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L'ira dell'agnello

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Giocata di Clan

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con Hanae, Eiko

Attendere il primo fato!

Una volta ancora ci ritroviamo dentro un gioco a somma zero, senza vincitori nè vinti. Un gioco che di gioco ha davvero poco. Cosa c'è di divertente in una serie di eventi destinati ad accadere? C'è davvero modo di impedire che le mani del fato ci portino dove egli vuole? Non lo sai, non ti importa, c'è freddo. Ciò che percepisci sulla tua pelle, Eiko, sfiora e carezza tutta la tua mente. I tuoi valori ed il tuo senso morale sono invece scioccati dalle persone alle quali il mondo ti ha associata, inorriditi dagli incubi che fai, nessuna fortezza che tu possa aver eretto nel tuo cranio protegge ciò che ami davvero. E' un ottimo momento per ripensare al tuo passato. Ricordare ogni singolo istante di quegli anni..dev'essere estremamente doloroso. E che sia per il trauma o per pura barriera di protezione sei fortunata a non aver impressi nella testa tutti i ricordi. Sei consapevole di cosa sia successo, sai di aver assistito, sai di essere stata in pericolo, ma quei momenti lontani sembrano non poter essere richiamati del tutto. Suoni di sottofondo ti risvegliano dal tuo lungo sonno, finalmente puoi aprire gli occhi. Non c'è molta luce, ma più importante ancora, non c'è un odore davvero piacevole. Sembra di essere in un luogo pieno di monetine, di vecchi spiccioli dall'odore caratteristicamente non gradevole. Ma ci metterai poco a riconoscere davvero la natura di quell'elemento: è odore di sangue. Lo hai già sentito in passato. Ti trovi attualmente seduta su una sedia, con mani e piedi finemente bloccati ad essa da un paio di mezzi di metallo leggermente arrugginiti. Ti ritrovi all'angolo di una piccola stanza rettangolare. Alla tua sinistra soltanto un muro, davanti a te una porta in metallo, dietro di te un muro, e alla tua destra, una tenda rossa a coprire la parete. Circa al centro della stanza è presente invece un lettino bianco. Sopra di esso, una donna. Indossa i minimi stracci necessari, ed ha un'estetica molto particolare. I suoi capelli tendono all'arancione, mentre i suoi occhi son castani. Ha un corpo molto caratteristico, e seppur diverso in diversi aspetti, simile a quello di tua madre. Si ritrova legata da un paio di cinghie e imbavagliata, tuttavia gli occhi sono aperti. Piccole pozze scure che vagano quasi incontrollate da una parte all'altra, come se si fosse svegliata da poco in un luogo sconosciuto. < Ci assomiglia, vero? > Spingendo un carrello in alluminio, la bestia venuta dal mare fa la sua comparsa. Non è cambiato niente nel suo vestiario, quindi non dev'essere passato troppo tempo da quando ti trovavi nel vicolo. Però ti sorride con lo sguardo di chi attende una buona notizia. < E' qua per aiutarti a ritrovarti. C'era un tempo in cui questa era la nostra routine. Il tuo sorriso era incredibile, mi guidavi a fare di meglio. > Non ricordi davvero di aver mai goduto delle azioni di tuo padre. < Poi c'è stato l'incidente. > Le labbra a distendersi per poi mostrare un'espressione vagamente affranta. < Io so di cosa hai paura. E ciò che hai davanti non c'è lontanamente vicino. Siamo soli adesso. Possiamo ritornare ai vecchi tempi, per poco. > Il carrello viene trascinato ad un angolo della stanza, su di esso un velo bianco che nasconde ciò che vien trasportato. Segue silenzio, in attesa che tu sia pronta a parlare. [ambient per Eiko]

