Giocata del 06/04/2018 dalle 10:10 alle 15:13 nella chat "Dojo Senjuu"
Una giornate di sole qui al villaggio, una giornata in cui Hayate è stato convocato niente meno dal capo clan Merumaru Senju. Tale messaggio recapitato a casa del ragazzo recita "Signor Hayate Senju, la invitiamo a raggiungere il Dojo Senju per poter parlare di vostro padre e della eredità genetica che vi ha lasciato. Spero di vedervi presto: Merumaru Senju. L'entrata al clan non è una cosa che viene richiesta, è una cosa che viene riconosciuta e data ed è tempo che questo ragazzo riceva i giusti riconoscimenti. Il Dojo Senju è semplice e classico, minimalista nel suo insieme e tutto, interamente in legno. Al tempo stesso è imponente composta su più piani di forma quadrangolare, solo l’ultimo piano è adibito a casa per il capo clan ovvero la parte più vicina alle fronde dell’albero mastodontico e gigantesco che vive e cresce all’interno del giardino centrale del Dojo, il resto dei piani è adibito ad allenamento in vari livelli di disciplina. In realtà in grande albero non è che la fusione di tanti alberi che con il tempo si sono contorti ed intrecciati insieme, creando un unico fusto ed un’unica struttura, le stesse radici di quegli alberi affondano fin sotto il Dojo sostenendolo. In caso di scosse infatti sembra che la struttura sia così ben sostenuta che l’albero stesso gli impedirebbe di crollare. Le varie entrate sono protette da sentinelle del clan, ma in generale la situazione è molto tranquilla. [Ambient entrata nel clan]
La solita tuta nera per oggi giace ben piegata sul letto, nonostante i litigi e le proteste avute con la madre: alla fine ha vinto lei. Ad avvolgere la sua pelle nivea è un candido kimono, accompagnato da un haori nero, soprabito che aggiunge ulteriore formalità, come se il semplice kimono non bastasse. Solo camminare così conciato lo mette a disagio, figurarsi compiere ciò che sta per fare: rispondere alla convocazione del capoclan dei Senju, niente meno che Merumaru-sama. Sospira rassegnato alla vittoria materna e sorride in direzione dell'effige di Hashirama Senju, impressa nel Monte dei Volti. Si sistema il coprifronte di Konoha, accertandosi che non si impigli con i ciuffi di capelli, lasciando che il blu del tessuto e il corvino della chioma si sposino senza traumi alla vista - dovuti al disordine - o al sistema nervoso - dovuti all'impigliarsi continuo. Alcuni shinobi montano la guardia nel perimetro, come le volte in cui ha incontrato Fumiko. Osserva la struttura del Dojo, fuso nel legno degli alberi: dove iniziano gli alberi e dove finisce il Dojo? Si schiarisce la voce, tremendamente impacciato, e si accinge a varcare la soglia di ingresso. <Il mio nome è Hayate Senju.> Annuncia, senza formulare alcuna richiesta se non in modo implicito. Fumiko-sensei sarà qui? Si guarda intorno, sperando di riconoscere qualche volto familiare, apparentemente invano. Che debba specificare il perché si trovi lì? O aspettano la sua visita? Stringe nervosamente i pugni, rimpiangendo una volta di più l'assenza di suo padre: lui avrebbe saputo cosa dire, lui lo avrebbe preparato al meglio a questo appuntamento.Purtroppo non ci sono persone che Hayate possa riconoscere, nessuno di famoso, o riconosciuto agli occhi del genin. Nulla di nulla, ma in compenso sembra che le guardie riconoscono lui <ah ciao> tutto molto informale. <vai al secondo piano, sopra i dojo di allenamento, accederai alle stanze private del capo clan> viene spiegato brevemente da uno dei due. <allunga il passo, ti sta aspettando da un po'> afferma il secondo portando le mani ai fianchi facendo un cenno con il capo per poi dargli libero accesso. La porta rossa, laccata è aperta, lasciando intravedere l'interno dell'anticamera delle stanze del capo clan. Tutto è molto formale e adeguato: ne troppo sfarzoso ne troppo semplicistico. All'interno di quelle stanze, Hayate una volta raggiunte potrà vedere il capo clan che attende il ragazzo a braccia incrociate, serio in volto e dall'aspetto abbastanza nervoso. <Buongiorno Hayate, prego siediti pure: hai inteso perché ti ho mandato a chiamare?> domanda il capo clan seriamente <e sopratutto cosa ne pensi, parla liberamente> chiede l'uomo iniziando a versare del thè all'interno di due tazze. [Ambient entrata del clan]
