamente quando lei gli pone quella domanda <Non troppo in realtà, ho superato l'esame da genin solo la settimana scorsa> le rivela <però mi sto allenando parecchio, voglio superare quanto prima i miei attuali limiti> ammette, tradendo una certa frenesia nel voler raggiungere quell'obiettivo <tu invece, Azumi-san? Sai già quando inizieranno i tuoi corsi all'Accademia?> le spierebbe, evitando di parlare eccessivamente di sé e cercando di conoscere invece meglio la ragazza dai capelli rosa. [chk on][Equip. come sopra]

13:06 Azumi:
  [Parco] Ancora una volta le spalle si alzano in un gesto noncurante. <Purtroppo che vuoi farci? Io ormai sono abituata a tutto questo quindi non ci faccio nemmeno più molto caso.> Afferma tornando ancora una volta a sorridere, a quanto pare quel carattere solare a stento riesce ad essere messo da parte ma lo perde ancora una volta quando sente la parole morte associata alla figura del padre del Nara e senza dire una parola sola abbassa lo sguardo con un’espressione piuttosto triste. Qualche attimo dopo torna ad alzare il viso in direzione del ragazzo, ascoltando sempre con attenzione il suo dire. Riflette qualche attimo al suo dire senza parlare in un primo momento ma riprendendo subito dopo. <Credo perché la sua famiglia e quella di mio padre non andavano molto d’accordo… e poi mio padre morì in una missione forse, comunqu non tornò mai più a casa e credo che mia madre se la sia presa con tutto il mondo ninja, incolpandolo della morte di mio padre. Presumo che non voleva che io facessi la sua stessa fine.> Sospira ancora una volta, tornando a guardare davanti a se ed inclinando appena il capo verso l’alto, osservando le fronde verdeggianti dell’albero, appena smosse dalla brezza leggera. <Davvero?> Le parole che sono state dette le sono arrivate chiaramente all’orecchio e con velocità volta il viso verso il ragazzo, ascoltando ogni sua minima parola, con crescente entusiasmo sul volto pallido. <Sono le stesse identiche cose che ho pensato anche io!> Esclama con entusiasmo, sgranando appena le iridi che sembrano diventare molto più grandi del consueto. Ancora una volta rimane in silenzio quando è l’altro a parlare. <Allora quando diventerò una genin anche io potremmo allenarci insieme qualche volta, se ne avrai voglia.> Ma lo dice in maniera e con un tono esitate quasi avesse paura di sentire un rifiuto provenire dall’altro. <In realtà non lo so con precisione ma spero il prima possibile!> Intanto lentamente si alza, spazzando con entrambe le mani la parte posteriore dei propri pantaloni per pulirla dai residui di fogliame presenti a terra. <Mi dispiace ma credo che per me sia arrivata l’ora di tornare a casa… Ma è stato davvero bello conoscerti!> Esclama inclinando il capo con un grade sorriso che le fa chiudere gli occhi per qualche attimo.

13:46 Raoku:
  [parco] Il buonumore sembra tornare sul volto della ragazza nel sentire che Raoku comprende la sua situazione, eppure un velo di tristezza torna ad impossessarsi rapidamente del volto della sedicenne nel sentire parlare il Nara. Raoku, dal canto suo, se ne accorge di sfuggita ma non ci dà inizialmente granché peso, almeno finché Azumi non abbassa lo sguardo, visivamente intristita. Il dire del neo-genin dunque si interrompe <...> vorrebbe dirle qualcosa ma non sembra essere in grado di trovare le parole, o forse ha solo paura di sbagliare ad interpretare il momento, o ancora di sbagliare parole da rivolgerle. Cerca di farsi coraggio, ma tutto ciò che gli esce dalle labbra è qualche singulto inarticolato: l'espressione del Nara d'altro canto parla da sola, visibilmente dispiaciuta di aver provocato una nuova reazione negativa nella ragazza e impacciato come non mai non solo nel leggere quanto sta accadendo, ma anche nel gestirlo. Insomma, in pratica rimane immobile, raggelato da quel volto che è passato in poco tempo dal ridere in modo spensierato a quel velo deprimente di tristezza. Aspetta che sia lei quindi a prendere la parola, a spiegargli o comunque ad andare avanti con la conversazione: non tanto per rispetto di quello che prova Azumi, ma perché proprio incapace di prendere questo tipo di iniziativa. Le parole della sedicenne dai capelli rosa fortunatamente non si fanno attendere, arrivano e spiegano, o perlomeno danno indizi, su quello che lei potrebbe aver provato nel sentire Raoku parlare del proprio padre deceduto. Quel che Azumi non può sapere, tuttavia, è l'effetto delle sue parole nell'anima del Nara: l'unica cosa che vedrà sarà l'espressione quasi vacua degli occhi del giovane, di un verde intenso ma fissi sul suo volto, come persi nei suoi tratti anche se forse non sta nemmeno osservandoli, forse sono semplicemente dedicati ad un vuoto di cui non si riesce a percepire la profondità. Deglutire sembra essere intanto diventato difficile per Raoku che per la prima volta si trova di fronte ad una storia dalle similitudini quasi impressionanti con la sua. Certo, lui viene da una famiglia di genitori entrambi shinobi, eppure sua madre non ha forse preteso lo stesso sacrificio da parte del figlio, perdendo progressivamente la voglia di vivere e la sanità mentale negli anni in cui ha maledetto il mondo ninja e il suo stesso clan, la sua stessa famiglia d'origine, per quanto accaduto? La storia di Azumi, inevitabilmente, scava uno squarcio in quella che era per Raoku una cicatrice, seppur fresca eppure sulla strada per rimarginarsi. <Non...