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[Genin] - Esame pratico Sanjuro

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Scontro PvP

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con Azrael, Kaori, Haran, Jin

10:27 Azrael:
  [Palestra] Quella non è una giornata come tutte le altre. Ci sarebbero lezioni da fare, scartoffie a cui badare in Magione, ronde degli ANBU da supervisionare e altre mille faccende da svolgere per il Dainin. Ma non oggi. Sui registri era scritto chiaro e tondo che quella giornata è una data molto importante, in cui si svolgerà il rito di passaggio per il giovane Sanjuro. Il suo allievo, il suo pupillo. Tante volte ha creduto di aver trovato un allievo da crescere, ma il fato non è mai stato benevolo. Non si è mai lasciato, tuttavia, scoraggiare da tutte le volte in cui è stato deluso, preferendo continuare a provare e a provare ancora, finché non è arrivato lui. Un Nara di ottime speranze, dall’intelletto sopraffino e dalle strabilianti capacità strategiche. Ed Azrael non ha la benché minima intenzione di mancare a tale avvenimento, all’evento che proverà, oltre a tutte le sue indubbie capacità, anche quelle di combattimento. Il Consigliere, tuttavia, non ha di certo intenzione di star seduto in un angolo ad assistere allo spettacolo, tutt’altro. Ha intenzione di inscenare egli stesso quell’opera, di stare sul palco assieme al proprio allievo e di recitare ogni atto come protagonista assieme a lui. Per tale motivo ha immediatamente fatto in modo, forte della propria posizione politica, di intromettersi nella posizioone di Sensei responsabile del suo esame pratico. Fatto ciò s’è preparato al meglio, come un vero e proprio combattente farebbe prima di un epocale scontro. Una camicia ed un paio di pantaloni lunghi, come al solito. La parte del busto è coperta da una stoffa di lino chiara, i cui primi due bottoni a partire dall’alto sono slacciati, a lasciar intravedere le bende sottostanti che gli coprono i pettorali e la parte alta dei bicipiti. A far contrasto col bianco della camicia vi sono un paio di pantaloni neri che ricadono morbidamente lungo i fianchi, terminanti alle caviglie, ove parte l’allaccio di un paio di scare in pelle scura, dal taglio classico ed elegante. Il chakra è, come sempre, già impastato e pronto a rendere ogni suo movimento agile e coordinato. Avrebbe potuto tenerlo disimpastato per l’incontro, d’altronde Sanjuro non è altro che un deshi, ma la prima cosa che vuole insegnargli è che, se si ha rispetto del proprio avversario, non bisogna far altro che combattere al massimo delle proprie potenzialità. Non ha armi con sé, ma unicamente uno strumento a lui molto caro. Mentre attende, al centro della palestra dell’Accademia di Konoha, l’arrivo del proprio allievo, stringe nella mancina un pennello dal manico in legno laccato di nero, le setole già pregne di qualche goccia di inchiostro. Nella destra, invece, tiene un piccolo calamaio ricolmo di liquido scuro, con cui ha intenzione di metter su uno scontro atto a non fargli male, ma a segnalargli i punti scoperti, ove potrebbe esser colpito. Il crine corvino è sparso attorno al volto in un disordine accuratamente studiato, che ha richiesto moto tempo per esser raggiunto, gli occhi d’onice sono fissi sull’entrata della palestra e le labbra sono strette, ma leggermente incurvate in un piccolissimo sorrisetto arrogante. [ Chakra ON | Equip: Pennello e inchiostro ]

