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con Kaori, Kouki

09:56 Kaori:
 L'operazione è terminata e così il turno delle due ragazze che ora si avviano verso casa fianco a fianco. Kaori ha dato ad Azrael le istruzioni per prendersi cura del piccolo Ken nei giorni successivi, assicurandosi che il piccolo rimanga bendato per tutto il tempo dall'occhio operato così da favorire la convalescenza dell'occhio stressato. Solamente al momento di usare le varie gocce e colliri potrà scoprire l'occhio per poi tornare a coprirlo ed aiutarlo a riprendersi dal piccolo trauma appena subito. In definitiva si tratta di avere ancora un po' di pazienza ma tutto dovrebbe essere andato per il meglio. La cosa le toglie dalle spalle un enorme carico di stress e la porta ad avanzare a passo tranquillo verso casa assieme alla sua piccola Kouki alla quale ha promesso una serata solo per loro. La piccola sembra avere diverse cose di cui parlare con la madre e Kaori non vede l'ora di poter sentire cosa la bambina ha da dire. Ha bisogno di sapere cosa sia successo alla sua Kouki in quel periodo e di ricordarle che qualunque cosa possa essersi verificata, lei le sarebbe comunque rimasta accanto. Eccola dunque aprire la porta di casa salutando una festante Asia che, alzatasi in piedi, corre verso l'ingresso per salire sulle zampe posteriori e arrivare ad aggrapparsi alle spalle di Kaori per leccarle più agevolmente la faccia. < Asia, Asia, sì, ci sei mancata anche tu-- > ridacchierebbe Kaori carezzando il pelo della tigre e lanciando una occhiata divertita alla piccola, la quale dal canto suo verrebbe raggiunta dal suo piccolo Kuro. Dopo qualche attimo di feste e fusa, Asia si allontanerebbe salutando anche Kouki con una leccata più tranquilla alla sua guancia e tornerebbe a prendere il suo posto dinnanzi al camino spento, leccandosi dunque le zampone anteriori. < Ahh, ho voglia di sedermi. Mi fai compagnia sul divano, mh? > sospira la Hyuga adocchiando la bambina, sorridendole gentile e facendole cenno di raggiungerla sul sofà. [ Chakra: on ]

10:06 Kouki:
 L’operazione del piccolo Ken pare essere andata a buon fine e molto probabilmente lei e sua madre sono riuscite a salvare la vista del bambino… che altri non è che il figlio di Az, anche se bisogna mantenere un certo segreto per motivazioni a lei ancora sconosciute o non molto comprensibili. L’importante in ogni caso è che tutto sia andato come doveva andare, senza intoppi, a parte una piccola imperfezione, ma la piccola Yakushi ha avuto modo di poter imparare molto quest’oggi, ed è immensamente grata a sua madre per questo. I vestiti che indossa sono semplici, gli stessi che indossava durante l’operazione ovviamente, anche se erano coperti dal camice, e corrispondono ad un paio di pantaloni neri che le ricoprono le gambe, attillati ma elasticizzati, oltre che leggeri, mentre al di sopra il petto è coperto da una maglietta viola a tinta unita che le cade morbida lungo i fianchi. Il coprifronte di Kusa è legato in vita come una cintura e ai piedi indossa le classiche calzature ninja nere. Pelle pallida e cicatrici che non nasconde più tramite fasciature da un bel pezzo ormai, e spiccano quei lunghi capelli neri ancora raccolti in un alto chignon con solo la frangia ad incorniciare il viso delicato, dato che ogni ciocca è stata raccolta per evitare che le fossero di impiccio durante l’operazione. Ci sono un po’ di cose che vorrebbe spiegare a sua madre ora, delle quale vorrebbe parlare, e cerca di prepararsi psicologicamente per poter affrontare la situazione. Anche se ne ha già parlato con Az, continua a provare un certo timore del giudizio da parte della persona alla quale vuole più bene al mondo. Fianco a fianco cammina insieme alla donna verso casa, lasciando che tra di loro scorra il silenzio ed accresca la preoccupazione almeno nel cuore della giovane Chunin, ma una volta arrivate a varcare la soglia di casa, non può non lasciarsi sfuggire una piccola risata al fare di Asia. La tigre si alza sulle zampe posteriori e poggia quelle anteriori sulle spalle di Kaori per poterla salutare allegramente in viso con un po’ di leccate… fortuna che non fa la stessa cosa con la Yakushi, o poteva ritrovarsi a terra, ma la saluta ben volentieri con qualche coccola e grattino <Ciao Asia.> il tono allegro e dolce si fa sentire finalmente mentre soffia dalle sue labbra, donando poi anche qualche carezza al piccolo Kuro che si fa vedere dopo un po’, arrivando alle gambe della piccola e strusciandocisi contro. <Ehi Kuro! Ciao piccolo ruffiano.> ridacchia e si accuccia per poterlo accarezzare e coccolare con dolcezza e amore, lasciando ormai lontano il ricordo di aver quasi deciso di lasciarlo bruciare insieme alla casa di Raido. Finito il momento coccole annuisce verso la madre e la segue sul divano, nel mentre che Kuro invece si avvicinerebbe ad Asia per potersi accoccolare accanto a lei… tra un dispetto e l’altro. La ragazzina prenderebbe posto accanto alla madre, andando a sciogliere i lunghi capelli che finalmente le ricadono lungo la schiena, avvolgendola. <Grazie per oggi, è stata una bella occasione per imparare qualcosa. Ed è andato anche tutto bene, no?> raccoglie le gambe al petto andando ad abbracciare le ginocchia con le secche braccia. Non sa come iniziare ne da che cosa iniziare a dire la verità, ne tanto meno se dopo questa giornata probabilmente stancante, sua madre abbia realmente voglia di sentire i suoi discorsi. Ancora si fa mille problemi ed appoggia la testa all’indietro contro il divano, andando ad osservare il soffitto sospirando. [Chakra On]

10:29 Kaori:
 Non può fare a meno di ridacchiare al vedere Kuro raggiungere Asia e darle qualche zampata. La tigre l'osserva aprendo le fauci e sbadigliando, lasciandolo fare e solo alla fine va ad abbassare l'enorme testa per leccargli il pelo come una mamma solitamente fa con i suoi cuccioli. Kouki si è accomodata accanto alla Hyuga, tutta raccolta sul suo posto quasi come a volersi tenere tutta d'un pezzo stringendosi fra le braccia, quasi come volesse farsi ancora più piccola e invisibile. La Hyuga la osserva ascoltando le sue parole e, semplicemente, va abbandonandosi contro lo schienale massaggiandosi lentamente il collo. < Azrael mi aveva chiesto di scegliere personalmente chi mi avrebbe assistito durante l'operazione. Avevo pensato immediatamente a te. Lavoriamo bene insieme dopotutto. > spiega Kaori tranquilla, sorridendole, tenendo il viso rivolto in sua direzione. < Comunque sì, dovrebbe essere andato tutto bene, noi abbiamo fatto tutto al meglio. Possiamo solo aspettare che Ken tolga la sua benda fra qualche giorno e scoprire se ci vede oppure no. > spiega la Hyuga con voce pacata, bassa, perfettamente udibile. < Ma ci sono ottime probabilità che recuperi la vista. > Non può fare a meno di sorridere in merito a questa possibilità, al pensiero di poter vedere il bambino capace finalmente di vedere come chiunque altro. Inoltre non può evitare di pensare al viso felice di Azrael mentre si rende conto che il suo bambino, il suo piccolo, amato figlio, è guarito da un problema che gli ha causato tanto disagio e sofferenza. Questo pensiero la fa sentire felice ma viene subito accantonato quando la ragazza nota come Kouki sembri essere particolarmente tesa e nervosa, così rannicchiata su se stessa ad osservare il soffitto sospirando. Kaori si umetta le labbra e, distaccando la schiena dal divano, va osservando la figlia con dolcezza. < Puoi dirmi qualunque cosa Kouki. O non dirmela. > le ricorda la Hyuga sporgendo il viso verso di lei e tentando d'andare a carezzarle il capo strofinando le dita sottili sui suoi lunghi capelli neri. < Io sarò sempre qui con te, al tuo fianco. Qualunque cosa accada. > [ Chakra: on ]

10:46 Kouki:
 Non ha mai temuto per l’incolumità del piccolo Kuro per via di Asia, del resto la tigre ha sempre avuto molta pazienza con lui, avendo atteggiamenti simili a quelli che avrebbe una mamma felino per i propri cuccioli. Solamente il micino all’inizio era diffidente e le soffiava contro come se un microbo come lui potesse realmente essere una minaccia per l’enorme tigre. Comunque sia ora le cose vanno bene e la giovane non può che sorridere per quei meravigliosi momenti di calma e tranquillità. Si abbraccia le gambe e rimane in silenzio ad ascoltare le parole della madre in risposta a quelle appena pronunciate dalla piccola Yakushi. Sorridere senza riuscire a trattenere la gioia che prova nel sentire che sua madre ha pensato subito a lei, che lavorano bene insieme, che la desidera al suo fianco anche al lavoro in ospedale. <Ne sono contenta. Dopo tutto ci siamo avvicinate anche tramite il lavoro in ospedale soprattutto.> un po’ la loro relazione ha iniziato in quel modo, in quel contesto, per poi conoscersi meglio e poter sviluppare l’affetto che le lega. <E sono davvero sollevata che l’operazione abbia avuto successo.> per il piccolo Ken e per Az, sono riuscite a migliorare la vita di più persone con quel semplice intervento. Ricade in un altro momento di silenzio osservando il soffitto e cercando di trovare le parole per poter iniziare a parlare… vuole raccontarle tutto, ma non sa come fare e si ritrova bloccata. Odia quelle situazione, non si sopporta quando non riesce semplicemente a dire le cose come stanno. <Io voglio dirti tutto.> risponde la ragazzina alle parole della madre, senza distogliere gli occhi dal soffitto… ecco, forse dovrebbe parlare senza guardarla in viso, lasciandosi coccolare dalle sue carezze. <Tutte le personalità sono andate via… quando sono riuscita a ricordare quello che Mirako mi stava nascondendo, quello che io avevo sepolto e dimenticato.> il tono di voce è basso, lento, dei sussurri perfettamente udibili e che appaiono calmi, forse perché ha bisogno di distaccarsi da quel momento per riuscire a parlarne con sua madre. <Ogni pezzo è andato al suo giusto posto e io che mi ero rotta, mi sono ricomposta… vorrei dirti tutto, ma anche se so ai tuoi occhi non cambierà nulla… tempo che ti possa lasciarmi, provare disgusto.> teme semplicemente che anche lei, nonostante le rassicurazioni, l’abbandoni come alla fine ha fatto Raido nonostante tutte le belle parole. <Riguarda me, ovviamente, e riguarda quello che mi ha fatto Otsuki.> inizia così e poi si blocca, sente un nodo alla gola e ha bisogni di deglutire più volte per evitare il tremolio nella propria voce. [Chakra On]

11:04 Kaori:
 E' vero. Il loro rapporto ha iniziato a solidificarsi proprio grazie al comune interesse per l'ambito medico. Inizialmente era stato un po' strano per loro, trovarsi. Raido aveva buttato nel bel mezzo del loro primo incontro la possibilità di adottarla senza lasciar alcun modo per Kaori di decidere se fosse pronta o meno ad avere una figlia già grande e dal passato indubbiamente difficile di cui lei, per di più, non sapeva nulla. Alla fine però le due hanno preso a parlare, a conoscersi e proprio grazie al comune impegno nella comunità medica, hanno avuto modo di avvicinarsi e scoprirsi anime affini. Kaori ha cercato di insegnarle quello che sapeva e Kouki ha imparato in fretta, trovando in lei un nuovo riferimento in maniera diversa da quanto lo fosse mai stato lo stesso Raido. Ed ora eccole qui: rimaste sole senza di lui che le ha abbandonate perchè preda di emozioni volubili e passeggere. Divampano come un incendio apparendo intense ed eterne e poi cambiano al cambiar del vento. Sentimenti effimeri dai bordi taglienti come rasoi. Kaori annuisce, sorride, carezzandole il capo lentamente, con dolcezza. < Magari la prossima volta potrai operare tu in persona. > mormora lei confidando nelle capacità della