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Padre e figlio

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Giocata di Corporazione

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con Azrael, Kaori

10:29 Kaori:
 Finito il turno in ospedale Kaori si sente a pezzi. Le bruciano gli occhi, ha poco chakra disponibile dopo una lunga operazione notturna passata a salvare la vita di uno shinobi di ritorno da una dura missione e le palpebre pesanti. Le farebbe bene un bel pomeriggio di sonno e con questa idea lascia l'ospedale dimenticandosi persino di sfilarsi il camice da sopra i propri vestiti tanta è la stanchezza che ha addosso. Sta avanzando per le vie di Konoha che dovrebbero portarla verso casa quando si rende conto di trovarsi a due soli isolati di distanza da casa di Azrael. Si ritrova immobile sul ciglio della strada con il capo rivolto alla propria sinistra, lo sguardo a puntare l'abitazione già visibile da lì, il cuore a martellarle nel petto. Non vede il ragazzo da un po' per via degli impegni che li sommergono ogni giorno e il pensiero di salutarlo anche solo per pochi istanti, giusto per dargli il buongiorno, le riempie il cuore di un calore gentile e rinvigorente. Sente le forze tornarle in corpo -insomma, solo un po'- e quindi ruota la sua figura alla propria sinistra per avviarsi verso casa del Nara con un sorriso puntato sulle labbra e lo sguardo pesante di chi ha una nottata in bianco alle spalle. Solo una volta a metà strada si rende conto di indossare ancora il camice ospedaliero; si è fermata davanti alla vetrina di un negozio per vedere in quali miserabili condizioni è quando si è accorta di cosa sta indossando. Al di là dei capelli scomposti raccolti in una crocchia piuttosto sfatta, Kaori indossa il camice bianco da medico -dal cui taschino superiore spuntano una penna ed un oftalmoscopio- ed il coprifronte di Konoha legato attorno alla gola, il laccio posteriore a nascondere parte dei sigilli dell'Hiraishin e dell'empatia che Azrael le ha impresso tempo addietro sulla pelle. Sotto il camice indossa una camicetta lilla con un paio di bottoni lasciati aperti ed un paio di stretti pantaloni neri a vita alta che le fasciano cosce e gambe, coperti parzialmente da degli stivali leggermente rialzati color pece. Una alta cinta le stringe i fianchi dandole tutto sommato un aspetto rispettabile e professionale nel quale in questo momento non si sente proprio a suo agio. Sospirando va disfacendo lo chignon ormai rovinato e tenta di far ricadere dietro la schiena la cascata di capelli viola cercando di pettinarli con le dita per dar loro un aspetto quanto meno decente. Fra capelli spezzati, nodi strappati e qualche imprecazione trattenuta fra i denti, Kaori riesce a sentirsi appena un po' più in ordine, abbastanza da potersi far vedere da Azrael senza vergognarsi almeno, e quindi riprende la sua camminata fino a quando non raggiunge l'abitazione. Inspirando a fondo e pregustando l'idea di poterlo vedere -sperando che non sia già in Magione o chissà dove-, va sollevando una mano per colpire la porta d'ingresso in una ritmica sequenza di tre colpi. [ Chakra: on ]

10:58 Azrael:
 Il mattino s’appresta a riscaldare col suo tepore il Villaggio della Foglia. L’orario, non particolarmente inoltrato, porta tutta Konoha a mostrarsi ancora parzialmente assopita, densa di quella pigrizia tipica di un risveglio appena avvenuto. In casa del Nara tutto tace, al momento. La giovane Ishiba è chiusa nella sua stanza, probabilmente ancora dolcemente avvolta nell’abbraccio di Morfeo, i due bambini sono, anche loro, nella stanzetta adibita per la loro sosta in quella abitazione. Le uniche figure già sveglie ed attive all’interno della casa sono Kaime Kazama ed Azrael, suo figlio. Destatisi già da un po’, ormai, si sono divisi nelle rispettive faccende da portare a termine. La donna ha preparato la colazione per tutti gli inquilini della casa, fin troppo affollata, mentre il Dainin si è occupato della propria cura personale – come è solito fare ogni mattina – e di alcune faccende di carattere burocratico che il nuovo ruolo da Consigliere gli ha imposto. Lo shinobi delle ombre indossa una maglia nera, ben aderente su petto e busto, le cui maniche sono composte da una sottile trama di fili intrecciati a formare una rete che gli fascia il bicipite fino alla metà. Dalle maglie della stessa si intravedono le bende che svettano candide sulla parte alta delle braccia e sul petto. Le gambe sono caratterizzate da un paio di pantaloni grigio scuro, retti in vita da una cintura di cuoio la cui fibbia reca la sottile incisione del simbolo del clan a cui tanto fieramente appartiene. Ai piedi porta un paio di scarpe chiuse dal taglio classico, di lucida pelle nera, il cui tacchetto risuona ad ogni passo compiuto sul parquet di cui è pavimentata tutta la superficie della casa. Sulle spalle, infine, è appoggiato un lungo haori completamente nero, eccezion fatta per le rifiniture che corrono sull’estremità delle larghe maniche, sui lembi frontali e sulla parte terminale che gli rasenta le caviglie, dello stesso colore dell’argento. Sulla schiena, con lo stesso chiaro filo, sono stati ricamati i kanji che formano il nome del Villaggio che, con l’accettazione di quel ruolo, ha giurato nuovamente di proteggere. Al collo, infine, è legato il coprifronte della Foglia, retto da un lucido nastro di raso bianco il cui nodo è morbidamente appoggiato alla nuca, parzialmente coperto dal folto crine corvino. Le braccia non sono tenute nelle larghe maniche del mantello che, vuote, penzolano lungo i fianchi accompagnando ogni movimento del Dainin, ma sono semplicemente incrociate al petto, in attesa che Ai e Ken si sveglino, per dar loro il buongiorno. Tuttavia, nell’attesa, il suono di un deciso bussare attrae la di lui attenzione verso la porta d’ingresso, che va prontamente a raggiungere ad ampie falcate. Non domanda chi si celi dietro l’uscio, ben sicuro del fatto che – chiunque sia – di certo non rappresenta un pericolo per i presenti in quella dimora. La mancina s’appresta a rigirare la maniglia per scostare l’anta della porta e rivelare, dietro di sé, l’unica persona che poteva rendere quella mattinata—perfetta. < Kaori. > Andrebbe a dirle, allargando quasi istintivamente le labbra in un ampio e gioioso sorriso, prendendosi qualche attimo per percorrere la figura della donna che ama con gli occhi scuri, puntati unicamente su di lei. Andrebbe, poi, a lasciar la maniglia per passare la mancina tra i capelli scuri, ravviandoli all’indietro nell’atto di mettersi di profilo rispetto alla porta e lasciarle spazio per l’entrata. < Persino col camice sei la visione più bella che Konoha potrebbe offrire. > Terminerebbe, richiudendo la porta alle di lei spalle nel momento in cui la Hyuga l’avesse attraversata. [ Chakra ON ]

11:14 Kaori:
 Non ci vuole molto perchè la porta si apra rivelando la figura di Azrael sulla soglia. La ragazza si apre immediatamente in un sorriso felice alla vista dell'altro, contenta all'idea di averlo lì dinnanzi a sé. Le era mancato in quei giorni e poi ha sempre voglia di bearsi un po' della sua visione. Sempre perfettamente in ordine, sempre curato, sempre elegante con quei capelli corvini a scivolare lungo il volto e gli abiti scuri a definire la forma del suo corpo. Bello come sempre reca con sé solo un'unica novità. Un haori nero simile a quello bianco che Kaori è solita indossare negli ultimi tempi in Magione, dalle rifiniture argentee a coprirgli le spalle. Si perde per qualche istante a studiare la figura del suo ragazzo, sorridendo ancor di più all'udire il modo in cui egli pronuncia il suo nome prima di scostarsi per lasciarle spazio e modo d'entrare. Kaori sorride delle parole dette dal giovane e, varcando la soglia, si volta verso di lui quando questi richiude la porta alle loro spalle. < Ah sì. Sono sicura che questi occhi gonfi di sonno devono rendermi spettacolare. > ridacchia lei muovendo un solo passo verso di lui per bruciare la distanza fra loro e portare la man destra a poggiarsi sul suo petto, teneramente, nel tentativo poi di levarsi sulle punte e rubargli un rapido, tenero bacio. < Buongiorno mio Azrael. > mormorerebbe allora a bassa voce, notando il silenzio che riempie l'abitazione ad eccezione di qualche suono proveniente dalla cucina di ciotole e stoviglie smosse. A quel punto -se l'altro non avesse impedito i gesti della Hyuga- Kaori andrebbe a distaccarsi da lui per portarsi una mano alla nuca e massaggiarla piano, inclinando il capo prima a destra e poi a sinistra nel tentativo di far schioccare qualche osso e sentirsi più libera e distesa, meno anchilosata. < Ho appena concluso il turno di notte in ospedale. Ho pensato di passare a darti il buongiorno prima di andare a dormire. Mi mancavi. > ammette lei con semplicità, risucchiando le labbra verso l'interno della bocca con fare ingenuo e quasi intimidito, riabbassando la mano precedentemente portata dietro la nuca per farla ricadere molle lungo il fianco. < Spero di non aver disturbato > aggiunge, subito dopo, ruotando il capo verso l'interno della casa come a volersi assicurare di non star dando le spalle a nessuno. [ Chakra: on ]

