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con Azrael, Kaori

10:20 Kaori:
 Con un sospiro Kaori va stringendo la coda di cavallo in cima alla sua testa passandosi successivamente l'avambraccio lungo la fronte per scacciare quel lieve velo di sudore che le imperla il viso. Ha i capelli scompigliati che le ricadono sulla testa, una salopette di jeans con una bretella slacciata ed una maglietta bianca a maniche corte sotto di essa. A piedi scalzi si trova dinnanzi la grande libreria nel soggiorno e ha uno spolverino nella mano che non si è passata sul volto. Visto che doveva cercare il libro dove ha imparato il linguaggio dei segni per darlo ad Azrael ha pensato di approfittare del momento e dare una pulita alla libreria; adesso che si ritrova con la polvere ovunque e i capelli tutti scomposti l'idea è decisamente meno allettante, ma non può certo lasciare il lavoro a metà. Fino ad ora ha sfilato dai primi tre scomparti tutti i libri presenti ripulendoli accuratamente con un panno pulito e poi con lo spolverino ha ripulito i relativi alloggi per poi riporre nuovamente a posto i vari volumi. Per ogni libro ha letto il titolo così da cercare nel contempo quanto sta cercando ma, fino a questo momento, non ha ancora avuto fortuna. Ha più o meno pulito mezza libreria e si prende un attimo per una piccola pausa dove va a sgranchirsi le ossa della schiena distendendola verso l'alto. Sente le vertebre schioccare, i muscoli tendersi e il sangue defluire magnificamente lungo il corpo in una sensazione piacevole e rilassante. Muove il collo varie volte da destra a sinistra e viceversa e poi inizia a muovere le spalle leggermente anchilosate. Guardando a terra nota come la polvere si stia accumulando ai suoi piedi man mano che la toglie dai libri: non era così tanta, ma essendosi posata su ogni volume ed essendo questi parecchi, il risultato è quella piccola nube grigia ai suoi piedi. Le toccherà pulire anche l'intero soggiorno dopo aver finito con quella libreria. Sospira nuovamente facendosi forza: con tutti gli impegni che ha in giro per il Villaggio non ha sempre modo di pulire casa e questo è il risultato. Forse dovrebbe tenere una copia fissa che si occupi di pulire. O assumere qualcuno per le pulizie... Se solo sua madre non fosse sempre fuori in missione le cose sarebbero diverse, potrebbero dividersi le faccende di casa... Il pensiero la porta a stringere le labbra e scacciare via quelle riflessioni. Sono giorni che la donna è via in una nuova spedizione e non ha idea di quando sarebbe tornata. Cerca di non pensarci ma ormai è sempre più difficile ignorare il comportamento pericoloso della donna. Per quanto sia una esperta kunoichi della Foglia è ormai evidente che il suo stato mentale non è dei migliori. Forse... avrebbe dovuto parlarne con l'Hokage e impedirle di andare in altre missioni. Cercare di aiutarla a superare il trauma invece di ignorarlo. Ma se le avesse tolto l'unica cosa che sembra darle un po' di pace -paradossalmente-, come avrebbe potuto reagire? Non lo sa, ma ci avrebbe pensato una volta che la donna fosse tornata a casa. [ Chakra: on ]

10:42 Azrael:
 Svegliarsi, creare le dovute copie per la propria igiene personale e della casa ed altre adibite al prendersi cura delle altre persone presenti è sfiancante. Solitamente si sarebbe preso tutta la mattina per allenarsi, stare in pace, disegnare o scrivere magari. E invece no. Per quanto gli piaccia l’idea di stare con Ai e Ken, per quanto sia felicissimo di riavere sua madre in casa… è stancante. Per questo, dopo aver preparato la colazione per tutti, aver giocato un po’ con i figli ed aver salutato la madre, si è gettato a capofitto nell’unico pensiero che costituisce la propria pace, attualmente. Kaori. Il chakra viaggia impetuoso all’interno del proprio corpo, invadendolo totalmente al fine di fuoriuscire dagli tsubo e ricoprire interamente la figura del Nara. Il mezzo sigillo della capra è comporto davanti al proprio petto e la mente si ricollega immediatamente al sigillo che la Hyuga porta dietro la propria nuca. Ovunque ella sia. Potrebbe ritrovarsi in una sala operatoria, al centro di una classe dell’Accademia o nella Magione. Non ne ha idea. Sa solo che deve andarci. Ed in un battito di ciglia… si ritroverebbe a casa sua. Nel soggiorno. Con la polvere. Indosso porta una camicia nera ben stretta ed alacciata sino al collo, le maniche arrotolate e tirate su fino ai gomiti per far fronte all’afa che in questo periodo invade la Foglia ed un paio di pantaloni dello stesso colore, che terminano in un paio di anfibi di cuoio scuro. I capelli sono perfettamente spettinati come al solito, incorniciando il volto candido e pulito, il cui unico decoro è quell’accenno di barba perfettamente sagomato che gli copre lo spazio da labbro inferiore al mento. Nel tascino della camicia porta uno dei suoi soliti fazzoletti, bianco per l’occasione, con le iniziali “A K” ricamate sopra. Si ritroverebbe alle spalle di una Kaori abbigliata da casa, armata di spolverino e alle prese con tutto lo sporco accumulatosi in libreria. L’odore della polvere gli fa storcere il naso ancor prima che possa proferire parola. < Mh-- > Mugugna, portando la mancina al naso ed alle labbra, in un moto istintivo. < Perché la Consigliera non ha una donna delle pulizie? O delle copie, magari? > Domanderebbe alla di lei volta, visibilmente infastidito da quanto sta accadendo nel soggiorno. Tra le manie del Nara, infatti, quella per l’ordine e la pulizia è tra le più evidenti, come si evince dal modo in cui si prende cura della proppria casa. [ Chakra ON | Teletrasporto bello ]

11:05 Kaori:
 Dopo quella piccola pausa passata a sgranchirsi il corpo Kaori riprende la sua opera di pulizia, andando a sfilare dal successivo scomparto della libreria i libri presenti, poggiandoli su un tavolino vicino. Con lo spolverino va ripulendo il ripiano appena svuotato e lo pulisce con cura sentendosi profondamente infastidita della presenza di quella polvere accumulatasi e sentendosi un pelo più soddisfatta ogni volta che riesce a pulire e rimettere in ordine un nuovo scomparto. A quel punto ripone lo spolverino e si premura di pulire i libri notando come si tratti prevalentemente di tomi di medicina. Ottimo: forse è arrivata allo scomparto giusto. Due tomi di anatomia, uno di biologia, uno di chimica, vari volumi dedicati ad una branca specifica della medicina e poi... eccolo lì. Un volume un po' più sottile degli altri composto prevalentemente da immagini e raffigurazioni di posizioni di mani e dita per imparare a comunicare con chi non può ricorrere alla propria voce. < Eccoti finalmente. > sorride trionfante la ragazza ripulendo con cura anche quest'ultimo volume per poi sobbalzare e farselo quasi cadere di mano all'udire la voce di Azrael venire dalle proprie spalle. Si volta notando l'espressione quasi contrariata sul suo volto, la mano a coprirgli parte del viso come a volersi tenere lontano da tutta quella polvere radunata ai suoi piedi. In Kaori si scontra l'imbarazzo di essere davanti a lui in quelle condizioni così quotidiane e disordinate al desiderio di condividere con lui quella normalità. Sorride con le gote appena arrossate stringendosi leggermente nelle spalle. < Perchè non ne avevamo mai avuto bisogno prima. > spiega arricciando appena il naso nel tentativo di trattenere uno starnuto che le sta facendo terribilmente pizzicare le narici dall'interno. < Io e mia madre ci occupavamo insieme della casa. Ma mi sono appena accorta che da sola non ce la faccio più... > ammette lei con un po' di difficoltà volgendo il capo verso la casa attorno a sé. E' un'abitazione piuttosto grande, con non molti mobili e orpelli ma con stanze grandi e numerose: considerando la mole di impegni che la tengono costantemente lontana da casa non ce la fa a pulire con regolarità tutto quanto da sola. Non più, ormai. E ormai è da un po' che è lei da sola ad occuparsi della casa. Che si tratti di pulire, cucinare, stirare, qualunque cosa è sotto il suo controllo e tutto inizia a divenire un po' troppo per lei soltanto. Espirando stringe le labbra cercando di rimandare quei pensieri ad un altro momento, per poi tornare ad osservare il Nara con un sorriso e sollevare la mano con il libro appena ripulito. < Stavo cercando questo. L'ho trovato proprio poco fa. > sorride Kaori porgendo il volume verso l'altro aggiungendo, subito dopo, un < E anche ripulito, tranquillo. > molto ridacchiante. < Se mi dai un attimo lascio il resto ad una copia e ci spostiamo in un'altra stanza. > aggiunge poi andando a comporre i sigilli del bue, del cane, del drago e del cinghiale. Fatto questo andrebbe a visualizzare nella propria mente la sua stessa immagine delineando la forma di un corpo esile e magro, non particolarmente alto, dalla vita sottile ed i polsi piccoli. La pelle nivea ripercorre il corpo coperta solamente da una maglietta bianca ed una salopette di jeans mentre le braccia nude sono screziate qua e là da qualche cicatrice dovuta all'incontro troppo ravvicinato con Otsuki. I piedi sono scalzi, i capelli sistemati in un'alta coda di cavallo, viola scuro. Visualizza il naso piccolo, le labbra morbide, gli occhi color perla tipici del suo clan e quindi andrebbe a concentrarsi a quel punto sul chakra che scorre nel suo corpo. Andrebbe a smuoverlo così da portarlo agli estremi del proprio organismo e farlo fuoriuscire dagli tsubo posti lungo il busto e gli arti per poi plasmarlo a sua immagine e somiglianza alla propria destra. Andrebbe a modellarlo secondo l'immagine appena affissa nella propria mente e quindi rilascerebbe il chakra per far sì che una perfetta copia di se stessa compaia al proprio fianco, con il chiaro ordine di continuare le pulizie al suo posto. < Okay, direi che magari è il caso che mi dia una sciacquata. Così magari posso darti un bacio, che ne dici? > ridacchia allora la ragazza rivolgendo al giovane un sorriso ricolmo di affetto. < Intanto dimmi, come vanno le cose a casa? Tua madre si è già innamorata di Ai e Ken? > [ Chakra: on ]