11:25 Jin:
 È giunta l'ora X. Lo testimonia il lieve accenno di tachicardia che accompagna il deshi sin dal momento del risveglio mattutino, scandendo il ritmo che caratterizzerà la giornata, come una melodia d'orchestra in cui le percussioni sovrastano tutto il resto, generando un lieve caos disordinato solo all'attenzione dei fruitori più inesperti, che non riescono a scindere i vari suoni. Svegliato di buon mattino, il nostro Nara dal cinereo crine è intento, già superata la fase dell'igiene mattutina, a prepararsi appositamente per il grande evento. Davanti allo specchio del bagno, si osserva per essere impeccabile agli occhi di un sensei che, perché no, potrebbe pure valutarne la presentazione. Afferrata una spazzola dal cassetto posto alla destra nel mobile che sorregge lo specchio, inizierebbe a spazzolare il biondo crine, ancora umido dal bagno caldo dal quale è appena uscito. Scioglierebbe i vari nodi, utilizzando una maggior pressione ove questi si presentino, tirando leggermente il cuoio capelluto, con conseguente espressione di dolore. Privati dell'acqua in eccesso e sciolti da qualsivoglia nodo, i capelli verrebbero raccolti del giovane che, aperte entrambe le mani e posizionate ai due lati opposti dell'attaccatura dei capelli, facendo ben aderire lo spazio tra pollice ed indice al cuoio capelluto, inizierebbe a traslare proprio gli arti all'indietro, trascinando i capelli e raccogliendoli in una coda bionda che andrebbe poi a fissare con l'elastico che, quando non porta tra i capelli, campeggia sul suo polso sinistro. Si osserva nuovamente, compiacendosi della minuziosità del lavoro fatto con il crine. Asciugandosi rapidamente con la tovaglia da bagno che porta avvolta dalle ascelle in giù, si sposterebbe poi verso la stanza da letto, ove tiene, piegati sul letto, lavati di fresco e stirati al meglio delle sue capacità, i vestiti. Li ha pronti dal giorno dell'esame teorico, certo di passarlo per arrivare al gran giorno. Dopo aver indossato l'intimo, la sua attenzione si concentra finalmente sulla mise desiderata per apparire al meglio. Niente di particolarmente sfarzoso, come nel suo stile. Qualcosa a richiamare il maestro Azrael, conscio che questo gli sarà vicino anche nella distanza che li separa. Proprio dal richiamo ad Azrael inizia l'opera di vestizione: una camicia antracite in lino viene indossata con la tipica flemma, godendosi ogni leggero attrito del morbido tessuto sulla pelle, che si tramuta nella carezza di incoraggiamento che nessun altro, se non lui stesso, può concedergli. Indossata, manica per manica, la camicia, provvederebbe ad abbottonarla fin sotto al collo, proprio come ha notato nello stile del maestro. Passerebbe poi ad un paio di pantaloni lunghi e neri, anch'essi in lino, con una rinforzo elastico per garantire qualsivoglia movimento senza strapparli. Anche qui, per par condicio, si godrebbe della morbida carezza del lino sull'epidermide che ricopre gli arti inferiori, mutando il viso in un'espressione di goduria accennata. Ai piedi, sprovvisto di calzature di adeguata eleganza, considerata anche la limitata disponibilità economica, si limiterebbe a mettere i soliti sandali ninja, seppur lucidati a dovere. Ultimo tocco di classe: il gilet verde militare che, pur se stonato nell'armonia, reca sul taschino destro, ricamato in nero, il simbolo del clan Nara. Una barretta energetica viene scartata e mangiata subito, l'altra viene posta, ancora incartata, nel borsello portaoggetti - tra i vari fuda per sostituzione - che il giovane Nara legherebbe prontamente al fianco destro, a livello della cintola. Dopo aver agganciato il porta kunai e shuriken alla coscia sinistra ed aver indossato il vambraccio a coprire l'avambraccio sinistro, il giovane si lancia verso l'uscita, lasciandosi presto la casa alle spalle, incamminandosi verso l'accademia. Tutto gli sembra diverso, questa mattina. Gli odori, i rumori e le sensazioni che il villaggio offre a quell'ora, non li gode come nei giorni di lezione. È come se fosse alienato nel proprio mondo, protetto dalle pareti della concentrazione estrema che lo vede determinato come mai prima d'ora a portare a termine qualcosa che ha iniziato, cosa che non era solito fare. Gli passano davanti tutti gli incontri fatti dall'inizio dell'accademia. Un tra tutti, quello con Azrael, che l'ha profondamente cambiato, consentendogli di vedere il nucleo di cui faceva già parte, ma che per pigrizia non ha mai considerato. In pochi minuti raggiungerebbe l'accademia, rendendosi conto di aver assunto un passo oltremodo spedito. Poco prima di entrare, come suo solito, congiungerebbe le mani, facendo combaciare indice e medio di entrambe le mani in tutta la loro lunghezza, fino a far toccare i relativi polpastrelli. Contrarrebbe poi anulare e mignolo verso il palmo della mano, inserendo la coppia della mano sinistra tra il palmo e la coppia di destra, causando una sovrapposizione delle dita. I due pollici si sovrapporrebbero, mettendo a contatto il polpastrello del destro con l'unghia del sinistro. Avrebbe formato in questo modo il sigillo della capra. Dopo ciò, tenterebbe di convogliare tutte le esperienze vissute, i volti ammirati, le parole e le lezioni udite durante il percorso accademico, a livello del lobo frontale del cervello, esattamente in un punto, ove in alcune culture si dice abbia origine il terzo occhio. Da quella posizione, il confluire delle energie psichiche avrebbe permesso di visualizzare, nella psiche del giovane Nara, la formazione della sfera di colore azzurro, testimone dell'avvenuto immagazzinamento delle energie psichiche. Contemporaneamente, una rapida contrazione, seguita dalla relativa decontrazione, muscolare, rappresenterebbe la scintilla per lo sfruttamento dell'energia fisica, che il Nara tenterebbe di convogliare a livello del ventre, tentando di visualizzare la rossa sfera che si verrebbe a formare dalla confluenza dell'energia muscolare all'interno della propria mente. Qualora riuscisse correttamente a visualizzare le due sfere, si occuperebbe del loro movimento, l'una verso l'altra, la rossa in senso ascendente, la blu discendente. La traiettoria che farebbe compiere alle due sfere non è retta, bensì semi-ellittica, in tal modo da permettere alle due, una volta giunte al plesso solare, in caso di successo nella movimentazione, di inseguirsi reciprocamente, come due innamorati. Proprio come da due innamorati sia possibile far nascere la vita, è dall'incontro tra le due sfere che nascerebbe, in caso di riuscita, la fiamma cerulea del chakra, che andrebbe ad invadere completamente il keirakukei del biondo deshi, che avvertirebbe la sensazione di benessere e potenza che ne deriva. Con un'espressione concentrata, il giovane entra in accademia, recandosi nella palestra, salutando appena la gente posta all'entrata, con un cenno del capo e un sorriso di circostanza. Aperte le porte della palestra, lo spettacolo che gli si para davanti sembra sconvolgere un po' quella concentrazione, facendo dischiudere le labbra del giovane Nara dall'espressione corrucciata al sorriso sincero di un bambino che vedrebbe il padre dopo anni di mancanza. Azrael si erge, nella sua maestosità, al centro della struttura. Accelererebbe il passo, per raggiungerlo, agitando la mano destra in aria, per poi fare un inchino, una volta giunto nelle prossimità del ninja leggendario. <Az-Sama! È venuto ad augurarmi buona fortuna prima dell'esame?> Si guarderebbe intorno, poi, razionalizzato l'entusiasmo iniziale, notando che nella spoglia palestra non è presente nessuno, se non loro due. Ed Azrael reca, tra le mani, due oggetti che non gli ha mai visto usare prima d'ora: un pennello ed un calamaio pieno di inchiostro nero. L'espressione felice e serena del giovane torna repentinamente a quella seria precedentemente assunta. Si lascerebbe andare ad un sorriso furbo. <Mh, ho capito...> Direbbe, allontanandosi dall'uomo di circa 3 metri. Il senso di tachicardia, che l'aveva abbandonato alla vista della figura dell'uomo, torna prepotentemente, più forte di prima. Prenderebbe un profondo respiro per domarlo, per poi assumere una posa di combattimento bislacca, portando in avanti braccio e gamba sinistra, toccando il suolo solo con la punta del relativo piede, tenendo indietro l'altra metà del corpo. Dalla tasca kunai e shuriken legata alla coscia destra, estrarrebbe pertanto un kunai, restando immobile e sperando che ciò che ha pensato di intendere, sia tutta una sua illusione. Fortunatamente, la ritrovata determinazione gli permette di affrontare la situazione senza eccessiva paura. È più un timore reverenziale, ciò che avverte al suo interno, al momento. [Equip on: Taschino kunai e Shuriken: 3x kunai - 3x Shuriken / Borsello porta oggetti: 3 fuda per sostituzione (E barretta energetica) / Vambraccio su avambraccio sinistro] [Tentativo impasto chakra 4/4] [Se riesce chakra 10/10]

12:08 Azrael:
  [Palestra] I momenti passano, si susseguono rapidi nella solitudine di quella palestra perlopiù vuota. Il Dainin chiude gli occhi, le narici si allargano intrappolando una modica quantità d’aria che gli gonfia il petto, rialzandolo di qualche impercettibile millimetro. Le labbra, poi, si schiudono a lasciar uscire quel sospiro che riabbassa la gabbia toracica. Concentrato e privo, temporaneamente, del dono della vista si ritrova ad acuire gli altri sensi, in particolare quello dell’udito. Immerso totalmente nel silenzio si prende quegli infiniti attimi di stasi per scindere ogni singolo rumore proveniente dall’esterno della palestra. Passi, voci, respiri, persino battiti cardiaci, ma nessuno di questi appartiene alla persona che sta pazientemente attendendo. Un altro profondo respiro viene preso, ancora con le palpebre delicatamente calate sugli occhi scuri, finché non riuscirebbe a percepire qualcosa. Un passo, poi un altro ed un altro ancora, in direzione della palestra. Lo spostamento d’aria tipico di un corpo solido che la fende durante ogni movimento, il suono familiare dei sandali ninja che battono sul terreno. Si concentrerebbe su quel suono determinandone l’approssimativa altezza, il peso e la corporatura, seguendone il rumore di una tasca porta oggetti piena di strumenti, chiaro sintomo di un qualcuno che ha indossato il proprio equipaggiamento ed è da questi dettagli che, finalmente, comprende. < Eccoti qui… > Mormora a mezza voce, udibile unicamente da se stesso, nell’atto di riaprire gli occhi in un lento rialzarsi delle palpebre che, nuovamente, rendono visibili le iridi d’onice. Sanjuro gli si palesa alla vista, ben più tardi di quanto abbia fatto all’udito, e gli si avvicina con un rapido cenno di saluto ed un rispettoso inchino. Il volto non si perde in alcuna mimica di gioia o contentezza, permanendo in una fredda maschera di neutralità mentre lo sguardo accarezza, privo d’insistenza alcuna, il viso ed il corpo dell’aspirante genin. I capelli perfettamente pettinati, testimoni di una minuziosa cura tenuta nel pettinarli. Il vestiario simile al proprio per componenti, ma dissimile in alcuni punti per colore ed il canonico gilet verde, tanto caro al biondo allievo. Gli occhi si rialzano, tentando di incrociare sul proprio cammino gli smeraldini altrui e, solo allora, un accenno di sorriso gli incurva le rosee sottili. Lascerebbe che il deshi s’allontani, non aggiungendo né togliendo metri ai tre che lo stesso Sanjuro impone tra i due, ancora intento a guardarlo e, soltanto a questo punto, rivolgendogli le prime parole della giornata. < Sono l’ultimo ostacolo che ti separa dal coprifronte, ragazzino. > Il tono, benché le parole potrebbero risultare acide, permane calmo e pacato, amichevole quasi. < Ti spiego le poche regole che dovrai seguire per uscire da questa palestra sulle tue gambe, magari anche con la possibilità di definirti davvero un ninja. > Una breve pausa viene presa, mentre la lingua fuoriesce dalle rosee per umettarle in un rapido movimento, mostrandone l’estremità biforcuta. < Non colpirmi in faccia. Non tentarlo e non pensarci neanche per un istante. > Questa è la sua prima regola, data prima di ogni allenamento, onde evitare che il povero avversario di turno si ritrovi, involontariamente, a farlo arrabbiare. < Dal collo in giù, quindi, trattami come uno dei più pericolosi mukenin che possa venirti in mente. Punta ad uccidermi, se necessario e non farti venire in mente di trattenerti per anche un solo istante. > Ed ecco la seconda regola, cui segue un roteare lento e controllato del pennello della mancina, che non rilascia neanche una goccia dell’inchiostro di cui sono impregnate appena le setole. < Ogni colpo che potrei darti sarà segnato da una pennellata di colore. Averne troppe significherà che non hai passato l’esame e che, se io fossi davvero un nemico, quelle sarebbero state ferite, potenzialmente mortali. > Ora, fermando il movimento del pennello, andrebbe a porre in avanti la mancina col palmo rivolto verso il soffitto. Il manico ligneo tenuto alla base delle falangi dal pollice flesso verso l’interno. A quel punto tutte le dita verrrebbero ripiegate verso l’interno e distese verso l’esterno un paio di volte, accompagnate da un severo < Iniziamo immediatamente. Fatti sotto, ragazzino. > Direbbe, restando con lo sguardo fisso nelle iridi di smeraldo del deshi, attendendo una sua prima mossa. [ Chakra ON | Equip: Pennello e inchiostro ]

