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~Un petit déjà vu

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con Rasetsu, Eiko

15:08 Rasetsu:
  [Centro ~ Secondo Cerchio] Il cielo pomeridiano, cosparso di appena una spruzzata di nubi, fa sì che possa esser una buona giornata per far due passi. Non per Rasetsu, ovvio, che preferisce le Tenebre a cui il suo animo demoniaco è tanto legato. Finito il di lui lavoro odierno al Tanzaku, ergo spacciare quanta più Sbrilluccica possibile, è tornato al Villaggio, tanto per farsi due passi o trovar qualcosa da buttar sotto i denti. Per quanto possa ritenersi un Demone, un Morto che cammina, un Mostro, anche egli necessita di rifocillarsi ogni tanto, di metter qualcosa nello stomaco. Non è neppure tanto schizzinoso a ben vederlo, per quanto riguarda il cibo: qualsiasi cosa può andare bene e fare al caso suo, senza problemi di sorta. Giocherella con il tubetto - ora vuoto - di pasticche nella tasca, tipicamente arancione ed ovviamente invisibile ad occhi esterni, giacché infilato nella tasca destra. E' soltanto lievemente percettibile il classico "Tlack-tlack" del coperchio che vien tolto e, infine, rimesso in un loop continuo, finché avrà pazienza e modo di farlo. Tra le varie tasche -due interne e due esterne- del giaccone bordeaux indossato, arrivante sin dietro le ginocchia, porta: 3 Carta Bomba, 6 Bombe Luce, 1 Bisturi, 10 Kunai, 2 Tonici di Recupero Chakra Speciali e 4 Tonici Coagulanti Speciali. Oltre al suo enorme giaccone, decisamente fuori moda per un Ninja, vi sono un paio di pantaloni neri, assieme a scarpe comode e d'egual colore. A coprire il busto, oltre ad una camicia bianca, v'è un gilet scuro a sua volta. I capelli del Rosso son raccolti in una coda alta, che -come se non bastasse già il suo viso ambiguo- lo fanno sembrare maggiormente una ragazza che un uomo sulla trentina. Un paio d'occhiali dalla montatura rossa completano l'opera, permettendogli di non sbattere contro un albero o distruggersi una gamba. Vambracci e schinieri metallici son disposti dove compete sotto gli abiti portati dal Rosso. Ciò di cui è privo è qualsiasi riconoscimento: nessun coprifronte, pur avendo raggiungo il grado di Genin; nessun giubbotto, pur avendo superato il Chunin. Si mantiene al centro della strada ed il motivo è semplice: adora veder la gente evitarlo, giacché ghignante e con quel volto pallido, smorto. Nessuno degli abitanti di Kusa s'è mai avvicinato a lui e, dati i modi e come egli li stia guardando, è altresì naturale. Così come lui se ne tiene alla larga, pretende che gli altri facciano lo stesso con lui. [Chk ON]

15:10 Eiko:
 Sgambetta più o meno spensierata per le strade del villaggio che attraversano il centro di Kusa nella zona del secondo cerchio. Il vestitino ondeggia e svolazza ad ogni saltello della piccola Chibi-chan, un vestito di colore arancione non troppo acceso ornato da piccoli fiocchetti un po' ovunque mentre sulla schiena ne troneggia uno abbastanza grande. I fiocchetti sono gialli e verdi, giusto per accompagnare il colore del vestito. Maniche lunghe e gambette nude che culminano con degli stivaletti neri. Come sempre porta con sè la borsa a tracolla dove dentro ha un po' di tutto, ma soprattutto cibo. Biscotti, panini, snack, cioccolato. Come se non se non bastasse al momento tra le mani stringe un cono gelato, ebbene si, anche con questo freddo non si fa problemi. Due gusti: cioccolato e crema. Classico anche se forse avrebbe fatto meglio a metterci anche il pistacchio o il gusto yogurt o melone. A quanto pare ha finito le lezioni in accademia anche se a breve dovrebbe tenere una prova di combattimento prima dell'esame vero e proprio, il suo percorso è stato più che promettente, almeno dal suo umile punto di vista! Eppure ci sono state un paio di cose che l'hanno turbata portandola a pensare al passato. Al sangue. Alla carne. Al suo sapore. Scuote la testa, sorride e da altre leccate al proprio gelato. Contenta e soddisfatta. Ad ogni saltello, oltre al vestitino, ondeggiando anche i lunghi capelli castano biondi, che morbidamente si alzano e ricadono sulla schiena. Canticchia la sua solita ninna nanna nel frattempo. <Picchio picchietto che fa i dispetti.> una leccata e poi riprende. <Anche oggi a far buchi, e il bosco è a pezzi.> ... <Il Dio del bosco è arrabbiato... e in veleno il suo becco ha trasformato!> ridacchia nel mentre che canticchia quella ninna nanna, un'intonazione lugubre e allegra allo stesso tempo. Ne stonata e neppure intonata, e ha tutta l'intenzione di continuare a cantare. Non tiene ancora molta considerazione dei passanti, troppo impegnata col suo gelato e la ninna nanna che canta. [Chakra non attivo]

15:29 Rasetsu:
 Ed egli cammina, privo di meta. Avanza al centro preciso ed esatto della strada, pretendendo che siano gli altri a scansarsi nel caso in cui rischino di scontrarsi col proprio corpo. Non ne ha alcuna intenzione, poiché, ritenendosi essere superiore, pretende - esatto, è una pretesa, un comando - che tutti gli portino il rispetto che crede di poter meritare. Contrariamente a questo, nulla gli è dovuto. E' famoso, ma non abbastanza. E pur avendo una discreta positività, è il di lui volto che fa spavento. Il modo in cui si presenta, come si comporta: è la follia a spaventare gli ignari passanti, ma non i bambini. C'è già passato su questo particolare punto. Prendendo come esempio una decina di infanti, alcuni di loro si allontanano, memori delle regole genitoriali che prevedono di non interagire con gli sconosciuti. Altri lo insultano, poiché diverso dalla massa dei Ninja e dei cittadini conosciuti, essendo egli ambiguo, androgino. Quel che rimane, paragonabile all'un percento del totale, decide d'avvicinarsi per capire chi è. Successe e, da allora, tutto è cambiato. Continua nella sfrenata ricerca d'una bambina dai biondi capelli, avente ormai superato i dieci anni. E' solo un caso che la ragazzina che or le si para davanti, lungo la strada, combaci perfettamente con l'età e con il colore dei capelli della ragazzina. In un primo momento, la fissa soltanto. Non arresta il proprio incedere e, pur vedendola prossima a scontrarsi con esso, egli s'oppone con ferma contrapposizione. Non la schiverà, le finirà addosso se necessario. Le labbra si schiudono, mostrando le zanne di squalo che ha come denti, appuntiti come se potessero ferire e triturare ogni cosa. Mero scherzo del destino come la sua nascita, come il suo essere. Zitto, lascia fluir dalle labbra un sospiro che si disperde nell'etere. Non distoglie lo sguardo dalla di lei figura, dal gelato, dal volto della bambina, sovrastandola in altezza. Attende, come precedentemente detto, che sia lei a spostarsi, a riconoscerlo? Non è sotto effetto di allucinogeni, non ancora per oggi, oppure ha semplicemente già dato. Ora come ora, il di lei sguardo è focalizzato su Eiko, come se volesse aver maggior sicurezza di dir quel che vorrebbe, sicurezza nel riconoscerla. Ma quante possibilità ha che sia lei? Infinitesimali. Non è ancor giunta la sua ora, non dovrebbe aver raggiunto la maggiore età necessaria per rivendicar la vita del Rosso. Ed immerso tra pensieri strani, fuori dal mondo, attende lo scontro o l'evitar in ultimo lo stesso da parte di lei. [Chk ON]

