{ Libera }
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Giocata del 22/03/2018 dalle 16:00 alle 19:36 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[In giro per casa] Non riesce a ricordare quanto tempo è passato dall’ultima volta che ha aperto gli occhi. Ogni volta che ci provava sentiva solo una grande stanchezza addosso e l’oblio l’abbracciava come una tenera madre. Lì, in quella teca di vetro incrinata, impossibilitata a muoversi e a fare alcunchè, con la sola possibilità di vedere e sentire il mondo esterno, senza però interagire. Era riuscita una volta a riprendere il controllo del proprio corpo, con Az, o grazie ad Az, ma sono punti di vista. Da allora non è più riuscita ad incrinare quella teca di vetro, e Nathair è sempre rimasta l’unica in grado di possedere il suo corpicino e farci quel che vuole. E’ una situazione frustrante per la piccola Yakushi, ma non riesce a trovare il modo di liberarsene, non sente stimoli, non sente nulla. Accanto a lei, in altre due teche, vi sono Mirako ed Heiko, la prima ancora di tanto in tanto sbatte i pugni con forza contro il proprio vetro, mentre la seconda non fa nulla. Heiko è sempre più calma, tranquilla, come se stesse aspettando qualcosa e quindi non spreca energie. Non sa per quanto tempo dovrà galleggiare in quel mare di nulla e teme di starsi abituando alla cosa. Ogni giorno è sempre più rilassante quel buio, dove i problemi non la raggiungono, ma soprattutto dove le Voci non si fanno sentire. Ha la mente libera da ogni cosa, da ogni influenza, da ogni altro pensiero che non sia suo, e si sente sempre più meglio. Ogni volta che lei raggiunge questo stato, sente che Heiko in simbiosi è sempre più tranquilla, sempre più rilassata e prossima a un qualche addio. Kouki se ne sta seduta in quella teca, la schiena contro la parete di vetro, nessun vestito addosso, è completamente nuda con le cicatrici che le segnano ogni centimetro del corpo, e ogni tanto le guarda, le conta, ne segue il profilo con le dita, delicate. Mirako è una furia e sta iniziando solo ora a perdere un po’ delle sue energie, notando come quel vetro non si scalfisce per nulla. Ma se questa è la situazione della mente, il corpo in che stato si trova? Nathair fa un po’ come le pare, passa il suo tempo a girovagare per casa di Kaori, a giocare con Kuro e con Asia, se le fosse possibile, e non fa altro. Si comporta come una bambina e basta, gioca, disegna, legge, quello che più le aggrada, lasciando da parte ogni cosa che si possa collegare alla vita di una Kunoichi. Niente missioni, niente lavoro, niente allentamenti. Per quanto questo faccia sentire libera e spensierata Nathair, imprime una grossa, grossisima frustrazione in Kouki. Spesso le due litigano, Nat non si nasconde e parla come se avesse Kouki accanto a lei, senza farsi alcun problema. Uno spirito libero che vuole solo giocare e non prende niente sul serio, dilettandosi in qualche scherzo di tanto in tanto. Una personalità decisamente diversa da quella di Kouki. Al momento la ragazzina non ha nemmeno il chakra impastato, indossa una semplice maglia a maniche lunghe, azzurra e con un musino di un gatto nero disegnato al livello del petto. La maglia le va decisamente grande, di qualche taglia, così tanto che lei la indossa come un morbido vestito. Piccola, sottopeso, secca, mette in mostra le cicatrici senza farsi alcun problema, dalle piante dei piedi al collo. Gira scalza per casa e i lunghi, lisci capelli neri non sono per niente pettinati e tenuti in ordine, come al solito. Le ricadono lungo la schiena e in avanti sulle spalle, mentre alcune ciocche mal sistemate le coprono il visino allegro ed infantile. Pallida come una bambolina di porcellana, spiccano quegli occhi gialli, accesi, vivaci. Non tocca più l’equipaggiamento e le armi da un pezzo ormai, vive una vita puramente da bambina, e in questo momento se la spassa correndo di qua e di là lungo i corridoi di quella casa, giocando col piccolo Kuro ad inseguirsi a vicenda. Non sono rare le sue risate che riecheggiano nel luogo, si sta proprio divertendo, a scapito di tutti. Si muove più o meno veloce, almeno per lei, facendo un rumore appena percettibile con i piedini nudi sul pavimento. Non soffre il freddo al momento o non ci fa caso, forse troppo presa a correre dietro al gattino, che piccolo slitta con le unghiette sul pavimento. Stanca. Decisamente, profondamente stanca. In quei tempi Kaori non ha che pochi attimi di respiro. Fra i doveri alla Magione, i turni in ospedale, in Accademia e quel nuovo progetto nel quale si è lanciata per il Consiglio di Konoha non ha che pochi sprazzi di tempo libero da trascorrere a casa. Ha appena finito di leggere e firmare alcuni documenti arrivati sulla sua scrivania quella mattina ed ha deciso di prendersi il resto della giornata libera per tornare a casa da Kouki. O da Mirako. Insomma, dalla sua bambina. Da quando l'ha portata a casa quasi non si sono viste e la cosa non le piace. Tuttavia ha notato che per la maggior parte del tempo la piccola si è comportata in modo assai insolito. Sorridente, genuina, innocente, ha fatto molti disegni e ha passato gran parte del tempo a giocare con Kuro. Ha smesso di portare le bende addosso e mangia in maniera abbondante e disordinata come qualunque bambina della sua presunta età. Se inizialmente aveva trovato la cosa un piacevole cambiamento visto che aveva sempre voluto per lei una vita quanto mai normale, dall'altro non ha fatto altro che chiedersi se forse la cosa non dovrebbe invero preoccuparla. Non è possibile che da un giorno all'altro divenga così spensierata e giocosa, no? Qualcosa dev'essere accaduta per forza e tutto ciò la impensierisce. Credeva che Mirako non le avrebbe lasciato modo di riprender possesso di sé eppure da quando son tornate non l'ha più vista al comando del suo corpo. Che questa nuova entità sia la famosa Heiko di cui Kouki le ha parlato una volta? Non lo sa. Quest'oggi la Hyuga indossa una maglietta nera con un delizioso scollo a barca e le maniche a sbuffo ed un paio di semplici jeans che le fasciano le gambe. Sandali leggeri ai piedi e haori bianco col simbolo del clan Hyuga fra le scapole a completare il tutto. I lunghi capelli viola sono legati in un'alta coda mentre il coprifronte della Foglia è sempre presente attorno al collo a protezione della gola. Varca la soglia di casa sentendosi il corpo fiacco e pesante, trattenendo a stento uno sbadiglio. < Sono a casa! > saluta gli eventuali presenti a gran voce, sfilandosi i sandali dai piedi e rimanendo a piedi nudi sul corridoio principale della casa. [ Chakra: on ] [Ingresso] Kouki vorrebbe tanto tornare a fare quello che faceva, ovvero andare in missione, allenarsi, lavorare in ospedale, insomma vuole tornare se stessa, ma Nathier non glie lo permette. Se prima credeva di rimanere indietro rispetto a tutti, ora ne ha l’assoluta certezza… è ferma, bloccata, imprigionata nel suo stesso corpo. Nat continua a correre per casa, tra un disegno e l’altro, ora da’ la caccia in modo giocoso a Kuro. Il micino corricchia, salta sui mobili, zompa di qua e di là in quella sua disperata fuga, mentre la piccola Chunin lo insegue cercando di prenderlo, correndo con le braccia protese in avanti e lievemente piegate al livello dei gomiti, mentre le mani sono tenute aperte, i palmi rivolti verso il gattino pronta ad afferrarlo appena ne ha l’occasione. Da quando è a Konoha si potrebbe pensare che sia cambiata per via dell’ambiente, della buona influenza delle persone che la circondano, invece no, quello non è altro che un artefatto da parte di una Cacciatrice, Despair, la vera ‘madre’, se così si può dire, di Nathair. Ben presto una voce più che familiare attira l’attenzione della bambina, la quale ha comunque i ricordi di Kouki, quindi non fatica di certo a riconoscere Kaori alla porta. Si blocca nel mezzo del corridoio per poi cambiare direzione e dirigersi, sempre correndo, verso l’ingresso, verso il corridoio principale della casa. Kuro dal canto suo decide di fare la stessa cosa, correndo velocemente tra le gambe della piccola oltrepassandola e dirigendosi di gran filata verso Kaori. Il micino infatti andrebbe a rifugiarsi dietro le gambe della donna, mentre poco dopo sopraggiunge anche la Yakushi. <Kaori!> la vede, la riconosce e la saluta con un allegro ed enorme sorriso. Il tono di voce è alto, infantile, privo di ogni macchia che possa farla risultare meno infantile. Non la chiama ‘mamma’, anche se dentro di lei, Kouki nella sua teca vorrebbe gridare forte quella parola. Chiedere aiuto, farsi tirar fuori da lì. Il cuore pompa veloce il sangue nel corpo mentre Kouki ritrova un attimo di forza per pestare ancora i pugni sulla teca di vetro. Vuole uscire, vuole la sua mamma, vuole abbracciarla. <Sembri stanca! Cosa hai fatto?> non sta ferma un attimo, saltella sul posto e cerca di aggirare la donna per prendere il gattino, il quale scappa via una volta per tutte, rifugiandosi sotto ad un mobile. <Uff! Antipatico!> esclama lei indispettita stringendo i pugni e pestando appena un piedino sul pavimento. In seguito si rivolgerebbe ancora una volta alla Hyuga, tornano a guardarla e a sorriderle spensierata. <Non c’è il tuo amico Az?> chiede verso di lei un po’ titubante, a meno che non sia in casa e lei non lo abbia visto, molto probabile. Si scosterebbe giusto un poco da davanti alla donna per permetterle di camminare per casa se lo volesse, lei la seguirebbe ben intenzionata a passare del tempo con quella donna che ultimamente ha visto così poco. <E basta lagnarti, Kouki!