16:49 Azrael:
 Il giovane rimane fermo, la mano davanti le labbra a far scudo a labbra e narici, ma da dietro lo scudo di quella mano le rosee si distendono in un breve sorriso. La vista di quella donna, della sua donna, lo mette di buon umore, nonostante la fastidiosa presenza di polvere, disordine e sporco. Tutte cose cui non è abituato, ma che passano in secondo piano dinanzi alla consapevolezza di essere con lei. < Non dovresti fare tutto questo sforzo. > Chiosa gentilmente, abbassando la mancina dal volto per portarla al centro del petto ad unirsi con la mano opposta al centro del petto a formare un sigillo particolare, che non si vede in accademia, appartenendo alla moltiplicazione più avanzata. Il chakra andrebbe dunque a fuoriuscire dai propri tsubo, formando una serie di dieci globi di energia posti orizzontalmente dietro di sé. Tali sfere andrebbero a venir modellate secondo la figura del Nara, un metro e ottanta circa di altezza, il fisico tonico ed allenato, ma per nulla gonfio, il volto candido e non distorto da imperfezione alcuna, l’accenno di barba ben curata ed i capelli perfettamente spettinati rifiniscono il capo, in cui sono incastonati due globi scuri a rappresentare gli occhi. Perfino i vestiti verrebbero riprodotti ad arte, la camicia nera ed i pantaloni a coprire il fisico di quelle che a conti fatti non sono altro che copie formate con la minima quantità di chakra. Tutte e dieci avrebbero dunque preso forma dietro il Dainin, verso cui si girerebbe, andando a squadrarle con gli occhi color pece < Quattro di voi a mettere a posto e pulire tutta la casa, due a cucinare e due a stendere e stirare i panni. Veloce. > Perentorio e severo persino nei confronti di chi seguirebbe comunque i propri ordini, anche se non fossero dati in maniera così decisa. E così, a seguito del proprio comando, le copie andrebbero a spargersi per la casa per adempiere ai compiti che il loro creatore ha impartito. Dal canto suo, invece, Azrael andrebbe ad avanzare qualche passo nei riguardi della Hyuga, andando a raccoglire il tomo che lei stessa gli sta porgendo nella mancina, per andarlo poi a sistemare nello spazio racchiuso tra il proprio braccio ed il costato. Senza mai distaccare lo sguardo dalla giocane andrebbe a bruciare l’esigua distanza che corre ancora tra loro, per posarle un tenero e casto bacio a fior di labbra. < Non è un po’ di polvere che mi terrà lontano da te, mh? > Sussurrerebbe, immediatamente dopo il gesto affettuoso appena portatole. < Non ho avuto molto tempo per sapere come si stanno rapportando, ma a quanto pare lei non aspettava altro che sapere di avere dei nipotini, quindi… suppongo vada tutto bene. > Sorriderebbe, a questo punto, snudando le arcate smaglianti in un’espressione estremamente felice e ricolma di una gioia che non provava da un tempo a dir poco indefinito. Ha una famiglia, adesso. Due figli, sua madre e… Kaori. La sua Kaori. La cui sola presenza, anche in quelle condizioni così casalinghe ed abitudinarie, lo rendono sereno come mai è stato prima d’ora. Come se ci fossero solo loro due e tutto il resto fosse solo uno stridente sottofondo. < Andiamo in un’altra stanza e insegnami le basi, il resto lo imparerò da solo e me lo farò insegnare da Ken stesso. Quanto ci hai messo ad imparare il linguaggio dei segni? > Domanderebbe, infine, porgendole la destra per scortarla in qualunque stanza lei voglia andare, restando particolarmente concentrato sulle di lei risposte, specie considerando che l’ultima volta che le ha chiesto qualcosa al riguardo non aveva l’ausilio del sigillo dell’empatia, senza il quale non ha potuto effettivamente indagare sul motivo per cui lei in primis ha necessitato di quel modo di comunicare. [ C ON | Moltiplicazione x10 ]

17:18 Kaori:
 Quando Kaori osserva il fare del Nara non può fare a meno di mostrare una espressione sgomenta e sorpresa. Di tutto quello che avrebbe potuto mai aspettarsi, quella è sicuramente la situazione più strana nella quale avrebbe mai pensato di trovarsi con lui. Azrael crea una serie piuttosto corposa di copie per incaricarle di svolgere le pulizie che, evidentemente, la Hyuga non è più capace di seguire tutte da sola. < Ma non ce n'è bisogno, davvero. > tenta di sorridergli osservando come ogni perfetta copia del Nara vada apparendo dietro di lui e venga incaricata di fare qualcosa all'interno dell'abitazione. Le copie si muovono rapide, svelte e la special jonin si ritrova a sorridere intenerita della premura del ragazzo, liberando un sospiro stanco e sollevato a seguito del suo aiuto inatteso. < Grazie. > si ritroverebbe semplicemente a mormorare poco dopo prima di vederlo avvicinarsi per recuperare il libro e quindi chinarsi a lasciarle quel piccolo, tenero bacio. Le labbra della special si distendono verso l'esterno mentre riaprendo gli occhi va soffermandosi sulla figura del ragazzo dinnanzi a sé. Azrael. Azrael Nara. Il tempo sembra scorrere rapidamente all'indietro riportandola a quel giorno di tanti anni prima quando lei era solo una deshi impreparata e lui un uomo assai diverso in attesa del suo ramen da Ichiraku. Ricorda quell'incontro come fosse avvenuto il giorno precedente, l'ammirazione provata nei suoi riguardi, la felicità nell'essere depositaria di tanta fiducia da parte di un uomo così influente e famoso. Ricorda la sensazione di sicurezza che le dava stringere il suo coprifronte fra le dita ogni volta che tutto sembrava sfuggirle di mano. Ricorda il periodo in cui credeva d'averlo perduto e si ripete che ora è tutto diverso. Azrael è tornato, è con lei ed in un modo sorprendentemente ed inaspettatamente nuovo. Non come amico, non come maestro, ma come- compagno. Quella consapevolezza la sorprende ogni giorno con rinnovata prepotenza e la porta ad annuire teneramente alle sue parole quando questi va rassicurandola. Ascolta quindi quanto egli le dice a proposito della reazione di sua madre ai suoi nipoti e un sorriso quasi commosso va increspandole le labbra nell'immaginare quanto la donna debba essere felice di quella inaspettata novità nella sua vita. < Sì, è... una cosa da mamme. > replica Kaori stringendo le rosee, sistemandosi una ciocca viola dietro l'orecchio. < Ad un certo punto nella loro vita hanno il bisogno fisico di avere dei nipotini da viziare che gli girino per casa. > sorride la Hyuga voltandosi per depositare lo spolverino e sfiorarsi distrattamente la pancia. Anche sua madre in uno dei suoi rari momenti di lucidità le aveva chiesto quando avrebbe avuto dei nipotini, tempo addietro. Quando ancora non sapeva che fra lei e Raido fosse tutto finito, quando la speranza di riaverlo indietro era ancora viva per lei. Scaccia via il pensiero ringraziando il cielo di non aver avuto modo di accontentarla e quindi si volta nuovamente per sorridere al Nara. Afferra la sua destrorsa con delicatezza e quindi annuisce iniziando ad avviarsi verso il corridoio d'ingresso che porta da un lato verso la porta principale e dall'altro verso le scale. < Uhm. Non molto, un paio di mesi. Ma già dopo poche settimane potevo già sostenere piccole conversazioni. Ovviamente all'inizio ero lentissima ma con la pratica sono diventata più veloce. > spiega la ragazza aggirando il divano accanto al ragazzo. < C'è una posizione delle mani per ogni lettera dell'alfabeto quindi inizierai imparando quelle pose. Prendili come dei sigilli. Poi per formare delle frasi dovrai accompagnare quelle pose al moto delle labbra. > spiega qualche nozione di base su cosa sia il linguaggio dei segni mentre si ritrovano a varcare la soglia del soggiorno sbucando in corridoio. < Credo che Ken sarà contento di-- > Ma la sua voce s'interrompe perchè, mentre parla, un suono cattura la sua attenzione. La porta di casa si apre e sulla soglia compare una donna dai lunghi capelli azzurro scuro e un paio di occhi spenti, di un celeste smorto. Il viso è smagrito, l'espressione stanca e i lineamenti estremamente simili a quelli di Kaori. Poco più alta di lei, la donna ha un fisico agile e scattante, con una veste blu stretta in vita da una cintura bianca e degli stivali ninja ai piedi che va sfilandosi stancamente. Kaori si blocca sul posto fissando i capelli sfatti della donna, legati in una alta coda disordinata, e le macchie di sangue sui suoi vestiti. < Mamma! > esclama sollevata e preoccupata al tempo stesso, sentendo dentro il petto esplodere una serie di sensazioni brucianti. La felicità di vederla viva e a casa, la paura di scoprire che quel sangue sia suo, il timore di sentirle dire che ha un'altra missione alla quale partecipare. La donna rialza il viso una volta tolti gli stivali e si libera della mantellina che aveva indosso per alzare poi uno sguardo stanco alla volta della figlia. "Ciao Kaori, sono a casa." la saluta con un sorriso vuoto, di circostanza, notando solo a quel punto la figura che fiancheggia la figlia. Ci vuole qualche attimo perchè metta a fuoco il viso del Nara e che la consapevolezza si faccia largo in lei. "K-Kaori. Che ci fa Azrael-dono a casa nostra?" esclama la donna improvvisamente sconcertata nell'osservare la special jonin. "E perchè diamine l'hai accolto vestita in quel modo?!" aggiunge in estremo imbarazzo, subito dopo, inchinandosi profondamente in segno di disagio e mortificazione alla volta dell'uomo. "Scusate la pessima accoglienza di mia figlia, è- è un piacere avervi qui." [ Chakra: on ]

