Giocata del 03/06/2018 dalle 16:07 alle 19:18 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Discesa la notte ogni cosa si fa buia e silenziosa. La casa di Kaori è piuttosto affollata solitamente ma, nonostante tutto, quando cala il sole la pace arriva a discendere in ogni stanza dell'abitazione. La grande tigre striata se n'è andata, sbadigliando, verso la stanza della Hyuga mentre questa, dopo aver dato la buonanotte alla piccola Harumi, è andata nella camera dell'altra bambina dai lunghi capelli neri per farla addormentare. Harumi è stata fatta adagiare nell'ultima camera per gli ospiti rimasta libera, una stanza con una finestra che dà sul giardino, un armadio non troppo grande, una cassettiera ed un letto ad una piazza e mezza in mezzo alla parete ovest. La stanza è fresca, una brezza gentile filtra dalla finestra accompagnando il sonno della bambina. [...] Buio. Completamente buio. Qualcun altro avrebbe paura, potrebbe ritenerlo terrificante. Per Harumi è quasi confortante. Familiare. Il buio le è stato vicino per molto tempo, suo unico amico e compagno. Non vede nulla così immersa nell'oscurità ad eccezione di chiazze di colori vivaci che le esplodono sotto lo sguardo a intervalli irregolari distorcendosi e snodandosi per poi svanire e riformarsi con nuove forme, nuove sfumature, in nuovi scoppi di colore ed energia. Scintille che danzano dinnanzi a lei accompagnando quell'unico suono che accompagna ogni suo movimento. Bip. Bip. Bip. Un continuo, regolare, ormai quasi dimenticabile Bip. Un suono acuto, breve, che si ripete con quell'unica e continua nota senza sosta. Non ricorda, Harumi, un giorno vissuto senza quel suono ad accompagnare i propri pensieri, così come non ricorda di aver mai visto altro che non fossero colori, chiazze di colore senza forma. Le sembra di galleggiare, non riesce a muoversi, il suo corpo pesa tonnellate eppure non è scomoda, le par quasi di volare. Semplicemente è lì, sospesa nel buio, cieca a qualsiasi cosa non siano quelle esplosioni di sfumature opache a sentir scandire il proprio tempo da quel continuo Bip. Bip. Bip. [ Ambient. ]
Quando si guarda verso il cielo si rimane meravigliati dalla vastità dello stesso, con quei colori accesi e l’immaginazione che ti porta oltre quello strato di atmosfera. Che sia giorno o notte l’essere umano non può non sentirsi piccolo in confronto alla natura che si riflette nei suoi occhi. Suscita diverse emozioni che riempiono l’animo come acqua che rompe gli argini e si getta in un bacino sotto formo di cascata. Riempie con un fragoroso rumore e allo stesso tempo i sentimenti e le emozioni producono suoni impercettibili per tutti tranne che per la bambina sperduta. Ode i suoni e li comprende ma non è in grado di trasformarli in emozioni visibili. Il suo sistema di traduzione è andato fuori uso, rendendo i suoi bianchi e perlacei, quasi viola, occhi vuoti e inespressivi. Albino il crine che si srotola lungo la sua piccola schiena spargendosi poi sul cuscino come i raggi del sole. Poco ordinati perché la sua stessa figura e il modo di apparire non le interessano. Si lascia andare a quel mondo nuovo, trascinata dalla corrente di colori e suoni ancora troppo veloci per lei, preferendo essere passiva, incapace di controllare quello che la circonda e di scegliere il meglio. Un pigiama addosso molto semplice fresco e leggero. Su quello stesso petto spicca una cicatrice che parte dall’inizio dello sterno e continua al di sotto dei vestiti lungo tutto quell’osso, al contrario delle piccole ferite alle mani e ai piedi che ormai sono guarite. Galleggia sprofondando sempre di più in quel mondo dei sogni dove il buio predomina, ed è bello ma non solo, è magnifico. Il buio è familiare ed è caldo ed avvolgente, un bozzolo che l’avvolge in quel galleggiare verso una meta sconosciuta. Non vede nulla ed è tutto così tranquillo qui, senza rumori e ronzii, il corpo e il cervello sembrano galleggiare sopra al mondo, immobile e paralizzata, ma le sembra tutto familiare, le sembra la sua vita di sempre. Riesce a respirare ma da lontano sente qualcosa. Bip bip bip. E’ continuo e la culla, le sembra che sia qualcosa che ha sempre fatto parte della sua vita, quel suono fa parte di lei. I colori poi iniziano a squarciare il buio tramite lampi dipinti e vivaci. Bip bip bip. Accompagnano il suo tempo e il battito del suo cuore, scandendo quelle scariche di colore che la fanno sentire a casa. Quel mondo è il