> ed eccola lì, intenta ancora una volta a battibeccare contro la Yakushi, colpevole solo di aver ripetuto, per l’ennesima volta, di voler uscire da lì. La prima cosa che Kaori nota non appena entra in casa è l'arrivo a perdifiato di Kuro che va cercando letteralmente protezione dalle sue gambe. Lo vede correre verso di lei fino a sistemarsi dietro le sue caviglie come a volersi nascondere da qualcosa. Kaori solleva le braccia senza muoversi da lì ruotando il busto ed il viso per notare il piccolo gattino dietro di sé. < Che succede piccolino? > gli dice teneramente aggrottando piano le sopracciglia con un sorriso intenerito, udendo solo a quel punto la voce della sua bambina salutarla, comparendo improvvisamente dal soggiorno e saltellandole praticamente davanti con una energia ed una vitalità che la Hyuga non le ha mai visto addosso. La special jonin sorride, titubante, sorpresa, osservando Kouki e quel suo abbigliamento così insolito e disordinato, felice però di vederla quanto meno fisicamente in forze. < Piccola, buongiorno! Finalmente riesco a stare un po' a casa, visto? > le sorride con tenerezza, contenta di essere riuscita a prendersi un po' di tempo per lei, vedendo ora la bambina correre attorno a sé nel tentativo di dar la caccia ad un terrorizzatissimo Kuro. Strano. Kuro, solitamente, adora stare in braccio a Kouki. Beh, quando è meno esagitata, ecco. < Uh- sì, a dire il vero sì. Sono piuttosto stanca. > ammette Kaori stiracchiandosi, sentendo le vertebre schioccare, i muscoli distendersi lungo la schiena e il sangue defluire liberamente per il corpo, tendendo anche le braccia -nel mentre- verso l'alto, alla loro massima lunghezza. < Sto lavorando molto al Consiglio nell'ultimo periodo. Sono stata in missione pochi giorni fa e ho dovuto compilare relazioni e documenti. E poi sto lavorando ad un progetto per alcuni detenuti... insomma, faccende burocratiche di cui probabilmente non vuoi sentir parlare. > ammette sorridendo stancamente per poi vedere Kuro andare ad infilarsi sotto un mobile così da non essere preso dalla bambina. < E- tu? Tutto bene piccola? Sembri... particolarmente in forze. E' successo qualcosa? > domanda Kaori cercando di iniziare a capire qualcosa con quanta più delicatezza possibile, sorridendo alla bambina mentre va sfilandosi l'haori di dosso per appenderlo all'appendi abiti lì accanto. < E poi hai i capelli tutti in disordine. Guarda qua > direbbe tentando di carezzarle con dolcezza la chioma, le iridi perlacee brillanti di affetto. < Che ne dici? Andiamo a pettinarli? > le propone speranzosa, il ricordo di tutte le volte in cui hanno condiviso quel momento ad affacciarsi nel cuore. Tuttavia quel breve idillio viene bruscamente interrotto quando la domanda successiva della Yakushi la sorprende. Il viso le si fa scarlatto e la bocca si apre e richiude senza far uscire una parola che sia una dalle labbra. < A-A-Az? > domanda, boccheggiando, sentendo la bocca secca, le orecchie in fiamme. < N-no, no. Non c'è. Siamo solo noi due. > risponde allora, con fare tremante, sentendo il cuore imploderle nel petto per l'imbarazzo. < P-perchè? Cioè-- non... sapevo aveste parlato. Cioè. L'hai conosciuto? > domanda improvvisamente intimidita, quasi spaventata dall'idea che la piccola possa essere arrabbiata con lei per la presenza di un altro uomo al suo fianco che non sia Raido. Per quanto al momento lo detesti è pur sempre stato il suo papà e forse potrebbe non vedere di buon occhio l'idea di Kaori che sta con qualcun altro. Anche se, a ben pensarci, i due non stanno nemmeno insieme. Anche se si comportano come tali. Ma non ne hanno parlato. Insomma, casini. Tuttavia se questa conversazione poteva risultare imbarazzante e difficile, è solo quando la piccola pronuncia quel successivo dire che Kaori si ritrova a schiudere le labbra osservandola ora seriamente. Il rossore svanisce rapido e così ogni minimo tremore delle labbra. Mortalmente seria con il sorriso tenuto in volto al solo scopo di non spaventarla con un repentino cambio d'umore, ecco che Kaori andrebbe a chinarsi sui talloni per portare lo sguardo dritto in quello dell'altra. < Che succede? Cosa intendi dire piccola? > le domanda la Hyuga cercando di tenere il tono dolce e morbido, premuroso, lo sguardo però serio e attento mentre osserva la bambina. < Per caso tu sei Heiko? Mi sembrava che fossi un po' troppo vivace per essere Kouki. > sorriderebbe attenta inclinando il capo. < In effetti non ci eravamo mai presentate prima. > [ Chakra: on ] [Ingresso] Povero Kuro, forse è stato strapazzato fin troppo in questi ultimi giorni, segretamente è probabile che aspetti anche lui il ritorno della sua padroncina. Miagola appena alla domanda di Kaori, osservandola dal basso con fare intimorito, emettendo quel verso quasi impercettibile prima che compaia la bambina a destabilizzarlo ancora di più. E pensare che Kouki lo stava anche lasciando bruciare in quella maledetta magione… ma a quanto pare il micino ha compreso lo stato d’animo della bambina. <Vedo, sei sempre molto impegnata, vero? Ma almeno hai soddisfazione in quello che fai!> lo da per scontato, perché se no la donna non lavorerebbe così tanto e con tale passione se non le interessasse, se non le desse soddisfazione. La ragazzina non sembra molto propensa a seguire le parole della donna, dopo aver fatto scappare definitivamente il micio, allora si che torna a concentrarsi su di lei. Oh, ci sono molte cose che Kouki vorrebbe fare e dire alla sua mamma, molte cose da chiedere, soprattutto si ritrova interessata a questo progetto per i detenuti… ma Nat non è di quell’avviso, a lei non importa e infatti annuisce con forza. <Si, mi sembrano cose noiose queste faccende! Roba per adulti.> sbologna il tutto con aria decisamente infantile, facendo nascere in Kouki un rantolo di rabbia e insoddisfazione. Non sa che altro fare se non prendere a capocciate quella teca di vetro, mentre Nat si diverte a fare nulla. <Io sto benissimo, vivo la vita al massimo! Senza farmi mancare niente.> solleva le braccia verso l’alto come se volesse abbracciare qualcosa di enorme e intangibile. Di certo non ha il carattere di Kouki, e manca quel solito feeling che c’è fra madre e figlia. Più che altro sembra che Nat stia parlando con una donna qualsiasi, qualcuna che la sta solo ospitando e con la quale non vi è nessun particolare legame. <Vero!> si porta le mani ai capelli, tentando di mettere a posto qualche ciocca con scarsi risultati. <Ma l’ultima volta che ho provato a pettinarli, la spazzola si è incastrata nei nodi!> ricorda ancora con frustrazione quel momento, e in seguito il ricordo di Az che le pettina i capelli, poco prima che Kouki riuscisse a liberarsi per la prima volta. La prima incrinatura nella teca nata dalla paura. <Si, pettiniamoli!> non dice mai di no ad un aiuto, e poi le piace farsi pettinare i capelli. Di sfuggita nota in seguito il rossore che si sprigiona sul viso della donna quando viene nominato il famoso Az, un aspetto che sembra passare in secondo piano per Nat, ma che fa nascere in Kouki non pochi dubbi riguardo a quella loro relazione. Si sente contorcere lo stomaco, ma non può farci proprio nulla. <Lui è venuto in camera mia e abbiamo parlato, mi ha pettinato i capelli! Poi ha parlato con Kouki. Cioè, per me è un uomo a posto, ma Kouki continuava ad avere paura ed essere arrabbiata con me perché gli davo troppa confidenza! E poi perché gli ho permesso di toccarmi, lei non ha apprezzato. Era così impaurita!> si lascia sfuggire una risata di puro divertimento, che non viene presa bene dalla piccola Kouki, che si sente solo presa in giro. <Mi ha detto che siete amici. Ma Kouki pensa che ci sia qualcosa di più, è vero?> continua a parlare come una piccola macchinetta piena di entusiasmo, mentre la donna si accovaccia di fronte a lei, le parla con dolcezza, ma la guarda dritta negli occhi ponendole quelle domande. Ed è qui che Kouki urla, urla con tutto il fiato che ha in gola nella speranza di farsi sentire dalla sua mamma. Vorrebbe che la sua voce oltrepassasse quella crepa per raggiungere le orecchie della donna, vuole farsi vedere, vuole farsi afferrare e liberare. Ma la voce non esce, ma assorda per un attimo la giovane Nat, che va a chiudere gli occhi infastidita e si porta le mani alle orecchie. <Smettila di urlare!> si può dire che non vanno molto d’accordo. Mette il broncio e torna a guardare la Hyuga, infastidita, ma poi torna a sorriderle. <No, io mi chiamo Nathair! Faccio parte della Caccia. Kouki, Mirako ed Heiko sono tutte rinchiuse qui!> si indica la testa corvina. <Mirako ed Heiko non possono né sentire, né vedere, né interagire. Mentre Kouki vede e sente, ma non può interagire se non con me!> afferma tutta soddisfatta, come se fosse una cosa bella e buona quello che ha detto, ma nella sua testa si, lei ha un compito che le è stato affidato. Soddisfazione. Prova soddisfazione per quello che fa? La risposta non arriva immediata alla sua mente. Si impegna ogni giorno in ogni aspetto della sua vita cercando di salvare i feriti in ospedale, istruire i più inesperti in Accademia, consigliare l'Hokage nel governo del Villaggio, adempiere alle missioni che la richiedono sul campo, ma le dà soddisfazione? In parte, sì. Le sembra di poter fare qualcosa di concreto e reale della sua vita, le sembra di averla messa al servizio di qualcosa di buono, di giusto per quanto possibile. Eppure la frustrazione è comunque tanta. Il fallire molte volte, il non poter salvare tutti, il non poter stare molto tempo con la sua bambina. < Beh... diciamo che forse dovrei prendermi un po' più di tempo per me. Per noi. Che dici? > azzarda con un sorriso intenerito prima di proseguire nel suo dire e ritrovarsi sempre più basita nel realizzare come l'atteggiamento della Yakushi sia così alienante ed estraneo alla sua stessa persona. In Kaori si scontrano il terrore di avere davanti qualcuno che sta solo sfruttando l'immagine della sua bambina e la preoccupazione di star solamente travisando qualche atteggiamento nuovo dovuto magari alla sua crescita o a qualche bell'avvenimento che le ha lenito l'anima. Non sa più chi ha davanti, non sa chi sia la sua bambina. E ha paura. Sente che quella fanciulletta sotto i suoi occhi non è Kouki. La sente estranea, diversa nonostante quelli siano i suoi capelli, i suoi bellissimi occhi dorati. Sente quasi l'istinto di distanziarsi da quella bambina