Madri e figlia
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Giocata del 13/04/2018 dalle 14:14 alle 17:14 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Binari-Uscita] Itawooshi, quel gran capoclan che ha la fortuna di ritrovarsi l’ha spedita ora in giro per il mondo, per permetterle, a quanto dice, di conoscere davvero la realtà in cui vive, per concederle di apprendere ed uscire dal suo schema mentale da cacciatrice di taglie, dopo il “piccolo” problema diplomatico che ha scatenato nella sua ultima missione ha deciso di donarle fiducia e di insegnarle a vivere davvero, così ora si sta dirigendo verso Konoha, ha lasciato il suo mezzo di trasporto, il treno che collega i due villaggi e si appresta giusto ora all’uscita della stazione, con lei solo un grosso borsone portato sulla spalla destra, all’interno il necessario per fermarsi qualche giorno, un paio di cambi e nessuna arma fisica non pensa di diversi difendere, anzi l’obiettivo è proprio quello: imparare ad essere una comune civile, imparare cosa vuol dire parlare gentilmente, instaurare amicizie, insomma essere una persona normale e non il maledetto frutto di un’unione indesiderata. Il chakra è sopito in lei e non c’è realmente alcun segno che la identifichi come ninja, persino la collana dei cacciatori di taglie, sempre al collo, ora è stata rimossa o meglio: nascosta, viene infatti indossata come un braccialetto sul polso destro coperto per dalle lunghe maniche di quell’abito grigio e aderente che indossa. Si potrebbe anche pensare ad un lungo e aderente maglione che le fascia con gentilezza il corpo allenato dalle linea asciutta, non sono presenti scollature o particolarità di genere, un grigio chiaro è il colore scelto per quel viaggio, un abito elastico e in lana che le permette di stare al caldo senza però esagerare, le gambe invece presentano delle fasce nere che le risalgono sin dai piedi proteggendo la sua pelle senza però costringerla. Ai piedi dei semplici calzari ninja dello stesso colore delle fasce e dei suoi capelli oggi raccolti in una singola lunga treccia che ondeggia dietro alla sua nuca, la frangetta ben pettinata invece va a coprire la fronte candida come il resto della sua pelle, porcellana a proteggere i suoi organi interni. Gli occhi sono l’unica vera particolarità, unico dettaglio che potrebbe ricordare i tristi natali: il destro è azzurro, quasi come acqua fresca al sole, un innocente candido mare esattamente come erano gli occhi della madre, di un azzurro così profondo e al contempo così freddo, il sinistro invece è rosso, un rosso cangiante proprio come quelli del padre, un colore così simile a quello dello sharingan da rendere impossibile non riportarlo alla mente la sclera invece è nera, quasi qualcuno si fosse divertito ad aumentare il contrasto tra i suoi occhi, l’uno chiaro dalla sclera normalmente bianca e l’altro oscuro con la sclera a ricordare la pece. Cammina quindi fiera e pacata tra la gente, tra la folla un po’ turbata in volto, confusa ed indecisa, Itawooshi le sta indicando la via da seguire ma sembra quasi che lei non sappia proprio come imboccarla, è lì davanti a lei ma c’è un muro che non sa come superare, come può iniziare semplicemente a rapportarsi con la gente? Abituata alla sola compagnia delle farfalle dell’ade e delle teste conquistate [Binari - Uscita] Stava aspettando un nuovo carico di pelli, ha voglia di gettarsi sul lavoro ora che Azrael ha portato via i suoi figli. Non è per sempre, lo sa, ma non riesce a vivere questo se non un tradimento, un attacco deliberato a se stessa, solo per cambiare idea subito dopo. Si fida di Azrael, deve solo abituarsi a tutto questo, ma l'idea stessa che i suoi figli fossero con Azrael a fare la vita da bella famiglia, quella che non è riuscita a garantire ai suoi figli, dove lei non era presente, le dava fastidio, la faceva vomitare. Non aveva nulla, nessuno se non loro: glielo aveva anche detto, non era nessuno, lei ha servito tutti, era una schiava senza volere, senza arbitrio e senza scopo ora chenon c'è l'akatsuki e non ci sono neppure i suoi figli. Se ne sta li, con lo sguardo torvo a guardare il treno da Kusa arrivato alla stazione pochi secondi fa. Indosso la donna porta una canotta color crema con tre bottoni che scendono al centro del bordo. Il primo bottone è lasciato libero mostrando parte della scollatura del seno.le gambe sono fasciate da un paio di pantaloni di pelle nera a vita alta aperti lateralmente, con le due parti strette da cordoni di pelle nera. La trama dei pantaloni a stampa è traslucida ed è simile a quella del serpenti. Non è uniforme, ma piuttosto composta da strisce diagonali più o meno grosse, per aumentare l'effetto della luce che sbatte sui pantaloni. Stivali neri opachi e una giacca kimono di seta lasciata aperta e piuttosto elaborato mentre le cade verso i gomiti lasciando le spalle scoperte: la base è semitrasparente color Beige e vicino al bordo bianco si troverebbero ricamati sopra elementi floreali insieme a delle stampe geometriche. Le maniche sono ampie ed arrivano al gomito. Sul volto porta un trucco ricercato, simile a quello di una maschera Kabuki tranne per la pigmentazione bianca sul volto. Le palpebre sono tinte di rosso e con una coda allungata, molto lunga, le ciglia nere e con una linea nera attorno agli occhi. Lo sguardo, arrabbiato, sopito come brace sotto le ceneri, ma presente. Rimane li, a fissare, in attesa del suo carico come una statua, con le braccia incrociate e con poca pazienza [ch on] Smarrita come una bambina persa in centro commerciale si guarda attorno e cammina, timida nel tentare di non scontrarsi con nessuno ma dal portamento comunque orgoglioso, è comunque la prediletta del capoclan, il suo braccio destro, un ninja fidato e questo continua a lusingarla e poi conosce la sua forza ed è abbastanza per permetterle di tenere la schiena bella dritta, sicuro il passo mentre teta di districarsi