> la voce gli esce roca, quasi un gracchiare, come se un bolo di suono gli fosse uscito dalla gola dopo aver stanziato lì per secoli <...non...non potevo saperlo, Azumi-san. Mi dispiace> mormorerebbe soltanto all'indirizzo della ragazza, gli occhi ancora fissi sul di lei volto <io...posso capire bene quello che provi...credimi... per me è stato pressoché lo stesso, anche se mia madre non ha potuto nascondermi tutto> non aggiunge altro, una leggera bava di vento che gli sfiora il volto smuovendo le ciocche ribelli dei suoi capelli corvini rivelando un velo di umidità nelle iridi del genin. Umidità che tuttavia non si trasforma in lacrima, rimane solo lì a baluginare per alcuni momenti prima di scomparire. Anche perché, fortunatamente, entrambi prendono a parlare di un altro punto che li accomuna, ma che è molto più allegro seppur collegato a quest'ambito triste (almeno per Raoku). <Per me questo significa tutto> ammette il Nara, senza esitazioni, gli occhi che sembrano ritrovare quella scintilla di vita che per alcuni minuti parevano aver smarrito <è il mio nindō, il mio credo. Servire il Villaggio con tutte le mie capacità, migliorarmi per il bene superiore della Foglia...> sancisce, il tono sicuro nel pronunciare quelle parole <...votare la mia intera vita alla sicurezza della gente di Konoha. E morire per questo, se necessario> le ultime parole in particolare sono pronunciate con una serietà quasi sacrale, come se fossero dei veri capisaldi nella sua concezione di essere uno shinobi. Per un ulteriore istante negli occhi di Raoku balena quell'attimo di tristezza, ma è solo un momento interrotto da quella proposta che anzi lo spinge nuovamente a sorridere. <Ma certo, Azumi-san. Sarà un grande piacere per me allenarmi con te: solitamente mi alleno da solo o in compagnia della mia sensei...> le spiega <...mi farebbe anche comodo aver una compagna di allenamenti> solleva lo sguardo su di lei, incrociandone adesso gli occhi azzurri <dovrai sbrigarti a conquistare il coprifronte allora, perché ormai la ritengo una promessa questa da parte tua> le labbra del diciassettenne si pronunciano in un sorrisetto accattivante <e non credere che ci andrei piano soltanto perché sei una ragazza carina: se si vuole migliorarsi ritengo serva sempre dare il massimo> insomma, è una via di mezzo tra una promessa e una minaccia scherzosa. Azumi intanto però sembra alzarsi, pulendosi i pantaloni e dicendogli che per lei è tardi, che è ora di tornare a casa. <Oh, certo capisco...> ammette, con un pizzico di delusione malcelata sul proprio volto, il Nara. Si alzerebbe di scatto a sua volta, scuotendosi da fiori di sakura e qualche fogliolina i pantaloni <allora, spero sinceramente di rivederti presto in giro. Anche solo se ti serve un qualche aiuto con le lezioni in Accademia, non farti problemi a cercarmi per un aiuto> le propone, lasciando che eventualmente lei si allontani prendendo la via di casa. La delusione però per quella conversazione così troncata non sembra lasciarlo, tant'è che si soffermerebbe ad osservare la figura della ragazza allontanarsi (qualora lo facesse) verso il camminamento del parco di qualche metro. <Uhm....ehm....Azumi-san! Azumi-san!> le correrebbe letteralmente dietro, percorrendo in fretta (avendo ancora il chakra in circolo nei propri muscoli) la distanza eventualmente coperta dai passi della sedicenne <si è fatto tardi anche per me in effetti, dovrei tornare ad allenarmi. Se vuoi posso accompagnarti per un tratto di strada verso casa tua....> le propone così, di getto, cercando di raggiungerla mentre le guance si colorerebbero di un discreto rossore frutto dell'imbarazzo del momento (è la prima volta che compie infatti un atto del genere, anche se questo Azumi lo ignora) <...così possiamo continuare a chiacchierare...sembri...una tipa apposto, ecco...> borbotta infine, cercando di assumere nuovamente una certa compostezza. Qualora lei accetti, si incamminerebbe al suo fianco, le mani nelle tasche dei pantaloncini più perché ignora dove debbano effettivamente stare che per altro. [chk on][Equip. come sopra][Turno 1/4 (movimento inferiore ai 12.5m)]

20:00 Azumi:
  [Parco] Sembra, all’inizio non accorgersi di tutto quello che ha scatenato all’interno del povero Nara e quanto il suo comportamento sia stato frainteso, di certo lei non voleva assolutamente rattristare nessuno eppure il suo è un carattere estremamente mutevole, capace di variare da emozioni negative a quelle positive in un battito di ciglia e per un attimo osserva con un’espressione confusa l’altro che sembra essersi quasi bloccato all’interno dei suoi pensieri. Sporge leggermente il capo in avanti per poterlo osservare meglio mentre i canini mordono silenziosamente l’angolo destro del labbro inferiore quasi in maniera colpevole, come se avesse capito di essere la causa di quei brutti pensieri. <Non devi preoccuparti!> Sorride e questa volta lo fa soprattutto per coinvolgere anche l’altro e scuoterlo, in quel modo, dal suo torpore. <Ma lasciamo stare questi sono argomenti che è meglio non ricordare troppo, è sempre meglio essere positivi!> Ancora quel sorriso stampato sulle labbra. <Certo, è la stessa cosa che provo io anche se, devo ammettere che sarebbe anche gradevole conoscere le miei capacità. Sono sempre stata presa in giro perché reputata inutile durante la mia infanzia e tutt’ora quindi dimostrare il contrario a chi mi prendeva e mi prende in giro mi darebbe non poca soddisfazione.> Ma il tono con cui le sfugge questa nuova rivelazione è piuttosto cattivo, cupo quasi ma anch’esso sembra sfumare veloce come le nuvole estive. <Ed è giusto così! Non voglio sconti perché sono una ragazza!> Esclama allargando il sorriso ed alzandosi per tornare verso casa. Un altro piccolo inchino rispettoso, come il primo di saluto, viene rivolto al ragazzo. <A presto allora.> La mano destra viene alzato e il palmo aperto rivolto verso di lui in un ennesimo cenno di saluto e dunque la giovane prende a camminare con la stessa lentezza di quando è arrivata se non fosse che le parole dell’altro bloccano il proprio passo, facendola letteralmente fermare. Il busto viene appena ruotato verso destra per permettere anche al capo di voltarsi ed osservare il genin che la raggiunge. Lo osserva in silenzio e ne ascolta le parole sorridendo. <Ma certo, volentieri!> ed intanto riprende a camminare

Attendere fato.

No, non è vero, volevo solo mettervi ansia. Divertitevi ♥

20:23 Raoku:
  [Parco->strada] La verità - ma una verità certo incomprensibile per Azumi al momento - è che non l'ha semplicemente rattristato. La sua storia, così simile a quella del Nara sotto molti aspetti, l'ha toccato emotivamente nel profondo in un modo che lui, abituato a farsi scudo spesso della propria determinazione, non si aspettava minimamente. <Non...non mi stavo preoccupando. È che quel tipo di ferite non finiscono mai di rimarginarsi totalmente> le risponde, la voce ancora un po' tremula <la tua storia mi ha ricordato veramente tanto la mia, forse addirittura troppo...> le rivela, le labbra che si sforzano di tendersi in un sorriso mentre gli occhi si sollevano ad osservarla: la ragazza si sporge con il capo, quasi stesse osservando una sorta di animale da esposizione, quasi lo volesse studiare. Lo invita poi a cambiare argomento, non appare agli occhi di Raoku particolarmente scossa dall'aver toccato certe note del suo passato e la cosa, in fin dei conti, rassicura un po' anche lo stesso Nara: al di là di ciò che il genin ha provato interiormente, è già un passo avanti non averla ferita con le sue domande. Forse lei ha reagito meglio di quanto abbia mai fatto lui finora ad una perdita come quella. La sedicenne riesce comunque a trascinare Raoku fuori da quel velo un po' opprimente di tristezza, iniziando a parlare dei propri obiettivi e del futuro da ninja. <Beh, l'accademia serve anche a questo, no?> le pone quella domanda retorica, tornando ad assumere un'espressione un po' più rilassata e spensierata in volto <man mano che andrai avanti sono sicuro che capirai davvero il tuo potenziale, Azumi-san, e chiarirai anche i tuoi obiettivi. A me è successo così> le rivela <eppure a pochi giorni dall'esame genin ero veramente pieno di dubbi. Se non fosse stata per la mia sensei e per quello che sono riuscito a capire proprio durante la prova d'esame, probabilmente avrei preso una strada differente e non sarei più stato così fermo come lo sono oggi sui miei obiettivi> il sorrisetto che si apre sulle labbra di Raoku è piuttosto riflessivo, come scaturito dal ricordo di quella notte con Furaya sul monte dei volti di pietra degli Hokage. La sua storia però lo colpisce ancora, stupendolo con quel particolare della sua infanzia. <Ma come si fa a dire ad una bambina che è inutile? Loro per caso erano utili a qualcosa?