15:43 Eiko:
 La cantilena continua non curante di chi potrebbe sentirla e nemmeno di dover schivare persone che sono sulla sua traettoria. <Povero picchio!> canta alzando la voce e mettendoci enfasi, chiudendo gli occhi e stringendo il cono come un microfono. <Veleno è anche il suo nido! Veleno è anche il so cibo!> si ferma, una piccola giravolta per creare un delizioso gioco di tessuto con la gonna del vestitino che si alza appena, mostrando dei pantaloncini corti che indossa al di sotto. Non ha un gusto particolare nel vestire sembra che scelga a caso dall'armadio. Torna diritta sulla strada ignorando ciò che la circonda. <Sfiorando i suoi amici tutti morir li fa!> assume un'espressione triste, recitata, non le mette realmente tristezza quella ninna nanna, quelle parole, ma le piace recitarla al meglio. Che sia così, o che stia solo nascondendo i suoi reali sentimenti, non lo sa nessuno. Continua il suo camminare saltellando di tanto in tanto, mangiando il suo gelato, e senza prestare attenzione alle persone. Per questo non si ferma. Per questo non sembrerà intenzionata ad evitare Ryuuma, come quando non riuscì ad evitare Kaime. <E' triste ora il picchio... Lacrime di veleno brillano e scintillano.> non abbassa la voce non ha timore che qualcuno senta la sua ninna nanna, ma ora che è conclusa compie un'altra giravolta e purtroppo questa culminerebbe contro un ostacolo più che solido. Una persona. La piccola nanetta ci va a sbattere contro senza nemmeno rendersi conto che le stava camminando davanti, senza nemmeno provare a schivare, senza nemmeno riconoscerlo. Faccia contro il corpo dell'uomo e gelato che finisce miseramente a terra. Tutto si ferma, ragazzina compresa, che rimane immobile dinnanzi a Ryuuma senza alzare lo sguardo su di lui al momento. Le braccia lungo i fianchi e gli occhi che osservano increduli quel gelato spiaccicato al suolo. Attimi prima che lentamente alzi lo sguardo verso l'uomo, espressione irritata e confusa. <Il mio gelato!> è la prima cosa che va ad esclamare verso di lui, mette il broncio, gonfia le guance, assottiglia gli occhi... ma è davvero chibi, degna del suo soprannome, potrebbe solo sembrare buffa e mai veramente minacciosa. Gli da tutta la colpa dell'accaduto e nella sua mente si forma un'unica domanda esistenziale: ma questa persona... è maschio o femmina? [Chakra non attivo]

16:09 Rasetsu:
 La sente canticchiar qualcosa. Lui non conosce nessuna canzone, nessun canto popolare, nessuna ninna nanna. Non ricorda la voce di sua madre, non rammenta quella di suo padre. Non ha mai avuto affetto dai propri genitori, ripudiato persino da chi l'ha fatto nascere. D'altronde, misero alla luce un Mostro, una creatura immonda che, attualmente, non farebbe ricreder neppur i suoi consanguinei. La bambina, tornando a fatti accaduti attualmente e lontani dal passato che ogni tanto torna a tormentarlo, va a sbattere contro l'addome del Demone. Il petto è totalmente piatto, qualora vi aderisca meglio con la faccia o le mani può facilmente notare come possa contar miseramente tutte le costole. Ha un fisico discretamente asciutto, privo di qualsiasi muscolatura e di seno, ovviamente. Per mera fortuna, il gelato non va a finire sui vestiti del Rosso, nonostante mancasse decisamente poco. Ritirerebbe il pié manco, onde evitar che vi metta la suola sopra oppure che il gelato o qualche schizzo d'esso finisca per sporcarne la base del pantalone o la parte superiore del calzario. La osserva ancor dall'alto al basso, attendendo che possa dire o fare qualcosa e ciò che ne riceve in risposta lo lascia decisamente di stucco. <Mi hai quasi sporcato con quel concentrato di calorie e di che ti preoccupi?> Stridula esce la voce dalle di lui labbra, poiché lo stesso tono usato non è né troppo mascolino né eccessivamente femminile: è una sommaria via di mezzo, difficile da catalogare. Non gli fa nessun effetto quella faccia coccolosa, dalle guanciotte gonfie e prossima al pianto. Niente di niente. <Qual è il tuo nome?> Vuol esser sicuro, vuol garantirsi l'incolumità. Non sa come affrontare quella situazione, ammesso sia la ragazza che sogna ad essergli or di fronte. E tralasciando ogni cosa non sia degna del suo tempo, lo sguardo tetro, gli angoli della bocca rivolti verso il basso, lasciano intender soltanto quanto sia serio, a tratti persino minaccioso con soltanto il proprio sguardo. [Chk ON]

16:22 Eiko:
 Il gelato per terra. E' quasi un affronto per lei che ci ha speso pure dei soldi per comprarselo, ovviamente. Non finisce per sporcare nessuno dei due, anche se avrebbe preferito vendicarsi spappolandolo tutto sui vestiti dello sconosciuto. O sconosciuta. E' secco, non vede seno, ma ha i capelli lunghi e l'aspetto a metà tra il maschile e il femminile. Lo fissa volendo essere minacciosa, ma ottenendo l'effetto inverso, ed attende una risposta che la soddisfi. Al passato lei non vuole pensarci a meno che gli eventi non ce la portino con la forza, ma di solito tende verso il futuro, tende a voltarsi senza guardare indietro e senza affrontare i propri demoni. Sta scappando in effetti, non se ne rende conto, solo inconsciamente a deciso di intraprendere la carriera ninja per trovare uno di quei suoi demoni. La risposta che riceve non le fa capire se si trova davanti a una donna molto magra e secca, o ad un uomo femminile. La voce è stridula, un tono ambiguo che lascia spazio a molti dubbi. <Magari ti avessi sporcato.> borbotta in risposta con quelle guanciotte gonfie e l'attenzione che viene riportata ancora al gelato. Di colpo torna a fissare negli occhi l'individuo indicando con l'indice destro il cono a terra. <Quella era la mia merenda! Hai idea di che cosa hai combinato?> il tono è leggermente aggressivo, una bambina che non ammette repliche a quel che dice, una bambina che pretende, il cui ego è tutt'altro che chibi. <Ah, vuoi sapere il mio nome?> come era apparsa, l'aggressività svanisce lasciando spazio ad un sorriso furbetto. <Te lo dirò a patto che mi ricompri il gelato!> fa la sua proposta con espressione soddisfatta e sicura. <Ci stai? Mh?> vuole una risposta e si avvicina ancora di più allo sconosciuto, volendo eliminare ogni esigua distanza e tenendo la testolina alzata per guardarlo dritto negli occhi. Occhi limpidi, spensierati. Non c'è più rabbia o capriccio, una creaturina abbastanza variabile se si tratta di carattere. <Eh, zietto?> ancora insiste, vuole che accetti, che acconsenti a quella proposta, senza temere quel suo aspetto ambiguo, quella sua serietà, niente di niente. [Chakra non attivo.]

16:42 Rasetsu:
 Solitamente, Rasetsu sarebbe molto diverso da come oggi appare. La bambina, come precedentemente detto, gli ricorda quella ragazzina che, qualche anno prima, gli ha scombussolato l'esistenza e che, nei sogni, nei ricordi più reconditi, continua a fare. <Eh?> Piega il sopracciglio destro con cipiglio, non appena ella ammette che avrebbe preferito sporcarlo. <Mocciosa.> Sibila a denti stretti, irrigidendo la muscolatura del volto e facendo strider i denti. Stringe altresì i pugni, ancor dentro le rispettive tasche. Ne tira fuori la destra, lasciando il flaconcino con cui giocava all'interno della tasca del giaccone. Eiko continua a disturbar la quiete e l'udito di Rasetsu, il quale la fissa come se volesse fulminarla con il mero ausilio delle iridi giallastre. <Tu non hai davvero idea di chi io sia?> E' ancor lievemente convinto che davanti a sé abbia Bahaa, ma non ha nessuna prova a carico. Son passati talmente tanti anni che ella è sì cresciuta, ma potrebbe anche esser cambiata e non necessariamente esser rimasta la stessa. Non ricorda tanta indisponenza. <...> Nota quel sorrisetto compiaciuto, furbo che appar sul di lei volto, tant'è che si china in avanti, quasi a volersi avvicinar col volto a quello della bambina dodicenne. <Perché non hai paura di me?> Il suo primario obiettivo, in quella follia che gli attanaglia il cranio, è sempre stata esattamente questa: provocar paura in coloro che ha di fronte. Chi la dimostra, ma nonostante questo non fugge, spesso e volentieri rientra nelle di lui grazie. Chi, invece, si ostenta a non provarla, cosa che per lui risulta innaturale, è un essere da tenere alla larga, di cui non tener conto e che, ovviamente, è più pazzo di lui stesso. Chi, invece, la dimostra e fugge, è egual feccia e, a discapito, andrebbe uccisa, poiché il mondo non ne necessita. <Non chiamarmi zietto, a meno che il tuo nome non sia Naoko.> Sentenzia, sicché Naoko è effettivamente il nome di sua nipote. <E tu non sembri affatto Naoko-chan.> Di questo è discretamente sicuro (?). <Non ti compro un bel niente. Per chi mi hai preso? Sei stata tu a buttarti addosso a me, anziché guardar dove mettevi i piedi.> Ecco, sì, adesso la colpa è della bambina indisponente che non si è allontanata e si è scontrata con il Demone. [Chk ON]