dalla folla. I suoi occhi vagano un po’ di qui e un po’ di lì, senza una precisa meta, senza un luogo in cui posarsi ed è proprio così che puramente per caso accarezza con lo sguardo la figura della Hyuga, qualcosa in lei la turba nel profondo, non sa spiegarsi quella sensazione che prova alla bocca dello stomaco, le fa paura, sente quasi l’impulso di allontanarsi e scappare, quasi si fosse accesso sulla pronte di Mekura un grosso punto esclamativo rosso con scritto “pericolo” eppure al contempo la fa sentire a casa, un misto di emozioni di difficile interpretazione per lei che semplicemente cerca di arginare la questione come un “sembra arrabbiata” la sua scarsa capacità di aver a che fare con le persone dovrebbe bastare a spiegare quella sensazione che da subito l’ha colta facendole bloccare il passo e in realtà lasciando che la sua gamba sinistra arretrasse almeno di un po’. Si sforza si analizzare la situazione con la sua solita freddezza con la tipica razionalità e così resta come un’ebete ferma in mezzo alla folla, gli occhi spalancati, confusi a manifestare in pieno quello strano tremolio alla bocca dello stomaco, in tutto questo mentre nella sua mente scorrono mille pensieri, molti nemmeno articolati ma appena accennati, mentre qualcosa in lei vuole spingerla a richiamare il chakra, le evocazioni, l’innata e prepararsi allo scontro quasi ne andasse della sua stessa vita lei resta a combattere con sé stessa, immobile ancora fissando Mekura, una donna qualsiasi dallo sguardo serio, accigliato forse ma non certo abbastanza minaccioso da poter giustificare tutto quel marasma in lei. Proprio come nei migliori film comici a quel punto qualcuno si schianta bellamente contro la sua schiena facendole cadere a terra il borsone con un tonfo sordo, magari le mormora anche qualcosa non lo coglie ma quel peso che svanisce dalla sua spalla le permette di riprendersi quel poco per distogliere lo sguardo, avanzare di quel mezzo passo proprio per l’impatto e voltarsi per raccogliere le sue cose da terra ignorando gli insulti meritati che si sta beccando per essersi fermata in mezzo alla stazione, il volto ancora palesemente confuso, turbata [Binari - Uscita] Si massaggia le tempie con la mano destra, annoiata <hanno fatto tardi> gli farà pagare una penale per questo. Borbotta la donna, per poi buttare fuori tutta l'aria dal naso. La cosa la faceva arrabbiare più di quanto lo volesse far intendere e ci riusciva male, ma sapeva bene quale era il vero problema. Per la prima volta, davvero nella sua vita, non aveva nulla: si certo ha il suo lavoro, la sua casa, il suo ruolo in questa comunità, non dovrebbe lamentarsi ha un sacco di cose. Eppure, ha perso il suo scopo, il suo senso di esistere. Anche quando ha affrontato le peggio cose, aveva i suoi figli a cui badare eppure, anche se ancora è una madre, se ne sente privata, svuotata. Deve trovare un nuovo scopo nella vita oltre ad essere una madre ed una ninja, qualcosa di suo che non sia legato al volere di altre persone, o alle aspettative di qualcuno...e sopratutto, qualcosa che la facesse stare bene, se quella cosa esistesse in natura si intende. La donna sente il tonfo sordo tanto da costringerla a girare la testa verso una figura...particolare. Corruga ulteriormente la fronte perplessa, avvicinandosi sempre di più a quella figura che la lascia...stranita. <tutto a posto?> chiede verso la ragazza piegando la testa di lato mentre ne cercherebbe lo sguardo e il volto, così da capire come mai quella ragazza le suscitasse una strana emozione che non sa neppure quantificare...simile anche se non così potente come l'ha provata per Azrael, anzi, ci sarebbe qualcosa di irrazionale nel suo cervello, che la rende triste. Deve essere per l'assenza dei suoi bambini [ch on] Il tempo per lei di piegarsi di lato e donare le sue attenzioni al borsone che la donna si avvicina, una voce giunge alle sue orecchie mentre il braccio destro è piegato per rialzare la sua “valigia” e rimettersela sulla spalla, il busto si sta raddrizzando quando ancora una vota si ferma di colpo, un brivido che corre lungo la schiena, le pare di sentire una voce nella sua mente, qualcosa che le fa tremare le viscere, che la colpisce con forza e che mai aveva sentito prima “scappa” un sussurro lieve e preoccupato risuona nella sua mente “non puoi farcela” ancora la motiva ad andarsene ad allontanarsi da Mekura, perché dentro di lei c’è qualcosa che la riconosce, qualcuno che la conosce fin troppo bene, una donna che si è ritirata in un silenzioso sonno della coscienza ma che rimane sempre vigile per proteggere l’unico barlume di sua figlia che le rimane, quella personalità corrotta, sbagliata da qualsiasi punto di vista la si guardi, quella “Yume” falsa che si muove con il suo corpo ma che sente il bisogno di proteggere, un’entità irrazionale e sconosciuta alla donna che ora come ora crede di possedere quelle spoglie. La fissa negli occhi senza nascondere quella particolarità nelle sue iridi, quel tratto distintivo che vorrebbe ricondurla ai genitori a Kimi e Katsumi o almeno a quel che ne riamane nella memoria collettiva. Fissa quindi la Hyuga e deglutisce, la gola è improvvisamente secca, fa male buttare giù quella saliva velenosa, annuisce per poi socchiudere appena le labbra per parlare, senza però riuscirci, velocemente va a schiarirsi la voce portando la mano sinistra davanti alla bocca e accennando un paio di colpi di tosse <s…sì> ammette un po’ titubante, un modo di fare che si scontra completamente con quel suo stare tutta sicura e fiera in piedi, ferma <grazie> continua però a guardarla, curiosa, spaventata e attratta al tempo stesso, il mistero di quella donna la sta tenendo lì incollata, i piedi non si muovono e lei non obbedisce a quella voce, quella che identifica come uno strano istinto di sopravvivenza, nella testa <posso ripagarla in qualche modo per la preoccupazione?