18:02 Eiko:
 ll buio e il freddo inondando la mente e tutto il corpo della piccoletta. Come essere immersi in un profondo e nero liquido, freddo ed avvolgente. Quello che avverte lungo il corpo e lungo la pelle, sono sensazioni simili a quelle che sente dentro di sè. Si trova lì in un luogo oscuro e guarda avanti verso il nulla più totale mentre alle sue spalle ci sono tutte le cose che ha volutamente nascosto. Non vuole girarsi anche se pare un buon momento per farlo, non vuole. Significherebbe smettere di scappare, fermarsi e voltarsi per affrontare tutto quello che c'è dietro di lei. Non vuole ma uno sguardo viene dato, si volta giusto un attimo per imprimersi nella mente ricordi lontani e dolorosi, incubi ovattati di una natura ormai passata e che cerca di affogare. Un velo così sottile e leggero che è facile da strappar via. Ricorda l'odore. Ricorda il dolore. Ricorda la paura. Momenti fugaci e dai quali distoglie subito lo sguardo. Non può, anzi non riesce a vedere oltre a determinati momenti. Tutto è confuso e veloce nella propria mente ma pian piano qualcosa la riporta alla realtà e prende coscienza e ricordo di quanto accaduto chissà quanto tempo prima. Rumori la spingono a svegliarsi e riemergere da quel nero liquido in cui era immersa. <Mh... no!> di colpo torna alla memoria tutto quello che è stato. La ragazza, il vicolo, il suo cagnolino, l'uomo... il padre. <No, no, no, no...!> è come essere ritornata a casa. Una casa che non ha mai voluto. Tornata ai tempi che ha tanto voluto dimenticare. E quell'odore pungente e metallico, non potrebbe mai dimenticare l'odore del sangue. Come prima cosa tenta di alzarsi, perchè si trova seduta e lo percepisce ma non riesce, perchè si ritrova ben legata alla sedia. <No!> la voce come si potrebbe definire se non carica di terrore puro e profondo. Disperazione quasi incline al pianto. Visetto infantile e trasfigurato dall'orrore. Labbra tremanti, cuoricino che scoppia nel petto. Una stanza piuttosto semplice e scarna, con un drappo rosso ad una parete e poi quel lettino. Quella donna. <Ma...> no, non può essere sua madre, sua madre è morta. Sua madre è finita in pezzi. Trema il corpicino, attraversato da mille brividi e poi trattiene il fiato quando quell'uomo entra nella stanza. Stessi vestiti, sorriso sul volto e carrellino. Rimane nel silenzio più profondo mentre parla, ed ogni parola è una pugnalata al cuore. Scuote la testa prima lentamente e poi sempre più veloce. Gli occhi diventano lucidi e non vuole soffermarsi al ricordo della madre. <No! Non ho mai sorriso a tutto questo! Sei pazzo! Smettila!> incidente e vecchi tempi. Si ritrova ad essere confusa e spaventata allo stesso tempo. <Non ho idea... di che che cosa tu stia dicendo, stai delirando! Quale incidente? Non intendo tornare a quei tempi! Liberami subito e libera anche quella donna!> troppe cose ora le stanno affollando la mente tutte d'un colpo. <Che fine ha fatto il mio cagnolino? E quella ragazza? Quella... quella...> che l'ha colpita alle spalle. C'era solo lei alle sue spalle. Stringe i pugni e prova rabbia verso di lei. <Che razza di uomo e padre sei??> ora si sente una lieve venatura di ira che fa capolino, non c'è niente di buffo in lei ora, per la prima volta da quando aveva ricominciato a vivere.