16:58 Eiko:
 La curiosità la farà finire nei guai, ma non oggi! Oggi si è scontrata con qualcuno che non è Kaime, e ha tutta l'intenzione di curiosare quanto vuole su quell'individuo tanto strano. La sua indisponenza non è gradita ovviamente e finisce per far sibilare l'altro del tutto indispettito. Ma non è colpa sua se è successo tutto questo, non può essere sempre colpa della piccoletta, eh no. A quella domanda la ragazzina si mette sulle punte dei piedi per allungarsi sempre più verso l'altro uomo, assottiglia gli occhietti e cerca di ripescare quell'individuo dalla sua memoria. <Forse?> è famoso a Kusa, ma non è sicura di riconoscerlo a dire il vero. Quindi gli lascia il dubbio, non gli da una risposta certa, non gli da sicurezze. Sta giocando con lui e al momento non ha nessun motivo per non farlo. Entrambi cercando di scrutarsi meglio, la ragazzina che si protende verso di lui, e lui che si abbassa verso di lei. Occhi negli occhi. E poi quella domanda che la fa traballare. Non sa cosa significa e non sa nemmeno perchè in quel preciso istante un brivido le percorre la spina dorsale. L'espressione si fa seria per un attimo solo, perchè la nanetta poi torna a sorridere più allegra di prima, scacciando quel sentimento, scacciando quella paura e quei ricordi che è andata a solleticare. <Perchè dovrei avere paura di te? Non mi hai fatto niente di male! O pauroso!> lo osserva. <E il tuo aspetto non mi spaventa, mi rende solo dubbiosa e curiosa!> schietta verso di lui e si lascia sfuggire una piccola risata divertita e pian piano il gelato sembra passare in secondo piano. <Non mi chiamo affatto Naoko, ma allora come dovrei chiamarti?> indirettamente gli chiede il nome, senza rendersi conto chi si trova davanti, di cosa potrebbe farle se volesse o meno. Non si fa domanda e continua a socializzare come se fosse la cosa più normale del mondo, ma in effetti lo è. <Cosa?> ecco che ritorna ad arrabbiarsi, non è mai, MAI, colpa sua. Stringe un pugno sventolandolo davanti alla faccia dell'uomo. <Sei grande e grosso e non mi hai vista arrivare?? Potevi scansarti tu!> minacciosa con quel piccolo pugno che agita come a voler colpire in faccia Ryuuma. <Mi stai sfidando?> non è del tutto arrabbiata, lo provoca perchè al momento lo trova divertente. Vuole giocare, vuole il suo gelato. Non è chiaro ciò che vuole in effetti, ma è chiaro che non è intenzionata a lasciar correre. [Chakra non attivo]

17:23 Rasetsu:
 Come può ben vedere, neanche Eiko par preoccuparsi di chi ha davanti. Non ha timore del Mostro dai lunghi capelli rossi, non ha paura di ciò ch'egli potrebbe pensare di farle o attuare. Ed il Rosso par esser preso in contropiede, non aspettandosi una reazione simile da una bambina. Quantomeno, non lo sta abbracciando come se fosse la cosa più normale del mondo, come fece colei la quale gli ha, in un certo senso, distrutto l'esistenza. Quando ella si alza sulle punte per avvicinarsi al volto del giovane, quest'ultimo s'avvicina a sua volta, sino a ridurre al minimo sindacabile la distanza tra i due. Egli stesso par scendere agli stessi livelli della mocciosa, tanto da fissarla torvo, per veder chi dei due cede per primo all'altro. <E' il mio aspetto, la mia presenza che deve farti spavento. Sono un omicida, uno scienziato.> Basta sicuramente il primo termine per farle comprendere che non dovrebbe averci niente a che fare. <E potrei usarti, sfruttarti, catturarti. Pensi che questo non sia abbastanza per farti paura?> Ci prova con ogni mezzo, perché sembra quasi trarre profitto, gioia ed energia dalla paura che fa scaturir nelle altre persone. E' qualcosa che adora, che predilige, a cui auspica gran parte del proprio tempo. <Perché ti rende curiosa e dubbiosa il mio aspetto?> E quivi, un ennesimo ringhio proviene dalla gola del malcapitato, poiché è ben conscio che, solitamente, le domande che sorgono son legate al suo esser androgino e che la domanda più gettonata risale al suo reale sesso. <Rasetsu.> Traduzione letterale di Demone Mangia Uomini, ed è esattamente in tal modo che preferisce farsi chiamare e si presenta. <Tu sei piccola ed impertinente e giocavi in mezzo alla strada con un cono gelato in mano. Devi rispettare gli adulti, quindi fa attenzione a dove diamine metti i piedi!> Scontroso, sbuffa sonoramente dalle labbra, or ritraendosi dalla posizione precedentemente assunta, raddrizzando la colonna vertebrale, senza mai distoglier lo sguardo dal volto della fanciullina. <Sei tu che sfidi la mia sacrosanta pazienza!> Ed alza ambo le superiori leve verso l'alto, infastidito dal far della bambina, tanto da volerci ancora avere a che fare, per vedere chi vincerà questa assurda battaglia: il Mostro senza cuore che vuol farla spaventare o Eiko cuor di leone? [Chk ON]

17:41 Eiko:
 Si guardano occhi negli occhi, intanto che la piccola cerca di trovare una sola ragione al mondo per la quale quell'uomo debba farle paura. Non trova niente, non vede niente. Eppure si sta impegnando per trovare una ragione! Una risposta, almeno mezza risposta, le viene data dallo stesso uomo con le sue parole. Il suo aspetto. Lo guarda. La sua presenza deve spaventarla. Cerca di trovare in se stessa quel sentimento di paura che quel volto, quella presenza dovrebbe darle. Ma nulla, non sente più quel brivido di poco prima. Un omicida. Uno scienziato. Ecco, la soddisfazione per l'uomo finalmente. Gli occhi della nanetta vanno ad aprirsi incapaci di trattenere quella paura che nuovamente le scorre lungo la schiena. Non per quello che si trova davanti, ma per quello che lui, con le sue parole, ha risvegliato in lei. Ricordi. Sangue. Carne. Lacerazione. Odore. Sapore. E' diventata un piccolo pezzo di ghiaccio quella bambina, persa nella propria paura, occhi negli occhi con quell'uomo che le ricorda ora un altra persona. Un altro uomo. Il risultato? Dopo quella maschera di terrore e paura, sorge un sorriso. Da quel terrore più profondo, si crea il sorriso più puro. L'espressione stessa si fa dolce, si rilassa. <Puoi farlo, se ti aggrada. Puoi prendermi, usarmi, sfruttarmi, farmi del male. Io sono già pronta a tutto.> il ditino indice si alza e va a cercare di sfiorare il naso dell'uomo, come un dolce buffetto. <Ma per il momento di male non me ne hai fatto, quindi non ti temo.> inclina la capoccia da un lato, osservandolo curiosa. I suoi dubbi, le sue domande, prima erano tutte per l'aspetto, ma ora ne sorgono altre. <Se sei maschio o femmina, ma sei maschio, hai detto scienziato, non scienziata! E poi... perchè ci tieni a farmi paura?> ognuno torna alle proprie posizioni, lui si presenta e lei fa un'altra giravolta e poi un inchino buffo e scomposto. <Rasetsu!> allunga una manina, all'improvviso, per cercare di prendere quella altrui. <Perchè vuoi tenere lontane le persone dicendo loro di avere paura?> si illumina il viso, come se avesse compreso qualcosa di importante. <Ho capito, tu sei il Picchio! Il tuo becco è stato tramutato in veleno, e ora non puoi più toccare nessuno?> parecchio infantile ma se fosse riuscita a prendergli la mano, non la lascerebbe ancora. <Non ti preoccupare, anche il mio becco è veleno!> la mano ora verrebbe lasciata e torna a concentrarsi sul suo gelato e sulla risposta poco piacevole dell'altro. Ma come non glie lo vuole ricomprare? Non è stata colpa sua! <Io rispetto chi mi pare! Certa gente non merita rispetto, non è che io devo darlo a tutti a prescindere! Sarebbe carino da parte tua ricomprarmi il gelato!> continua ad insistere, anche se ormai il gelato sta sempre più scivolando nel mondo del: chissenefrega. Quel tipo le interessa sempre di più. [Chakra non attivo]

