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con Azrael, Kouki

15:49 Kouki:
  [Soggiorno] Dopo aver parlato con Fumiko si è ancor più resa conto di quanto le cose stiano andando avanti, ora non le resta che capire cosa fare nell’immediato, ovvero se rimanere lì o tornare a Kusa, anche se la risposta è quasi scontata per la bambina. Rimanere a Konoha, con la sua famiglia, è anche l’unica scelta logica che le rimane, ma nulla le vieterà comunque di fare come ha sempre fatto fino ad adesso, ovvero fare avanti indietro da Konoha a Kusa e viceversa, per poter sia stare con le persone che ama a Konoha, e sia continuare i propri doveri a Kusa. Non ha scelta che fare la vita di una piccola pendolare insomma, ma del resto non ha nessuna intenzione di tornare a Kusa da sola e vivere in quel posto senza nessuno vicino… soprattutto perché ha bruciato la sua casa, nemmeno ha una casa. La sua testa è priva di Voci da un po’ di giorni oramai, è libera dall’influenza di Mirako e chiunque Altro potesse esserci dentro il suo cervello. Ha scoperto ciò che aveva nascosto e ora non le resta che accettarlo totalmente, anche se sarà difficile, anche se ora la cosa più difficile da fare e prendere coraggio e parlarne con la sua mamma. Fumiko l’ha compresa, in un certo senso sapeva che sarebbe andata bene per il semplice fatto che hanno subito lo stesso destino… Ma sua mamma sa che non reagirebbe male, non le vorrà meno bene, non proverà disgusto per lei, né la guarderà in modo diverso. Deve solo convincere di questo anche quella piccola parte di sé. Abusi sessuali… ora capisce il perché la sua mente si fosse scissa in quel modo per nasconderne i ricordi, ma ora come conviverci? Per il momento sceglie di non pensarci troppo, ma non vuole cadere nell’errore di sfuggire ai ricordi, semplicemente si distrae con qualcos’altro che corrisponde al piccolo Kuro. Quella piccola di palla di pelo nera che corre, gioca e fa gli agguanti al nastro di tessuto che la Yakushi stringe nelle dita della mano destra. Sta seduta per terra sul pavimento del soggiorno, indossa un kimono semplice ed azzurro, con qualche motivo floreali bianco, le maniche larghe e lunghe fino a coprirle le manine, di un tessuto più leggero ora che si avvicina il caldo. E’ tenuto chiuso in vita da una fascia blu che si allaccia dietro sulla schiena in un fiocco elegante e non troppo vistoso. E’ un kimono corto, ma le gambe sono fasciate da un paio di pantaloncini corti e neri, elasticizzati e lunghi fino a poco prima del ginocchio. Non indossa le sue bende, non le indossa più da tempo e le cicatrici e le bruciature sono visibili sulla pelle nuda e candida, martoriandola in ogni centimetro dal collo ai piedi. Quei piedi nudi segnati fino sotto alle loro piante da delle bruciature. I lisci e lunghi capelli neri sono stati elegantemente raccolti in uno chignon alto che lascia libere solo due ciocche laterali, le quali ricadono in avanti sulle spalle. I capelli raccolti mettono a nudo l’esile collo, segnato anch’esso da evidenti segni, ma quello che spicca è il marchio scarnificato col ferro e col fuoco che recita la sigla ‘E-001’. Non si premura più di nascondersi dietro a delle bende, è anche un po’ stanca di farlo, di nascondersi. Il mondo è visto in maniera leggermente diverso ora attraverso quei suoi occhi ambrati e più sicuri, meno duri rispetto a prima. Piccola e gracile, con quei lineamenti infantili che pian piano sono destinati a scomparire. Il chakra scorre dentro al suo corpo dandole forza e vigore, non che debba fare nulla di particolare, sta solo giocando col suo gattino, seduta, come detto, a gambe incrociate e intenta a muovere il nastro con la mano destra, mentre l’animaletto si da’ da fare con convinzione per prenderlo e giocarlo. Un sorriso lieve e divertito è dipinto sul suo visino, andando a crearsi un momento di pace e relax, ogni tanto se lo merita anche lei. [Chakra On]

16:21 Azrael:
 Ha passato la giornata in casa propria, il giovane Nara, a tentare di comportarsi da padre. È stato per quasi tutto il tempo con i propri figli, a giocare, ad allenarsi con loro, a preparar loro da mangiare e a far tutte quelle altre piccole cose che – pian piano, spera – serviranno a stabilire un legame, nel caso di Ken, e a ricostituirlo forte come un tempo, nel caso di Ai. Ci sono cose che, tuttavia, gli preme fare ancora. Si è ripreso il proprio ruolo da Anbu, ha chiarito il proprio rapporto con Kaori, ma quel che non ha ancora fatto e parlare con Kouki. Anche lei una bambina senza un padre, non che il Nara voglia arrogarsi il diritto di occupare quel posto, ma che semplicemente gli preme di conoscere più a fondo, in quanto personalità molto affini, per quanto divisi da svariati anni d’età e d’esperienza. Per far ciò sarebbe uscito dalla camera dei figli, per lasciar entrare nuovamente all’interno due copie, per continuare a star con loro, seppur a distanza e poi, prendendo un profondo respiro, sarebbe andato a concentrarsi sull’interno della casa della Hyuga, per la precisione sul divano che è presente nel soggiorno. Andrebbe a comporre il sigillo della scimmiia e ad utilizzare il proprio chakra per ricoprirsi e, semplicemente, dislocarsi nel posto che ha delineato. Indosso porta una semplice maglietta nera, aderente sul busto, che scende con le maniche fino a metà bicipite. Tali maniche sono formate da una larga trama a rete che lascia intravedere le bende sottostanti che gli ricoprono, appunto, bicipiti e petto. Le gambe sono fasciate da un paio di pataloni neri in cotone, comodi e leggeri, tenuti in vita da una cintura in cuoio. I piedi sono alloggiati in un paio di scarpe dal taglio classico in pelle, color nero. Il volto è perfettamente curato, la barba rasata di fresco nella solita forma a triangolo rovesciato, i capelli corvini tenuti liberi ad incorniciare il viso diafano, sfiorando la linea delle spalle. Si ritroverebbe, quindi, teletrasportato sul divano, ove sarebbe seduto e con la gamba sinistra a poggiarsi sulla destra, accavallata in una posa comoda e rilassata. Gli occhi d’onice ad esplorar la stanza circostante, per posarsi immediatamente sulla figura di Kouki, alle prese con il suo gattino. Non è ben certo di chi si ritroverà davanti, ma da come la giovane si presenta gli ricorda Nat, per via del comportamento rilassato e spigliato. < Nat? > Chiamerebbe quella che pensa sia la persona con cui andrà a parlare, inconsapevole di quanto le sia successo in quei giorni. La voce è ferma e sicura, ma non troppo forte da coglierla di sorpresa in maniera troppo invasiva. Un tono morbido e accomodante, ma perfettamente udibile, insomma.

16:27 Azrael:
 [Chakra ON | Dislocazione Istantanea Superiore ]

16:40 Kouki:
  [Soggiorno] Si sente più rilassata e pronta ad affrontare il mondo, sono sensazioni che non ha mai provato prima, un’intesa emozione di pace con se stessa dopo aver ricomposto tutti i pezzi nei quali si era rotta. Completa, libera, anche se a volte quella libertà le sembra assomigliare vagamente alla solitudine, troppi anni ha passato con la Voce di Mirako nella testa e ora si tratta solo di abituarsi al nuovo status. A breve riprenderà i propri impegni che si dividono in ospedale, accademia, missioni… ma per ora no, ancora si prende un giorno di pausa per stabilizzarsi del tutto. Non prova nessun tipo di rancore né verso sua madre, né verso Fumiko, dato che entrambe stanno andando avanti anche abbastanza velocemente, accantonando l’abbandono di Raido celermente, come sarebbe anche giusto che sia. Lei invece si ritrova ancora un passo indietro, sentendosi ancora troppo scottata da quanto accaduto… tutto sommato è felice che sua madre abbia trovato Azrael, e Fumiko chissà, un nuovo legame. Kuro afferra il nastro, finalmente, e si lascia cadere sulla schiena mentre con le zampine cerca di tenerselo stretto e con i denti cerca di morderlo e trattenerlo. Si lascia sfuggire una piccola risata senza tirare il nastro e nemmeno lasciarlo… per quanto però il tono del Nara non voglia spaventare la Yakushi, purtroppo lei sussulta sul posto facendosi cogliere di sorpresa. Prima non c’era, ora c’è, insomma, persino Raido aveva il vizio di apparirle di colpo vicino, e allora come adesso si spaventava e detestava essere colta di sorpresa. Dovrà chiarire la faccenda anche con Az. Si volta si scatto cercando di mettersi in piedi il più velocemente possibile, facendo leva sulle gambe e una volta poggiate le piante dei piedi per terra, distendere le ginocchia in modo da mettersi dritta. Le mani a darsi la spinta, tutti i muscoli tesi e lo sguardo che si punta serio e sorpreso verso l’uomo. In tutta quella reazione che sarà durata davvero poco quindi, lei si spaventa, si alza, si gira e nel mentre riconosce la voce, quindi si ritrova già a parlargli nello stesso istante che punta lo sguardo su di lui. <Mai più. Non fare mai più così con me.> per quanto non voglia la voce le esce sibilante e tagliente, i pugni tenuti chiusi, essenzialmente un animale pronto o alla fuga o all’attacco. Ma quella è una reazione istintiva, tanto che subito dopo va a rilassarsi del tutto sospirando e chiudendo un attimo gli occhi. <Sono Kouki.> lo corregge con un tono molto più addolcito e pacato, si massaggia appena la testa e torna ad osservarlo. <Scusa per la reazione, comunque non ci sarà più Nat, è andata via. Non c’è più nessuno nella mia testa.> afferma verso l’uomo con un tono di voce tra il sollievo e una leggera malinconia, ma sorride in maniera tenue, consapevole che tutte loro sono sempre state Kouki e che ora fanno parte di lei come pezzi di un puzzle. <Sto affrontando quello che avevo nascosto nella mia mente, quindi ora ci sarò solo io d’ora in avanti, solo Kouki.> non spiega altro, figuriamoci si fa problemi a parlarne con sua madre e dovrebbe parlarne come se nulla fosse con un uomo che ha visto una sola volta? Per quanto possa accettarlo ed essere felice per lui e sua madre, non è ancora arrivata a quel livello di confidenza. Si guarda un attimo intorno, il suo atteggiamento è diverso dall’ultima volta, è più pacata, più sicura, più alla mano in un certo senso, pur mantenendo quella serietà ed attenzione di sempre. <Cerchi la mamma?> domanda più che lecita, dopo tutto perché mai dovrebbe essere lì se non per vedere la sua… ‘amica’. [Chakra On]

17:30 Azrael:
 Per quanto abbia cercato di non spaventarla, beh, non è riuscito nel suo intento. Non emette un fiato e non lascia trasparire nulla se non semplice freddezza dallo sguardo e dall’espressione per diversi, intensi attimi. La scruta da capo a piedi, nell’atteggiamento che tiene col micino, nella fretta che ha adottato nell’alzarsi, fino a notare – di nuovo pe per la seconda volta – tutte le cicatrici che la caratterizzano. Marchi e bruciature sparse in tutto il corpo, segni di un qualcosa di passato che non conosce bene e che non vuole scoprire da sé, ma soltanto se sarà proprio lei a volersi confidare, quando ne sentirà il bisogno o la possibilità. Non si acciglia all’udire il tono e le parole che la bambina utilizza nei sui riguardi, ma questo gli dà la sicurezza, ancor prima che lei possa presentarsi in quanto personalità dominante, che non si tratta di Nat, bensì di Kouki. Potrebbe riconoscere quella diffidenza tra mille, quel comportamento così atipico per una bambina tra milioni di altri bambini. Per quanto l’abbia vista una sola volta e ne abbia solo sentito vagamente parlare dalla stessa Kaori, si tratta di un atteggiamento così inusuale per una ragazzina della sua età che sarebbe difficilissimo confonderla persino con un’altra delle sue personalità. Infine è lei stessa a confermare quella sua teoria,nemmeno troppo campata per aria. Il Dainin curva la schiena in avanti, poggiando la gamba sinistra con la pianta del piede al suolo, divaricando le ginocchia in modo da potervi poggiare i gomiti ed unire le mani in un intreccio di dita lasciato a mezz’aria. Gli occhi scuri puntati sull’esile figura della Yakushi che, però, non gli appare affatto fragile. Sembra più sicura, più consapevole e confidente in se stessa. Deve essere successo qualcosa, come lei stessa gli conferma immediatamente, pur senza aggiungere altro. Il Nara permane in un denso ed assoluto silenzio, fissandola con l’espressione neutra di chi sta studiando qualcuno o qualcosa. È alla domanda finale che il giovane corvino va schiudendo le labbra per umettarle con la lingua, quella lingua così strana, quasi rassomigliante a quella di un serpente per quanto il pezzettino mancante sulla punta la renda lievemente biforcuta. Va schiarendosi la gola, prima di prendere parola dopo infiniti attimi di stasi in cui ha permesso alla piccola di parlare e di studiare òla situazione. < Entrerò in questa casa a questo modo ogni volta che ne sentirò la necessità. > Non un rimproverò, né una presa in giro, semplicemente una dichiarazione atta ad informarla delle sue intenzioni ed abitudini. < Non era mia intenzione spaventarti, non avevo nemmeno idea che tu fossi in questa stanza. Avessi voluto spaventarti mi sarei dislocato direttamente sul tuo letto, mh? > Le porrebbe davanti questa semplicissima conseguenza logica, cosa che – ha capito – accomuna gli interessi di entrambi gli interlocutori. Al sentire che la bambina sta affrontando i suoi demoni un’espressione di sollievo si fa largo sul volto del Dainin, come se quella lotta la stesse affrontando egli stesso, come se il suo benessere fosse il proprio, in un moto d’affetto non derivante da parentela o amicizia, ma pura comprensione nei confronti di quel che la bambina stava passando, con tutte quelle voci ad affollarle la testa. < Ci si sente soli, vero? > Pronuncia, poi, abbozzando un piccolo sorriso complice nei confronti della Yakushi < Il silenzio è—strano. Non meglio né peggio delle voci, solo… diverso. > E lui lo sa bene, lo sa perfettamente. Quella vocina che sentiva ogni volta che si trovava in una qualsivoglia situazione, che gli si imponeva in testa con i precisi ordini di risolvere il tutto nella maniera più violenta possibile… un po’ gli manca, ora che l’ha fatta propria e ha imparato a dominarla quasi completamente. < Stavo cercando te. Kaori sarà fuori a lavorare o in Accademia, in Magione, in Ospedale. Volevo chiederti se andasse tutto bene, come stessi, oppure semplicemente stare in silenzio a fissarci, in stanze separate a giocare con Asia io e con Kuro tu. Qualunque cosa tu voglia. > Si abbandona in un moto quasi rassegnato con la schiena contro il cuscino posteriore del divano, alzando le braccia per portar le mani dietro la nuca, per accogliere il proprio capo tra i palmi e guardare il soffitto con aria quasi distratta. < Posso anche andar via così come sono arrivato, se ti va. > Ed attende, lasciandole la scelta di programmare quella giornata come meglio crede. [ Chakra ON ]