che non conosce e prova vergogna per se stessa. Quella è la sua bambina. Eppure non lo è. Sospira silenziosamente limitandosi a deglutire con fatica quando lei le conferma di non voler sentir parlare del suo lavoro. La osserva mentre si muove con entusiasmo e sorride con dolcezza cercando in quei gesti ed in quei lineamenti una qualche traccia della sua amata figlioletta. Ma Kouki non c'è. E' lontana, diversa dalla vivace ragazzina dinnanzi a sé. Tuttavia cerca comunque di rimanerle accanto quanto meno per capire cosa stia accadendo e dunque le propone di passare del tempo assieme, quel semplice spazzolarle i capelli che le ha sempre unite in passato. < Allora ti aiuto io. E' difficile pettinarsi da sole i capelli quando sono così lunghi. Ma c'è un trucco sai? > le direbbe cercando di trattenere l'involontario istinto di prenderla per le spalle e scuoterla come se questo potesse farla tornare alla normalità. < Se li metti tutti davanti sulla spalla sarà più facile pettinarli tutti. > le rivela quasi con tono complice tenendo le labbra distese in un sorriso in quel momento che cerca di sfruttare per sentirsi vicina a quella che vorrebbe essere la sua bambina. E poi tutto cambia e la sua ritrosia viene per un attimo respinta quando Azrael viene nominato e il suo corpo agisce d'istinto mostrando quei chiari segni di disagio e tenerezza che non riesce a celare. Arrossisce, balbetta, si sente nervosa: aveva detto al Nara che avrebbe potuto parlare con Kouki ma non sapeva avesse già provveduto a farlo. La cosa la sorprende e spaventa assieme. Si chiede cosa Kouki abbia pensato di lui, se possa essere arrabbiata con lei per la sua presenza al proprio fianco e quindi -inevitabilmente, anche al suo. Tuttavia quello che inizialmente è solo timore diviene in poco tempo vera preoccupazione. La bambina davanti a Kaori le spiega come è andato l'incontro con Azrael spiegandole come Kouki fosse contraria alla sua presenza. Capisce che aveva ragione, che quella piccola non è sua figlia e che, a parte tutto, la sua bambina è rimasta irretita dalla vicinanza di Az. Lo immaginava. Avrebbe voluto presentarglielo con maggior calma, spiegarle la situazione per quanto lei stessa non sappia in che rapporti è con il Dainin. < Azrael non è un pericolo per Kouki. Non le farebbe mai del male. Ma Kouki aveva ragione ad essere circospetta. Non ci si lascia avvicinare dagli sconosciuti così tranquillamente. > dice la Hyuga stringendo i denti, maledicendosi al pensiero della sua bambina spaventata dall'essere avvicinata da qualcuno che non conosce. Per quanto sia sicura al cento per cento che Az non le abbia fatto nulla e che non avrebbe mai osato farle del male, conosce Kouki abbastanza da sapere che ha bisogno di tempo prima di lasciarsi avvicinare intimamente da qualcuno che non conosce. Soprattutto da un amico della sua mamma, non dopo quanto successo col suo papà. Quel suo ultimo dire, poi, porta Kaori a schiudere le labbra fissando i grandi occhioni gialli della bambina con sguardo vulnerabile, trasparente, mostrando l'incertezza che l'attanaglia in quel non sapere cosa siano lei ed Azrael. Lui ha detto che sono amici, la cosa più semplice da dire ad un bambino per non traumatizzarlo in uno stato di delicato equilibrio mentale. Ma loro... cosa sono? < Siamo amici. > conferma allora Kaori dopo aver preso un profondo respiro, umettandosi le labbra. < Ma gli voglio più bene che ad un amico qualsiasi. Non so bene nemmeno io cosa sento. Ma... non ne abbiamo ancora parlato. Perciò-- sì. Direi che siamo amici per ora... > ammette con quanta più sincerità possibile, come ha sempre promesso alla sua bambina. Non sa se Kouki possa sentirla ora ma sembra che questa ragazzina -chiunque essa sia- possa parlare con lei e sapere cosa pensa quindi, magari, le avrebbe fatto ugualmente arrivare il messaggio. Tuttavia quando Kaori si china alla sua altezza per cercare finalmente di capire chi sia, questa sembra quasi sofferente in un primo momento. Un attimo solo prima di tornare a sorriderle e spiegarle chi sia. La Caccia. Kaori aveva sentito qualcosa appena tornata dalla sua ultima assenza ma non ricorda bene cosa caspita sia. Al momento l'unica cosa che le importa è la sua bambina e la consapevolezza che no, quella che sta parlando con lei non è Kouki. < Kouki... va tutto bene. La mamma è qui. > andrebbe a sussurrare al volto della piccola cercando però di guardare oltre, cercando l'angolo della sua mente ove è rinchiusa e imprigionata. < Scusami per averci messo tanto. > mormora con un sorriso colpevole sulle labbra tentando di allungare una mano a sfiorarle il volto, a carezzarle i capelli. < Allora, Nat. Parliamo. > continua schiarendosi la voce ed inspirando a fondo, cercando di trattenere la rabbia per le sorti della sua bambina e delle altre personalità imprigionate nella sua mente. < Che ci fai qui? Come mai hai rubato il corpo di Kouki? > [ Chakra: on ] [Ingresso] Di soddisfazioni la piccola Nat ne ha bizzeffe negli ultimi tempi, da quando è nata ed è stata messa in quel corpo, non fa altro che fare quello che più le piace, quindi come potrebbe non sentirsi soddisfatta? L’unica paura che ha è l’avvicinarsi di quel momento in cui sarà destinata a sparire per sempre, perché non è eterna e man mano la sua presenza si affievolirà in favore della proprietaria di quel corpo e delle altre personalità. C’è da chiedersi se la Caccia non sia stata crudele nel far nascere qualcuno, perché Nat a tutti gli effetti è qualcuno, come Mirako, Heiko, la stessa Kouki, con una personalità e sentimenti, per darle però una vita breve. Conscia che finirà a meno che Kouki non decida il contrario, ma ne dubita dato che non vanno d’accordo. Per quanto Nat possa poter desiderare di sopravvivere, però, non dipenderà da lei. <Be, si, sono d’accordo! Alla lunga stanca stare la maggior parte del tempo da soli in casa!> si, ci sono Asia e Kuro, ma sono comunque degli animali, relazioni ben diverse da quelle che potrebbe stabilire con un essere umano. Sorride, saltella, fa qualche passetto in nessuna direzione particolare, ma non riesce a stare ferma, come se ci fosse troppa energia dentro di lei. Così diversa da Kouki, così spensierata e forse non si rende nemmeno conto del dolore che sta procurando, o delle preoccupazioni che la sua esistenza fa nascere. Kouki non lo sopporta, per quanto abbia capito le intenzioni della Caccia e per quanto almeno in parte sia loro riconoscente per questo, non può sopportare a lungo questa situazione. L’unico fatto positivo è di non avere voci nella testa che la influenzano, ma allora non potevano semplicemente bloccare Mirako ed Heiko? Lasciando lei libera? Perché Nat? Non per sempre, ovvio, è comunque affezionata sia a Mirako che ad Heiko, ma forse riesce ad intuire il perché di quella personalità cacciatrice creata… dopo tutto loro la vogliono con sé, forse una personalità creata da loro potrebbe spingerla a lasciare il mondo ninja per unirsi a quello della Caccia? Sorride la piccola, incurante dei pensieri di Kouki, quando la donna le rivela quel piccolo ed efficace trucco. <Davvero?> incredula va a raccogliere i propri lunghi capelli per portarli tutti da un lato, davanti alla spalla destra. <Ehi, potrebbe funzionare!> come se li sia pettinati i capelli Kouki fino a quel momento è un mistero, ma forse si tratta solo di molta pazienza e niente altro. <Comunque ora che ci sei me li pettini tu, giusto? Mi piace farmeli pettinare!> una cosa in comunque con la Yakushi dopo tutto, perché negarle quel momento, quel favore… forse per parlare di cose più importarti. Tipo Az e la relazione con Kaori. Osserva la donna arrossire, balbettare, avere una reazione decisamente sproporzionata se si parla di un amico, o almeno sono i pensieri di Kouki, perché a Nat non sembra importare molto, l’importante è che tutto vada bene. Kouki quindi non si lascia sfuggire quella reazione, appoggia le manine al vetro della teca ed osserva la sua mamma reagire a quel modo. Il cuore si stringe, lo stomaco si capovolge. E’ abbastanza attenta e sveglia da poter cercare di comprendere quel comportamento. Chi è Az, chi è per lei, perché tutti e due stanno mentendo parlando di loro stessi come amici? Per quanto Kaori sia sincera, la ragazzina nella teca non riesce a credere al fatto che siano solo amici. Mille pensieri, mille turbe, ma quella che sembra risentirne più di tutte pare Mirako. In qualche modo quella situazione, quel turbamento, passano attraverso la teca di Mirako, facendola tremare leggermente. Niente di più. <Quindi dici che Kouki aveva ragione? Io mi sono lasciata avvicinare perché era a torso nudo in casa, quindi c’era confidenza no? Perché avere paura?> mille ragione che però sono già state affrontate e snocciolate con Az in persona, in un incontro frontale con la diretta Kouki. <Comunque hanno parlato, più o meno anche Kouki è arrivata alla conclusione che non sia cattivo. Per logica insomma, quella che ama tanto lei!> Nat va più a sentimento, come i bambini, mentre Kouki si sa che è più fredda ed analitica. <Deve averle dato fastidio perché non le ho lasciato il tempo di analizzare la situazione e di fidarsi di quell’uomo, però anche lui ha detto che se avesse voluto farle del male avrebbe approfittato del momento in cui c’ero io e non lei!> insomma, più semplice approfittare dell’ingenuità di Nat, piuttosto che attendere il risveglio di Kouki. <Comunque, giusto perché tu lo sappia… Kouki pensa che la state prendendo in giro con la storia degli amici!> e sorride, come se tutto quello la divertisse, ma non c’è traccia di cattiveria in lei, una cosa che potrebbe fare Mirako, ma non Nathair. Infine giunge quel momento in cui la donna e la piccola sono faccia a faccia, la situazione viene spiegata e Kaori prova a parlare con la sua bambina. Kouki la sente, vorrebbe abbracciarla, ma non può, non riesce e piccole, silenziose lacrime iniziano a solcarle il viso. Un viso che non potrà essere veduto, in quanto nascosto dalla teca, dalla mente. Almeno ha la certezza che sua madre abbia capito la situazione, che sa che lei è lì ad ascoltare e vedere, ma non può reagire. La mamma è qui. Quella frase viene ripetuta molte volte nella sua testa. <Sta piangendo.