Per un momento ti ritrovi di nuovo nel silenzio della casa della tua famiglia, ripercorri gli esatti luoghi nei quali ti muovevi. Ricordi rumore e chiarezza. Sì, hai percepito la sua pazzia, come se tu fossi un segugio. Forse c'è stato un tempo in cui ce l'hai messa tutta per conoscere Jirou, per vederlo.. aldilà dei vetrini e delle fiale, aldilà delle righe dei rapporti che ci son stati su di lui. Tu sapevi la verità, ma era tutto troppo perfetto. Facce finte in ritratti di famiglia. Strati e strati di bugie traditi da un triste lampo negli occhi di un bambino. E dopo la fine, non hai potuto far altro che correre, per poter dimenticare. < Certo che hai sorriso. > Prosegue come fosse una cosa ovvia, seppur dal suo volto sparisca quell'espressione di felice attesa. Come se davvero sperasse che Eiko improvvisamente cambi qualcosa nel suo modo di atteggiarsi nei suoi confronti. E' uno sguardo pietoso e confuso. E mentre il tuo petto sembra quasi scoppiare, la donna vicino sembra coordinarsi al tuo ritmo. Un'armonia di terrore. < Ora son sicuro che non ricordi. > La sua maschera non è stata soltanto stretta sul viso, è stata letteralmente sostituita ad esso. < Tuttavia..la verità è molto difficile da spiegare. > Alza lo sguardo verso il soffitto, riflettendo. Pochi secondi dopo si sposta verso il carrello d'alluminio, rimuovendo quel telo ed esponendone così il contenuto. Forse te lo aspettavi già, ma ci sono tutti gli strumenti del mestiere, proprio come ti aspettavi da tuo padre. Lui è sempre stato perfetto. Agli occhi del mondo era un uomo in carriera, senza difetto e con una bella famiglia, nonchè membro del corpo medico O.M.M. Ma dietro le quinte, era molto di più. Nel carrello puoi subito identificare delle pinze, bisturi, coltelli di vario spessore, corde, chiodi e persino aghi. < Onestamente ho sempre fatto ciò che sto per fare. > Esordisce così, afferrando un piccolo ago e avvicinandosi alla donna nel lettino. La mancina impugna lo strumento, e con un seguente - repentino - movimento, va ad affondare l'arma nella carne della terza presente, sotto il ginocchio sinistro. A parte qualche lamento sottotono della donna, gli unici suoni percepibili sono quelli delle vesti altrui che vengon rovinate assieme alla carne che viene penetrata appena. Non esce più di qualche goccia di sangue, lasciando l'ago dove è stato posto. < Amavo tua madre. Ma per amarla come donna avrei dovuto placare il mio istinto da killer, e per farlo.. > Lo sguardo si sposta sulla figura che posa sul lettino bianco, sorridendo appena. < Non è stato facile, e quando pensavo di dover cedere, sei arrivata tu. > La confessione d'amore di un assassino, praticamente. Lascerai che questo amore venga sprecato? < Ce l'ho nel sangue, dicevo. La sera mi chiudevo in una stanza nel mio studio a fare ciò che andava fatto, a intervalli regolari. > Prosegue nel parlato, richiamando vecchi ricordi e muovendosi intanto verso il carrello. Una gabbia viene presa, tolto un velo, diventano visibili all'interno dei ratti. Grassocci in realtà, come se avessero già mangiato parecchio. Jirou non sembra neppure porre attenzione alle sue azioni, come si trattasse di un gesto abituale, inerzia. La gabbia - a forma di cupola - viene posata sullo stomaco della donna, e conseguentemente delle cinghie vengono attaccate alla stessa, per mantenerla immobile. In quanto particolarità, la gabbia non ha 'pavimento', lasciando le creature libere di camminare sopra la pelle altrui. Ma niente di pericoloso, per adesso. < ..poi un giorno ti ho vista. Tua madre ti stava sgridando perchè 'giocavi' con degli insetti. > Le virgolette vengono accompagnate dal tipico movimento delle dita. < Pensai correttamente quando lasciai la porta dello studio aperta. Hai visto tutto ciò che c'era da vedere, e la cosa non ti causò realmente problemi. Eri..curiosa, era come giocare con gli insetti. Da allora la nostra relazione fu magnifica. > Non ricordi, non ricordi e quelle parole sono per te lame molto affilate. La tua mente sbraita e cerca di comprendere. Tu? Curiosa? Tu, vivevi bene con tua madre e tuo padre? < Eri mia complice, Eiko. Portavamo le persone dentro quella stanza assieme. Andava tutto bene. > bugiardo. Bugiardo. Bugiardo. Bugiardo? Si sposta verso il tavolo d'alluminio, prendendo una torcia e accendendola con un accendino. La luce aumenta, ma anche lo sconforto. Sfruttando un sostegno metallico quel bastone in legno che produce ora calore viene posizionato sopra la gabbia. < Cercheranno di sfuggire al calore e scaveranno nella carne. Non sono malvagi, ma vogliono sopravvivere. > Indica i topi, ancora non afflitti dall'imminente problema. < ..Ma non ricordi niente, lo so. Per questo voglio applicare su di te il risultato delle ricerche di un mio caro amico. > Termina così la frase, al seguito della quale i suoi occhi nuovamente vengono dipinti totalmente di nero, sclera compresa. < Goryo. > Hai già sentito questo nome. [ambient per eiko]