11:38 Azrael:
 I capelli sistemati alla bene e meglio, gli occhi gonfi ed arrossati, la voce stanca, gli abiti ospedalieri ancora indosso… eppure al Nara pare di non aver mai visto nulla di così bello, di così elegante, che lo portasse a provare una tale attrazione da rendergli difficile persino la parola ed il pensiero. E ciò che lei fa con quel bacio, ciò che lei gli dice, quell’apporre al proprio nome l’appartenenza che sentono l’uno nei confronti dell’altra—è quasi fatale per un Azrael che sentiva la mancanza di Kaori quasi come opprimente, come un mastodontico peso a gravargli sul petto, impedendogli di respirare. E sì, non può che accogliere le di lei rosee sulle proprie in un silenzioso contatto che gli dona nuova vita, ma – al tempo stesso – non può altro che far in modo che quello non sia solo un fugace attimo, così come lei va spiegando col proprio dire. Rimane silente, il Dainin, ascoltandola, persino immaginandola nell’atto di svolgere il proprio ruolo in Ospedale, salvando delle vite appese ad un filo sottilissimo la cui integrità dipende unicamente da Kaori. E la osserva, totalmente rapido da un gesto semplice quale sgranchirsi il collo dopo una lunga nottata, in quella tenera espressione ingenua ed innocente, provando unicamente il desiderio di agire secondo istinto. Andrebbe rapidamente ad intercettare la di lei mano nel tragitto che essa starebbe facendo per ricadere mollemente lungo il fianco, cercando di afferrarle dolcemente il polso e tirarla a sé. Andrebbe bruciando nuovamente quella distanza che Kaori stessa ha ricreato nel distaccarsi da lui dopo quel tenero saluto, per poter premere nuovamente le labbra su quelle di lei in un contatto più profondo, più vorace, quasi affamato per il modo in cui ne cerca ancora ed ancora. “Mi sei mancata. Mi sei mancata…” Penserebbe, comunicando con lei nell’unica maniera che gli sarebbe possibile in quel momento in cui, semplicemete, sta cercando la propria dose di puro ossigeno, che per troppo tempo gli è mancata. Qualche istante, qualche intenso attimo passerebbe, prima che possa anche solo riuscire a forzarsi di separarsi da lei. Il fiato corto, le dita a cingerle ancora il polso, frementi dal desiderio di non lasciarla andare ed – al contempo – di non stringere troppo la presa. < Buongiorno, mia Kaori. > Un sussurro basso, roco e quasi graffiato andrebbe a levarsi dalle sue labbra, ancora pericolosamente vicine a quelle della Hyuga, se lei non si fosse spostata o avesse impedito in qualche modo quello slancio d’affetto forse un po’ avventato. < Pensavo non volessi venire qui, sai, per i bambini-- > Proseguirebbe, sebbene la mente sia profondamente in subbuglio a causa della felicità che quella sorpresa mattutina gli ha agitato nel petto, della serenità che la presenza della sua donna gli dona col suo solo stare lì, tra le sue braccia, a godersi quegli ultimi istanti, prima che qualcuna delle persone presenti in casa possa accorgersi della loro presenza ed interromperli. [ Chakra ON ]

12:02 Kaori:
 Un semplice sfiorar di labbra ed è come se ogni fibra del suo essere venisse rinsaldata e rigenerata. Come se la stanchezza che è gravata su di lei al pari d'una pesante cappa d'acciaio venisse disintegrata e smolecolatizzata nell'aere. Basta un semplice contatto, quel semplice gesto perchè il sangue le ribolla nelle vene, perchè il cuore le capitomboli nel petto prendendo a battere ad un ritmo senza controllo, contraendosi e dilatandosi fino ai suoi massimi estremi, quasi dolorosamente, smuovendo nello stomaco quella sensazione di vuoto a perdere che la fa sentire leggera e pesante al tempo stesso, capace di galleggiare fino alle altezze più distanti se solo non fosse per quella presa di piombo a bloccarla al terreno. Azrael la fa sentire così. Libera. Prigioniera. Capace di capovolgere il mondo eppure impossibilitata ad allontanarsi da lui. Capace di distruggere universi per capriccio, ma incapace di farlo senza lui al suo fianco a guidarle la via. Azrael è tragitto e meta al tempo stesso. E' il suo inizio, la sua fine ed ogni cosa che vi è in mezzo. Si distacca, sorride, chiacchiera e quando va massaggiandosi il collo avverte la mano di lui fermare la propria nella sua discesa lungo il fianco. Le dita del Nara si stringono attorno alla sua pelle nivea e la tirano a sé prive di gentilezza ma pregne di semplice urgenza. Kaori si sente attratta a lui senza possibilità di fuga e quasi gli si schianta addosso, col capo piegato all'indietro per accogliere il viso di lui sul proprio. Il bacio arriva bramato, inatteso, sorprendente. Schiude le labbra, accoglie le rosee altrui e si abbandona a quel bacio ricercandone ancora e ancora e ancora. Strappandogli di bocca ogni respiro per farlo proprio e nutrirsene, soffocando in lui quel bisogno lacerante di aversi. La mano libera andrebbe a salire al suo capo, ad intrecciarsi ai suoi capelli posti sulla nuca per pochi istanti mentre la voce di Azrael le si riverbera per la mente quasi in una supplichevole litania. "Anche tu. I Kami solo sanno quanto bisogno avessi di te." Quanto bisogno avesse di stringerlo fra le sue braccia, di assaporare il gusto delle sue labbra, il profumo di nicotina e dopobarba che è solito accompagnare la sua figura. E come ogni bella cosa anche questa termina e le loro labbra si separano lasciando la Hyuga col fiato corto sulle rosee di lui, il cuore in fibrillazione, il sangue a bruciare nelle vene, le braccia pesanti, stanche, eppure disposte a sopportare la stanchezza pur di circondarlo un minuto ancora. Sorride al suo saluto sentendo il cuore mancare qualche battito all'udire la sua voce roca. Ha sempre amato il suono della voce di Azrael, ma ci sono momenti -come quello, in cui questa si abbassa di qualche tono e si fa ancora più calda, più graffiante, avvolgente. E poi quel possesso che egli esprime, quel "mia" che fa eco al suo "mio" la fa sentire infinitamente felice, completa, le ginocchia instabili nell'essere ancora così vicina a lui da poterlo baciare nuovamente se solo avesse voluto. Ma Azrael pronuncia la parola magica e Kaori si ritrova a sbattere le ciglia e schiarirsi la voce nel tentativo di mettere a bada il subbuglio che la vicinanza di lui le aveva causato dentro. < No, no. Cioè. > chiosa inizialmente distaccandosi appena dal suo viso, così da poterlo guardare negli occhi, da scongiurare l'imminente possibilità di baciarlo ancora. < E' strano, ma-- avevi detto che volevi che li vedessi perciò... > deglutisce a vuoto schiarendosi ulteriormente la voce mentre inizia a sentirsi quasi fuori posto. < ..ho pensato di fare un salto. Ho-- uh, sbagliato? > chiede, per sicurezza, prima di sentire un rumore provenire dal piano di sopra. Rumore di passi. < Dillo in fretta, così posso nascondermi dietro una tenda in tempo. Credo stiano arrivando. > ridacchia allora, a bassa voce, immaginandosi nascosta dietro una finestra come fosse una ladra o una disgraziata amante mentre i due bambini coi capelli scomposti e il pigiama spiegazzato scendono a piedi nudi per le scale a salutare il proprio papà. O il loro gentile ospite, per quel che ne sa Ken. [ Chakra: on ]

12:29 Azrael:
 Così abbandonato tra le braccia della sua donna, così vicino al di lei corpo da poterne sentire quasi tangibile il calore della sua pelle, da poterne avvertire il respiro accorciato dall’emozione e dalla foga del rivedersi dopo fin troppo tempo. È come stare sospesi nell’Etere, a mezz’aria tra il cielo e la terra, laddove nessuno potrà disturbarli, immersi nel silenzio, con le loro voci a far da unica colonna sonora. Eppure non si trovano immersi tra le candide e soffici nubi, ma davanti la porta di casa, nell’ingresso di un’abitazione ove, qualche stanza più in là, vi sono altre persone. Kaime, la madre del Nara, intenta a preparare la tavola, i bambini pronti a scendere per gustarsi il lauto pasto che la nonna ha preparato per loro. Tutte cose che, finché le labbra dei due amanti non si separano, paiono non aver peso alcuno, ma che tornano ad essere reali nello stesso istante in cui, controvoglia, i due si separano per scongiurare il rischio di spingersi ancor più in là di quanto non abbiano già fatto. Le iridi color pece sostano insistenti in quelle color perla di kaori, riflettendosi in una perfetta miscela di nero e bianco, che col semplice incontrarsi racconta la loro intera storia. < Sbagliato? > Domanderebbe, ripetendo la parola che la Hyuga stessa ha pronunciato in merito allessere lì in quel momento. Il capo andrebbe debolmente scosso in segno di diniego, le rosee incurvate in un piccolo e sottile sorriso di comprensione ed affetto < Affatto. Sono più che felice che tu sia qui e-- > Ruoterebbe ora il capo, per notare che i rumori si fanno sempre più forti e vicini a loro. < Sì, decisamente stanno arrivando. > Mormorerebbe, snudando i denti in un sorriso istintivo, dato semplicemente dalla naturale gioia che un padre prova nel vedere i propri figli. La prima a far capolino dalla scalinata in legno che porta al salone principale è Ai, coi capelli arruffati e gli occhi ancora inumiditi dal sonno, vestita solo di una stropicciata vestaglia bianca che le copre l’esile corpo fin sotto le ginocchia. Avanza a grandi passi, quasi correndo, in direzione della cucina, evidentemente affamata, dando solo una fugace occhiata in direzione dell’uscio “Buongiorno papà Consigliere!” Esclamerebbe gioiosa, mentre il Nara porterebbe la mancina alla nuca, distanziandosi di qualche ulteriore centimetro da Kaori, onde evitare di rappresentare un quadretto fin troppo intimo per la propria famiglia. < Smettila di chiamarmi Consigliere, Ai! > Le risponderebbe subito, ridacchiando sommessamente, per poi ricevere l’immediata – e logica – risposta della ragazzina “E tu smetti di usare quel vestito anche come pigiama! Buongiorno Kaori!” Concluderebbe, infine, filando in cucina per la colazione. Ben più lento e di tutt’altra indole è Ken, che discenderebbe la scalinata pigramente, a passi lenti e silenziosi. I capelli neri stranamente in ordine, a ricadere in piccoli ciuffetti ai lati del viso ancora infantile, ma che porta già qualche caratteristico tratto assimilabile al Dainin. Indosso porta un pigiama nero, composto da una camicia a maniche lunghe e da un pantalone che gli raggiunge le caviglie, oltre che la canonica benda sull’occhio offeso, ben tesa ad avvolgergli il capo in modo che non cada. Tra le mani stringe un blocchetto di fogli ed un pennino con cui scrivere, laddove dovesse comunicare con qualcuno che non conosce il linguaggio dei segni. Si fermerebbe alla fine delle scale, osservando il Nara e la Hyuga, strofinandosi l’occhio sano con la mano libera ed accennando un saluto con la stessa mano ad entrambi, prima di trascinarsi stancamente anch’egli fino alla cucina. Il Dainin, il cui sorriso si spegnerebbe nel momento in cui il piccolo Ken fosse arrivato nell’altra stanza, andrebbe a ruotare il capo in direzione di kaori con lo sguardo spento, incupito e rassegnato < È un pigrone, come ogni bravo Nara… > Sussurrerebbe alla di lei volta, senza accennare ad alcun movimento che non sia il semplice sfilarsi l’haori dalle spalle per lanciarlo disordinatamente sul divano presente poco distante da lì. [ Chakra ON ]