17:58 Kouki:
  [Soggiorno] Lo osserva con attenzione nella sua solita smania di voler analizzare ogni persona che le capita a tiro… gli occhi, le espressioni, i movimenti, la postura del corpo. Cosa le sta dicendo Azrael? Probabilmente che si sente a suo agio a giudicare dalle posizioni rilassate, che lui è abituato a fare così e quindi non se ne fa nessun problema. Un individuo abituato ad osservare ed analizzare, come lei, ma dopo tutto è quello che ci si aspetta da ogni ninja, soprattutto dai livelli altri come quelli del Nara. Si è lasciata andare all’istinto ed è una cosa che non le piace e della quale non va fiera, il fatto di spaventarsi così facilmente non le piace e nemmeno essere presa di sorpresa, o meglio… non essere abbastanza attenti per evitarlo. Ovvio che il problema è lei, ma spera che ora che sa a cosa sono dovute queste sensazioni, saprà come gestirle e farle scomparire magari. Lei si sente se stessa, si sente di poter essere come più le pare in diversi momenti della sua giornata… se ha voglia di essere più rilassata lo fa, se sente di voler essere più seria e spigolosa, ben venga. Ora si sente in perfetto equilibrio, cerca di vivere le proprie emozioni cercando sempre di non lasciarsi andare troppo, come invece è appena successo. Az è un uomo, qualcuno di importante per sua madre, qualcuno che si dovrà abituare a vedersi spuntare in giro per casa… o forse no? Non ha tenuto conto di qualcosa di importante che la porta a corrugare la fronte come se l’uomo avesse appena detto qualcosa di sconvolgente. Il tutto corrisponde a poco prima delle sue prime parole in risposta a quelle delle Yakushi, ma lei rimane silente per un po’, pensando invece a quello di cui non ha tenuto contro… deve parlare con sua madre, chiederle se effettivamente possa restare o meno, lei lo aveva dato per scontato, ma se non fosse così? Scuote appena la testa e cerca di rilassare l’espressione. <Va bene. E’ un tuo diritto entrare nelle case altrui come più ti pare. Di certo non sono nessuno per impedirtelo e di sicuro è solo un mio problema se mi da fastidio che sconosciuti mi appaiano dal nulla alle spalle. Cercherò di rimediare.> il tono placido, lento, non c’è nessuna punta di rabbia o ironia, solo un flebile mal di testa che inizia a crescere martellante nel suo cervello. <Allora mi scuso in anticipo per le reazioni che potrei avere, non avercela con me se per istinto dovessi lanciarti qualcosa.> o qualche tecnica, poi accenna un sorriso quasi divertito. <Tanto non sarebbe per te evitare dei miei colpi.> è la realtà dei fatti, probabilmente ora con quei ricordi recuperati, se lui si fosse materializzato sul suo letto, lei avrebbe reagito decisamente male. Del resto una volta ha quasi castrato Raido… e lo voleva fare un motivo molto più banale. Ma di certo non vuole minacciare nessuno, quindi si lascia scivolare addosso tutto quanto e torna a fissare il piccolo Kuro che inizia a correre in giro per il soggiorno insieme al suo nastro. Quel silenzio quasi terapeutico per lei viene interrotto ancora dall’uomo che ancora una volta va a spiegare al meglio come si sente ora la ragazzina. Non si capacita di come esista una persona in grado di esternare a parole quello che lei sente dentro, senza che lei stessa ne abbia fatto parola. Ciò la confonde, la fa sentire a tratti nuda e a tratti felicemente compresa… e non è un bene ora come ora. Abbozza un piccolo sorriso, quasi imbarazzata. <Tu sai sempre come mi sento, nh?> c’è dolcezza nella sua voce e non è un bene… si risiede anche sul pavimento di fronte a lui, più rilassata, e non è un bene. <Mi sento libera dopo tanti anni passati con la compagnia della mia unica amica nella mia testa. Sentire la sua Voce mi soffocava e mi influenzava i pensieri, i ricordi. Ma ora che non c’è più, anche se dovrei sentirmi solo libera, non so perché avverto anche questa strana solitudine.> quasi le manca, o forse si può togliere il quasi? <Di certo è un bene, rischiavo di perdere il controllo e non ricordare niente, fare qualcosa di cui poi mi sarei pentita, mentre ora ho il completo controllo di me stessa.> quindi è un bene, un cambiamento in meglio, ma non vorrebbe dire tutte queste cose a lui, si sta lasciando andare a qualche tipo di confidenza… e non è un bene. <Me?> si sente un po’ sorpresa dalla notizia, ma è anche una richiesta logica da fare se un uomo vuole frequentare la madre di qualcuno, un minimo rapporto coi figli bisogna pur averlo. <Sto… meglio.> tentenna un attimo perché per quanto stia davvero meglio, non può esserne cerca al cento per cento per via di quei ricordi recuperati. Non sono cose che si accennano facilmente, o Mirako non si sarebbe fatta in quattro per nasconderli. <Sto meglio. Tutto andrà avanti per il meglio.> sembra che stia ripetendo una sorta di manta a se stessa, ma alla fine ci crede davvero a quello che dice, ne è certa, sicura. Prende un profondo respiro e lo emette sotto forma di sospira, lieve e delicato. <Non voglio te ne vai, sei libero di entrare come e quando vuoi, pensi invece che dovremmo… conoscerci meglio? Insomma, tu come stai?> sembra ben disposta al dialogo, ma allo stesso tempo restia, ma non può vivere con la paura del futuro o la paura di qualcosa che potrebbe anche non avverarsi mai, deve fare come sua madre… non deve lasciare che il passato le impedisca di vivere il suo presente e il suo futuro, quindi si sforza. [Chakra On]

18:41 Azrael:
 Permane seduto, con lo sguardo vlto al soffitto, ascoltando della piccola Kouki solo parole e respiri, senza guardarla troppo intensamente. Non è suo solito non mantenere il contatto visivo con le persone che ha di fronte e che stanno interloquendo con lui, ma ritiene che sia molto importante darle spazio, lasciarsi studiare senza studiarla a propria volta, per quanto gli verrebbe naturale farlo. Ne assimila le parole e ne divide fonema per fonema, misurandone attentamente il tono e l’inflessione. Quel che gli dice in principio non è detto con tono acido od infastidito, ma il significato è piuttosto preciso. Riabbassa il capo, osservandone la figura per qualche istante, senza scorrere con lo sguardo su altri punti della bambina che non siano il di lei viso. < Non è per nulla giusto che io mi introduca nelle case degli altri senza permesso. Se qualcuno lo facesse con me diventerebbe parte del mio arredamento. > Principia, con un candido sorriso che non corrisponde affatto alle lugubri parole che ha appena chiosato < Ma io sono fatto così. Mi teletrasporto nelle case degli altri e sorprendo le persone che ci sono dentro. E, per quanto sia sbagliato, ho imparato ad accettarlo e con me hanno imparato tutte le persone che vogliono avere a che fare con me. > Prosegue, spiegando in maniera quanto più semplice possibile quel concetto di accettazione e di lavoro su se stessi. Quante delle cose che fa sono sbagliate? Torturare, uccidere e provare piacere nel farlo. Eppure è quel che compone l’Azrael che la bambina si trova di fronte. La mancina passa tra i folti capelli, ravviandoli all’indietro in modo che ricadano disordinatamente ai lati del viso, ma che non gli ostruiscano la vista in alcun modo, riponendo poi entrambe le mani sul proprio grembo, nuovamente intrecciate < Non ti ho mai detto come ti senti tu, ti ho sempre parlato di come mi sento io. Che sia esattamente quel che senti anche tu è solo una… coincidenza? > Le domanda retoricamente, abbozzando un dolce sorriso < Vorrei tanto che non fosse mai stato così, che tu non avessi dovuto affrontare nulla di troppo difficile, ma dato che non posso—cerco di fare per te quello che posso, darti un paio di orecchie che possano ascoltare, una spalla a cui poggiarti, se e quando ne avrai bisogno, mh? > Conclude quel concetto in tono dolce, basso, affettuoso in maniera inconsueta. Non dovrebbe comportarsi così con lei, non dovrebbe comportarsi così con qualcuno che conosce da così poco ed il fatto che, invece, lo stia facendo non è legato puramente a Kaori, ma al fatto che sente una vicinanza viscerale con la piccola Yakushi e sente di dover fare per lei qualunque cosa non sia stata fatta con lui. < Io sto… > Confuso, distrutto, provato, stressato, impotente. < …non lo so. > Termina, rispondendo a quella semplice domanda. Avrebbe potuto mentirle, ma quanto avrebbe avuto senso, dato che sta cercando di avere un rapporto quanto più possibile sincero ed onesto, con lei? Sospira pesantemente, reclinando il capo verso il basso e puntando gli occhi ai propri piedi, come fossero la cosa più interessante del mondo. < Penso davvero che dovremmo conoscerci meglio, sai? > Mormorerebbe con fare mesto, scuotendo impercettibilmente il capo. < Ma per me è incredibilmente difficile. Ho sempre pensato che dire e condividere questioni personali sia… pericoloso. Mi ha sempre fatto sentire vulnerabile, totalmente inerme, come se stessi dando alla persona con cui parlo una katana e mi stessi girando di spalle per permettergli di colpirmi senza che possa evitarlo. > Espira quella che, già di per sé, è una confidenza molto personale che, forse, troverà riscontro nella bambina che magari si sente anch’ella nel medesimo modo. < Ma possiamo fare un tentativo, se entrambi vogliamo. > Risolleva gli occhi su di lei, sciogliendo l’intreccio delle mani per battere la sinistra sul cuscino del divano accanto a sé, come ad invitarla. < Ti andrebbe di sederti accanto a me? Non troppo vicino, solo- più vicino di così. > Le domanderebbe in un moto quasi timido, per nulla affine alla maniera sfacciata ed arrogante con cui si presenta di solito, con cui si è presentato persino a lei nelle poche occasioni in cui si sono visti, riponendo quella maschera di arroganza per dar sfoggio del vero, fragile e tenero Azrael. [ Chakra ON ]

19:07 Kouki:
  [Soggiorno] Il discorso riguardo le intrusioni nelle case altrui ha un seguito, ovviamente lui risponde a quanto di pacato lei ha avuto da dire. Nulla di difficile comprensione e che lascia la ragazzina in silenzio intenta ad osservare quello strano uomo che di fatto è entrato nella sua vita. Che lei lo abbia voluto o meno, eccolo lì, seduto sul divano a parlare con lui, e ancor prima… le ha pettinato i capelli. Insomma le cose non sono semplici e neppure lineari, ma al sentire quelle prima parole e sul fatto che eventuali intrusi finirebbero per far parte dell’arredamento, lei ride. Lo trova divertente, è una piccola risata sincera e leggera che non sa per niente di presa in giro, semplicemente le ha fatto ridere come battuta e si ritrova ad annuire. <Giusto, esatto.> non ci vede nulla di male o lugubre, anzi lo trova giusto, del resto chi non reagirebbe a quel modo davanti ad un intruso? Ma nonostante non piaccia a lui subire un’invasione, la informa che comunque lui è fatto così, a lui piace intrufolarsi nelle case altrui e la gente lo deve accettare. <Nulla da ridire. Come ho detto se vuoi farlo, fallo pure. Ho solo messo le mani avanti su eventuali mie reazioni.> che a quanto ha capito sono condivise del Nara stesso. Hanno trovato una sorta di accordo che non fa del male a nessuno dei due, e questo è… un bene? Un male? <Del resto anche io sono stata accettata per quello che sono.> è stata accettata come cavia, è stata accettata come mente disturbata, persino Mirako è stata accettata… non dovrebbe temere più nulla oramai, almeno da sua madre Kaori e Fumiko. Lasciando da parte Raido, che era l’ultima persona da cui si aspettava un tradimento simile. Il suo tono di voce e i modi di fare sono diversi, o almeno lei li sente diversi, non prova più quella particolare paura e diffidenza che sentiva verso di lui, ma ne ascolta il tono dolce e gentile, ne osserva i sorrisi. Lei di rimando ascolta e lascia che il sorriso permanga sulle sue labbra… ed è un male, ma ormai cosa ci può fare se si sta andando a infilare in un’altra situazione scomoda? <Sei stranamente gentile con me, nonostante ci siamo visti una sola volta prima di adesso. Sarà perché proviamo sensazioni simili?> se ha parlato per lui e se ha saputo spiegare come ci si possa sentire ad avere qualcuno nella testa, è ovvio che si sentano in sintonia per queste loro similitudini, o no? <O lo fai per qualcun altro?> che sia per sua madre o se stesso, o chissà chi, vuole sapere se quelle proposte gentili e quelle premure siano dettate da sentimenti veri o finti. L’ultima cosa che vuole è essere presa in giro ancora una volta, quindi si premura di chiedere prima di lasciarsi andare a qualsiasi tipo di risposta in merito. Tuttavia lui è più sincero di lei nel rispondere alla semplice domanda sul suo stato d’animo… non sa come sentirsi. E’ la risposta più sincera che potesse sentire, una risposta che avrebbe dovuto dare anche lei, ma la risposta al suo comportamento arriva subito dopo dalla bocca dello stesso Nara. Condividere cose personali è pericoloso, soprattutto con chi si conosce da poco, e ancora una volta lui parla di se stesso, ma è come se parlasse anche della ragazzina stessa. Sentirsi nudi, dare una specie di arma nelle mani della persona con la quale ci si confida, la paura di essere colpiti alle spalle. Abbassa il capo e sorride, scuote appena la testolina e potrebbe sembrare che lo stia deridendo per quella confidenza in effetti, e non vuole far passare questo messaggio, per questo va a rispondere. <Continui a dire cose che sembrano rispecchiarmi totalmente. Alla faccia delle coincidenze.> è questo che trova buffo, al limite della credulità, ma è quello che sta accadendo. Si alza in piedi a quella proposta, lentamente e con fare elegante, con tutta l’intenzione di raggiungere il divano e lo fa, ma ancora non si siede. Posa una mano sul bordo ed osserva il tessuto. <Io non voglio mai più soffrire. So che è una cosa impossibile e non posso rinchiudermi in una bolla di vetro per proteggermi… come mi ha detto mia madre, non devo lasciare che quello che è successo mi impedisca di avvicinarmi ancora ad altre persone.> per questo si sta sforzando, perché l’ha presa come esempio, ha preso di esempio il suo coraggio. <Non posso permettere a quello che è stato di cambiare ciò che sono ora.> solo ora andrebbe a sedersi su quel divano, accanto al Nara, certo, ma mantiene ancora una certa distanza da lui. Va bene sforzarsi, ma meglio andare per step. <Un po’ mi rende triste il fatto che quando parli di te, sembra che stai descrivendo quello che sento io. Perché vuol dire che sei stato molto male o che stai ancora male. Vuol dire che non hai avuto belle esperienze, che hai sofferto magari, che sei strano.> così come si definisce lei, strana. <Ma non posso essere certa di questo, perché non ti conosco. Posso solo supporlo da quello che dici.> alza un poco le spalle voltando il viso verso di lui e puntando gli occhi ambrati in quelli del Nara. Essere simili a lei in effetti non è molto bello, non è una gran cosa, e il viso ne risente perché si incupisce. <Mi sbaglio?> chiede infine conferma, dubbiosa. [Chakra On]