17:47 Azrael:
 L’empatia. È un sigillo utile, di fondamentale importanza in missione e di sconcertante utilità nella vita di tutti i giorni, ma—non quando la donna cui hai appena chiesto di essere la tua compagna inizia a pensare di figli e nipotini vari. Non che ci voglia particolare attenzione per notare la mano sul grembo piatto della Hyuga, gesto davanti al quale il Nara sbianca di colpo, boccheggiando per qualche istante senza sentire la sensazione dell’aria che riempie i polmoni. < S-sì, immagino di sì… > I ricordi che lo legarono a Damanthia che da lui tanto voleva un figlio lo assalgono d’improvviso, facendo scorrere un intenso brivido freddo lungo la colonna vertebrale del Nara. < Non hai idee strane al riguardo per ora, vero…? > Domanderebbe un po’ incerto, per concentrarsi solo successivamente sul tempo che la Hyuga ha messo per imparare quel peculiare mezzo di comunicazione. < Spero di metterci un po’ di meno. Se c’è una cosa che i Nara sanno fare è apprendere nozioni, a qualcosa servirà pure essere parte del clan. > Ridachia sommessamente a quella battuta. Di certo non ha intenzione di impiegare un paio di mesi della propria vita per imparare le basi, spera davvero che i tempi siano molto più brevi. Insomma, per apprendere i fondamenti dell’arte del tatuare, libro da almeno mille pagine, ci ha messo la metà del tempo. E prima che i due possano addentrarsi all’interno di altre stanze, ecco che il suono della porta che si apre attira l’attenzione di entrabi i ninja della Foglia. < Kouki? > Domanda piuttosto interrogativo alla volta della ragazza, prima cche la figura oltre l’uscio possa palesarsi. Il Dainin resta a dir poco sbigottito al veder entrare una figura più in là con l’età dello shinobi dell’ombra, dall’aria stanca, stremata, i vestiti modicamente sporchi di sangue, l’andatura claudicante. Le labbra si schiudono, ci vuole ben poco perché il Nara possa collegare quella figura spenta all’identità della madre di Kaori. < Copie! > Il capo ruota verso il soggiorno, la voce alta, quasi rabbiosa nel chiamare all’attenzione due delle dieci copie che aveva sparso per casa, adibite ai lavori, che si posizionano dinanzi a lui come bravi soldati pronti a ricevere ordini dal Generale. < Scortate la signora al divano, aiutatela a camminare. > E mentre le copie sarebbero intente ad avvicinarsi alla donna, un ringhio dell’utilizzatore della moltiplicazione andrebbe a rincarare l’ordine. < Veloce! > E con passo ancor più svelto andrebbero a porsi ai lati della donna, porgendole le braccia per appoggiarsi e dirigersi al divano del soggiorno, qualora lei lo desiderasse. E nel contempo andrebbe a rispondere al saluto ed alle domande della madre della Hyuga. < Sì, signora. Azrael Nara, Dainin della Foglia. > Andrebbe a propria volta ad inchinarsi, piegando il busto in avanti e poggiando la mano destra sul petto, in corrispondenza del cuore e del marchio maledetto. < Si alzi e mi dia del tu, la prego. Mi chiami anche solo Azrael o Az, se desidera. > Il capo andrebbe ad esser ruotato in direzione della figlia della donna, negli occhi una viva scintilla di panico per le condizioni della donna e per il fatto che, evidentemente, non ha la più pallida idea del posto che il Nara occupa all’interno di quella casa e della vita di Kaori. “Non… non le hai detto nulla?” Penserebbe, sfruttando l’empatia per comunicarle il disagio che quella situazione gli sta causando. Insomma, è pur sempre il primo incontro con la suocera, sebbene i fasti e la fama del Daini lo renderebbero apprezzabile agli occhi di qualunque madre. [ Chakra ON ]

18:18 Kaori:
 Aggrotta appena le sopracciglia nell'udire quella domanda incerta, inclinando lievemente il capo in una specie di imitazione della tipica posa assunta dallo stesso Nara nei momenti di confusione e perplessità. Le ci vuole qualche attimo per sgranare gli occhi e irrigidirsi sul posto, agitando confusamente le mani dinnanzi a sé con fare nervoso e disordinato. < No! Per tutti i Kami, no! > esclama lei, di gran fretta, scuotendo anche il capo, arrossita improvvisamente nel rendersi conto di come abbia potuto aver dato l'idea sbagliata all'altro con quel suo pensiero volato al passato. < Per non avere idea sul come fare i genitori direi che abbiamo già abbastanza bambini di cui doverci occupare al momento. > cerca di alleggerire la tensione lei con un sorriso imbarazzato, intimidito, concentrandosi immediatamente sul resto del suo dire per poi guardarlo con espressione rassicurante e confidente. < Sono sicura che sei un allievo straordinariamente capace. > E lo pensa davvero. Tuttavia quel breve attimo di leggerezza va a venir infranto nel momento in cui la porta di casa si apre e la madre di Kaori fa la sua comparsa. La Hyuga la osserva preoccupata, sorpresa e leggermente in difficoltà ascoltando sia gli ordini di Azrael che le parole della donna riempire il corridoio. "Oh... non c'è bisogno davvero. Questo sangue non è mio." dice la donna con tono mesto, ancora palesemente sorpresa di quell'incontro inaspettato, ritrovandosi tuttavia tanto basita da non sapere bene come altro comportarsi al momento di vedere due Azrael Nara sostenerla per le braccia ai propri fianchi. Lascia che esse la scortino fino al divano dove andrebbe a farsi ricadere stancamente, incurante della polvere, della libreria con uno scaffale vuoto e in disordine. Sorride imbarazzata alla volta di Azrael nel sentire le sue parole, portando le mani a fermarsi sulle proprie ginocchia in una posa educata e composta. "Oh, come desider--i, Azrael." è evidente la fatica che l'altra prova nel non aggiungere alcun tipo di onorifico a seguito di quel nome. "Io sono Tomoko Hyuga, special jonin" si presenta a sua volta chinando nuovamente il capo mentre Kaori stringe le labbra seguendo la donna in soggiorno, rivolgendo al Nara una risposta mentale alla sua domanda. "Non ho potuto. Lei è-- instabile." pensa la Hyuga cercando quindi di umettarsi le labbra e schiarirsi la voce. < Mamma Azrael è-- passato a trovarmi. > risponde la ragazza alle domande della donna storcendosi le dita con fare nervoso. < Per questo è qui. Noi-- > volgerebbe appena il viso a cercare conforto e sostegno dallo sguardo del Dainin sentendosi immediatamente pervasa da un alito di nuova determinazione. < --stiamo insieme. > rivela alla fine voltandosi verso di lei, guardandola negli occhi. Tomoko par cadere dalle nuvole nel momento in cui osserva i due e in pochi attimi la sua espressione si fa quasi oltraggiata. "Ma Kaori! Che cosa significa? E Raido? E il matrimonio?!" basita osserva Kaori con fare sconvolto portando la Hyuga a scivolare ai piedi della madre per afferrarle le mani. <
Mamma. Io e Raido ci siamo lasciati, ricordi? >
le domanda con voce morbida, bassa, tenendo lo sguardo fermo in quello di lei. < Più di un anno fa. Quando sono tornata dal mio viaggio. Lui stava con un'altra, ricordi? La Senju? > Tomoko assottiglia lo sguardo e lentamente sembra quasi ritornare alla realtà annuendo piano, un po' più lucida. "Oh. Ohhh... è vero." mormora ancora piuttosto confusa. "Che peccato." sussurra carezzando il viso della figlia, scatenando in lei un moto di stanchezza e malinconia. < No. Va bene così. Io sto bene mamma. Vedi? Sono felice. > le dice ingoiando il rospo, ricacciando il boccone amaro del dover vedere sua madre in quelle condizioni confuse ed incerte. < E poi, insomma, Azrael è più bello vero? > cerca di scherzare con lei lanciando al Nara un sorriso solare che nasconde la tensione del dovergli mostrare le condizioni della donna, ancora profondamente traumatizzata e scossa dalla morte del marito. Tomoko ridacchia sommessamente con quel tipico modo di fare che Kaori ha spesso adottato nel tempo, quel leggero snudar di denti, quella mano a salire dinnanzi al viso per coprirne le rosee. "Tuo padre avrebbe sicuramente preferito. Ahh... sarebbe stato così contento per te." dice alla figlia con espressione ferita, lontana, carezzandole il volto. "Perchè non resti a cena?" domanda allora alla volta del Nara dopo un lungo attimo di denso silenzio. "Io adesso devo proprio darmi una sistemata ma... potresti cenare qui stasera. Cucinerò il mio famoso pollo al curry." propone la donna con improvviso entusiasmo, portando Kaori a rialzarsi in piedi e quindi voltarsi verso Azrael con espressione indecifrabile. "Non farti problemi a rifiutare se devi tornare da Ai e Ken, posso trovare un modo per rinviare questa cena" [ Chakra: on ]