> eccola prendere subito l’iniziativa, no in qualche modo la donna le ha risvegliato qualcosa e anche se non era quello lo scopo primario del suo viaggio adesso ha deciso che deve capire perché, lo deve scoprire [Binari - Uscita] La ragazza sta bene, ma qualcosa la perplime una volta fissata negli occhi...quegli occhi. Da una parte nella sua coscienza qualcosa le suggerisce un nome che non sente e che in cuor suo sperava di non sentire. Quell'occhio le ricordava Kimi. La cosa peggiore e che in qualche modo convalida quel pensiero è l'altro occhio: assomiglia a quello di quello che Kimi considera suo padre, Yukio. Quel contrasto è evidente eppure simbolico. Quel volto lo ha visto in molte forme, anche completamente distrutto, ricostruito, ha visto le espressioni di quando le ha parlato della figlia. L'ultima volta che l'ha vista era al torneo e le ha fatto male, non voleva sinceramente. Non lo avrebbe mai voluto, ma la smania di vincere e sopratutto la speranza di essere fermata, che i giudici FACESSERO il loro compito, ma quel torneo è stata una disgrazia su molti fronti. Socchiude gli occhi, non ancora convinta, anzi, non voleva convincersi in alcun modo che stesse davvero vedendo la stessa persona, come se volesse ignorare di averla vista. <no, non devi> afferma la donna seriamente. <idealmente...quando una persona si preoccupa per un'altra, non lo fa perché l'interesse venga ripagato, se lo fa, lo fa e basta> spiega lei abbassando lo sguardo mentre le viene da sorridere <già...idealmente> bella parola, ideale. <cerca solo di stare più attenta> afferma la Hyuga con un sorriso sul volto, un sorriso mesto accompagnato da un lungo sospiro <sono...Mekura Hyuga, consigliere del villaggio di Konoha: è qui in vacanza?> domanda la donna mantenendo quel sorriso di circostanza presente [ch on] Ascolta le sue parole, hanno un retrogusto amaro, riesce a coglierlo persino lei esperta nel leggere e comprendere ciò che gli altri esprimono seppur incapace di esprimere sé stessa, incapace di rapportarsi davvero al mondo e chi lo abita <oh> quasi stupita replica <immagino di doverlo tenere presente> ammette scuotendo appena la testa per cercare di scrollarsi di dosso quell’opprimente sensazione, quella fastidiosa paura, quel misto di rancore e mancanza che sta provando, eppure c’è qualcosa di così simile alla tristezza e alla malinconia appena ne apprende il nome, lo stomaco che pare volersi rivoltare dentro di lei, si muove le provoca una strana sensazione di debolezza, quasi una nausea, insomma potremmo riassumere il tutto in un generico “ansia”. Eppure Mekura Hyuga è un nome abbastanza noto, potrebbe anche averlo già sentito per altre motivazioni ma continua a non comprendere che le stia accadendo, il perché di tutto questo <è un onore conoscerla> formale, terribilmente formale lei che solo così ha imparato a rapportarsi alla gente <sono Yume Doku e in un certo senso sono qui in vacanza> ammette provando a far nascere un poco convinto sorriso gentile sul suo volto, con il risultato di apparire anche fin troppo inquietante, un’espressione che risulta tremendamente sbagliata abbinata a quello sguardo così distante <ho avuto un piccolo> uccidere tre civili <incidente e sono stata mandata a conoscere il mondo e chi lo abita> ammette subito i suoi scopi, non immaginando di doverli in qualche modo nascondere, modificare non ci vede nulla di male, incapace anche qui di comprendere fino in fondo. Continua a guardare la donna, esattamente come prima mentre le gambe le paiono così improvvisamente deboli, come se faticasse a restare in piedi, seppur poi fisicamente non abbia alcun problema a sorreggersi, una sensazione che parte appunto dallo stomaco, ha voglia di scappare lontano, allontanarsi e mettersi ipoteticamente in salvo da una minaccia che percepisce ma non scorge, è tutto nella sua testa, sta cercando solo di capire che abbia di sbagliato, che sia semplicemente un mostro come sua madre? [Binari - Uscita] Rimane a fissarla, cercando qualche segno, qualcosa che potesse farla reagire come al solito quando lei e Kimi sono nei rotti: Un marasma di rabbia, colpevolezza varia, sensi colpa, urla, disprezzo e tanto altro. Eppure non era nulla di tutto ciò: c'era qualcosa nel suo sguardo..timore, forse, ma non sembrava che la stesse riconoscendo. Quando sente quel nome "Yume" ha una stretta al cuore. Rimane impallidita mentre sente delle mani stringerle con più forza le interiora fino ad arrivare al cuore e stritolarlo. <Yume...> non sa come, non sa perché ma quel dolore le sale al collo, soffocandola, il naso le prude, sentendo gli occhi bagnarsi. Stringe le labbra, come se si stesse trattenendo dal piangere. Le lacrime iniziano a scenderle dalle guance creando una vera e propria scia che arriva al mento <...che bel nome...> stringe la gola mentre parla portando una mano ad asciugarsi velocemente le lacrime. <davvero un bel nome> non si ricordava di lei, aveva quello strano occhio, usava il nome di sua figlia...non aveva prove di quello che stesse capitando, ma aveva una orrenda impressione. <ah...bhe, Konoha è un bel posto per iniziare, del resto Kusa e Konoha hanno strette collaborazioni...sai da dove iniziare?> domanda la donna verso l'altra, mentre la stretta continua a non allentarsi. [ch on] Quella lacrima, il modo in cui pronuncia il suo nome in tutto questo qualcosa la turba, un dolore che nasce in lei lentamente, istante dopo istante mentre osserva Mekura, non se lo sa spiegare ma è quasi certa che non si tratti di empatia. Mentre monta in lei, mentre la stretta intorno al cuore minaccia di farsi più forse svanisce, tutto scompare così come quella generica sensazione di ansia identificata come prima, in qualche modo si sente nuovamente sé stessa, libera da quelle stranezze e dalla voce, tranquilla, sicura e fredda, all’improvviso tutto torna alla sua normalità, ha saggiato però una punta di dolore, di quella sofferenza in grado di farsi spaccare il cuore, che senti salire e raggiungere il tuo centro vitale, che sembra penetrare dentro di te e ferirti così nel profondo da farti vivere un incubo perché la realtà non potrebbe certo essere così malvagia, così pesante e faticosa <ll mio nome le ricorda qualcosa?