13:03 Kaori:
 Si forma una specie di peso sulle sue spalle nel momento in cui fa capolino la possibilità di aver sbagliato a passare lì con i bambini liberi per casa. Magari Azrael non è ancora pronto per quel momento, per avere insieme nella stessa stanza Kaori e i suoi figli. Magari voleva essere preparato prima di lasciare che le due parti avessero contatti. E poi Kaori stessa non è che sia prontissima a chiacchierare coi figli del suo ragazzo sapendo che, in questo momento, loro sono-- beh, i figli del suo ragazzo. In precedenza ha già passato del tempo con loro, sono andati d'accordo, hanno mangiato tutti insieme in più occasioni assieme a Mekura, ma adesso non può fare a meno di vederli con occhio diverso per via del legame che la lega al loro papà. Le parole di Azrael per fortuna però vanno ad alleviare quel breve attimo di panico rassicurandola sul suo volerla lì in quel momento e proprio allora i passi del piano di sopra si fanno più vicini e decisi. Ai fa capolino dalla scalinata con i capelli d'argento tutti scompigliati e l'espressione assonnata. Azrael si scosta appena appena da lei andando a portare la Hyuga ad irrigidirsi appena in un breve attimo di totale blackout. "Oddio. Che faccio? Siamo troppo vicini? Ho le labbra gonfie?" pensa, stordita e confusa, passandosi per precauzione la lingua sulle rosee per assicurarsi che non stiano gridando al mondo 'siamo appena state in paradiso'. "No. No. Sono a posto. Non lo sanno. Ma sono rossa? Lo capiranno? Dovrei andare." Preoccupazioni, paranoie, domande che si affollano e intrecciano nella sua mente nel tentativo di non sbattere in faccia ai ragazzi la verità sulla nuova situazione familiare di Azrael e, per esteso ed in senso lato, anche la loro. Tuttavia il sentire il modo allegro e tranquillo in cui Ai saluta il Nara e poi anche lei, porta la Hyuga a rilassarsi di colpo, sorridendo alla giovane adolescente con gioia e leggerezza, alzando una mano in segno di saluto. < Buongiorno Ai. > replica educatamente, felice, ridacchiando fra sé e sé all'idea di un Azrael infantilmente entusiasta all'idea di sfoggiare il suo nuovo haori da Consigliere. E' a quel punto che arriva Ken a scendere le scale con passo molto meno rapido, l'espressione ancora più assonnata e senza alcun tipo di battuta o risata. Osserva i due col suo unico occhio visibile -prima di strofinarlo per darsi una svegliata- e porta Kaori a sorridergli con maggior tenerezza. E' sempre più simile ad Azrael ogni giorno che passa. La stesse pelle bianca, gli stessi capelli corvini, quell'occhio color pece dalle ciglia lunghe ed eleganti... E' il suo bambino. Un piccolo Az. < Buongiorno Ken. > lo saluta con voce morbida, dolce, andando a smuovere le mani per salutarlo al contempo anche col linguaggio dei segni. Il bambino segue poco dopo la sorella in cucina lasciando i due da soli, così che Azrael possa mormorare quelle parole con quello sguardo spento e buio che indica tutta la sofferenza che quella condizione porta nel suo animo. Lo vede sfilarsi l'haori, gettarlo sul divano e subito andrebbe ad espirare piano ricercando un contatto con le mani di Azrael nel tentativo di infondergli forza e coraggio. < Non sarà così per sempre. > gli mormora lei a bassa voce, onde evitare che chiunque altro ascolti il suo dire. < Presto capirà anche lui chi sei. E sono sicura che non potrà che esserne felice. > azzarderebbe un piccolo sorriso mentre le iridi color perla si specchierebbero in quelle buie e profonde di lui. < Ti somiglia già così tanto, lo sai? > domanda lei con sguardo ricolmo di affetto e tenerezza, quel calore tipico di una donna che osserva un cucciolo o -per l'appunto, un bambino. < Gli stessi capelli neri, quell'espressione da "non osate rivolgermi la parola" appena sveglio, lo stesso occhio scuro... > Tenterebbe di stringere le sue dita attorno alle sue, di dimostrargli conforto e vicinanza, nonché sconfinato appoggio. In effetti non sa come sia l'altro occhio sotto la benda, non lo ha mai visto prima. < So che è difficile. Che è frustrante sentirti un estraneo per lui... ma è solo un momento. E' ancora per poco... vedrai. > tenta lei di rincuorarlo umettandosi le labbra. < Uhm. Avete fatto qualcosa insieme? Solo voi due? Potrebbe essere un modo per avvicinarvi. Sicuramente vivere insieme è un bel passo ma... insomma, la tua attenzione è divisa fra lui e Ai ovviamente quindi fare qualcosa da soli potrebbe essere ancora più incisivo. > [ Chakra: on ]

16:10 Azrael:
 Le preoccupazioni di Kaori in merito alla situazione attualmente jn corso si riversano nella mente del Nara in un fiume di domande, di fisime e di congetture. Capiranno, non capiranno, saranno stati inopportuni o saranno passati inosservati? Azrael non ne ha idea e, a dirla tutta, non è particolarmente interessato alla cosa. “Ehi, cerca di mantenere la calma. Se anche dovessero capire sarò più che felice di spiegargli che tu rendi la mia vita migliore.” Andrebbe così a tentare di rassicurarla mentalmente, nell’attendere che i bambini sfilino dalle scale alla cucina. Vorrebbe seguirli, comportarsi normalmente, ma la vista di Ken, del suo bambino che non sa di esserlo, lo turba profondamente. Quello che prova è puro disagio, inadeguatezza nei riguardi del frutto legittimo dei suoi geni, una sorta di incongruenza nel vederlo così simile a sé, nel volergli dare finalmente un padre, senza possibilità di farlo effettivamente. E dentro di sé urla, straziante, il desiderio di rivelargli la verità, il desiderio di fuggire, di restare lì e di abbandonare tutto al tempo stesso, benché al di fuori, sul suo viso vi sia solo—il nulla. Nessua espressione in particolare e quello sguardo spento e rassegnato. È suo padre e lo ha abbandonato. Ha ucciso sua madre condannandolo ad una vita in orfanotrofio, in solitudine. E chissà cosa pensa della fantomatica figura di suo padre, chissà cosa gli avranno sempre raccontato. Tutte cose che, certo, non saranno mai la verità, ma – in fondo – la verità sarebbe migliore? “Io sono…” Biascicherebbe nella propria mente, unicamente per se stesso, benché sarà perfettamente udibile anche da Kaori “Tua madre era… e io l’ho…” Parole sconnesse, che non hanno un vero e proprio filo logico, ma che vorrebbe tanto avere il coraggio di pronunciare ed, al tempo stesso, dimenticare per sempre “Tu sei mio…” Il petto gli trema leggermente, nell’essere completamente assorto nei propri pensieri, che non sa se rifuggire o accogliere. Quello che Jun gli ha fatto è mostruoso, bestiale, meschino, ma quello che lui stesso ha fatto a Ken, forse, non è così diverso. Quel fiume in piena di pensieri contrastanti viene, però, interrotto dalla voce di Kaori e dalla gentile presa delle sue mani sulle proprie, che porta Azrael ad alzare lo sguardo per incrociare quello di lei e perdersi in quel meraviglioso mare di perla. La ascolta, le dita s’allargano per permetterle di intrecciarvi le sue. < Voglio solo che abbia un padre. > Le confessa, infine, con un filo di voce sottilissimo, quasi inudibile se non ad orecchie estremamente allenate. < Devo trovare il tempo per allenarlo. Vorrei mostrargli le tecniche dei Nara e-- > Una breve pausa, la lingua ad umettare le rosee riarse a causa della forte emozione che gli ha seccato la bocca < --essere tutto quello di cui ha bisogno. Tutto quello che gli è sempre mancato. > Terminerebbe, ruotando il capo in direzione della cucina ed avanzando qualche passo, se Kaori stesse decidendo di seguirlo, per giungere in cucina, dandole la possibilità di scegliere se continuare a tenergli la mano oppure no, prima del loro ingresso nella stanza ove un tavolo di legno apparecchiato e dei cuscini per sedersi stanno attendendo anche il loro arrivo e che vedono già una Ai seduta ed intenta a trangugiare una serie indefinita di biscotti ed un Ken più calmo, posato ed educato, intento a bere il suo tè nero. Kaime, che non saluta se non con un gioviale sorriso ed un gesto della mano rivolto ad entrambi i nuovi arrivati, è in piedi dinanzi il piano cottura, ancora alle prese con gli attrezzi utili alla colazione “Oh, non sapevo avessimo ospiti. Prego, sedete pure e ditemi cosa posso prepararvi.” Direbbe, infine, la donna ed Azrael non farebbe altro che sedersi e restare a capo chino, senza neanche rispondere alla domanda, totalmente assorto nel complicato groviglio di pensieri che è la propria psiche. [ Chakra ON ]