13:19 Jin:
 Stringe il kunai tra le mani, il giovane Nara, che trova al suo cospetto nientepopodimeno che l'uomo che lo ha accolto sotto la propria ala, chiedendogli di diventare il proprio allievo. Con un'espressione facciale seria e professionale, del tutto differente da quella assunta nel loro primo incontro informale. Sembra tornato il sensei della lezione d'accademia sulla trasformazione, nella quale ha cercato il più possibile di mantenere le distanze dal biondo, che ne ha compreso il motivo e non ha tradito il maestro manifestando esattamente ciò che la società si aspetta da un deshi ad una lezione accademica, senza lanciarsi nei loro discorsi esistenziali. Gli occhi dei due non smettono di scrutarsi in uno scambio di sguardi tanto intenso da poter essere quasi tangibile nella sua tensione, come una scarica elettrica tra due elettrodi opposti è visibile nel lampo e nelle scintille che ne scaturiscono. La determinazione del deshi è ben visibile sul suo volto, il quale si dipinge di un'espressione degna di un guerriero pronto alla battaglia. Solo un breve sorriso lo distoglie da quella mimica facciale, quando ode la prima regola impostagli dal maestro. Annuisce, mostrando di aver compreso. Non lo avrebbe comunque fatto, considerata la seconda regola. Avvicinarsi al volto equivale avvicinarsi alla parte superiore del busto ove, tra le mani, il Nara esperto tiene gli strumenti atti ad attestare la capacità strategica dell'esaminando. Sorride nuovamente, contemplando in silenzio il bizzarro metodo d'esame. L'inventiva dell'uomo, che già al primo incontro lo ha traumatizzato facendogli fare un volo di svariate centinaia di metri, lo lascia sempre stupito. Aspetta che l'uomo termini il suo dire con educazione, per poi replicare al tutto, restando in posizione da combattimento, con il kunai proteso in avanti. Prende un profondo respiro, gonfiando e sgonfiando lentamente la cassa toracica. Sta già pensando a cosa fare, ma la fastidiosa ansia da prestazione per quel doppio esame fa capolino nella psiche del giovane, non permettendogli una giusta analisi. <Non ho nessuna intenzione di trattenermi...> Sorriderebbe, adesso, mostrando lievi cenni di nervosismo ai lati della bocca, che certamente non sfuggiranno all'attento sguardo del dainin. <...Anche perché, se lo facessi, so già che finirei per essere colorato pure all'interno.> Il sorriso si allarga sempre di più, allentando il tremore ai lati della bocca e, conseguentemente, la tensione, seppur questi resta immutata all'interno del giovane. <So che non sarà un grave problema, per lei, se dovessi combattere al meglio. Non mi avrebbe esortato ad ucciderla, altrimenti. Almeno, io non lo farei con chi penso possa davvero uccidermi.> Giunto alla massima estensione, il sorriso si dischiuderebbe in una risata delicata, senza far troppo rumore, per evitare fastidiosi rimbombi nella spoglia palestra. All'esortazione del dainin, il cuore in gola del deshi decide di farsi più prepotente, ponendolo in uno stato confusionale. Si genufletterebbe, poggiando il kunai a terra con la mano sinistra, utilizzando come appoggio per la posizione il ginocchio destro, mentre il sinistro punterebbe proprio verso il dainin. A questo punto, con un movimento particolarmente flemmatico, unirebbe le mani a livello della bocca dello stomaco, con l'apparente intenzione di formare i sigilli di qualche tecnica. Contrariamente alle previsioni, si limiterebbe ad unire le dita delle due mani facendo combaciare i vari polpastrelli, per poi ruotare verticalmente il tutto di 180 gradi, in modo da puntare i due pollici verso il Nara adulto e le restanti dita verso il basso. Assumerebbe, pertanto, la posa di concentrazione dapprima ammirata proprio dal suo avversario in uno dei loro incontri. Pian piano, il tremore ai lati della bocca, nonché quello alla palpebra destra, vanno arrestandosi. L'espressione del giovane si fa distesa, quasi rilassata. È pronto. Con una spinta della leva inferiore sinistra, quella poggiata al suolo tramite la suola del sandalo ninja, tenterebbe di sollevarsi in scatto, afferrando prima il kunai con la mano sinistra. Proprio con l'arma in mano, inizierebbe una serie di movimenti atti a distrarre l'avversario. È una strategia già utilizzata, ma mai contro di lui. È conscio che non avrà probabilmente alcun effetto, data l'irremovibilità dello sguardo del dainin, che campeggia fiero a cercare le iridi smeraldine del giovane. Quei movimenti, per il biondo, rappresentano quasi una danza. Il kunai passerebbe da una mano all'altra, campeggiando per qualche secondo in più sulla destra, ove il dito indice si infilerebbe nell'anello posto alla fine del manico, ponendosi come asse intorno al quale far ruotare l'oggetto, tentando di generare ancor più confusione. Continuando a passare il kunai da una parte all'altra, tentando di confondere sull'arto che apporterà il colpo, il deshi tenterebbe di arrestare la danza del kunai nella mano destra, caricando apparentemente il colpo diretto all'addome del Nara dalle iridi d'onice. All'improvviso, giunto ad una distanza alla quale sarebbe stato raggiungibile dal braccio del dainin, ponendosi quindi a rischio 'pittura', tenterebbe di cambiare repentinamente la postura d'attacco, bloccando il caricamento del braccio destro stringendolo al corpo per tutta la lunghezza. Tenterebbe allora di sollevare la gamba destra e di puntare il piede nella sinistra, cercando la scivolata alla destra della figura dell'uomo, senza cercare di colpirlo effettivamente. Nel tentativo di scivolata sul fianco destro, tenterebbe altresì di coprire testa e petto, punti vitali, con il vambraccio, sollevando l'avambraccio proprio a proteggere, seppur non totalmente, le zone interessate. Attaccando in basso e a destra, tenterebbe di porsi nella posizione più lontana possibile dal pennello, che risiede nella mano destra di Azrael, cercando di costringerlo a piegarsi per toccarlo con la punta del pennello, sbilanciando il proprio baricentro. Durante la scivolata, che lo vedrebbe con il fianco destro a strisciare sul tatami della palestra e con il fianco sinistro, se tutto andasse secondi i suoi piani, coperto nei punti vitali, ma esposto alla vista di Azrael; tenterebbe di colpire, caricando indietro la leva sinistra, con un calcio, il ginocchio destro di Azrael tentando di distanziarsene, anche quando questi non si fosse fatto effettivamente nulla, provando ad evitare qualsivoglia contatto con l'inchiostro. [Equip invariato] [Spostamento in scivolata su fianco dx, a dx di Azrael 1/4] [Guardia preventiva con vambraccio sx su testa e petto 0/4] [Calcio con gamba sx su ginocchio dx di Azrael 2/4]