19:11 Eiko:
 Confusione, paura. Ma poi di colpo è come se tutto diventasse chiaro nella sua mente. Casa, famiglia, luoghi a lei conosciuti. SI volta ancora indietro e ora è più nitido, è come se il passato stesso la stesse rincorrendo. Fa paura, fa male, ma soprattutto la confonde, ma non può farci nulla. Le bugie e le facciate, era davvero tutto così bello? No, perchè sa e ha sempre saputo che suo padre era pazzo. Era dentro di lei quella sensazione come se faceva parte di lei. Un simile che riconosce un altro suo simile? No. No. NO. Ha sorriso. Riesce a vedere? Qualsiasi attesa viene smentita e suo padre sembra subire una qualche delusione dal comportamento della ragazzina. Davvero si aspettava che lei fosse felice, che sorridesse e che sarebbe corsa fra le sue braccia in trepidante attesa di massacrare persone? E se fosse così. No. Incapace di dire nulla se non respirare affannosamente la sua paura. In un inquietante musica in compagnia di quella povera donna sul lettino. Suo padre era un uomo in carriera, era un medico ed ecco la facciata. Una bella famiglia e delle persone per bene. Ma c'era altro che andava ben oltre a quel velo. Osserva gli strumenti in ordine così maniacale e ricorda di averli già visti, ancora una volta viene costretta a guardare indietro verso un passato sempre più vicino e nitido. <Basta, per favore. Io voglio andare via... non voglio stare qui.> la voce bassa ed infantile, la preghiera di una bambina che non vuole nè vedere, nè sentire. Chiude gli occhi. Non vede l'ago, non vede il secchio ma purtroppo sente. Il gemito soffocato, le carni e i vestiti lacerati. Il rumore dei topi. Scuote lentamente la testa mentre le lacrime scendono e lei solleva il visetto verso il soffitto, esasperata. Ogni parola è letteralmente dolore e sangue. Ma quando pronuncia quelle esatte parole lei stessa si allarma e con uno scatto torna a fissarlo. <Giocavo... con gli insetti?> quelle virgolette non le piacciono, ma non ricorda nulla di simile. Ricorda di averlo visto, ma non ricorda che sia stato tutto così magnifico per lei e per la loro relazione. <Menti!> si agita su quella sedia con forza nel tentativo di liberarsi anche se probabilmente è un tentativo inutile. <Menti! Menti! Menti! Menti!> ancora si ostina e chiude gli occhi con foga. Scuote la testa e ondeggiano i capelli. Lei non è una complice, se lo è stata non lo voleva davvero. Ne è convinta e le sue convinzioni sono vere. Vero? <Che risultati? Togli quei topi da lì, cosa speri di ottenere?> non riesce a fermare le lacrime e ha paura. Prova una paura così immensa che è come se a quella che già ha lei, si aggiungesse quella della donna. <Goryo...> eh si, lo ha proprio sentito questo nome, ma dove? Goryo. <Lezione...> si blocca nel tentativo di richiamare la propria memoria e la prima cosa che le appare davanti agli occhi è il viso di una sensei dai capelli verdi e i guanti di colore diverso. Quel nome lo ha sentito ad una lezione con quella sensei. <Cosa centra tutto questo?> si sente così confusa che la testa gira e il pensiero di qei topi che stanno per scavarsi una via di fuga attraverso la pancia di quella donna le attanaglia le viscere. Ma si ferma e pensa per un attimo cercando di essere logica almeno per una volta, di ragionare per la propria salvezza. <Papà... O-okay... senti perchè non mi liberi e ne parliamo meglio? Puoi raccontarmi come stanno le cose... e io ascolterò...> cerca di essere il più credibile possibile, ma in effetti al momento deve cercare di assecondare nella speranza di essere libera e trovare un modo per scappare. Si sforza per accennare un sorriso e per placare i propri tremori. Non le interessa nulla, ancora una volta lei vuole solo scappare.