17:11 Kaori:
 Azrael riesce sempre ad essere così calmo da contagiare la stessa Kaori nei momenti di più pura confusione. Il timore di fare qualcosa di sbagliato, di fare qualunque cosa che possa rovinare la vita del Nara talvolta la rende preda di paranoie e elucubrazioni di ogni tipo portandola a bloccarsi per lunghi attimi a riflettere su problemi che, in realtà, esistono solo nella propria mente. La voce di lui risuona nella sua testa andando a calmarla poco a poco, rasserenandola e facendole battere forte il cuore nel petto mentre un lieve rossore le imporpora le guance portandola a volgere verso lui lo sguardo ricolmo di gratitudine. "Grazie..." pensa sinceramente riconoscente prima di assistere a quella piccola e breve scenetta. Una scena che ha del tenero inizialmente ma che acquisisce una sfumatura ben più amara al volgere del suo termine. Quando Ken si allontana Kaori viene travolta dal senso di desolazione e sconfinata tristezza che traspare sul volto di Azrael, nonché da quelle parole che, nella sua mente, si interrompono e frenano appena prima di rivelare quella grande verità. La ragazza tenterebbe di andare a stringergli la mano nell'esatto istante in cui va frenandosi dal pensare a lui come sua stessa prole. "--figlio." pensa Kaori con decisione, senza la minima esitazione. "E' tuo figlio. Sei suo padre. Sì." scandisce con fermezza lei guardandolo dritto negli occhi, decisa, scacciando con violenza il sonno che fino a quel momento ha reso le palpebre pesanti, perdendosi nell'oceano nero che altro non sono che le sue iridi buie. "Glielo dirai. Glielo dirai Azrael. Puoi dirglielo in qualunque momento se lo vuoi. Sei tu l'unico che ti sta frenando..." pensa Kaori con una lieve traccia di amarezza nel pensiero. "Capisco che tu voglia che sia lui a sceglierti come suo padre ma cosa significa? Se non dovesse farlo non saprebbe mai che un padre ce l'ha e che è accanto a lui? Ogni istante che passate in questo stato è un istante di più che tu passi struggendoti senza un figlio e che lui passa senza un padre." Si ferma umettandosi le labbra e tentando di stringere forte la sua mano prima d'udire la sua voce, la sua risposta e quindi espirare piano, accogliendo in sé il dolore del ragazzo per fargli trovar rifugio fra le proprie braccia. < Azrael... Tutto ciò che gli è sempre mancato sei soltanto tu. Dagli il suo papà... > sussurra piano, teneramente, tentando di portare il dorso del Nara al proprio viso, alle labbra, per sfiorarne la pelle con le rosee gentili in un bacio adorante e che vorrebbe essere di conforto. < Io sono qui con te. Quando vorrai, in qualunque momento... avrai sempre il mio appoggio. > E detto questo seguirebbe i passi di lui verso la cucina senza lasciare la sua mano. Timidamente, coraggiosamente, affronta il possibile giudizio da parte dei bambini pur di non lasciar solo il Dainin in un momento tanto delicato e va a raggiungere la cucina salutando con un sorriso anche Kaime Senior. < Kaime, buongiorno. Già ripreso il controllo della casa eh? > sorride Kaori con cortesia mentre Azrael va ad accomodarsi al tavolo in completo e totale silenzio. Kaori, dal canto suo, si toglie il camice appendendolo alle spalle della sedia del Nara rivolgendo l'attenzione alla donna. < Oh ti ringrazio davvero, ma sono solo di passaggio. Ho finito il turno in ospedale e stavo tornando a casa per dormire. Avevo pensato di passare a salutare. > declina con gentilezza l'offerta della donna volgendo lo sguardo sulla tavolata assonnata. Ai mangia affamata, Azrael rimugina cupo e Ken... Ken ha lasciato il suo té per osservare attento lo strano strumento che spunta dal taschino del camice della Hyuga, inclinando il capo di lato nell'osservarlo in una tenerissima ed evidente imitazione della posa solitamente sfruttata dal Dainin nei momenti di confusione. Kaori intercetta lo sguardo attento del ragazzino e va flettendo le ginocchia così da tenersi in equilibrio sui talloni per sfilare l'oggetto dalla tasca e porlo fra sé e Ken con cura. < Questo è un oftalmoscopio. E' una specie di penna che emana una luce diretta agli occhi così che possa vedere se è tutto okay. > spiega Kaori come a voler rispondere al muto interesse del bambino, un leggero sorriso a distendersi sulle sue labbra. < Ne hai mai visto uno? > chiede allora continuando a tenere l'oggetto in mano, ruotandolo appena così che il piccolo Nara possa osservarlo da ogni angolazione. [ Chakra: on ]

18:21 Azrael:
 le parole ed i pensieri di Kaori lasciano in Azrael dei profondi solchi, fertili spunti di riflessione. Cosa lo sta fermando? Perché non gli ha ancora rivelato la verità? Per la sua sicurezza? Per se stesso? Per Mekura? Non ne ha un’idea precisa. Le donne che lo hanno cresciuto hanno sempre dipinto Azrael come una bestia. Uno spietato assassino che lo ha abbandonato lì, senza volerne più sapere nulla. Magari anche lui la pensa così, adesso. In parte è anche per Mekura, perché – per motivi che ora come ora gli sfuggono – non vuole che gli venga rivelato sin da subito tutta la verità. Forse ha solo—paura. Paura che Ken gli faccia domande a cui non saprebbe rispondere, paura di non essere amato in quanto padre, paura di essere additato come l’omicida che credono sia in orfanotrofio. Tutti se e tutti ma che non hanno una risposta e che non la avranno finché egli stesso non deciderà di fare qualcosa, qualunque cosa che sia diverso dal mentire ad un bambino a cui ha fatto già sufficiente male. Perché, alla fin fine, è questo che sta facendo. Mentendo. La cosa che il Dainin più detesta e che più rifugge: bugie, disonestà. Tradimenti. Cose con cui ha sempre avuto a che fare e che non apprezza affatto. Ed è in quei pensieri in cui si sta perdendo, nel silenzio più totale, che attorno a sé accadono le cose più disparate. Kaime, sua madre, risponde al declino di Kaori con la consueta gentilezza ed educazione che ha sempre impartito al figlio “D’accordo, ma ci tengo che tu venga a farci visita più di frequente.” Sorride la donna, confermando la teoria secondo cui si è già riappropriata della casa che fu sua quando adottò un piccolo e malfermo Azrael. Ai termina la propria colazione, sollevando gli occhi bicromi per osservare le dinamiche che intercorrono tra il padre e la Hyuga, abbozzando un criptico ed enigmatico sorriso che potrebbe voler dire tutto e niente allo stesso tempo. Si sgranchisce fintamente le braccia, sollevandole verso l’alto ed esternando un rantolo a voce piuttosto alta da attrarre l’attenzione di tutti “Tornerò in camera a prepararmi per un po’ di allenamento.” E s’alzerebbe, a questa dichiarazione, con un elegante inchino a tutti i presenti, prima di seguire coi fatti ciò che ha dichiarato a parole e tornare su nella sua stanza. Il piccolo Ken, invece, resterebbe ad osservare lo strumento che Kaori va illustrandogli. Il capo reclinato leggermente sulla sinistra, poi sulla destra, le labbra appena corrucciate in un’espressione estremamente incuriosita, prima di mimare a gesti, abbastanza rapidamente da rendere difficile al Dainin la comprensione di quel che sta tentanto di comunicare a Kaori. “Tu curi gli occhi?” Le chiederebbe col linguaggio dei segni. Azrael, dal canto suo, resterebbe semplicemente a guardare, notando – in un misto di commozione e tristezza – la mimica di suo figlio, così simile alla propria. < Cosa—succede? > Chiederebbe, non riuscendo a comprendere esattamente quanto Ken e Kaori si stanno dicendo. Ed arriva, come fosse giunto un fulmine a squarciare le nebbie che gli attanagliavano la mente, un’idea più che logica. Aiutarlo a recuperare l’uso dell’occhio offeso potrebbe essere un ottimo modo per legare col bambino. E questa potrebbe essere la perfetta occasione per far dare un’occhiata ad un’esperta, per capire la causa della sua parziale cecità. [ Chakra ON ]

18:45 Kaori:
 La mente di Azrael le è attualmente preclusa. Non può frugare nei suoi pensieri a piacimento, può scorgere solo ciò che egli desidera che lei veda e questo la porta a non sapere con esattezza cosa lui stia pensando in questo momento. Stando a quanto le ha rivelato poco prima nel corridoio, sicuramente sta riflettendo sul rapporto che lo lega a Ken, su cosa sia giusto o meno fare con lui, quanto dovrebbe aspettare ancora perchè lui sappia la verità, tutti pensieri che gli logorano l'anima e la mente e per i quali Kaori non può fare molto se non stargli accanto e dimostrargli che in qualunque sua scelta non è da solo. Nel mentre ascolta quanto Kaime le dice e timidamente le sorride sistemandosi una ciocca spettinata dietro l'orecchio, annuendo col capo. < Ogni volta che mi sarà possibile. > conferma la Hyuga con sincero affetto, andando solo a quel punto a notare Ai stiracchiarsi ed alzarsi da tavola per tornare nella sua camera. La ragazza le rivolge uno sguardo, ricambia il suo breve inchino e quindi la osserva salire di sopra notando quanto sia cresciuta in quegli anni. Ormai è una signorina e il suo corpo sta cambiando, sta mutando. Quelle rotondità infantili stanno lentamente assottigliandosi in favore di dita affusolate e tratti più decisi, definiti. Eleganti. Chissà come avrebbe reagito Azrael all'arrivo dei primi pretendenti della sua bambina? Il pensiero in un altro momento l'avrebbe fatta ridere, probabilmente, ma adesso la sua attenzione viene calamitata dal piccolo Ken e dall'interesse ch'egli mostra per l'oftalmoscopio che Kaori ha nel taschino del camice. Il bambino sembra ancor più coinvolto quando scopre a cosa questo serva e la domanda che rivolge alla Hyuga in tutta la sua innocenza infantile, porta la giovane a schiudere le labbra e guardarlo con fare preoccupato per un istante. Una fitta di timore a colpirla, a riempirla, all'idea di dovergli dire nel giro di pochi minuti che per il suo occhio non c'è niente da fare. Non sa se sia effettivamente così, in realtà: non l'ha mai visitato e per questo non può dare un giudizio sulle sue condizioni prima di un controllo, tuttavia ha paura dell'idea di dover confermare quel timore anche dopo aver fatto tutti i controlli ed esami del caso. Come può dire ad un bambino aggrappato ad un filo di speranza che non c'è niente da fare per il suo occhio cieco? Deglutisce Kaori sorridendo al bambino con fare cauto. < A volte. > risponde avvertendo a quel punto la domanda preoccupata di Azrael improvvisamente ritornato al presente. Kaori rivolge verso lui lo sguardo e cerca di tranquillizzarlo rimanendo seduta sui talloni con lo strumento ancora in mano. < Mi ha chiesto se curo gli occhi > ripete lei, semplicemente, tornando quindi a guardare il piccolo Ken. < Dipende dal problema che hanno gli occhi. > spiega allora immaginando che per un Nara -per quanto piccolo, una risposta vaga come la precedente possa non essere affatto sufficiente. < Vuoi che dia una controllata? > domanda allora, con estrema cautela, impugnando meglio l'oggetto e guardando Ken dritto in volto con la paura nel cuore di stare per trasformare quella felice mattinata in un disastro. [ Chakra: on ]