19:44 Azrael:
 Il semplice ascoltare il successivo dire della bambina lo rende piuttosto teso. Ruota le spalle sul posto, in un paio di movimenti atti a cercare – seppur invano – di sciogliere i muscoli tesi della propria schiena. Più si avvia verso argomenti più intimi e personali. Più il proprio corpo risponde tendendosi e contraendosi in un insieme di tratti muscolari duri e per nulla rilassati. Il volto, però, esprime una certa fragilità, una scintilla d’affetto e di pura comprensione nei confronti della giovane Yakushi. Non pena e neppure compassione, tutt’altro. Sebbene la conosca poco, ha la pesante sensazione che lei condivida in pieno tutto ciò che egli stesso ha provato nella propria vita. Magari per motivazioni diverse, con esiti sicuramente diversi, ma sete di condividere con lei lo stesso infausto e gravoso destino. Il sorriso, piccolo e mesto, non gli abbandona mai le labbra, in quella conversazione che – a differenza di come dovrebbe – non lo sta vedendo padrone ed interrogatore, ma in cui si sta ponendo come fragile essere pronto a rispondere a qualunque domanda da parte della bambina. A scoprirsi. Non perché voglia prenderla in giro o forzarla a fidarsi di lui, tutt’altro. Perché trova piuttosto terapeutico il fatto di poterle essere utile, di entrare, seppur a fatica, nelle sue grazie e nei suoi affetti. Che sia come confidente, amico, fratello o padre, desidera solo… esserci. È persino contento che la ragazza condivida la sua stessa idea di privacy, di protezione del proprio spazio personale, per quanto abbia appena affermato che farebbe a pezzi chiunque dovesse mai permettersi di invaderlo. < E’ importante accettarsi ed essere accettati. Trovo che non si potrebbe vivere, altrimenti. > Precisa, infine, chiudendo il discorso. Non prosegue oltre, fino alla domanda della bambina, riguardo il perché si stia comportando così, il perché sia così gentile con lei. In effetti non lo sa con precisione, non ci ha pensato a lungo, ma certamente la risposta gli esce dalle labbra senza che siano particolarmente filtrate dalla propria mente, senza lasciar che nemmeno un istante di silenzio possa farle pensare che stia mentendo o stia rendendo le proprie risposte artefatte in qualche modo. < Per te, ma anche per me stesso. > Non per Kaori, non la nomina nemmeno, non per disinteresse, ma perché – davvero – lei è l’ultimo dei motivi per cui vuole essere legato alla Yakushi. < Ed è proprio perché sento di condividere molte sensazioni con te. Perché so cosa vuol dire non essere compresi e vorrei tu non attraversassi lo stesso supplizio. > Ma questo glielo aveva già accennato, nel loro precedente discorso, quindi, precisa ulteriormente con motivazioni che gli sono sorte nell’animo soltanto di recente. < E perché non ho mai avuto un padre. > Confessa, come se le stesse porgendo or ora quell’arma di cui ha parlato poc’anzi, perché possa pugnalarlo quando meno se lo possa aspettare. < E perché la mia madre biologica mi ha abbandonato, mentito, tradito ed abusato di me. > Prosegue, con lo sguardo pintato nuovamente verso l’alto, gli occhi socchiusi e la voce tremante per la profondità di quel che sta proferendo. < E non so se puoi capirmi, ma so che, se può aiutarti a conoscermi meglio, è giusto che te lo dica. > Ammette, espirando stancamente, come se quelle affermazioni lo stessero provando nel profondo. Riapre gli occhi, ruotando il capo nella direzione che sta prendendo Kouki, prima ancora di sedersi sul divano. < Nessuno vorrebbe più soffrire, ma questo lo sai già. È impossibile non soffrire nella vita, ma anche questo lo sai già. > Abbozza un sorriso, inclinando il capo sulla sinistra, espirando dalle narici in un risolino malcelato < Quindi non so proprio cosa dirti, se non che non voglio farti soffrire ancora proprio io. > Terminerebbe, quando lei si siede sul divano, non troppo vicino, ma neanche così lontano. < Ti andrebbe di dirmi qualcosa di te? Qualunque cosa ti venga in mente. Setiti anche libera di non farlo,se non vuoi. > [ Chakra ON ]

20:19 Kouki:
  [Soggiorno] E’ strano come più lei non voglia affezionarsi alle persone, più quelle entrano nella sua vita alla velocità della luce. Az ne è un esempio, lei è fermamente convinta a non voler ripetere lo stesso errore che ha commesso con Raido, a non fidarsi, a non lasciarsi andare… con l’Oboro c’è voluto del tempo, ma è anche vero che lui l’ha spinta a cambiare e a mostrare la sua vera natura, il suo vero io. Quindi ora non è la stessa ragazzina apatica, schiva, priva di emozioni come lo era un tempo, ed è giusto pensare che, essendo cambiata ed essendo ora piena di sentimenti, ora si senta di entrare in confidenza con estrema facilità. Per questo si sente scivolare sempre più verso il Nara nonostante lo abbia conosciuto da poco, nonostante sia stata ferita, nonostante non voglia affezionarsi così facilmente… ma forse è proprio fatta così, rientra nella sua natura lasciarsi trascinare troppo dalle emozioni in queste determinate circostanzi. Sente ancora di poter provare riservatezza, ma man mano che parla con lui… non riesce a non avvicinarcisi. Perché? Solo perché lui la comprende meglio di chiunque altro. Perché i suoi sentimenti sembrano essere quelli della Yakushi… ed è estremamente difficili sentirsi estranei a tutto questo. Importante accettare ed essere accettati… annuisce, niente da ridire. <Già, hai ragione.> un tiepido sorriso, come quelli di lui che sono più mesti, mentre entrambi si irrigidiscono, e forse lei si rilassa un po’ di più da una parte. Quelle risposte successive alla sua domanda è vero che le sono già state date in precedenza, ma ora è una ragazzina diversa, molto diversa, e aveva bisogno di risentire tali parole per poterle ponderare meglio a mente lucida e fredda, circa. Annuisce lentamente… <Non sei mai stato compreso? Proprio mai o per lungo tempo?> se non vuole far passare questo a lei, significa che a lui è mancato… e le dispiace. <Capisco le tue ragioni, davvero. Sei sincero, così mi sembri almeno e mi dispiace che tu non abbia avuto qualcuno in grado di comprenderti e magari salvarti.> da cosa non lo sa, non ancora almeno, perché subito dopo viene lanciata un’informazione, ovvero che non ha mai avuto un padre. Abbassa il viso, fisso le proprie ginocchia con i suoi occhioni, incapace di dire nulla che possa sembrare consone alla situazione… ma quello che segue dopo le raggela il sangue nelle vene. Un brivido freddo le percorre la schiena, tutto il corpo trema e i pugni vengono stretti così forti da sbiancare le nocche. Abbandono, tradimento, abuso… queste parole rimbombano nella sua mente, soprattutto l’ultima. Rimane in silenzio impietrita ma continua ad ascoltare incapace di estraniarsi e senza che lei possa fare nulla per impedirlo si lascia ancora una volta trasportare. Gli occhi diventano lucidi, ma lei continua a guardare in basso, verso le sue ginocchia, cercando di non mostrare il proprio volto raggelato al Nara. E dire qualcosa di se stessa? Dopo che lui si è aperto così tanto, potrebbe farlo anche lei? Perché lui la capisce davvero, sa cosa significa soffrire in quel modo e quindi crede nel suo sincero intendo a non farle del male allo stesso modo. Le labbra si dischiudono, tremano, il respiro si fa veloce ed irregolare…<Sono stata creata in un laboratorio.> inizia con voce flebile. <Mio padre biologico è Orochimaru, le sue cellule. La mia madre biologica non so chi sia, qualcuna che ha prestato il suo materiale genetico.> non conosce nessuno dei due, o almeno uno si per dovuta fama. Si ferma, deglutisce, non è costretta ad andare avanti, ma vuole ripagare il Nara per le sue confidenze. <Il mio creatore mi ha plasmata con esperimenti, torture fisiche e psicologiche, punizioni…> si ferma, si blocca perché non è così semplice come con Fumiko, non è così semplice come lo sarebbe, forse con sua madre Kaori. <Sono riuscita a ricordare che ha anche… abusato sessualmente di me.> la voce trema e i battiti aumentano fino a farle provare un reale dolore fisico al petto, tanto che il sangue viene pompato veloce e con lui anche l’infezione che gira e viene sparata al cervello, il quale inizia a causarle un doloroso mal di testa, costringendola a portare una mano alla tempia. La vista si offusca, sia per le lacrime che per l’infezione, inizia a sentire il controllo scivolarle via dalle mani. <Io non sono una bella persona, ho iniziato a ritenermi diversa da un oggetto da poco. Ho fatto brutte cose, ma potrei dire di riuscire a capirti… se si tratta di abbandono, tradimento…> o abusi, in qualsiasi modo lui lo intenda per se stesso. Non riesce a capire il perché, ma quella situazione si sta facendo insostenibile per lei… perché si è lasciata andare troppo ancora una volta, nonostante lei non volesse. <Non va bene, non va affatto bene!> teme il suo giudizio ora, ha pensato di essere al sicuro con lui solo perché condividono sentimenti ed emozioni, condividono esperienze… ma ora teme che non fosse abbastanza come giustificazione a lasciarsi andare. Si abbraccia le spalle, trema, vorrebbe la sua mamma e non sopporta il fatto di non potersi confidare con lei al momento. [Chakra On]