Per quanto il luogo sia lo stesso, Eiko è davvero differente da Kaine. Quest'ultima è una tazza che si è finalmente rotta, cocci andati perduti per sempre, una tazza che sarebbe stata gettata nella spazzatura più vicina, se non fosse per il fatto che improvvisamente qualcosa l'ha ricomposta, seppur con forme diverse. Eiko, invece...dei, cosa sei? E' difficile definire qualcosa che non è stato visto rompersi sotto i propri occhi. Continui a combattere le parole altrui e negarle. Ma forse-- forse sei una tazzina che si è già rotta in passato, ma che è stata abbastanza fortunata dal vedere i propri pezzi cadere appena vicini a lei, abbastanza dal permetterle di ricomporsi. Ma nonostante la tua integrità, è facile separare qualcosa una volta rotto, forse nel tuo caso i pezzi non sono stati rimessi nell'ordine corretto. Lo sguardo dell'uomo mostra un che di aggressivo dopo le tue continue negazioni, si morde il labbro, ma non abbastanza dal sanguinare. < ASCOLTAMI! > Il tono si alza e porta il silenzio per brevi istanti, ira viene repressa per il bene di qualcuno. Ed intanto, finalmente, la gabbia metallica inizia ad arrossarsi a causa del calore emanato dalla torcia. I topi percepiscono la variazione di temperatura e cercano una via di fuga. Cercano di scappare, non importa dove debbano andare, non provano alcuna pietà mentre con i denti e con le zampe iniziano a scavare nella carne di una giovane donna, che inizia a dimenarsi come mai prima d'ora. Lacrime, sangue, pressione. Uno spettacolo orribile, che può tuttavia esser reso metafora della vita della protagonista di questo evento. Il palco è stato allestito solo per te, Eiko. Sai, la memoria dona immortalità a momenti ed emozioni, ma la smemoratezza favorisce una mente sana. E' bene dimenticare, ma non per tuo padre. Non vuole perdere nulla. < Tua madre era spaventata da te, quando ha iniziato a comprendere la verità. Iniziò a veder crescere sua figlia, e non era pronta. Ti vide nella nostra stanza, e non ce la fece più. < Ebbe un crollo da stress, e così la portammo all'ospedale. Tu le tenevi compagnia. Quando si svegliò, non vedeva più le cose come prima. Tu non potevi capire, tu..facevi solo ciò che era più normale fare. > Una persona non può essere uno psicopatico se i suoi valori sono ritenuti normali nella sua cultura, o sub cultura... o nella sua famiglia. < Cercò di persuaderti dagli eventi, ma per te la morte di persone sconosciute non importava. > Il mondo si distorce attorno a te, per pochi momenti. Per quegli istanti non sei più in una stanza sotterranea ma nella stanza di un'ospedale. Sei davanti a tua madre, lei ti sta guardando. Il suo bellissimo sorriso-- improvvisamente non c'è più. "Ti piace davvero giocare con tuo babbo? Lo ami?" Le sue domande, alle quali quasi tempestivamente tu rispondi sì. In quell'ambiente stai osservando la scena come uno spettro. "Ami tua mamma?" La risposta, una volta ancora, è sì. Nello stesso momento Jirou entra nella stanza d'ospedale, corre verso di te e tua madre. Lei piange, e un attimo dopo, urti un vetro e inizi a cadere, assieme alla tua figura materna. < Hai pensato che per far smettere tua madre di piangere avresti dovuto cambiare. Così la tua mente ha deciso di cambiare, modificare i ricordi e l'ambiente circostante. Da allora ti sei convinta che io sia il cattivo di questa storia. > Riapri gli occhi al termine di questa frase di tuo padre. La donna sta ancora urlando, ma ora lui è molto vicino a te. Sul muscolo deltoide e nella parte interna del gomito del tuo braccio destro, tubi in gomma a trasportare un liquido violaceo. L'altra estremità del tubo scorre da una sacca trasparente, quelle utilizzate tipicamente per le trasfusioni in ospedale. Ti sta iniettando qualcosa, ed il tuo corpo NON è capace di reagire al suo volere. < Per riportare i tuoi ricordi devo risvegliare il tuo subconscio, e per farlo..devi resistere. > Il tuo corpo sembra quasi bruciare dall'interno, come se ogni goccia di sangue stesse evaporando. Arrossisci ed inizi a sentire forti dolori lungo tutta te stessa. Il braccio sinistro di Jirou a poggiarsi sulla tua fronte, una luce verde ad essere emananta. Le tue ferite interne stanno venendo rigenerate mentre continuano a comparire. < Ti sto tenendo in vita adesso, per riuscire a farti aquisire questo potere. > Due forze combattono dentro di te, in questo momento stai venendo disintegrata e ricostruita. In questo momento stai morendo per rinascere come Eiko Goryo. Il tuo chakra si agita nel suo sistema circolatorio, incapace di non essere trascinato dal vortice che si crea dentro di te sta venendo forzato al richiamo, saltando ovunque nel tuo corpo. I lucchetti della tua mente verranno tolti a breve, devi resistere al dolore con tutto ciò che hai. Combatterai per farcela, o abbandonerai tutto proprio ora? Tuo padre..sta davvero facendo qualcosa di male, ora? [Ambient per Eiko]

20:08 Eiko:
 Nega con tutte le sue forze ma la voce alta e perentoria di suo padre la ammutolisce di colpo. L'intero corpo si immobilizza come se il tempo fosse stato fermato da quella semplice parola urlata con aggressività. Il corpo trema e lei vorrebbe parlare ma le labbra sono incapaci di stare ferme e la gola incapace di emettere suoni distinti. E' l'immobilità del momento e lo sguardo fisso e sgranato su quell'uomo. La gabbia metallica in quel frangente prende sempre più calore e l'unica cosa che si muove ora sono i topi che scavano nella carne alla ricerca di una via di fuga. A muoversi c'è solo la donna che in preda al dolore si agita, piange. E cè sangue, il suo odore, uno spettacolo al quale era abituata e ora non più. La piccoletta non piange e non grida, tutto sembra essersi fermato persino il respiro che viene trattenuto fino a quanto riesce per poi riprendere a respirare velocemente e poi ancora trattenuto. Via così per lunghi attimi nei quali si rifiuta di guardare quella povera donna, mentre prova nausea e disgusto e fissa suo padre. Ancora una volta quelle parole le fanno del male fisico. <Spaventata... da me?> non riesce a concepire quelle parole che le creano un dolore fin troppo grande e profondo. Ricorda in modo totalmente diverso sua madre, come ricorda suo padre molto bene. La morte di persone sconosciute davvero non le importa o è solo un meschino gioco di suo padre, intendo a manipolarla. Di colpo non si ritrova più in quella stanza, ma in un ospedale. Convinta che la propria mente si sia rotta del tutto e che si sia allontanata dalla realtà per rifugiarsi da tutt'altra parte. Vede sua madre nel letto e lei accanto. Ama suo padre e ama sua madre. Ma lei non sorride, sua madre è tremendamente triste. Le sue lacrime e la decisione di una bambina che ha deciso di cambiare radicalmente. Non è tanto diverso da quello che sta facendo ora che si sforza di dimenticare, cambiare, si forza di... essere diversa da suo padre. All'improvviso una leggerla consapevolezza che nasce e cresce dentro di lei, l'idea di essere cambiata da come è in realtà. <Ma la mamma...> torna alla realtà. La donna urla ma la sente come lontana ed ovattata, mentre l'uomo è molto più vicino a lei. <Tu l'hai... uccisa.> se lo ricorda. Si riscuote di colpo nel sentire qualcosa nel suo braccio ed abbassa lo sguardo notando i tubi e quel liquido viola. <Cos'è?!> panico, paura, dolore che rapidamente si espande bruciando l'intero suo piccolo corpo. Alle urla della donna si uniscono anche quella della ragazzina intanto che il padre poggia il braccio sinistro sulla sua fronte. Inizia così a rompersi e ripararsi, rompersi e ripararsi. Tutto insieme nello stesso momento. Ma non riesce a provare sollievo ogni volta che le sue ferite interne vengono riparate, riesce solo a sentire dolore. Un profondo, straziante, bruciante dolore. Le spezza le ossa e i nervi. Le strappa le carni e glie le brucia. Il sangue stesso sembra veicolo di lacerazioni interne. Chiude gli occhi in preda ad un dolore troppo forte, mentre i polmoni vengono svuotati dall'aria accumulata per poter emettere urla sempre più alte e prolungate. E il Chakra lo avverte a tratti dentro il proprio corpo, senza che lei possa controllare alcunchè, si muove, si disperde come molecole impazzite. Ma non vuole cedere al dolore. Non può permettersi di cedere e morire. Deve rinascere per poter dar sfogo alla propria rabbia e sistemare le cose, si... sempre che i suoi ricordi e il suo subconscio non la cambieranno radicalmente.