> le chiede, scuotendo il capo <non devi dimostrare proprio niente a nessuno, Azumi-san. A nessuno che non sia te stessa. Solo il fatto che hai avuto il coraggio di intraprendere la strada per diventare una kunoichi dopo essere stata tanto all'oscuro del mondo dei ninja dovrebbe essere sufficiente a farti capire quanto è forte il tuo carattere> asserisce, con sicurezza, guardandola negli occhi <specie dopo tutto quello che hai passato. Però no, non ti farò nessuno sconto: puoi starne certa> le sorride furbescamente, ovviamente ironico (o forse no) mentre scherzano sull'allenamento che si sono promessi di fare insieme. Tutto poi accade piuttosto in fretta: lei si alza, il Nara che si accorge di non avere più niente da fare in quel parco e che la rincorre. Non sa nemmeno perché, poteva starsene lì ad oziare, ma ha agito d'impulso e gli è presa così. Azumi, d'altro canto, pare accettare volentieri la sua compagnia. Quel che Raoku non si aspettava, è quanto sia difficile proseguire una conversazione quando si è in piedi, si cammina fianco a fianco e ci si è appena esposti invitandola a farsi accompagnare a casa. <Ehm...> mugugna tra sé, senza spiccicare parola per i primi metri che percorrono insieme <....ecco...non mi hai parlato ancora di tua madre, chi è, cosa fa...> cerca di salvarsi in corner, pronunciando quelle parole come tutto d'un fiato <Mi hai detto che non ama granché i ninja, perciò...come l'ha presa quando ha saputo che ti eri iscritta all'accademia?> cerca di farla parlare, sembra seriamente incuriosito da lei e dalla sua storia. Intanto, metro dopo metro, i due sembrano avviarsi verso l'uscita del parco. [chk on][Equip come sopra]

20:43 Azumi:
  [Parco] Non accenna a voler continuare a parlare di quei brutti ricordi, tanto che non risponde più al giovane ma si limita a scuotere lievemente il capo ma con una lentezza spropositata cassando, così, l’argomento. Ascolta quello che il ragazzo le dice, aspettando che lui finisca di parlare prima di riprendere a sua volta il discorso. <Immagino di si, ovviamente se non sarò in grado di fare nulla è ovvio che le mi ambizioni diminuiranno drasticamente ma… staremo a vedere…> Commenta con un sorriso come ad indicare che solo il tempo potrà rivelarle quale sarà il suo futuro. Volta appena il capo per osservare l’altro con la code dell’occhio mentre un sorriso amaro e privo di qualsiasi allegria le si stampa sulle labbra. <Vedi a volte se sei diverso dagli altri bambini loro ti rifiuteranno, soprattutto se non appartieni ad una importante famiglia di shinobi e sei un signor nessuno.> Inspira in silenzio, lasciando che il capo si abbassi appena ma risollevandolo quasi subito, convinta di non voler cedere alle brutte e vecchie memorie. <Ma è tutto passato, sono cose che ora non mi interessano davvero più.> dichiara quasi con un tono di orgoglio nella voce. <Mia madre..> Sbuffa un sorriso che sembra divertito ma che anche questa volta non è allegro ne felice. <E’ una semplice cittadina della Foglia ma è molto malata e costretta a letto quindi devo occuparmi di lei ed in più devo occuparmi di portare qualcosa da mangiare sotto il nostro tetto.> Sebbene non sia proprio la storia più felice del mondo lei sembra parlare con tono totalmente neutro, come se fosse qualcosa di molto distante o semplicemente qualcosa a cui ormai, nonostante la sua giovane età, ha fatto l’abitudine. <E non l’ha ancora saputo, ho davvero paura che il dolore la ucciderebbe.> Commenta. <Ma dimmi qualcosa sulla tua famiglia invece…> Cerca di cambiare argomento

21:12 Raoku:
  [Parco->strada] <Ah, no, adesso non puoi fare così: passare dall'essere convinta di diventare una kunoichi a dire che non sai se ne sarai in grado...> la butta sul tono scherzoso, ridendo nel pronunciare quella frase mentre lei pare un po' titubante, adesso, nel guardare la proprio futuro <è vero che soltanto il tempo e l'esperienza soprattutto ti diranno davvero quali siano i tuoi limiti e le tue reali capacità> ammette, conscio che quel discorso vale anche per se stesso <però devi essere tu la prima a credere fermamente in te stessa> la osserva intensamente, lo sguardo fermo sul volto di lei <se non ci riesci tu per prima, come potranno farlo gli altri?> una domanda semplice, ma dalla logica ferrea dietro di sè. La ascolta poi quando la sente raccontare di quell'infanzia non proprio felice, ma non sembra intenzionato ad aggiungere niente o a chiederle altro: Azumi gli pare infatti piuttosto scossa nel ricordare certi episodi, non vuole certo riaprire vecchie ferite nella ragazza. <Beh, chi la pensa così si sbaglia e sono sicuro che glielo dimostrerai, prima o poi> le assicura semplicemente, un sorriso fiducioso stampato sul volto. Incamminandosi però, come dicevamo, l'imbarazzo inizia a farsi sentire nel giovane Nara che, alla fine, si ritrova a porle quella domanda precedentemente inespressa riguardante la madre di lei, così avversa ai ninja eppure con una figlia che ambisce a diventare una kunoichi. Ancora una volta, senza preavviso e senza soprattutto che Raoku se lo potesse aspettare, il sentirla parlare della madre arriva nell'animo del ragazzo forte e a fondo come una stilettata data in pieno petto. <...