17:06 Azrael:
 Non discosta mai il proprio sguardo dal deshi, preferendo quasi intimorirlo con il peso dei propri occhi scuri. Par quasi non battere le palpebre, se non negli attimi in cui è lo stesso Sanjuro a farlo, per dargli l'impressione che tenga sempre gli occhi aperti. Il capo verrebbe inclinato leggermente sulla sinistra, nell'assistere allo scatto del Nara più giovane verso di lui. E' a dir poco strano vedere come, per quanto il biondo tenti di scattare, i suoi movimenti gli sembrino - almeno teoricamente - come un insieme di frame e fotogrammi che si muovono a rallentatore. Inspira lungamente ed espira, attendendo il momento in cui il cinereo, dopo aver fatto scorrere il proprio kunai prima in una mano e poi nell'altra, andrebbe ad abbassare il proprio baricentro. Non hai mai osservato i movimenti del giovane, non si è mai concentrato sul kunai che si muoveva disordinatamente tra una mano e l'altra, ma ha sempre tenuto gli occhi fissi nei suoi per immaginarne la posizione futura. Solo in quel momento, senza scomporsi troppo, andrebbe ad inclinare leggermente il polso, di poco meno che un angolo retto, sollevando la falange dell'indice destra per batterlo un paio di volte sul calamaio. Un picchiettare leggero, atto a far cadere soltanto una singola goccia di inchiostro, lenta e fluida. Vprrebbe apporla sul suo addome, approssimativamente, ma anche farla finire al centro della sua guardia formata dai vambraci gli andrebbe bene ed esprimerebbe il concetto che vuole impartirgli. Ora, da quella altezza, non potrebbe che aspettarsi un attacco alle gambe, alla destra o ad entrambe. Non avrebbe alcun senso né tanto meno fisica, aspettarsi un colpo in una zona diversa. Per tale motivo andrebbe, semplicemente, ad optare per una schivata che tolga le gambe dall'area d'attacco del Nara più giovane ed inesperto. Aspetterebbe, ancoa ed ancora, per aver ben chiara l'intenzione del calcio di Sanjuro, cercando di osservare il punto ed il modo in cui vorrebbe colpirlo e, prima che il colpo possa partire, piegherebbe le leve inferiori. Scaricherebbe il peso, contraendo quadricipiti e polpacci, su entrambe le gambe in egual modo. puntando le ginocchia in avanti e portando le braccia all'indietro, lasciando che superino la linea della schiena per trovarsi quasi totalmente perpensicolari ad essa, in modo da dare lo slancio. A quel punto rilascerebbe l'energia cinetica accumulata per spiccare un balzo in verticale, verso il soffitto della palestra, arrivando a coprire tre metri d'altezza. Il tempo di quello slancio verso l'alto dovrebbe bastargli per evitare il calcio che dovrebbe aver intuito dai mvimenti altrui, dunque, si preparerebbe all'atterraggio coprendo la boccetta di inchiostro col pollice della destra, onde evitare che cada, e si lascerebbe trasportare in basso dalla forza di gravità, tenendo le braccia verso l'alto - in linea con la schiena ben dritta - e le ginocchia mai troppo rigide, in modo da attutire il colpo e non nuocere alle articolazioni della gamba. Qualora dovesse trovarsi il piede di Sanjuro sotto i propri, in ogni caso, andrebbe a controllare la propria forza in modo da non far leva con la pianta sulla caviglia del ragazzo, per evitare di spezzargliela. < Davanti ad u avversario armato non hai tentato un approccio frontale e ti sei tenuto lontano dall'arma. Buon piano, ma se avessi avuto un oggetto in grado di nuocerti nella mano destra ti saresti fatto male. > Gli riferisce, ora, come monito ed insegnamento, pronto per il proseguo dello scontro.

17:08 Azrael:
  [edit] [ Chakra ON | 2/4 osservazione (e caduta inchiostro) + 1/4 salto 3 metri | Equip: Pennello e inchiostro ]

Giornata importante quest'oggi per il giovane Sanjuro, il quale si ritrova a dover affrontare il proprio esame pratico al termine del percorso accademico. L'ultimo baluardo che lo separa dal tanto agognato titolo di genin della Foglia. Il ragazzo è pronto, ha studiato e si è preparato per lo scontro, ma non ha fatto i conti con il suo avversario. Azrael Nara. Il suo sensei. Una prova ben più complessa di quanto ci si sarebbe aspettati ma davanti alla quale non si tira indietro: tutt'altro. Deciso a voler dimostrare al proprio maestro di cosa è capace, il ragazzo parte all'attacco sfruttando una strategia che non voglia essere banale e scontata e che forse avrebbe potuto sorprendere e prendere alla sprovvista qualunque altro suo parigrado. Tuttavia davanti a lui c'è uno shinobi con decine e decine di scontri alle spalle, guerre e massacri, allenato a cogliere i più rapidi movimenti per essere pronto ad una repentina parata. Sanjuro corre verso Azrael percorrendo quei 3 metri di distanza per poi abbassarsi d'improvviso per arrivare in scivolata alla sua destra, dal lato opposto della posizione del pennello che -essendo il Dainin mancino- si trova nella mano sinistra. Da questa posizione il biondo va caricando un calcio diretto al ginocchio dell'altro il quale, essendo rimasto immobile ad osservare attentamente la situazione, decide finalmente di far la propria mossa. Dopo aver reclinato la boccetta quel tanto che basta per far cadere quell'unica goccia d'inchiostro sul ventre del ragazzo mezzo rannicchiato ai suoi piedi, Azrael carica un salto spaventosamente alto che lo porta ad innalzarsi di tre metri verso l'alto schivando quindi con estrema semplicità il colpo del giovane. Nel ridiscendere distribuisce il peso del corpo sulle gambe opportunamente piegate evitando pertanto danni alle articolazioni e si ritrova in una posizione di netto vantaggio nei riguardi del deshi che, ora, si ritrova a terra ai piedi del suo avversario che troneggia minaccioso su di lui. [ Esame pratico ] [ Turni: Azrael - Sanjuro ]