10:38 Azrael:
 A piccoli passi sta riuscendo ad ottenere l’unica cosa che ha sempre voluto, dal primo momento in cui ha iniziato a parlare con Kouki, a dirla tutta da ancor prima che la incontrasse, quando fu la stessa Kaori a parlargli di lei. La fiducia. Per quanto sia faticoso per entrambi, per quanto si stiano sforzando, tutto quel combattere contro il proprio istinto di stare ognuno per i fatti propri non sta risultando vano. Comprende, comprende alla perfezione le sensazioni della Yakushi e lei par capire allo stesso modo le proprie. È uno scambio abbastanza equo, ognuuno ha modo di dare un piccolo pezzo di sé all’altro, ognuno coi propri tempi, senza che la cosa sia forzata in alcun odo. Persino lo stesso Nara non credeva di potersi sbottonare così tanto con qualcuno, dopo così poco tempo. Persino con Kaori c’è voluto qualche giorno, perché sapesse quel quantitativo di cose del Dainin. Non perché volesse nascondergliele, ma semplicemente perché è giusto non rivelare quella mole di informazioni ed esperienze tutte insieme a chi non può capirle a fondo e potrebbe aver bisogno di tempo per assimilarle correttamente. Non è questo il caso. Il Nara e la Yakushi sanno cosa l’altro sta provando, prima ancora che quest’ultimo lo provi. Non lo considera né un bene, né tantomeno un male, è soltato strano ed inusuale. Specie perché – a conti fatti – Kouki è una bambina. Più matura, più esperta, ma pur sempre una bambina. E come tale non ha ancora i mezzi per sopportare tutto quel dolore, tutti quei ricordi brucianti ed opprimenti che le gravano addosso come macigni, come gigantesche palle di ferro rovente che la schiacciano e la scottano al tempo stesso. Ed Azrael si ritrova ad ascoltare il motivo di tutto quell’atteggiamento, di tutta quella riservatezza e di quel comportamento schivo ed indisposto al contatto con gli altri. Sgrana gli occhi, incapace persino di sbattere le palpebre per quanto è impietrito, le labbra leggermente schiuse in un’espressione sconcertata, che muta preso in un moto di rabbia nei confronti di chi le ha fatto tutto ciò di cui sta parlando. Creata in laboratorio, senza un padre ed una madre, nelle mani di un uomo che l’ha punita per chissà cosa, che l’ha maltrattata e che ha… Stringe le labbra in una linea sottile, dura, i muscoli facciali contratti in qualche breve tic di pura furia che gli contorce la zona attorno al naso e lo porta a contrarre l’occhio sinistro in una sequenza di rapidi spasmi. Quell’argomento lo tocca in una maniera talmente profonda che persino quello che vige sul proprio petto, sotto la maglia e le bende, prende a prudere e bruciare, quasi fermentare all’interno del proprio corpo. Il chakra maledetto che scalpita per prender possesso del corpo che lo ospita da ormai tanti anni. Era da tanto, tantissimo tempo che non sentiva così oppressiva quella sensazione. Ma no, non può lasciarsi andare, non adesso. E così il Nara chiude gli occhi ed espira piano, ricordando tutto il lavoro di meditzione che ha fatto per mantenere in sé uno stato di quiete ed equilibrio, cosa che – in questo frangente – gli costa un enorme sforzo di volontà. Eppure riesce, soprattutto all’arrivo di quella reazione da parte di una Kouki sofferente, che si preme la manina contro la tempia e si stringe nelle proprie spalle, come infreddolita. Le palpebre si rialzano lentamente, in un moto quasi istintivo ed involontario la mancina s’allungherebbe verso di lei, senza però toccarla. La tiene ferma a mezz’aria, a poca distanza dalla di lei spalla, ma senza accennare a voler continuare il movimento senza permesso. < Kouki, ehi… > Sussurrerebbe in sua direzione, la voce abbastanza alta da essere udibile, ma calda, pacata ed accomodante, nell’intento di essere l’unica carezza che l’uomo si rende conto di poterle dare in quel momento. Toccarla, per quanto abbia l’istinto di farlo per stringerla al proprio petto e darle conforto, sarebbe la cosa più sbagliata da fare. < Va tutto bene. Respira profondamente. > Ed egli stesso gonfia le narici ed il petto ad incamerare una grossa quantità d’aria, contando mentalmente fino a tre, prima di espirare dalle labbra schiuse < Guardati intorno e guarda me. > Proseguirebbe a questo punto, la voce totalmente priva del panico che sta, invece, mostrando lei. < Sei a casa tua e della tua mamma, su un comodo divano. Non in quel postaccio e non con qualcuno che vuole farti del male. > Inclina di qualche grado il capo sulla sinistra, abbozzando un piccolo e dolce sorriso < Io… penso di sapere ancora come ti senti. Anche l’uomo che mi ha adottato e cresciuto era-- > Si blocca per un attimo, riprendendo quell’esercizio di respirazione che ha appena suggerito alla bambina < --violento. Ogni volta che facevo qualcosa di sbagliato, qualcosa che dovrebbe essere normale per un bambino, mi puniva. Ed ora—ogni volta che sbagliamo, ogni volta che qualcosa non va, ricordiamo quel dolore, quella sensazione di impotenza e… ne abbiamo paura. Temiamo di non poter sbagliare, perché non ce l’hanno mai perdonato, perché ci hanno sempre punito, anche quando non facevamo nulla di male. > Prosegue nel proprio dire, poggiando la mancina mollemente sul divano, tra di loro, ancora senza toccarla, ma lasciandole l’occasione di farlo lei per prima, se solo volesse allungare di poco la manina verso quella del Dainin. < Ma va tutto bene, anche se senti l’opprimente sensazione di aver compiuto un errore martellarti in testa, va tutto bene. Vedi? Io non ti sto facendo nulla, Kuro ti vuole ancora bene, presto la tua mamma tornerà e ti abbraccerà come ogni sera. > Abbassa stancamente le palpebre sugli occhi scuri, occluendosi la vista della bambina per qualche interminabile secondo. < Prendimi la mano, Kouki. Io—non voglio farti del male. Ti prego, credimi. > [ Chakra ON ]

11:19 Kouki:
  [Soggiorno] Non voleva esporsi così tanto e ora si pente di tutte quelle cose che ha detto. Non sa come lui potrebbe reagire, non ne ha la certezza… si è solo lasciata andare perché lui la capisce senza che lei debba parlare. E allora? Non lo conosce comunque. Le sembra di aver fatto un enorme errore di valutazione, vorrebbe sua madre, vorrebbe Fumiko, con lei è stato tutto molto più semplice, perché oltre a capirla per quella determinata situazione, la conosce anche da più tempo. Ma il Nara no… e ora vive nel terrore di essere andata troppo oltre, colpevole di essersi lasciata trascinare da emozioni ed eventi e dentro di sé ha la consapevolezza di dover migliorare ancora un pochino la gestione di quei ricordi e delle sue emozioni. Ne ha bisogno e lo deve fare… ma ora è troppo tardi, si stringe le spalle come a ricercare una qualche protezione che non vuole richiedere a nessun altro, il dolore alla testa che aumenta per via di quel picco sentimentale che la porta a soffrire ogni volta, siano esse emozioni positive o negative. Dentro di sé i battiti cardiaci aumentano velocemente battendo contro il petto e le viscere di contorcono senza controllo. Si incolpa per essere stata riservata come avrebbe voluto, per lei è un male, non un bene e nemmeno solo strano o inusuale. Un male che potrebbe portarla ad avvicinarsi troppo a quell’uomo, e nonostante si sia promessa di non impedire a se stessa di provare quello che potrebbe provare, è difficile questo pensiero da applicare. Non può scappare alla vita stessa e non si può nemmeno nascondere, se finirà col farsi piacere Az allora dovrebbe solo lasciarsi andare a tale evento… ma non ci riesce. Anche con Fumiko fece la stessa cosa, partire dal conoscersi, dall’essere amiche, lei è passata dall’odiarla all’amarla. È anche vero che con lei c’era il forte senso di colpa verso Kaori, mentre adesso… cosa la fermerebbe? Non prova nessun senso di colpa nell’avvicinarsi al Nara, non lo prova certo nei confronti di Raido. La rabbia che prova per lui supera di gran lunga tutto il resto. Be, la semplice e sana paura, tutto qui. O forse si sente in colpa per essersi lasciata andare così facilmente con Azrael, mentre sente paura nel farlo con sua madre Kaori? Probabile. È tutto un tremore, un senso di colpa che la sconquassa dall’interno, quella paura di aver detto troppo. Non guarda l’uomo, rimane fissa sulle sue ginocchia, gli occhi chiusi, stretti, forse col desiderio di sparire o di riavvolgere il tempo. Sente la sua voce come una carezza gentile e questo le fa aprire gli occhi, la blocca per un istante perché per il momento sembra che lui non stia reagendo in maniera strana o schifata. Più va avanti e più prende coraggio e sicurezza delle veridicità delle parole di Heiko… nessuno la tratterà in maniera diversa. Lo sapeva, lo deve solo accettare. Ancora una volta lui si dimostra capace di parlare in maniera giusta, si dimostra più che consapevole di quello che lei prova e sente… ancora una volta si sente spinta verso di lui e quelle parole non fanno altro che rilassarla e farla sentire meglio, sollevata. Volge lo sguardo su di lui, su quella mano che ricade sul divano… è consapevole di essere al sicuro ora, è consapevole che tutto sia passato e finito. Ma ora lo osserva in maniera quasi sorpresa, insomma è impossibile che una persona possa capire così tanto un’altra, non riesce a capacitarselo. Lei non riesce ad esternare a parole in maniera corretta e comprensibile quello che prova, ma lui si, lui da voce a quello che lei sente dentro. Anche lui ha avuto un uomo violento con lui… le punizioni anche se non si faceva nulla, senza un perché, senza una logica. L’ossessione di dover essere perfetta, sempre la migliore, la più forte, il massimo… sono tutte conseguenze che però sente vive dentro di sé. Avere tutto sotto controllo, sapere ogni cosa, ogni verità… l’errore non è contemplato, ad ogni errore tornano i ricordi delle punizioni, torna il terrore, la sensazione di impotenza, la frustrazione, la rabbia. Non si perdona mai gli errori, si sente sempre in colpa per ogni cosa e si strapperebbe anche la pelle per chiedere scusa alle persone che fa soffrire. Come ha fatto soffrire Kaori, come ha sbagliato nel comportamento verso Fumiko. Ora non sa cosa dire… sente l’irrefrenabile desiderio di abbracciarlo, ma non può mica fare così, e nel silenzio del momento accetta comunque di allungare una manina e prendergli la mano. Un tocco semplice che abbatte però ogni paura che aveva verso il Nara, un simbolo di fiducia, lei gli crede… non le farà del male. <Voglio crederti.> sussurra verso di lui accennando appena un sorriso. Le sembra ancora impossibile che lui possa parlare in quel modo con lei. Sente la vicinanza con lui e la rabbia e la tristezza perché lui è cresciuto con questa sofferenza e queste ferite senza che nessuno potesse fare nulla per salvarlo quando ancora era un bambino. Almeno è quello che capisce dal fatto che lui voglia fare questo adesso con lei. <Mi dispiace…> abbassa il visino. Per cosa e perché non è dato saperlo. [Chakra On]

11:50 Azrael:
 Il silenzio si abbatte tra di loro , talmente denso da poter essere tagliato da una lama qualunque, così assordante da non consentire a niente e nessuno di interromperlo ed al tempo stesso da far venire voglia di cancellarlo con qualche parola, qualche suono, anche il più stupido discorso. Il Nara riapre gli occhi, tenendo d’occhio quella bambina che sta cercando con tanta fatica di avvicinare e nota con stupore e soddisfazione quanto le prorpie parole siano servite per rilassarla e tranquillizzarla, per rigettarla nel mondo reale, prima che potesse perdersi nei ricordi, in quel laboratorio, con l’uomo che la tormenta giorno dopo giorno, ad ogni errore che fa, pur non essendo più lì. Il contatto della mania di Kouki lo porta involontariamente a trasalire e ad incurvare le labbra in un sorriso felice, sereno e rilassato, decisamente sollevato del fatto di essere riuscito nel proprio intento. Vorrebbe abbracciarla, farle capire con la stretta delle proprie braccia quanto possa sentirsi al sicuro, quanto possa sentirsi accettata e mai più sola, ma non lo fa. Non si azzarda a far altro se non a richiudere le proprie falangi attorno la piccola mano che gli è appena stata offerta. Non stringe con forza, ma tiene salda la presa con decisione, senza alcun tipo di tentennamento. Troppe volte se ne è andato, toppe volte è stato costretto ad abbandonare le cose e le persone che gli erano più care, che fosse volontariamente o involontariamente. Ma non questa volta, questa volta non ha intenzione di andarsene, come spera possa capirsi da quel piccolo gesto, dal semplice tenere la mano di Kouki nella propria, ben più grande, che l’avvolge quasi completamente. < Di cosa dovresti dispiacerti? > Sussurra in sua direzione, mantenendo sempre la voce bassa e tranquilla < Non hai nulla di cui scusarti, mh? Nonostante quello che hai passato sei viva, sei una kunoichi, hai tante persone che ti vogliono bene e non stai allontanando chi si propone di starti vicino. Dovresti andarne fiera. > Prende una piccola pausa, sollevando appena la mano che stringe quella della Yakushi ed avvicinandosi col corpo di appena qualche centimetro, non abbastanza da toccarla, ma quel tanto che basterà per avvicinarsi di un altro passetto attraverso quel muro che la piccola ha tenuto alzato per così tanto tempo, tenendo fuori innumerevoli persone. < E se non lo sei tu… > Sospira, portando la destrorsa a chiudere ulteriormente la presa sulla mano della piccola, carezzandone il dorso col pollice < Lo sarà sicuramente tua madre e, di certo, lo sono io. Io sono fiero di te. > Ripete, scandendo bene le parole, per rendere quel concetto il più chiaro possibile, per arrivare direttamente alla sua mente, persino al suo cuore, per quel che spera lui. < Sai, nemmeno io sono una bella persona. > Prosegue, poi, accennando una bassa e malinconica risatina < Ho fatto e faccio tutt’ora una tale quantità di brutte cose che le persone che ci hanno maltrattato ti sembrerebbero dei santi. > Forse non è la cosa più giusta da dire, ma è – senza ombra di dubbio – la più assoluta verità che potrebbe mai rivelarle. < Ma ho imparato che fare cose brutte non vuol dire necessariamente essere persone cattive. Siamo esseri umani, sbagliamo, facciamo del male , in alcuni casi proviamo persino piacere nel farlo, ma è giusto così. > Scuote debolmente la testa, soffiando via un ridacchiare basso, che gli smuove leggermente il petto e che gli incurva lievemente le rosee < In più ho un sacco di manie, di fisse che sfiorano il patologico, sono molto incline alla rabbia… Insomma, forse è veramente sbagliato che ti avvicini a me. Dovrei impedirtelo io per primo. > Socchiude gli occhi, a questo punto, riflettendo su quanto sia irresponsabile la sola idea che una bambina, vittima di abusi sessuali e reduce da anni di torture sia fisiche che psicologiche, si stia avvicinando ad un uomo che fa della tortura la propria arte, spesso anche il proprio senso della vita. < Eppure ci sentiamo così. E… ritengo che le emozioni non possano mai, in alcun modo, essere sbagliate. > Termina, infine, riaprendo gli occhi per puntar le iridi buie in quelle grandi ed ambrate della bambina, sperando – con tutto se stesso – che possa accettare la sincerità, che possa non giudicarlo, ma che possa al tempo stesso, valutare attentamente la situazione, in modo da sentirsi più sicura. [ Chakra ON ]