piccola lasciando poi succedere a quelle parole qualche lungo attimo di intenso silenzio. E Kouki attende, pensa, riflette, rivelando alla donna di volerle dire ogni cosa ma di aver paura che anche lei se ne sarebbe andata esattamente come ha fatto Raido dopo tutte le sue promesse. Kaori ascolta comprensiva, espirando, umettandosi nervosamente le labbra. Comprende la paura e l'insicurezza della piccola, specialmente considerando che lei per prima era sparita per del tempo anni prima a seguito di problemi personali che aveva bisogno di risolvere da sola. Kouki si ferma, nervosa, spaventata, e Kaori approfitta di quell'attimo di pausa per risponderle. < Kouki, ascoltami. > principia lei con tono fermo, basso, senza alcuna incertezza. < Qualunque atrocità Otsuki abbia commesso non c'è modo che io possa provare disgusto verso di *te*. E' lui e lui soltanto il mostro che ti ha causato queste ferite. Queste bruciature. E' lui ad averti fatto del male e a meritare il mio odio e la mia ira. > le spiega con tono convinto, sicuro, andando a carezzare il suo capo senza mai fermarsi, desiderando calmare il timore che riempie il cuore della sua bambina. < Qualunque cosa tu possa rivelarmi non sarà che un ulteriore motivo per obbligare quel maledetto bastardo a darci la cura per te e toglierlo di mezzo una volta per tutte. > aggiunge, con sicurezza, abbozzando un sorriso che voglia essere incoraggiante nei riguardi della Yakushi al suo fianco. [ Chakra: on ]

11:31 Kouki:
 Deve avere fiducia in lei, nella sua mamma, quella persona che non ha mai odiato, che ha sempre voluto, amato ed aspettato. Certo ci sono stati momento di tristezza, rabbia, confusione e dolore, ma alla fine tutto le ha portate in questo preciso momento. Deve solo riuscire a provare più nulla verso l’Oboro, riuscire a pensarci e a parlarne senza sentire l’estremo dolore che le ha procurato. Senza sentirsi corrosa dal dolore ogni volta che si avvicina ad una figura maschile facendosi accogliere nelle sue braccia. Potrebbe riuscire ad avvicinarsi ancora di più ad Az senza sentire il peso di Raido sulle sue spalle. Le parole di sua madre le fanno sgranare gli occhi facendola voltare a fissarla in viso. <Io? Operare io da sola?> il tono carico di stupore, lei non ha mai operato da sola, si è sempre occupata delle piccole cose in cui poteva avere autonomia, essendo praticante e non medico. Quella notizia illumina il suo viso di gioia ed aspettative, speranza di poter fare passi avanti. <Sarebbe grandioso.> mormora con occhi sognanti, non che non abbia mai fatto cose simili da sola prima, anche se in realtà con Otsuki non erano delle operazioni, ma solo torturare persone totalmente prese a caso. Ma ora potrebbe agire per fare del buono, ed è totalmente diverso. Ritorna a fissare il soffitto col sorriso sulle labbra, immaginando quali interventi potrebbe fare, magari partendo dai più semplici e di routine, per poi arrivare, avendo la giusta esperienza, a compiere interventi più complicati. Quel momento passa però in secondo piano quando la piccola inizia a spiegare e a parlare, poi si ferma, cerca di trovare le parole e inizia a sentirsi nervosa e a disagio, le mani si stringono sulle proprie ginocchia e il cuore batte forte nel proprio petto. Sua madre ne approfitta per tranquillizzarla e lei ancora una volta si muove per poterla guardare in viso… in quegli occhi bianchi e carichi di affetto, determinazione, sincerità. Si, lei si fida di sua madre, è certa che sta dicendo la verità, è certa che non la lascerà. Il cuore batte sempre più veloce man mano che sente la consapevolezza che sua madre ha ragione. Ha ragione. Se lo ripete mille volte nella testa come un mantra che si fa sempre più efficace. E non distoglie lo sguardo da lei quando finalmente riapre bocca per continuare. <Ha abusato sessualmente di me. Oltre a tutto il resto. La prima volta corrisponde alla nascita di Mirako, ha… ho… nascosto tutto perché era… disgustoso.> era troppo per lei semplicemente. Ne segue un lungo silenzio durante il quale si rende conto di non riuscire più a sostenere lo sguardo della donna. Lo distoglie carica di vergogna ed odio andando a raggomitolarsi sempre di più sentendo l’incredibile bisogno di rinnegare quanto appena detto… ma cosa risolverebbe? <Quando ho ricordato sono ritornata ad essere un’unica persona… non sento più niente dentro la mia testa, nessuna voce. Quasi… quasi ogni tanto mi manca. Ma… sono nuova adesso, sono rinata… sono una persona nuova.> trema appena la voce, deglutisce e cerca di sforzarsi di trattenere le lacrime e l’emozione che quel momento le sta offrendo. Come se qualcuno stesse spremendo il proprio cuore nel petto. Chiude gli occhi perché non vuole vedere reazioni negative, verso se stessa, da parte di sua madre. Ha paura di sentirla allontanarsi da sé, ha paura del suo silenzio, ha davvero paura e oltre alla vergogna di sentirsi in qualche modo sbagliata e sporca, sente anche la vergogna nel non riuscire ad essere sicura di sua madre. La ama troppo per rischiare di perderla, ma una parte di sé si sente anche decisamente sollevata per aver confidato quel peso alla Hyuga. [Chakra On]

12:34 Kaori:
 L'espressione sorpresa e stupefatta della piccola porta Kaori a sorridere intenerita di quella reazione genuina ed innocente. Annuisce piano notando l'entusiasmo e l'emozione della figlia al pensiero di poter passare ad una fase successiva della sua carriera medica. < Beh, prima o poi toccherà anche a te, no? > dice retoricamente la Hyuga sorridendole, ammiccando. < Non sarai una praticante per sempre, diventerai un medico anche tu un giorno. E sono sicura che sarai un gran medico. > afferma con convinzione la ragazza guardando la figlia negli occhi così da poterle mostrare quanto fermamente creda in quel suo dire. E quel momento semplicemente passa, scivola via, essendo semplicemente un tentativo di temporeggiare e guadagnare tempo prima di arrivare al vero fulcro del discorso, all'argomento centrale di quella conversazione. Kouki tituba, è incerta e Kaori può vedere nel suo viso la paura e l'incertezza. Può avvertire nel modo in cui la sua voce esce poco sicura quanto sia spaventata e non sa come rassicurarla. Ha già detto più volte alla Yakushi quanto lei l'avrebbe sempre amata a prescindere da cosa avrebbe potuto fare o vivere, tuttavia sa che anche una rassicurazione così diretta a volte non può nulla contro quell'irrazionale e primordiale paura di venire scacciati ed allontanati. Vorrebbe poter fare qualcosa per lei, per rassicurarla in maniera definitiva e concreta, ma sa che l'unico modo per riuscirci è semplicemente rimanerle vicino e ripeterle fino a perdere la voce che la ama nonostante tutto quello che potrebbe mai accadere fra loro. Nonostante la distanza, le difficoltà che potrebbero frapporsi fra loro. E glielo ripete, glielo ripete ancora, la carezza, le sorride e Kouki si fa forza andando finalmente a chiosare. Di tutto quello che avrebbe potuto dire, Kaori mai si sarebbe aspettata una simile atrocità. Avrebbe pensato a qualche specifica tortura relativa alle cicatrici e alle ustioni che le ricoprono il corpo, magari qualche illusione che l'ha scossa al punto da scindere le sue personalità. Ma questo... questo è inimmaginabile. La mano della Hyuga s'arresta, lei pare bloccarsi, congelarsi nel tempo, fissando la bambina con gli occhi sgranati e le labbra schiuse, raggelata. No. No. Non è vero. No. Lui... la sua bambina... Non riesce a muoversi, non riesce a fare altro che non sia respirare a fatica immaginando la sua paura, le sue urla, il suo terrore. Lo stesso che lei ha provato in quel laboratorio, bloccata, costretta, nuda sotto decine di occhi. E quando Kouki tace Kaori la vede farsi ancora più piccola, scosta lo sguardo da lei, quasi trema e non può fare a meno di farsi avanti. Cingere le sue spalle con le proprie braccia, tentare di portarla a contatto col proprio petto cingendola con dolcezza, con forza, per non lasciarla andare via mai più dalla sua stretta. Non parla, non sa ancora cosa dire, il suo cuore batte impazzito, vuole solo proteggerla. Vuole solo tenerla stretta fino a quando... fino... non lo sa. Semplicemente vuole non lasciarla andare mai più. Vorrebbe uccidere quell'uomo, ucciderlo per una volta violentemente, senza arti magiche, senza trucchetti. A mani nude, lentamente con quella che è la sua ben misera forza fisica. Vorrebbe farlo soffrire per quanto le ha fatto, per ciò che ha osato farle. < Non ti toccherà più. Non succederà più. > sibila Kaori tenendola stretta, quasi senza voce, andando allora a tentare di scostarla da sé per guardarla negli occhi, per incorniciare il suo viso con le proprie mani. < Non glielo permetterò, capito bambina mia? Nessuno oserà più farti una cosa simile, a costo di mandare a ferro e fuoco un intero Villaggio. > le dice con sicurezza, con amore, guardandola negli occhi con le iridi lucide. < Quanta paura devi aver avuto... quanto-- > si blocca sentendo la voce spezzarsi, sconvolta, distrutta, andando a cercare di stringerla nuovamente al proprio petto con fare protettivo. < Oh bambina mia... bambina mia... la mamma è qui. La mamma adesso è qui, con te. > le mormorerebbe con voce tremante cercando di trattenere la furia cieca e il pianto disperato che la investono prepotentemente da capo a piedi. [Chakra: on]

13:16 Kouki:
 Certo, è sicura che diventerà un medico, ed è quella sicurezza che nel campo lavorativo ha sempre avuto. Essere brava, la migliore, quella leggera arroganza che le è sempre appartenuta, ma senza andare a sottovalutare avversari e situazioni. Diventerà un ottimo medico e non può che sorridere sempre più nel sentirlo dire anche dalla propria madre. Essere supportati ed avere qualcuno che ha così tanta fiducia verso le proprie capacità… La Yakushi si sente bene, si sente fremere dalla gioia all’idea che presto farà strada, che presto raggiungerà i suoi obiettivi… se l’infezione glie lo permetterà. Ma quei pensieri e quelle belle parole lasciano il posto al fulcro di quello che la piccola vuole comunicare alla madre, qualcosa che la donna merita di sapere per non essere tenuta all’oscuro di quello che succede nella vita della piccola. Confessa quello che ha ricordato e la mano della donna si ferma sopra al suo capo, si immobilizza e niente viene detto. Quel gesto che si arresta da parte della donna, viene registrato dalla giovane come un sintomo di distacco verso di lei. Il sangue le si raggela nelle vene e il cuore pare fermarsi per lunghi attimi mentre il respiro viene trattenuto. Brividi gelidi le percorrono la spina dorsale, facendola credere che è arrivato il momento… il momento in cui Kaori si alzerà e si allontanerà da lei. Quella mano ferma e lei che si rannicchia sempre di più sentendo gli occhi e il giudizio della madre su di sé. Vola la mente e volano i pensieri verso le direzioni sbagliate. Cosa starà pensando la sua mamma? Starà provando disgusto nel toccarla, per questo si è bloccata? Non riesce a ragionare lucidamente, non riesce ad arrivare all’ipotesi che semplicemente la sua mamma è rimasta inorridita, ma non per lei, ma per quello che lui le ha fatto. Cosa succederà ora? La testa inizia a girarle e a pulsare dolorosamente, ma prima che la situazione possa peggiorare avverte le braccia della donna stringersi intorno a sé. La cinge in un abbraccio mentre lentamente e dolcemente la tira sé. Quell’abbraccio vale più di mille rassicurazioni, più di mille parole… quell’abbraccio la rende sicura e la fa anche stare male per non essersene convinta prima. Chiude gli occhi e si stringe a lei nascondendo il viso per quanto le sarà permesso, mentre le spalle tremano un poco per quelle lacrime che, purtroppo, non è riuscita a controllare. Si sente meglio, libera, sicura. Ascolta le sue parole e la guarda negli occhi quando la scosta prendendole il viso, accennando un lieve e doloroso sorriso, grata a quella donna perché le dona il suo amore. Si morde il labbro inferiore ed abbassa appena lo sguardo. <Paura… terrore… ma ora comprendo il perchè molte piccole cose, di miei comportamenti… il non sopportare di sentirmi inerme, toccata da uomini che non conosco, il sentirmi così a disagio, il mio essere… auto distruttiva.