17:48 Azrael:
 Non v'erano dubbi sull'uscire incolume da parte di Azrael che, adesso, si trova in vantaggio. Prima di attaccare - o comunque mettere in difficoltà il suo stesso pupillo - deciderebbe di spronarlo con le proprie parole. < Già con le spalle a terra, ragazzino? Ti avevo detto di trattarmi come un pericoloso mukenin. Cosa potrebbe farti un pericoloso mukenin, adesso? EH?! > La voce si alzerebbe di qualche tono nell'esporre a parole quell'eventualità, che il giovane Sanjuro possa trovarsi effettivamente in pericolo. Passerebbe, quindi, alla propria offensiva. Terrebbe sempre conto che le proprie capacità fisiche sono irragiungibili per un deshi, quindi si forzerebbe di rallentare i propri movimenti per risultare al suo livello e rendersi non facile da schivare, ma neanche impossibile. Stando di profilo, dato che avrebbe terminato il salto esattamente nella posizione in cui esso è cominciato, andrebbe ad utilizzare il piede più vicino all'avversario - il destro per la precisione - come perno per l'ennesimo balzo. La leva inferiore che dovrebbe dar la spinta verrebbe caricata con tutto il peso del corpo, permettendo a quella sinistra ed opposta di sollevarsi e alla destra di piegarsi quasi nella sua completezza. Lo slancio che vorrebbe darsi è laterale, atto a superare Sanjuro per ritrovarsi dall'altro lato rispetto alla posizione iniziale. La lunghezza predisposta per tale salto sarebbe di un metro e mezzo in lunghezza e circa un metro di altezza. Questo, tuttavia, non sarebbe un salto che lo vedrebbe coi piedi rivolti verso il basso ed il capo verso il soffitto, ma - con l'ausilio della gamba sinistra che andrebbe ad aprirsi a mezzo arco verso l'esterno e alle braccia che si sposterebbero verso il basso assieme al busto chinato in direzione del pavimento - bensì una specie di ruota che non richiederebbe l'appoggio delle mani. Durante tale balzo, se avesse raggiuto la posizione desiderata, andrebbe a sfruttare il moto del corpo per disegnare una mezza luna con la mancina che regge il pennello, in direzione della gola di Sanjuro. Il pollice della destra verrebbe sempre tenuto cotro l'estremità aperta del calamaio, in modo da non versarlo. Compiuta questa azione, andrebbe a completare il movimento usando lo slancio delle gambe per disallinearle dall'asse della schiena e portarle verso il punto d'arrivo. Andrebbe a posare prima di tutto il piede sinistro, che dovrebbe essere ora quello più vicino al corpo del bersaglio, tenendola sempre leggermente flessa per scaricare il peso e permettere al busto e all'altra gamba di tornare nella posizione più comoda e riportarlo in posizione eretta accanto a lui. [ Chakra ON | Agilità utilizzata 15 | 1/4 salto 1.5x1 metri - 2/4 pennellata | Equip: Pennello e inchiostro ]

18:40 Jin:
 Durante la scivolata, sente un leggero peso sul ventre. Poggiandovi la mano sopra, si accorge che non è altro che una goccia d'inchiostro caduta dal calamaio del dainin. Per quanto il ventre possa non essere una zona vitale, è comunque un primo colpo a segno. Come se non bastasse, l'intera offensiva viene vanificata dal dainin che, pur complimentandosi per la strategia attuata, fa notare al deshi quanto un gesto del genere possa essere incauto qualora l'avversario fosse destrimano. <Però lei non ha l'arma nella mano destra, Az-Sama. Ogni strategia va adattata al nemico che si ha di fronte, no?> Direbbe, con tono leggermente innervosito il deshi, probabilmente colpito da una leggera frustrazione, seppur irrazionale, nell'aver notato come tutta la strategia sia stata vanificata da un semplice salto. Come se non fosse abbastanza, il dainin si ritrova pure nella posizione di vantaggio, in piedi di fronte al ragazzino apparentemente inerme. È proprio qui che il dainin, alzando il tono della voce, farebbe una delle prime lavate di capo al biondo. Il suono delle parole di Azrael, coadiuvato dal tono che usa per esprimerle, rimbomba nelle orecchie del giovane, quasi scosso da quell'ultima domanda. <I-io...> Tenterebbe di giustificarsi con voce tremante. Non ha mai pensato a come possa essere trovarsi davanti una persona che ha davvero l'intenzione di uccidere. E si trova davanti quell'uomo, che di persone che hanno tentato di ucciderlo ne ha perso il conto, ormai. Lo sguardo vitreo del dainin non si schioda dalle iridi smeraldine del deshi, nemmeno quando il ninja esperto si lancerebbe nella sua offensiva, spiccando un salto acrobatico simil-ruota, senza poggiare le mani al suolo, nel perfetto stile della ginnastica artistica, con anche la stessa delicatezza nei movimenti. Il deshi noterebbe allora - vedendo il corpo del dainin a mezz'aria, con il viso rivolto verso il basso, ad osservarlo - il movimento della mancina di Azrael, che si avvierebbe repentina verso il punto vitale per eccellenza: la gola. A quel punto, con ancora il cuore scosso dalle parole del dainin, il giovane Nara punterebbe sull'istinto in un primo momento, tentando di coprire la gola con l'avambraccio sinistro, che è ben coperto dal vambraccio e dovrebbe sicuramente evitare una morte certa. <Mi faccia provare...> Asserirebbe, a quel punto, il giovane deshi dal crine cinereo, che al contempo tenterebbe di spingersi verso destra, poggiando la suola del sandalo destro a terra e cercando di spingersi con il corpo a destra, cercando di rotolare dal lato opposto a quello d'atterraggio del dainin, tentando di allontanarsi quanto più possibile. Alla fine delle giravolte, tenterebbe di mettersi in piedi con un rapido colpo di reni, poggiando le mani al suolo per aiutarsi nella leva, imprimendo la spinta proprio dagli arti superiori, fino a pervadere la zona lombare della colonna vertebrale, che si inarcherebbe verso l'esterno, permettendo il contatto delle suole con il terreno, a quel punto, con una rapida contrazione degli addominali, potrebbe tornare in posizione eretta. <... Dubito che tutti i mukenin siano forti come lei, Az-Sama. E finché resterò confinato tra le quattro mura del villaggio, non potrò scoprirlo...> Direbbe a quel punto, assumendo nuovamente la posizione da combattimento, qualora riuscisse a rimettersi correttamente in piedi, evitando quindi l'offensiva avversaria. <...E non potrò essere l'allievo che tanto desidera...> La voce di Sanjuro si farebbe sempre più flebile, quasi tremante, come quella di qualcuno che ha un nodo in gola che lo rende incapace di esprimere qualsivoglia concetto. <...Voglio essere come lei. Ho bisogno solo di un'opportunità. Sono pronto a rischiare.> Sul volto di Sanjuro, rigato da qualche lacrima, si stampa un'espressione seria e determinata, come mai è stato prima d'ora. Sa che la finalità di un esame non è convincere a parole l'esaminatore e non è quello il suo intento. Vuole solo che il dainin capisca la sua determinazione. E sarà possibile coglierla al dainin dalle iridi d'onice, scrutando nelle smeraldine iridi, rilucenti di un pianto d'orgoglio.[Equip invariato][Chakra 10/10] [Parata con vambraccio sx su gola 1/4] [Schivata con rotolamento in direzione opposta ad Azrael 1/4] [Tentativo di rialzarsi 1/4]