19:07 Azrael:
 Quel che il Nara può notare nell’atteggiamento della madre di Kaori è quasi inquietante. Una donna spenta, vuota, lontana dalla realtà in un modo decisamente strano ed inusuale. La morte di suo marito deve aver inferto al di lei animo una ferita che nemmeno il più capace luminare della medicina sarebbe in grado di risanare. Una ferita che, in tutta sincerità, sente di dover quantomeno lenire. Ascolta quanto le due Hyuga hanno da dirsi, il volto gelido ed inespressivo per qualche lungo istante, fino al notare lo sguardo di Kaori ricercare il proprio per ottenerne del conforto, in un momento così difficile. Le sorride, un leggerissimo incurvarsi delle rosee che non lascia neanche scoperti i denti, le palpebre a richiudersi debolmente sugli occhi “Tranquilla, Kaori. È tutto a posto, sono con te.” Cercherebbe di rinfrancarla attraverso la loro personalissima connessione mentale che li esclude dal resto del mondo, immergendoli totalmente l’uno nella mente dell’altra. Il parlare di Raido gli fa sorgere una debole risata, amara e divertita al tempo stesso. Innumerevoli ed indicibili andrebbero a snocciolarsi gli insulti nella mente del Dainin, diretti e leggibili in maniera chiara da Kaori, benché non vngano espressi dalle labbra se non tramite un < Per una volta nella mia vita non sono da apprezzare per merito mio, ma per demerito altrui. > Appena sussurrato, sebbene sia udibile da tutti i presenti nella stanza. Quel che prova nei confronti di Raido è… difficile da esprimere. Perlopiù odio, rabbia, profondo rancore. Tutti sentimenti legati a quel che quell’uomo, quel disgustoso individuo, ha fatto a Kaori, ma soprattutto a Kouki. Per quanto abbia fatto del male alla Hyuga, rinnegandola ed umiliandola, quel che ha fatto alla Yakushi è ben più grave. Kaori era forte, una personalità a sé stante che, anche senza di lui, è riuscita ad andare avanti. Ma Kouki… Kouki no. Lei aveva bisogno di una guida, una figura paterna che mai aveva conosciuto, che nemmeno sapeva cosa fosse. E l’Oboro avrebbe fatto meno danni a non mostrarsi mai come tale, invece che darle l’illusione, la speranza di poter avere una vita felice e normale e poi… sparire nel nulla, come il più schifoso e basso tra i vigliacchi. Vile e debole, ecco cosa pensa di Raido Oboro. Un uomo di cui vorrebbe volentieri appendere il disegno alle pareti del proprio ufficio nel quartier generale degli ANBU, assieme a tutti gli altri. Eppure il volto del Nara resta inciso in quella maschera di gelo ed impenetrabile freddezza, in modo che il suo ragionamento nei riguardi dell’uomo di cui le donne stanno parlando sia percepibile unicamente da Kaori. < Tomoko-san, mi permetta di aiutarla in cucina, sarei più che felice di farle assaggiare il mio ramen di manzo. > Si propone, sebbene ci siano già due copie che stanno avendo a che fare con la cucina e che resteranno lì finché non verranno dissolte. < Sa io… > Principia, umettandosi le labbra ed andando a prender posto dinanzi alla donna, chinando il capo in segno di profondo rispetto. < …vorrei mostrarle il mio profondo rispetto ed ammirazione per il suo lavoro da kunoichi, ma ancor di più come madre. > Andrebbe a dirle, tenendo sempre il capo chino e chiosando ogni parola in tono profondamente solenne e quasi di venerazione, nei confronti della donna con cui sta parlando. < Sua figlia è la cosa migliore che mi sia mai capitata e lo devo anche a lei, la ringrazio. > E con questo andrebbe a lasciarla andare a darsi una sistemata, così come lei stessa ha detto. Magari il suo ringraziamento, chissà, potrebbe farle ricordare quanto sia importante il suo ruolo come persona, non solo come macchina da guerra al servizio del Villaggio della Foglia. E, così, andrebbe a ruotare il capo verso Kaori, sorridendole mestamente. < Vogliamo approfittare per iniziare con l’alfabero? > Chiosa in sua direzione, senza neanche rispondere a quanto lei mentalmente gli ha riferito, riguardo al dover tornare dai propri figli. In fondo non passare quella serata con loro, se la cosa serve a rinvigorire lo spirito ferito di sua madre, è un prezzo più che accettabile. [ Chakra ON ]

19:33 Kaori:
 Azrael è con lei. Lo sa. Può avvertirlo. Può avvertirlo nella vicinanza del suo corpo, nel calore che esso emana come una dolce carezza, nel riverberarsi nell'aria il profumo della sua pelle. Può avvertirlo nel sorriso accennato sulle labbra, nello sguardo incoraggiante che egli le rivolge. Sa che il Nara è lì con lei, *per* lei, e per questo si sente abbastanza forte da poter sopportare quel momento senza cedimenti. Avverte affiorare nella sua mente i pensieri di Azrael circa la figura di Raido. Insulti, offese, giudizi, minacce persino nei riguardi di un uomo che ha rovinato più vite di quante ne abbia potute sistemare. Ha distrutto una bambina, quella che avrebbe dovuto essere sua figlia, spezzato lei e persino Fumiko, nonché la figlia che i due hanno avuto e che potrebbe non conoscerlo mai in futuro. Comprende fin troppo bene il risentimento e l'astio del Nara e lo condivide pienamente, ritrovandosi a sentire il proprio rancore nutrito da quello del Dainin. Maschera però il tutto dietro una espressione tranquilla andando a sorridere amaramente delle parole pronunciate dal ragazzo. Tomoko, dal canto suo, non aggiunge altro ma si ritrova invero a seguire con lo sguardo i movimenti di Azrael che, elegante, va fermandosi dinnanzi a lei per proporle di cucinare per loro quella sera. La donna è sorpresa, colpita, e si volta a guardare la figlia con espressione impressionata. "Oh ma io-- non saprei, cioè..." sembra davvero un pesce fuor d'acqua, come se avesse difficoltà a rimanere ancorata a quanto le sta accadendo attorno e le ci vuole un attimo prima di sbattere le palpebre meccanicamente ed annuire con la bocca asciutta. "Ma- sì, sì, certo. Ne sarei onorata" mormora alla fine annuendo, sorridendo, portando Kaori a distendere le rosee in un sorriso intenerito, lo sguardo a ripercorrere i meravigliosi lineamenti dell'unico uomo al mondo capace di donarle così tanta speranza e forza con la sua semplice presenza. Starebbe già per dire qualcosa quando la voce di Azrael riempie la stanza andando a sorprendere entrambe le Hyuga. Kaori l'osserva commossa, lievemente arrossita, mentre Tomoko rivolge al ragazzo uno sguardo fiero e orgoglioso, per una frazione d'istante persino lucido. "E' venuta su proprio bene, vero?" domanda alla volta del ragazzo con un tono estremamente fragile e vulnerabile, sorridendo commossa alla volta del Nara. "Ha ereditato la testa dura di suo padre e la sua stessa determinazione. E' una brava bambina la mia Kaori." mormora sorridendo, portando la Hyuga ad avvertire dentro di sé un calore bruciante esploderle in petto. Le sembra di non parlare con lei da una vita, di non averla vista per anni. Per la prima volta dopo chissà quanto tempo, la donna non è solo l'ombra di se stessa, ma sembra essere davvero lì, davvero presente. E in un attimo eccola che si alza e, sorridendo ai presenti, va al piano superiore per prepararsi un bel bagno caldo e rigenerante lasciando infine soli i due giovani amanti. Kaori si avvicina alla figura del Nara e ne ricercherebbe all'istante la mano. < Grazie. > direbbe immediatamente con un sospiro tremante, sentendosi estremamente più leggera e sollevata dopo quella breve conversazione. < Non la vedevo così da mesi... > rivela Kaori espirando, sorridendo quindi timidamente al Nara nel sentire la sua proposta. < Certo. Andiamo di sopra. > accetta lentamente facendogli strada. E' felice che Azrael sia lì con lei. Felice che le sia stato accanto nel riaccogliere sua madre a casa. Felice che l'abbia conosciuta, che sia stato presentato. Soprattutto, però, è felice di poterlo avere vicino, di poter trovare sostegno dalla sua semplice presenza lì, nella sua camera, dove ogni cosa sembra rilucere di una luce diversa sotto il suo sguardo. < Iniziamo con le vocali. > Direbbe una volta che i due fossero entrati nella stanza, sedendosi ai piedi del letto, iniziando a comporre con le mani i vari segni relativi alle cinque vocali dell'alfabeto, spiegando di volta in volta quale lettera sta rappresentando e come formarla al meglio. [ Chakra: on ]

12:23 Azrael:
 Le parole della madre di Kaori lo colpiscono profondamente. È venuta bene, sì, decisamente. Non solo a livello fisico, cosa che non ha potuto negare sin dal primo momento in cui l’ha rivista alle Cascate dell’Epilogo, ma anche da un punto di vista più intimo e caratteriale. Non si tratta più di quella ragazzina ingenua, ignara del male che permea il mondo, ignara di cosa v’è al di fuori del Villaggio, che mangia tranquilla il proprio raen mentre al di fuori delle mura il mondo stesso viene minacciato da ogni sorta di pericolo. Non è più la bambina la cui preoccupazione più grande è l’esame per divenire Genin, che pensava di non farcela benché ne avesse tutte le capacità. Ora è consapevole della sofferenza che affligge ogni persona sulla faccia della terra, ora è una Consigliera, una delle armi più valide a protezione della Foglia. Ora non è più la detentrice di un doujutsu che, a guardarla negli occhi, raccontava unicamente delle tradizioni del proprio clan, per quanto siano maestose ed importanti. Ora è Kaori. Una persona che ha vissuto una vita difficile, che ha avuto delle perdite, ma che – nonostante tutto – non si abbatte e tiene sempre la testa alta. Determinata a seguire i propri ideali anche quando possono sembrare sbagliati agli occhi altrui. E che, tuttavia, non perde quel suo adorabile arrossire quando le si fa un complimento, quell’imbarazzo e quella felicità che difficilmente riesce a nascondere, specie in presenza del Dainin. È questo, tra le mille altre cose che la caratterizzano, che lo fanno innamorare sempre di più, giorno per giorno, di lei. Ed è importante ricordare alla donna che ha di fronte che, se Kaori è diventata così, è anche per merito suo. Non ha ereditato unicamente le caratteristiche del padre, come Tomoko stessa fa notare, quasi sminuendo il proprio valore nel processo di crescita della figlia, c’è molto di più dietro ed il Nara, per quanto di famiglia non conosca molto, non ha assolutamente intenzione di permetterle di dimenticarlo. < Lei deve sapere che Kaori mi ha fatto il più bel regalo che io abbia mai ricevuto in vita mia. Mi ha restituito la mia mamma. Ora è sana e salva, a casa mia. Nessuno di noi, a prescindere da quanto sia potente, cresciuto e fondamentale per il Villaggio, dovrebbe dimenticare che siamo qui anche per voi, che ci avete permesso di arrivare fino a qui e che, volenti o nolenti, abbiamo sempre bisogno di voi. Vuoi che sia per un consiglio, per un ginocchio sbucciato o per un semplice abbraccio. > Andrebbe a rivolgerle queste ultime e significative parole, prima di lasciarla al suo bagno caldo, in modo che possa riflettere su quanto il Nara ha appena esposto in maniera così sentita e sincera. Comprende, comprende pienamente quanto possa essere devastante perdere una persona amata, come gli è accaduto più volte nei suoi soli trent’anni – quasi – di vita, ma ha sempre ricordato che su di lui gravano delle responsabilità. Che essere grandi vuol dire anche affrontare il dolore ed accettarlo, viverlo per potersi permettere di continuare la propria vita, per se stessi e per chi conta su di sé. Si ritroverebbe, adesso, a sentir la propria mano stretta in quella della Hyuga, verso la quale rivolgerebbe un dolce ed affettuoso sorriso. < Spero di non aver straparlato, ma è giusto che lei sappia cosa sta facendo. Mi sembra tutto fuorché una donna stupida. > E si porterebbe la di lei mano alle labbra, per posarvi un bacio sul dorso, prima di dirigersi con lei al piano superiore per entrare nella stanza che in più occasioi hanno condiviso e per sedersi di fronte a lei, imitando con gesti lenti e studiati delle mani le pose che occorrono per comunicare con chi non può usufruire del dono della parola. < Questa persona per cui hai imparato tutto questo… chi era? Potrei averlo conosciuto? Non ricordo di aver mai nemmeno sentito parlare di un muto, qui a Konoha. > Le domanderebbe, infine, ripetendo con attenzione e concentrazione ogni posa che la Hyuga gli mostra, memorizzando con quanta più accuratezza può, la corrispondenza tra lettere e gesti. [ Chakra ON ]