> le parole escono flebili dalle sue labbra giusto appena tremanti. <Ricordare tutto è stato… come se mi strappassero le viscere dal corpo. E… vergogna.> vuole dirle esattamente come si sente, stare con lei e confidarsi come una figlia dovrebbe fare con la propria madre, nel ricercarne anche la protezione. Lei che ha sempre pensato di fare tutto da sola, di non aver bisogno di nulla, ma di sua madre si. Ne ha bisogno. Si stringe nuovamente a lei sentendosi protetta, al sicuro, sentendosi decisamente meglio e in pace con se stessa. <Ormai è passato.> questo è certo, ma ancora non sa come potrebbe in futuro reagire se si ritrovasse nuovamente davanti Otsuki. Si bloccherebbe o avrebbe la meglio la furia cieca? Non può saperlo, spera solo che molto presto questo enorme capitolo possa essere definitivamente chiuso. <E’ stato orribile, mamma… ma in un certo senso ora mi sento completa e a posto. La mia personalità si è ricomposta. Così tanto diversa da prima che… non mi sento nemmeno più Kouki, vorrei poter scegliere un nuovo nome che mi rappresenti, e non tenere questo… che rappresenta solo una parte di me, e mi è stato dato a caso da dei mercanti.> pronuncia, ma ancora, in questo tempo, non ha avuto modo di rifletterci e decidere. È solo un’idea, un accenno di pensiero che però le frulla in testa. <Ricominciare dopo aver riunito tutti i miei pezzi… andare avanti perseguendo le mie ambizioni.> vuole solo crescere e proseguire il suo cammino ora. Rimane stretta alla sua mamma appoggiando la testa contro il suo petto, chiudendo le dita in modo da afferrarsi alle sue vesti, come a non volerla lasciare mai più. [Chakra On]

15:49 Kouki:
 Certo, è sicura che diventerà un medico, ed è quella sicurezza che nel campo lavorativo ha sempre avuto. Essere brava, la migliore, quella leggera arroganza che le è sempre appartenuta, ma senza andare a sottovalutare avversari e situazioni. Diventerà un ottimo medico e non può che sorridere sempre più nel sentirlo dire anche dalla propria madre. Essere supportati ed avere qualcuno che ha così tanta fiducia verso le proprie capacità… La Yakushi si sente bene, si sente fremere dalla gioia all’idea che presto farà strada, che presto raggiungerà i suoi obiettivi… se l’infezione glie lo permetterà. Ma quei pensieri e quelle belle parole lasciano il posto al fulcro di quello che la piccola vuole comunicare alla madre, qualcosa che la donna merita di sapere per non essere tenuta all’oscuro di quello che succede nella vita della piccola. Confessa quello che ha ricordato e la mano della donna si ferma sopra al suo capo, si immobilizza e niente viene detto. Quel gesto che si arresta da parte della donna, viene registrato dalla giovane come un sintomo di distacco verso di lei. Il sangue le si raggela nelle vene e il cuore pare fermarsi per lunghi attimi mentre il respiro viene trattenuto. Brividi gelidi le percorrono la spina dorsale, facendola credere che è arrivato il momento… il momento in cui Kaori si alzerà e si allontanerà da lei. Quella mano ferma e lei che si rannicchia sempre di più sentendo gli occhi e il giudizio della madre su di sé. Vola la mente e volano i pensieri verso le direzioni sbagliate. Cosa starà pensando la sua mamma? Starà provando disgusto nel toccarla, per questo si è bloccata? Non riesce a ragionare lucidamente, non riesce ad arrivare all’ipotesi che semplicemente la sua mamma è rimasta inorridita, ma non per lei, ma per quello che lui le ha fatto. Cosa succederà ora? La testa inizia a girarle e a pulsare dolorosamente, ma prima che la situazione possa peggiorare avverte le braccia della donna stringersi intorno a sé. La cinge in un abbraccio mentre lentamente e dolcemente la tira sé. Quell’abbraccio vale più di mille rassicurazioni, più di mille parole… quell’abbraccio la rende sicura e la fa anche stare male per non essersene convinta prima. Chiude gli occhi e si stringe a lei nascondendo il viso per quanto le sarà permesso, mentre le spalle tremano un poco per quelle lacrime che, purtroppo, non è riuscita a controllare. Si sente meglio, libera, sicura. Ascolta le sue parole e la guarda negli occhi quando la scosta prendendole il viso, accennando un lieve e doloroso sorriso, grata a quella donna perché le dona il suo amore. Si morde il labbro inferiore ed abbassa appena lo sguardo. <Paura… terrore… ma ora comprendo il perchè molte piccole cose, di miei comportamenti… il non sopportare di sentirmi inerme, toccata da uomini che non conosco, il sentirmi così a disagio, il mio essere… auto distruttiva.> le parole escono flebili dalle sue labbra giusto appena tremanti. <Ricordare tutto è stato… come se mi strappassero le viscere dal corpo. E… vergogna.> vuole dirle esattamente come si sente, stare con lei e confidarsi come una figlia dovrebbe fare con la propria madre, nel ricercarne anche la protezione. Lei che ha sempre pensato di fare tutto da sola, di non aver bisogno di nulla, ma di sua madre si. Ne ha bisogno. Si stringe nuovamente a lei sentendosi protetta, al sicuro, sentendosi decisamente meglio e in pace con se stessa. <Ormai è passato.