> domanda adesso che è tornata in sé stessa, scossa appena per ciò che ha vissuto, per quei sentimenti che stavano prevalendo in lei, per quella voce insistente e al tempo stesso intangibile, per qualcosa che si è immaginata id immaginare per quanto era eterea, non sa cosa sia stato ma non lo dimenticherà tanto facilmente così come non si farà sfuggire la Hyuga ora che ha scoperto qualcosa di nuovo che la riguarda <in realtà non ho un piano preciso, al momento dovrei pure trovare un posto dove pernottare in realtà> ammette scuotendo le spalle, più distante di prima per quanto ancora si sforzi di mantenere quel sorriso di circostanza che può solo farla sembrare una psicopatica serial killer <lei saprebbe suggerirmi qualcosa?> domanda facendo un passettino per avvicinarsi, per accorciare le distanze e poterla studiare meglio, ora che la razionalità sembra essere tornata parte di lei, la parte predominante in lei ora che può analizzare la situazione con più freddezza per quanto scossa, ora che decide di concentrarsi sull’accumulare informazioni e dettagli per poi ripromettersi di ritornare sui suoi passi più avanti, quando tutto quello che ha appena provato sarò passato anche con la sua scia finale, ciò che ne rimane, appena si sarà emotivamente ristabilita insomma [Binari - Uscita] Sentendo quella domanda si accorge di quello che sta succedendo. <...> si ricompone cercando di non sciogliere il trucco, cosa difficile in effetti, ma cerca di essere quanto più precisa possibile. <oh, ohh si si> stringe le braccia tra loro <hum...sono solo molto, molto stanca, tutto qui> afferma la donna cercando di scacciare il pensiero di getto portandosi indietro una ciocca di capelli dietro l'orecchio. <bhe, dovreste iniziare dal centro, magari con una visita guidata> afferma la donna, offrendosi come guida per il villaggio...tanto non ha nulla da fare e se quelli che le dovevano consegnare le pelli non la trovano, peggio per loro: aveva specificatamente detto loro che non dovevano farle perdere tempo...bhe, ma perché no? glielo dirà di persona. <dammi solo un secondo> afferma la donna preparandosi. Si concentra portando le mani al livello dello sterno in modo da comporre i sigilli del bue, del cane, del drago e del cinghiale, cerca di entrare in dettaglio così da focalizzare la base della sua figura andando sempre più nel dettaglio come uno scultore estrae la figura dalla roccia: l'altezza, la corporatura, la sua figura atletica ma sottile, il viso ovale, le sue forme più esplicite, poi passerebbe al dettaglio inserendo nella sua immagine mentale le dita lunghe ed affusolate, i capelli che si stanno allungando , gli occhi grandi ma con il byakugan disattivato, la forma delle labbra, delle orecchie e la loro posizione, la lunghezza delle ciglia e delle sopracciglia e di conseguenza la loro posizione, la forma del mento e della mandibola, gli zigomi alti, le labbra sottili ed il collo lungo. Passa ai dettagli, alle piccole o grandi imperfezioni, quali delle leggere cicatrici ai pollici la cui pelle è diventata più spessa per tutte le volte nella quale si è accanita per frustrazione strappando pezzi con i denti. Quindi passando per i suoi vestiti cercherebbe di focalizzare l'attenzione sulle cuciture e sulle forme che cadrebbero lungo il suo corpo ed infine vi aggiungerebbe il colore della pelle, dei capelli, il violetto degli occhi la leggera tonalità più scura delle labbra, i colori degli abiti che indossa e insomma cercherebbe di focalizzare la sua attenzione su tutto. Una volta fatto ciò, la giovane comprimerebbe una certa quantità di chakra dalla bocca dello stomaco e lo spingerebbe lungo tutto il corpo andando a toccare i punti di fuga. Comprimerebbe e sprigionerebbe il chakra all'esterno e se fosse andato tutto bene a questo punto la ragazza dovrebbe essere in grado di far apparire una copia alla sua destra. <sai cosa fare> afferma mentre la copia risponderebbe molto seria con un cenno del capo prima di andarsene a cercare i suoi rivenditori <vogliamo procedere?> afferma l'originale aspettando che Kimi/Yume la segua. [ch on 96/100][copia superiore della moltiplicazione estrema] [copia 1] No quella di prima non era decisamente empatia, insomma adesso se ne sta lì tranquilla ad osservare l’altra togliersi le lacrime dal volto senza rovinare il trucco senza provare assolutamente nulla, nemmeno del dispiacere sia chiaro, neutra come suo solito pare sentirsi svuotata nuovamente di sentimenti degni di tale nome, c’è la solita razionale Yume al posto di quel marasma di cose che era poco prima. Annuisce quindi a quell’offerta <certo magari!> replica mostrando un po’ più di trasporto, che in una scala da uno a dieci potremmo definire un bel due rispetto alla zero di poco prima e la osserva, attende che faccia quel che deve ammirandone la tecnica, ne studia i sigilli, la concentrazione, il modo di fare, dentro è e rimarrà sempre una cacciatrice di taglie, all’erta pronta a combattere o a memorizzare importanti informazioni che un futuro potrebbero salvarle la vita, come questa volta. Tace quasi in un silenzio pieno di ammirazione mentre l’altra si duplica, la copia obbedisce a quel semplice ordine, annuisce quindi di rimando <andiamo> replica mostrandosi sempre abbastanza staccata, uno scatto della spalla destra per risistemare il borsone e poi eccola muovere le gambe e i primi passi per seguirla e dirigersi verso il centro di Konoha <posso chiederle una cosa?> domanda quindi quasi timidamente, un quasi grosso come una casa eh visto che normalmente esprime sempre ben poche emozioni e soprattutto ben poco identificabili. Attende una risposta seguendola diligentemente e come etichetta impone, restando dietro di lei di un mezzo passo di distanza costante