Tira un D50.

Eiko tira un D50 e fa 29

Amore e morte sono i due grandi cardini su cui ruota tutta la compassione umana. Ciò che facciamo per noi stessi muore con noi; ciò che facciamo per gli altri vive dopo di noi. Tuo padre prosegue con quell'infusione, procede con quell'atto estremo in nome sia di morte che amore. Lo fa sia per sè stesso che per te, ma non per l'Eiko che adesso vive con terrore quei momenti. Tutto è mirato a riportare qualcosa da lungo tempo perso, i giorni felici. Quali giorni? Ancora non puoi credere che davvero sia esistito qualcosa del genere nel tuo passato. Non puoi credere che anche soltanto la più piccola e insignificante parte della tua mente volesse stare con quest'uomo deviato per il resto della sua vita, a vivere ingenuamente la morte. Il perdono è troppo grande e difficile per una sola persona. Ne richiede due: il traditore e il tradito. Tu, Eiko, cosa sei in questo momento? No- non cosa vorresti essere, la risposta è ovvia a questa eventualità. Le tue domande seguono, e ricevono risposta in maniera quasi tempestiva. < Noi costruiamo le fiabe e le accettiamo, la nostra mente inventa ogni genere di fantasia quando non vogliamo credere a qualcosa. > Prosegue, premendo appena la mano posata sulla tua fronte e smettendo di utilizzare i jutsu medici. Non senti più quella rigenerazione, ma qualcosa di totalmente diverso, di più sporco. Come se dalla mano di tuo padre verso la tua fronte stesse passando qualcosa di simile ad un liquido più o meno viscoso. In breve tempo da questo processo il tuo dolore si amplifica un'ultima volta per poi scendere drasticamente. Non senti più così tanto dolore. In realtà inizi a sentire sempre di meno, in generale. Udito, tatto, vista, olfatto, pressione, freddo, caldo ed equilibrio. Improvvisamente non sei neppure più in una stanza. Sei come una particella sospesa nel vuoto. Qualcosa ti viene incontro, una seconda particella. Collidete l'una contro l'altra, come energia fisica e psichica nel chakra. Ti unisci a qualcosa, e improvvisamente le memorie fluiscono come acqua dopo la caduta di una diga. Ogni singolo istante, ogni singola vittima di tuo padre-- e te. Le conoscevi, le attiravi e poi facevate ciò che andava fatto. Al termine vi guardavate con un sorriso, e andavate ad abbracciare tua madre. Era tutto perfetto, nessuno saprà mai quanto oltre te stessa, nessuno dovrebbe mai sapere un segreto così incredibile. Eppure tutto si sovrappone alle tue altre convinzioni, la morte di tua madre? Forse l'hai scambiata per una delle donne che avete portato oltre la vita. E' tutto sbagliato, Eiko, e la parte di te che sta emergendo se ne rende conto. Capelli e occhi potranno mutare colore, ma il vero cambiamento è interiore. Qualsiasi cosa tu sia davvero, qualsiasi siano i sentimenti che provi, puoi finalmente esternarli al massimo, perchè il subconscio è tutto ciò che sei e non vuoi mostrare. [Descrivi trasformazione Goryo Livello 1 ora, ci siamo quasi]