12:19 Kouki:
  [Soggiorno] C’è riuscita alla fine a stringere quella mano e ad abbattere di un altro poco i muri che si era creata, o meglio… il muro che stava tentando di ricostruire e che prima era stato abbattuto da Raido. Stringe la mano del Nara, così grande rispetto a quella minuta della ragazzina, che di certo non spicca per altezza e costituzione, apparendo più piccola dei suoi reali anni. Ma solo in apparenza probabilmente. Quel silenzio viene perpetrato a lungo, lascia che cali in loro ma senza che ella si senta a disagio o in imbarazzo… le piace quel silenzio perché le da occasione di comprendere e ragionare. Ma di cosa dovrebbe dispiacersi? La domanda dell’uomo è legittima e porta la piccola Yakushi a sollevare le spalle, incapace di dare una risposta definitiva. <Per tutto quanto… per te, per me, le mie reazioni verso di te. La diffidenza che ho provato mentre tu credo sia sempre stato sincero nel volerti avvicinare a me. Mi dispiace per… quello che è successo anche a te.> non è niente che augurerebbe, a nessuno, mai e poi mai. Certo ad Otsuki si in realtà, ma dipende da persona a persona. Continua ad ascoltare le parole di Az, sul fatto di essere viva, di stare andando avanti, essere un ninja, di non creare muri. Accenna un sorriso. <Nonostante tutto… vuol dire che sono forte. Lo sei anche tu allora.> allo stesso modo anche lui è cresciuto ed è diventato ninja, si può dire che entrambi sono riusciti a crescere nonostante tutto. Ed è una forza, una forza molto diversa da quella fisica o dettata dalle abilità ninja. La voce bassa e soffusa, la mano che continua a stare nella sua, e poi quelle parole… sua madre è fiera di lei, è vero, glie lo ha detto più volte e molto spesso ha sempre pensato di rimando di non meritarlo. Impara ad accettarlo, questo si, forse ora riesce a comprenderlo riuscendo a guardare meglio al suo passato per vedere come è ora, e allora sì, c’è da essere fieri probabilmente. <Anche tu?> non si lascia sfuggire quelle ultime parole sul discorso… lui fiero di lei? <Come è possibile che tu sia fiero di me…> si interrompe, dovrebbe smetterla di pensare che sia impossibile solo perché si conoscono appena, dovrebbe aver ormai compreso che lui le legge nel pensiero e nell’animo praticamente. <Sei fiero.> lo guarda, lo scruta con espressione confusa. Si sente felice nel sentirlo, ma non può ignorare il dolore perché le sembra di tornare ai tempi con Raido, e invece vorrebbe solo dimenticarselo del tutto. Espressione che paradossalmente si rilassa poi nel sapere che anche lui ha fatto una quantità di cose brutte che lo farebbero rientrare nella categoria delle brutte persone. Non dovrebbe sentirsi sollevata da questo, eppure è quello che prova. <Hai ragione, non vuol dire essere per forza una cattiva persona. Io ho fatto cose orribili al laboratorio, mi è stato insegnato come procurare dolore, mi sono divertita, o almeno… una parte di me.> Mirako insomma, ma era pur sempre lei alla fine, una parte di lei. <E probabilmente mi divertirebbe ancora e ho in mente molte cose carine per il mio creatore quando lo troverò.> non vuole certo ucciderlo subito, prima si vuole divertire. <E tu dici di aver fatto cose orribili, fare del male, provare piacere… eppure adesso siamo qui seduti l’uno accanto all’altra, e tu stai facendo di tutto per farmi sentire bene.> per lei basta per non catalogarlo nelle persone cattive. <E’ giusto così.> ripete quello che ha detto lui, non si tratta di anormalità, ma va bene così. <Hai mai messo in pericolo persone innocenti? O fatto del male a persone innocenti?> glie lo chiede dopo qualche istante di silenzio, sembra una domanda buttata a caso, fatta così per voglia. Di sicuro non lo sta giudicando e non intende farlo, ormai si è avvicinata troppo a lui. <Le emozioni non sono sbagliate… ho passato del tempo a credere che lo fossero, a vivere nell’apatia senza nemmeno conoscerle, e pian piano le ho scoperte e ho sofferto, ho iniziato ad odiarle e poi ad accettarle. Tu hai sempre vissuto a pieno le tue emozioni?> un’altra domanda, non si scosta da lui e lo osserva con curiosità. [Chakra On]

12:51 Azrael:
 Prosegue il discorso ra i due. Un discorso profondo, che nasconde un significato talmente importante da coinvolgere entrambi con la stessa intensità, che non fa sembrare né il silenzio, né quel contatto tra le loro mani sbagliato o fuori luogo. È un piacere parlare con la piccola Yakushi, un piacere vederla star bene, altrettanto un piacere notare come la cosa fa star bene il Nara, in primis. E sì, si ritrova ad annuire quando la ragazzina arriva alla conclusione di essere stata forte, che anche il Dainin stesso lo è stato nel momento in cui essere deboli li avrebbe portati a soccombere. < Lo siamo, è vero. Ho passato anche io molto tempo temendo che le emozioni rendessero deboli, ma-- > Sorride, volgendo lo sguardo al pavimento per qualche attimo, ricordando momenti in cui il timore d’essere troppo debole lo ha portato ad accettare il marchio maledetto sul proprio petto. < --sono giunto alla conclusione che scappare e rifuggire i propri pensieri, i propri sentimenti, pensieri e ricordi ti renda solo un vigliacco. Affrontarli, vincerli e dominarli, quello ci rende forti. > Torna, sunque, con lo sguardo su di lei, ascoltando quanto la ragazzina ha da dire. Nelle di lei parole non si cela il pensiero di una bambina, di una giovane ragazzina ancora ingenua, che non conosce il mondo e che non sa come affrontarlo, tutt’altro. Quel che sta ascoltando sono parole che non si aspetterebbe di sentire nemmeno da una dona che si definisce adulta e matura, che ha fatto esperienze non dando ad esse il giusto peso. È anche questo, che lo porta a rafforzare la presa sulla sua mano, mutando il proprio viso in una chiara espressione di approvazione e di soddisfazione. < Dovrebbe essere strano, che io sia fiero di te? Solo perché non è trascorso abbastanza tempo? Da quando un pensiero viene scandito dalle lancette di un orologio, invece che dall’animo umano? > Domande del tutto retoriche, che non cercano una reale conferma in quelle della Yakushi, benché è più che certo che lei sarà d’accordo. < Ci sono persone che si conoscono da ani, senza conoscersi davvero. E chi, invece, in cinque minuti è capace persino di prevedere cosa sta pensando la persona che ha di fronte. l’ho sperimentato con tua madre… > China il capo, snudando i denti in un sorriso sincero, candido ed adorante nei onfronti della donna di cui sta parlando, a cui questo discorso si adatta alla perfezione. < …non la vedevo da tre lunghi anni e, prima di allora, ci avevo parlato solo un paio di volte. Eppure-- > Non sa se sarebbe un bene rivelarle così apertamente quel che prova nei confronti di Kaori, ma – ormai – hanno improntato quel discorso sulla sincerità, quindi non avrebbe senso tenerle nascosto quel che prova. Anche solo per darle un’altra prova di volersi aprire e scoprire totalmente a Kouki. < --eppure me ne sono perdutamente innamorato. Eppure darei la mia vita per lei. > Volta il viso ad osservare la piccola Yakushi, fermando le proprie parole per qualche istante, per studiare la di lei reazione a tali parole che – più che dalle labbra – gli son venute fuori dal cuore. Se lei non si fosse mostrata restia a continuare ad ascoltarlo, proseguirebbe il proprio dire, spostando l’asse del discorso sulle domande che la piccola gli ha posto. Non dà un responso immediato, corrugando la fronte nell’atto di riflettere attentamente ad una risposta che sembri sensata. Giungerebbe solo dopo pochi secondi di silenzio alle parole più oneste e veritiere che potrebbe pronunciare. < Non lo so. > Non sa se ha mai fatto del male a persone innocenti, perché non sa quando una persona + cpnsiderabile davvero innocente. Qualche notte prima, sulla nave di Sharper Hook, quelli che ha ucciso erano innocenti? Colpevoli? Criminali o persone che hanno sbagliato persona da seguire? Non può saperlo. Il suo compito era ucciderle, fermarle in ogni modo e così ha fatto, senza esitazione. < L’innocenza dipende dal tuo codice morale. Dal Villaggio a cui appartieni, a volte. Dalle cose che ritieni giuste o sbagliate. Quindi… non so se ho mai fatto del male a persone innocenti. Ho fatto del male a persone che amavo, questo sì. > Kuricha è il primo esempio che gli è venuto in mente. Ma lei non era innocente, non lo è mai stata. Era una criminale, ha ucciso lei stessa un innocente davanti agli occhi increduli e sofferenti del Nara, costretto a riportarla a Konoha in manette. < Ma l’ho fatto per rispettare le leggi della Konoha a cui ho giurato fedeltà. Io—mantengo sempre le mie promesse. > La stretta sulla mano della Yakushi si fa più leggera, più lieve, allentata dal pensiero della donna che ha portato alla morte perché traditrice della Foglia. Porta lo sguardo verso il pavimento, leggermente velato di tristezza e malinconia. E la risposta alla prossima domanda gli esce spontanea, la voce leggermente più spenta di quella che ha adottato fin’ora, che risultava calda ed accogliente. < Ne sono sempre stato schiavo. Ho sofferto e fatto soffrire, in nome delle mie emozioni. Sono dovuto andar via da Konoha, per ritrovare me stesso, nella pace e nell’equilibrio. Adesso… le accetto. Credo e spero di aver imparato a dominarle e a farne la mia più grande forza. >[ Chakra ON ]

13:22 Kouki:
  [Soggiorno] Sono entrambi persone forti, che sono riuscite a stare in piedi nonostante tutto, come lo sono un sacco di altre persone che non se la sono cavata bene o che ancora stanno soffrendo. Questo è un mondo pieno di persone come loro dopo tutto, alcune sono state abbastanza forti da riuscire a riprendere in mano la loro vita, altre hanno ceduto prendendo vie sbagliate. Ma ora si stanno concentrando su loro due, sulla Yakushi e sul Nara, sulle loro vicende e sul loro dover essere fieri del risultato raggiunto. Annuisce alle sue parole trovandosi in completo accordo, ora, consapevole di quanto avvenuto e di quanto sta avvenendo in lei. <Si, ora lo capisco anche io. Prima non lo capivo, ma da quando mi sono ritrovata a Kusa sono cambiate molte cose, io per prima, ho maturato una diversa mentalità e mi sono distaccata dal mio essere semplice oggetto utile a qualcosa, con una strada già scritta da percorrere. I sentimenti sono stati una grande rivelazione per me.> lo ammette con un sorriso quasi nostalgico a pensare a quei giorni andati, come la prima volta che è riuscita a piangere, o la prima volta che ha provato felicità. Quasi si intenerisce al pensiero di se stessa per la prima volta alle prese con qualcosa che non conosceva… e ora? Ora riesce a gestire tutto al meglio che può. Parla in maniera più sincera e spigliata ora, sempre tenendo la mano del Nara e lasciando che le sue parole entrino nella testa e li attecchiscano. E ancora una volta ha ragione con quel quesito retorico, che la fa sentire anche meno in colpa per essersi lasciata andare così facilmente con qualcuno di ancora sconosciuto. Ma l’esempio che porta ne è la prova, e quando lui confessa quei sentimenti verso sua madre… la ragazzina sorride. <Lo sapevo.> lo sapeva che c’era un sentimento più profondo e mai aveva creduto alla loro versione di essere amici, o in attesa di scoprire cosa fossero. <Sono felice per voi, ma sono molto felice per la mamma. Sono felice che sia riuscita ad andare avanti, amare qualcun altro, ritrovare la serenità dopo… Raido.> ed è sincera nelle sue parole, è qualcosa che desidera anche per Fumiko, ed è stata felice anche per lei nel sapere di quello Hyuga, che forse, chissà, potrebbe legarsi a lei. <Per questo voglio essere coraggiosa come lei, riuscire ad avvicinarmi a qualcun altro.> non prova gelosia, non prova rabbia, non si sente confusa ed abbattuta come era successo per Raido e Fumiko, è segno che sia cresciuta, giusto? Ha imparato che l’amore può rinascere anche se viene distrutto, ha imparato a non essere troppo egoista. Abbassa il viso, però, solcata da un lieve incupirsi e si mordicchia il labbro inferiore al pensiero di Raido, che la tormenta. Gli aveva detto che era come Otsuki, ma forse la sofferenza che le sta facendo provare è superiore a quello che le ha fatto Otsuki. Perché? Perché il suo creatore era risaputo essere un sadico, pezzo di… non si può dire… mentre Raido le aveva fatto un sacco di promesse, lei lo amava come padre e lui l’ha illusa. È ben diverso… ma vuole riuscire a trovare anche lei una persona in grado di farla andare avanti. Comprende il discorso di Azrael comprende le sue motivazioni, il racconto di ciò che ha fatto… <Ma in nome del villaggio, in nome della fedeltà che hai riposto a Konoha. Non sei andato ad uccidere o a mettere pericolo innocenti che non avevano nulla a che fare coi criminali.> questo è un punto chiave, un punto decisamente chiaro… che lo rende migliore persino di Raido che lui, questo errore, lo ha fatto invece. <Non ti rende una pessima persona.> gli stringe la mano, cerca di avvicinarsi a lui timidamente, cercando un contatto, ma non azzardandosi a farlo. <Ci sono scelte che fanno soffrire, ma che magari devono essere fatte in nome di un bene più grande, nel tuo caso la fedeltà a Konoha, le leggi, la giustizia? Non lo so… ma non mi sembri un pazzo omicida.> quello vuole intendere insomma, quello davvero ormai lo rende al di sopra di una persona sbagliata, almeno per lei. Lo guarda, lo osserva in quel incupirsi e allora compie finalmente la sua scelta, la mette in atto, decide di avvicinarsi a lui e proverebbe ad abbracciarlo… di solito sono gesti che fanno sentire meglio, giusto? E lei lo vuole fare, quindi cercherebbe di lasciare la sua mano e passare direttamente a stringersi in un abbraccio affettuoso contro di lui. Lentamente, senza fretta, con una leggera paura perché non sa come l’altro potrebbe prendere quel gesto. Non dice altro, ascolta si, ma non aggiunge altro al suo dire o al suo fare, vuole solo permanere in quel fare e in quello stato. [Chakra On]