Se da un lato Azrael vuole spronare ed incentivare Sanjuro a fare del suo meglio per quell'esame mettendogli addosso pressione e aspettativa, dall'altro -il ragazzino, si sente forse troppo pressato dalla situazione attuale. Teso per via dell'importante esame e per via del dover dimostrare qualcosa proprio all'uomo che ha preso come guida, modello e ispirazione. Le emozioni si fanno sentire e come un pugno colpiscono il ragazzino andando a travolgerlo fino a far spuntare lacrime malamente trattenute che lo portano a voler fare il possibile per non deludere il suo maestro. Azrael decide di ridurre notevolmente la propria velocità così da non risultare impossibilmente forte per il suo avversario attuale e di eseguire una ruota per aria al di sopra del biondo così da andare -al contempo- a minacciare la sua gola con la punta del pennello fradicia d'inchiostro. Il salto è molto più lento di quanto il Nara ricordasse avendo dovuto ridurre le proprie capacità fin quasi al minimo e impiega diversi secondi di più per venir completato. [//OFF: avendo velocità attuale 15, 1,5 metri è la lunghezza massima che puoi percorrere con un salto, pertanto per poterlo eseguire sono richiesti 2/4 di turno e non 1/4] Sanjuro è triste, quasi umiliato da quella ramanzina inaspettata eppure al tempo stesso è pieno di voglia di fare del suo meglio e pertanto eccolo che, agendo quasi d'istinto, si ritrova a portare l'avambraccio dinnanzi alla gola per proteggerla dalla minaccia in arrivo; questo però non è tutto. Il ragazzo non vuole attendere che il colpo arrivi a destinazione, il braccio è solo una maggior sicurezza di proteggere la zona sensibile dal colpo in arrivo: quello che realmente vuole fare è allontanarsi dal punto d'impatto con il colpo e per questo ecco che rotola verso la propria destra e quindi in direzione opposta a quella verso cui sta saltando il Dainin. Rotola di 7,5 metri [//OFF: in quanto hai scritto "tentando di allontanarsi quanto più possibile" senza precisare una metratura precisa] ai termini del quale, semplicemente, si rialza in piedi pronto per proseguire lo scontro, deciso a voler dimostrare al suo sensei di essere degno del suo tempo e delle sue aspettative. [ Esame pratico ] [ Turni: Sanjuro - Azrael ] [ Ore: 16.20 ]

17:59 Jin:
 Riesce a mettersi in piedi, il giovane Nara, che porterebbe poi la mano destra alla gola, per poi portarla nuovamente alla vista, accertandosi dell'assenza di inchiostro a macchiarla. Notata l'incolumità dell'organo, un sorriso accennato gli si stamperebbe sul volto, testimone della soddisfazione provata nell'essere scampato all'attacco, seppur limitato volontariamente in quanto a velocità, potenza e tecnica. È conscio di non avere, in quel momento, di fronte, l'uomo capace di salvarlo da un volo di centinaia di metri buttandosi da una montagna mantenendo comunque la concentrazione per teletrasportarsi in un luogo sicuro. Le iridi di smeraldo, rilucenti di lacrime e contornate da una sclera arrossata, andrebbero spostandosi dal cercare le iridi d'onice dell'uomo al pennello che questo stringe nella mano sinistra. Conscio delle capacità insufficienti che potrebbero portare lo scontro a sfinirlo senza vedergli portare a termine un solo attacco, il biondo elabora in pochi attimi una semplice strategia che potrebbe portarlo in una considerevole posizione di vantaggio. Ancora nella posizione di combattimento, con la gamba destra tesa indietro e la sinistra a puntare l'avversario, tenterebbe concentrare tutta la forza proprio sull'arto inferiore sinistro, dandosi una spinta verso Azrael, seppur non in linea retta. Il punto che desidera raggiungere in quello scatto è esattamente ad un metro a sinistra del dainin. Attaccarlo frontalmente o a pochi centimetri di distanza vorrebbe dire porsi esattamente a portata di pennello, facendosi scarabocchiare ovunque e fallendo l'esame senza nemmeno far sforzare il sensei. Giunto in quello scatto a pochi metri dal punto designato, fletterebbe le leve inferiori tentando di compiere un balzo in avanti a coprire la distanza che lo separerebbe dal punto designato. Proprio in quel balzo, repentinamente, porterebbe il braccio destro dietro la schiena, per poi attaccare il sinistro alla parte frontale del busto, curandosi di proteggere, seppur sommariamente, petto e gola. La leva inferiore sinistra si piegherebbe su sé stessa, riducendo la superficie del corpo esposta all'attrito dell'aria. Proverebbe allora a compiere un leggero movimento con il busto, ruotandolo in senso antiorario, tentando di imprimere al corpo un'accelerazione rotazionale considerevole, data anche la posizione assunta, atta a favorire proprio la rotazione aerea. A quel punto, qualora abbia impresso la giusta energia rotazionale sul proprio colpo, il deshi tenterebbe di distendere in avanti la gamba destra, con il collo del piede rivolto verso sinistra, come la direzione di rotazione. Durante la rotazione, il deshi chiuderebbe istintivamente gli occhi, causando la fuoriuscita delle lacrime che glieli avevano invasi poc'anzi. La luce che illumina la palestra renderebbe possibile notare, all'attenta vista del dainin, un lucente vortice di lacrime a circondare la bionda chioma del deshi, mentre questo si appresterebbe a colpire la mancina del dainin con un vero e proprio calcio rotante apportato in senso antiorario con il collo del piede. L'impatto sulla mancina del dainin, almeno secondo i calcoli del biondo, lo avrebbe portato sicuramente a perdere il pennello. La fusione tra la forza del giovane Nara, abbinata ad una considerevole accelerazione rotazionale, sarebbero state sufficienti a far volare via il pennello, senza il quale il dainin non avrebbe potuto minacciarlo in alcun modo. Senza arrestare i movimenti, il deshi terminerebbe l'attacco rilassando le articolazioni precedentemente contratte, arrivando al suolo con entrambi i piedi, senza però frenare l'andatura, besì approfittando dell'energia cinetica ancora preponderante nel corpo, per allontanarsi ad una distanza non superiore ai 5 metri dal dainin, mostrando una notevole capacità acrobatica nella capriola che tenterebbe di compiere, inarcando la schiena all'indietro fino a rendere possibile ai palmi delle mani di toccare al suolo, nella classica posizione del ponte, per poi contrarre gli addominali e spostare il baricentro in avanti, ruotando di 360 gradi in verticale, nell'allontanarsi. <Ho bisogno di quel coprifronte.> Direbbe a denti stretti il biondo, rendendo udibile ora un tono di voce velato da frustrazione e determinazione. L'espressione che assume è testimone di ciò che la voce dice. Per la prima volta il dainin potrebbe notarlo tanto deciso. [Balzo in avanti (7,5m) verso la sinistra di Azrael 1/ 4] [Calcio rotante con piede dx su mano sx di Azrael 2/ 4] [Allontanamento di 5m con capriola 1/ 4]