20:50 Eiko:
 Il traditore e il tradito. Cos'è Eiko, chi è lei veramente? E' vero non riesce a credere di aver desiderato di poter passare ogni singolo istante della sua vita con suo padre. Di aver collaborato con lui e di aver sorriso insieme a lui delle vittime che facevano. Carnefici uniti da un legame più che speciale. Tutto questo la disgusta ma la riporta alla vera domanda del giorno. Chi è il tradito e chi è il traditore? Se suo padre ha ragione allora sa la risposta. Per quanto male possa fare. Eiko è il traditore, colei che ha rinnegato il suo essere e la persona che amava di più al mondo. E il tradito? Colui che è stato colpito alle spalle non è altro che la Eiko precedente. Come era in realtà. Come è nata, colei che ha soffocato per lungo tempo. Si tratta di fiabe costruite ad hoc per potersi considerare buona e diversa, fiabe nelle quale il padre era l'orco o il mostro, che mangiava bambini ed uccideva innocenti. Lei era una vittima, proprio come sua madre. Ma se fosse davvero tutto falso allora qual è la realtà? Dov'è sua madre e cosa le è successo? <Dove...è... mamma...?> no, è proprio l'ultimissima cosa che potrebbe urlare e gemere in mezzo a tutto quel dolore che si scatena nel suo corpo. Un susseguirsi di urla disperate e strazianti mentre la mano di suo padre emette qualcosa di disgustoso e viscoso. Tutte impressioni che la portano a provare un ultimo ed indicibile dolore prima del nulla. Di colpo non sente più niente e si ritrova a vagare in un universo di nulla, aleggando come se stesse volando o cadendo sempre più in basso. Non sente più. Non vede più. Qualcosa arriva contro di lei, un'anima sperduta che si scontra ed unisce. E lei non è più nulla. Solo una pioggia di ricordi che ora hanno finalmente libero accesso alla sua mente. Deliziose attività padre e figlia. A lei il compito di attirare le vittime, andiamo... chi non si fiderebbe di una piccola bimba? E poi ci si divertiva. La sensazione di niente e vuoto assoluto nel vedere e togliere la vita altrui. Non le importava, erano come giocattoli. Una volto rotto lo si sostituiva con un altro. Era bello. Davvero bello e divertente. Ha proprio voglia di riprovare certe emozioni, ha proprio desiderio di riprendere il suo posto affianco al padre finalmente dopo tanto e tanto tempo. Intanto che questa consapevolezza prende forma, i capelli mutano e perdono quel colore biondo sporco. Sbiancano assumendo una colorazione albina dalle sfumature rosate e gli occhi che vengono riaperti sono diventati azzurri, perdendo in maniera significativa il colore ambrato-rosso di una volta. Il viso si rilassa talmente tanto che le sue labbra si piegano in sorriso sottile e gioioso, come è la stessa espressione ad illuminarsi alla vista del padre. <Papà!> e non c'è terrore, ne disgusto, ma un'incredibile desiderio di alzarsi ed abbracciarlo, come se le fosse sempre mancato, come se attendesse quel momento da anni. Colei che è stata tradita è finalmente tornata e ora tocca alla traditrice dormire almeno un pochino. [Tentativo trasformazione Goryo di livello 1]

