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Allenamento Ishibaku Karitama III

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con Karitama

14:16 Karitama:
 I giorni dopo l’incontro con Kimamura sono passati rapidi. Il sole e la luna si sono alternati tante volte senza affanno. Karitama si troverebbe nel buio di una notte di novilunio, sveglio con un respiro affannoso e le leve stanche, indebolite dall’ insonnia che lo assilla ormai da tempo immemore. L’esile corpo si muoverebbe in maniera lenta e scostante tra quelle lenzuola cremisi che lo avvolgerebbero come un bozzolo. Quella gemma pronta a sbocciare scosterebbe la morbida seta andando a liberarsi e levarsi con le estremità nude sul pavimento in ciliegio. Avvicinandosi con passi lenti alla scrivania, poserebbe la mancina sul legno freddo impugnando il bicchiere ricolmo d’acqua che sarebbe posato nel buio. L’unica fonte di luce presente sarebbe quella di una candela, accesa al centro della stanza. Posata sul parquet con un piccolo appoggio in ferro levigato. La fiammella si muoverebbe nell’aria debolmente, disperdendo nella stanza una flebile luce e un debole e piacevole tepore. Ogni spostamento di quel piccolo cordino combustibile avvolto dalla cera segnerebbe sulle pareti ombre, riflessi di una realtà, tracce oscure di qualcosa di reale. Puntando verso la stessa muoverebbe lente le leve inferiori fino al centro perfetto della stanza. Piegando le gambe e posando il corpo sul freddo legno, siederebbe immobile prendendo la posizione del loto pronto ad impastare il chakra. Guidato dal suono del suo stesso cuore e dal sangue che gli scorre nelle vene, il genin sgombrerebbe la mente da ogni peso, ogni pensiero o dolore. Il corpo, morbido e libero dalle tensioni faticose della vita, si lascerebbe trasportare dall'energia vitale che gli scorre dai violacei capelli alle punte degli arti inferiori. Posto all'altezza del plesso solare il sigillo della capra darebbe inizio alla sua opera di impasto. Il corpo vuoto, bianco come la tela che lui tanto ama si riempirebbe pian piano. L'energia interiore diventerebbe il colore per dipingere, mente e corpo la tavolozza da cui attingere. Il terzo occhio e la bocca dello stomaco compongono lo schizzo del perfetto dipinto da creare. La psiche, fredda e immobile come il cielo di una notte tersa e senza stelle, viene riempita dalla luna. Ha sempre amato la luna, regina della notte e donna più bella dell'universo conosciuto, che ancora cerca di raggiungere il suo amante. Il corpo, caldo e quasi fiammeggiante di quella passione che anima il pennello, raggiunge il suo equilibrio nella imperfezione del sole. Quell' astro tanto potente quanto fragile, in continua distruzione e ricostruzione, un caos perenne che tortura l'animo di un uomo privato della sua metà. La luna della fredda psiche e il sole delle irrazionali passioni del corpo, innamorati dalla notte dei tempi. Si avvicinerebbero lentamente come se ci fosse una forza a dividerli, quella forza che li ha sempre tenuti separati. Prenderebbero forma di uomo e di donna, perfetti nella loro incompletezza. Andrebbero ad incontrarsi nel plesso solare, in un abbraccio che diventa eclissi. Imperfetti com'erano ora sarebbero una sola cosa. Ordine e caos, calore e gelo, pace e tormento. Gli opposti che compongono la vita ora in equilibrio. Un equilibrio che avrebbe le fattezze di un ragazzo. Tornando ad una forma più pura, diverrebbe una sfera blu, quasi somigliante agli stessi occhi del deshi. Il potere invaderebbe il keirakukei e il chakra nel corpo di Karim raggiungerebbe i 361 tsubo. [Tentativo impasto chakra]