> non dice niente, la lascia terminare di parlare, gli occhi di un verde intenso che passano dal volto della sedicenne dai capelli rosa all'acciottolato che stanno calpestando in quella loro passeggiata per poi tornare al volto della ragazza, ai tratti del suo viso osservandola mentre quel tono di voce neutro gli pare più uno scudo nei confronti della tristezza che disinteresse verso ciò a cui sta dando voce. Questa è l'impressione che ha, anche perché ancora una volta sembra specchiarsi in lei, nel suo passato, e quello stesso tono neutro della voce gli pare di riconoscerlo nel suo, in quello che per anni ha tenuto fino al compimento dei suoi 17 anni, fino a quell'episodio. <Prima o poi dovrai dirglielo, Azumi-san...> le dice soltanto, una volta che la giovane ha terminato di parlare <o glielo dirai tu, o lo verrà comunque a scoprire. E forse è meglio che lo sappia dalle tue labbra che dalla voce di qualcun altro...> le parole gli muoiono per un momento in gola, forse perché lui stesso, nei confronti di sua madre, non ha ancora trovato il coraggio di compiere un passo altrettanto importante, altrettanto decisivo. Un passo che Furaya lo sta aiutando pian piano a completare, ma che ancora non si sente pronto a muovere. Rimane dunque in silenzio per alcuni passi, come meditabondo, quando quell'invito a parlare della propria famiglia gli giunge come un fulmine a ciel sereno. Alza lo sguardo su Azumi, occhi che da pensierosi e persi si stupiscono di una domanda simile. Eppure avrebbe dovuto aspettarselo: è vero che lui le ha chiesto di sua madre e della sua famiglia anche mosso dall'impellenza di abbandonare una situazione per lui imbarazzante, ma era naturale che ciò avrebbe sospinto la curiosità della sedicenne a ricambiare il favore. <Oh, beh...> un sorrisetto un po' a metà gli compare a distorcere le rosee labbra <...ti sorprenderai, ma la mia storia familiare non è molto diversa dalla tua, nonostante tutto parta da un contesto un po' differente> ammette. <Io sono uno di quei bambini di cui parlavi prima, quelli nati in una famiglia di shinobi.... anche se non mi sono mai comportato come quelli> specifica subito dopo, cercando gli occhi dell'altra con i propri per un momento, prima di spostarli nuovamente in avanti, mentre camminano <...mio padre era un Chunin, ed era entrato a far parte della guarnigione del Villaggio. Niente di che, un lavoro come tanti per un ninja, così mi ha sempre detto. Era qualche anno, credo un paio, più grande di mia madre e l'aveva conosciuta alcuni anni dopo che lei aveva terminato l'Accademia. Lei è...> si blocca un momento, un leggero sorriso un po' melanconico gli distende le labbra <...lei fa parte del clan Nara, uno dei più antichi del Villaggio, ma non è mai stata capace di risvegliarne le qualità innate e per questo...beh, è sempre stata un po' emarginata da tutti, non è mai stata un'abile kunoichi. Smise di andare in missione quando nacqui io, e ha finito per odiare il proprio clan e il mondo intero degli shinobi quando mio padre è stato ucciso...> le racconta. Deglutisce, un bolo di saliva pare proprio non andare giù, forse la gola al ricordo si è come ristretta, o almeno questa è la sensazione che ha l'Oshiba in questo momento. Eppure le parole non sembrano fermarsi, una segue l'altra ed escono, come un fiume mentre nella sua testa il film dell'orrore della sua adolescenza si srotola sempre più velocemente <...è successo cinque anni fa, durante la ribellione innescata da Ryota Nara: mio padre insieme ad altri hanno tentato di difendere il Villaggio dal suo esercito di mukenin, ma è stato...> carbonizzato sarebbe la parola più giusta, ma proprio non gli esce quel macabro particolare <...beh, da allora mia madre si è ammalata, ma i medici non hanno mai capito cosa avesse. L'unica cosa che mi hanno detto è che aveva come perso la voglia di vivere, è rimasta sempre chiusa in casa, e mi ha vietato di iniziare l'accademia per anni per paura che finissi come mio padre, che gettassi via la mia vita per il Villaggio lasciandola sola...> le grida della madre di notte con quelle parole sembrano rimbombare come eco nella testa di Raoku, che, continuando a camminare, pare ora bloccarsi nel parlare, perso forse per qualche momento in quei ricordi colmi di dolore. Eppure non si è fermato nel raccontarli ad Azumi, e questo - e lo sa, nel profondo - è già un piccolo successo. [chk on][Equip. come sopra]

21:43 Azumi:
  [parco] Ancora una volta le esce una piccola risate alle parole dell’altro e scuote leggermente il capo con convinzione. <Ma non volevo dire quello, solo che sono realista e so bene che solo il tempo e l’esperienza mi diranno quali sono le mie vere qualità e qual è il mio posto in questo mondo!> Esclama allegramente, abbassando per qualche attimo lo sguardo sul terreno per sorpassare con disinvoltura una piccola buca, semplicemente allungando il passo e oltrepassando il piccolo fosso nel terreno. Tuttavia il discorso della madre si ripresenta a tormentarla anche se questo è capace a nasconderlo perfettamente tanto che il suo volto non tradisce alcun tipo di emozione, nemmeno una sfumatura di preoccupazione o di ansia. <Forse lo farò a cose fatte quando riuscirò a diventare un genin, allora non potrà opporsi e dovrà accettarlo per forza. Dopotutto rimango sempre sua figlia.> E a quell’ultima affermazione sembra accigliarsi per qualche attimo tanto che le sopracciglia rosee si avvicinano pericolosamente lasciando aggrottare la fronte dietro la lunga frangia che la copre. Non si accorge, poi, che le domande sulla famiglia sono quelle meno gradite da tutti a quanto pare e quella sulla famiglia del Nara le esce candidamente dalle labbra e senza cattive intenzioni. Ascolta in silenzio ma gli occhi le brillano appena di una vaga concitazione nell’apprendere che l’altro proviene da una famiglia antica di shinobi. <Davvero?> Gli fa eco, cercando di assumere un controllo dignitoso e non il comportamento di una bambina a cui stanno raccontando una bella favola. <Mi dispiace per tua madre comunque, queste cose non dovrebbero mai succedere e…> Lascia la frase in sospeso, spiando lo stato d’animo dell’altro per qualche istante come se avesse paura di dire parole che non dovrebbe. <Mi dispiace anche per tuo padre, purtroppo capisco quello che devi aver provato e che provi tutt’ora.> Non dice nulla su quanto le loro storie siano simili ma è un’informazione che registra nella mente. Nel sentirlo parlare della madre, però, dischiude leggermente le labbra come se fosse in procinto di parlare ma si chiude in un silenzio pesante che dura qualche secondo. <Quello è ancora più brutto, perlomeno mia madre è ammalata fisicamente ma posso solo lontanamente pensare ciò che stai pensando e..> Sospira in maniera rattristata. <Mi dispiace davvero.>

22:07 Raoku:
  [Parco->strada] <Mi sembra un ottimo piano, ripensandoci...> ammette Raoku nel sentirsi rispondere da Azumi che dirà tutto a sua madre una volta conquistato il coprifronte <...magari sarà pure soddisfatta: anche solo diventare genin non è affatto da tutti, significherebbe aver dimostrato di essere degna di tenere alto il nome di Konoha. Ben diverso dall'essere..come'è che avevi detto?...."inutile"?> le sorride, l'espressione nuovamente fiduciosa nel vederla comunque così allegra al pensiero. Nota quel suo accigliarsi improvviso però, dopo la sua ultima affermazione. <Che succede, Azumi-san? Ti seri ricordata qualcosa? Sembri preoccupata...> le chiederebbe, sorpreso da quel cambio repentino di umore. Tocca però a lui raccontare alla sedicenne dai capelli rosa della sua famiglia e della sua storia così similare per molti aspetti a quella di lei. Coglie di sfuggita quel suo stupore a sentire che è imparentato ad uno dei clan più importanti del Villaggio, e la cosa lo fa sorridere per un momento <Sì, è tutto vero. Tant'è che anche la mia sensei è una Nara, anzi...è l'attuale capoclan, se proprio vogliamo essere precisi> le spiga, una punta non indifferente di orgoglio che spunta dalle sue parole <...e a quanto pare, a differenza di mia madre, io riesco anche a manifestare le abilità innate dei Nara, quindi potrei essere considerato un appartenente al clan a tutti gli effetti, ormai...> ancora evidentemente non si è abituato a questa novità, all'interfacciarsi con una realtà come quella del clan Nara cui era stato tenuto volontariamente lontano dalla stessa madre. Proprio riguardo a sua mamma, prosegue il racconto fino a che quel groppo alla gola sembra impedirgli di aggiungere altro. Ne approfitta Azumi, che sembra comprendere - e come non potrebbe, vista anche la sua storia - quello provato dal diciassettenne genin della Foglia e che con altrettanto tatto evita di infierire eccessivamente sul suo animo. Non consapevole, forse, che per Raoku è come una liberazione parlarne con qualcuno in grado di comprendere veramente quello che ha sperimentato: è per questo d'altra parte che anche in precedenza era rimasto tanto sconvolto dal racconto della ragazza. <No...non...non devi dispiacerti, Azumi-san> riesce infine a tornare ad articolare, superando quel duro groppo alla gola, un masso nel deserto arido della trachea, che ostacolava la sua voce: il tono di Raoku esce quasi aspro, un po' roco <quando prima mi hai raccontato di te che lavoravi e che eri costretta a mantenere tua madre e la tua casa, beh...mi ci sono un po' rivisto. Ecco perché ero un po', beh...distratto, ecco...