> si limita a rispondere Nat invece, facendo un po’ da portavoce. <Io non ho rubato niente!> si risente, come punta sul vivo. <Despair, la mia mamma, mi ha creata qui dandomi il controllo del corpo, io ho un compito! Ovvero far capire a Kouki com’è il mondo, senza l’influenza delle sue personalità, per questo sono rinchiuse. Lei potrà valutare con la sua sola testa e scegliere se rimanere qui o venire via con la Caccia!> ecco tutto, spiegato in maniera molto semplice. <Io non esisterò per sempre… perderò pian piano la mia forza in favore di Kouki… e sparirò…> per la prima volta la vocina carica di entusiasmo sembra spegnersi in favore di una tristezza appena accennata. Sparire, morire, è quello che Mirako vuole evitare a tutti i costi da quando è nata. Un destino quanto meno terribile quello che aspetta Nat, la quale quindi si gode appieno questi momenti di libertà. Una fitta al cuore, quella. Quanto tempo Kouki è stata sola in casa? No. Quanto tempo è rimasta sola nella sua mente prima che Kaori decidesse di affrontare la verità? Quel cambiamento troppo radicale e repentino perchè si trattasse della sua bambina? Sola. Così l'ha fatta sentire. Per tutto quel tempo. Le viscere le si contraggono mentre cerca di non mostrare alcun segno di cedimento. < Beh... adesso vediamo di non stare più sole, okay? > le propone con tutta la dolcezza che riesce, desiderando arrivare a Kouki, alla sua bambina, deglutendo. E quindi sorride quando la bambina si porta i capelli sulla spalla, annuendo piano nel mostrarle come effettivamente sia molto più comodo pettinarsi in quel modo, con la possibilità di far arrivare il braccio fino alla fine della sua chioma disordinata. < Sì. Ci penso io. Mi farebbe piacere. > conferma Kaori annuendo ancora, ripensando a tutte le volte in cui Kouki si era lasciata pettinare da lei, sedute sul letto, su una sedia, proprio come una mamma e la sua bambina. Il primo gesto che le ha unite, il primo atto che le due hanno condiviso non più come la ragazza e la bambina di Raido, ma come madre e figlia. Tuttavia il momento di pettinarle i capelli viene posticipato dagli argomenti che vengono successivamente affrontati dalle due. Prima di tutto il rapporto che intercorre fra Azrael e la bambina e poi quello che intercorre fra Azrael e la stessa Kaori. E' giusto che lei voglia sapere e Kaori cerca di essere il più sincera possibile con lei per quanto la situazione sia difficile da spiegare, soprattutto ad una fanciullina. Ascolta le domande della piccola cercando di trovare le parole migliori per spiegarle il punto di vista di Kouki e la sua giusta ritrosia all'idea di quell'incontro. < Sì, abbiamo confidenza. Ma solo perchè piace a me e andiamo d'accordo non vuol dire necessariamente che sia così anche per voi. Prima di avvicinarti ad una persona è bene che tu capisca se ti piace oppure no. Se ti fa sentire tranquilla. > tenta di spiegare Kaori con fare semplicistico, non sapendo bene come meglio esprimere quel concetto in modo da far capire a quella bambina il suo punto di vista. < Sono contenta che Kouki lo pensi. Azrael è una brava persona. Credo che-- possa capirla anche meglio di me per certi aspetti. > espira appena umettandosi le labbra, temendo un po' quella possibilità. Le dispiace non poter comprendere appieno quello che la sua bambina prova ma è felice di sapere che, almeno, esiste qualcuno che più di altri può riuscire a capirla e rassicurarla se dovesse essercene bisogno. Tuttavia quando la ragazzina espone il pensiero della Yakushi circa la relazione fra Azrael e Kaori, la Hyuga si ritrova a schiudere le labbra, esclamando un tempestivo < No! >. Boccheggia per un istante stringendo le labbra e scuotendo lentamente il viso cercando un modo migliore per spiegarle la situazione in corso senza però spaventarla. < Non la prenderei mai in giro. E' solo che-- nessuno dei due è pronto per essere qualcosa di più in questo momento. > ammette lei umettandosi le labbra, stringendole appena. < Abbiamo perso da poco la persona che per noi è stata la più importante. Il pensiero fa ancora male ma-- quando stiamo insieme stiamo meglio. Stiamo bene. > rivela Kaori ripensando a quanto felice la faccia sentire la presenza di Azrael ogni volta che è con lei. < Stiamo cercando di conoscerci un po' di più. Di-- non pensare a cosa siamo o cosa no. Non siamo pronti per questo adesso. Così, se dobbiamo definirci è più semplice dire che siamo amici visto che di fatto non stiamo insieme e non siamo solo conoscenti. > si morde timidamente il labbro inferiore sperando che la sua piccola Kouki non si senta ancora presa in giro nonostante la più totale onestà che può trasparire dai suoi occhi. Rialza lo sguardo cercando quello della fanciulla e quando questa le dice che Kouki sta piangendo Kaori deve ricorrere a tutta la sua forza di volontà per trattenere la rabbia e le grida. Ascolta le parole di Nat e si ritrova ad ascoltarla malvolentieri, vedendo in lei una forza che sta facendo del male alla sua bambina. Tuttavia più le parole scorrono più la ragazza si ritrova a vedersi coinvolta da lei e dalla sua storia che, in fondo, fa leva su quell'istinto materno che proprio la stessa Kouki ha risvegliato in lei. Kaori sospira pizzicandosi l'arco nasale con le dita per radunare le idee prima di inspirare a fondo e smuovere le rosee. < Sai cosa sta succedendo in questo momento? > domanda la Hyuga guardando Nat negli occhi. < Che tu stai vivendo la *tua* vita nel corpo di Kouki. Le stai facendo vedere come *tu* vivresti la tua vita senza pensare a cosa piacerebbe fare a lei. Non può capire com'è il mondo se tu lo affronti al posto suo. In questo momento ti stai comportando peggio delle sue altre personalità perchè non le dai modo di provare da sola tutte le cose che le stai mostrando. > spiega Kaori inginocchiandosi ora a terra, davanti a lei, guardandola negli occhi e cercando le sue mani. < Si chiama violenza, questa. La stai costringendo a rimanere ferma a guardare mentre ti diverti al posto suo. Non può muoversi, non può fare quello che vuole, nemmeno parlare con le persone a cui vuole bene perchè ci sei tu che lo fai per lei. > continua la Hyuga con voce bassa, morbida, ma sicura e ferma. < Kouki sta piangendo. Ti sembra felice? Ti sembra che le stia piacendo il mondo che le stai mostrando? Uno dove non può nemmeno dire la sua? Non è giusto. > mormora lei inclinando lentamente il capo, ricercando il suo sguardo con dolcezza. < E non è giusto che tu sia stata creata per sparire... > [ Chakra: on ] [Ingresso] Non stare più sole, via la solitudine, ma per quando Kaori, la sua mamma, possa stare a casa con lei, Kouki non si sentirà mai in completa compagnia, perché non può muoversi a proprio piacimento, non può abbracciare la sua mamma, non può vivere quei momenti come vorrebbe. Per quando la Hyuga starà in casa con lei, Kouki si sentirà comunque distante e rinchiusa. <Va bene.> risponde candidamente a quelle parole, allargando il sorriso ed avvicinandosi alla donna senza però abbracciarla o toccarla, non perché non ci riesca o abbia chissà quale timore, ma perché semplicemente quel feeling mamma-figlia lei non lo avverte per se stessa. Si tocca i capelli, li osserva e cerca di calcolare quanto in effetti sia più semplice pettinarli a quella maniera, magari sarà un trucchetto rimarrà anche a Kouki in futuro. Il pettinarle i capelli non avrà mai lo stesso significato che ha per Kouki stessa, per quanto Nat possa comprenderlo, avendo i suoi ricordi, ma che però non le appartengono, come se fossero due persone differenti, insomma proprio come una Mirako che vive una sua vita diversa. Quel simbolo che ha unito Kaori e Kouki come mamma e figlia, è qualcosa di profondo, di indescrivibile. Il cuore batte veloce nel corpo della Yakushi, vorrebbe abbracciare la propria mamma, ma Nat non lo fa, forse c’è qualcosa che la cacciatrice sta sbagliando senza che se ne renda nemmeno conto. Le successive parole di Kaori rispetto alla relazione con Az sono chiare e comprensibili, loro due hanno confidenza, ma non è detto che debbano averla per forza anche la piccola e il Nara. <Ma a me piace, non ho mai avuto motivo di temerlo!> è la verità che mette in mostra l’incredibile ingenuità della ragazzina, la quale probabilmente si fiderebbe di chiunque al volo, portando brividi di terrore in Kouki nel frattempo, che si ritrova in balia degli eventi. Sentirsi vicina a uno sconosciuto, lasciare che vada alle sue spalle e le pettini i capelli, che la tocchi, senza che lei possa fare nulla per impedirlo, sentendosi preda ad un terrore che non riesce a spiegarsi, col tarlo che possa farle del male da un momento all’altro, e che Nat non lo capisca. E’ anche vero che fu proprio quello a permetterle di riprendere il controllo. Quella profondo paura che l’ha spinta poi a riuscire ad allontanarsi da lui nel più breve tempo possibile. Ma anche ora vorrebbe riprendere il controllo, per abbracciare la sua mamma. <Si, Az ha detto delle cose, delle sensazioni, che Kouki ha compreso molto bene. La capisce davvero in effetti.> non può dare torto a questa cosa. La piccola sussulta appena a quel ‘no’ tanto marcato, un’esclamazione che non si aspettava, seguita da una spiegazione decisamente sincera. Si capiscono i sentimenti, e riesce a comprendere cosa li stia spingendo. Solo amici per il momento, ma con l’intenzione futura di essere di più l’una per l’altro. <L’importante è che stiate bene tra voi! A me non importa se siete amici o fidanzati, se sono sentimenti belli, meglio!