14:20 Karitama:
 Mantenendo ancora la posizione del loto, muoverebbe il chakra all'interno del Keirakukei permettendogli di raggiungere ogni angolo di quel sistema circolatorio. Legandosi fin nel profondo all'Ishiba, il chakra andrebbe a modificarlo nella sua stessa composizione cellulare. Lo stato epiteliale di quel sistema perfetto che è il corpo di uno shinobi comincerebbe a cambiare radicalmente. La membrana cellulare di quelle unità alla base della vita comincerebbe a trasformarsi in una catena di molecole di glucosio. Catena molecolare estranea agli esseri umani, eppure in quel momento così in armonia con l'artista. Ognuna di queste, unendosi alle altre, andrebbe a formare composti di carta bianca che comincerebbero a separarsi dal corpo della gemma nella ricerca di un equilibrio in quella situazione così estranea, eppure così sicura. La pelle dell'Ishiba andrebbe a ad aprirsi, come i fogli di un libro tutto da scrivere, come il blocchetto per le bozze che Karitama porta sempre con se. In quel momento l'artista diventa per qualche istante la sua stessa arte, un pittore che si incarna nella sua stessa tela candida, un poeta che diventa poesia allo stato puro. [Chakra 24/25 , Ishibaku I]

14:21 Karitama:
 Quei fogli bianchi si aprirebbero da sotto la sua pelle, la carta comporrebbe completamente il corpo dell’artista e non vi sarebbe più possibilità di distinguere la realtà dal sogno. Con le iridi ancora celate, andrebbe a far muovere fuori dalle proprie braccia una gran quantità di carta che salirebbe vorticosamente verso il soffitto passando anche in parte sulla piccola fiamma che ne trasformerebbe alcuni in candida cenere leggera. Sollevata dal calore raggiungerebbe quasi il soffitto per poi mischiarsi con il piccolo vortice di creato da Karitama e sopravvissuto. La carta toccando l’intonaco bianco solleverebbe da ogni angolo della stanza una sottile coltre di polvere che gli riempirebbe i polmoni. Il pulviscolo entrato in contatto con le vie respiratorie del giovane porterebbe ad una serie di rapide e violente espulsioni d’ aria che, allontanando la mente dell’artista dalla calma di cui sentiva il bisogno, porterebbe la carta a cadere lentamente al suolo, fermando quel moto vorticoso e ordinato. Cadendo i frammenti sfiorerebbero delicati la chioma violacea del ragazzo, venendo riassorbiti in minima parte. Il resto toccando il suolo si fermerebbe in attesa di qualcosa di nuovo da fare. Immobile come semplice carta da stracciare. [Chakra 23/25 , Ishibaku I]

14:22 Karitama:
 Circondato dalla carta, Karitama tenderebbe nuovamente le braccia dinnanzi a sé, ferme con i palmi rivolti verso il basso. Le mani si aprirebbero mostrando le pagine di quel libro ancora da scrivere. Tutta la carta si alzerebbe verso il corpo dell’ishiba, venendo riassorbita completamente. Dal primo all’ultimo frammento tornerebbero al loro posto, tornerebbero a far parte di quell’infinito insieme. Una volta al loro posto Karitama richiuderebbe le mani per poi liberare dalla propria schiena due fogli grandi circa venti centimetri per venti e spessi meno di un millimetro. Questi, simili ad ali, si distaccherebbero dalle scapole del giovane per poi sollevarsi lenti, allontanandosi dall’esile figura per aggirarla e ritrovarsi davanti a lui. I due frammenti, i più grandi che è mai riuscito a creare, compirebbero un paio di scambi l’uno con l’altro, muovendosi specularmente e incrociandosi dinnanzi al naso fino dell’Ishiba, lenti e ordinati. Cosi facendo leviterebbero per istanti infiniti fino a posizionarsi in modo parallelo al pavimento. [Chakra 22/25 , Ishibaku I]