18:07 Rasetsu:
 Dopo molteplici tentativi, ottiene quel che vuole. Un'espressione di paura si palesa sul volto della piccola: Rasetsu può dirsi soddisfatto. L'angolo destro delle labbra trema, incapace di tirarsi su e al contempo d'abbassarsi. Resta in una sottospecie di stasi a mezz'aria, poiché quell'espressione impaurita viene subitaneamente spodestata da un sorriso genuino, puro, degno d'una bambina. Addolcitasi, lo scruta e il Rosso or la fissa con.. spavento? Com'è possibile che sia passata dall'aver paura ad esser dolce? Perché questo cambio repentino? Cos'ha lei che non va più di quanto possa averne lui? E sgrana le palpebre, resta lì fisso ad osservarla, ad aspettar quel che avrebbe da dirgli. Non appena pronuncia le prime parole, con un'innocenza, con una caparbietà che vanno l'una in contrapposizione dell'altra, egli n'è impaurito. Torna indietro con la mente, torna a Bahaa, ai tempi in cui sfortunatamente s'è ritrovato a far due passi in quel di Otogakure. Una bambina dai lunghi capelli biondi gli chiedeva di firmare una petizione per salvare degli animali. Indispettito, ha tentato di far la stessa cosa successa con Eiko: spaventarla e farla fuggire, non prima ch'essa avesse resistito. Così non è stato, perché nell'innocenza più pura dei bambini, Rasetsu non è un Mostro. E ne rimase sconvolto allora, tanto quanto adesso. Le parole sono simili, le richieste sono le stesse. Se ciò aggrada lui, allora può farlo: ad Eiko non par primaria importanza la sua sopravvivenza. <Sei disposta anche a morire?> Un flebile sussurro quel che fuoriesce dalle labbra sottili e nivee del ventisettenne improvvisato, non sicuro della sua reale età poiché definitosi al pari d'un demone immortale. <Rispondimi.> Il tono, dapprima flebile, s'alza leggermente, facendosi coraggio. Non vuol che la storia si ripeta. Il cuore accelera il battito ed ora può avvertirlo. Lui che s'ostenta a dir che il proprio muscolo cardiaco non batta, adesso può avvertirlo, tumultuoso che sbatte contro lo sterno, che vuol uscire per farsi vedere. Perché nel miasma in cui l'aveva buttato, infranto, a pezzi, esso era praticamente morto e necessita d'aiuto per ritrovar la luce. <Sono un uomo, intrappolato in un corpo che non mi compete. Ma è un corpo che possiede poteri demoniaci, non posso farne a meno.> Inclina il capo verso il basso, affranto e apatico dal tono che ne esce. La guarda con maggior insistenza, mentre fa la giravolta sul posto e torna a guardarlo con rinnovata curiosità. <Perché devo fartene. Sono un Mostro..> E si sa, i Mostri fanno paura. Lui è, difatti, vissuto con questa convinzione. Se viene definito Mostro, egli deve esserlo per forza, deve far paura a chiunque, deve dare dimostrazione di quel ch'è, come se dovesse mantenere una certa reputazione. <..e in quanto tale faccio paura. E tu devi averne, perché posso ucciderti quando meno te lo aspetti.> Una minaccia velata, detta con un tono rasente il nulla. Piatto e vacuo. Ciò che accade dopo è un ripetersi del flashback precedente. Impaurito, come poc'anzi, Bahaa si protese per abbracciarlo, per non lasciarlo andare, per cullarlo, per calmare i suoi demoni. Eiko non raggiunge quell'apice, ma gli tende la mano, gliela stringe. Rasetsu ha un guizzo che lo spinge ad indietreggiar d'appena due passi, come se chi l'avesse toccato fosse bollente e si sia scottato. Ritrarrebbe la mano toccata sin al petto, sorreggendola con la gemella tremante. Sgrana le palpebre, circondate da occhiaie lievi, ma che or si fanno evidenti, impallidendo. <Tu non sei lei.> Non è Bahaa. <Ma le somigli.> Che sia lei la nuova portatrice infausta della morte del Rosso? <Parli come lei.> Stessa analogia. Si morde il labbro inferiore, scurendosi in viso. <Tu devi avere paura di me. Non devi avvicinarti a me. Posso farti del male, devi capirlo da te!> Ed alza la voce, impazzito, frustrato, fuori dal mondo che lo circonda. Illusioni, mere fantasticherie d'aver di nuovo davanti colei la quale, un giorno, porterà a termine la vita di lui. <Non puoi capire, tu..> Un ennesimo sussurro il suo, dove cerca di capire, di mettere di nuovo a fuoco. Occhi velati, lucidi. Cuore in tumulto, respiro accelerato. <Se prometti che non mi abbraccerai..> Il timore ora è quello, che la storia si ripeta. <..ti compro quello che vuoi.> E se magari il suo discorso è più legato al mondo degli adulti, adesso par aver trovato il giusto compromesso per il gelato. [Chk ON]

18:30 Eiko:
 Si ritrova davanti a qualcuno che le sta dando da pensare, che la riporta ad eventi passati, che le riporta ad episodi di orrore e paura. Episodi di dubbia moralità dell'animo umano. Quell'uomo assomiglia a quella persona, ma non è quella persona. Assomiglia a lui, assomiglia. Pare quel padre degli orrori che è scappato. Ma non è lui, è diverso, c'è qualcosa di diverso. Forse è per quello che la piccola si è addolcita, per quello la paura è passata, perchè nel profondo ha capito che non si trova davanti alla stessa persona. C'è della paura sul fondo di quegli occhi tanto adulti. Una tristezza infinita che la nanetta può solo accarezzare, immaginare, comprendere. Per quello ha detto quelle parole, per metterlo alla prova, per capire quali siano le sue vere intenzioni. Vuole fare paura, minaccia, ma qualcuno di realmente cattivo ti avviserebbe mai? E' quello che stona nella mente della piccola. <Preferirei non morire in realtà, non deve essere una cosa bella, e non è un'esperienza che vorrei riprovare!> ammette senza paura mantenendo quel suo fare improvvisamente dolce e mansueto. Il sorriso, occhi negli occhi, il buffetto sul naso. Tutto pare provocare in lui delle reazioni strane. Come se il mostro fosse lei, come se ora fosse lui ad avere paura di lei. E perchè? Cosa gli fa paura. <Devi.> il tono più alto, il sorriso si allarga. <Hai detto devi, non che vuoi. E' qualcosa che ti sei imposto tu? Perché?> come se avesse capito qualcos'altro di importante. Un ingranaggio minuscolo. <Hai deciso tu di essere un mostro? O ti senti di essere diverso? Te lo hanno imposto?> quel dovere e non piacere. Quel devo, e non voglio. Fa capire tutto, rende tutto molto più chiaro. <Si, tu sei intrappolato, ma in qualcosa di diverso secondo me!> ammette in una risatina nonostante sia tutto così strano, difficile, grande per lei. Non le fa paura, non le fa più rabbia. <Minacci per sembrare in un modo.> come un bambino che si finge grande, come fa lei. <Anche io fingo, a volte mi comporto in un modo diverso per nascondermi.> o per non accettare qualche parte profonda di sè. Che lui faccia altrettanto? Il cuoricino batte, lui si spaventa, si tiene la mano come se la nanetta glie l'abbia ferita. Non ne risente, non si offende, ma sorride spensierata. <Non so chi sia questa lei, ma tu continui a minacciarmi per allontanarmi!> ormai è chiaro, non vuole fare del male, glie lo avrebbe fatto, allontana le persone da sè perchè... ha paura di qualcosa. Ma non riesce ancora a capire cosa. <Sei tu che decidi se farmi davvero del male o no. Sei tu che dici come e chi essere.> si avvicina a lui. E' vero non può capire, lei va a sentimento e potrebbe anche sbagliarsi, ma accetta il rischio. Tanto non ha nulla da perdere e lei si sente così inevitabilmente attratta da lui. Infine quel suo compromesso, ma arrivati a questo punto chi diavolo lo vuole quel dannato gelato? <Hai paura di quello.> dell'abbraccio, dell'affetto. <Hai paura di quello perchè non sai cos'è?> è l'istinto umano, l'istinto animale più vecchio del mondo: avere paura di ciò che non si conosce. E questo rende inevitabilmente quell'uomo la persona più triste e sola del pianeta. <Ma non c'è niente di male. Non brucia, non è doloroso, forse all'inizio, ma poi fa bene, come le medicine!> se la rischia, cerca di avvicinarsi e di abbracciarlo. Fa piano, dolcemente, come si farebbe con qualcuno di spaventato, e preghiamo il cielo che la piccola Chibi-chan non si renda conto fino in fondo di quello che sta facendo. Se dovesse imbarazzarsi potrebbe diventare violenta. Ma per il momento tutto quello che vorrebbe fare è abbracciarlo, fargli capire che non fa male, non fa paura. Perchè? Perchè glie lo dice il cuoricino. [Chakra non attivo]

