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Pioggia, nostalgia e esami

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con Haran, Kaime

10:36 Haran:
 Avrebbe dovuto recapitare una missiva ad uno dei sensei dell'Accademia e tornare immediatamente a casa, eppure no. Il tempo ha deciso di farsi beffe di lei scatenando un acquazzone violento che scroscia dall'alto senza pietà. Avrebbe potuto portare un ombrello con sé ma visto quanto poco avrebbe dovuto star fuori ha ben pensato di uscire di corsa e a mani libere, giusto per evitare fastidi. E adesso viene punita. Sbuffa spazientita, sotto la tettoia d'ingresso della prima palazzina dell'Accademia, osservando con gli occhi al cielo, la pioggia che cade. L'espressione è truce, le labbra strette, il cappuccio della pesante felpa imbottita calato sul capo a schiacciare i ciuffi celesti sulla fronte, i codini del medesimo colore a ricadere lisci lungo i lati del volto, sul petto, ondeggiando fino alla vita. La felpa nera che ha indosso stringe sul busto sottile mentre le mani sono ficcate nelle tasche con fastidio alla ricerca di calore. I pantaloncini che ha addosso sormontano delle calze color carne piuttosto pesanti a loro volta coperte per gran parte da parigine nere che dalle cosce scendono fino a perdersi in un paio di stivaletti ninja. Niente armi con sé, niente oggetti, neppure il chakra impastato. Solo il coprifronte di Kusa è legato attorno alla coscia sinistra. Inspira a fondo l'aria uggiosa sentendo l'odore dell'acqua piovana pervaderle i polmoni e schiocca la lingua contro il palato con fare annoiato. < Dannazione. > borbotta fra i denti abbandonandosi con la schiena contro la parete che affianca la porta d'ingresso all'Accademia, la gamba destra leggermente piegata col ginocchio in avanti e la pianta del piede a far perno contro la stessa parete. Attende, semplicemente, che il tempo migliori, che la pioggia cessi di cadere così da poter tornare a casa senza rischiare di farsi un bagno indesiderato.

10:44 Kaime:
 Il mondo si spalanca anche questa mattina alla vista della deshi, le cui palpebre, timide, andrebbero ad aprirsi con la timidezza e la suspance di un sipario. Queste lascerebbero che due grandi iridi ambrate, le cui pupille andrebbero, sol ora, a metter a fuoco la propria camera da letto. Passi imprecisi son quelli della ballerina, appena scesa dal letto, che si volge verso la sua camera da bagno personale, dove andrebbe a svolgere la sua routine quotidiana, non ricadendo, però, in quel gesto malevolo, non avendo nulla da dover rigettare, non avendo fatta cena alcuna la sera precedente. Uscita da quella grande camera, i cui colori sono principalmente bianco e blu, con quale mosaico dorato, la giovane riprenderebbe il suo incedere verso il proprio armadio, andando per un attimo a girarsi verso la finestra, così da saper quali capi sono più adatti per la odierna. Nuvole cupe e tendenti alla pece, illuminate solo da rari ed incidentali lampi, la cui vista è seguita, dopo qualche secondo, dai loro ruggiti e...pioggia, una pioggia che si abbatte sul villaggio di Kusagakure no Sato tutto e su quelle finestre, la cui pioggia ticchetta su quella vitrea protezione, andando a creare delle piccole gocce d'acqua che cadono non riuscendo a reggere il proprio peso. Insomma, è una giornata come tante, una giornata orribile che merita solo di finire come tante...nell'oblio. Giunta all'armadio la giovane andrebbe a ricoprire il proprio corpo con un paio di pantaloni in cotone nero, un maglioncino bianco-avorio, il cui collo alto solletica, fastidiosamente, il mento della deshi. Anfibi neri, chiusi con una zip dorata laterale e una mantellina impermeabile bianca, il suo bordo del cappuccio è decorato da una fascia dorata. Non ci mette molto tempo né molta attenzione, in quanto stamattina deve, solamente, recarsi all'accademia per ripetere gli argomenti in vista dell'esame scritto. Un ombrello nero, sul quale alcuni petali di ciliegio, stilizzati in bianco, vien prelevato dal porta-ombrelli posto all'indresso della dimora Ishiba, per poi andar a prendere, uscendo dall'uscio, la strada verso l'accademia. Le strade sarebbero deserte, o quasi, poche sono le persone che si trovano a proprio agio in un clima del genere, e quindi molti, tra i pochi, cercan riparo in negozi e porticati, mentre la giovane, con passo svelto, andrebbe a proseguire verso l'accademia, la quale disterebbe solo un paio di minuti dal punto raggiunto...