11:30 Azrael:
 Le parole di Sanjuro sono quelle che arrivano prima ancora di ogni suo movimento od attacco. Lo sguardo del Dainin si incupisce leggermente, quel che gli sta dicendo non ha come obiettivo quello di demoralizzarlo, ma quello di esternare le proprie paure riguardo la sua sicurezza. Comprende perfettamente il fatto che il giovane Nara non abbia ben chiara la mole di pericoli che potrebbero gravargli addosso, ma Azrael li conosce benissimo, ha avuto a che fare con fin troppe minacce per pensare che “non tutti i mukenin sono di grado più alto”. < Kuugo Gaito… > Direbbe, in tono basso, ma ben udibile nella palestra semi vuota < Un Kage. All’interno della Magione e affrontato sul Monte dei Volti. > Terminerebbe, tenendo lo sguardo sempre ben puntato verso di lui, senza scomporsi o cambiare posizione, ma ruotando unicamente il capo verso il biondo. < Ryota Nara, un Sannin. Entrato più volte nel Villaggio, dove è stato affrontato per l’ultima volta. > Ne osserverebbe lo slancio per attaccarlo ed, ancora una volta, non muoverebbe un muscolo, andando semplicemente ad intingere il pollice della destrorsa all’interno del calamaio, per estrarlo intriso di nero colore. < Nokemono Kori e Zuko Ozai. Il primo era un pazzo che ha più e più volte attaccato le mura, il secondo era un Konohano. Ha fatto l’esame genin con me. > Non scosterebbe la mano che l’altro vorrebbe colpire, preferendo unicamente lasciar andare il pennello a terra ed irrigidendola, in modo che possa assorbire il danno. Il colpo che dovrebbe essergli arrivato è frutto di una buona pensata, portata a termine con delle buone capacità, almeno per quanto gli sarebbe parso, ma mentre l’altro sarebbe ancora intento a colpirlo il Dainin andrebbe a compiere una rotazione del busto in sua direzione, in maniera tale da poter allungare il braccio destro e terminare tale movimento con la mano che reggeva il calamaio. Tutte le falangi ad eccezione del pollice verrebbero chiuse verso l’interno, per reggere la boccetta di vetro, mentre il pollice verrebbe proteso verso l’alto per andare a sfiorare la tempia del biondo, nel tentativo di lasciarvi una macchia dai contorni netti e precisi. Non esterna l’insegnamento a parole, adesso, ma sarebbe piuttosto chiaro che la propria intenzione sarebbe quella di incassare un colpo per infliggerne un altro più preciso e letale. < Non reggo armi nella destra, ma vi sono altri oggetti che possono nuocere a cui devi prestare attenzione. Carte bomba, ad esempio. E se te ne avessi gettata una sull’addome, prima? O sulla tempia, adesso? > Spiega, in tono decisamente più paterno, sempre che tutto sia andato come di proprio volere. Il ragazzo sta piangendo, le scintille che ha disperso nell’aria nella rotazione di quell’attacco ne sono la prova, ancor più degli occhi arrossati e lucidi. Un sorriso decisamente intenerito si dipingerebbe sulle rosee di Azrael, nel completare il suo discorso. < Ne ho persi molti, Sanjuro… ho visto la carestia dimezzare la popolazione del mio Villaggio. Sono stato deluso da persone di cui mi fidavo, che ho poi dovuto combattere come traditori. Non voglio perdere anche te. Non voglio venire a sapere che non tornerai da una missione. Per questo motivo ti sto mettendo alla prova. > Ed una singola stilla salata scenderebbe dal suo occhio sinistro, andando ad imperlare lo zigomo candido e la guancia, sino a raggiungere le labbra. [ Chakra ON | 2/4 attesa – 2/4 attacco | Agilità utilizzata 15 | Equip: Pennello e inchiostro ]

Lo scontro procede e Sanjuro decide di attaccare questa volta frontalmente. Scatta rapidamente verso Azrael fino a distare da lui un metro soltanto prima di spiccare un balzo ove va a caricare il colpo che intende successivamente portare. Solleva la gamba destra e quindi va attaccando il Nara con un calcio ben assestato alla sua mano sinistra la quale, venendo irrigidita, incassa totalmente il colpo senza venir praticamente smossa dal colpo. [PV Azrael: -1 ] Il pennello viene fatto volontariamente cadere come effettivamente sarebbe successo se il Dainin non fosse-- beh, un Dainin con la sua leggendaria resistenza a colpi ben peggiori di quel semplice calcio segnando così il successo dell'attacco del deshi. A quel punto, tuttavia, mentre il ragazzo atterra dinnanzi al Dainin, Azrael procede con la propria "offensiva" andando semplicemente a portare il proprio pollice destro -intriso d'inchiostro- alla tempia del ragazzino per macchiarne la cute senza infliggere alcun tipo di danno o di reale colpo. Il movimento è per il Dainin piuttosto lento ma per Sanjuro è davvero veloce e per questo ha molto poco tempo per andare a tentare di schivare il contatto con la mano del suo sensei. [ Difesa extra per Sanjuro 1/4. Aziona SOLO Sanjuro. In questa occasione hai a disposizione un turno extra fatto di un solo quarto a disposizione per difenderti. Non puoi fare altro oltre quell'unico quarto di tempo. ] [ Esame pratico ] [ Turni: Sanjuro ] [ Ore: 11:54 ]

12:32 Jin:
 Il dialogo prosegue tra i due, con Azrael che elenca le proprie esperienze in fatto di mukenin tanto potenti da essere ricordati, seppur negativamente. I nomi non suonano del tutto estranei al biondo deshi, che però non è mai andato oltre al semplice sentirli nominare in qualche discussione tra adulti, finemente origliata senza farsi scoprire. Affascinato dall'esposizione intensa del dainin, arresterebbe la voglia di contestare quanto detto dal Nara esperto. Vorrebbe dirgli che per affrontare mukenin tanto forti, non potrebbero mai essere richiesti dei semplici genin, ma tace, continuando ad ascoltare la concisa favella dell'uomo senza interromperlo. Partirebbe poi all'attacco il deshi, ultimando con un successo la propria strategia, fatto confermato dal suono del pennello che si scontra con il suolo. Non sa quanto questo attacco sia andato a buon fine per merito suo e quanto per volontà del dainin. Nell'incertezza, un sorrisetto soddisfatto si para sul suo volto, mentre poggia i piedi al suolo. L'espressione compiaciuta ha vita breve, perché il dainin sembra già pronto a compiere la propria mossa e, quasi prima che il biondo deshi possa accorgersene, il pollice destro dell'uomo è in viaggio verso la tempia sinistra del giovane Nara, che si troverebbe quindi impreparato ad architettare difese strategicamente valide. Si limiterebbe, quindi, a lasciarsi andare all'istinto animale, quello che garantisce da millenni la conservazione della specie. <Mi pareva ci fossero delle regole, Az-Sama...> Direbbe, tentando di inarcare la schiena all'indietro, flettendo le gambe quanto più possibile. <...Si parlava di 'pennellate'. Non vedo alcun pennello...> Direbbe, con voce trasformata dallo sforzo dell'azione che tenterebbe di compiere. <...Nella sua mano.> Andrebbe successivamente a portare il braccio destro dietro la schiena, a cercare il suolo con il palmo della relativa mano per avere un punto d'appoggio e non perdere l'equilibrio. Per mantenerlo ancora più stabile, estenderebbe il braccio sinistro verso, appunto, la propria sinistra, regolando il baricentro. Se tutto andasse secondo i suoi piani, assumerebbe una perfetta posizione da 'limbo', seppur irregolare per via dell'appoggio con la mano al suolo, ma ciò che conta è che vedrebbe passare il pollice a fendere l'aria, senza colpirlo. Nel contempo, il dainin si lancia in una nuova lezione strategica, lasciando il deshi effettivamente senza risposte, quantomeno in un primo momento. Ammesso che tutto sia andato per il verso giusto, aspetterebbe qualche secondo, per poi prendere un profondo respiro e tuonare con voce calma. <Ha ragione, Az-Sama. Starò più attento, lo prometto.> Ammettere i propri errori di valutazione, talvolta, è una manifestazione di saggezza più grande del semplice accaparrarsi la ragione ad ogni costo. Il discorso che il dainin concede al suo interlocutore, infine, permette a quest'ultimo di ricollegarsi alla precedente lista di mukenin fatta dal dainin. Non voleva solo elencare mukenin potenti, bensì compagni persi per la strada a causa delle scelte sbagliate. Gli si trova abbastanza vicino da notare quella furtiva lacrima scendere dall'occhio sinistro e, di riflesso, il pianto già innescato del giovane Sanjuro, riprend, seppur meno intenso. La preoccupazione dell'uomo nei suoi confronti, permette al deshi di sentirsi come il figlio che non è mai stato. Allungherebbe pertanto il braccio destro in direzione del dainin, mostrandogli il pugno chiuso, esattamente come al loro primo incontro, invitandolo a rispondere con la mano chiusa. <Non la deluderò, Az-Sama. E se dovessi morire in missione, infrangendo questa promessa, che il mio nome venga dimenticato per sempre.> È serio nel suo dire, il deshi, più di quanto non lo sia mai stato in vita sua. Al contempo, un sorriso consapevole gli illumina il volto, lasciandolo apparire per la prima volta come un vero uomo, piuttosto che come un semplice ragazzino. [Schivata 'limbo' 1/4][Equip invariato][Chakra 10/10]