<Lo sapevo: non dovevo darle ascolto.> Borbotta, piano, rispondendo con un cenno di assenso alle guardie e accelerando il passo. Non avrebbe dovuto cedere alle insistenze materne: una tuta sarebbe stata più che adeguata. E dire che si è messa in testa di voler rifare il guardaroba, ora che è un Genin della Foglia. Tenta di non dover pensare allo shopping che lo aspetta e del resto, non è troppo difficile: è sufficiente per lui concentrarsi su ciò che ha davanti. Percorre ogni passo con la pesantezza della consapevolezza di far parte del Clan che fondò Konoha, con l'ansia di dover corrispondere alle aspettative che il clan avrà su di lui. Poi la porta rossa, il capoclan che lo accoglie in un modo ben diverso da come lo aveva immaginato. Rimane interdetto per un attimo, varcando la soglia della stanza e riordinando le poche idee ma molto confuse. <Merumaru-sama! Buongiorno!> Ed esegue un inchino, prima di accomodarsi come indicatogli - o era un ordine? - dal capoclan. <Io, presumo sia legato alle mie ... radici.> E in quella parola, racchiude tutto. <Mio padre era un Senju.> E poi, quell'invito a parlare liberamente, lo lascia sorridente e grato. <Io... beh, il sangue di mio padre immagino mi renda un Senju. Non esiste un dono più grande che uno Shinobi possa ricevere che l'appartenenza a un clan. E tra i clan, quello dei Senju è... wow!> Gli occhi azzurri si illuminano, quasi che un sole si sia acceso su quel cielo. <Ho pensato di sentirmi indegno di tanta storia, di tanta nobiltà. Ho pensato di non essere capace di una responsabilità così grande.> Poi, dopo una breve pausa, riprende. <Ma poi ho pensato che nessuno è davvero degno di prendere il posto del Dio dei Ninja, Hashirama Senju. Chi potrebbe superarlo? Forse allora, non si tratta di essere degni: ma di essere custodi di quel dono che lui ci fece. Custodi riconoscenti.> E arrossendo, pianterebbe gli occhi azzurri, lievemente umidi, in quelli del capoclan. <Ecco, questo è ciò che ho pensato.> Con l'inesperienza di un Genin di 14 anni.Il capo clan sente tante parole provenire da Hayate e sorride, sospirando amaramente mentre afferra la tazza, guardando il contenuto <bhe...qualcuno ci prova ancora> senza volerlo Hayate lo ha offeso: Merumaru Senju all'interno del clan era riconosciuto per quanto stesse cercando di seguire le orme del "Dio dei ninja" senza particolare successo tuttavia e quel ragazzino, involontariamente, stava confermando che nessuno poteva essere come Hashirama. <wow?> gli viene da sorridere sentendo quella affermazione <prendi da bere> afferma porgendogli la tazza <Si, essere del clan Senju è un grande onore, ma la tua e letteralmente idolatria> afferma il capo clan continuando a fissarlo. <Il clan Senju è importante nel villaggio, siamo quello che ha unito i vari clan di Konoha e che ne ha combattuti altrettanti: dimmi Hayate, pensi che il nostro clan sia superiore agli altri perché abbiamo l'innata più forte? il retaggio più prestigioso? o perché siamo moralmente migliori?> domanda il capo clan sempre con un sorriso sulle labbra, sempre invitandolo a parlare liberamente con lui, stanno chiacchierando del resto. [ambient entrata nel clan]