14:23 Karitama:
 Con i fogli immobili dinnanzi a sé Karitama lascerebbe cadere leggere le palpebre, celando le grandi iridi violacee. Il petto dell’ Ishiba andrebbe a rigonfiarsi portando l’aria circostante, leggermente segnata dal profumo della cera fusa, a riempire il corpo. Il respiro sarebbe lento e profondo, portando anche qualche secondo di stallo tra una fase e l’altra. Così facendo passerebbe un minuto in completa immobilità, se non per quel movimento della cassa toracica, lasciando anche la carta immobile ad attendere istruzioni. Senza liberare le iridi dalla prigionia proverebbe ora ad alzarsi, rompendo la posizione del loto mantenuta fino a quel momento. Le gambe si scioglierebbero da quel nodo, tenuto per fin troppo tempo, portando una sensazione di forte formicolio al ragazzo che, come risposta inconsapevole, comincerebbe a liberare nuova carta quasi a voler disgregare quel fastidio insieme alla stessa, senza però riuscirci. Fermando il candido flusso che per qualche secondo fluirebbe fuori dal polpaccio, attenderebbe la fine di quella fastidiosissima sensazione poggiando la mancina sul freddo legno alle sue spalle per mantenere una posizione eretta. [Chakra 21/25 , Ishibaku I]

14:24 Karitama:
 Sentito sparire quel senso di fastidio proverebbe ora a distendere la seconda che non procurerebbe la stessa sensazione. Facendo leva sulla mancina posata al suolo proverebbe a ruotare il corpo per ritrovarsi con le ginocchia a contatto con il pavimento levigato e con entrambi i palmi rivolti al suolo. Facendo forza su tutte le leve tenterebbe di tornare eretto con non poco sforzo, visto il tempo passato in totale immobilità, ritrovandosi alla fine del movimento a distare poco più di un palmo dai fogli immobili poco più in alto del ciliegio che copre la stanza. Posando il peso sulla gamba destra, solleverebbe leggermente la gemella per poi portarla lentamente a posare la pianta del piede sulla carta, liscia e rigida, calda quasi come il corpo stesso dell’ Ishiba. Sotto il peso della gamba la carta riuscirebbe a rimare ferma, mostrando così la forza di quella cellulosa candida. Continuando a mantenere la concentrazione comincerebbe ora di portare il peso sempre più sulla gamba sinistra nel tentativo di usarla da perno per sollevarsi e posare la gemella a posarsi sull’ altro foglio. La forza verrebbe dosata con estrema calma per pochi secondi finché, vista la troppa forza esercitata, la carta comincerebbe a tremare sotto il corpo in movimento di Karitama che, rendendosene conto, aprirebbe per un istante le palpebre perdendo la concentrazione tanto cercata e sentendo la carta sfuggirgli. Così facendo le leve si troverebbero prive di appoggio portando il ragazzo a perdere l’equilibrio e a ritrovarsi a posare violentemente le natiche al suolo. Un suono sordo riempirebbe la stanza e i due frammenti cadrebbero come semplice carta al suolo, privi di quella forza che fino a pochi istanti prima li muoveva nell’aria aromatizzata della stanza. [Chakra 20/25 , Ishibaku I]

14:25 Karitama:
 Con un leggero dolore al didietro e il respiro affannoso a causa dello spavento, Karitama sarebbe ora seduto sul parquet con le leve inferiori distese e le braccia a sorreggere in peso del busto, leggermente più indietro dello stesso con i palmi a segnarsi delle crepe del pavimento. Il volto si colorerebbe ora di un rossore innaturale e rabbioso che culminerebbe in urlo secco nella stanza vuota, violento al punto da far tremare le pareti e svegliare quella famiglia ormai abituata agli eccessi di ira del ragazzo sempre più frustrato dal non riuscire in qualsiasi cosa tenti di fare. Piegando le gambe e mettendosi genuflesso allungherebbe i palmi verso i frammenti rimasti immobili per poi avvolgerli nuovamente con il proprio chakra per portarli ad avvicinarsi e ridursi per essere assorbiti dai palmi che, come un libro andrebbero ad aprirsi mostrando centinaia di pagine bianche. I grandi frammenti si piegherebbero su loro stessi fino a raggiungere la misura ottimale di un piccolo quadrato di cinque centimetri per cinque ed essere completamente ricoperti e riassorbiti dal derma innaturale del ragazzo. Fatto questo porterebbe il chakra a confluire nuovamente in tutto il corpo riportando allo stato naturale la composizione cellulare di un sistema perfetto come il corpo umano. [Chakra 19/25 , Ishibaku I OFF] [END]

Terzo allenamento innata con turbini di carta e scivolate clamorose sul parquet.

Mi rimetto al CV per la valutazione nella speranza che possa andare bene.
Peace >.<