Proprio quando il pollice del Nara sta per andare a macchiare la tempia del ragazzo, ecco che la testa di questi va allontanandosi dalla traiettoria del 'colpo'. Sanjuro va ad abbassarsi all'indietro assumendo una perfetta posizione a "ponte" col corpo ove mani e piedi andrebbero a fungere da punti d'equilibrio del suo intero organismo mentre gambe e schiena verrebbero flesse e piegate di modo tale da formare un vero e proprio tunnel, una specie di arco o -appunto- di ponte. Schiva il colpo tramite un movimento semplice ma efficace andando dunque a risollevarsi poco dopo per poter proseguire la conversazione col Dainin e tendere verso lui il pugno chiuso come simbolo di una promessa fra loro. [ Esame pratico ] [ Turni: Azrael - Sanjuro ] [ Ore: 12.40 ]

13:11 Azrael:
 Con sommo piacere del Dainin il suo pollice non impatta contro la tempia del deshi, che si abbassa in un gesto che denota un grande atletismo, per nulla scontato per una persona pigra come lui. O come qualunque Nara, in effetti. Alla fine di tale schivata le labbra del Nara più adulto si modellano per lasciar uscire poche semplici parole. < Il giorno in cui troverai un mukenin in grado di essere corretto e di tener fede alla proposta di uno scontro leale, saprai più cose di me. > Un leggero sorriso gli incurva le rosee a tale dire, prima che il cervello assimili quanto Sanjuro ha da dirgli riguardo il proprio essere dimenticato, qualora dovesse mancare alla promessa che si sono fatti quel giorno sul Monte dei Volti. Il sorriso si spegne e la singola lacrima lascia solo una scia umida sul proprio viso, senza che venga seguita da altre, dando inizio ad un qualsivoglia pianto. Anche il calamaio verrebbe fatto cadere, lasciando che il vetro si infranga contro il tatami della palestra, macchiandone il suolo in una chiazza nera che va pian piano assorbendosi. A questo punto si lancerebbe verso il deshi, dimenticandosi del fatto che, per essere visto da lui, dovrebbe limitare le proprie capacità fisiche, ma slanciandosi verso di lui in un moto rapidissimo. Ne cingerebbe le spalle con entrambe le braccia. Lo terrebbe stretto e saldo al proprio petto in un abbraccio che ha ben più significato di quello che potrebbe avere quello di un maestro al proprio allievo. Non ha un nome preciso, è solo una pura e semplice esternazione d’affetto nei di lui confronti. La mancina andrebbe a battere un paio di volte tra le scapole del biondo, le palpebre andrebbero ad occludere gli occhi scuri, ricolmi dell’emozione inarrestabile che sta provando in questo momento. < Potrai sperare di essere dimenticato, forse… > Sussurrerebbe al suo orecchio, senza lasciare che la propria voce bassa e roca si riverberi nella stanza in cui si trovano. < Ma non da me. Mai… > Le parole terminerebbero, a questo punto, lasciando che quell’abbraccio continui per qualche altro intenso istante. In quel momento si scosterebbe da lui, lasciando la presa delle braccia per lasciarle cadere mollemente lungo i fianchi e riaprendo gli occhi, ricolmi di stima ed ammirazione. < L’inchiostro che ho usato è idrosolubile, comunque. Non mi sarei mai permesso di macchiare il tuo gilet. Adesso usciamo, ti offro una ciotola di ramen da Ichiraku, per rimetterti in forze. > Direbbe, attendendo una risposta che, qualora fosse positiva, li vedrebbe uscire dalla palestra assieme. [ end ]

13:46 Jin:
 Il pollice del dainin, intriso d'inchiostro nero, fende l'aria, come il biondo, affidandosi al più primordiale degli istinti, ha previsto. L'espressione seria sul volto del dainin muta in un sorriso, quando egli pone fine al discorso sui mukenin onesti con un motto di sarcasmo. Di rimando, anche l'espressione del biondo si trasformerebbe in un coinvolto sorriso. È quando questi rinnova la propria promessa al dainin che, quest'ultimo, spento il sorriso che gli irradiava il volto, si arresterebbe in ogni movimento. In un tratto, solo il rumore di vetro rotto permetterebbe al biondo di accorgersi che qualcosa sta effettivamente accadendo. Lo sguardo si posa sul pavimento, ove una pozza d'inchiostro è circondata da dei cocci di vetro, testimoni della caduta della boccetta. La figura del dainin è però sparita agli occhi dell'inesperto deshi, che quasi vorrebbe tornare nella posizione di guardia, per evitare di incappare in brutte sorprese, conoscendolo. Prima ancora che possa muovere un solo muscolo, si sente stretto da una forza misteriosa, che solo in un secondo momento riconosce come le possenti braccia del dainin, che lo cingono all'altezza delle spalle. Si sente stretto al petto dell'uomo, tanto da poterne sentire il battito. Gli occhi fanno appena in tempo a sgranarsi, testimoni della positiva incredulità che pervade la mente del giovane. Non ha mai ricevuto un abbraccio pregno di tanto calore familiare, escluso quello ricevuto dalla piccola Harumi qualche notte prima. Non l'ha mai ricevuto da una figura adulta, però. Gli occhi gli si riempirebbero di lacrime, che con fatica tenterebbe di trattenere, per non bagnare la mise del dainin, sapendo quanto quest'ultimo tenga al proprio stile. Non gli è difficile mettersi nei panni del dainin, essendo anche lui un amante dello stile. Il cuore del biondo batte all'impazzata, pervaso da uno spettro di sensazioni che parte dalla tenerezza, fino alla paura di deludere le aspettative. Ogni dubbio viene disciolto da quell'amore paterno, che per la prima volta fa capolino nella vita del deshi. Le parole del dainin gli scaldano il cuore, facendolo sorridere di una gioia pura, quasi infantile, un po' come la gioia di un bambino che trova i genitori dopo aver temuto di essersi perso. Si stringerebbe ulteriormente al petto del dainin, godendosi le pacche sulla schiena come fossero le più dolci carezze. <Grazie, Az-Sama. Vale più di qualsiasi coprifronte, ciò che ha detto. Non deluderò chi ha creduto e continua a credere in me: Lei, Kaori e Harumi.> L'abbraccio, con un velo di rammarico nell'animo del biondo, si scioglie. In tal modo, però, il giovane Nara può notare la soddisfazione nello sguardo di Azrael, che osserverebbe la di lui stravolta espressione, invitandolo a rifocillarsi presso il ramen bar di Ichiraku, in sua compagnia. Ancora una volta, gli occhi rilucenti d'emozione del deshi vanno a cercare le iridi d'onice del dainin, per rinforzare il legame. <Chi non accetta, non merita.> Direbbe, sorridendo. I due, l'uno di fianco all'altro, escono quindi dalla palestra, reduci da un faticoso - per il biondo, quantomeno - esame genin. Sente comunque di aver passato l'esame più importante, ricevendo quell'abbraccio che mai più dimenticherà. [END]

Azrael decide di testare personalmente le capacità di Sanjuro al fine di decidere se consegnargli o meno il fatidico coprifronte affrontandolo in un breve scontro.

Essendo l'esame genin di Sanjuro lascio che sia Azrael ad esporre eventuali problematiche notate durante lo scontro, mentre per quanto riguarda lui è andato tutto bene a parte quel piccolo lapsus sul salto in 2/4 invece che 1/4 visto che aveva ridotto volontariamente la sua agilità ai fini dello scontro.

Ad Az 0.5 visto che sebbene sia un pvp la difficoltà era davvero inesistente data la differenza di grado ♥

Ad Azrael il responso per quanto riguarda Sanjuro