11:46 Azrael:
 Andare avanti. Un concetto ormai ricorrente nella vita del Nara, da quando è tornato da quei tre anni di forzato esilio all’interno della propria mente. Mekura è andata avanti. Azrael deve andare avanti. Kaori doveva farlo dopo Raido e la stessa Kouki sta avendo a che fare con questa grande e pesante verità. Andare avanti è… difficile. E la Yakushi ha molte cose da superare. La sua creazione in laboratorio, che la rende di per sé diversa da ogni altra creatura della sua età. I maltrattamenti che l’hanno marchiata nel corpo e nella mente, ad opera di un uomo che il Dainin stesso vorrebbe veder morto, dopo le stesse atroci sofferenze che ha inflitto alla bambina, se non addirittura maggiori. L’abbandono di Raido, un uomo che si è offerto di farle da padre, di darle tutto l’amore e l’affetto che biologicamente nessuno avrebbe potuto darle, in quanto nata in provetta, ma che poi… è andato via. Non v’è cosa peggiore che avrebbe potuto fare a tutte le persone che gli sono state attorno. L’idea che ha di quell’uomo non è affatto positiva, anzi. Ha trattato Kaori alla stregua di un oggetto, ha illuso una bambina che voleva solo l’amore del suo papà, lasciandola da sola ed infrangendo quella scintilla di speranza che egli stesso aveva acceso. Perché? Perché essere così bieco, così vile? Dovrebbe parlare con lui, per saperlo. Dovrebbe non provare il desiderio di incidere le sue carni da parte a parte, per separare i due lembi ed aver libero accesso alle sue viscere, per parlarci. Al solo pensiero di quell’uomo, al sentirlo nominale dalla sottile voce della ragazzina, lo sguardo del Nara si incupisce, viene pervaso da un’ondata di rabbia, di desiderio di mettere le cose al proprio posto. Non rimetterlo nelle vite delle persone verso cui ha infranto ogni promessa, no, il suo posto non è di certo lì. La locazione che il Nara vorrebbe per lui è ad aleno una cinquantina di metri sotto terra. In un pratico cassettone di legno. O magari sulla propria parete, dove tiene tutti i disegni delle vittime che tortura con grande impegno, dedizione e piacere. Questo ammontare di pensieri gli invade la mente, quasi distraendolo da quanto la bambina gli sta dicendo, mntre egli fissa un punto vuoto dinanzi a sé, sostituendo alla propria vista reale, quella tanto bramata di sangue ed orrori. Scuote energicamente la testa, come a scacciar via quel pensiero, giusto in tempo per udire le parole più sbagliate, considerando quanto ha appena partorito nella propria mente. < Un pazzo omicida? Io? > Ruota il capo verso di lei e lo sguardo si addolcisce istintivamente, mutando in un’espressione più affettuosa e tenera < Posso essere il peggior incubo delle persone che hanno fatto del male a me o alle persone che mi sono care, questo sì. Non so se la cosa mi renda un pazzo omicida, ma io amo fare del male a chiunque ritengo se lo meriti. > Un torturatore, un sadico bastardo, mosso – forse – dalla stessa follia che caratterizzava l’uomo che l’ha torturata in quel laboratorio. Ma, come ha specificato fino a quel momento, ormai è un lato di sé che ha accettato ed asservito al Villaggio, che ha messo a disposizione di ciò che ritiene sia giusto. Forse sbagliando, forse questo non lo rende meno bestiale o crudele, ma è quel che è. È, semplicemente, quello che gli serve per mantenere la sanità mentale. Ed è proprio in quel momento, proprio nell’attimo in cui più pensa che Kouki dovrebbe allontanarsi, scappare e correre tra le braccia della madre, che dovrebbe difenderla da individui come lui che—non sente più il contatto con la manina della piccola Yakushi. Il sopracciglio destro si solleva in un moto di sorpresa, gli occhi si sgranano, leggermente dispiaciuti, ma comprensivi del fatto che lei voglia lasciarlo andare, prima che possa far danni. Quel che ne segue, invece, lo lascia di sasso. Un abbraccio. Partito da Kouki. Senza che il Nara stesso le abbia chiesto qualcosa, come nel caso del prendergli la mano. Le labbra tremano leggermente, si schiudono nel tentativo di lasciar uscire qualche parola, qualche domanda, qualche suono. Ma nulla viene liberato dalle sue rosee, se non un leggero sospiro. Il braccio sinistro, quello che prima teneva sul divano, andrebbe ad avvolgerle le spalle come lei stessa stava facendo prima con se stessa, per proteggersi, il destro andrebbe, invece, a circondarne il busto, chiudendosi con l’altro in una stretta che la porterebbe a star contro il proprio petto, più vicini di quanto non siano mai stati prima d’ora. < Non volevo dirti una bugia, su me e Kaori. Anche io sono dovuto andare avanti, anche io ho un amore ormai sfumato da superare. > Le sussurrerebbe flebilmente, intervallando il proprio dire con qualche timida carezza dei soli pollici sulla schiena della bambina. < E se te lo sto dicendo ora è soltanto perché voglio essere onesto, con te. Non perché voglio che tu ti senta obbligata ad accettarmi nella tua vita. > Poserebbe, a questo punto, un piccolo bacio sul capo della ragazzina. Dolce, appena accennato, al punto tale da non emettere alcun tipo di schiocco o rumore. < Sarei disposto ad andarmene, ad aspettare che tu sia pronta a vedere qualcun altro al suo fianco, se me lo chiedessi, se ti facesse star bene. > Prenderebbe una piccola pausa a questa affermazione, ponderandola attentamente nell’atto stessa di pronunciarla. È la verità. Davvero non avrebbe messo i propri interessi personali davanti al benessere di una famiglia, al benessere di una persona che ha sofferto così tanto ed in così tante occasioni, per non aggiungersi ai macigni che le pesano sulle spalle. Sarebbe davvero disposto a lasciare il proprio cuore lì, in quella casa, in attesa che gli sia aperta la porta, per tornare a riprenderselo. < C’è un’altra cosa che voglio tu sappia di me, prima di decidere se posso restare. La prima volta che Nat mi ha chiesto di queste bende ho dovuto prenderla in giro, le ho detto che avevo delle cicatrici da nascondere. Non è così. Non ho nessuna cicatrice. > Rafforzerebbe la stretta attorno l’esile corpicino della Yakushi in un moto involontario, timoroso nel confessarle quell’ennesima verità sul proprio conto, ma sicuro – dannatamente sicuro – di doverlo fare. < Nascondo qualcosa che mi accomuna a Raido e allo stesso Orochimaru. Un errore che ho fatto tempo fa, accettando questa maledizione perché temevo che non sarei mai riuscito a difendere ciò che amavo con le mie sole forze. Sono marchiato dello stesso chakra che renderebbe qualunque uomo un mostro, un pericolo, un’arma.. > Lascerebbe così la frase a metà, sospesa, senza dire effettivamente di essere uno dei possessori del marchio maledetto, ma certo del fatto che la Yakushi, dall’alto delle sue facoltà e della sua maturità, potrà capire ciò di cui sta parlando. [ Chakra ON ]

12:27 Kouki:
  [Soggiorno] Andare avanti ed avere pazienza che il tempo faccia il suo corpo, sono ormai i consigli che si è sentita dire più spesso. Ad ogni problema quelle erano le soluzioni, per qualsiasi cosa che lei non riusciva a capire non poteva fare nulla se non capire col tempo. Lei che invece avrebbe tanto voluto soluzioni pratiche e veloci, ma ormai si è abituata a dover aspettare ed andare avanti… certo se qualcuno le dicesse che anziché andare avanti sarebbe meglio andare a stanare Raido per vendicarsi su di lui come si deve, la piccola ne sarebbe felice. Una soluzione diversa al solito andare avanti. Per quanto lei abbia voluto cancellare ogni cosa che le ricordasse l’Oboro, non può mentire a se stessa nascondendo il fatto che vorrebbe davvero ritrovarselo ancora davanti, guardarlo negli occhi, sentire le sue motivazioni, fargli del male. Ha lasciato le cose a metà ed è scappato, ha trattato tutti come se non valessero nulla per lui… come Otsuki. Ma Raido aveva già iniziato a perdersi con Wonderland effettivamente, la sua fiducia in lui aveva iniziato già a vacillare a quel tempo… non sarebbe forse giusto ora andare da chi di dovere e denunciare ciò che ha fatto Raido? O questo metterebbe nei guai di riflesso l’organizzazione? Argomento che affronterà con Fumiko. Al momento le interessa solo quel momento, un loro momento nel quale possono avvicinarsi l’un l’altra e potersi capire. Non appena il Nara riprende a parlare, lei lo osserva in quel addolcirsi, farsi più affettuoso, mentre le dice che praticamente gli piace infliggere dolore. Lei rimane del suo avviso, annuisce senza spaventarsi da quello, senza ritenerla una cosa anormale… perché dovrebbe? Del resto ha avuto a che fare con cose simili anche lei stessa, Mirako, ma pur sempre lei. <Rimango dell’idea che questo non ti renda un pazzo omicida. Non mi so spiegare, ma sono sensazioni che capisco. L’essere felice nel fare del male, divertirsi, ma solo verso chi secondo te lo merita. Seguendo questa logica e il fatto che sei fedele a Konoha, ritengo che non andresti a torturare qualcuno che non se lo meriti.> a meno che non perda il controllo come lei con Mirako, ma non può saperlo al momento. <Io invece quando stavo al laboratorio ho fatto del male a chi non lo meritava, e mi divertivo un mondo. Non ero propriamente io, era Mirako, ma è per questo che non mi sono mai sentita una brava bambina.> anche se in un ambiente come quel posto chi potrebbe biasimarla per aver fatto quelle cose? Kaori però l’ha capita e anche Fumiko, entrambe non le hanno mai dato la colpa di nulla, l’hanno fatta sentire buona, dando la colpa a Mirako per tutto quello, ma alla fine la vera colpa è solo di Otsuki. <La mamma mi ha sempre detto che non avevo colpe, nessuno mi incolpava per il mio passato. Ma non mi fai paura, capisci? Per questo ti sto dicendo queste cose, per questo penso che tu non sia una persona cattiva, anche se ti diverti a fare del male alla gente che se lo merita.> fa spallucce. <Potrei persino chiederti di raccontarmi di quello che fai nei minimi dettagli, non mi dispiacerebbe.> ormai è palese che non sia una ragazzina che si impressiona facilmente… tranne che per i mostri nelle fogne di Kusa, diamine, quelli se li porterà nei suoi peggiori incubi ancora per un bel pezzo, ma solo perché ha realmente rischiato la vita. <Ho imparato a scindere il bene dal male, più o meno.> già, più o meno lo ha capito, a volte non riesce a volte si, va a momenti insomma. In seguito lo abbraccia, senza farsi altri problemi, senza trattenersi ancora, lo vede incupito, triste, in qualche modo sofferente e quindi si stringe a lui in maniera dolce. Lentamente per far abituare anche se stessa a quel contatto, anche per verificare quanto quei ricordi potrebbero averla cambiata. La prima volta che Raido la abbracciò, lei era così rigida e spaventata che solo ora ne comprende il motivo, ma si lasciò andare dopo un po’ e col tempo ha imparato a temerlo, abbracciarlo era diventato normale e dormiva persino con lui per non avere incubi. Azrael è in assoluto il secondo uomo che abbraccia, ormai ha superato la fase iniziale da un pezzo, anche se non può evitare di irrigidirsi in maniera istintiva quando lui ricambia, stringendola a sé. E’ dura perché senza volerlo le ritornano in mente ricordi e sensazioni con Otsuki, ma è altrettanto diventata più forte e capace di comprendere che Az è Az, non Otsuki. Che ha promesso di non farle del male, che dato le loro simili esperienza mai le farebbe del male. Ha deciso di credergli e quindi si rilassa andando oltre ai brutti ricordi e alle brutte sensazioni e riuscendo ad arrivare alle emozioni positive. Sicurezza, protezione, affetto, dolcezza… dolore… perché le ricorda tremendamente Raido. Rimane però abbracciata a lui, a contatto col suo petto col respiro regolare e profondo… chiude gli occhi leggermente. <Apprezzo la sincerità. E’ una regola non scritta che purtroppo pretendo da chiunque mi circondi. Una sincerità reciproca.> era la regola fra lei e Raido, che lui ha infranto con Wonderland. <A me fa davvero piacere che tu stia al fianco di mia madre. Non voglio che tu te ne vada e io non mi sento costretta in niente.> si premura di dirgli con sicurezza e tranquillità, la più totale tranquillità mentre inizia a rilassarsi tra le sue braccia. <Io non ho problemi a vederti al suo fianco, ero solo restia a vederti io. Per me stessa, capisci? Per via di Raido. Ma come vedi…> restia non lo è più, ha davvero così bisogno di affetto da lasciarsi andare come se nulla fosse? No, vuole solo andare avanti, vuole solo non reprimere quello che sente perché le emozioni non sono malvagie, giusto? E poi il Nara ha la capacità di comprenderla come nessun altro e ha una sorta di sicurezza che per questo non le farebbe del male come ha fatto Raido. Ma poi… qualcosa nelle ultime parole del Nara la blocca, sembra raggelare tutto quanto. Non ci vuole nulla a collegare quello che aveva Raido con Orochimaru insieme ad una maledizione. Chiunque ci arriverebbe al segno maledetto. Si discosta appena da lui, poggiando le manine sul suo petto e cercando di distanziarsi quel poco che basta per puntare lo sguardo sul petto altrui. Eddai, così è troppo simile a Raido… ma non sa bene cos’è che la turbi da quella notizia, perché sinceramente non le importa del marchio, è un potere che avrebbe tanto voluto anche lei e che Raido le aveva promesso… ma ora? Non dice nulla, è incapace di dire alcun che perché non sa cosa provare e decide quindi di essere sincera. <Non so cosa rispondere a questo.> ammette infine, senza distogliere lo sguardo dal petto. <Non so nemmeno cosa sto provando ora, ma di sicuro non è paura.> no, quella mai, non la prova per una cosa simile, per un potere che ti trasforma in un mostro… lo voleva anche lei, che problema c’è? Scuro il visino mentre cerca di spiegarsi. <Forse mi infastidisce il fatto che tu sia simile in Raido in questo. Il segno in sé non mi turba, io l’ho desiderato e Raido me lo ha promesso, non ho nulla in contrario a niente che possa aumentare il mio potere… ma forse mi turba il fatto che anche tu, come lui, ce l’hai.> rilassa il viso, sospira rilassandosi. <Non cambia… non ti vedo in modo diverso, sono solo io…> un problema suo, solo suo, come sempre. [Chakra On]