suo mondo, è quello che conosce ed è quello che è abituata a vedere. Statico e lento come è lei, del tutto diverso dal mondo che ha visto a Konoha e nel quale si sente fuori posto. Bip bip bip. Si sente bene finalmente tranquilla.Tranquilla. A casa. Sì. Questo è quello che conosce, questo è quello che le dà in qualche modo sicurezza. Non ricorda nulla del suo passato, non sarebbe in grado di descrivere un ricordo preciso, eppure, sente dentro di sé che questo galleggiare nell'oscurità le è di conforto. Come quando si ritorna a casa dopo essere stati per una lunga giornata ad una festa dove non si conosce nessuno e ci si sente a disagio. Fuori posto. Fuori sincrono. Qui, questo è il suo rifugio sicuro o, più semplicemente, quello che conosce e che comprende. Il buio non le fa del male, i colori sono come una danza di fiamme che nascono, esplodono e si riformano sotto forma di esplosioni sgargianti e forme bislacche del tipo più strano. Quel bip ormai non è altro che rumore di sottofondo, un tarlo al quale si è abituata e a cui non fa quasi più caso. Probabilmente troverebbe più strano il ritrovarsi senza di questo, piuttosto che continuando a sentire quell'incessante e continuo squillare. Tutto procede lentamente, senza alcuna variazione, fino a quando non è più così. Dopo un tempo che non sarebbe capace di quantificare, Harumi avverte qualcosa di spiacevole. Una sensazione di irrequietezza, di disagio, che le riempie la mente senza neppure sapersene spiegare il perchè. Come l'inspiegabile ed istintivo timore di guardare un morto, come il primordiale istinto di cercare la luce nelle tenebre. < Ci siamo quasi, ci siamo quasi mia piccola Harumi. > Il tono è adorante, basso, quasi una preghiera che verrebbe rivolta alla piccola. Il tono è maschile, carezzevole, quasi volesse abbracciarla con quel suo dire sognante e coinvolto. < Ormai manca poco. Fra poche settimane potrò farti uscire da qui. Insegnarti ogni cosa, allenarti, renderti la Hyuga che a lungo abbiamo atteso e cercato. > V'è una nota d'impazienza, di euforia nel tono mellifluo e smielato che la ragazzina potrà udire. Par quasi star parlando a qualcosa di prezioso e rarissimo, qualcosa che desidera non lasciarsi sfuggire, che non può permettersi di perdere. Parrebbe quasi un sentimento gentile, sano, eppure Harumi può avvertire semplice repulsione per questa voce. Non può vedere, non sa da dove venga, è semplicemente un suono che va ad oscurare il suo fidato ed amico Bip. Comprende le parole, capisce il significato di quanto le viene detto, ma non ne conosce il senso. Parole vuote che le causano disagio e sconforto, un brivido freddo ad insinuarsi fra le sue membra intorpidite. [Ambient.]
Bip bip bip. Sono i suoi sogni. Bip bip bip. È la sua vita, tutto quello che conosce. Quello è il mondo al quale appartiene ed è l’ambiente che sente suo, è come crescere nel ventre materno, anche se nessuno potrebbe mai ricordarsi quello stato della vita. Bip bip bip. È la voce della madre che parla al proprio ventre, ormai di sottofondo ma così familiare e tranquillizzante. Meraviglioso il dono della vita ma bisogna saperne fare il giusto utilizzo, e ora la bambina non lo sta usando. Galleggia all’infinito con la compagnia dei colori e del suo suono ritmico. I colori poi sono gli stessi che si è trascinata nel nuovo mondo, e il ronzio basso che sente quando è sveglia, forse non è altro che l’ombra del ricordo di quel bip bip bip costante. Ma come tutte le cose belle anche questa finisce per essere interrotta bruscamente da emozioni e sensazioni negative. Irrequieta, nervosa e spaventata per qualcosa che nemmeno vede ma può sentire. Un nuovo rumore va a sovrastare la voce di sua madre, e sono parole maschili e prepotenti. Prepotenti perché osano irrompere nella sua calma per portarle via il suo suono, ma è anche un tono che non riesce a comprendere. Non comprende nemmeno il senso di quelle parole. Lui la adora, la venera in quelle parole che le dona, è una voce carica di aspettativa che la informa in maniera sempre più forte di qualcosa che non ha senso per lei. Cosa vuole quel mondo estraneo e perché invade il suo, sono domande che le ronzano in mente. Non le piace e non la vuole più sentire inizia così ad agitarsi nella sua immobilità, i brividi freddi sembrano volerla risvegliare e lei inizia a cercare di muoversi in maniera nervosa ed infastidita, impaurita e irrequieta. Cerca di sfuggire a quel suo stato solo