19:07 Azrael:
 Anche Kaime, notando l’atteggiamento del figlio ed il modo in cui la situazione si sta mettendo, decide di defilarsi silenziosamente nella propria stanza, salutando i presenti con un cenno del capo che il Dainin stesso nota a stento, concentrato com’è sulla figura di Ken. L’unico occhio visibile è scuro, profondo, dello stesso colore dei propri ed è ricolmo di quella scintilla di speranza e gioia che Kaori avrà più e più volte visto rilucere nelle sue iridi color notte fonda. Gli somiglia così tanto che quasi lo spaventa al pensiero che possa giungere da solo all’ovvia conclusione sull’identità di Azrael. Ma non è a questo che sta pensando il piccolo. All’ascoltare le risposte di Kaori schiude le labbra in un’espressione sorpresa ed ancora più curiosa, facendo saettare le mani dinanzi a sé talmente veloce da rasentare la velocità di suo padre nel compiere i sigilli. “Non so quale sia il mio problema.” Principia, continuando ad agitare le piccole mani, già particolarmente aggraziate ed affusolate, per articolare frasi diverse e decisamente inaspettate da parte di un ragazzino di così tenera età “Gli altri bambini non portano la benda. So di avere un problema, ma non so come si chiama.” Tenterebbe di spiegarsi meglio, alzandosi dalla sedia per andare a rivolgersi nei confronti di Azrael, muovendosi più lentamente, per essere capito anche da lui “Se puoi curare il mio occhio va bene, ma voglio sapere come si chiama. Per informarmi. È così che fa un Nara, vero?” Domanderebbe, nel silenzio generale e portando il Dainin a sgranare gli occhi e quasi a lasciarsi andare in un pianto infantile, trattenuto con fatica sotto le palpebre, a rendere semplicemente più lucidi gli occhi. < Sì, piccolo. È così che facciamo noi Nara. > S’alzerebbe anche lui, passando la mancina ad accarezzare il capo del piccolo Ken, per poi tendergli la mano, accolta da quella ben più minuta del fglio, per portarlo nuovamente nel salone. < Ora andiamo sulla poltrona e ci facciamo visitare dalla dottoressa Kaori, mh? > Gli direbbe, andando accanto alla sedia reclinabile che, solitamente, il Nara utilizza per il lavoro da tatuatore, per prendere il piccolo per i fianchi ed accomodarlo nella maniera più confortevole possibile, ruotando poi il capo per cercare nello sguardo di kaori la forza di proseguire in quella serie di gesti che lo stanno lacerando al punto tale da fargli pizzicare gli occhi di un pianto ancora celato, per fortuna. [ Chakra ON ]

19:47 Kaori:
 Un sorriso viene rivolto alla figura di Kaime quando questa si congeda per andare di sopra. Kaori non sa se abbia effettivamente da fare, se voglia lasciare i due da soli o se abbia percepito lo stato d'animo teso del figlio, sa solo che le è riconoscente per aver concesso loro quel breve attimo di pace e solitudine. La vede lasciare la stanza e dunque torna a volgere a Ken la sua intera attenzione notando la rapidità con la quale va eseguendo i simboli con le mani. La ragazza legge attentamente le parole che egli mima ritrovandosi a chiedersi se la sua ignoranza derivi da una effettiva e mancata visita o se, invece, derivi dal fatto che i medici abbiano preferito parlare della sua condizione a Mekura (o i suoi precedenti tutori) piuttosto che a lui in quanto bambino. Kaori schiude le labbra, presa in contropiede dalla fredda e razionale logica del ragazzino che sembra essere quasi più crucciato dall'idea di non sapere cos'abbia piuttosto che dall'idea di non poter vedere da un occhio. Boccheggia sorpresa notando il piccolo che si alza e raggiunge il Dainin per porgergli quella domanda che la porta ad alzare d'istinto lo sguardo su Azrael per poter vedere nei suoi occhi la reazione a quell'ultimo dire. Immagina soltanto quanto la cosa possa essere devastante per lui in un senso che è sia positivo che negativo. La felicità di vedere come il proprio bambino sia un più che degno esponente del loro clan, intelligente e curioso dalla mente sveglia e pronta e la tristezza di non potergli dire apertamente quanto il suo papà sia fiero di lui. Nota lo sguardo del Dainin sgranarsi, l'espressione solitamente calma a venir crepata dall'eccessiva ondata di sentimenti che si riversano prepotentemente nei suoi occhi andando ad inumidirli. Tace Kaori nel lasciare ai due soltanto quel momento e si rialza in piedi distogliendo lo sguardo per poi sentire la voce di Azrael diffondersi nuovamente per la cucina. Lei si volta e nota i due mano nella mano che si dirigono verso il soggiorno per quella visita improvvisata. Li osserva silente per un istante, dalle loro spalle, puntando le loro mani strette, il modo in cui quella più grande e forte di Azrael copre e avvolge teneramente la mano piccola e fragile di Ken. Inspira a fondo seguendo a quel punto i due verso la sala principale del piano e afferra la sedia che solitamente Azrael usa per tatuare i suoi pazienti per portarla di fronte alla poltroncina reclinabile dove questi vengono fatti accomodare. Il piccolo Ken è un po' più in basso rispetto alla ragazza la quale si ritrova ad approfittare della cosa per rivolgersi ad Azrael. < Puoi farlo sedere sulle tue gambe? Così staremo alla stessa altezza. > chiede tenendo lo strumento nella man destra in attesa che i due si sistemino come richiesto. Se da un lato avrebbe effettivamente bisogno di avere gli occhi di Ken alla stessa -o quasi- altezza dei propri, dall'altro desidera solamente permettere ai due di essere uno accanto all'altro. Vuole che Ken si senta al sicuro in un momento che potrebbe spaventarlo o innervosirlo, che senta di avere l'appoggio del Nara attorno a sé. Se Ken fosse ora seduto sulle ginocchia di Azrael, Kaori andrebbe ad avvicinare la sedia il più possibile verso di loro, le gambe di lei quasi a sfiorare quelle del piccolo, mentre la sua mancina andrebbe a posarsi sulle palpebre superiori e inferiori dell'occhio sano del piccolo per tirarle appena, senza far male, quel tanto che basta per avere una buona visuale sull'occhio. < Già che ci siamo li controlliamo entrambi. > spiega avvicinando l'oftalmoscopio dinnanzi al proprio occhio destro, senza tuttavia ancora accenderlo. < Adesso accenderò la luce. Potrebbe darti un po' fastidio, ma non chiudere l'occhio okay? Farò subito, promesso. E ovviamente non farà male. > spiega il procedimento che avrebbe adottato al bambino così da permettergli di prepararsi a quanto sta per accadere. A quel punto la Hyuga andrebbe a premere il pulsante posto sull'oggetto per proiettare il fascio di luce direttamente sulla pupilla del bambino. Attraverso la lente posta sull'oftalmoscopio osserverebbe l'interno dell'occhio sano non notando niente di anomalo o preoccupante. Certo, se avesse avuto con sé il collirio avrebbe potuto avere una visione migliore, ma date le circostanze si fa bastare quello che c'è. < Okay. Quest'occhio è perfetto. Sanissimo. > commenta dopo pochi secondi spegnendo la luce dello strumento e lasciando andare la presa sulle palpebre del bambino. < Ora vediamo l'altro. > mormora cauta, con tono dolce, andando a quel punto a sollevare la benda dal suo occhio. Un occhio scuro, apparentemente normale, affetto da un problema sconosciuto. < Adesso facciamo la stessa cosa. > dice Kaori inspirando a fondo e deglutendo nervosamente all'idea di scoprire cosa c'è che non va nell'occhio del ragazzino. Come prima va ad alzare le palpebre del piccolo e quindi pone la lente dell'oggetto dinnanzi al proprio occhio per vedere attraverso di questa. Accende la luce diretta a poca distanza nella pupilla di Ken e... < Oh. > Ci vuole un istante perchè noti subito qualcosa di strano. Lo strato più esterno e superficiale dell'occhio ha decisamente qualcosa che non va, sembra quasi... fuori posto. La luce viene spenta, l'oftalmoscopio allontanato e lo sguardo di Kaori s'assottiglia nel guardare meglio il viso del bambino. < Ken, rimani fermo così per favore. > gli dice allora alzandosi e facendo un mezzo giro alla sinistra del piccolo. Flette appena le ginocchia chinandosi leggermente in avanti, tenendo una mano sul suo capo, giusto in caso di precauzione nell'eventualità in cui il piccolo avesse deciso di muoversi mosso da timore o improvvisa curiosità. Concentra lo sguardo sul profilo del bambino ed in particolare sul profilo del suo occhio sinistro. Questo, invece di presentare una forma a semicerchio, presenta una forma quasi a conica verso l'esterno, con una specie di punta ove invece dovrebbe esserci la rotondità di una sfera. Kaori sgrana gli occhi e, schiudendo le rosee, si alza immediatamente in piedi preda di enorme euforia. < Okay. Okay. Allora. > principia non sapendo nemmeno da dove iniziare tanto è colpita e travolta dall'entusiasmo di quella scoperta. < Il problema al tuo occhio è noto come "Cheratocono". > spiega la dottoressa umettandosi le labbra. < In termini semplici è un problema della cornea, ovvero il rivestimento più esterno dell'occhio; invece di avere questa patina ben distesa attorno all'occhio, si è "stropicciata" e quindi non svolge il suo compito come dovrebbe. Probabilmente questo è un problema iniziato già da molto tempo e per questo si è aggravato fino a portare alla totale cecità di questa parte. > prosegue la Hyuga battendosi un paio di volte lo strumento -adesso spento- contro il palmo opposto. < Tuttavia, vediamo. Cosa succederebbe se prendessi questa patina e la stirassi per bene sul tuo occhio? > domanda allora, al piccolo Nara, piegandosi di nuovo alla sua altezza davanti a lui, le labbra a distendersi ora in un ampio e vivo sorriso che va ad illuminarle anche gli occhi. [ Chakra: on ]