12:44 Kaori:
 Se Tomoko rimane profondamente colpita e impressionata dalle parole che sente arrivare dal Nara, allo stesso modo anche Kaori ne rimane realmente segnata. Sente in quel suo dire il dolore che per tutta la vita l'ha segnato nell'aver perduto la propria mamma, la felicità per averla ritrovata e il tentativo di risvegliare quella donna che da molto tempo ormai sembra quasi parzialmente inconsapevole di quanto sta accadendo attorno a lei. La ragazza quasi avverte gli occhi bruciare nel rendersi conto di quanto le sia mancato il sostegno della sua mamma in tutto quel tempo. Si è così concentrata nel tentativo di fare tutto da sola da non essersi resa conto di quanto le sarebbe piaciuto trovar riparo in un abbraccio. Kaori la guarda con un sorriso mesto, tremante, incontrando lo sguardo di una Tomoko quasi disorientata e colpevole mentre andrebbe a sedersi accanto a lei per stringerle una mano nella propria. < Avremo sempre bisogno della mamma, no? > mormora abbozzando un sorriso leggero, portando la donna a liberare una risatina stanca, quasi rotta. "Grazie per queste belle parole..." dice semplicemente, alla fine, portando una mano a carezzare il volto del Nara mentre l'altra stringerebbe quella che Kaori le ha offerto, rivolgendo quindi alla figlia un sorriso ricolmo d'affetto ed orgoglio prima di alzarsi e dirigersi in bagno. Kaori si alza a sua volta rimanendo sola con Azrael, grata per la sua presenza, per il suo contributo, desiderosa più che mai di averlo al proprio fianco per sempre. Ne stringe la mano, sente il ragazzo andare a sollevarla per baciarne il dorso e quindi sorride al suo timido dire ritrovandosi a scuotere lentamente il capo, sorridendo a sua volta. < No. Sei stato perfetto > principia la Hyuga con dolcezza. < E no, non è stupida. E' solo- spezzata. > mormora lei espirando piano, ma con un tono assai più carico di speranza e sollievo. < Ma la aiuterò a stare meglio. > afferma poi con rinnovata determinazione, prima di guidare il giovane verso la propria camera e qui ritrovarsi ad iniziare quelle semplici lezioni per permettergli di comunicare al meglio col suo bambino. Osserva i gesti riprodotti dal Nara ed annuisce ogni volta che questi vengono eseguiti al meglio per poi aiutarlo a muovere le dita in maniera ottimale per quei segni più strani da riprodurre. < Sì, così. > sorride intimamente felice di poter fare qualcosa del genere per lui, ascoltando quindi le sue parole e prendendosi un attimo per rispondere. < Non so esattamente chi fosse. Era- > una risatina bassa le smuove le rosee portandola ad umettarsi le labbra. < un ANBU. Non ho mai visto sotto la sua maschera, non so quale fosse il suo vero nome. Si faceva chiamare Ren. > spiega lei ricordando la figura della quale ormai ha pochi ricordi annebbiati. < Non era propriamente muto. A volte parlava, ma sembrava fare fatica. Preferiva scrivere o ricorrere a questo linguaggio. Così lo imparai per lui. > ammette la ragazza leggermente imbarazzata al pensiero di parlare ad Azrael di lui. Neppure Raido ne aveva mai sentito parlare. < Penserai che sia stupido tenere a qualcuno di cui non si conosce neppure il volto. > sorride allora stringendosi nelle spalle, abbassando lo sguardo con fare timido, impacciato, ricordando con tranquillità quel tempo passato, quella figura perduta nel corso degli anni. [ Chakra: on ]

13:16 Azrael:
 E così i due giovani amanti possono dedicarsi un po’ di tempo da soli, benché abbiano delle cose da fare. Il linguaggio dei segni, chissà quanto sarà contento Ken di scoprire che Azrael lo ha imparato solo per lui, dato che non sembrava molto contento di scrivere ogni volta che aveva qualcosa da dire. < Ken è un chiacchierone. Farò molta fatica a stargli dietro. > Pronuncia sottovoce, restando poi in un silenzio denso, sintomo di profonda concentrazione, a cui viene accostato un gesto tipicamente infantile. La lingua biforcuta, infatti, fa capolino dalle labbra mentre il Nara tiene lo sguardo fisso sulle proprie mani che si muovono come quando era in Accademia, intento ad imparare i sigilli più basilari. < Come cavolo fa una vocale ad essere più complicata del sigillo della scimmia… > Mormora tra sé e sé, stringendo gli occhi in due sottili fessure, nell’atto di svolgere correttamente quanto gli viene mostrato. Le parole che la Hyuga libera a proposito dell’ANBU che le è stato tanto caro e per cui ha imparato persino un nuovo modo di comunicare non lo deconcentrano in un primo momento, se non sulle ultime parole, su quell’ultima domanda pronunciata da Kaori. Il Dainin rialza il viso, puntando le iridi scure in quelle perlacee della sua compagna, lasciando le mani ferme a mezz’aria, in un simbolo che non vuol dire nulla, né come sigillo, né nel linguaggio dei segni. < Mh? > Mugugna interrogativo, ritraendo la lingua e chinando il capo verso sinistra, in chiaro segno di curiosità ed interessamento verso le proprie parole. < Aspetta, aspetta… avevi una cotta per questo—Ren? > Domanda, non arrabbiato o offeso, soltanto incuriosito. < Perché dovrebbe essere stupido? Da quando ci si innamora solo di un bel faccino e non di quel che c’è sotto? > Un quesito posto di rimando a quello della Hyuga, su un argomento che lo colpisce in maniera particolare, quasi intima, per così dire. < In fondo… guardando negli occhi una persona, questa può mentire lo stesso. Raido non ne indossava una fisica, ma da quanto ho capito era una delle persone più inaffidabili sulla faccia della terra. > Conclude, poi, per curvare le labbra in un sorriso intenerito alla vista di una Kaori che quasi si vergogna di un sentimento che ha provato nei confronti di un ANBU, di cui, comunque, non ha mai sentito parlare. Di certo se lo sarebbe ricordato un suo militante che aveva tanta fatica nel parlare. < E poi mi hanno detto che gli ANBU hanno un fascino particolare, sai? > Ridacchia, su quella battuta che fa notare quanto la Hyuga, a quanto pare, abbia un particolare vezzo nei confronti delle Forze Speciali del Villaggio della Foglia. < Ma ora arriviamo a quello che più mi preme chiederti. Questo fantomatico Ren, che io non ho assolutamente voglia di cercare e di minacciare per tenerlo lontano da quel che, ormai, è mio-- > Chiaramente, senza nemmeno l’uso dell’empatia, si può notare il sarcasmo del dire del Dainin < -- che fine ha fatto? > Permarrebbe, dopo tale ennesima domanda, in silenzio per tornare a concentrarsi sulle altre lettere dell’alfabeto da formare con le pose delle mani, in attesa di qualche risposta. [ Chakra ON ]