per allontanarsi da quella voce estranea ed invadente. Occhi, occhi che cercando di schiudersi per togliere quel velo oscuro, e non perché le dispiace ma solo perché vuole fuggire da una situazione che la sta facendo sentire male. Le membra della bambina si scuotono, si sente mancare il fiato e si sente annegare in quel suo mondo invaso.Vorrebbe muoversi, aprire gli occhi, ma tutto è così-- pesante. Ogni cosa è un gravoso fardello che la mantiene immobile in quel semplice stato di sospensione. Blubb. Blubb. Blululubb. Sfiancante. Spossante. Il buio è persistente, i colori scoppiettano più rapidamente ed esplodono come mille fuochi d'artificio dinnanzi alla ragazzina ampliandosi in forme geometriche ipnotiche e fluide. Bip. Bip. Bip. Accelera appena il suono, s'agita anche lui con lei quasi come possa avvertire il suo disagio interiore, quel tentativo di allontanarsi, fuggire, tornare da sola nel suo piccolo mondo solitario. < Lo so, lo so che sei stanca. Ma abbi solo un po' di pazienza mia diletta. > cinguetta la voce con tono contrito e al tempo stesso dimesso, quasi sentisse egli stesso dolore per la piccola bambina. E' una sensazione strana. E'-- qualcosa di spiacevole che fa sentire Harumi in subbuglio, scomoda. Quasi spaventata. E' come il ricordo di qualcosa che non si è in grado di descrivere o rammentare davvero, come il rivivere di qualcosa che si è cercato di dimenticare o che non si è mai compreso. V'è un nauseante senso di dejavu e al tempo stesso di ignoto. Da un lato è come sentire di sapere come tutto quanto andrà a finire, dall'altro è come avere paura per quello che potrebbe verificarsi da un momento all'altro, lontano dal nostro controllo. < Presto potrò riportarti a Konoha, presto potrò fare di te la Hyuga che per anni abbiamo atteso e aspettato. La nostra salvezza, la nostra promessa di rinascita. La nobile stirpe della luna... e tu ne sei la principessa. > Euforia, eccitazione, incontrollata bramosia a tingere la voce di quest'uomo che par quasi rasentare la lucida follia. Le parole vengono seguite da un respiro pesante, rotto, quasi un annaspare affaticato del quale però non si riesce a comprendere l'origine o la motivazione. [Ambient.]
Affoga senza acqua e senza neppure sprofondare per davvero, è solo una sensazione di disagio che le attanaglia le membra. Lei si agita, il respiro manca, il cuore palpita e il suo suono aumenta il ritmo. Bip bip bip! Soffre con lei come soffrirebbe una madre nel vedere la propria figlia stare male. Paura e panico mentre i colori esplodono davanti ai suoi occhi e lei non capisce quello che sta succedendo nel suo mondo. Tutto sta sfuggendo alla sua normalità e non vuole, non deve accadere. Non deve, non deve. No, no, no, no. Fermate tutto questo, che qualcuno fermi il cambiamento perché lei non è pronta per questo. La voce torna come il suo incubo peggiore e invece di calmarsi non fa che inquietarsi ancora di più. Diletta non sa cosa significa, e non sa nemmeno perché deve portare pazienza, non si sente nemmeno stanca ma spaventata e vorrebbe urlare ma non riesce. Le labbra si schiudono e tremano, il corpo scosso da tremiti di profonda paura per qualcosa che deve ancora succedere. Lei non prevede il futuro eppure è consapevole che qualcosa succederà, è un presentimento che la rende nervosa ed impaurita. E’ un sogno che l’ha riportata al suo mondo tranquillo, e ora una voce lo ha interrotto ma fa sempre parte di quel sogno. La bambina si trova a casa di Kaori in un morbido e caldo letto, ma quello che sta vivendo ora appartiene a lei, non è un semplice sogno. Konoha. Quel nome che sapeva di conoscere, loro le avevano parlato di Konoha mentre la parola Hyuga se l’era dimenticata. Fa parte di lei quella voce, la sua essenza è stata lì. Quello che sente però ha tutto un altro effetto su di lei e cerca di comprendere cosa possa essere la stirpe della luna mentre lei, quella stessa bambina galleggiante, pare essere molto importante. La salvezza, la principessa. E quale bambina non vorrebbe essere una principessa e sentirsi così importante? Nonostante quella voce, l’uomo e il respiro le procurino ansia pura, quelle parole precise e idolatrici le fanno piacere. Si potrebbe calmare se lui si fosse degnato di chiederle prima il permesso di entrare nel suo mondo, non può perdonarlo. Non riesce a smettere di aver paura e di voler fuggire, ma si sente così pesante e costretta. Bip bip bip.Bip. Bip. Bip. Bip. Bip. Il