19:06 Rasetsu:
 Fermo, dinanzi al corpicino della biondina, ascolta le di lei parole, ne scruta ogni singolo movimento. Non riesce a calmarsi, il cuore è in pieno tumulto. Se fosse stato davvero demoniaco, potrebbe asserire con certezza assoluta che è tornato umano. Perché la di lui sicurezza si basa sull'essere demone, sul non poter morire, sullo spaventare gli altri. Ed adesso si ritrova su un baratro dal quale non può tornare indietro. Vi sarebbe soltanto un modo: uccidere Eiko e chiudersi in se stesso, pur di non soffrire, pur di non star male, pur di non pensar di nuovo alla ragazzina che gli rubò la vera essenza di vivere come fatto fino a quel momento. Ed ora se ne aggiunge una seconda. Ma è proprio vero quel che si dice: i bambini sono lo specchio della verità, a differenza degli adulti. Finora, non per niente, soltanto due bambine sono riuscite a scavare a fondo nell'animo del Kokketsu. La maggior parte delle persone cercano di tenerselo buono, ma nient'altro. Non scavano a fondo, come ha invece fatto Eiko e Bahaa prima di lei. <Riprovare?> Pronuncia, dal momento che gli sembra molto strano il fatto che possa riprovare la morte. <Perché hai detto riprovare?> Non distoglie per nessuna ragione al mondo lo sguardo dal di lei viso, volendone captare tutte le sfumature. Le parti si son inverosimilmente invertite. Ora è lui a provare timore per quei sentimenti che potrebbero affiorare, mentre lei è il mostro che cerca di tirargliele fuori nonostante facciano male. La teme, adesso. Si è messo contro la bambina sbagliata ed ora ne paga le conseguenze: sembra una barzelletta, quasi. <Non l'ho imposto io. Sono un Mostro ed in quanto tale faccio ciò che mi compete.> Non risponde direttamente alle parole della ragazzina, ma indirettamente fa quasi capire che vi è qualcosa di profondo legato all'essere Mostro. Perché avrebbe dovuto appiopparselo da solo? Una valida motivazione c'è, ma l'appellativo di Mostro fu già definito molto tempo prima. <Non l'ho deciso io.> Ringhia fuori, stringendo le palpebre, ispirando violentemente. <Ma lo sono!> Ribatte, spalancando le palpebre con pupille dilatate in quelle giallognole iridi che la guardano quasi fosse uno spirito etereo. La realtà dei fatti è esattamente quella che viene esplicitata dalla ragazzina. Lui minaccia per allontanare le persone, per fare in modo che non stiano così vicine a lui, per non morire. <Tu perché ti nascondi? E come ti mostri?> Curioso, invero, par tornato bambino ed esplica la propria curiosità, allungando la mandritta. Vorrebbe toccarle quei capelli, arruffarglieli, ma lo stesso arto viene bloccato a mezza aria, e lo ritira subito dopo. <Non puoi starmi vicino. Ti farei del male davvero perché sono nato così. Sono nato per uccidere, morirò venendo ucciso!> Il suo dogma, il suo credo. Potrebbe ucciderla perché è nato per farlo, non perché ne abbia bisogno. È stupido ed ingiusto, ma è da tempo che qualche rotellina non funziona nel auo cervello e questo spiega tante cose, come il comportamento che ottiene in situazioni come questa. Indietreggia di un mero passo ancora, ma Eiko è ostinata e gli si avvicina senza paura. <So cos'è e mi ha fatto male, tanto tempo fa.> Quando Bahaa lo abbracciò, sentì il calore in mezzo al gelo del suo cuore. Sentì la cristallina realtà di voler quella bambina con sé, perché soltanto così avrebbe potuto vivere ed essere reale. Ma non ha potuto. Lei è scomparsa e non è tornato a riprenderla prima che succedesse. Annebbiato, avverte le mani e le braccine di lei attorno al corpo. Scatta sul posto, paralizzandosi subito dopo. Allarga le braccia, quasi non volesse toccarla. Il cuore rischia un attacco cardiaco per quanto va veloce. <N-No. La storia si ripeterà! Ti farò del male, io-io..> Stringe i denti, chiude le palpebre, le serra. <..io- ti perderò come ho perso lei.> L'unica che gli ha dato affetto, morta, scomparsa, sapendo però che tornerà per finire il lavoro. <Mi ucciderai, un giorno. Od io ucciderò te per primo. Non puoi-Non-> Ma non la blocca. Però, non stringe neppure. Abbassa solo il capo e la dritta torna alla carica, riprova ad alzarsi ed ad appoggiarsi delicatamente sul cranio altrui. <...> Silenzio. [Chk On]

19:28 Eiko:
 Le piace, nonostante l'aspetto altrui. Nonostante dica di essere un mostro, un omicida e uno scienziato. Nonostante in superficie possa assomigliare alla persona che davvero lei teme. Ma ha visto oltre, è riuscita a guardare in quegli occhi e a capire il battito di quel cuore. E' bastato ascoltare attentamente le sue parole per capire cosa si celi dietro, almeno questo è quello di cui è convinta la piccola. Tutto potrebbe essere vero, come che falso. Potrebbe star prendendo un abbaglio e stare facendo il gioco di un pazzo pronto davvero ad ucciderla, ma al momento non ci bada. Ingenua. <Riprovare, uhm...> pensierosa si porta una manina sotto al mento e riflette sollevando lo sguardo verso il cielo nuvoloso. <Non so dirtelo con esattezza, ovviamente non sono morta davvero, o a quest'ora sarei uno zombie! Ti pare?> allegra se la ride andando a mimare il verso di uno zombie portando le braccia in avanti. Scuote la testa tornando occhi negli occhi con l'uomo. Il ragazzo o il bambino. Il Mostro. <Però ci sono andata vicino, è stato come morire!> non si sa cosa, non lo spiega e non va nei dettagli. Continua a comportarsi come fa solitamente, anzi, mostrando più dolcezza del solito, più simpatia, più accortezza. Mostra i propri sentimenti come fanno i bambini dopo tutto. Lui le ha fatto paura, si, sicuramente. Ma poi ha visto altro. <Non l'hai imposto tu, quindi pensi che qualcuno al di sopra di te ti abbia detto: Rasetsu, sei un Mostro e devi fare cose da mostro!> solleva il ditino indice come una maestrina e cerca di cammuffare la voce come a renderla più adulta e maschile, come un vecchio. Ovviamente sarebbe impossibile per lei riuscirci, ma il risultato sarebbe quello insomma. Circa. <Tu decidi, non chissà chi!> solleva le braccia al cielo gesticolando con le manine, come per scacciare questa entità superiore che ha deciso questo di Rasetsu. <Io?> si indica di colpo, presa in contropiede con quella domanda. <Piuttosto che mostrare le mie emozioni, mi arrabbio e divento violenta! Soprattutto quando mi imbarazzo, non so che fare e allora urlo e sbraito.> non è nemmeno minimamente paragonabile a quello che succede in Rasetsu, ma a suo modo la piccola si sta nascondendo. Si, è una prima risposta, ma è lei per prima che non va oltre, più a fondo. Ha solo risposto mostrando la punta del suo iceberg personale. Ancora una volta preferisce mostrarsi infantile, piuttosto che voltarsi e dare un'occhiata al suo passato. Paura, ecco perchè si nasconde. E questo è il suo reale nascondiglio ancora. Il sorriso, la spensieratezza, l'allegria, persino il cibo è una maschera per lei. Ma non lo spiega a lui, non perchè non voglia, ma perchè inconsciamente non se ne rende conto. <E ti dico una cosa, nessuno nasce Mostro! Nessuno nasce per uccidere. Mostri ci si diventa, o per scelta nostra o altrui. Tu perchè lo sei diventato? Chi ti ha detto che sei nato per questo?> insiste, vuole andare sempre più a fondo, vuole portarlo a scavare e rispondere. Si avvicina, ostinsta, ottusa, perchè vuole averla vinta. <Si, all'inizio fa male, ma poi non fa più dolore!> annuisce. <Te lo prometto!> solleva la mano destra e se la porta al cuore, è una vera promessa, gli promette che prima o poi smetterà di fare male, che è un passaggio necessario. Per dimostrarlo lo abbraccia. Forte e piano allo stesso tempo. Delicata e piccola. Lo sente diventare un blocco di ghiaccio tra le sue braccia, lo sente morire e rinascere all'istante. <Non mi perdo, va bene che sono Chibi, ma non così tanto da perdermi in giro e non trovarmi più.> ammette soffocando una piccola risatina contro di lui, perchè si stringe, lei continua fino a quando non sarà lui ad allontanarla. Non succede, sente la sua mano sulla capoccia. <Tranquillo, vedi? Sono qui e non ti sto uccidendo. E tu nemmeno stai uccidendo me! E... nemmeno mi stai perdendo.> non le rimane altro che rimanere incollata a lui, attendere che sia Ryuuma ad abituarsi a quel gesto, a quelle sensazioni che sente, ad accorgersi che non c'è nulla di male. [Chakra non attivo]