> sconvolto sarebbe stato il termine giusto <...anche io ho dovuto fare un sacco di lavoretti da quando ho compiuto dodici anni: mia madre ha rifiutato l'aiuto dei miei nonni e del clan, li riteneva responsabili di aver partorito qualcuno come quel traditore, Ryota...> quel nome esce come uno sputo dalle sue labbra, come un qualcosa di canceroso e di orrido. E pensare che Furaya, la sua sensei, è la figlia dello stesso Ryota: questo scherzo del destino però lo tiene comunque celato ad Azumi. <...per cui> prosegue <mi sono dovuto ingegnare: ho fatto spesso il cuoco o il cameriere, o addirittura lo sguattero in diversi ristoranti e locali del Villaggio. Non è stato affatto facile...> le racconta. La sente parlare della madre, di come la situazione di Raoku sia realmente peggiore rispetto ad avere un familiare realmente affetto da una malattia che non sia mentale. Sospira il giovane Nara, scuotendo debolmente il capo in quello che, più che un cenno di diniego, pare più un voler scacciare dalla mente certi ricordi <La cosa peggiore è che, nonostante tutto...> il labbro inferiore diventa per un istante preda degli incisivi superiori, salvo poi essere rilasciato nell'istante in cui Raoku, fermandosi nella camminata, si volta verso Azumi, guardandola negli occhi <...la cosa peggiore è che non riesco a perdonarla. Non riesco a capire perché mio padre è stato in grado di morire nel tentativo di fare il suo dovere per il Villaggio, e lei non ha nemmeno avuto la forza di vivere per me, lasciando tutto sulle mie spalle> le iridi verdi, dapprima velate, assumono un'espressione severa macchiata però, e Azumi lo potrà notare se lo comprenderà fino in fondo, da una rabbia e da un dolore che covano più profondamente nell'animo di Raoku. È un momento però, dopodiché sul volto di Raoku esce una specie di sorriso <Perdonami, Azumi-san, ti ho chiesto il permesso di riaccompagnarti per un tratto di strada e ti sto soltanto ammorbando con queste storie deprimenti> il sorriso che gli tende le labbra non raggiunge gli occhi, ma è comunque un discreto tentativo <mi riterrai una specie di mostro adesso per quest'ultima cosa che ti ho raccontato, vero...?> le chiede, la mano destra che si porterebbe sul retro della nuca come pensieroso e sinceramente un po' dispiaciuto al pensiero di aver seriamente annoiato la ragazza. Niente di strano, in fin dei conti: di essere una frana con le ragazze lo sapeva già da prima. [chk on][Equip. come sopra]

22:26 Azumi:
 I passi si susseguono sempre di più e ormai il parco lo hanno lasciato dietro le loro spalle da molto tempo ma nonostante tutto la sua attenzione è ancora salda sui discorsi che loro due stanno facendo. <Speriamo ma sono sicura che lei non capirà mai.> E lo dice come se fosse inutile continuare ad andare avanti con quell’argomento perché conosce la madre ed i suoi pensieri e sa che su questo è irremovibile. <Mi basterà essere fiera di me stessa e basta, per il resto sono felice di non dover rendere conto a nessuno di ciò che faccio.> Torna in silenzio ad ascoltare ciò che le viene detto. <Ma allora è andata bene, nonostante tutto c’è da pensare positivo..è l’unica cosa che ti salva in situazioni come queste e poi un giorno mi spiegherai, se possibile, che cosa voi Nara sapete fare! Quali sono le vostre abilità!> E torna nuovamente sognante perché per lei, queste, sono tutte novità assolute. Ascolta anche la storia dell’altro così simile alla sua e non le resta che sospirare scorata ancora perché sa che non è piacevole ciò che hanno passato e che quella sorta di dolore, in fin dei conti, rimarrà per tutta la vita ad assillarli, il dolore di essere soli. <Ti capisco benissimo senpai, io ho fatto anche qualche pulizia e commissioni per un’anziana signora del villaggio ma quando ti ritrovi a lavorare così piccola le persone ti trattano come se fossi un piccolo schiavo.> E questo lo sputa tra i denti con un accenno di tono acido che, però, cerca di coprire quasi subito. <No affatto, non ti ritengo un mostro.. a volte è difficile perdonare chi ci ha feriti profondamente e continua a farlo giorno dopo giorno. La solitudine è la cosa più brutta che una persona possa provare quindi non devi scusarti con me. Lo capisco.> Lo rassicura quasi mentre il proprio passo si ferma davanti ad una casa, come c’era da aspettarsi, fatiscente. <Questa io la chiamo casa.> Lo dice in maniera piuttosto imbarazzata, vergognandosi di aver portato qualcuno davanti ad un luogo decadente del genere. <Ti ringrazio per la bella chiacchierata e per avermi accompagnata a casa, ti inviterei a salire ma preferisco non farlo… è già piuttosto avvilente vederla da questa prospettiva.> E con un cenno veloce del mento indica la casa che hanno davanti. <Ti auguro una buona notte senpai e stai tranquillo, tutto con il tempo si aggiusta devi solo pensare alle cose belle che accadono. Solo alle cose belle.> Ribadisce quel concetto e poi si congeda con il solito inchino cortese, scomparendo oltre la soglia. [End]