suono accelera, piange, stride e con esso i battiti del cuore della piccola Harumi. Basta. Basta. Vuole tornare alla sua pace, alla sua tranquillità, ai suoi colori, al buio soffocante che la culla come un caldo mantello. E la voce lo nota, lo sente, forse quel bip non è solamente nella sua mente, forse non è solo una voce al suo orecchio, forse è così che si esprime il mondo. Bip. Bip. Bip. < Che meraviglia... quanta-- vita > osserva affascinata la voce con tono adorante, venerante, e quasi si può avvertire nella sua intonazione il sorriso che gli distorce le labbra. < Vicini. Siamo vicini. Sì. > mormora ancora, piano, prima che tutto ciò che resta non sia altro che quel ritmico e regolare Bip. D'improvviso la voce non c'è più, il respiro affannato è svanito e tutto sembra essere tornato alla normalità Buio. Pace. Colori. Bip. Bip. Bip. Eppure qualcosa stona questa volta nel suo piccolo mondo. La strisciante e sfuggevole sensazione di avere qualcosa sulla punta della lingua e di non ricordare cosa sia. La sensazione di essere sull'orlo di sapere qualcosa di fondamentale ed importante ma senza avere idea di cosa. La consapevolezza che qualcosa manca, sfugge dalle dita sottili della piccola. E al rassicurante e onnipresente Bip si contrappone lo sciabordio del sangue nelle tempie, la sensazione di avere un tarlo che le picchietta la testa per ricordarle che c'è qualcosa che sta sfuggendo dalle sue manine. Una sensazione fastidiosa che riempie la piccola di ansia, irrequietezza, timore... E d'improvviso gli occhi s'aprono ed è buio attorno a lei. Ma non è una oscurità assoluta o incontrastata, è screziata dalle crepe argentee che vengono dalla finestra. Raggi di luna che come falangi nodose si allungano sopra le coperte, le pareti, delineando le forme di ciò che riempie la stanza. E' sveglia, il cuore batte forte sotto quella lunga cicatrice che le discende lo sterno, il viso imperlato d'un velo di sudore freddo. Nelle orecchie c'è l'eco distante e continuo di quel lontano Bip. Bip. Bip. [END]
Il mondo parla attraverso suoni, colori e odori ed è così che lei lo vede. È quello che conosce e ama. Bip bip bip. Cosa dice, come e perché ma non riesce a tramutare quei dati in qualcosa di comprensibile. La vita che si crea e si genera, ogni forma animale nasce in qualche modo, eppure quell’uomo sembra incredibilmente sorpreso e meravigliato di vedere la sua vita, quella della bambina. Il perché è a lei sconosciuto ma a quanto sente sono vicini a qualcosa. Si agita nella sua confusione e i colori si mischiano in maniera violenta comunicando il suo stato d’animo. Vicini vicini vicini. Vicini a cosa? Qualcosa le sfugge come sabbia tra le dita, lei che lotta per immergere le mani in acqua e le stringe per cercare di catturarla. L’acqua però non si fa catturare a mani nude, è impossibile compiere un gesto del genere. Serve un contenitore e lei non ha questo strumento ora. Le manca qualcosa per capire e afferrare quello che le manca. Torna il suo suono rassicurante, torno il suo buio, il suo mondo perfetto al quale appartiene. Bip bip bip. Si rilassa tornando a galleggiare. Bip bip bip. Qualcosa le martella la testa turbando quel momento. Bip bip bip. Riapre gli occhi di scatto non vedendo più il buio davanti a sé, ma riesce a carpire il soffitto di una stanza che non conosce e in un primo momento di confusione non ricorda nemmeno dove si trova. Poi rammenta Kaori, la sua casa, la stanza e il letto caldo e morbido. E’ sveglia da quel sogno che l’ha lasciata confusa e i colori danzano intorno a lei, il blu scuro accompagna le ombre della notte che si stagliano sui muri. Il blu danza al suono di quel ronzio, no è un bip bip bip sempre più lontano al quale fa eco. Una manina si sofferma sulla cicatrice ad ascoltare il suono del proprio cuore, l’altra viene passata sulla fronte per asciugarne il sudore. Si alza, scende dal letto senza dire una parola mantenendo la sua espressione vacua. Passi lenti a piedi nudi vengono donati al terreno in direzione della stanza e ne esce per andare a cercare la stanza dove dorme Kaori. In caso di esito positivo entra cercando di fare meno rumore possibile e rimane lì immobile al fianco del letto. Occhi bianchi a fissare il viso della donna che dorme senza però fare nulla. Respiro affannoso e assume l'identità di uno spettro incapace di scegliere e comunicare quello che vorrebbe. Non osa e rimane a fare quello in cui è brava: osservare. [END]