20:37 Rasetsu:
 Nessuno.. NESSUNO ha mai osato trattarlo come sta facendo Eiko. Bahaa ha scavato, Eiko sta continuando a farlo, poiché vuole capirlo meglio di chiunque altro. E non essendovi una classifica lunga e complessa da scalare, dovrebbe riuscirvi senza problema alcuno a raggiungere la vetta. Non sorride nel vederla far lo zombie, ma sente ogni cosa che possa venir espletata dalla ragazzina. <Puoi spiegarmi cos'hai provato quando è successo?> Quando ha provato qualcosa tale da poter esser catalogato come vicino alla morte. Il tono è pacato, volendo capire quel che lei ha provato, perché ella sta scavando a fondo in lui ed adesso vuole una sorta di baratto. Le labbra schiuse, lo sguardo perso e languido, vitreo, ancor timoroso che Eiko possa scavare ancora a fondo, la scruta però con particolare attenzione. <Tutti.> Ribatte. Tutti gli han detto che è un mostro perché nessuno ha scavato. Nessuno ha provato neppure. Non ride né sorride anche quando mima un vecchio maestro, quando riprende con i suoi giochetti da bambina. Ma memorizza quel che vede. <Io ho deciso di essere quello che sono.> Atono, quasi baritonale per quanto gli è possibile. Ma lo ha deciso soltanto perché glielo hanno imposto, ovviamente. La società è crudele la maggior parte delle volte senza rendersene conto, senza capire quello che di crudele fanno. <Perché essere violenta? Sei ancora piccola. E non mi hai ancora detto il tuo nome, nonostante tu mi abbia ammansito..> Poiché si sente stanco, triste addirittura per la propria condizione. <..nonostante tu abbia infranto ogni barriera e mi abbia abbracciato. Hai osato far qualcosa di assurdo e non te ne rendi neanche conto.> Le parole vengono pronunciate con lentezza, scandendo per bene ognuna di esse. Lo sguardo rivolge ancor dabbasso, verso il viso e la testolina bionda di lei. <Te l'ho detto prima..> Ringhia, coprendosi gli occhi con la sinistra, poiché la destra resta poggiata sul di lei capo, dolce, tremante. <..tutti.> Or la risposta è sicuramente più precisa di poco fa, per cui ella potrà altresì comprenderlo meglio. <Tu, invece, perché ti obblighi a nascondere te stessa?> Roco. Deglutisce. <Perché diventi violenta? Cosa ti hanno fatto?> Gli occhi restano coperti dalla mano, deluso da se stesso per essere in quelle condizioni, per colpa della bambina tra l'altro. <Mi pugnalerai anche tu. Ti darò ciò che sono e anche tu mi pugnalerai.> Non capisce che, quella di tanto tempo prima, altro non era che una illusione e che, ovviamente, nessuno andrà ad ucciderlo con le sembianze di una Bahaa adulta e maggiorenne. Si lascia stringere, perché sotto sotto sa quanto ne avesse bisogno. Inspira. Si morde il labbro inferiore. La dritta preme più forte, scende sulla nuca e le spalle. La attira a sé, come una ancora di salvezza. Ma non la guarda più. Gira la testa dall'altro lato, abbassa la mano che ne copriva la vista. Indurita l'espressione per non far trapelare niente dei suoi sentimenti, capace ancor di provarli, la tiene contro il suo busto. <Non voglio farlo.> E poi, a bruciapelo, le chiede qualcosa di assurdo: <Dove sono i tuoi genitori? Dove andavi da sola?> Vuole vivere ancora, per questo non la lascia ancora andare, ma al tempo stesso aprirsi comporta non avere guardie. Non avere guardie comporta avere facile ingresso per le ferite e le delusioni. E questo non può permetterselo. [Chk On]

21:03 Eiko:
 Spiegare cosa si prova ad essere vicini alla morte è davvero difficile. In più la piccola non sa bene se ha ancora compreso tutto quello che le è successo. Ma è una bella domanda, un'ottima domanda. Quella domanda la obbliga a scavare in se stessa, la obbliga a volgere lo sguardo verso il suo passato, lo fa questa volta non perchè è qualcun altro a porcarcela, ma per sua scelta, per rispondere a quella domanda. La ragazzina si volta indietro, metaforicamente, e punta lo sguardo verso periodi passati. Periodi che la portano lontana dal presente. <Come se qualcosa scivolasse via da te, da dentro di te. Diventa tutto freddo, tutto buio, il cuore batte forte all'impazzata e vuoi respirare, ma non ci riesci. Il respiro sembra scivolare via, ad respiro sembra sempre più difficile compiere il prossimo.> corrucciata cerca di dare una spiegazione più possibile vicino a quello che ha provato. <Non vedi più nessuno intorno a te, mi sono sentita abbandonata, priva di energie, uno straccetto. Poi non mi è più importato nulla, volevo solo dormire e riposare, ma all'ultimo ho provato un'angoscia e un terrore profondo, gelido, che mi stringeva forte il cuore, mi mozzava il fiato, ma non provavo più dolore.> sospira. Non è il massimo, non è riuscita a dare voce alle sue sensazioni passate e come risultato è rimasta incastrata in quei ricordi. Impossibilitata a tornare al presente, alla realtà, ad accogliere il sorriso e la propria spensieratezza. Non si sta più nascondendo, gli occhi si fanno vitrei, lo stato d'animo forse molto simile a quello di Rasetsu. Ma nei suoi occhi ci sono dolore e tristezza profondi, un'atavica paura. A quel - tutti - dato in risposta dall'uomo dalla dentatura appuntita, si riscuote e torna in sè, torna alla realtà e lo fissa negli occhi. Ha capito cosa sia potuto succedere, ma non capisce il motivo. Come mai tutti hanno pensato che fosse un Mostro, lo hanno pensato così intensamente che lui stesso se ne è convinto. Perchè fare una cosa simile? Ma le torna in mente suo padre, un vero Mostro. Non ha una risposta nemmeno al perchè lui abbia fatto quello che ha fatto a lei e alla mamma. La gente può essere crudele. <Tutti hanno detto che sei un Mostro, e tu ti sei identificato in quello. Non è stata una tua scelta, nessuno ti ha visto, nessuno ti ha guardato, nessuno ti ha ascoltato.> si rispecchia in parte in lui, sono parole rivolte ad entrambi, scavando in lui scava anche in se stessa. <Non trovo che gli abbracci siano tanto assurdi!> scuote la testa, torna il sorriso e glie lo regala. <E non lo so perchè, ma mi sembra che arrabbiarmi e picchiare mi aiuti a nascondere l'imbarazzo quando arriva! O quando mi mostro troppo e non so come tornare a nascondermi... bhe! Un po' come te che allontani tutti dicendo che sei un mostro! Io allontano arrabbiandomi!> forse è un procedimento simile. <Solo che io non voglio stare sola e sono felice se qualcuno vuole essere mio amico! Se io mi fido, allora non ho motivo di nascondermi e arrabbiarmi!> si sente soddisfatta, il pensiero va a Kaime, la sua prima amica. <E tu? Vuoi davvero, davvero rimanere solo?> lei non lo crede, o non sarebbero arrivati a questo punto. Ancora quelle domande rivolte a lei, che la spingono a scavare in se stessa. Cosa le hanno fatto. <Mi ha fatto del male.> si irrigidisce e distoglie lo sguardo da quei ricordi. No, non è intenzionata a voltarsi ancora indietro, e rimane vaga, non aggiunge altro. Si fa distante con la mente, ma non col cuoricino, infatti rimane abbracciata a Rasetsu, lascia che lui la stringe a sè senza ribellarsi, senza opporre resistenza, questo le fa capire che non vuole stare solo. <Io non pugnalo. Perchè so quanto fa male essere pugnalati da qualcuno di cui ti fidavi ciecamente.> un genitore che tradisce la fiducia di un figlio, arrivando a fargli male. Sa quanto fa male, per questo non lo farebbe mai a sua volta. Il tono infantile questa volta è deciso, sa di cosa sta parlando, le sue non sono mai promesse a vuoto. Non c'è spazio per la troppa infantilità ora, si stanno scavando a vicenda, e si stanno ancorando a vicenda l'uno all'altra. Che strano questo sconosciuto. <Mi chiamo Eiko. Ma mi chiamano Chibi-chan.> alla fine si presenta sottolineando il modo nel quale viene chiamata. <E tu? Mi pugnalerai?> borbotta quella domanda, piccola e fragile. Non si stacca da lui, lascia che sia l'altro a decidere, e poi quella domanda alla quale non ha problemi a rispondere se prende la giusta distanza emotiva. <Mamma è morta. Papà è scappato. Io stavo solo facendo una passeggiata, volevo mangiarmi un gelato.> tutto qui, ne più ne meno. [Chakra non attivo]