10:47 Kaori:
 Immagina il piccolo Ken che snocciola segni e gesti ad alta velocità nella fretta di poter finalmente comunicare con lo shinobi. Immagina i grandi occhi neri del bambino illuminarsi al pensiero di poter sentire storie, trucchi e segreti di una leggenda quale il Nara e si intenerisce nel sentire la voce di Azrael ammettere che forse potrebbe trovarsi in difficoltà, inizialmente, a seguire i discorsi del bambino. < Immagino sarà emozionatissimo all'idea di poterti chiedere tante cose. Qualunque bambino sarebbe eccitato all'idea di poter parlare con te, ma per lui... beh, sicuramente c'è un legame diverso fra voi anche se magari non può rendersene ancora conto. > sorride lei, con tenerezza, guardando l'altro con uno sguardo ricolmo d'affetto ed amore. < Ti farai dare una mano da Ai. Immagino che anche lei possa capirlo. > aggiunge poi, tranquilla, immaginando Azrael alle prese con i due figli, a parlare tutti quanti con quel bizzarro e strano linguaggio senza suoni, solo per amore del suo bambino. Lo guida nel ripetere vari segni, ridendo poi di cuore del dire del ragazzo in merito alla vocale che ha appena riprodotto, incrociando i piedi dinnanzi a sé, travolta da una ondata di tenerezza nel vederlo impegnarsi tanto con la lingua appena sporta fra le rosee sottili. < Non è complicata. E' solo nuova. Sai, puoi avvalerti di un importante metodo per ricordare alcune lettere nello specifico. Per esempio... > La destrorsa andrebbe a chiudersi a pugno dinnanzi a sé, col pollice tenuto teso accanto all'indice, premuto contro di questo. < A > Un istante più tardi la stessa mano andrebbe a smuoversi, ma solo alcune dita; il mignolino si tenderebbe verso l'alto mentre il pollice andrebbe a piegarsi al di sopra delle altre dita ancora chiuse a pugno, proprio come se volesse tirarne uno. < I. Ai. > sorride lei prima di riprendere a muovere la mano. Questa volta andrebbe a piegare le dita come a voler imitare un cenno di vittoria, con indice e medio tesi all'insù e mignolo e anulare ripiegati verso il palmo, col pollice a tendersi verso l'alto di modo tale da ritrovarsi in mezzo al secondo e terzo dito. < K >. Poco dopo le dita vanno richiudendosi verso il palmo col pollice tenuto basso sotto di esse, ma senza toccare il palmo. Le dita sono ricurve, quasi come a voler imitare un artiglio. < E > Infine tenendo le dita ella stessa posizione va piegando il polso così da piegare l'intera mano di pochi gradi verso il basso, andando ad infilare il pollice al di sotto delle altre falangi. < N. Ken. > sillaba piano con un sorriso gentile. < Imparando parole che per te sono importanti sarà più semplice ricordarti i segni relativi alle varie lettere. > gli consiglia Kaori prima di andare ad ascoltare quanto egli dice in seguito circa il discorso successivamente affrontato. Ren. Era da tempo che non pensava più a lui; si rende conto solo ora di non ricordare neppure più il suono della sua voce. E la curiosità di Azrael porta la Hyuga ad arrossire improvvisamente e reagire d'istinto più che coscientemente. < No! > esclama la voce. “Sì” la tradisce il pensiero. Abbassa appena lo sguardo schiarendosi la voce per poi sospirare. < Un pochino...? > azzarda timidamente, divertita persino, affatto preoccupata per la reazione dell'altro ma un po' a disagio all'idea di parlare per la prima volta di quella cotta così bizzarra e distante nel tempo. Si sente rincuorata dal fatto che Azrael non giudichi stupido quel suo acerbo ed immaturo sentimento provato anni prima per quello che, a conti fatti, era un totale estraneo per lei. E quando va poi ponendole quella riflessione su Raido non può fare a meno di sorridere e scuotere il capo. < Più che inaffidabile direi... egoista. Ma sì, in ogni caso hai centrato il punto. > annuisce lei per poi ascoltare il successivo dire del Nara e quindi ridere di cuore, dolcemente, coprendosi le labbra con una mano per nascondere i denti alla vista altrui in una posa tanto aggraziata da apparire quasi bizzarra in quella mise così casalinga e comoda. < Sai... > mormora al termine del suo riso gentile, portando ora le iridi color perla a cercare quelle buie di lui, sollevando una mano nel tentativo di sfiorare con la punta delle dita la pelle della sua gota sinistra. < ...era da un po' che ci pensavo. Mi... sarebbe piaciuto vederti in maschera. Sai, in tenuta ANBU. > rivela con voce bassa, prudente, non sapendo quanto fuori luogo o inopportuna possa essere una simile confessione considerando che teoricamente lei non dovrebbe neppure sapere che Azrael è un membro delle Forze speciali. < Comunque non lo so. E' sparito molto tempo fa. Non l'ho più visto, non so neppure se sia ancora vivo... > rivela lei stringendosi nelle spalle. < E poi figurati. Essendo stato un ANBU saprà sicuramente quanto sarebbe poco saggio farti arrabbiare. > sorride Kaori dandogli un buffetto scherzoso sul bicipite, roteando le iridi all'insù con tono divertito prima di inclinare il capo e quindi osservare i movimenti delle mani dell'altro, indicandogli con esattezza come e di quanto reclinare le mani, dove posizionare le dita, e perchè. [ Chakra: on ]

11:45 Azrael:
 Le iridi buie del Dainin vengono puntate sulla figura della Hyuga e su quanto lei ha da mostrargli. È talmente bella, anche in una tenuta così semplice e per nulla preparata, che quasi si distrae dall’osservare le pose delle sue mani. Ed è sorprendente la maniera in cui resta incantato da qualcosa di così basilare, dal modo in cui i capelli sfatti le incorniciano il viso, dal modo in cui degli abiti prettamente casalinghi le fasciano il corpo. È qualcosa che trascende profondamente la semplice e mera attrazione fisica, si tratta di un legame molto più profondo, si tratta del basilare istinto di avvicinarsi a ciò che lo fa star bene con uno sguardo, un sorriso, una parola gentile. È Kaori. A prescindere dalla mise, a prescindere dalla situazione, è lei che gli fa risuonare il cuore e l’anima, al solo guardarla. E mentre il Nara si riscuote da questi pensieri, ondeggiando col capo da sinistra a destra in un leggerissimo segno di diniego, che può osservare e riprodurre con attenzione e diligenza le lettere che la Hyuga gli mostra. < A… > Mormora, nell’atto di imitare pedissequamente quella vocale > …i. Ai. > Ripete assieme a lei, richiamando quasi involontariamente la figura della sua bambina, di sua figlia, di quel crine argenteo e brillante, di quegli occhi bicromi e di quella voce infantile che, per quanto lei possa crescere resterà sempre la bambina che lo chiamò “papà” per quella prima ed emozionante volta. Seguono poi le lettere che formano un nome ancor più impegnativo da non collegare alla persona a cui appartiene. < K… > Una fatica infinita viene fatta dal Dainin per non concentrarsi eccessivamente sul proprio figlio, ma unicamente sul memorizzare la posizione che le mani devono adottare per formare le varie sillabe < …en. Ken. > Cercherebbe di formare le ulttime due lettere in maniera più rapida e spigliata, in modo da cominciare a prendere dimestichezza con quel nuovo linguaggio. E non si ferma qui, permane concentrato sulle proprie mani che vengono disciolte e tenute coi palmi combacianti davanti al petto per qualche istante, come in posizione di preghiera, che assume spesso anche prima di compiere i sigilli, per una questione di comodità e di abitudine. < Quindi… formare con le lettere parole e concetti a cui tengo particolarmente per tenerle a mente, giusto? > E domandando retoricamente quel quesito, andrebbe a formare nuovamente la “K” con la mano destra, la prima lettera del nome del suo bambino. Seguirebbe quella con cui comincia il nome della propria figlia, una “A”. < Ka… > Mormora, senza nemmeno guardare la Hyuga negli occhi, per favorire la propria attenzione in ciò che sta facendo. Andrebbe a formare la “O”, parte delle vocali che ha imparato solo qualche minuto prima. < Kao… Non ho idea di come si faccia la “r”. > Rialzerebbe solo a questo punto il capo, distendendo le labbra in uno smagliante sorriso allegro e sereno. Andrebbe, poi, a lasciar cadere le mani lungo i fianchi per ascoltare quanto la Hyuga ha da dirgli a proposito di questo fantomatico Ren. La mente tradisce le parole, riguardo i sentimenti che lei stessa ha provato molto tempo prima del giorno corrente. < Un pochino. > Andrebbe a ripetere quelle stesse parole, senza mostrare mai altre emozioni che non siano positive. Niente rabbia, né gelosia. Non avrebbe affatto senso, considerando quanto tempo è passato ed il fatto che, per stessa ammissione di kaori, non si sa quale fine abbia fatto l’ANBU misterioso. < Ho sempre ritenuto di essere molto più affabile senza maschera. So essere davvero insopportabile nel ricoprire un ruolo di potere. > Ridacchia alla propria stessa affermazione, rivolgendo uno sguardo di puro e sincero affetto alla volta della sua interlocutrice. < Credo di non aver mai visto nulla di più bello che il modo in cui ti copri le labbra quando sorridi. > La voce bassa, calda, resa roca a tratti dal vizio del fumo, le verrebbe rivolto in parte per comunicarle con estrema sincerità e trasparenza quanta ammirazione prova nei suoi confronti, ma anche per sviare il discorso dall’argomento ANBU, considerando quanto sia al limite dell’illegale l’averle confessato il suo passato ruolo di Generale e non vorrebbe mai rischiare di confessarle il suo rientro all’interno delle Forze Speciali. Benché sia assolutamente conscio del fatto che, non appena avrà l’occasione di vederlo in maschera, saprà senza dubbio riconoscerlo. Un piccolo trucchetto per far capire cose che non dovrebbero essere dette, una sorta di ABC del bravo ANBU. < Ad ogni modo non importa dove sia lui o chiunque altro abbia fatto parte della tua vita, insomma… al momento sei fuori mercato, sei roba mia, mh? > Concluderebbe quel dire forse un po’ minaccioso, anche maschilista, se vogliamo, ma detto con il solito sorriso che tanto ha reso famoso il Dainin, largo e coinvolgente, tanto da non far mai comprendere quanto di quel che sta dicendo sia la verità o semplicemente una frivola battuta. [ Chakra ON ]