> sorride con infantilità, mentre al suo interno Kouki vorrebbe morire dalla sofferenza. Non si sente ancora del tutto a posto con Raido, il cuore le fa ancora male e sua madre probabilmente vorrà stare con questo Az. Questo la porta a rivivere ancora e ancora situazioni familiari differenti alla quale lei non è minimamente abituata. Non è pronta per un’altra figura paterna, ma se loro due staranno insieme, non potrà evitarlo a meno di essere due conosciuti sotto lo stesso tetto. E poi Fumiko. Deve assolutamente liberarsi per andare a cercarla, scusarsi per aver provato a fare del male alla sua bambina. Colpisce ancora con forza quel vetro, più e più volte, più simile ad un animale disperato che a qualcuno che sta comprendendo il mondo intorno a sé. <Kouki ha capito, ti crede, ma… credo non sia pronta ad un’altra figura maschile.> fa spallucce lei, come se non avesse senso tutto questo per Nat. La discussione ben presto verte su di lei, su Nat, su come sta vivendo la sua vita nel corpo di Kouki, si come tutto questo stia facendo soffrire la Yakushi, e la porta a riflettere su quello che è stato fatto. Ma anche se capisse? Non può farci proprio niente lei. <Io sto vivendo la mia vita, come farebbe Mirako. La sta osservando e in questo modo ha possibilità di vedere cosa le piace e non le piace, senza l’influenza delle altre. Sono sicura che la Caccia le piacerebbe, ma non credo di poterla influenzare nella sua scelta, deve capirlo da sola.> anche se in realtà Nat stessa è stata un po’ abbandonata da Despair, sua madre, la Cacciatrice. <Comunque anche se volessi non potrei liberarle, avverrà col tempo, e una volta libere loro, io morirò.> è abbastanza seria al momento, chi mai vorrebbe morire dopo tutto? <Non è prigioniera per sempre, ora piange, ma alcuni sacrifici a volte sono da fare. Tieni conto che comunque adesso lei si sente anche libera dall’influenza di Mirako, e riesce a sentire meglio i suoi pensieri! Quindi non sono così malvagia!> ritrova il sorriso in quella sua convinzione, di certo non si può dire che sia davvero cattiva, non c’è traccia di quel tratto caratteriale, ma essendo nata con un compito ben delineato, la sua vita per quanto corta sarà, è già stata decisa, ovvero adempiere a quel compito. In questi momenti Kouki si sente vicina a lei, può comprenderla… dopo tutto anche lei è stata creata per adempiere ad un compito, con un futuro già scritto ed instradato da Otsuki, e lei sta combattendo per uscire da quei binari e vivere la sua vita. Ma Nat non avrà questa possibilità. <Puoi abbracciarmi, magari così Kouki potrebbe ritrovare la forza per uscire.> non è da lei dare un consiglio del genere, perché sa che più Kouki riavrà forza, Nat ne avrà meno. Manca così poco a rompere quella teca.
Giocata del 03/04/2018 dalle 09:53 alle 15:47 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Come può spiegare in termini comprensibili ad una bambina così piccola il motivo per cui dovrebbe stare alla larga da uno sconosciuto per quanto affabile e gentile questo possa apparirle? Si rende conto adesso di quanto sia difficile insegnare qualcosa ad un bambino, non essendoci mai stata abituata con Kouki che, nonostante l'inesperienza e la tenera età, è sempre stata più matura e riflessiva di qualunque antro bimbo Kaori abbia mai visto o conosciuto. Boccheggia in difficoltà per un attimo umettandosi le labbra. Come spiegarglielo? Forse, però, non deve neppure provarci. Ben presto infatti l'argomento si fa più dettagliato e delicato e le due parlano di come siano andate le cose con Azrael, di ciò di cui hanno parlato e Nat rivela come -effettivamente, il Nara sia riuscito a capire e comprendere un aspetto della Yakushi che Kaori non ha mai potuto capire davvero. Sorride mestamente, sollevata di quella notizia e si ritrova poi a sospirare quando la bambina dà in quell'affermazione così semplicistica ed ingenua così tanto tipica dello spirito innocente dei bambini. Vorrebbe poter ridurre tutto a quello, alla semplicità di provare qualcosa di bello per qualcuno e farselo andar bene così, ma sa che la situazione è molto più complicata di questo. Sa che Kouki ha i suoi buoni motivi per essere timorosa ed incerta, sa che è giusto che non accetti la cosa a cuor leggero, che sia diffidente e sospettosa. Ancora sta combattendo con l'affetto che prova per l'unico padre che l'abbia mai amata, da poco aveva accettato l'idea che Raido non stesse più con la stessa Kaori ed ora si ritrova a vedere accanto alla Hyuga la figura di un altro uomo. Qualcuno che non conosce, del quale non può semplicemente fidarsi. Kouki ha ragione e Kaori capisce. Inoltre non sa neanche come ben definire il rapporto che intercorre fra lei e il Dainin dato che neppure loro ne hanno realmente parlato e questo complica le cose ancora di più. E poi quelle parole arrivano, i pensieri di Kouki le vengono illustrati e Kaori si ritrova a schiudere le labbra osservando la picola con dolcezza, quasi con mortificazione e colpa. < Oh lo capisco! Davvero, lo capisco... > inizia col dire Kaori inginocchiata ai piedi della bambina, le mani a cercare le sue. < Non devi necessariamente volergli bene. Non devi considerarlo parte della famiglia. Non... sarà tuo padre. > inizia col dire la Hyuga selezionando accuratamente ogni parola così da non spaventarla, così da metterla a suo agio e dimostrarle di essere dalla sua parte, di capirla. < Lui... è importante per me. E probabilmente sarà spesso con noi. Ma non devi sentirti obbligata in nessun modo nei suoi confronti. Non devi lasciare che quello che provo io per lui influenzi come ti senti tu. Sei libera di comportarti come preferisci con Azrael. Se ti piace parlarci puoi farlo, se non ti piace puoi evitarlo. Sei.. libera. Non devi necessariamente vederlo come un altro papà. Potete semplicemente essere amici se dovessi volerlo. > cerca di dirle con tono accorato, ricolmo d'affetto e premura nel tentativo di rassicurarla e di farle capire che va bene se si sente così, se non si sente pronta ad aprirsi a qualcun altro. Non dopo il recente tradimento. Tuttavia i sentimenti di Kouki vengono per un attimo messi da parte quando è la stessa Nat a parlare con Kaori esponendole i propri pensieri, i propri incarichi, spiegandole ogni cosa. La Hyuga si sente quasi impietosita dal ruolo che è stato addossato a quello “spirito”, impietosita al pensiero del triste destino cui sta andando dolorosamente incontro. Ogni momento che passa d'indebolisce ed ogni attimo che passa muore. Adesso ride, scherza, gioisce, gioca come una bambina qualunque, ma la sua energia si sta esaurendo e ben presto svanirà e di lei non resterà neppure il ricordo. Una bambina senza volto, senza corpo, che ha rubato la voce della sua Kouki per pochi momenti, per assaggiare uno sprazzo d'esistenza. < Non sei malvagia. Ma-- lei sta soffrendo. Ha paura. Rivuole la sua vita. E io rivoglio lei... Mi manca. Mi manca tanto la mia bambina. > Stringe le labbra cercando in quell'espressione estranea il volto della sua bambina. I lineamenti del viso sono gli stessi, il corpo è sempre quello, eppure l'espressione, lo sguardo... tutto è diverso e in quei tratti infantili non riesce a scorgere la Kouki che ha imparato ad amare col tempo come fosse sangue del suo sangue. E mentre quel pensiero la ferisce la voce di Nat arriva portando Kaori a schiudere le labbra sentendo la speranza divampare improvvisa nel suo petto. Nel suo cuore. Forse... forse può davvero liberarla? Il pensiero le riempie le orecchie ed il cuore portando Kaori ad annuire e quindi protendersi appena verso di lei nel tentativo di avvolgere attorno al suo corpicino le braccia. Tenterebbe di stringerla al petto, di portare una mano dietro la sua schiena e l'altra dietro il capo per poggiare il suo volto contro la propria spalla. Vorrebbe cercare di abbracciarla con tutto l'amore di cui è capace poggiando le labbra fra i capelli scompigliati e spettinati, chiudendo gli occhi per perdersi un istante di più in quella stretta. < Bambina mia... bambina mia, sono qui. La mamma è qui. > le sussurra dolcemente all'orecchio in un soffio flebile, tremante, ricolmo di timore e speranza. [ Chakra: on ] Nat è semplice, una creatura semplice ed ingenua, una bambina nel vero senso della parola, la quale vorrebbe solo essere libera di giocare e vivere una propria vita. I suoi pensieri sono meno ragionati ed articolari, vi è decisamente meno logica e freddezza, lei non calcolare ma agisce di pancia. Per lei Az è una persona della quale fidarsi, qualcuno che non ha motivo di temere e non riesce a comprendere come invece dovrebbe tenere alla larga dalle persone solo perché non le conosce. Un concetto difficile, perché Nat dimostra meno degli anni che la piccola dovrebbe avere, è più infantile, più debole in un certo senso. Forse è proprio quella parte più infantile della Yakushi, quella parte che non è mai potuta esistere, un modo di fare che da’ a Kouki un senso di irritazione ed invidia. Invidia, già. Lei non può permettersi quell’atteggiamento, quel comportamento, quella libertà. Potrebbe, ma non riesce. Il rapporto fra Kaori ed Az diviene un argomento fin troppo complicato per la donna, che a differenza di Nat non trova le cose così chiare. La bambina non può comprenderne i motivi, non può fare altro che lasciarsi andare alla pancia, a quello che sente. Se dei sentimenti sono belli ed esistono, allora è qualcosa di buono. Forse la Hyuga si frena proprio perché Kouki in primis ha difficoltà a crederci? A lasciarsi andare? Kouki non risponde a quegli interrogativi, lei fissa la sua bacheca di vetro, fissa quella crepa così in procinto di allargarsi e che potrebbe spazzare via quella sua prigione. Le mani della piccola vengono prese, occhi negli occhi quando la donna si inginocchia davanti a lei, a quello scricciolo così frantumato e tenuto insieme in chissà quale modo. Non ha motivo di ritrarsi, quel contatto le piace e passa attraverso la mente alle sensazioni di Kouki. Lei ascolta, lei sente. Kouki vorrebbe rispondere a quelle parole, vorrebbe dirle molte cose, come sente che stiano davvero le cose, ma non può farlo, non riesce ora… e di parlare con Nat affinchè lei faccia da intermediario è una gran scocciatura. Lei vuole parlare con la sua bocca! Ma Kouki e Nat condividono lo stesso corpo, la stessa mente… c’è davvero qualcosa che una può nascondere all’altra? <C’è qualcosa…> azzarda a parlare dopo aver ascoltato quelle parole premurose nei confronti della Yakushi. <Qualcosa che vorrebbe dirti in risposta, ma non vuole dirlo a me.