> questo è certo, ma ancora non sa come potrebbe in futuro reagire se si ritrovasse nuovamente davanti Otsuki. Si bloccherebbe o avrebbe la meglio la furia cieca? Non può saperlo, spera solo che molto presto questo enorme capitolo possa essere definitivamente chiuso. <E’ stato orribile, mamma… ma in un certo senso ora mi sento completa e a posto. La mia personalità si è ricomposta. Così tanto diversa da prima che… non mi sento nemmeno più Kouki, vorrei poter scegliere un nuovo nome che mi rappresenti, e non tenere questo… che rappresenta solo una parte di me, e mi è stato dato a caso da dei mercanti.> pronuncia, ma ancora, in questo tempo, non ha avuto modo di rifletterci e decidere. È solo un’idea, un accenno di pensiero che però le frulla in testa. <Ricominciare dopo aver riunito tutti i miei pezzi… andare avanti perseguendo le mie ambizioni.> vuole solo crescere e proseguire il suo cammino ora. Rimane stretta alla sua mamma appoggiando la testa contro il suo petto, chiudendo le dita in modo da afferrarsi alle sue vesti, come a non volerla lasciare mai più. [Chakra On]

16:32 Kaori:
 Non riesce a crederci. Non riesce a credere a ciò che Kouki le ha appena detto. Non perchè non creda alle parole della sua bambina o perchè la ritenga una bugiarda ma, semplicemente, perchè è una verità troppo orribile da accettare. Come può, un uomo di scienza come quel maledetto ricercatore, aver fatto una cosa tanto ignobile e disgustosa ad una *bambina*? Come può aver fatto di lei un mero strumento sessuale? Che fosse per propri desideri perversi o semplicemente per il mero bisogno di infliggerle quanto più dolore possibile? E se una frustata, una pugnalata, una bruciatura possono far male, l'essere ridotti a sentirsi violate -impotenti, è semplicemente devastante. E se lo è stato per Kaori che, a conti fatti, ha subito ben di meno di quanto non sia successo a lei, chissà come deve essere stato per una povera bambina spaventata? Kaori non riesce a fare altro che stringerla a sé, cullarla fra le proprie braccia, carezzarle il capo e desiderare di proteggerla. La cinge senza sapere cosa dire, sapendo che in casi come questo le parole non sono che di troppo. La sente tremare, piangere e accoglie quello sfogo con dolcezza tentando di fare delle proprie braccia il suo rifugio sicuro. La culla amorevolmente passando le dita al di sopra della candida capigliatura corvina fino a quando non andrebbe a ricercarne il viso per asciugare le sue lacrime con dei lenti e delicati movimenti circolari dei pollici. < E' passato, sì. > annuisce lei con forza, decisione, la voce bassa ma sicura nel tentativo di essere una roccia per lei, la sua bambina. < Ma è normale che faccia ancora male. Che tu abbia ancora paura. > continua con tono amaro andando quindi a sospirare. < Qualche anno fa, poco prima di conoscerti, ero stata rapita. Te lo avevo già raccontato una volta, ricordi? > le domanda con un mezzo sorriso andando a carezzarle ancora il capo, senza mai fermarsi, senza mai interrompere quel contatto con lei. < Volevano usarmi per dare alla luce dei bambini il cui codice genetico era stato forzato in laboratorio, impiantarmi in grembo cellule miscelate artificialmente, rendermi una sorta di incubatrice umana. > Sorride amaramente durante questo racconto. Non trema sebbene le memorie siano dolorose, vuole che lei sappia che in parte può capire. < E' stato orribile. Non potevo muovermi, non potevo scappare né ribellarmi. Incatenata, distesa, svestita. Gente che osservava e fissava ed una macchina che mi ha impiantato dall'interno quel seme innaturale. > Deglutisce arrestando quelle carezze e cercando ora le manine della bambina per stringerle nelle proprie. < Quando Raido mi ha salvata non riuscivo a farmi toccare da lui. Mi sentivo sporca e colpevole sebbene non avessi fatto nulla. Era come se temessi che mi si leggesse ovunque sul corpo quello che mi era stato fatto. L'idea che potesse vedermi di nuovo svestita mi dava i brividi, l'idea che potesse toccarmi mi faceva star male. > ricorda quella sera, quel suo stargli distante, quell'incapacità di sfiorarlo come facevano un tempo. < Sapevo che era sbagliato, che era un timore sciocco, ma non riuscivo a pensare ad altro. E' normale sentirsi così. E col tempo riuscirai a superare questo timore. Hai vissuto qualcosa che non avresti dovuto, qualcosa che soprattutto un bambino non dovrebbe mai affrontare. Ma ti prometto che arriverà il giorno in cui conoscerai la persona che riuscirà a farti sentire meglio. La persona che ti amerà abbastanza da non farti sentire più sporca o colpevole. > le sorride con speranza, con amore, tentando di lasciarle un bacio sulla fronte prima di tenerla accoccolata a sé, al proprio petto, abbandonandosi contro il divano, tenendola rannicchiata contro il proprio corpo. < Ma fino ad allora ci pensa la mamma a starti vicino. Mh? > le propone dolcemente prima di ascoltare quell'ultima parte di discorso che in parte le fa piacere. Kouki si sente meglio. Completa, nuova. Rinata. Qualcosa che sembra essere una buona notizia visto come spesso e volentieri, nel tempo, si era sentita più simile ad una bambola rotta e dai pezzi mancanti. < Sono contenta se ti senti meglio nonostante tutto. Deve farti sentire più leggera suppongo. > osserva la Hyuga sorridendole, carezzandole pigramente i capelli con delicatezza. < Possiamo trovare insieme un nuovo nome per te. Pensarci finchè non ne troviamo uno che ti piaccia. Mh? > [ Chakra: on ]

17:02 Kouki:
 Come si può sentire una bambina? E’ difficile da spiegare. E’ difficile spiegare come una persona possa sentirsi nell’essere violata. Un conto è subire delle torture fisiche, lei poteva farlo, sopportare il dolore, i tagli e le bruciature. Sopportare gli esperimenti, le prove, poteva anche sopportare la tortura psicologica che le veniva inflitta per farla sentire solo una macchina, un oggetto, qualcosa che doveva solo appartenere al suo creatore. Poteva sopportare ogni cosa e sforzarsi per accogliere il dolore, perché tanto sapeva che sarebbe passato. E’ terribile, ma poteva farcela. Il ricordarsi invece di una violenza carnale è diverso, perché non ferisce solo carne, ma ferisce anche lo spirito, come ogni cosa in realtà, ma quello lo ferisce molto più nel profondo. Difficile da spiegare, ogni donna, o uomo, vorrebbe non parlarne mai più per la vergogna e il senso di colpa. La Yakushi si è sentita impotente, immobile, incapace di lottare mentre qualcuno la svestiva e poteva fare di lei ciò che voleva. L’anima di squarcia, il dolore fisico è insopportabile e per quanto si possa urlare e pregare di fermarsi, ciò non avviene. E allora si spera solo di svenire, perdere i sensi o morire. Chiudere gli occhi e avere paura, il terrore, di morire, ma allo stesso tempo essere grati e dare qualsiasi cosa per non svegliarsi mai più. E’ colpa sua, si diceva, perché non era stata abbastanza brava, abbastanza ubbidiente, perché non riusciva a soddisfare le richieste dell’uomo, perché non era come lui avrebbe voluto all’inizio. Sono mille e più le ragioni secondo le quali una persona può sentirsi in colpa, ma chissà come mai non si da mai la colpa all’aggressore e basta. Non inizialmente almeno. Lui si è preso qualcosa di importante, glie lo ha strappato via senza ritegno, non dando valore alla sua vita, riducendola ad una bambola vuota e basta. Annullamento totale di lei come essere vivente. Come persona. Ma ora è passato, è un lontano ricordo che pian piano diventerà ancora più piccola, ma senza sparire del tutto, quello non potrà mai succedere. Ascolta le parole di sua madre con estrema attenzione, rimanendo stretta a lei fino a quando non le stringe le mani, quindi si scosta appena per guardarla. Ricorda che glie lo aveva detto, era stata rapita e tenuta segregata in una cella, in un laboratorio… ma non aveva mai saputo altro, per lei era tutto. Ma è tempo invece che anche quella parte le venga rivelata… gli intenti, le motivazioni per le quali si trovava lì. Nuda, bloccata, fecondata. Rabbrividisce e raggela nell’immaginarla in quello stato, violata e distrutta da un macchinario per essere inseminata… anche lei, riducendola a un mero oggetto. Un’incubatrice per i loro scopi. Disgustoso, senza alcun rispetto della vita umana, non solo per quella di sua madre, una donna ridotta al nulla, ma anche per quegli embrioni modificati. Gente come quelli, come Otsuki, che non hanno il minimo rispetto della vita umana… e ora se ne sente disgustata, impietrita, osservando la sua mamma conscia che lei possa comprenderla al cento per cento. Conscia che anche lei abbia subito una delle peggiori cose che una donna non dovrebbe subire. L’umiliazione. Ma anche lei… anche la Yakushi si è trovata dall’altra parte a volte, con Otsuki, è stata come lui e ancora si sente come lui. Quando pensa al suo clan, ad Orochimaru, la sua innata, le sue ambizioni… sa che non si fermerebbe davanti a niente. Ma si tiene per sé queste sue considerazioni e continua ad ascoltare ogni singola parola… di come si è sentita dopo con Raido, di come sia normale sentirsi spaventate. Abbassa leggermente il capo stringendole le mani. <Mi dispiace che tu abbia subito questa umiliazione… Quelle persone sono tutte morte? Hanno avuto quello che si meritavano?> tenterebbe di abbracciarla nuovamente, di stringerla forte, perché non ha parola giuste da dire, vuole solo dimostrare a gesti. <Sei riuscita… sei riuscita a superare la tua paura? Hai incontrato questa persona speciale?> una persona che non ti fa sentire sporca e colpevole. Spera solo che non fosse Raido, perché a questo punto il suo abbandono sarebbe ancor peggiore e più grave nei confronti. Lasciarla nel modo che ha fatto lui, ma… è quello che è successo. Sua madre se n’era andata per risolvere alcune questioni da sola… quelle questioni. Dentro di sé prende consapevolezza doveva riprendersi da questo e dalla sua perdita, perché forse non riusciva più appunto, ad esser vista e toccata dall’Oboro. Lei l’aveva aspettata, Raido no, era corso nelle braccia di un’altra. E quando sua madre è tornata deve essere stato più che terribile. Si stringe ancora di più contro la donna. <Mi dispiace. Ma…> una piccola pausa. <Ora mi sembra che le cose stiano andando meglio, vero? Con Az…> è lui la sua persona speciale? L’ha trovata finalmente? <A me sta bene che tu stia con me, te l’ho detto… vorrei davvero ufficializzare il fatto che sono tua figlia, se sei d’accordo. Vorrei tanto… stare con te per sempre.> la vocina si fa sempre più flebile, corrotta dall’emozione e dalla speranza. <Pensi che però io trovi davvero questa persona speciale? Pensi che… riuscirò a trovarla e ad esaudire le mie ambizioni? Pensi che io riuscirò a meritarlo?> altre domande mentre tiene appoggiata la testa sul suo petto. <Un nome… si.> sospira, resterebbe così con lei per tutta la sera. [Chakra On]

17:53 Kaori:
 La piccola le stringe le mani, abbassa lo sguardo, può capire perfettamente ciò che Kaori ha subito e vissuto. Anzi, forse è proprio la Hyuga che non può capire totalmente ciò che la Yakushi ha passato. Kouki era solo una bambina innocente ricolma di sogni e speranze quando tutto è successo. Kaori era una kunoichi già abbastanza navigata ed una fanciulla ormai nella sua età adulta alle soglie del matrimonio. Per quanto l'atto subito sia stato crudele, ingiusto ed atroce, non v'è paragone su chi -fra le due- abbia sofferto maggiormente. Kaori guarda la piccola, sorride amaramente e quindi annuisce piano al suo dire prima di smuovere le rosee. < Sì. Sono tutte morte. > conferma lei ricordando come Raido avesse disseminato cadaveri e corpi per la strada che separava Kaori dalla sua cella all'uscita di quel maledetto laboratorio. E poi ricorda gli uomini uccisi al tempio prima di arrivare da quel folle di Cappuccio Rosso. La domanda della piccola porta Kaori