Giocata del 30/05/2018 dalle 13:14 alle 16:41 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Si sentiva il cuore scoppiare: era morta? perché vedeva così tanti morti insieme ai vivi? perché ricompaiono nella sua vita quando lei è andata avanti. Perché i sensi di colpa che aveva sotterrato stanno risalendo come il sangue che pompa nel cuore? Perché?...perché ancora una volta, doveva soffrire così? intanto cammina distrattamente quasi strascicando i piedi quando non sta attenta e in quel momento si gira in direzione di Yume ancora una volta guardandola intensamente e con un alone nero al di sotto delle palpebre che il trucco cerca di nascondere. La gola chiusa, le labbra semi dischiuse e dentro di, qualcosa che sfrigola e la logora dall'interno facendole provare un brivido dietro la schiena mentre uno sbuffo d'aria la colpisce al volto. <si certo, tutto quello che vuoi> afferma la donna allargando per pochi secondi un mezzo sorriso <sentiti libera di dirmi tutto quello che ti sembra necessario, intanto continuiamo a procedere> il suo è un disperato tentativo di distrarsi e rimandare domande imbarazzanti come "ci conosciamo?" oppure "perché il tuo nome mi fa tanto pensare ad un alba?" O altre cose ancora peggiori di quanto si possa pensare. <per il pernottamento dipende da quanti soldi hai, Konoha ha diverse fasce anche a buon mercato tutte di buona fattura comunque, se vuoi come consigliere posso anche assicurarmi che la tua permanenza sia adeguata> afferma con un mezzo sorriso ancora una volta, rimanendo più tempo ad osservarla rigirandosi prima di mostrare uno sguardo rammaricato e serio che presto trasforma in qualcosa di rigido e duro, come se stesse cercando di ridimensionarsi e darsi un contegno. [ch on] Si muove quasi sinuosa mentre controlla il suo passo così da non risultare mai irriverente nei confronti della donna, della consigliera del villaggio, ha già fatto abbastanza casini meglio evitare di peggiorare l sua situazione ma soprattutto quella del clan. Il borsone permane sulla spalla, viene portato con non troppa fatica a sottolineare ulteriormente il suo fisico asciutto ma allenato, il fisico di una ninjuster, con i muscoli sviluppati quel tanto per basta per muoversi velocemente. La segue quindi continuando a lottare con quella strana sensazione alla bocca dello stomaco, con la fatica di fingere di star bene, con la fatica che comporta ignorare una parte di sé stesa che disperatamente urla parole a lei incomprensibili, versi di cui non riesce a cogliere nulla, nemmeno ad intuirne il significato eppure qualcosa la mette in allerta, qualcosa la fa soffrire, un sentimento che non credeva nemmeno appartenerle, il dolore, una sensazione in un certo senso nuova e al contempo molto antica che percepisce come parte di sé seppur non conoscendola, continua ad interrogarsi su questo strano fenomeno, ad analizzare con tutta la freddezza di cui è capace ciò che le è appena accaduto senza riuscire davvero a comprendere < c’è qualcosa che dovrei conoscere su di lei?> replica quindi appena le viene dato il permesso <c’è qualcosa che non so e mi sfugge?> continua quindi, incapace di comprendere davvero, bisognosa di aiuto senza però mostrarsi troppo vulnerabile, inizia ad indagare, a muoversi piano e in punta di piedi <oh per i prezzi non sono un problema, ho l’appoggio del clan e un buon fondo> non se la sente di specificare o almeno non vede perché dovrebbe farlo, sa di avere denaro a sufficienza per vivere come vuole e per quanto vuole non le sembra il caso di sottolinearlo <ci sono posti migliori di altri?> a quell’offerta finale accenna un gentile sorriso che risuona così solo nella sua testa, perché di gentile quell’espressione non ha proprio nulla, insomma è tutta sua mamma <non vorrei mai farla scomodare, la ringrazio infinitamente ma non se ne preoccupi> scuote la spalla libera mentre continua ad seguirla <?> si gira di nuovo quando sente quella domanda, rimanendo con quella espressione rigida sul volto rimanendo a pensare alle sue parole, poi, senza darlo a vedere risponderebbe, si, ma deviando il discorso. <bhe, oltre al consigliere sono...una indesiderata del clan Hyuga, se vedi qualcuno simile a me lanciarmi delle occhiatacce non ti preoccupare> ridacchia forzatamente a quella battuta quando dentro di se vorrebbe solo piangere e gridare al pensiero. <poi cos'altro? si, sono la seconda del mio gruppo nell'ultimo torneo che c'è stato di recente> ed in questo caso guarderebbe qualche secondo indietro in modo da valutare la sua reazione. <ma alla fine c'è poco da dire, ah! si, sono un buon conciatore, nel caso tu avessi qualcosa di cuoio che vuoi comprare o riparare fai pure un salto da me...stavo giusto aspettando uno stock di pelli> in questo modo, almeno ha deviato parte del discorso. <oh, meglio così allora, hai più possibilità di scelta> afferma la donna sorridendo al solito modo andando a rispondere alla domanda successiva <bhe...dipende, personalmente a questo punto ti consiglio di scegliere per vicinanza al centro, per i servizi e per la vista. Vicino ai quartieri alti c'è una vista incantevole su vari giardini sopraelevati del villaggio e sei vicina al volto dei monti, dove puoi andare la notte per guardare il villaggio dall'alto e tutte le sue luci> cerca di fare un po' di pubblicità la Hyuga mentre continua ad accompagnarla nel giro del villaggio <tanto i miei appuntamenti sono saltati, mi hanno fatto perdere tempo, ora me lo prendo io il tempo> Non è la risposta che si aspetterebbe mai, descriversi con così tanta semplicità ad una che è praticamente sconosciuta, lei non l’avrebbe mai fatto ma forse è solo perché sono persone diverse, perché infondo quella è Konoha e non la confusionaria Kusa. Sì insomma deve davvero essere solo quello, non può certo essere altro giusto? Eppure quando l’altra nomina il torneo un brivido corre lungo