22:49 Raoku:
 I loro passi si susseguono, inoltrandosi per le strade di Konoha metro dopo metro mentre tra di loro Raoku e Azumi chiacchierano e si raccontano del loro passato. <Ai, hai ragione Azumi-san, quella è la cosa più importante di tutte> credere in se stessi, avere piena consapevolezza di sè. Posseduta quella, non importa se gli altri sono d'accordo o meno con chi si è diventati. Non riesce a trattenere una risata alle sue parole e al suo entusiasmo quando le racconta di essere lui stesso un appartenente al clan <Sì, beh...nemmeno io me l'aspettavo di essere in grado di poter risvegliare le capacità innate del clan> ammette, accogliendo con un sorriso divertito quella sua timida richiesta di sapere in cosa sono speciali i Nara. <Magari la prossima volta che ci incontriamo te lo farò vedere, Azumi-san> la semplice manifestazione dell'innata non è d'altra parte un segreto, è il modo con cui la si attiva il reale tesoro di conoscenza dei Nara <per adesso anche io sono solo un novizio nel clan, devo imparare a padroneggiare bene certe abilità e tecniche prima di potermi vantare di saperne fare buon uso> le spiega, ammettendo quelli che, per adesso, rimangono i suoi limiti. Il discorso poi si fa serio, quasi luttuoso per il dolore che tali ricordi provocano sia a Raoku che ad Azumi. Entrambi evidentemente ne soffrono ancora, eppure la ragazza - come già precedentemente il genin nei suoi stessi confronti - sembra comprenderlo più a fondo di altri, avendo patito le medesime sofferenze. <Ti ringrazio, Azumi-san, e ti prego: chiamami pure semplicemente Raoku> le risponde, il tono basso di voce che sembra trasudare reale gratitudine e fiducia, o forse è confidenza ad uno stadio più profondo <non immaginavo di trovare una persona come te in grado di capire quello che si prova in questi casi...nonostante quello che abbiamo subito> e adesso si spande un sorriso sul volto di Raoku, mentre la guarda negli occhi cerulei <averti incontrato oggi al parco la ritengo una vera fortuna, uno di quelli scherzi positivi che il destino talvolta riesce a giocare> ammette, perché in effetti è comunque strano che due persone come loro, con un passato così simile da apparire, pur in contesti diversi, quasi speculare si incontrino così per caso. Le parole del Nara cascano a fagiolo tra l'altro, dato che passo dopo passo sembra che siano giunti al termine della loro camminata: fermi davanti a quella che pare un po' una catapecchia, un luogo sicuramente decadente rispetto agli appartamenti e alle case del centro cittadino, Azumi lo avvisa che è arrivata a casa propria. Lo sguardo di Raoku si sofferma sull'edificio non proprio nuovo, addirittura un po' fatiscente, ma non c'è giudizio nei suoi occhi. Tutt'altro, sembra quasi che la sua stima per come Azumi stia reagendo alla sua vita aumenti, visto come la guarda ribassando le iridi verdi sul di lei volto <Non serve che tu mi inviti a salire, Azumi-san, e non c'è niente di avvilente nel luogo dove abiti> le spiega <è da dove sei partita, ma come hai detto tu solo il futuro ti dirà dove riuscirai ad arrivare. Spero solo...> e qui gli torna ancora un po' di imbarazzo, insieme ad un leggero rossore sulle guance <di poter far parte del tuo cammino. Mi piacerebbe rivederti ancora: se ti andrà di fare un giro, di allenarti o...beh, di fare qualunque cosa, non esitare a cercarmi> le direbbe, andando poi a comunicarle - qualora lei lo accetti - la zona e l'indirizzo dell'appartamento dove risiede, un luogo decisamente più verso il centro del Villaggio ma non certo in uno dei quartieri più ricchi. <Per il momento vivo ancora lì, anche se la mia sensei mi ha chiesto di trasferirmi nei quartieri dei Nara. Devo...devo ancora decidere se è il caso di trasferirmi o meno...> la taglia corta, anche se il problema ai suoi occhi è un altro. Magari finirà col rivelarlo anche ad Azumi, un giorno, chissà. Per il momento si limita a chinare il capo in segno di rispettoso saluto nel momento in cui lei si volta per superare la soglia di casa <A presto, Azumi-san> le direbbe in risposta, allontanandosi poi lungo la via diretto, forse, ad allenarsi. [END]

Raoku e Azumi si incontrano all'ombra dei sakura in un piccolo parco di Konoha. Tra chiacchiere e ricordi, i due iniziano a conoscersi parlando delle loro ambizioni e scavando nel loro passato che riscoprono molto simile. Raoku coglie l'occasione di accompagnare Azumi a casa continuando la chiacchierata fino a destinazione.