21:35 Rasetsu:
 La sensazione da lei descritta l'ha provata, l'ha testata sulla sua stessa pelle. Sentirsi morire dentro, sin quando il cuore esplode dal petto, il respiro è quasi assente per mera questione mentale laddove pare esso stringersi ed occludere. Il capo di lui si muove lentamente dall'alto al basso, giusto un paio di volte appena, per confermar quello ch'ella sta dicendo, per farle capire che può, a sua volta, comprenderla. <Eri giunta a quella consapevolezza dove sai che non puoi tornare indietro; non puoi tornare alla stasi in cui precedentemente ti trovavi. Ti abbandoni a quella che è la sensazione attuale, senza poter far niente per ribellarti ad essa.> Filosofico, quasi, ancor non distoglie gli occhi dalla di lei testolina. Lascia fluir all'esterno un sospiro pesante, abbassando e rilassando ambedue le spalle. La lascia andare rendendosi conto di quanto sia esoso che un mostro come lui debba tenere al petto una ragazzina docile, dolce, affabile come Eiko. Le braccia ricadono lungo i fianchi e le lascia decidere se allontanarsi oppure no, se restare lì a sentir ancor quel cuore in tumulto come mai prima d'ora. <Tutti mi hanno visto, tutti mi hanno guardato, tutti mi hanno affibbiato quel nome. Rasetsu è meglio di Mostro, ma non differenzia molto dal significato intrinseco d'entrambi.> Spiega ad ella, quasi fosse convinto che non possa capir tutto quello che dice e, dunque, parlarne possa aiutarlo ad andare avanti, senza però svelare troppo di sé. <Lo sono..> Assurdi, gli abbracci. <..per chi non li ha mai ricevuti.> Sentenzia alla di lei volta, come se fosse la risposta più comune da dare, la più giusta e corretta. <Io, però, non picchio le persone per nascondermi. Inoltre, le uccido direttamente, senza passare per nessun intermezzo.> Non dovrebbe parlar così ad una bambina, ad una ragazzina, eppur non si cruccia affatto di quel che sta facendo, insistendo su questa stessa traiettoria, su questa linea guida ch'è il suo modo d'essere, di vivere, di coesistere con se stesso. <Se non vuoi essere da sola, allora non devi neanche allontanare gli altri.> E' basilare, è matematico. Lui non ha bisogno di nessuno vicino, non ne ha mai avuto interesse o necessità, perché nessuno sarebbe in ogni caso riuscito a comprendere quello che alberga dentro di lui. Niente e nessuno avrebbe mai potuto scavare a fondo, mai quanto Eiko. <Finora, non ho mai sentito la necessità di avere qualcuno affianco. Ho mia sorella, la moglie dell'Hasukage..> Figura importante in quel di Kusagakure, sicuramente, essendo a capo. <..ho mia nipote, adottata da mia sorella. Ma non vivo con loro e non ci sto più di quanto non mi tocchi.> Si stringe nelle spalle. Il significato di famiglia è molto labile. Se necessario, se fatto per il Clan, non si tira ovviamente indietro. <Sono solo da così tanto tempo che, ormai, è questo il mio destino, non trovi? Come fai a cambiare radicalmente chi ha vissuto tutto la vita per il Mostro ch'è?> Un ghigno si distende sul di lui viso, mostrando i denti aguzzi, da squalo, ghignanti alla di lei volta. <Eiko.> Ripete, irrigidendosi nel sentir le parole antecedenti al di lei nome. <Non ti pugnalerò se tu non lo farai a me.> Semplice. <Ma sarò il primo a farlo se soltanto ci proverai.> Una minaccia ed un avviso, assieme. L'ultima frase risveglia in egli qualcosa di strambo, di completamente FUORI dal mondo. <Se vivi da sola, vuol dire che sei come me.> Un Mostro? <Sola.> Specifica, serio, anche se ringhiante perché non è in sé completamente. Ed ha finito le pasticche, la qual cosa si fa altresì sentire assieme al resto della faccenda. A breve, ne necessiterà. <Non dovresti stare da sola.> Ultima, lasciando sventolar dietro di sé il cappotto, i capelli cremisi, ogni singolo dolore spinto dal vento fuori di sé. La sua è una richiesta implicita, ad Eiko leggerla tra le righe. [Chk ON]

21:53 Eiko:
 Ryuuma riesce a comprendere quello che per la ragazzina è ancora difficile da spiegare. Tutto sommato però anche lei si ritrova ad annuire un paio di volte a quello che sente. Filosofico, complicato, ma può dire di aver capito. <Esatto.> abbandonarsi alla situazione attuale senza potersi ribellare ad essa. Annuisce ancora una volta, la testolina fa su e giù, e sorride sollevata di essersi fatta capire. <Tu come mai hai provato queste sensazioni? In che modo?> non può trattenersi dal chiederlo, ma non insisterà se l'altro non vorrà approfondire, del resto nemmeno lui sta insistendo con lei, quindi glie lo deve. Sente sciogliersi l'abbraccio su di lei, ma non si sente respinta, quanto basta per lei per rimanere invece stretta a lui. Era da tanto che non abbracciava una persona, una sensazione che voleva riprovare. <Allora hanno sbagliato a guardarti!> si impone perchè per lei non c'è altra spiegazione. Se lo avessero visto bene forse avrebbero compreso altro, qualcosa di diverso da un Mostro. E' anche vero si che lei non conosce questo ragazzi dai capelli rossi, quindi le sue convinzioni sono puramente sentimentali. <Allora... uhm... li faremo diventare una cosa speciale ma non assurda.> insomma ce lo vuole far abituare a quegli abbracci, e non è un tono che ammette repliche. Se lo stringe, le manine si avvinghiano ancora un po' ai suoi vestiti, con la testa nascosta contro di lui. <Ognuno ha i suoi metodi.> solleva la testa per guardarlo, mostrando quel visino imbronciato, con le guanciotte gonfie. <Io non critico il tuo, tu non criticare il mio!> certo, si, come se uccidere fosse la cosa più normale del mondo. L'ha presa bene, alla leggera, ma forse è anche vero che a questo mondo l'uccidere e la morte sono all'ordine del giorno. In ogni caso nella sua vita si. <Eh, ma parli facile tu. Non è così semplice e lineare!> ovvio che non vuole stare sola, ma allo stesso tempo ha anche paura a mostrare i sentimenti, perchè la renderebbe più debole ed aperta a ferite. <Non ne hai mai sentito la necessità... perchè forse non hai mai avuto nessuno? Quindi ti sei solo... abituato alla situazione, te la sei fatta andare bene e con gli anni è come se fosse diventata una tua certezza. Per non... continuare a soffrire?> non sa se sta dicendo cose esatte, per questo domanda, perchè potrebbe anche sbagliarsi. <Pian piano, dandoti quello che ti è mancato, potrai capire come sei fatto davvero!> sorride verso di lui staccandosi finalmente da quell'abbraccio, un passetto indietro per poterlo guardare meglio. <Io non ti pugnalerò, quindi tu non mi pugnalerai. Nessuno si pugnalerà! Meno male!> gli crede. Il sorriso felice e spensierato, una giravolta che viene ripetuta ancora una volta. Poi si ferma a guardarlo. <Sola. Siamo simili noi due.> inclina la testolina da un lato, sorride. <Tu dici? Non dovrei restare sola? Come mai?> è curiosa di sapere la sua motivazione. Si muove, facendo ondeggiare i capelli. [Chakra non attivo]