12:11 Kaori:
 Il capo vien mosso lentamente in un quieto annuire mentre Azrael ripete i segni mostrati dalla Hyuga. Ripete il nome della sua bambina e quindi quello di suo figlio, impegnandosi a riprodurre fedelmente ogni gesto, memorizzando il collegamento fra la lettera pronunciata e il modo in cui ha posizionato le mani dinnanzi a sé. < Sì > conferma Kaori per indicargli che sta andando bene, che sta agendo per il meglio ritrovandosi quindi ad udire quella domanda che la porta una volta ancora a far cenno d'assenso col capo. < Esattamente. > conferma quanto egli le ha chiesto, andando quindi a portare la propria attenzione sulle mani di lui, sul modo in cui vada a riproporre nuovi segni. K. A. O. Le labbra della Hyuga si tendono verso l'esterno in un sorriso toccato e intenerito, le iridi brillano per un istante di una emozione senza nome. Sorride quando Azrael si ferma nel non sapere come procedere e quindi va alzando una mano per mostrargli il palmo. Mignolo e anulare si piegano verso il palmo mentre indice e medio si incrociano fra loro ed il pollice va poggiandosi, per il polpastrello, sull'anulare ripiegato. < R. > mormora teneramente, riscaldata da quel semplice gesto, dal semplice tentativo di lui di imparare a pronunciare il suo nome in modo nuovo. L'osserva con le iridi perlacee ricolme d'amore e non può fare a meno di pensare a quanto le paia incredibile l'idea di aver trovato un uomo come lui al proprio fianco. No. Non un uomo come lui. Non esiste nessuno che gli somigli anche solo in minima parte. Azrael. Il suo Azrael. L'uomo che le fa balzare il cuore in gola come se stesse precipitando verso il vuoto per ottanta metri anche col semplice dire il suo nome. L'uomo il cui abbraccio è capace di confortarla, avvolgerla e accenderla in un solo istante. L'uomo per il cui sorriso avrebbe sempre fatto qualunque cosa fosse in suo potere. Sorride alla ripetizione del Nara rendendosi conto di come non paia nè arrabbiato né infastidito da quell'argomento, solo sinceramente interessato ed incuriosito a sapere qualcosa di più su di lei e semplicemente inarca un sopracciglio quando, poco dopo, quelle parole vanno a raggiungerla. Un'espressione provocatrice, divertita, che vorrebbe essere giocosa nel momento in cui stringendosi nelle spalle va rispondendogli con tono quasi casuale. < Meh, insopportabile. Diciamo più... > si ferma a pensarci per un istante prima di far schioccare la lingua contro il palato e tornare a guardarlo. < ...dispotico. > Il sorriso diviene più simile a un ghigno giocoso ricordando il momento in cui Azrael le aveva mostrato anche quel lato di sé. Quel suo essere padrone. Signore. Un modo d'essere assai distante da quello che le mostra ora nel complimentare così il suo sorriso, facendole sentire le farfalle danzare nello stomaco, il cuore in subbuglio. < Ah sì? Ti porto uno specchio? > ironizza lei, incapace di accettare un complimento senza tentare di distogliere da sé l'attenzione, sorridendo. Seriamente Kaori crede che Azrael sia la creatura più bella che abbia mai visto, con quei suoi bellissimi occhi scuri e i capelli d'ombra, le labbra sottili spesso increspate da sorrisi sfacciati e sghembi capaci di fermarle il cuore. La sua immagine è stata disegnata direttamente dalla mano dei Kami, di questo non ne è mai stata più sicura. < Sono la tua ragazza. > mormora Kaori ponendosi esattamente di fronte a lui, alzandosi dal letto e avvicinandosi all'uomo, cercando uno spazio per fermarsi fra le sue gambe, per rimanergli vicino e guardarlo dall'alto della sua nuova posizione. Tenterebbe di portare le mani ai lati del suo volto per carezzare lentamente i suoi zigomi coi pollici e quindi specchiarsi nelle sue iridi buie. < Non c'è possibilità che me ne dimentichi. O che cambi idea. > mormora ancora con un sorriso rassicurante, la voce bassa, inspirando a pieni polmoni. < Hai stravolto il mio mondo, Azrael. Ne sei il centro vivo e pulsante, non potrei sfuggirti neppure volendolo. > E quasi riderebbe al pensiero di come Azrael potrebbe trovarla ovunque lei sia, semplicemente inviando del chakra a quel sigillo posto sulla sua nuca. Ma al di là di questo, è dal suo fianco che non potrebbe mai fuggire. Dal modo in cui la fa sentire capace di respirare solo se lui è al suo fianco, dal modo in cui la fa sentire finalmente intera, completa. Invincibile. Azrael è il pezzo mancante che ha sempre cercato e non c'è modo al mondo che potrebbe mai separarsi da lui. [ Chakra: on ]

12:54 Azrael:
 Rinfrancato dal fatto che la Hyuga sta approvando passo per passo tutti i gesti che sta compiendo, andrebbe a riprodurre la lettera che ha appena visto, per farla seguire dall’ultima che manca per formare il nome dell’unica ragione che lo spinge ad andare sempre avanti a testa alta. La sua Kaori. Andrebbe quindi a seguire con le pose delle mani che indicano la lettera “I”, per ripetere a mezza voce l’ultima sillaba che manca < …ri. Kaori. > Alzerebbe il capo solo allora per poter gioire del lavoro appena svolto, andando ad immagazzinare le nozioni apprese. Andrebbe poi a cercare il libretto ove tutte le lettere sono segnate con le relative immagini per aprirlo davanti ai propri occhi e cercare con dedizione qualche altra consonante da aggiungere al proprio repertorio ed andare così a formare un messaggio più complesso nella di lei direzione. Una R, appresa qualche istante prima, una E e qualche altra consonante riprodotta in maniera quasi goffa, dal solo vedere le immagini stampate sul libretto. Una S ed una T. andrebbe poi a completare il messaggio che vorrebbe dedicarle, inframezzando le parole da dividere con un semplice fermarsi delle mani in posizione di preghiera dinanzi al petto, accompagnando ogni parola con il proprio labiale, mantenendo lo sguardo – speranzoso di non star esprimendo nel linguaggio dei segni qualche insulto strano ed involontario – mimando con le rosee la frase “Resta con me.” Che andrebbe allo stesso modo a ripetersi nella propria mente, in modo che sia il più chiaro possibile. Lo sguardo, quelle iridi d’onice addolcite da quanto ha appena fatto e totalmente immerse in quelle perlacee della donna, andrebbe a cambiare al solo sentire il successivo dire della giovane. Una scintilla di pura malizia brillerebbe all’interno di quei pozzi bui che riflettono l’immagine della Hyuga nel momento in cui ella s’alza e s’avvia a fronteggiarlo da quella posizione sopraelevata. < Quindi sarei… > Una breve pausa, durante la quale le labbra sottili andrebbero a distendersi, portando l’angolo sinistro della bocca ad incurvarsi verso l’alto in un mezzo sorriso profondamente provocatorio. < …dispotico? > Le domanderebbe, retorico ed allusivo, ricordando chiaramente l’evento a cui fanno richiamo le parole di kaori. Un momento intimo non solo da un punto di vista fisico, ma anche personale. Un momento in cui il Dainin ha voluto mostrarle, col pericolo e col terrore che lei potesse rifiutarlo e fuggire, il suo lato più oscuro, quasi violento. Solleva il volto, lasciando che lei possa donargli quelle affettuose carezze e quelle parole così profondamente sentite alla di lui volta. È strano quanto gli faccia piacere quel contatto, in un punto per lui tanto sensibile. Il suo viso, infatti, è sempre stata una zona off-limits se non per chi aveva un contatto molto più profondo e duraturo con lui. Eppure—eppure Kaori avrebbe potuto persino ferirgli le stesse gote su cui sta ora poggiando le mani, senza incorrere in alcuna reazione. Avrebbe potuto fare qualunque cosa, senza che gli provocasse alcun fastidio o disagio. È una consapevolezza talmente improvvisa da affascinare il Dainin stesso, che si perde nella sensazione di calore e di benessere che viene irradiata dal semplice e naturale contatto delle mani di kaori. L’espressione, tuttavia, non cambia, palesando sempre quel luccichio malizioso che lo porta ad alzarsi, sovrastandola in altezza – se lei non si fosse spostata – e che lo porterebbe a poggiarle le mani sui fianchi in una presa stretta e decisa, una dichiarazione di possesso, insomma. < Mia. > Mormorerebbe, il tono di voce ridotto ad un roco sussurro. < Non te lo permetterei. > Proseguirebbe, tenendo le iridi scure fisse sul di lei volto con un’insistenza quasi maniacale. < Non ti permetterò di sfuggirmi. > E così dicendo, andrebbe a chinare il capo per bruciare quella ben poca distanza che separa le rosee dei due amanti, senza però sfiorarle, ancora. < Non hai idea di *quanto* posso essere… dispotico. > Solo dopo tale – forse inquietante – affermazione andrebbe a poggiare le proprie labbra contro quelle di lei in un bacio che avrebbe ben poco di casto, ma che si trasformerebbe ben presto in un mordicchiarle il labbro inferiore tra i denti. Piuttosto incurante del fatto che la madre della Hyuga potrebbe chiamarli da un momento all’altro, incurante del fatto che sta allungando in maniera decisiva il suo apprendimento del linguaggio dei segni. Incurante di tutto quello che esuli da loro due, Azrael e Kaori. [ Chakra ON ]