L'espressione di Merumaru sembra essersi rabbuiata un poco. Che abbia detto qualcosa di male? Forse il suo invito a parlare liberamente altro non era che cortesia: l'etichetta prima di tutto, le buone maniere. Afferra la tazza di te, avvicinandola a se. Squadra per un istante Merumaru, indeciso se ridere o se domandargli se stia cercando di farlo cadere in fallo. <Non ho mai detto né pensato che il clan Senju sia superiore agli altri.> Poi, quasi che la propria mente lo tiri per l'orecchio e lo richiami alla verità, aggiunge: <Beh, per lo meno non una superiorità che rientri nei parametri di abilità innate, o di particolari retaggi. Parlare di superiorità del nos...> si blocca, rammentandosi che ancora non ne fa parte formalmente <...del clan Senju, come di qualunque altro clan, sarebbe un oltraggio a tutto il mondo Ninja. Ad iniziare da Hashirama-sama stesso, che volle l'unione dei clan e la nascita del Villaggio.> Berrebbe un sorso, lentamente, focalizzandosi su quel "wow" che probabilmente lo ha fatto incespicare. <Ammiro il clan Senju, personalmente, per due ragioni: la prima è che mio padre ne faceva parte, e non era di certo uno Shinobi famoso, ma era mio padre; la seconda deriva dalle scelte di Hashirama, non dalle sua abilità prodigiose, né dalla sua innata, ma dalla sua Volontà di percorrere nuovi sentieri, sconosciuti prima di lui. Una via di pace in un mondo di guerre; un Villaggio, in un mondo di clan; la condivisione in un mondo diviso.> Poi, scrollando le spalle, con l'indifferenza rassegnata di un ragazzino, concluderebbe: <Sono un idolatra per questo?><mi basavo su quello che mi hai detto Hayate, ne più ne meno> sospira. <sono capo clan da molto tempo, ne ho viste di cotte e di crude di motivazioni, di paragoni che reputavo insoddisfacenti, di supremazie inutili> afferra anche il suo te una volta che Hayate ha preso il suo e da un lungo sorso. <volevo sentire il tuo pensiero, analizzarlo, pesarlo e valutarlo> sorride <e quello che dici è quello che volevo sentirti dire> solleva il mento prendendo un lungo respiro facendogli cenno di guardare alla finestra, una di quelle che da verso il cortile interno, dove si può vedere la base dell'albero. <siamo tutti uniti> afferma con un certo tono rigoroso. <noi con il villaggio, così come il clan, così come tutti gli altri clan. Non ci sono radici più importanti, tutti contribuiscono alla sopravvivenza di questo immenso sistema che ci rappresenta: dall'Hokage, al denshi, tutti hanno un valore per il villaggio. Il clan senju abbraccia questa filosofia: noi tralasciamo l'individualità per il bene del villaggio, per il bene dei cittadini che la abitano. Probabilmente siamo ancora lontani dal desiderio di pace di Hashirama, per farlo, i ninja non dovrebbero esistere e non dovrebbe esistere il male, non dovrebbe esistere il desiderio dell'uomo di competere e dovrebbe cominciare a desiderare di non volere il dominio sulle cose e sulle persone> prende un lungo respiro e si gira verso Hayate <ti faccio questo discorso perché è importante che tu capisca che questo potere che ti è stato lasciato ed è sopito dentro di te, non è fatto per provocare inutili sofferente, per atti criminali e malvagi, devi sempre tenere conto per cosa lo stai facendo e per chi lo stai facendo oltre che allo scopo ed ai modi..ora, direi che il caso di iniziare> lascia la tazza sul tavolo <richiama il chakra> ed intanto afferra una piantina piccola e giovane che lascia sul tavolo sotto un getto di sole. [turno per il richiamo del chakra][ambient per il clan]
La tazza di te assume un sapore diverso quando Merumaru parla. No, sono solo le sue parole a ispirare in lui quell'effetto: ora amare, ora dolci, come le foglie di te. Quanto dev'essere bello poter discutere con quest'uomo a lungo di filosofia e storia, di etica e morale, di tradizione e novità: sembra che il capoclan fonda alla perfezione anime e discipline diverse dentro di se. Del resto, è esattamente ciò di cui parla: tralasciare l'individualità per il bene del villaggio. <Io...> biascica appena, estasiato e colpito da tanta armonia. Poi, posando la tazza, pressoché vuota, si riscuote. <Subito, Merumaru-sama.