10:14 Azrael:
 Azrael Nara, il Dainin delle Ombre, che ha vissuto ogni sorta d’avventura, ogni sorta d’amozione – positiva o negativa che fosse – e che ha ucciso i più grandi criminali che la Foglia, anzi, che il mondo intero abbia mai dovuto affrontare. Un uomo che ha affrontato il possessore del Rinnegan faccia a faccia, che ha guardato la morte negli occhi più e più volte, che è stato carnefice di alcune delle torture più efferate che siano mai state anche solo immaginate, un uomo che, agli albori della propria carriera da shinobi, ha affrontato persio la Volpe e che ne è uscito vivo. Un uomo che dovrebbe non aver paura di nulla, insomma. Che sulla carta è invincibile, intoccabile, ma che mai, in tutta la propria esistenza, si è ritrovato così teso, spaventato, ansioso. Il semplice tenere la mano di suo figlio, quel figlio che ha abbandonato per consentirgli di vivere una vita serena, lontano dalla ddonna che lo ha generato dall’incesto e dalla violenza e da suo padre, fratello ed assassino della donna che – per quanto fosse meschina e crudele – lo ha messo al mondo è una delle cose più difficili che abbia mai compiuto. Stare con Ken, vedere quanto in fretta sta crescendo, quanto sia ben più maturo della sua età, sperimentare la fierezza di un padre e non poterla esternare è l’impresa più ardua che si sia mai trovato a portare a termine. E Ken aspetta, in trepidante attesa, di sapere qualcosa. Volenti o nolenti tutti i Nara crescono con questa indole sin da bambini: la curiosità, la fame di conoscenza, come se quell’atteggiamento, quella spiccata intelligenza fosse – ancor prima del controllo delle ombre – la componente genetica della propria innata e della propria appartenenza al clan. I due Nara ascoltano le parole della dottoressa con lo stesso sguardo negli occhi, la voglia di conoscere è quasi palpabile all’interno di quelle profonde pozze scure, ma incredibilmente trasparenti e capaci di esternare i propri pensieri e stati d’animo tanto quanto sono capaci di nasconderle. Le labbra di Azrael si schiudono, emettendo un sospiro quasi involontario all’idea di far sedere il figlio sulle proprie gambe, ma è lui per primo a voltarsi e a lasciargli spazio per consentirgli di assumere quella posizione più comoda per il controllo oculare che la Hyuga sta per mettere in atto. Azrael s’accomoda sulla seduta che aveva messo a disposizione per suo figlio, lasciando che egli si sistemi su di lui, co la schiena poggiata al proprio petto e le manine premute contro le cosce, per paura ed impazienza. Alla spiegazione di Kaori su quanto sta per compiere il bambino sgrana l’unico occhio visibile, voltandosi dietro di sé per incontrare lo sguardo dell’uomo su cui è seduto, come a cercare un conforto per quell’improvviso timore. < Ehi, va tutto bene Ken. È solo una luce. > Andrebbe a rassicurarlo Azrael, distendendo le labbra in un piccolo sorriso dettato unicamente dall’istinto, dalle emozioni di cui è totalmente preda. < Dove la luce è più forte, l’ombra diventa più nera. È una cosa che ogni bravo Nara deve tenere sempre a mente, mh? > Proseguirebbe, incontrando uno slancio di decisione nello sguardo del bambino, che si volta di nuovo ben più determinato a lasciar iniziare la visita. Le manine strette sulla stoffa lucida del pigiama scuro mentre l’occhio sano viene irradiato dalla luce dell’oftalmoscopio, per rivelare che – almeno quello – non presenta problemi di alcun genere. Giunti al momento in cui la Hyuga si accinge a sollevare la benda, la mano di Azrael andrebbe a sovrapporsi a quella più minuta del bambino, accogliendola completamente per infondergli tutta la forza d’animo di cui dispone e non farlo vacillare. < Sai bene cosa vuol dire essere un Nara, ma voglio insegnarti anche un’altra cosa- > Andrebbe a sussurrargli all’orecchio, nel tentativo di mantenerlo il più tranquillo possibile durante la visita che, naturalmente, lo porta a stringere le esili falangi sul pantalone per via del fastidio provocato dalla forte luce proiettata sull’occhio per nulla abituato ad esserne esposto. < Gli Anbu devono essere coraggiosi. Loro proteggono il Villaggio e, quindi, hanno bisogno di tutta la forza di volontà possibile. Non vuol dire che non devi avere paura, ma che devi sempre affrontarla a testa alta. E tu sei un ometto molto coraggioso, io lo so. > Tali sarebbero le parole del padre, in attesa del responso della Hyuga, che va spiegando cosa ha notato con lo strumento e che va a confermare aggirando la sedia su cui i Nara sono appoggiati. Azrael la segue con lo sguardo, evidentemente preoccupato e trepidante. “Sono terrorizzato.” Comunicherebbe la propria mente, senza neanche che abbia avuto un vero e proprio permesso, sono soltanto le emozioni che fluiscono libere ed inarrestabili, come un fiume in piena che passa nella crepa di una diga aperta. Ma la domanda finale ridesta sia il padre che il figlio da quello stato di ansia e timore, facendo puntar loro lo sguardo di scatto nei confronti di Kaori. Ken va mimando brevemente la parola “Funzionerà!”, domanda posta – quasi in contemporanea anche dal Dainin < Funzionerà? > Ed entrambi ne attenderebbero la conferma, con lo sguardo speranzoso e lo stesso radioso sorriso dipinto sulle rosee di entrambi. [ Chakra ON ]

10:46 Kaori:
 E' un momento incredibilmente delicato, importante per i presenti in quella stanza. Azrael, per la prima volta, si ritrova davvero ad essere padre, Ken si sta sottoponendo ad una visita che gli dà un briciolo di speranza sulla possibilità di poter tornare a vedere come tutti gli altri bambini e Kaori è la persona che potrebbe nutrire o distruggere la speme del piccolo. E' la prima volta che il Nara può assistere il figlio in un momento tanto complesso e difficile. E' la prima volta che può essergli di reale sostegno in un momento importante e delicato. E' la prima volta che è lì per scacciare le paure e i demoni che il piccolo reca con sé e fa tutto il possibile per infondergli forza e sicurezza. Kaori l'osserva, l'ascolta e nota il modo premuroso in cui va a rassicurare il ragazzino tenendolo sulle proprie gambe. La visita si svolge senza particolari problemi, Ken è un bambino risoluto e deciso e non oppone alcuna resistenza a quanto Kaori sta facendo, anzi; rimane immobile sul posto come un bravo ometto e lascia che lei lo visiti senza muoversi di un millimetro. E' palesemente teso, nervoso e spaventato, ma non si lamenta, non si dimena, non scalpita. Rimane sulle ginocchia del Nara e attende. Non sfugge, all'attenta analisi della Hyuga, il movimento tramite il quale Azrael va a stringere la mano del figlio durante il controllo dell'occhio offeso. Si sente riempita e travolta da tenerezza e malinconia immaginando quanto debba essere dura per lui il volergli dire che il suo papà è con lui e non poterlo fare. Cerca di non pensarci, cerca di recludere questi pensieri e queste riflessioni in un angolo distante e remoto della propria coscienza per concentrarsi solo ed esclusivamente sulla visita oculistica in atto. E se inizialmente era priva di reale speranza sulle condizioni del piccolo, si riscopre ora ricolma di gioia e sorpresa nell'identificare il problema di cui egli è affetto e sapere che c'è effettivamente una soluzione da poter attuare. E quando lei si discosta dal bambino con quell'espressione improvvisamente assorta il pensiero di Azrael va sfrecciando nella sua mente portandola a guardarlo per un istante soltanto con sguardo distratto. "Stai andando bene. Sta andando tutto bene." pensa di getto, senza quasi pensare a ciò che gli sta rispondendo, assorta nella diagnosi che sta prendendo forma nella sua mente. Il bambino non è irrimediabilmente cieco. Avrebbe potuto essere guarito da tempo, ma chi l'ha visitato non deve aver riconosciuto il problema. Ken può vedere. Può togliere la benda... nel giro di un giorno soltanto. La ragazza si sente inondare dalla calda sensazione della felicità e si ritrova a rivolgere a Ken tutta la sua attenzione. Gli spiega in termini semplici cosa sta succedendo e cerca di portarlo a realizzare ciò che in realtà vorrebbe dirgli. Sia il piccolo che Azrael sembrano improvvisamente elettrizzati, a metà strada fra la gioia e il terrore più profondo, sorridendole con la speranza che balugina autentica sui loro volti. Kaori sorride, intenerita, rialzandosi in piedi, con le mani ad incrociarsi sul suo petto e le spalle a stringersi fra loro quasi con non curanza. < Beh, l'idea è quella. > dice con tono divertito, casuale, cercando di far intuire loro che teoricamente sì, dovrebbe funzionare. Ma non se la sente di promettere nulla. Un medico non promette la riuscita di un intervento. L'unica cosa che può promettere è... < Farò tutto il possibile perchè l'intervento riesca. E' una cosa semplice in teoria. Non ci vuole nemmeno molto tempo, nel giro di un'ora è tutto finito. E il recupero della vista è pressoché immediato in caso di riuscita. In pochi minuti dovrebbe tornare a vedere normalmente. > sorride lei spiegando ulteriori dettagli sugli aspetti risolutivi della terapia. < Possiamo farlo già questo pomeriggio se vuoi. > si rivolge al piccolo Ken guardandolo negli occhi, chinandosi alla sua altezza flettendo le ginocchia, il busto a chinarsi in avanti così da portare i loro volti vicini, gli occhi allo stesso livello e le mani poggiate sulle cosce. < Appena avrò dormito qualche ora e sarò capace di operare posso occuparmi di te. O... se vuoi farlo subito posso mandare una copia in ospedale a cercare un altro medico che lo faccia. > continua per poi alzare il viso e cercare ora lo sguardo di Azrael. < Qualunque cosa decidiate di fare cercherò di renderla possibile. > dice con dolcezza prima di poggiare l'oftalmoscopio sulla scrivania e quindi andare a comporre i sigilli del bue, del cane, del drago e del cinghiale. Nella sua mente visualizzerebbe la figura di una ragazza alta all'incirca un metro e settanta dal fisico snello e magro. La pelle lattea sarebbe coperta da abiti semplici quali una camicia lilla ed un paio di pantaloni scuri infilati in stivali dal tacco basso del medesimo colore. Alla vita è presente un'alta cintura che le stringe i fianchi mentre attorno al collo visualizzerebbe il coprifronte della Foglia che non ha mai legato sul capo preferendo la sensazione di sentire i lunghi capelli viola liberi dalla sua costrizione. Questi sarebbero lunghi e lisci, arriverebbero all'altezza delle sue cosce con una frangia fitta sul viso poco al di sopra degli occhi color perla. Una volta visualizzata per bene l'immagine di se stessa, Kaori andrebbe a raccogliere una piccola quantità di chakra per espellerla dagli tsubo posti lungo il corpo e quindi modellarla per plasmare la figura appena visualizzata. Infine rilascerebbe la concentrazione e permetterebbe alla copia di venir completata. A loro adesso scegliere per cosa quella copia servirà: se per informare un altro medico dell'operazione da fare quel giorno o se per studiare la procedura e preparare l'ambulatorio con tutto l'occorrente necessario.[ Se moltiplicazione superiore del corpo (x1) - 10 pt chakra ] [ Chakra: 110/120 ]