Eri morta in quella stanza di ospedale, Eiko, quando hai scelto di amare ancora. Ogni momento da allora è in prestito. I tuoi falsi ricordi, le tue conoscenze, appartengono tutte all'Eiko che si sta rivelando adesso. Hai fatto un patto con te stessa per non romperti, e adesso sei diventata estremamente flessibile. Si può prendere la follia di un altro? Normalmente, no. Al massimo si può credere di esservi in empatia, ma con un genitore..in queste circostanze, forse sì. Folie à deux, nient'altro che una psicosi condivisa. Non che nella tua famiglia tu venga trattata come folle, tuttavia, vivi in una società dove i valori che ti sono stati inculcati non sono standard. Ma sei uno shinobi, d'altro canto, questo ti permetterà di giustificare la tua natura dietro la maschera del ninja. < Ora non è importante. > Le ultime parole del padre verso la parte standard della propria figlia, dandole risposte ma al contempo nuove domande da potersi porre. La verità sta venendo scoperta, bruciando per intero la bugia, ma d'altro canto non è detto che Eiko sappia davvero tutto ciò che c'è da sapere, ma eventualmente potrà scoprirlo. Adesso, l'unica cosa importante, è la famiglia. < Questo è quello che ho sempre voluto per te, Eiko. Per tutti e due. > Le decisioni fatte sono come frutto di un groviglio di emozioni; troppo spesso simili ad un grumo, e non ad una somma logica, rendendole complesse. Ma ora sembra tutto così chiaro, la stanza non sembra così buia, quelle urla non sembrano più la nota stonata di una melodia. Una sinfonia di terrore che si conclude con le braccia di Jirou attorno al tuo corpo, un abbraccio gentile. < Ultimamente le cose stanno cadendo a pezzi. Non possiamo più essere assieme, ma possiamo costruirci un ultimo - solenne - ricordo. > I blocchi metallici sui tuoi arti ad essere rimossi, partendo dalle caviglie e liberandoti conseguentemente le braccia. Il tuo corpo è pesante, come non mai, a causa dello stress. Stai lentamente perdendo i sensi sotto il peso del dolore che hai appena dovuto assorbire, ma c'è ancora tempo. Un bisturi viene impugnato dall'uomo, per poi passarlo tra le tue mani, aiutandoti a impugnarlo e stringendo le tue mani con le sue. Ti aiuterebbe dunque a muoverti fino al lettino bianco, dove la donna posa ormai morente. < E' il nostro addio a tua madre. > Ti aiuterà ad imprimere la forza e la tecnica necessaria, ma sei tu Eiko a dover dare l'input di quel movimento. Dallo e finalmente il tuo corpo avrà fatto ciò che c'era da fare, potrai svenire. Potrai finalmente dormire sogni sereni, almeno in parte. Qualcuno veglia su di te. [puoi endare, ulteriori istruzioni verranno date nel resoconto!]

21:27 Eiko:
 Solo lei e suo padre. Un legame che avrebbe voluto tenere stretto per più tempo, che avrebbe voluto tenere ben saldo. Lei è stata tradita quando Eiko ha deciso di sopprimere quella parte di sè, ma allo stesso tempo lei ha tradito suo padre. Buffo come ora veda tutto l'amore che il genitore prova per lei, come lo veda per quello che è nient'altro che un padre. Non c'è niente di sbagliato o deviato, lei lo sente affine a sè. Il loro destino è stare insieme e lavorare insieme, e lo sente crescere dentro di sè questo spasmodico desiderio che culmina in quell'abbraccio che tanto le è mancato negli anni. Un amore profondo, troppo per essere compreso. Si sente stanca e spossata con gli arti incredibilmente molli e deboli, ma quelle urla che prima la facevano soffrire, ora non fanno altro che essere come un balsamo per il suo cuore e la sua mente. Una musica dolce che la culla. <Cosa... cosa stai dicendo?> man mano viene liberata e anche lei finalmente può muovere le sue braccia per abbracciare e stringersi contro il corpo del padre. <Perchè non possiamo stare insieme...?> la cosa che vorrebbe di più al mondo non può essere ottenuta. Non ne comprende il motivo anche forse per la troppa stanchezza. Ma qualcosa riesce a farla, ovvero stare in piedi, ache se con l'aiuto dell'uomo, e a sorreggere fra le manine il bisturi che le viene donato. <Un ultimo... solenne... ricordo.> lo sguardo triste e nostalgico, il sorriso che viene tirato ancora di più. C'è qualcosa di dolce ed inquietante allo stesso tempo in quel sorriso. Finalmente accanto a quel lettino e a quella donna ormai morente. Oh, avrebbe tanto voluto infliggerle più dolore che non fosse così in procinto di morire... ma del resto a lei basta poco per cadere nuovamente nel sonno. Muoverebbe le mani posando la lama del bisturi alla gola della donna e insieme all'uomo praticherebbe la giusta pressione per poi -lentamente- andare ad aprirle la gola per fare in modo che soffochi ed anneghi col suo stesso sangue. Il gorgoglio di quella donna morente e quei rantoli, saranno la sua ninna nanna ora che finalmente sviene di nuovo. Col sorriso sulle labbra. Un'altra identità, un altro nome. [end]

Eiko si risveglia in un sotterraneo, lo stesso in cui è stata portata Kaine precedentemente. Lì, ha un incontro con il padre, Jirou Goryo, che effettua una trasfusione di sangue Goryo in Eiko per richiamare i suoi ricordi nascosti, riuscita la trasfusione, la ragazza risveglia l'innata Goryo con successo, per poi svenire.

Ti risveglierai all'Anteiku, portata lì da Kaine. L'ideale è che facciate una free, in modo che lei ti possa spiegare cosa sia il luogo nel quale ti trovi e cosa siano i Goryo. Alla capoclan ovviamente andrà fatto un resoconto tramite missiva che spiega cosa sia successo, ma se ne occuperà Kaine con maggiori informazioni.

Ottimo lavoro con questo ambient, ottima immersione e descrizioni.

Tipo del dado: 29
Voto master: 41
Totale: 70

Per qualsiasi dubbio chiedi pure, e ufficialmente benvenuta nel clan!