> si cruccia, si intristisce, forse sta comprendendo quanto difficile sia. Così mera la sua esistenza, così forte quella di Kouki. <Quello che riesco a capire sono sprazzi di pensieri. Io credo che lei abbia ben compreso, ma penso che voglia farti comprendere altro, che ci tenga. Riguardo te ed Az.> abbassa lo sguardo osservando le proprie manine strette in quelle di una donna che lei non considera sua madre, non c’è nessun legame tra Nat e Kaori, comprende quello affettivo di Kouki, ma non fa parte di lei. Un legame che sente con una persona della Caccia che lei vorrebbe rivedere. Un legame che però non potrà mai avere, perché destinata a morire. E’ questo che si ottiene a giocare con la vita, la mente, delle persone. Disastri. <Come te e lei. Come lei e Fumiko. Sono due legami che sono nati per arrivare almeno alla sola amicizia, ma poi si sono fortificati per diventare altro. Forse ha paura che succeda anche con Az, e che poi una volta che accadrà, lui se ne andrà.> cerca di dare voce a quelle paure che non sono le sue, ma che riesce ad avvertire essendo parte della stessa mente. Una cosa è certa, Nat non è malvagia e questo Kaori lo ha capito. Eppure sta facendo soffrire una persona, non perché lo voglia, ma perché deve. Quanto può essere giusto? Sbagliato? Ma lei appartiene alla Caccia, lei sa che ci sono sacrifici che devono essere fatti. Eppure… eppure c’è qualcosa. <Ti manca…> ancora si cruccia lo sguardo, si fa pensieroso e riflette. Mette a confronto due realtà e due situazioni parallele. <Secondo te potrei mai mancare a mia madre, come Kouki manca a te?> Despair, sua madre, sua creatrice… prova un legame o un qualche tipo di affetto, le manca come persone. O è semplicemente una creazione che serve ad uno scopo per poi svanire nel nulla? Nat non può nemmeno attaccarsi alla sua vita, se sempre tale si potrebbe chiamare, perché per qualsiasi cosa lei faccia, quelle teche si indeboliranno, lei si indebolirà. E’ stata creata con una falla, con una data di scadenza. Come un prodotto. Stringe in pochi battiti il proprio cuore, il muscolo cardiaco che non le appartiene… e a seguito di quel consiglio dato, un abbraccio viene elargito. Un abbraccio carico di affetto, lei avverte le mani, le braccia, il calore di quel corpo. L’amore di una madre… è dunque questo? Nat non ricambia all’inizio, si lascia avvolgere da quelle braccia, appoggia la testolina contro quella donna ed avverte una sensazione esplosiva. Un calore che lentamente le risplende da dentro, dal profondo di un cuore che non le appartiene. In quel semplice abbraccio concepisce la fragilità della sua sente vita, la mancanza di un amore che non avrà mai, il destino al quale la sua stessa madre l’ha designata. E allora cos’è che dovrebbe accadere? Kouki che si convince ad andare dalla Caccia, o una Nat che comprende quanto la Caccia la stia facendo soffrire? Gli occhi gialli della piccola vengono chiusi e lacrime silenziose scorrono sulle sue gote. Lacrime di Nat. Non può fare nulla per impedire che quella crepa si allarghi, non può impedire che Kouki avverta quel calore, quei sentimenti, quelle emozioni. Non può impedire che Kouki senta finalmente l’abbraccio della sua mamma, le sue parole dolci, tutte per lei. Mamma, mamma. Lei è lì per lei, lei è lì con lei. Il proprio corpo viene trafitto ed attraversato da un amore così infinito che lei stessa non credeva di poter mai provare nella sua vita. Le braccia di Kouki si sollevano, ancora intrappolata nella teca, si protendono in avanti come per abbracciare la sua mamma, ma si protendono verso il nulla, fino ad appoggiare le mani sulla superficie del vetro crepata. Chiude gli occhi, il cuore batte all’impazzata, la voglia di abbracciarla a sua volta è così forte che basta una sola e leggera pressione e… la teca di spezza. Si rompe in mille e più pezzi di vetro. Si libera. E in un attimo che sembra infinito Nat non può che osservare Kouki liberarsi, protendersi in avanti passo dopo passo. Nat si fa da parte, non può combattere, forse non vuole. Mentre Nat si fa indietro, Kouki avanza trasportata dal calore di quell’amore e riprendendo il controllo del corpo le braccia si sollevano e le mani vanno a stringere con foga i vestiti della Hyuga, sua madre. Kouki torna, finalmente libera, e si stringe quasi con violenza contro la sua mamma. <Mamma…!> la voce strozzata dall’emozione, da quel pianto silenzioso che prima era di Nat e che ora è suo. <Mamma sono qui…!> trema. La paura che non venga creduta, una paura sciocca, inutile, ma lei si accoccola fra quelle braccia come se fossero la sua ancora di salvezza. La sua unica protezione. Il cuore ricolmo di gioia, una libertà tanto sperata per poter abbracciare, toccare, con le proprie mani la sua mamma. Se prima la situazione pareva complessa, adesso è semplicemente devastante. Non solo Kaori non sa come raggiungere la sua bambina, intrappolata mentalmente in un corpo che non può controllare, ma adesso si sta anche affezionando al parassita che le ha rubato momentaneamente la vita e l'identità. Non sta cercando di fare realmente del male a Kouki, non nega la sua esistenza o i suoi pensieri, anzi: cerca di esprimere ogni suo timore e pensiero con la innocente semplicità della bambina che è, portando Kaori a sentirsi intenerita da lei e spaventata per la Yakushi. Vuole riaverla con sé, vuole poter di nuovo parlare con la sua bambina, ma sa che questo vorrebbe dire uccidere Nat. Privare un bambino della vita dopo averla assaggiata per così poco tempo... si sente un mostro. Un'assassina. E ascolta quanto Nat le spiega, ascolta il modo in cui cerca di chiarire i sentimenti stessi di Kouki aprendo gli occhi alla special jonin su quelli che sono i timori della bambina. Capisce quel discorso, è quanto mai legittimo, ma non sa come poter rassicurare Kouki in merito. Non ha una garanzia da darle se non... < E' vero. Potrebbe succedere. > annuisce Kaori umettandosi le labbra, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. < Potreste diventare amici, potresti volergli bene e poi senza rendertene conto ritrovarti a considerarlo parte della famiglia. Questo rischio c'è, sì. E lui potrebbe volerti bene allo stesso modo, potrebbe dirti tante belle cose, farti regali, vivere momenti con te e renderti felice. Potrebbe succedere. Così come potrebbe sparire e spezzarti il cuore. Non posso dirti che non succederà. Non posso prometterti che finirà bene. > spiega Kaori con una espressione addolorata, il sorriso sulle labbra a farsi triste, malinconico mentre le stringe con dolcezza le manine per farle sentire la sua presenza al suo fianco. < Ma possiamo davvero lasciare che il timore che qualcosa vada male ci impedisca di vivere qualcosa di bello? > domanda allora, con un briciolo di speranza, sorridendole. < Anche io potrei perderlo. Da un momento all'altro potrebbe andarsene, non tornare più. E' già successo una volta. Per tre anni non ho avuto idea di dove fosse, che fine avesse fatto. Potrebbe abbandonarmi e farebbe tanto male che non riuscirei più a respirare. > spiega la Hyuga con devastante schiettezza, annuendo. < Ma nonostante lo sappia... nonostante non abbia certezze... voglio comunque continuare a volergli bene. Voglio rimanergli vicino perchè quando stiamo insieme mi fa sentire bene e non voglio smettere di sentirmi così per paura che un giorno potrebbe far male. Fa paura... aprirci a qualcuno fa sempre paura. E' come regalare a qualcuno un pugnale con un collegamento diretto al nostro cuore. > Il tono si fa amaro, comprensivo, mentre lo sguardo s'ammorbidisce riflettendosi nelle iridi ocra di lei. < E' normale che tu abbia paura. Che tu non voglia farlo. Ma... è così sbagliato cercare di essere felici? So che probabilmente non vuoi sostituire Raido, che l'idea ti spaventa e ti sembra sbagliata. Ma.. non succederà. Azrael non sostituirà il posto di nessuno così come Fumiko non ha sostituito me. Azrael potrà avere un posto tutto suo nel tuo cuore, se vorrai, e magari questa volta quel posto non rimarrà vuoto. Magari questa volta lui rimarrà e non ti deluderà. Non possiamo saperlo se non gli viene data una occasione. > inclina appena il capo con delicatezza, sorridendole dolcemente. < Ma non devi pensarci ora o decidere adesso. Non devi decidere affatto. Fai semplicemente ciò che senti tesoro mio, la mamma ti starà accanto qualunque cosa vorrai fare. > la rassicura quindi cercando di toglierle un po' del peso che sicuramente deve sentire ora sulle spalle e si ritrova a scontrarsi nel mentre con i sentimenti di Nat. Per la prima volta la bambina parla come se le importasse di qualcosa. Per la prima volta mostra un accenno di dubbio, di timore, ponendo quella domanda che porta gli occhioni di Kaori a riempirsi di lacrime. < Ogni mamma rivuole indietro la sua bambina. > le risponde, semplicemente, sentendo pena per quella piccola abbandonata ad un compito così ignobile e orribile, così ingiusto. E quando le sue braccia vanno a cercare il corpo di Kouki, il suo abbraccio è diretto ad entrambe. Se da un lato vuole raggiungere la sua bambina e farle sentire che lei è lì, dall'altro vuole confortare la piccola Nat per renderle forse più semplice l'addio a quella vita troppo breve. Chiude gli occhi trattenendo un pianto che le brucia le palpebre, sentendo la gola secca, mentre ripete quei sussurri in una sorta di lenta litania. Attende per una manciata di secondi e quindi avverte le braccia di Kouki stringerla a sua volta, l'abbraccio venir ricambiato e la sua voce cercarla. Mamma. La chiama mamma. E lo fa con un tono che dissipa ogni dubbio. E' Kouki. Quella è la sua bambina. E Kaori dà in un sospiro di sollievo, la stringe forte e le