11:17 Azrael:
 I due Nara restano entrambi come imbambolati ad ascoltare quel che la dottoressa ha loro da dire. E se Azrael non sa cosa dire al pensiero che quel problema che affligge suo figlio può essere risolto in maniera così rapida, Ken è di tutt’altro avviso. Sguscia via dalla presa del Dainin per saltar giù dalle di lui gambe e dalla poltrona per lanciarsi verso la vita di Kaori e cingerla con le braccia in un tenero abbraccio che lo porta a chiudere entrambi gli occhi e a non mollare la presa. Il Dainin, dal canto suo, resta ad osservare la creazioe della copia, rimuginando su quanto ha appena appreso. Ken dovrà andare in sala operatoria. Sotto i ferri. Il che lo fa preoccupare. Ma l’operazione è semplice e risolutiva. Il che lo fa star tranquillo. All’idea che qualcun altro possa, però, mettere le mani o addirittura un bisturi sul proprio figlio lo porta a corrugare le sopracciglia in un’espressione estremamente dubbiosa, quasi rabbiosa al solo pensiero. < Non se ne parla, l’operazione gliela fai tu e le persone che entreranno in quella sala le sceglierai tu personalmente. Non vorrei far saltare i aria l’Ospedale e Konoha, in caso qualcosa andasse male. > Direbbe, attirando l’attenzione di Ken che, pur senza lasciare l’abbraccio, andrebbe a voltarsi in direzione del padre, piuttosto interrogativo. < Oh—no Ken, tranquillo. Non farò saltare il Villaggio in aria era solo—un modo di dire. > Andrebbe a giustificarsi Azrael, alzandosi a propria volta dalla poltrona per sostare in piedi davanti a Kaori e ad un Ken che si rivelerebbe, improvvisamente, molto logorroico, a modo suo. “Devo dirlo ad Ai, alla mamma, a Kaime e a Kaime.” Andrebbe agitando le manine a formare i segni con la consueta velocità, distaccandosi solo di qualche centimetro dal corpo della Hyuga. “Non voglio altri dottori. Tu sembri brava e ci vogliamo bene.” Si fermerebbe per u secondo, quasi dubbioso su qualcosa, arricciando le sottili labbra per qualche breve istante, prima di proseguire col suo silente sproloquio “E poi hai gli occhi di mamma. Ho studiato e so che sono forti, saranno utili.” Parrebbe aver cocluso, con quella punta di cinismo tipica delle persone con uno spiccato senso della logica e della razionalità, ma ancora qualche frase verrebbe composta dalle manine del piccolo Nara “E mi serve un altro pigiama. Non andrò in ospedale con dei vestiti usati!” E a questo – q auanto pare importantissimo – pensiero Ken scapperebbe di sopra, alla ricerca di qualcosa da indossare e per dare la notizia a chi di dovere, lasciando Kaori ed un Azrael stupefatto da quanto appena accaduto finalmente da soli. Il Dainin inclinerebbe il capo sulla sinistra, grattandosi la nuca con la mancina < Credo di aver capito a stento la metà delle parole che ha detto. > Ammetterebbe in direzione della Hyuga, avanzando di un passo per poterle poggiare le mani sui fianchi e guardarla negli occhi, con lo sguardo ricolmo di una gratitudine che non saprebbe come esprimere in pieno con le sole parole. < Non devi farlo subito, riposati e rilassati, quando sarai pronta lo porterò io stesso in Ospedale. > In effetti dovrà decisamente chiamare anche Mekura e spiegarle la situazione , prima di fare qualunque cosa. Ma adesso non è il momento, adesso tutto quel che ha bisogno di dire o di fare è ringraziare la donna che ha di fronte. < Non so cosa farei senza di te, Kaori. Grazie. > [ Chakra ON ]

11:46 Kaori:
 Quello che accade non appena la copia viene creata porta Kaori a sgranare appena gli occhi. Ken si butta addosso a lei circondandola con le sue braccia sottili e infantili, stringendola in un abbraccio ricolmo di entusiasmo, impazienza, felicità e gratitudine. E' la prima volta che i due hanno un contatto così diretto e, sicuramente, il rapporto che ora la lega al Dainin dà una importanza ancora diversa a quell'abbraccio inaspettato. La ragazza si sente cascare il cuore nel petto, si ritrova a cingergli le spalle con fare quasi impacciato, sorridendogli intenerita senza spostarsi di un millimetro. E' una sensazione piacevole. E'- inebriante. La rende felice il pensiero di poter instaurare anche lei un rapporto più stretto col piccolo Ken. Per quanto non possa aspettarsi di unirsi a lui chissà quanto di più, si accontenta di quella ulteriore vicinanza che l'altro le sta concedendo. Azrael, poi, sembra finalmente riscuotersi da quel delicatissimo momento e quando va a parlare Kaori si ritrova a sollevare lo sguardo per posarlo nel suo. Alla sua minaccia l'osserva con uno sguardo basito di silente rimprovero al quale segue l'espressione interrogativa e disorientata del piccolo. "Ehm.. Azrael?" pensa la Hyuga come a volergli rendere noto ciò che ha effettivamente appena detto, quasi sicura che egli non se ne sia neppure reso conto nella foga del momento. Difatti, immediatamente dopo, il ragazzo va correggendosi per calmare e rassicurare il figlio portando la Hyuga a ridacchiare e snudare i denti con fare intenerito. < Okay, okay, va bene, lo faccio io, non c'è bisogno di minacciare. > scherza lei, divertita, tornando quindi ad osservare il piccolo Ken nel momento in cui va distaccandosi appena da lei per iniziare a liberare quell'enorme sequela di parole e pensieri. Kaori sorride annuendogli con gentilezza e quindi s'addolcisce nell'espressione quando il bambino dice di volere che sia lei ad occuparsi di quell'operazione. Più di tutto rimane sorpresa quando il piccolo si riferisce a quel loro volersi bene, qualcosa che non si sarebbe sinceramente mai aspettata di sentire. Lei si è ovviamente affezionata al piccolo nel tempo, quel suo temperamento sempre così materno l'ha portata ad avere un occhio di riguardo per i figli sventurati di Mekura, ma ora -ancor di più, non può che tenere al piccolo Nara nel sapere che egli altri non è che il figlio dell'uomo che ama. Un ragazzino a cui è stato tolto tanto, troppo e che è sulle soglie di riavere indietro la sua vita un pezzo per volta. Prima la vista, poi il ritorno del suo papà. Un giorno, forse, sarebbe persino riuscito a parlare... Kaori sorride quando Ken fa quel riferimento agli occhi della Hyuga e gli carezza dolcemente i capelli guardandolo negli occhi. < Sì, mi saranno di grande aiuto, hai ragione. > conferma quello che egli dice con i propri gesti per poi vederlo esagitarsi all'idea di dover scegliere cosa indossare e quindi fuggire di sopra ad avvisare il resto della famiglia. Kaori lo vede allontanarsi, sorride teneramente e solo quando la figura del bambino svanisce al piano di sopra, torna a porre su Azrael la sua più completa attenzione. < Oh niente di che. > ride al commento del Nara leggermente disorientato. < Ha detto che deve avvisare tutti quanti e che vuole che lo operi io perchè ci conosciamo già e- > arrossisce sinceramente colpita da quelle parole che non riesce a pronunciare ad alta voce. "-ci vogliamo bene" cita mentalmente le parole esatte del piccolo Ken per poi deglutire e schiarirsi la voce. < E poi ha detto che si fida di questi occhi perchè ha studiato e sa che sono forti. Ma la cosa più importante è che deve scegliere un altro pigiama perchè non vuole andare in ospedale con un pigiama già usato > ride divertita a quel punto la Hyuga mentre Azrael va semplicemente a prenderla per i fianchi e guardarla negli occhi. La ragazza pone le proprie mani sui suoi avambracci e, mantenendo il suo sguardo, andrebbe a sorridere annuendo piano. < Sì, tranquillo. Non opererei nessuno in queste condizioni, men che meno il tuo bambino. > spiega lei prima di volgere il capo verso la copia e guardarla. < Ho bisogno che tu vada in ospedale. Preparati sull'innesto di anelli corneali intrastromali e prepara l'ambulatorio, io arrivo il prima possibile questo pomeriggio. > la incarica la Hyuga sentendo improvvisamente le palpebre farsi nuovamente pesanti. La copia dunque annuisce e, recuperando oftalmoscopio e camice, si dirige in ospedale salutando Azrael con un sorriso gentile. Kaori resta timidamente accoccolata fra le braccia di lui e andrebbe semplicemente ad abbandonare il capo sul suo petto per bearsi per pochi secondi della meravigliosa sensazione del suo abbraccio. < Beh, sono qui per questo, no? Per cercare di renderti felice. Faccio quel che si può. > minimizza lei come se fosse la cosa più naturale ed ovvia del mondo, stringendo i fianchi di lui fra le sue braccia, affondando il viso sulla sua maglietta nera, ispirando a fondo l'odore che viene emanato dal suo corpo. [ Chakra: 110/120 ]