la sua schiena, le pare quasi di avvertire dolore sulle spalle, nel busto, che si dirama in tutto il corpo, coinvolgendo le ossa e le articolazioni i muscoli si irrigidiscono, le fa tutto male, qualcosa dentro di lei sta cercando di comunicare disperatamente senza però che lei se ne renda conto, sorda a quella voce che urla muta nella sua mente. Inciampa appena con il piede destro andando a sbilanciarsi in avanti appena ella parla del torneo, il borsone con un tonfo scivola verso terra atterrando rumorosamente mentre lei saltella cercando di riprendere controllo di quel corpo. Non avrebbe avuto problemi normalmente anzi nemmeno sarebbe inciampata stupidamente nei suoi stessi piedi eppure qualcosa in quella conversazione ha portato i suoi muscoli a bloccarsi di colpo e inaspettatamente, eccola ora cercare ancora una volta disperatamente di riprendere il controllo di sé finendo per saltellare in avanti cercando di non cadere. Solo qualche istante dopo quando entrambe le gambe sono saldamente attaccate a terra può permettersi dei colpi di tosse quasi imbarazzati mentre abbassa lo sguardo verso il pavimento <credo seguirò il suo consiglio allora> fa la vaga lei ma improvvisamente non ha più voglia di stare lì e deve combattere per restare e approfondire, un lato di lei torna ad invitarla alla fuga, un lato di lei soffre, sanguina tristemente lontano. Sanguina tradito, solo ma soprattutto segnato da un passato che a lei ora si mostra come caldo, perché è tutto ciò che le è dato sapere, un cumulo di sensazioni che non sa spiegare come nascano in lei, ci sarà qualcosa nell’aria? Si era girata per controllare le sue reazioni e effettivamente era quello che si aspettava, una reazione. La donna guarda Kimi ancora una volta sospirando pesantemente mentre la osserva assicurandosi che non si sia fatta male nel mentre. La fissa con rammarico, non riuscendo più a nascondere quello sguardo prima di girarsi gravemente senza rispondere all'altra. Farebbe un paio di metri, prima di decidersi a guardarsi indietro e poi parlare con Kimi/Yume ancora una volta <ti sei...mai domandata se in tutta la tua vita, ti sia sempre comportato male anche se provavi con tutte le forze ad essere un bravo ninja, a trovare te stesso, a soddisfare le richieste degli altri? ad essere...degno di qualcuno o qualcosa?> domanda la donna verso questa facendole un cenno con la mano per chiederle di avvicinarsi <ed essere costretta ad affrontare delle conseguenze che per lo più sono sempre negative?> la voce è grave e amara mentre parla. <io si..ho ferito così tante persone sempre rimanendo in buona fede che non so cosa sono> sorride <stupida magari, ingenua..debole> tiene lo sguardo basso mentre riprende a camminare verso una panchina facendo cenno a Kimi di raggiungerla e di mettersi a sedere con lei. <hai mai mangiato il fukuko?è un piatto di pesce palla, la carne è tagliata in sottili petali, va gustata lentamente ed il veleno rilasciato dalla carne è abbastanza per paralizzarti un poco la bocca se ne mangi troppo...e si parla di piccolissime percentuali di veleno, ma se tagli male questo pesce oppure non lo pulisci bene il suo veleno è tanto che può ucciderti, prima paralizzandoti e poi togliendoti la vita...io> sospira guardando verso l'alto <che per quanto mi sforzi, non sono una torta, una bella torta di pan di spagna, non sono dango allegro, non ne zuppa ne pan bagnato> afferma ironica inserendo altre allegorie nella stessa <io sono un fukuko, bellissimo magari, piacevole a mangiarsi, letale se ti sto vicino..> sorride <.ho fatto soffrire senza volere molte persone, ehehe le strade dell'inferno sono lastricate delle mie buone intenzioni ora come ora e forse un giorno dovrò percorrerle tutte per quello che ho fatto> l'espressione è ancora più depressa di prima <la mia tortura continuerà nella morte, forse qualcuno ne sarà felice> sospira lei con la gola stretta costringendosi a sgranchirla <se...se le mie scuse valessero qualcosa, potrei passare anni della mia vita a continuare a scusarmi...e fare altro male nel frattempo> sospira chiudendo gli occhi e portandosi le mani a chiudersi davanti alla fronte mentre sente ancora questo dolore dal petto. <mi dispiace per quello che ho detto oggi, non centri nulla nei miei problemi e ti ho messo in mezzo dolo per volerne parlare con qualcuno in on...avrei bisogno di un buon psicologo> afferma la donna seriamente. [ch on] Lei è palesemente perplessa ma continua ad indagare a modo suo in tutto quel marasma, in tutto quel delirio di cui non riesce a capacitarsi minimamente di ciò che accade ed ecco le parole della donna che iniziano a sgorgare in lei, iniziano semplicemente a muovere qualcosa anche nel suo cuore, una fitta dolorosa la porta a tenersi il petto con la mano destra mentre ascolta, in qualche modo senza nemmeno volerlo le mani compongono il sigillo della capra, i suoi occhi sono chiusi e in qualche modo perde coscienza del suo corpo, di sé stessa mentre le sue energie fisiche e psichiche vanno a dividersi e radunarsi, in maniera automatica senza che lei ne abbia in qualche modo coscienza, sospesa tra la realtà e il sogno, andrebbe ad accumulare le due sfere, non sa nemmeno perché stia tentando un richiamo del chakra, le forze psichiche nella mente mentre il resto nel basso ventre, a questo punto andrebbe a spostarle per lasciare che si avvicinano, che si uniscano all’altezza della bocca dello stomaco. Se fosse riuscita le lascerebbe amalgamare così da andare a risvegliare il chakra. A questo punto la sua coscienza andrebbe a risvegliarsi, occhi chiusi, mentre le parole di Mekura la colpiscono, pian piano scavano in lei, perde memoria di sé, perde la capacità di identificarsi mentre qualcosa prende il possesso del suo corpo, qualcosa che andrebbe a spingere il suo chakra verso il cervello, verso il solco cranico nel quale si riverserebbe con immensa potenza. Mentre tutto questo accade al suo interno Mekura