bacia disordinatamente il capo, la fronte, le guance, lasciando scorrere le guance anche sul proprio viso, tenendole le gote con le mani, quasi come a volersi assicurare che non sia ferita. < Kouki! Kouki, bambina mia! Sei qui, sei tornata! > esclama con un sollievo travolgente, distruttivo, sentendo un enorme peso svanire dal suo petto, la sola preoccupazione per la piccola Nat a rimanerle addosso. < Stai bene? E' tutto a posto? E Nat? > la voce si incrina appena, le labbra tremano timorose. < ...lei è...? > [ Chakra: on ] I dubbi ci sono sempre quando si affronta qualcosa di nuovo, di sconosciuto, oppure come in questo caso si affronta per l’ennesima volta una situazione della quale si hanno ricordi negativi. Se per Nat è semplice scegliere e decidere, non lo è altrettanto per Kouki, che lascia che sia Nat a spiegare parte di quei pensieri che le affollano la mente. La vita di Nat è molto fragile alla fin fine, ma non dipende da lei, né da Kouki e nemmeno da Kaori stessa. Nessuno è assassino in questa casa, in questo momento, è la natura stessa di Nat che la porterà a svanire nel nulla. Una personalità che doveva essere legata a Kouki ma anche alla Caccia e alla sua creatrice, ma che man mano ha sviluppato una sua identità che l’ha portata a provare panico, tristezza, per la propria situazione. Ha saputo fin da subito che sarebbe svanita, eppure lo ha elaborato man mano solo adesso. Le parole di Kaori vengono ascolta, recepite ed elaborate più da Kouki che da Nat, dato che esse sono rivolte alla Yakushi più che altro. Accettare il rischio, oppure no? La sua mamma lo ha fatto, ha voluto lasciarsi andare, provare ancora una volta forti sentimenti verso qualcuno che potrebbe tradirla o sparire, andarsene. Ma lei accetta il rischio, chiude gli occhi e col cuore ferito si lascia andare a quei sentimenti che prova per Az, perché di sentimenti si tratta, sono forti, sono profondi, inutile nasconderlo, Kouki lo avverte. Kaori, la sua mamma, ne rimarrebbe davvero ferita se anche lui se ne dovesse andare. Il respiro, una parte di sé verrebbe per sempre portata via, potrebbe sentirsi mancare un arto o forse due, la terra sotto ai piedi. Nonostante le incertezze lei vuole amare, vuole voler bene, ed è qualcosa di estremamente coraggioso. Mettersi a nudo, affrontare i sentimenti, le proprie paure… forse è ancora più pericoloso di una missione stessa. Per combattere un nemico si hanno tutti gli strumenti, le abilità e le conoscenze… ma quanto si tratta di sentimenti? Di psiche? Sua madre è coraggiosa. Non vuole perdersi, non vuole limitarsi, vuole vivere e farsi vivere. Kouki comprende, non potrebbe essere più chiaro di così, e nel silenzio della propria teca annuisce accennando un flebile sorriso. <Ha compreso, e credo che voglia impegnarsi per prenderti come esempio.> il sorriso di Nat è sincero, macchiato da una leggera tristezza, e forse è lei ora che prova invidia per quella vita, per Kouki. Nessuno vuole rimanere indietro, bloccarsi, limitarsi. Ma quando Kouki sarà libera, come affronterà quanto è successo? Priva dell’influenza di Mirako, ancora saldamente rinchiusa in una teca che non le permette di vedere né sentire nulla. Così come Heiko, ma lei sempre più calma, arrendevole. Ma quello che Nat vuole sentire ora è la risposta della Hyuga, se mai lei potrebbe mancare alla sua di mamma, così come Kouki manca alla donna. Non è una domanda semplice alla quale rispondere, Kouki saprebbe in parte la risposta, ma Kaori ne da una diversa. Una risposta molto dolorosa che riempie i suoi occhi di lacrime, un cuore così buono che finisce per provare pena per quella che non è altro che una creazione di qualcun altro. Nata per portarle via Kouki in un certo senso. Nat sorride, un sorriso piccolo che potrebbe essere carico di speranza, per quanto per Kouki si tratti solo di un’illusione. Se davvero quella donna le volesse bene come una figlia, non le farebbe passare tutto questo, non l’avrebbe condannata a sparire nel nulla. Ma Nat non vuole ascoltare quella parte della sua testa, lei vuole credere alla risposta di Kaori. Per questo il sorriso si allarga, Nat ignora forse la realtà per credere ad una favola e ci vuole credere con tutta se stessa. <Lo sapevo! Allora è probabile che tornerò da lei!> nessuno potrebbe mai sapere cosa potrebbe accaderle, Kouki non vuole dire nulla, vuole lasciarla credere in quel qualcosa, dopo tutto anche lei ha voltato lo sguardo a qualcosa, per più volte, o non esisterebbero Mirako ed Heiko. Da quell’abbraccio Kouki torna indietro, finalmente, libera di sentire con le proprie mani la sua mamma, libera da ogni vincolo e gabbia. Il cuore scoppia di gioia e lascia che la donna la baci e la coccoli in quella maniera così disordinata ma amorevole. Entrambe piangono, si guardano negli occhi. E’ come tornare a respirare dopo un lungo periodo di apnea. Ma no, Nat non è morta o svanita, solo molto più debole ora, ma esiste fin quando esisteranno le altre due teche. <Lei è… ancora qui.> allude alla propria mente. <Molto debole, ma fin quando anche Mirako ed Heiko resteranno intrappolate, lei resterà.> non si distaccherebbe ancora dalla donna, continuando a tenersi stretta a lei, mentre sul suo viso nasce un sorriso sincero, sollevato, felice. <Mamma… io…> ha la mente così libera ora, non sente l’influenza solita di Mirako, si sente quasi vuota, come se le mancasse una coperta. Ma l’esistenza stessa di Mirako serve a coprire un buco molto profondo, e il suo isolamento lascia solo emergere sensazioni che Kouki non riesce a collegare a niente. Disagio, una profonda paura, vergogna. C’è qualcosa di storto dentro di lei, qualcosa che non ricorda e che si rende conto che la presenza di Mirako sia utile a nasconderla. <Per me va bene se tu e quel tipo, insomma… volevo farti capire che non ti incolpo di nulla. E’ solo una cosa mia, ma mi impegnerò a vivere come fai tu. Ad essere coraggiosa come lo sei tu…> si sente ancora un po’ troppo frastornata per riuscire a fare discorsi lineari forse. Scuote appena la testa corrugando la fronte, sentendo il dolore alla testa farsi sempre più pressante, pulsante, quel dolore dato dall’infezione, sua colpa per non saper controllare le proprie emozioni. Un dolore lancinante al quale però si sta abituando, e come al solito la vista si offusca, i pensieri si fanno confusi. Si rende conto di essere a Konoha, da chissà quanti giorni. <Io devo… devo scusarmi con Fumiko.> è un tarlo che le è rimasto nel cervello da tempo ormai. <Per quella minaccia, lo devo fare.> fare del male a quella bambina è stata la sua paura più forte e alla fine è successo, anche se si è trattato solo di una minaccia. Lo avrebbe fatto? Mirako avrebbe davvero ucciso quella bambina? Si. E le fa paura, deve a tutti i costi scusarsi. <Mamma, lei… non ne vuole più sapere di me? O è stata una scelta mia? Vedi… sono così confusa, ricordo solo vagamente che tu mi hai parlato… dopo il fuoco… e Mirako era…> insomma, che confusione di ricordi. Dopo aver dato alle fiamme la magione, ricorda che sua madre Kaori le ha parlato, ma ricorda che era assente, confusa, delirante, ricorda poi Mirako, e non ricorda come sia finita a Konoha, come Mirako si sia convinta. Per quei giorni non era molto presente, sapeva che Fumiko era scappata via per non avere nulla a che fare con lei, ma poi ricorda di Kaori che le aveva chiarito il tutto. I ricordi veri da quelli falsi. Lei aveva minacciato la piccola, e Fumiko è stata costretta ad andarsene per poi chiedere aiuto a Kaori. <Okay, no… forse inizio a riordinare tutto.> tutto quanto inizia a prendere un proprio posto nell’ordine degli eventi, persino la nascita di Nat le aveva permesso di pensare senza Mirako che le influenzasse la mente e i ricordi, e quei veri ricordi avevano iniziato ad emergere. Vedere tutto senza il filtro dell’Altra. Annuisce più volte, ritrovando la calma e l’equilibrio. Un profondo respiro e sembra ritrovare tutto, facendo nascere un altro sorriso e un’espressione più rilassata. Si passa una mano sul viso massaggiandosi la testa dolorante. <Forse ci sono, forse riesco a comprendere meglio adesso l’ordine delle cose, dei fatti.> è come se ritrovasse una sorta di pace dentro di sé, la fluidità. <Mi dispiace tanto, do’ un sacco di problemi e pa…> ancora una volta si ritrova a bloccarsi senza riuscire a pronunciare quella parola, papà. <… Raido se n’è andato.> è solo una semplice affermazione, come se volesse iniziare un proprio e personale percorso di elaborazione. La ragazza abbassa appena il capo sorridendo con timidezza. Prenderla come esempio... forse non è una gran cosa, non è esattamente perfetta e spesso sbaglia anche lei. Ma è felice che Kouki senta di voler imparare qualcosa, nonostante tutto, da lei. Felice di sapere che la sua bambina guardi a lei come un riferimento non solo nel muoversi ogni giorno come kunoichi ma anche a livello emotivo e personale. La cosa le riscalda il cuore e un po' la spaventa persino. Sorride teneramente, rialzando il viso e annuisce piano fiera del coraggio della sua bambina nel voler essere forte, nel non volersi abbandonare alla tristezza. Anche se sarà difficile in un primo momento, quanto meno si sta impegnando per essere forte e Kaori è tanto fiera di lei. Al tempo stesso si sente il cuore spezzato nel petto a causa della condizione della piccola Nat. Una coscienza che lentamente ha trovato vita, destinata a morire nel giro di poco. Una coscienza innocente, ingenua, che vuole solo giocare e divertirsi, avere una mamma che le voglia bene. E la Hyuga non sa se tornerà davvero dalla sua mamma, non sa se dovrebbe dirle che no, non lo sa se sua madre sente la sua mancanza. Ma in procinto della fine decide di donarle un po' di speranza, un bel pensiero col quale dirle addio ed il sorriso speranzoso che Nat le rivolge le stringe il cuore in una morsa di ghiaccio. Kaori le sorride ostentando tutta la gentilezza di cui è capace sentendo gli occhi lucidi di lacrime. < Lo spero piccola. Lo spero. > le dice