> Si alzerebbe in piedi e andrebbe ad eseguire il sigillo della capra, allontanando la sedia. Andrebbe poi a concentrarsi e richiamare le energie psichiche, convogliando i propri pensieri e le proprie motivazioni, le delusioni e le speranze, le emozioni e le lacrime del fallimento e del successo versate in occasione dell'Esame Genin. Immaginerebbe di iniziare a convogliare tutto l'io spirituale in un punto specifico della fronte, l'esatto centro. Andrebbe poi a richiamare le forze del proprio io fisico, convogliando le energie provenienti dai muscoli delle braccia, del torace e dell'addome, scendendo oltre la vita, attraendo le pulsioni ormonali tipiche di un quattordicenne; continuerebbe a scendere, convogliando le forze dei muscoli degli arti inferiori, dai glutei agli adduttori e quadricipite, per continuare coi polpacci. Convoglierebbe insieme con la potenza muscolare anche la fermezza e la stabilità derivante dalle proprie articolazioni ed ossa; perfino l'energia vitale del sistema cardiovascolare e del sistema nervoso andrebbe a tentare di convogliare in uno specifico punto, posto all'altezza della regione pubica. Se il tentativo di richiamo dell'energia spirituale - derivante dalle esperienze e dalla sua psiche - e dell'energia fisica - derivante dall'allenamento e dalla naturale condizione del corpo - andrebbe a immaginare di muoverle insieme, una verso l'altra, convogliandole verso l'ombelico, lasciando che scompaia ogni forza individuale, ma che unite insieme vadano ad attivare eventualmente il proprio chakra. [Tentativo impasto Chakra] [Se Chakra: 10/10]Il capo clan osserva sempre sorridente per poi fargli cenno di avvicinarsi al tavolo dove si trova la piantina <bene, ora mettiamoci un po' alla prova: vedi questa piantina?> domanda Merumaru mostrandogli il sigillo del serpente. <il clan senju riesce a manipolare ai livelli bassi la vegetazione attorno a noi, ergo, possiamo farli muovere, o crescere, ora, voglio che tu faccia crescere questa piantina> afferma il capo clan che chiudendo gli occhi intanto si concentrerebbe e mantenendo il sigillo del serpente attivo inizierebbe a far crescere la piantina, andando a ingrossare il fusto ed a renderlo più legnoso, per poi far crescere alcuni rametti in più. <bene, tocca a te> afferma verso Hayate andando a spiegargli ulteriormente cosa fare <devi cercare di fondere insieme la terra e l'acqua, immagina che tu sulla destra tu stia manipolando la terra, come se tenessi in mano una sfera. E sulla sinistra hai l'acqua. Attraverso il sigillo devi unire le due parti e fonderli in modo da creare il legno, devi sentire la corteccia come se tu toccassi con le mani la sua superficie, devi sentire lo spessore del legno anche quando non lo hai davanti. Poi scendi in profondità, ascolta e sentirai il legno pulsare e muoversi seppure lentamente come un essere vivente, puoi sentire la linfa scorrere, puoi percepire la sua lunghezza, dalle radici alle foglie. Una volta che hai focalizzato questa immagine, devi provare ad interagire con la pianta...è una collaborazione, tu dai il chakra e lei cresce seguendo le tue indicazioni. Fai tutto con calma e con pazienza, prenditi il tuo tempo, non ti do limiti> [ambient per il clan, prova a risvegliare l'innata]
Si avvicina in direzione della piantina indicatagli, con il chakra che scorre dentro di se. Ammira gli effetti della crescita rigogliosa della pianta e sorride. E' la prima volta che vede il Mokuton in azione, sebbene chiaramente ne abbia sentito parlare. Stando a quanto si dice in giro, non tutti i Senju riescono ad utilizzare l'abilità del legno: questo però non impedì a suo padre di far parte del clan, né a Tsunade Senju di divenire il Quinto Hokage del Villaggio. <Tocca a me.