00:57 Rasetsu:
 Proprio perché tutta la situazione è difficile da spiegare, persino da comprendere, alla di lei domanda non può fare a meno di scuotere il capo. Come glielo si spiega? E' nato per un errore, i genitori non erano esattamente quel genere di persone che dimostrano l'amore per un figlio. Non lo volevano, semplicemente. Ed essendo cresciuto per quel ch'è, brutto, androgino, chiuso in se stesso, non hanno mai sentito la necessità d'aprirsi con egli. E non l'han semplicemente fatto, lasciandolo crescere allo sbaraglio, come meglio andava. <E'difficile da spiegare, Eiko-chan.> Non Chibi-chan. Preferisce il nome completo, come con Naoko. <E sarebbe lungo, incomprensibile per me, figurati per te.> Asserisce cheto, or distaccatosi completamente da lei, prima che ogni fibra del suo corpo vada in pezzi, sancendo la morte totale del di lui corpo, non soltanto del cuore. Quello è quasi rinato, ha ripreso a battere ed ha irradiato il corpo di Rasetsu in modo innaturale. Si sente meno freddo, più caldo. Più vivo, meno morto. <...> Inspira lentamente, lasciandola parlare, senza dir alcun altra parola, finché non avrà sentito ogni singola d'esse uscir dalle labbra di lei. <Non sto criticando niente, infatti. Sto semplicemente ascoltando.> Aggiunge, guardandola come se, da un momento all'altro, fosse costretto ad andarsene, a lasciarla lì, a spingerla di nuovo lontano. Non discosta molto dalla verità, poiché si è fatta una certa ora e dovrebbe continuare a lavorare o, quantomeno, a creare la Sbrilluccica. <Io non ho sofferto!> Le parole di lei sembrano colpirgli la faccia al pari d'un pugno. No, lui non ammetterà mai d'aver sofferto, d'aver provato simili sentimenti così avversi al suo comune essere. <E chi dovrebbe darmi quel che dici mi è mancato?> Difatti, non ammetterà che gli è mancato qualcosa. Non ammetterà che, in questi anni in cui è andato alla continua ricerca di Bahaa, cercasse soltanto di riavere quel contatto con sé. Si tien tutto dentro poiché per quel singolo rapporto, quel singolo scavare, gli han dato del pedofilo. E non è qualcosa su cui surclassare. Persino con Eiko or si sente quasi a disagio. <Non dovresti restare sola perché sei soltanto una bambina.> Annuncia, sicuro di quanto dice, scandendo per bene ogni singola parola tirata fuori adesso. <E tuo padre non doveva lasciarti così. Non doveva scappare. Hai bisogno di qualcuno che ti protegga, di qualcuno che viva con te, come te.> Come lui. <Conosco un posto dove potresti essere al sicuro.> No, non dirlo. Il Tempio è fuori Kusagakura ed ella non può entrarvi. Vi sarebbe la Magione di Yukio, definita ormai un dormitorio per quante persone vi ha visto passare. O, addirittura, il Locale Kukoku, ma considerata l'età altrui e gli affari di quel posto, non gli sembra ancora abbastanza lecito. Ma da quando gli interessa il bene d'una bambina? Da quando prova simili frustrazioni, sentimentalismi inutili che potrebbero portarlo alla morte? <Dimentica ciò che ho detto.> Si risveglia, d'un tratto, indeciso. Scuote il capo un paio di volte. <Se mi dici dove abiti, vengo a trovarti. Vengo a tenerti compagnia. Vengo a vegliare affinché nessuno ti porti via.> E sol dopo la risposta d'ella, girerà sui tacchi e sparirà velocemente alla vista di chiunque, tra una fusciacca nera di Sangue ed un alone violaceo in cui piccoli fulmini scoppiettano come fiammelle d'un fuoco. [END]

01:13 Eiko:
 Non le viene data una risposta, e la piccola ondeggia il corpo spostando il peso da una gambetta all'altra. I capelli si muovono a ritmo, lenti e fluidi. Non conosce la storia di quell'uomo, non sa cosa gli sia successo e niente le viene detto. Ergo, può continuare ad essere sicura di quello che pensa. <Uhm... va bene. Magari ne parleremo un'altra volta!> no, non si è arresa, in ogni caso vuole passare altro tempo con lui e parlare. Di lui, di sè, di cose frivole, non le importa. Il gelato è ormai un pensiero dimenticato, quello che lei vuole ora è stare in compagnia di questo strano ragazzo, mal giudicato, mal compreso, ormai si è fatta un'idea e non ha intenzione di mollarla, qualsiasi cosa succeda o le venga detto. E' come se riuscisse ad andare oltre alle sue parole, scavare nei suoi occhi e vedere la realtà. Si sta forse credendo una super eroina, si sta forse sopravvalutando, ma fin quando non si convincerà del contrario, per lei le cose rimangono come crede. <Okay, niente critiche!> ammette l'abbaglio, ma ancora una volta vede oltre quelle parole che vengono esclamate con tanto ardore. Così come lei non ammette mai di avere colpe, lui non ammette di aver sofferto, non ammette che gli sia mancato qualcosa. Lo osserva stupita, confusa, in un primo momento crede di aver valutato male, ma qualcosa in lui le fa capire il contrario. Non vuole insistere e non lo farà, ma gli sorride in maniera dolce e serena come per tranquillizzarlo. <Io!> esclama a quella domanda, alza una manina entusiasta. <Io ti darò quello che ti è mancato!> perdura ancora della sua convinzione, sincera e schietta fin nel midollo. Lo guarda, gli imprime una tacita promessa, quella di non lasciarlo mai più solo, come allo stesso modo lui si sta prodigando per lei. Mai più sola. Non dovrebbe, no. Il visetto si illumina lentamente, il sorriso si apre mentre ascolta quelle parole, quella prospettiva di convivenza futura. Lontana dalla casa in cui è ora, che la soffoca, dove ci sono ricordi orribili. Sangue. Odore del sangue. Ma alla fine lui ritratta, e tutto si spegne lasciando una faccina delusa, ma solo in parte, perchè comunque lui verrà da lei. <Prometti! Prometti che verrai a trovarmi allora, che staremo insieme e ci faremo compagnia!> si sente triste nel sentirsi vicina alla loro separazione ora. <A vegliare...> lei ha promesso, e lei ha deciso di fidarsi di lui. Non sa se ha fatto un errore, non sa se la farà soffrire nel caso lui non mantenga le promesse, ma ha deciso di fidarsi. Gli crede. Per questo prima che lui se ne vada, gli dice dove lei abita, più volte per essere sicura che lui abbia sentito e compreso. <Ti aspetto, eh!> rimane immobile, la manina si alza a salutarlo con entusiasmo, il sorriso sul visetto e una speranza. Ah, già gli manca! [end]

Incontro/Scontro nel Secondo Cerchio. Da un iniziale litigio, dove Ryuuma accusa la ragazzina d'un incidente, si finisce a scavare nei meandri dell'animo del Rosso, tirando fuori quel che di buono potrebbe esser in lui, attorno a tutto il marcio.

Ringrazio DAVVERO Eiko, perché la giocata è stata qualcosa di stupendo, stravolgente e incredibile ç_ç