11:36 Kaori:
 Le sboccia in petto un calore gentile nel vedere come Azrael va mimando con le mani il suo nome con i segni appena appresi. Non sa bene perchè ma le smuove qualcosa nel profondo, la fa sentire toccata da una premura tutta nuova e genuina che la fa sentire protetta ed al sicuro. In momenti come questi, quando lui è accanto a lei e le dimostra anche con piccoli gesti quale questo di tenere a lei, Kaori sente che forse tutto potrebbe davvero andare per il meglio. Che i mille problemi che li circondano infondo sono superabili e che dopotutto non sono così grandi come credeva. Azrael le fa apparire tutto possibile, le dà continuamente speranza e forza e per la prima volta la Hyuga sente di essere realmente al sicuro. Solo suo padre, quand'era più piccola, l'aveva fatta sentire così, certa che qualunque cosa fosse successa, nessuno le avrebbe fatto del male perchè lui non l'avrebbe permesso. Sorride nel sentire la sua voce pronunciare il proprio nome e l'osserva incuriosita quando questi va cercando nel libro appena ricevuto alcune informazioni. Quindi va continuando a smuovere le dita a formare nuovi segni e Kaori osserva assorta le sue mani per tradurre il messaggio che egli sta cercando di passarle. E mentre legge quanto le sue mani formano, nella sua mente la voce di lui ripete quel messaggio quasi a volerne rafforzare il concetto, portandola a sollevare il capo e quindi puntare le iridi in quelle di lui per rispondere con un semplicissimo: < Sempre. > Niente gesti, niente segni. Vuole che quella parola sia ben chiara e assoluta fra loro, che Azrael non abbia modo di fraintendere la sua risposta. Kaori sarebbe sempre rimasta con lui. Per lui. Non importa cosa succeda. E quindi s'alza, lo raggiunge, troneggia sopra di lui rimasto seduto dinnanzi a sé e ne afferra il viso con dolcezza. Lo sfiora con la stessa cura e premura con la quale si sfiorerebbe un neonato o il più prezioso tesoro, col timore di fargli del male o di rovinarlo al semplice toccarlo appena più fermamente. Ne carezza il viso con devozione, con amore, volendo che quel semplice gesto arrivi a sfiorargli persino l'anima, sorridendo del tono improvvisamente malizioso uscito dalle sue labbra. < Mh. A volte. > sorride lei con tono giocoso, basso, con una malizia assai più sottile e leggera nella voce rispetto quella assai più rimarcata e evidente di lui. Un fremito le riempie il ventre, le smuove corde che solo lui riesce a far suonare e si ritrova a schiudere le rosee quando, alzandosi, Azrael la tiene per i fianchi in una presa che non fa male ma che non lascia alcuna via di fuga. Le mani di lei scivolano dal suo viso alle spalle, ai bicipiti, dove si fermano a stringere piano le dita contro il tessuto della sua camicia, sorridendo quindi alla voce di lui che reclama il suo possesso su di sé. Ama quando Azrael le ricorda di essere soltanto sua. Quando le ripete quel 'Mia' che potrebbe quasi suonare come una minaccia. < Sono tua prigioniera? > domanda lei, ironicamente, contro le sue labbra, quando Azrael china il viso per avvicinarlo al suo mantenendo una distanza tanto misera da essere pressoché inesistente. Le loro rosee non si sfiorano, eppure sono tanto vicine da poter perfettamente sentire la sensazione delle labbra altrui a contatto. Ed è allora che Azrael avanza e ricerca quel bacio che nulla ha di giocoso o leggero, niente ha d'innocente e puro. E' bramosia, è euforia, è *fame*. Kaori chiude gli occhi, si solleva sulle punte ricercando a sua volta quel bacio, spingendosi contro il suo corpo quasi nel tentativo di schiantarsi in lui e fondersi ad Azrael. Ansima piano quando lui le morde il labbro inferiore, una scintilla di adrenalina le si riverbera per tutto il corpo e una fiammata di puro desiderio le risale la carne dal basso. "Azrael..." pensa titubante, incerta, molle fra le sue mani. "Mia madre è di là." si sforza di essere razionale, di essere attenta, ma il desiderio di lui è tanto avvolgente da renderle difficile persino preoccuparsi davvero della possibilità che sua madre entri da un istante all'altro per richiamarli di sotto. "Forse dovremmo scendere. Prima che--" deglutisce passando le mani lungo il petto del Nara sentendo sotto le dita la sensazione del suo corpo tonico e definito ricoperto dal tessuto della camicia. "--non riusciamo a fermarci." aggiunge rialzando allora lo sguardo a cercare quello di lui, pregando che almeno Azrael sia più capace di lei a dare un freno -seppur momentaneo- ai loro istinti in favore di un atteggiamento ben più cauto e attento. [ Chakra: on ]

12:38 Azrael:
 Incredibile pensare come i due siano passati da un momento in cui erano intenti ad apprendere cose uove l’uno dall’altra, ad attimi di estrema dolcezza e romanticismo a—questo. Le mani della Hyuga gli scivolano dal volto sui bicipiti, che si flettono al di lei tocco quasi come a volersi spingere contro quelle gentili dita, per poi passare sul petto, ove il battito del cuore è frenetico, irregolare, instabile. Un sospiro fugge dalle rosee del Nara all’ascoltare quell’ansimare basso, dolce, bramoso, risuonando in un ringhiare quasi gutturale e ferino. I denti smettono di tormentare il di lei labbro inferiore, per distendersi in un sorriso malizioso, provocatorio ed allusivo. Un’espressione tagliente, che di casto e puro ha ben poco, ma che racconta la vera indole del Dainin delle ombre. Un uomo nato per ammaliare, affascinare in ogni attimo della propria vita, che nella sua esistenza non ha conosciuto altro che la caccia. Che sia ad un impulso fisico, all’adrenalina, a qualcuno da uccidere o semplicemente a caccia del sapere e dello scoprire le caleidoscopiche reazioni umane non importa. Quel che gli preme è—quel brivido. Quella scossa calda che risale tutta la spina dorsale sino ad arrivare al cervello, riverberandosi in scie di tensione lungo tutto il corpo. E Kaori ne è la principale causa. Ogni cosa di lei, ogni gesto, sguardo o parola gli provoca quella sensazione di cui ha costantemente fame. E ne vuole ancora. La vuole ancora. Quel che lei gli ricorda – sebbene in maniera non del tutto convinta, tuttavia, ha un senso. Loro sarebbero lì, in teoria, per apprendere il linguaggio dei segni e per attendere che la madre sia pronta per la cena. ma chi… è l’uomo vivo che potrebbe rinunciare—“Kaori…” Le sussurrerebbe mentalmente, col capo che andrebbe a tracciare il contorno dello zigono della Hyuga, sfiorandolo con le punta del naso, quel tanto che basta da farle sentire il proprio respiro caldo sulle gote, scendendo sul collo. La stretta delle mani sui suoi fianchi andrebbe a farsi sempre più salda, sempre più prossima al proprio corpo. “Fermami. Dimmi che vuoi scendere—” Alternerebbe i propri pensieri con una serie di piccoli baci a percorrerle il collo dall’orecchio all’incavo della spalla. “—altrimenti, potrei avere un piano.” Si fermerebbe a questo punto, per sorriderle contro la pelle ed attendere una sua risposta alla successiva richiesta, espressa a voce perché fin troppo pressante da essere trattenuta dal solo pensiero < Sii mia prigioniera ancora per un po’. > [ Chakra ON ]

15:35 Kaori:
 E' difficile. Difficile ricordarsi di avere degli altri doveri quando Azrael è lì, fra le sue braccia. Difficile ricordarsi che non sono soli in casa, che sua madre sembra essere di nuovo quasi lucida, che ha appena conosciuto il suo ragazzo e vuole che resti a cena con loro. Difficile ricordarsi del mondo che gira sul suo asse tutto attorno a loro quando le iridi nere di Azrael sono riflesse in quelle perla di lei. Non c'è spazio per niente che non siano loro due. Non c'è spazio per nessun altro pensiero, nessuna preoccupazione, nessuna consapevolezza. Esiste solo Azrael ed esiste Kaori e il pressante bisogno di stringersi a lui, di sentire le sue labbra schiacciarsi contro le proprie, il bisogno di unirsi a lui ancora ed ancora ed ancora. Ma non possono. Non ora. E con estrema difficoltà la Hyuga cerca di richiamare un barlume di lucidità fra loro sperando che almeno il Nara sarebbe stato capace di spezzare quel momento di bruciante -e trattenuta, passione fra i due. Vanamente. Il ragazzo percorre i lineamenti del di lei viso con la punta del naso, scivolando fino a baciarle il collo, a respirare contro la sua pelle con un alito caldo e bruciante di desiderio. Kaori freme sotto il suo tocco schiudendo le labbra, deglutendo, smuovendo appena le ciglia tremanti nel sentire la voce di lui riverberarsi nella propria mente. Un inno sacro alla vita che la provoca, la stuzzica, insinuando quel dubbio nella sua testa che la porta successivamente ad inclinare di poco il capo e cercarne, confusamente, lo sguardo. "Nh?" un interrogativo muto nella sua mente che trova risposta nel successivo dire del Dainin. Una richiesta che nasconde l'ordine. Che porta la Hyuga a sentire le catene di puro fuoco che la legano a lui stringere la presa attorno ai propri arti, facendola capitolare. < Come se avessi alcuna scelta... > Un sussurro che la porterebbe a ricercare con le labbra il suo collo, poco sopra il limitare del colletto della camicia, sfiorandone la pelle con un tocco tanto evanescente da apparir quasi irreale. Uno sfiorar di rosee tanto delicato da essere poco più che il solleticar d'una piuma bianca. Riversa su quella carne candida i suoi respiri corti, spezzati, sentendo le proprie dita scivolare impazienti sotto la camicia, nell'angusto spazio fra un bottone e l'altro, solo per poter saggiare sotto le unghie la consistenza del suo petto, lì dove il suo cuore batte e martella incessante all'unisono col proprio. [ Se end ]

16:42 Azrael:
 In fondo se lo doveva aspettare. Conoscendosi avrebbe dovuto immaginare quanto impossibile sarebbe stato non cadere in quella spirale di passione, una volta entrati in quella stanza. E la presenza della madre in giro per casa, beh, per quanto possa sembrare assurdo, non fa altro che rendere la cosa ancor più impellente. Deglutisce rumorosamente al sentirla sfiorare la propria pelle dalle rosee di lei, calde, piene e morbide. La presa sui fianchi viene lasciata per un istante, lasciando che le mani ricadano mollemente lungo il proprio corpo. < Dammi un istante. > Socchiuderebbe le palpebre, andando ad ascoltare i rumori della casa per qualche infinito attimo. < Copia. > La voce ferma e decisa andrebbe a richiamare una delle dieci copie che aveva sparso per la casa al fine di pulirla e metterla in ordine. Ed ecco che uno dei tanti Azrael andrebbe a fare il suo ingresso in camera, permanendo sull'uscio, in attesa di ordini < Fate sistemare la signora giù, intrattenetela, anche picchiandovi tra di voi se necessario. O raccontatele di quando Hitomu mi ha fatto cadere sul mio stesso simulacro, non lo so. Inventatevi qualcosa. > E, così, dovrebbe aver risolto il problema per un po'. Sicuramente lo ha rimandato di molto, considerando che le copie stanno, probabilmente, per scatenare una rissa al piano di sotto. Tornerebbe a questo punto con lo sguardo sulla Hyuga, sorridendole giocosamente per quanto ha appena fatto. < È profondamente irresponsabile quel che stiamo facendo. > Andrebbe a concludere con questa osservazione oramai inutile, data l'atmosfera che si respira tra i due amanti. Alla cena, al far recuperare lucidità a Tomoko-san e ad apprendere il linguaggio dei segni-- ci penseranno più tardi. Al momento, almeno per un po', ci saranno soltanto Azrael e Kaori. { EEEEND }

Azrael va a trovare Kaori la quale gli dona il libro dal quale ha imparato il linguaggio dei segni.
Prima di insegnargli alcuni di questi personalmente, la madre di Kaori torna a casa e fa la conoscenza del Nara prima di lasciare i due da soli premurandosi di invitare a cena il Dainin