ad umettarsi le labbra a quel punto e a prendersi un lungo attimo di silenzio prima di risponderle. < Ho davvero creduto che quella persona fosse Raido. > inizia col dire Kaori fermandosi, guardando la bambina negli occhi. < Mi aveva fatta sentire ugualmente voluta e compresa nonostante continuassi a sentirmi così sporca e colpevole. Non mi sentivo pulita, non mi sentivo propriamente-- bene > spiega la Hyuga ravviandosi la folta chioma viola con un gesto della mano. < Ma era come se pensassi "nonostante sia così miserabile a lui vado bene lo stesso". Che è un pensiero orribile, me ne rendo conto. Equivaleva quasi ad accontentarsi, ma in quel momento pensavo fosse accettabile. > sorride amaramente espirando, stringendo la piccola ancora più a sé man mano che Kouki le si fa più stretta, più vicina. Mai come in questo momento, forse, le due sono state così legate. Mai si sono comprese e capite come in questo esatto istante. Ed è terribile che abbiano trovato una simile unione proprio in virtù di una tale disgrazia, tuttavia è anche vero che si può sempre considerare il lato positivo: è meraviglioso che da una esperienza tanto atroce abbiano potuto ricavare un dono tanto bello come una simile unione. Quando Kouki nomina Azrael il viso della Hyuga si rasserena, il sorriso fino a quel momento spento e malinconico si anima di una dolcezza involontaria ed istintiva che va a donarle nuova pace. Sorride, annuisce, abbassa timidamente lo sguardo. < Sì. Sì, adesso va meglio con lui. > afferma con incredula dolcezza la jonin, ripensando al candore dei momenti vissuti con lui fino a quel giorno. Al loro ritrovarsi, al loro amarsi, al loro cullare vicendevolmente quelle ferite che nessun altro è stato in grado di curare davvero. < Lui mi fa sentire bene. Non mi fa sentire in difetto o sporca. Mi fa sentire... perfetta. Quando è lui a guardarmi sento di poter fare qualunque cosa... > spiega lei con termini miseri e fin troppo semplici le sensazioni che la vicinanza del Nara è in grado di scatenarle dentro. Ascolta quanto Kouki le chiede, le domanda, e teneramente va abbracciandola più forte sentendosi emozionata dal sentire tale dire uscire dalle sue labbra. Tuttavia quell'iniziale affettuosa rivelazione lascia spazio ad un timore profondo, ad una paura palpabile che la Hyuga vuole a tutti i costi cullare e rassicurare. < Ne sono sicura bambina mia. Un giorno, quando meno te l'aspetterai e dall'ultima persona che crederai possibile, riceverai l'amore che hai sempre meritato. Quell'amore capace di risanare tutte le ferite, capace di darti pace e forza per compiere qualunque impresa. Persino rinascere. > le sorride teneramente carezzandole il capo, tenendola stretta a sé, poggiando la guancia contro la sua testa. < Meriti quanto di più bello esista a questo mondo bambina mia. La mamma ne è sicura. > le sorride, dolcemente, la ragazza, andando a quel punto ad espirare e chiudere gli occhi. < Ti senti meglio ora? > [ Chakra: on ]

18:20 Kouki:
 Tutte morte. Quelle persone hanno avuto quello che si meritavano e la ragazzina sorride sollevata verso la madre. Una notizia come quella la rasserena, le fa pensare che almeno un poco è riuscita a trovare soddisfazione nella vendetta. Anche se quest’ultima non le ha ridato quello che ha perso e non ha cancellato quello che ha subito. Però è anche vero che le due riescono a comprendersi l’un l’altra, in quella disgrazia riescono a fortificare il loro legame, ognuna sollevata dal poter essere compresa al meglio dall’altra. Un po’ come si sente nell’essere capita al meglio da Az in ogni aspetto della sua vita. E’ incredibile, ma forse potrebbe aver trovare davvero la sua famiglia, quelle persone che la fanno sentire bene e protetta, accettata, amata. In seguito ascolta le parole di Kaori riguardo alla sua persona speciale… quella persona che, come temeva, aveva creduto potesse essere Raido. Sua madre è stata delusa e non pensa nemmeno che i suoi pensieri possano essere stati così terribili. <In quel momento eri a pezzi. Confusa, ferita, dolorante… un pensiero come il tuo non lo definirei orribile ma… solo il pensiero di una persona ferita e scombussolata. Hai dovuto… allontanarti per riuscire a ricomporti. E Raido non l’ha capito.> ora invece lei riesce a comprendere molto meglio quello che sia madre ha fatto, riesce a vedere ogni cosa sotto un altro punto di vista. Si stringe a lei e sorride nel vedere il suo viso che si rilassa quando parla di Az… ne è davvero felice. Le sorride, l’abbraccerebbe con ancora più affetto. <Sono così contenta.> non finirà mai di ripeterlo. Sapere che sua madre è felice e che sta andando avanti al migliore dei modi, la riempie di gioia… soprattutto a pensare che non sarà lasciata indietro nemmeno lei. Potrà vederla tornare alla vita, rifiorire, sentirsi bene. Desidera solo il meglio per la donna che le sta dando tutto. Ancora sorride e chiude gli occhi nel sentire le sue ultime parole, accoccolandosi contro di lei come per prendere sonno. <Rinascere… si. Mi sento davvero meglio.> la sua mamma ne è convinta, e ora più che mai deve iniziare ad andare avanti e a credere nel suo futuro. Con lei, con Az, con chiunque possa incontrare nella sua vita. Rimarrebbe lì con lei, e forse si addormenterà pure, chissà… forse anche la sua mamma, prima di andare a coricarsi in maniera definitiva a letto. [End per entrambe – Grazie! <3]

Dopo l'operazione fatta insieme, Kouki e Kaori tornano a casa ed hanno modo di parlare.
Kouki le racconta di come Mirako e le altre sue personalità siano svanite e Kaori le racconta di cosa le sia successo nei laboratori di Cappuccio Rosso per farle comprendere che può capire il suo dolore.
Le due si avvicinano ancora di più a seguito di tali rivelazioni ed alla fine trovano conforto l'un nelle braccia dell'altra assopendosi teneramente sul divano.