semplicemente abbracciandola, distruggendo la teca che Kouki ha così lungamente desiderato abbandonare. Insieme, le due, riescono a frantumarla e la Yakushi è nuovamente libera, finalmente capace di tornare alla vita, in controllo del suo corpo. Kaori la stringe, la tiene stretta e ascolta le parole che la piccola le rivolge annuendo piano, pensando alla piccola Nat che adesso si ritrova al posto della sua bambina, incapace di farsi udire, di muoversi. Di vivere. Cosciente, ma debole, prossima allo svanire. Evanescente. E Kouki, rimanendo stretta nell'abbraccio della madre, decide di parlarle, di dirle quello che pensa senza che ci sia un'altra entità a filtrare i suoi pensieri. Kaori sorride, la guarda e quindi annuisce piano, carezzandole il viso con fare materno, attento, cercando di domare quei lunghi capelli ribelli. < Va tutto bene bambina mia. Quello che provi è comprensibile e legittimo. Persino Azrael lo capirebbe se glielo dicessi. Nessuno vuole metterti fretta o dirti cosa provare. Tutto dipende unicamente da te e qualunque cosa sceglierai di fare nessuno ne verrà ferito. Forse ad Az dispiacerà non poterti conoscere meglio, sembrava volerti davvero parlare quando gli ho parlato di te, ma non soffrirebbe. Capirebbe. Quindi... prenditi il tempo che ti serve Kouki. Tutto il tempo che vuoi. > la rassicura la Hyuga con dolcezza, con sincerità, sorridendole e tirando su col naso. < Immagino che tutto debba essere strano adesso. Ma con calma ricostruiremo tutto. Fumiko non è arrabbiata con te, è preoccupata. Mi ha chiesto di starti vicino perchè lei non poteva dovendo occuparsi della bambina. Ma non è arrabbiata. Ha solo dovuto fare il possibile per proteggere Miho. Sono sicura che non veda l'ora di rivederti > le dice la special jonin abbozzando un sorriso, lasciandole tempo e modo di riflettere, ricordare, sorridendo quando la Yakushi inizia a ricordare qualcosa. < Con calma. Con calma. Sicuramente dopo aver dormito andrà tutto meglio. La tua mente dev'essere stanca e provata dopo essere rimasta così-- spezzata per tanto tempo. Un po' di riposo ti aiuterà. > le dice Kaori con voce bassa, accomodante, ritrovandosi poi a scuotere il capo e tentare di avvicinare il viso della piccola al proprio così da portare i loro occhi allo stesso livello. < Kouki, non devi scusarti di niente. Non è colpa tua e non stai creando nessun problema. E' compito delle mamme occuparsi dei loro piccoli quando non stanno bene. La mamma è qui e si occuperà di te. > le mormora amorevolmente con tono carico di sentimento, sospirando poi a quella finale constatazione da parte della bambina. < Se n'è andato. > conferma con tono smorto, timorosa quasi di farlo. < E fa male. Ed è difficile adesso. Ma... andrà meglio. Col tempo, lentamente... tutto andrà meglio piccola mia. Anche se ora sembra impossibile. La mamma farà il possibile per fare anche tutte le cose che faceva lui, per prendersi cura di te. Te lo prometto. > le mormora allora tentando di lasciarle un piccolo bacio sulla fronte, stringendola ora ancor più forte a sé. < Andrà tutto bene. Tutto bene piccola mia. > [ Chakra: on ] Spezza il cuore il destino della piccola Nat, anche se tutto era già deciso da ancora prima che lei venisse alla luce nella mente della piccola Yakushi. Non ci si può fare nulla, è il normale scorrere del suo destino. Che sia consapevole che quella sia una bugia o meno, Nat vuole crederci e riscaldarsi il cuore al pensiero di una mamma che le abbia sempre voluto bene e che ora attenda il suo ritorno. Come se fosse una persona diversa, separata dalla Yakushi, e che sia stata mandata semplicemente in missione dalla propria madre. A tempo scaduto lei tornerà a casa, la riabbraccerà. Ne è convinta, ci vuole credere. Che nel suo profondo sappia la verità, ora non importa, quel che importa è questa sorta di stabilità che si è andata a creare. Mentre Kouki libera riabbraccia finalmente la sua mamma, Nat si lascia cadere seduta in un angolo della sua mente, provata, prosciugata di parte delle sue energie, mentre nelle altre due teche Mirako continua ad urlare e a sbattere i pugni, senza essere sentita, senza che lei possa farsi sentire. Insulti che vengono diretti unicamente verso Nat ora, che vede lì, relegata nella mente della Yakushi come lei ed Heiko, anche se non rinchiusa in una teca, ma pur sempre senza il controllo del corpo. Heiko invece osserva Nat, dispiaciuta, intristita, ma con un sorriso premuroso, il suo solito, desiderosa di calmarla, prendersi cura di un essere destinato a sparire, così fragile come lei stessa e Mirako. <Io ho reagito davvero male ad Az.> ammette sentendo una piccola colpa crescere dentro di lei, dopo aver avuto la conferma da parte della stessa Kaori che non sia un uomo pericoloso per lei, che lui desiderava parlarle in maniera sincera. <Non sapevo chi fosse, e stava così… troppo vicino a me.> troppa confidenza che Nat usava. <Però io con calma cercherò di non vederlo come un nemico, cercherò di non vedere in lui una futura possibile delusione. Come hai detto tu… non è giusto privarsi di qualcosa solo per paura, che sia quella cosa solo un legame anche di amicizia. Devo… smettere di avere paura.> ci crede in quelle parole, il tono è deciso, prende coscienza e vuole prendere esempio da sua madre, quel suo coraggio di vivere le emozioni nel rischio. Quel che accada, accada. Più lei prende parte a questa consapevolezza, più si avvicina all’equilibrio e alla stabilità tanto agognata. Più cresce in quel senso, più la presenza di Heiko si rivela superflua, lei che era nata per portare un certo equilibrio tra le due personalità… e lo accetta con un sorriso, perché lei ha sempre agito e lavorato per il bene di Kouki. Sa che è prossima alla sua sparizione, per questo lei, più di tutte, si sente affine a Nat. <Hai ragione… forse è meglio che io riposi, questa volta senza la paura di non risvegliarmi più. Poi… poi devo davvero andare da Fumiko.> rimane fra le braccia di sua madre, gli occhi sempre più stanchi, la testa in un subbuglio di dolore ed emozioni. In silenzio ascolta quelle parole che le vengono dette, con calma, amore, pazienza. Gli occhi che si chiudono sempre di più e il respiro regolare e profondo. <Se n’è andato.> non vuole aggiungere altro, forse non ce la fa, forse è troppo stanca al momento per riprendere ancora quel discorso, ma l’importante è che lei stia elaborando. <Ti voglio… ti voglio così tanto bene mamma. Te ne voglio così tanto…> non riesce ad esprimere quel profondo sentimento a parole, ma è come se volesse stringersi a lei sempre di più, sempre sempre di più. Con lei si sente meglio, si sente amata, si sente parte di qualcosa. Si sente la sua bambina, si sente figlia… e in cuor suo spera di essere altrettanto importante per la sua mamma. Che non sia solo… qualcosa che si possa abbandonare così, quando pare e piace. Così, come ha fatto Raido. Si rende sempre più conto ormai che sia lei, che Fumiko sono diverse, sono più forti, le rimarranno accanto. Con questa ritrovata forza andrebbe poi a seguire il consiglio della madre, andrebbe a coricarsi a letto, con la richiesta alla donna si rimanere con lei, qualche coccola, perché no? [end] Kouki si calma man mano che riacquista totalmente il controllo di sé. Kaori può sentirlo nel pianto che scema dai suoi occhi, nella presa più salda delle sue manine, nello sguardo che finalmente diviene totalmente suo. Kouki è tornata e la Hyuga si sente privata di un enorme peso e dolore nel sapere che la sua bambina è nuovamente a casa, con lei, sana e salva. Tuttavia non può fare a meno di preoccuparsi per Nat e per come debba sentirsi adesso in quella orribile ed ingiusta situazione che la vede protagonista. Ma la preoccupazione per lo spirito della Caccia viene contrastata dalla gioia di stringere fra le braccia la piccola Yakushi che, dal canto suo, adesso si ritrova a poter finalmente parlare liberamente con lei dicendole quanto sia dispiaciuta per essersi sentita così sospettosa nei riguardi di Az. Kaori le sorride teneramente nel tentativo di rassicurarla e quindi scuote piano il capo guardandola infine negli occhi, sistemandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio e tentando d'asciugarle il visino con un rapido e morbido gesto del pollice. < Non preoccuparti. Capisco che non ti fidassi di lui... è normale. E nessuno vuole che tu ti senta in dovere di fare alcun ché. Prenditi il tuo tempo. Potete fare un piccolo passo per volta, mh? Una chiacchierata ogni tanto, poi magari potrà darti un consiglio, raccontarti una storia, allenarti... prenditi il tempo che desideri per accettarlo nella nostra vita bambina mia. > le sorride con candore, annuendo infine in merito al volere essere più forte e coraggiosa da parte della chuunin. < Sono fiera di te Kouki. E' davvero un gran passo questo > le dice sinceramente carezzandola ancora, stringendola a sé e sentendola lentamente sempre più pesante. Il suo sguardo si fa appena meno vigile, la voce leggermente più scura e bassa, non ancora propriamente strascicata. Kaori intravvede sul volto della figlia la spossatezza di quell'esperienza e quindi se la culla fra le braccia annuendo alle sue parole. < Faremo tutto con calma. Adesso però riposiamo un po', mh? > le propone a bassa voce lasciandole un altro bacio fra i capelli, commossa poi da quell'ultimo dire che la bambina libera stringendosi a lei. Si sente scaldare il cuore dalla sua vocina, dal significato profondo delle sue parole e quindi cercando di trattenere la commozione va stringendola forte a sé come una bambolina alla quale stringersi per superare la notte senza paura. < Piccola mia... anche io ti voglio bene. Davvero davvero tanto. > le mormora con dolcezza, tenerezza, accompagnandola solo a quel punto verso la propria camera così da aiutarla ad infilarsi sotto le coperte e, solo per un po', raggiungerla per tenerla ancora stretta a sé ed accompagnare il suo sonno con una melodia che esce, senza parole, dalle sue labbra. [ END ]