da fuori potrà notare come torna a muoversi ad occhi chiusi, lentamente, sul suo corpo tornano ad apparire tutte le cicatrici di cui Kimi si è sempre fatta carico, quella testa di lupo bruciata proprio sotto al ciondolo da lei indossato, il rossore tipico di un segno indelebile procurato con dolore, le profonde ferite nascoste ad altezza ventre e reni, il petto segnato da quel “k-21” scarnificato, i capelli lunghi che pian piano mutano il loro colore passando dal nero pece al bianco, andando a chiarirsi sempre di più ed infine ora gli occhi. Apre le palpebre mostrandosi come una nuova e vecchia conoscenza, iridi e sclere alternate come prima se non fosse per il dettaglio che si sono invertite, sinistro azzurro e destro invece rosso dalla sclera nera <l’inferno non è il tuo posto> una voce ben familiare quella che mekura ora dovrebbe avvertire, un voce fin troppo familiare. Eccola lì Kimi, con lo sguardo disperato, le lacrime che non si arrestando scendono dai suoi occhi <quello è il mio regno> continua con un passo in sua direzione <un regno in cui non ti permetto di entrare.> continua a piangere, quasi non fosse in grado di arrestare tutto quel dolore <un fardello porterò da sola> aggiunge con tono drammatico, triste, semplicemente distrutto. L’ombra di sé stessa <lascia che sia io a soffrire per entrambe, lascia che Yume viva felice, lascia che si dimentichi di chi siamo realmente> sì perché lei ne è consapevole, sa cosa è successo alla mente. La mamma è qui piccola Yume, l’inferno non si è congelato, non andrai da nessuna parte e mai ti sarà concesso di soffrire realmente[richiamo chakra][richiamo innata goryo] Eh si...lei era già all'inferno e tutti i suoi fantasmi la stavano cercando per pretendere da lei il prezzo delle sue colpe. Vede la figura cambiare sotto i suoi occhi trasformandosi di nuovo in Kimi. Rimane in silenzio ad osservare quel cambiamento, che ha una sua solennità, come molto di Kimi infondo quando si tratta di disperazione. Non si sorprende neppure, con quelle parole implicitamente voleva che si manifestasse, voleva spingerla a togliersi quella maschera, quella "persona" e rivedere una compagna che non vedeva da tempo, la quale rischiava molto a riapparire. Rimane a fissarla sollevandosi in piedi ancora una volta dalla panchina, schiena dritta, testa rivolta verso di lei, senza battere ciglio. In breve ascoltandola la costringe ad abbassare gli occhi mentre le lacrime scendono dal volto, scorrendo silenziose. Le labbra sono serrate e secche mentre sente quelle parole, mentre sente le volontà di Kimi, o di colei che era l'eco di tale donna, una creatura che ha sorretto un guscio così spesso che ha cambiato addirittura corpo, dando la possibilità a Yume, sua figlia, di vivere. Avrebbe voluto aiutarla, andare a riprendere quella bambina, salvarla e con essa sperare di salvare Kimi di vederla sorridere...ci riuscì tempo fa, ma da allora, ha fatto solo errori nella sua vita e anche con lei. <va bene> afferma la donna sollevando lo sguardo mentre le lacrime continuano a scendere <lo farò> afferma la donna con la gola stretta, costringendola a sgranchirsi per poter parlare. <mi dispiace.... e chiedo scusa anche a Yume, non succederà più> e rimane li ad osservare quella donna mentre è persa, come lei in modo tanto simili quanto differenti. Non parla della akatsuki, lei è meglio che sia nascosta dallo sguardo del rikudo...ma probabilmente se lei è qui con lei, allora è al sicuro dato che il suo amato, l'ha abbandonata a se stessa di recente...come tutti. <magari...un giorno tornerà anche lui come un fantasma> bisbiglia a bassa voce parlando tra se e se. [ch on] Mekura si alza, abbassa lo sguardo, si mostra davanti a lei come la compagna di un tempo solo più remissiva, schiacciata da un peso che lei non può comprendere di cui non può farsi carico, incapace di sopportare altro oltre a ciò che già la ferisce istante dopo istante. Si avvicina quindi a lei, un paio di passi ancora mentre le lacrime continuano a scorrere sul suo volto, senza mai arrestarsi, manifestazione di quel dolore che da dentro la sta mangiando, la corrode senza mai arrestarsi, un fondo che ha ormai sfondato, una caduta che non pare volersi arrestare. Alza le braccia in sua direzione, entrambe e le allarga per poi avvicinarsi ancora, cercare di cingerla in quello che è un abbraccio, se fosse riuscita stringerebbe entrambe le braccia intorno alle spalle di Mekura per tenerla vicina a sé <non scusarti e rialzati> le sussurra con la voce rotta dalle lacrime <l’inferno non è mai stato posto per te, lascia che ci resti io> in qualche modo anche lei vuole proteggerla, nonostante il loro ultimo incontro, tutto questo perde di importanza, i loro trascorsi, le loro furiose liti, le volte in cui sono state vicine ad annientarsi a vicenda vengono surclassate invece da quell’affetto che missione dopo missione si è rafforzato. Continuerebbe in quell’abbraccio velenoso, le sue parole che vorrebbero risuonare nell’animo della compagna <non ti ho abbandonato> aggiunge <o forse l’ho fatto ma sono tornata> non smette di piangere e probabilmente ora le sue lacrime staranno anche bagnando la spalla della consigliera su cui ha appoggiato la guancia, quasi a voler essere sostenuta mentre sostiene <quando avrai bisogno sai come trovarmi ma ti prego lascia Yume fuori da tutto> suona davvero come una preghiera disperata la sua. Si erge Kimi in mezzo a quel dolore, cosparsa e devastata senza possibilità di uscirne, senza vedere una fine di tutto ciò che sta passando <e ti prego non farmi risvegliare troppo spesso è faticoso> ammette lei <fa troppo male esistere> le sue parole probabilmente risuoneranno come una verità dolorosa e reale <ma tornerò un giorno> ammette lei <quando avrò smesso di sanguinare, quando sarò in grado di sopportare tutto questo, aspettami Mekura> aggiunge quindi lei <tornerò al tuo fianco e insieme sfideremo il mondo, insieme