> Ripete, sussurrando. Esegue il sigillo del serpente prima di tutto, concentrandosi e premendo i palmi delle mani uno contro l'altro, con le dita che si intrecciano e si posano sul dorso della mano opposta. Infondo è tutto lì: l'individualità che cede il posto al bene del villaggio, la terra e l'acqua che divengono legno per via dell'arte magica del Mokuton. Fissando un punto fisso indefinito davanti a se immagina che nel palmo destro detenga il potere della terra: ne ricorda l'odore dei campi, della polvere che si alza nei giorni di vento; ne ricorda la consistenza ora dura e ora morbida, a seconda del volere del cielo e di quanto in profondità le zappe o le mani scavino; ripensa alla terra che ricoprì la tomba di suo padre, alle unghie nere per via del terriccio che gli si infilò attraverso; la terra che sostiene il peso dei vivi insieme a quello dei morti. Andrebbe a immaginarne la consistenza e il profumo nel palmo della mano destra, convogliandovi il proprio chakra. Similmente andrebbe a fare con il palmo della mano sinistra, immaginando di detenere il controllo delle acque celesti e quelle terrestri: ripensa allo scorrere dei fiumi, al fragore impetuoso nei giorni che seguono le nevicate o le tempeste e al dolce e sommesso viaggio tra i campi nei giorni estivi; ricorda l'insapore sapore dell'acqua, assurdo che prende vita donandola a sua volta, rinfrancando gli animi assetati; ripensa alle giornate di pioggia e alle lacrime celesti che talvolta condizionano gli animi degli uomini e talvolta si mescolano alle lacrime terrestri. Andrebbe a immaginarne la consistenza e il sapore nel palmo sinistro, convogliandovi il proprio chakra come già avvenuto con il palmo destro. Solo allora, convoglierebbe entrambi i flussi per tentare di dare forma al miracolo della vita. <Voglio sentirti.> Sussurra, andando ad immaginare la terra pregna d'acqua che irrora le sue radici e partendo da esse andrebbe a salire, quasi avvertendo il fusto sotto i suoi polpastrelli: immaginerebbe le venature del legno, mai uguali l'una all'altra, eppure tutte simili, come componenti di un unico clan in cui tutti son pari ma senza alcun uguale; immaginerebbe di accarezzarne la corteccia e di attraversarla per sentirne la linfa scorrere dentro, nel cuore del fusto, a comporre anelli che segneranno la sua vecchiaia e la sua longeva forza. <Sei viva.> Sussurra, avvertendo quasi il lento scorrere dei giorni, del ciclo lunare, delle stagioni, la lenta crescita dei germogli primaverili. <Vuoi crescere?> Domanda, senza forzare, lasciando che il proprio chakra incontri la piantina timidamente, immaginando che lasci germogliare nuova vita. E in quello scambio, andrebbe a fornire il proprio chakra quale linfa, in cambio della crescita di un nuovo rametto, giovane e sottile, slanciato verso di lui, e di alcuni piccoli germogli in prossimità delle punte dei rami più vecchi. [Tentativo Mokuton no Ichi] [Se Mokuton: 9/10]tira un d50
Hayate tira un D50 e fa 24
Hayate prova a fare qualcosa e lentamente riesce nell'impresa: La piantina reagisce e un ramo cresce nella sua direzione con dei nuovi germogli <hum, potevi provare ad osare di più ed a far crescere di più l'intera pianta, ma va bene così, un ramo è sempre un ramo> Detto questo afferra il vaso della pianta, un bel vaso di ceramica di color cobalto, e la dona ad Hayate. <prenditene cura> afferma l'uomo sorridendo <è un germoglio della pianta che vedi li in giardino: falla crescere e...vedi cosa diventa.> sorride <alcuni diventano dei bellissimi bonsai, altri, li piantano e lasciano che crescano alti e forti, nessuno dei due modi è sbagliato e mostra semplicemente che scelte hanno fatto nella loro vita come in questa pianta> sorride di nuovo prendendo un lungo respiro per poi andare a consultare alcune carte. <direi che abbiamo finito Hayate: continua ad allenarti e potenzia quello che hai appena imparato, rifiniscilo e fallo tuo> e questo è tutto quello che il capo clan può dire per ora ad Hayate [end]