13:10 Azrael:
 Ed, infine, glielo ha detto. Ben conscio del fatto che anche Raido era possidente di quel maledetto potere, ben conscio del fatto che avrebbe potuto scuoterla nel profondo. Eppure, per quel che gli dice e per come si cmprta, non dimostra paura. Non si mostra spaventata nei riguardi di quelle tomoe marchiate sul proprio petto, seppur nascoste dalla maglietta e dalle bende. Si scosta, poggiando le manine sul petto in un gesto che rende il Nara un unico e teso blocco di marmo. Gli occhi sgraati, il respiro spezzato dal contatto della bambina nei confronti del proprio petto. Prima che Kaori gli mettesse una mano sul petto ha urlato, ha tremato, ha persino pianto. Non è per nulla abituato al fatto che qualcuno possa poggiare le proprie mani su una zona del suo corpo irrimediabilmente segnata da chakra che nemmeno gli appartiene. Rapidamente la mancina andrebbe a sollevarsi verso il polso della bambina, della piccola Kouki, cingendone la circonferenza con le falangi, ma – prima che possa stringere effettivamente – la ragione interviene. Lo porta a sospirare lungamente, socchiudendo le palpebre sugli occhi scuri per consentirgli di non far forza nella presa nei riguardi della piccola Yakushi. Con la forza che ha, forse, potrebbe arrivare a farle male e, no, non ha intenzione di smentire le promesse che le ha appena fatto. Deglutirebbe rumorosamente, andando a poggiare il palmo della mancina sul dorso della ragazzina, i particolare sulla mano che sta sopra il proprio pettorale sinistro, quello su cui è impresso il marchio. Riaprirebbe gli occhi solo a questo punto, andando a pronunciare le prime parole che gli vengono in mente, in relazione a quanto ha appena fatto < Scusami. > Chioserebbe solo con un filo di voce, basso e gutturale, andando a spiegarsi lentamente, cadenzando con cura ogni parola fuoriuscita dalle rosee < Non amo venir toccato sul petto ed in faccia. Delle persone sono morte, prima che potessi spiegar loro questa mia piccola fissazione. > Quante volte ha perso il controllo perché qualche stolto aveva deciso di puntare un kunai o l’arma di vuoto nei riguardi del suo viso… tante, fin troppe. Ma – di certo – in uno scontro leale non è il viso la prima cosa che si dovrebbe andare a colpire, no? Alla fine è colpa loro, non è mica colpa di Azrael. Gli incidenti capitano. < Io *non* sono come quel tizio. > Nemmeno pronuncia il suo nome, quello di Raido, preferendo – invece – porre particolare accento sulla negazione che ha messo nella frase. < Sapevo di avere questo particolare in comune con lui, ma ritengo che di questo potere lui non abbia capito veramente un cazzo. > Sboccato andrebbe quasi a sputare quelle parole di sdegno nei confronti dell’Oboro. Un uomo che è arrivato addirittura a promettere quel maledetto potere alla sua bambina, invece di incoraggiarla a diventare forte solo con le sue capacità. < Ritengo che questo potere sia per chi non è capace di esser forte da solo. Io stesso l’ho accettato con questa consapevolezza bene in mente. E temo te lo abbia promesso solo perché non credeva abbastanza in te. Che tu lo voglia o no non mi interessa, non ho intenzione né di scoraggiarti, né di aiutarti ad ottenerlo. > Dice freddamente, nei riguardi di quello che considera il più grande sbaglio che abbia mai fatto, sebbene abbia oramai accantonato i sensi di colpa e lo abbia strumentalizzato al fine di aiutarsi nei propri fini e scopi. < Ti chiedo solo di riflettere attentamente sul concetto stesso che lo forma. Si tratta di chakra altrui che si dirama nel tuo corpo per renderlo più forte, al prezzo di salute fisica e mentale. > Non esprime giudizi al riguardo, cerca solo di mettere le cose in chiaro, di offrirle una definizione che poi lei potrà esaminar da sé, come ha dimostrato in più occasioni di saper fare con tutto. Sorriderebbe, a quel punto, riportando il braccio sinistro attorno le sue spalle, senza allontanarla né avvicinarla, lasciandole la scelta di qualunque posizione voglia prendere nei suoi riguardi. < Appunto. “sei tu”. > Ripete le di lei ultime parole, inclinando il capo sulla sinistra, permanendo – ora – ben più dolce ed affettuoso di quando le stava spiegando cose che di tenero non hanno nulla. < E non devi sentirti in nessun modo particolare o giustificarti. Devi solo essere te stessa. > Concluderebbe, infine, col serafico e pacato sorriso ad incurvargli le labbra, sebbene quello che le sta domandando e chiedendo sia tutto fuorché… normale, insomma. < Se mai troverai uno dei due pezzi di merda- > E sì, chi se ne frega del fatto che sta parlando co una bambina e che sua madre non sarebbe nemmeno troppo d’accordo con l’insegnarle questo genere di parole < -mi piacerebbe aiutarti ad infliggere loro quanto più dolore possibile. Anche solo a livello teorico. La troverei una cosa… carina, no? Sarebbe un bel momento da condividere. Così mi farai vedere cosa hai imparato e io potrei farti vedere cosa so fare. > No, Azrael Nara non è adatto a fare il padre. [ Chakra ON ]

13:44 Kouki:
  [Soggiorno] Non sapeva che quella fosse una zona off-limits per il Nara, o non lo avrebbe mai toccato. Lei semplicemente ha appoggiato le mani sul petto sia per usarlo per distanziarsi da lui quel poco che bastava, sia per… sentirsi vicina al segno? Non lo sa, è una sensazione strana, dentro di sé dopo tutto sente quell’attrazione quasi morbosa verso ogni cosa che riguardi Orochimaru, dopo tutto sta cercando di percorrere quella strada particolare per raggiungerlo e un giorno superare la sua potenza ed importanza. E’ ancora agli inizi, ma con calma e senza fretta forse potrebbe riuscirci. Era quello che voleva Otsuki, far tornare Orochimaru, il punto è che lei ha deciso di superarlo per fare tutt’altro e non per seguire i piani del suo creatore. Certo ancora non lo sa che andando avanti nel tempo quel Gene le corromperà la mente e l’animo… osserva la mano di Az che le afferra un polso, si stringe appena per poi allentare la presa e preferire posarsi sul suo dorso. Non capisce il motivo di quel gesto, ma potrebbe forse notare il suo irrigidirsi, e una volta seguita la spiegazione del perché di quell’atteggiamento, andrebbe a levare subito le mani dal suo petto, di scatto. <Scusa. Ora che lo so ci starò attenta.> non vuole procurargli dolore, paura, o altro, quindi è totalmente rispettosa dell’altro e lascia ricadere le mani lungo i fianchi, senza però né avvicinarsi né allontanarsi, rimanendo così a poco distanza da lui ad ascoltare quelle sue successive parole. Non è come quel tizio, Raido, no non lo è. Accenna un sorriso ed annuisce comprendendo benissimo la differenza fra i due e lasciandosi sfuggire un accenno di risata al sentire che in sostanza Raido non ha capito niente di quel potere. Ma poi torna subito seria alla descrizione del segno da parte del Nara… un potere creato per chi non è abbastanza forte da solo, per chi non sarebbe in grado di raggiungere il potere in altri modi, un potere per chi non ha fiducia in se stessi. Abbassa leggermente il capo corrugando la fronte e pensando attentamente a quelle parole, per la prima volta, senza la presenza di Mirako che scalpita dalla smania di avere quel segno. <Raido me lo ha promesso per evitare che io andassi da chissà chi e chissà dove a prendermelo. Perché gli avevo detto che con o senza di lui lo avrei ottenuto.> sta difendendo Raido, qualcosa che non voleva fare ma si è ritrovata a fare, sentendosi ancora più frustrata. Perché giustificarlo? Perché non ammettere che sarebbe stato davvero irresponsabile permetterle di avere tale segno? Il tono di voce è basso, un sussurro. <Ma è frutto di Orochimaru. Secondo me è un grande potere che deve essere ben gestito, ma che serve solo a potenziare chi è già forte e non a… raggiungere livelli di potenza altrimenti irraggiungibili.> è vero, lei non ne sa molto anche se ha cercato informazioni alla biblioteca della Magione Yakushi. <Però è vero che consuma fisicamente e mentale, e sarebbe illogico portare dolore e menomazioni al proprio corpo.> non ci aveva mai riflettuto a mente fredda e probabilmente ora non è disposta a sacrificare la propria salute per quel potere, ma… c’è un’idea che le frulla nella testa, un’idea ancora acerba per lei. <Dimmi come l’hai avuto, per favore.> lo fissa dritto negli occhi, il cuore batte velocemente e c’è una certa insistenza nel suo sguardo, mista a serietà e preghiera. <Chi te lo ha dato, dove, come è successo? Mi serve saperlo.> Raido non ricordava nulla, le era stato totalmente inutile al fine di migliorare la propria conoscenza, ma forse il Nara ricorda e sa molto altro. <Per favore…> ha idea che però non sarà facile avere delle risposte, per via del fatto che da come ne parla vorrebbe solo dimenticare quella sua scelta. <Più conosco qualcosa e meglio riesco a ponderare e decidere.> in parte è vero… e poi c’è quella piccolissima idea che le balena in mente. Ancora una volta si ritrova poi a rilassarsi per le parole che le vengono dette, quella sicurezza ad essere semplicemente lei senza aver paura di ottenere chissà quale reazione. Annuisce senza aggiungere altro, lei deve solo essere se stessa, ormai glie lo hanno detto tutti e sta iniziando a comprenderlo per bene. E poi… poi il miglior regalo che una ragazzina, più o meno, possa ricevere. Quella proposta che le fa sollevare lo sguardo fino ad osservare in viso Az, gli occhi che si sgranano e iniziano a brillare di pura gioia, il sorriso che si allarga e si fa semplicemente… felice, raggiante. Si sente esplodere di gioia all’idea di avere il Nara dalla sua parte, all’idea che egli possa aiutarla ad infliggere più dolore possibile, che lei possa dimostrargli di saper applicare i suoi consigli o quello che sa, e allo stesso tempo vedere lui cosa sa fare ed imparare di riflesso. Come torturare ed essere felici. <Si!> esprime la sua gioia nel poter condividere quella parte più malata di sé con qualcuno, quella parte che era rappresentata da Mirako e che comunque risiede dentro di sé, fa parte di lei. <Ecco io… so che il mio creatore, Otsuki, si trova a Oto, so dove si trova e dovevo andare a prenderlo con la mamma, Fumiko e Raido… e ora siamo rimaste solo io e loro, ma se vuoi venire…> quasi si intimidisce a fargli quella proposta, le parole veloci, il suo parlare a macchinetta preda dall’entusiasmo. <Non bisogna ucciderlo subito perché lui sa… o meglio ha detto di sapere di saper creare una cura per me, la mia malattia, ma non me l’ha voluta dare. Quindi bisogna obbligarlo a farlo, e poi possiamo farlo soffrire, puoi vedere cosa so fare, puoi insegnarmi qualcosa.> inizia a gesticolare, presa da una strana euforia che nemmeno lei sa spiegarsi. <E poi devo recuperare dei miei dati, informazioni, vorrei trovare i nomi di chi ha partecipato al mio progetto, il nome della donna che ha messo il suo DNA in me… insomma, così da poterli trovare e fargliela pagare.> se sono ancora vivi, ma di certo ha in mente di far soffrire un po’ di persone e un aiuto da parte di chi potrebbe capirla così bene la riempie di gioia. Pare che stiano organizzando una vacanza al luna park, e invece no. [Chakra On]