cresceremo, combatteremo e forse torneremo a scontrarci> un amaro sorriso nasce a quel ricordo sul suo volto <Mekura tornerai ad essere la porta aperta sul mondo per me? Sarai colei in grado di farmi uscire dagli inferi? Lo farai ancora? Avrò solo te> conclude infine lasciando che solo le lacrime rompano il suo fiato, il silenzio che ora lascia cadere mentre nasconde il volto sulla spalla della Hyuga [richiamo chakra][richiamo innata goryo] La afferra lasciandosi sfuggire un sussulto nella sua direzione andando ad abbracciarla a sua volta, stringendosi le labbra tra loro e affossando la testa contro quella della ragazza, non crede che le importi neppure se stia cercando di avvelenarla. Non dice nulla rimanendo in ascolto mentre la tiene e la sorregge a sua volta <lei non verrà toccata, la lascerò stare> afferma la donna andando a sollevare la mano destra verso una ciocca dei capelli della ragazza, in modo da tenerla ordinata. <no, va bene> continua a dire la donna continuando ad ascoltarla con le lacrime che non si fermano. Quando sente che tornerà questa volta è Mekura a stringerla più forte e la cosa peggiora quando continua a sentirla parlare in quel modo. Sente il suo corpo letteralmente crollare, arriva addirittura a singhiozzare con la schiena curvata in avanti. <se solo...se solo fossi stata più capace, più adatta ad aiutarti...> si lascia sfuggire con un rammarico perché dentro di se lei vorrebbe Kimi al sicuro e magari tornare non è la scelta migliore. Ed alla fine, strano a dirsi, è Kimi a darle un motivo in più per tirare avanti: uno scopo, essere una porta degli inferi, essere...l'appoggio per qualcuno, essere utile ancora a qualcosa senza vivere nell'incertezza del domani e nelle sue incapacità. In quella disperata richiesta, c'è un briciolo di speranza per la Hyuga. Continua a singhiozzare e annuisce <lo farò, sarò la tua porta, ti aiuterò> afferma lei seriamente prima di continuare <e proverò ad aiutare Yume se ne avrà bisogno> [ch on] Sentire la Hyuga ricambiare il suo abbraccio potrebbe essere l’unico motivo per farla smettere di piangere, un sollievo seppur infinitesimale se confrontato con tutto ciò che invece la spezza e la sta buttando giù <se fossi stata più forte io, se non fossi la figlia di un demone> continua in risposta <troppi se che non aiutano, continua solo a camminare> la stringe ancora, crogiolandosi in quell’abbraccio, attende la promessa, continua a piangere seppure in qualche modo le sue membra sembrino riacquistare forza mentre andrebbe a distaccarsi, con forza quasi a divincolarsi solo per fare un passo indietro e chinarsi, flettere il capo in segno di ringraziamento, rialza il capo ancora rigato d quel fiume capace solo di consumare le sue energie, la osserva andando ad abbozzare un sorriso, una calda espressione che raramente le si è vista in volto, affetto, amore, amicizia, racchiude tutto questo mentre si apre, si mostra vulnerabile e ricorda ancora una volta a Mekura il loro rapporto, vuole che ricordi la prima volta che è successo, quando nonostante la morte intorno a loro e la devastazione hanno trovato la forza di sorreggersi l’un l’altra contro i nemici, di continuare a combattere e superare quell’ostacolo, insieme e forse senza rendersi conto che quella sarebbe stata solo una delle mille future volte in cui sarebbe successo, un rapporto consolidato nel pericolo e nella violenza, un rapporto che però almeno per lei è stato importante e segnate, lei, la Hyuga è l’unica altra persona oltre a Yukio e Katsumi ad aver visto quell’espressione e ad aver conquistato davvero il suo cuore, protetto dal fuoco dell’inferno. Con questo ultimo cenno raccoglie il borsone per voltarsi, testa piegata in avanti così che i capelli bianchi possano coprire le lacrime che ancora scendono dal suo volto, è stanca. Lei a differenza di Yume conosce Konoha quel tanto che le basta per arrivare in un posto tranquillo, prendere una stanza assicurandosi il silenzio di chiunque la accolga, lei può andare a dormire in un letto comodo che verrà bagnato dalle sue lacrime, lì, ore dopo sarà Yume a risvegliarsi con un vuoto di memoria, l’ultima cosa che ricorda è proprio la consigliera Hyuga [end] Kimi è stata molte cose per lei, quasi una figlia per quanto assurdo si possa dire, con tutta la questione di Yukio ed il fatto che sentiva il bisogno di prendersene cura. Ha anche visto Yume prima che Kimi potesse accorgersene, mentre combattevano un'altra battaglia in una guerra di cui nessuno parlerà mai. Ma lei è stata importante, tutte le litigate, tutti i discorsi, lei è stata davvero importante per lei. La lascia andare sentendo l'abbraccio sciogliersi e guardandola andare via impotente, ancora una volta. Ha imparato che non deve obbligarla a nulla, che avrà bisogno del suo tempo...e lei il suo per tornare la persona che possa sostenerla e proteggerla. Si guarda i piedi, le mani tremano leggermente, la gola è stretta mentre guarda avanti a se...è rimasta per troppo tempo spaventata, terrorizzata di quello che è, dei suoi errori passati...ed ha capito il suo problema: sta combattendo con troppi nemici nella sua testa, sta affrontando un vero esercito di fantasmi, di dubbi e sopratutto si sta legando da sola strozzandosi nella sua apatia, nella sua ricerca di trovare il sostegno di qualcuno, di biasimarsi e lasciarsi trasportare dalla corrente come una foglia. No, non era lei, non era per niente lei, non era la donna di pietra che il tempo ed il dolore hanno costruito, non dovrebbe fregarle nulla di quello che è successo, ma solo di come rimediare..perché può rimediare. Non è mai stata, e mai sarà inferiore a nessuno, sopratutto ora che deve proteggere qualcuno, sopratutto ora che ha ricevuto il perdono. La donna avanza, andando verso casa per occuparsi di un'altra bestia che ha bisogno delle sue attenzioni: Andoss, quel povero cane sta soffrendo se deve aspettare che Ai ogni volta si ricordi di portarlo in giro. [end]