12:14 Azrael:
 Quando il piccolo Ken risale sopra, Azrael tira un profondo sospiro, carico di ttutta la tensioe accumulata durante quella mattinata. Si sente quasi indolenzito al rilasciare tutto quello stress che gli ha tenuto in tensione corpo e mente. La calma e l’equilibrio tornano nel tenere Kaori saldamente tra le proprie braccia, come fosse la boa di salvataggio per un naufrago dispero nel mare in tempesta, l’unica cosa che lo separa dall’andare a schiantarsi contro uno scoglio ed annegare. Ne ammira i tratti, provati dalla stanchezza di una notte passata a lavorare, ne ammira la tenacia con cui, nonostante tutto, sia lì e gli stia facendo da baluardo di speranza, la maniera in cui lo sta sostenendo sia nel concreto che nello spirito. Quasi la venera, ne venera la bellezza, la forza, la volontà. Kaori è il centro del suo Universo, ciò che lo porta a fluttuare nell’aria e che lo tiene ancorato al suolo, ogni cosa che conti e ciò che gli consente di godere appieno di ogni sensazione che prova, che avrebbe molto meno senso se non potesse condividerla con lei. La accoglie sul proprio petto, in modo che possa sentire quanto il proprio cuore stia battendo forte, quanto stia cercando di raggiungerla per trarne nuova linfa vitale e la mancina andrebbe ad accarezzarle placidamente i capelli scomposti, le spalle, la schiena, sfiorandola con le dita con una delicatezza quasi innaturale, quasi avesse timore di romperla. Le palpebre verrebbero socchiuse sugli occhi scuri ed inspirerebbe a fondo per poter scolpire nella propria memoria – una volta ancora – il suo profumo. < Per oggi prenderò in carico il tuo lavoro in Magione, così non dovrai occupartene. E andrò in Accademia per tenere le lezioni che avresti dovuto tenere tu, così che possa riposarti. > Mormorerebbe, senza scostarsi da quell’abbraccio, con un tono dolce, ma che non ammette particolari repliche o obiezioni. < Stai scherzando, vero? > Le domanderebbe, al sentirla minimizzare quanto sta facendo per lui, per la sua famiglia, nel poco tempo che i due hanno trascorso assieme. Aprirebbe gli occhi, chinando il capo verso il basso, alla ricerca delle perlacee iridi di Kaori, continuando a parlare nel tentativo di spiegarle quanto, i realtà. Sia di valore quel che la Hyuga sta copiendo per lui. < Mi hai ridato mia madre, restituirai la vista a mio figlio, mi hai dato una motivazione per restare qui e hai creduto in me. Ti sei fidata di me, non mi hai mai abbandonato o lasciato andare. > Gli angoli della bocca si incurverebbero in un tenero sorriso, piccolo e ricolmo dell’affetto più sincero che sia mai stato in grado di provare < Hai sempre detto che sono in grado di realizzare l’impossibile, ma—sei tu che stai portando a termine tutto ciò che io stesso ho sempre creduto fosse impossibile. È anche per questo che non posso che innamorarmi di te ogni giorno di più. > Concluderebbe, infine, poggiando le rosee a baciarle la fronte, sorridendo ancora sulla di lei nivea pelle, incapace di provare qualcosa di differente dalla felicità. [ Chakra ON ]

12:31 Kaori:
 Stanca, rimane silenziosamente stretta nel tenero abbraccio di Azrael. Si abbandona a quel gesto cercando di trarre da questo la forza necessaria a rimanere sveglia un momento di più. Il corpo è pesante, la mente affollata di mille pensieri confusi che si tuffano a schiantano nella nebbia ovattata dell'incoscienza. E' così difficile riuscire a tenere le palpebre alzate, rimanere in piedi sulle proprie gambe. La calma poi di quel momento non fa altro che indebolire la sua resistenza al tanto agognato sonno. Il ritmo del battito di Azrael sotto l'orecchio, il calore sprigionato dal suo abbraccio, la dolcezza di ogni sua più tenera carezza non fanno altro che far rilassare il corpo della Hyuga. La calmano, la cullano e la preparano alla discesa nel regno di Morfeo. Kaori, tuttavia, combatte stoicamente volendo guadagnarsi un momento di più al suo fianco. Strappa al proprio corpo ancora un istante, ancora un secondo, per rimanere con lui, con il suo Azrael, il suo guerriero. Il suo uomo. Ascolta quanto egli le dice con quel tono basso e rassicurante e gli sorride con candore annuendo piano col capo, le palpebre ormai sempre più prossime al chiudersi del tutto. < Mhh... così siamo pari. > mormora lei cercando di rimanere sveglia, di rimanere lucida. Eppure le gambe sono molli, le braccia pesano come macigni e la testa quasi vorrebbe pendere dal suo collo, troppo gravosa da tenere alta sul suo asse. E la voce di Azrael, ogni sua parola, non sono altro che un'ulteriore carezza che la fa rilassare totalmente fra le sue mani. Kaori sorride, stanca, felice di aver potuto fare qualcosa di reale per lui sentendosi cullata dalla sua gratitudine e dalla sua gentilezza. Lo guarda negli occhi con indicibile fatica ricorrendo a tutte le sue forze per non crollare proprio lì sul posto. Difficile. Così-- difficile. < Tu-- > la voce esce spezzata, flebile, biascicata mentre palesemente sta combattendo per far sì che il proprio corpo risponda ai suoi comandi. < --non meriti altro. > mugugna lei abbandonando il capo contro il suo petto, le braccia a farsi molli dietro la schiena, incapaci di reggere ancora la presa attorno ai suoi fianchi. "Dannazione- ancora un momento... ancora un--" < Non riesco a tenere gli occhi-- > le palpebre calano, la mente si spegne, s'annebbia per un lungo istante, prima che come un flash intermittente si riaccenda per un brevissimo e flebile istante. < -mmmhh... aperti. > il sussurro è tanto basso da risultare quasi immaginario e s'infrange debole contro il corpo di un Azrael che, in questo momento, si ritroverebbe ad essere l'unico ed ultimo sostegno atto a tenere il corpo della Hyuga eretto. [ Se end ]

12:51 Azrael:
 E dopo una lunga notte, dopo che una serie infinita di emozioni hanno spossato corpo e mente della Hyuga, ella s’abbandona a quel tenero abbraccio, suscitando nel Nara un improvviso moto di estrema tenerezza e preoccupazione. < Non preoccuparti, prenditi il tuo meritato riposo. > Le sussrra, infine, andando a sollevarla da terra per appoggiarla sulla poltrona che poco tempo prima aveva visto lui ed il figlio seduti. La guarda per qualche interminabile istante, così dolcemente abbandonata al sonno, mentre le mani vanno componendo il sigillo della scimmia per richiamare a sé il chakra ed avvolgere i due amanti in un caldo manto d’energia che li porterebbe entrambi laddove la mente del Nara desidera. Il letto, quel caldo talamo che tante volte li ha visti insieme, nella camera di Kaori. In un battito di ciglia entrambi si troverebbero lì ed Azrael continuerebbe a guardarla per qualche secondo. Dovrebbe andar via, dovrebbe andare a svolgere i ruoli di entrambi mentre Kaori si prende il suo meritato riposo, ma è fin troppo difficile pensare di lasciarla da sola lì. S’accomoda, quindi, sul bordo del letto, scostando le coperte in modo tale da creare una placida alcova in cui riprendere le ore di sonno che la Hyuga ha perso quella notte, prima di sistemarla sotto di esse, slacciarsi le scarpe e sistemarsi accanto a lei, carezzandole dolcemente i lunghi capelli viola. Per il lavoro da svolgere, beh, sarà questione di qualche attimo creare delle copie atte a diffondersi per tutta Konoha per svolgere i ruoli a loro assegnati, mentre il Dainin potrà vegliare sul sonno della donna che ama in tutta tranquillità.[ end ]

Kaori passa a trovare Azrael di ritorno da un turno notturno in ospedale e qui saluta i figli del ragazzo.
Durante una conversazione si ritrova a visitare gli occhi del piccolo Ken e scoprire che il problema da cui è affetto può essere trattato con una semplice operazione.