10:53 Azrael:
 Quello che riguarda il marchio maledetto è un discorso molto contorto, che lo colpisce nel profondo. E la comprende, comprende bene le sue aspirazioni, la sua ammirazione nei confronti di un potere sconosciuto, mistificato dalle storie, dalle leggende, soprattutto considerando il collegamento della piccola ad Orochimaru stesso. Quello che non riesce a comprendere è, ancora una volta, Raido. Sono due le possibilità plausibili per cui un uomo, considerato padre da una persona che – a propria volta – ama come figlia, abbia potuto promettere un qualcosa di così insensato e folle. O ha mentito o, come precedentemente detto, non ha capito… nulla. Potrebbe averle mentito per il suo bene, per darsi il tempo di convincerla ad allontanarsi da quell’idea, dal prendere e far entrare in sé qualcosa che consuma il corpo e la psiche in maniera così invasiva, ma sarebbe stato – per quanto a fin di bene – un vero e proprio insulto all’intelligenza della Yakushi. Un prenderla in giro, a prescindere dai motivi. Questa è senza ombra di dubbio una delle cose che differenziano il Nara e l’Oboro. Magari il Dainin non ha la più pallida idea di come si faccia il padre, magari non è perfettamente consapevole di come ci si prenda cura di qualcuno o di qualcosa, ma una cosa la sa per certo: l’onestà e la sincerità sono alla base di ogni rapporto, che sia di parentela, di amicizia o di amore. Un’onestà che non si traduce solo nel semplice dire la verità, ma anche el rispettare le capacità intellettive altrui, nel darle la possibilità di scegliere da sé cosa fare, anche sbagliando, ma aiutandola poi a rimediare ai propri errori. Si rilassa di colpo alla mancanza di contatto col proprio petto, come se gli avessero dato una forte scossa e solo in quel momento la corrente elettrica avesse smesso di passare all’interno del proprio organismo. < Quel tipo mi piace sempre di meno. Io—non ti prometto di farti arrivare a questo potere che io stesso considero una maledizione e che, potessi tornare indietro, non accetterei. Sono andato via da Konoha, per paura di far del male a qualcuno perché non ero in grado di controllarlo. Quello che ti prometto, però, è che non ti nasconderò mai né aspetti positivi, né aspetti negativi della cosa. > Chiosa, annuendo alle proprie parole come per rafforzarne il significato, prima di continuare < Ma ti chiedo di dirmi sempre tutto. Come ti senti, quali ricerche stai facendo e se hai intenzione di prendere decisioni in merito. Non ti giudicherò mai, ma non posso aiutarti, se non mi dai la possibilità di sapere a cosa stai pensando, mh? > Le domanderebbe a questo punto, cercando di strapparle una promessa che – in fin dei conti – non è troppo diversa da quanto stanno facendo fin’ora, aprendo loro stessi all’altro, comunicando nella maniera più trasparente possibile tutto quel che li riguarda. Se avesse ricevuto una risposta affermativa a tale richiesta, andrebbe poi a rispondere alle domande che la piccola gli fa in merito alle origini del proprio segno maledetto. < Era in corso la guerra contro Kuugo e Ryota, ero frustrato al pensiero di non essere abbastanza forte per aiutare il mio Villaggio e chi lo abitava. Così, un giorno, mentre ero fuori dalle mura per allenarmi e schiarirmi le idee… venni avvicinato da una figura di cui non conosco l’identità. > Si arresta per qualche istante, ricordando quegli avvenimenti, cercando di non tralasciare neanche un dettaglio. < Era completamente bardato, incappucciato e coperto, non saprei nemmeno dirti se si trattasse di un uomo o di una donna. Stava lavorando sul marchio maledetto e necessitava di ospiti ed io, in quanto shinobi più promettente della Foglia, ero la sua scelta. Tentai di attaccare, ma evitò ogni mio colpo senza alcuna difficoltà. Non rispose a nessuno dei miei attacchi, raccontandomi quanto avrei potuto essere più forte, quanto accettare la sua offerta avrebbe potuto rendermi migliore. > Abbassa lo sguardo, come se le sensazioni di rabbia e frustrazione che provò all’epoca lo stessero riattraversando in quel preciso istante. Quando il suo ego e la sua smania di primeggiare e di proteggere tutti a qualunque costo prevalsero sulla ragione e sul buonsenso. < Fece leva sul mio stato d’animo ed io… accettai. > Un lungo sospiro, la destrorsa a poggiarsi sul pettorale deturpato da ciò di cui sta parlando con tanta fatica e trasporto < Ha fatto male. Così male che svenni dopo poco. Al mio risveglio, non v’era più nessuno con me. > Termina così il proprio racconto, ben conscio del fatto che, probabilmente, non le è stato di grande aiuto, ma che contiene qualche piccola informazione di rilevanza. Che non si trattava dello stesso ceppo di quello creato da Orochimaru, per cominciare, e che probabilmente la persona che glielo ha messo non è nemmeno più in vita, in quanto alleato o alleata di due uomini che sono stati sconfitti ed uccisi poco tempo dopo. Viene poi addolcito dalla reazione della Yakushi, che si mostra gioiosa ed entusiasta al pensiero di farla pagare all’uomo che l’ha tanto fatta soffrire. Mirako non è esterna a Kouki, così come Yami non è esterno ad Azrael. Non è la sua seconda personalità, ne è solo il lato più oscuro, ma che non può essere separato effettivamente dalla mente principale. L’altra faccia della medaglia. < Certo che verrò con te. Non ti lascerei mai da sola, in un momento così importante della tua vita. > Le sorride, snudando i denti bianchi in uno smagliante arco che tutto comunica fuorché disagio al pensiero di torturare qualcuno. < Non avrei avuto intenzione di ucciderlo subito in ogni caso, informazioni o non informazioni. Dopo tutto quel che ti ha fatto patire, non credo di dovergli fare un favore, uccidendolo subito. > La nobile arte del torturare, insomma. < Per quanto riguarda gli altri… magari è il caso di fare qualche ricerca. Magari le persone coinvolte nel progetto non avevano né intenzione né consapevolezza di far del male. Magari gli servivano soldi o cose del genere. Però ci sto, sarà interessante. > Una fredda analisi su chi deve morire e chi no, su chi merita di soffrire e chi no. Ecco quel che stanno facendo il Nara e la Yakushi, in un momento di avvicinamento molto atipico. Di certo il compagno della madre di una bambina non dovrebbe avviare il discorso partendo dai modi migliori per scuoiare vivo qualcuno, ma tant’è. < Sono… davvero contento che andiamo d’accordo. Insomma—ero piuttosto preoccupato al riguardo. > Le confida, infine, senza avvicinarsi fisicamente in alcun modo, preferendo che sia lei a fare quei piccoli passi, ma comunicandole a cuore aperto tutto ciò che gli sovviene in mente. [ Chakra ON ]

11:27 Kouki:
  [Soggiorno] Il segno maledetto l’attira in particolar modo, soprattutto perché fu Orochimaru ad avviarne la creazione in origine, e lei si sente attratta da tutto quello che comporta il Sannin. Certo però non sarebbe logico da parte sua accettare qualcosa che andrebbe a logorarle fisico e mente, che fine farebbe la sua lucidità? E rischierebbe anche di morire prima del previsto… certo se fosse combinato con una sorta di immortalità, quella alla quale lei, a detta di Otsuki, è destinata, il problema non si porrebbe. Ma magari ci sono altri modi meno distruttivi per aumentare il suo potere. Non lo sa ma ci dovrà pensare al meglio e a questo punto non sa nemmeno se Raido le stesse dicendo la verità o le aveva promesso quel potere solo per tenerla buona, impossibile ormai definire l’Oboro per lei, tutto potrebbe essere stata una finzione. Sincerità e onesta, cose che lei apprezza più di ogni altra cosa, ma è anche consapevole che certe sue idee non potrebbe mai rivelarle come se nulla fosse, certi suoi obiettivi futuri, soprattutto riguardo al segno. Inoltre non può nemmeno essere totalmente sincera su una parte importante della sua vita che prevede Raido, Wonderland e l’organizzazione. Corruga appena il visino ed ascolta le risposte del Nara che mette in chiaro le cose su quello che pensa riguardo al segno e di come ha intenzione di approcciarsi con lei su di esso. E poi le chiede sincerità in quello che pensa, prova, nelle ricerche che forse intenderà fare… lei lo guarda questa volta non sapendo se davvero potrebbe fidarsi a rivelare molto, ma molto prima del previsto le sue idee. Sono piani ambiziosi che al momento non si potrebbe nemmeno permettere, quindi ci farebbe anche la figura della sciocca a parlarne con qualcuno. <Mh.> annuisce, poco convinta nella voce. <Cercherò di essere il più sincera possibile.> è il massimo che si sente di dire adesso, andando ad annuire accompagnando il tutto con un sussurro. <Ma al momento mi sembra ancora presto parlare di quello che desidererei fare, perché è un po’ troppo ambizioso al momento. Nessuno mi prenderebbe sul serio.> scrolla le gracili spalle, alla fine è veramente stata sincera nel dire come stanno le cose, mostrandogli come si sente al momento in merito della questione. <Ma ora come ora non credo di essere più propensa verso qualcosa che potrebbe logorarmi fisico e mente, sarebbe autodistruttivo e quindi poco logico.> si sente di dire questo invece forse sollevando un poco il Nara, e poi tace, silenziosa ed attenta, per ascoltare la storia di lui e del segno. Un individuo incappucciato… alla fine di tutte le ricerche fatte non si sa che fine abbia fatto Orochimaru, se sia diventato immortale o se sia morto, è semplicemente sparito, ma pensare che fosse lui… no, la vede proprio dura. Quindi qualcuno a caso che ha preso le ricerche del Sannin per fare qualcosa di nuovo e tutto suo. Storce il nasino, per niente contenta della cosa. <Come te lo ha messo il segno? Ti ha appoggiato una mano sul petto e ha infuso il chakra? Sai che fine potrebbe aver fatto quella persona?> sa che effettivamente comprendere qualcosa da una mera descrizione è pressochè inutile, ma sono comunque informazioni di cui fare tesoro. <Grazie per avermelo raccontato, davvero.> accenna un sorriso dolce e sincero, rilassandosi e sospirando… la strada per lei è ancora molto lunga. Se potesse andrebbe a ricercare la sua mano per stringerla nelle sue, per instaurare nuovamente un contatto ora che il petto è zona off-limits. Non dice altro lasciano che la gioia del momento la invada nel sapere che potrebbe vedere Az in azione nel suo essere sadico, così come lei potrà finalmente sfogarsi per tutto quello che ha subito. <Esatto, di sicuro non morirà subito, dovrà soffrire un bel po’ e supplicare la morte.> farlo sentire come tutte quelle volte in cui si è sentita lei, persino per il risveglio dell’innata il dolore è stato così forte da mozzarle il fiato, ma ha desiderato la morte molte volte nel corso di esperimenti così dolorosi da sembrare insopportabili, il più recente quando ha portato a galla la sua infezione per studiare un campione del suo sangue. Quindi no, non morirà subito. <Per gli altri… si, ci dovrebbero essere dei nomi, e poi fare ricerche…> l’ha bloccata un po’, ma in effetti sarebbe la cosa più giusta, ovvero assicurarsi di dividere bene chi ha fatto realmente del male da chi magari non aveva altra scelta o non era propriamente consapevole di quello che faceva. Magari anche colei che dovrebbe essere sua madre biologica non era consapevole di che fine avrebbero fatto le sue informazioni genetiche… e se fosse stata una donatrice anonima? Tutte cose alle quali avrà tempo e modo di riflettere. <Hai ragione, sarà meglio pensarci bene su chi punire e chi no.> effettivamente sono discorsi un po’ atipici da fare, parlare di torture, punizioni, morte giusto per scoprire di essere sulla stessa lunghezza d’onda. Sorride, soddisfatta, sentendosi bene finalmente. <Lo immagino, la mia prima reazione con te non è stata delle migliori.> ovvio che fosse preoccupato al riguardo, ma ora il problema non si pone, lei si è estremamente avvicinata a lui. <Ora… io penso che starò qui a Konoha, non ho nemmeno una a casa a Kusa e la mia famiglia è praticamente qui, ma rimarrò comunque impegnata con Kusa e i miei doveri là. Pensi che potrei farlo? Partire la mattina per andare a Kusa e svolgere i miei compiti, e poi tornare qui a casa la sera? Con la ferrovia non ci vuole poi molto.> ora è passata anche a chiedergli consigli, un ultimo consiglio del quale a bisogno per capire bene come portare avanti la sua vita da adesso in poi. <Però devo anche chiedere alla mamma se posso effettivamente rimanere.> magari non può e quindi il problema su come vivere nemmeno si pone. [Chakra On]

11:57 Azrael:
 La piccoola non sembra convinta sul condividere le proprie idee riguardo i suoi piani e pensieri, ma va bene così. Il Dainin non ha mai preteso effettivamente nulla da lei e non ha intenzione di cominciare adesso, per questo resta in silenzio, ad ascoltare quanto li ha da dire, limitandosi ad annuire alle sue parole, assimilandone il contenuto e ponderando attentamente su cosa fare. Effettivamente nemmeno lui può essere totalmente sincero su ogni aspetto della sua vita, ora che è rientrato negli ANBU, ragion per cui si fa andar bene le risposte di Kouki, per il momento. Le stringe la mano, portandola anche al proprio petto, se lei glielo concedesse. Non ama che lo si sfiori in quella zona, ma è altresì vero che coi sono persone che possono farlo, magari con calma e senza metterlo in allarme con gesti improvvisi, ma è una cosa che può accettare dalla Yakushi, ora coe ora. Non ha molto altro da dirle o rivelarle, tutto quel che gli resta da dire riguarda le modalità con cui ha ottenuto il marchio, ricordi abbastanza confusi nella propria mente, a causa dell’intenso dolore che ha provato al momento dell’immissione del chakra estraneo < Credo… credo di sì, che mi abbia messo la mano sul petto. Non ne sono molto sicuro. E no, non ho idea di dove possa essere. Avevo intenzione di fare ricerche al riguardo, ma la preoccupazione di perdere il controllo ed i sensi di colpa per aver accettato la sua proposta mi hanno frenato. > E farlo ora sarebbe inutile, a quasi dieci anni di distanza, ormai. Le successive domande lo fanno sorridere di gusto. Nemmeno si ricordava del fatto che esistesse una ferrovia a collegare Konoha e Kusa. Non è qualcosa di cui ha mai usufruito, essendosi sempre spostato in altri modi. A piedi, per brevi distanze, essendo troppo legato a Konoha per aver bisogno di visitare posti nuovi e con la dislocazione poi, quando ne ha avuto l’occasione o quando era accompagnato da Yukio e Akendo. I mezzi di trasporto non fanno decisamente per lui. < Sono convinto che Kaori sarà contenta di ospitarti qui finché vorrai. > Precisa, tentando di incoraggiarla, per poi offrire una soluzione pratica e veloce alla vita da pendolare che la Yakushi vuole affrontare. < Ascolta… io potrei portarti a Kusa in qualunque momento, in pochissimo tempo. Potrei passare a prenderti quando si sarà fatta sera o potresti tornare in treno, ma almeno una parte dei trasporti posso risolverla io. Ma mi serve del tempo e che tu mi faccia imprimere un paio di sigilli. Magari potresti passare a casa mia, se la cosa ti sembra fattibile, mh? > Le domanda, lasciandole tempo per decidere. L’indirizzo di casa propria è cosa piuttosto nota, inoltre potrebbe chiedere alla stessa Kaori di indicarle la strada, in caso voglia dargli la possibilità di fargli applicare l’Hiraishin e l’empatia, eventualmente. Non saprebbe come aiutarla altrimenti. < Devo tornare, adesso. Ho un po’ di persone da far mangiare. > Le comunica, alzandosi e ricomponendo il sigillo che ha utilizzato per arrivare in quella casa senza passare per la porta, avendo casa propria bene in mente per la dislocazione. < Ci vedremo presto, te lo prometto. > Le rivolge un ultimo sorriso prima di concentrare il chakra ed espanderlo sul proprio corpo come se fosse avvolto da un mantello invisibile e sparire esattamente come è apparso all’inizio di quella strana conversazione. [ end ]

Il Nara e la Yakushi si incontrano a casa di Kaori, nel tentativo di conoscersi e di raccontarsi, per costruire un rapporto futuro. E delle torture.