11:01 Haran:
 Sospira, ancora, estraendo le mani dalle tasche ed incrociando le braccia al petto tamburellando le dita della destrorsa sul bicipite sinistro. Storce appena le labbra in una espressione annoiata, impaziente, continuando a puntare le iridi celesti sulla pioggia che scende rapida e scrosciante. Il terreno è fangoso, le strade piene di pozzanghere e da tetti e tettoie gocciola l'acqua ristagnando sotto gradini e scale. Ogni tanto romba un tuono distante ed un lampo illumina di bianco ogni cosa per una frazione di secondo talmente breve da potersela perdere in un battito di ciglia. E' tutto piuttosto buio nonostante sia mattino, il sole è coperto da banchi di nubi buie e Azumi si sente quasi in pace circondata da quel clima, se solo non fosse che la pioggia preferisce osservarla da uno solo dei lati di una finestra. Decisamente lei si trova dal lato sbagliato, al momento. Le manca il calore dell'Anteiku, l'odore del caffè che sale dal basso, l'idea di poter bussare alla porta di Kankri a piacimento solo per parlare con lui o magari divertirsi a lanciare a Ruby e Hiruma l'idea sbagliata. Espira dalle narici deglutendo silenziosamente, passandosi quindi la lingua fra le rosee per poi veder uscire dall'Accademia un gruppetto di studenti chiassosi e scalmanati. Li osserva con espressione distante, distaccata, come se appartenessero ad un mondo di cui lei non fa parte. E, dopotutto, lei si sente proprio così. Estranea ad ogni cosa, ad ogni luogo, ad ogni condizione. Vive per inerzia dopo aver perduto ciò che di più caro ha al mondo. Forse è per questo che ha accettato quell'incarico, quella seconda identità segreta di cui nessuno dovrà mai venire a conoscenza. Lilium. La sua maschera. I ragazzini corrono sotto la pioggia mentre Azumi rimane immobile sul posto ad attendere, silente, che il clima si calmi, intenzionata a non volersi bagnare più del necessario per poter tornare a casa.

11:14 Kaime:
 Pioggia che percuote edifici, passanti, ombrelli, le strade. La pioggia che emana quel fastidiosissimo odore di malsano, proveniente da tombini e da tubature danneggiate da ruggine e dal tempo. Pioggia che continua ad esser unica compagna di viaggio della Ishiba, la quale, come previsto poco prima, ci mette poco meno di cinque minuti a giungere a quell'edificio, all'unica via di fuga che ha trovato a quel Paese. Il grado genin le permetterà di allontanarsi da quel villaggio, tornando al proprio villaggio natale, Amegakure, oppure si farà dare l'incarico di pattugliare confini remoti, che la vedano allontanarsi da questo villaggio che lei odia più dell'imperfezione presente nella di lei persona. Giusta alle soglie dell'accademia, riparandosi sotto il porticato, la giovane andrebbe a richiudere l'ombrello, andando, rapidamente, a chiuderlo e aprirlo, non interamente, un paio di volte, così che l'acqua accumulatasi in eccesso su quell'impermeabile tessuto possa cader su quell'asfalto polveroso, che al contatto con l'acqua va a creare una sorta di fanghiglia innaturale. Portato, con la mancina, il manico dell'ombrello all'avambraccio destro, questo dovrebbe andar ad appendersi, liberando dunque la mano sinistra con la quale andrebbe a svestirsi di cappuccio, in un gesto un po' articolato e impreciso, non essendo questa la sua mano primaria. I capelli, inumiditi, andrebbero ad esser scrollati, per poi andar a ricadere lungo le spalle, in dei smeraldini ricci innaturali. Le ambrate andrebbero a visionar il luogo, mentre gioviali ragazzini prendon a giocare, correre, divertirsi sotto le intemperie, tranne una ragazza, posta anche lei al riparo, la quale sembra molto infastidita da un qualcosa, che possa esser questo il clima o qualche gesto di quei bambini che può averla adirata, ma non le si avvicina, si limiterebbe ad osservarla, con non chalance, quasi a studiarne la fisionomia...

11:27 Haran:
 Il tempo scorre, gli studenti abbandonano l'edificio assieme a qualche sensei che è finalmente libero di poter tornare a sbrigare i propri affari senza essere circondato da petulanti mocciosi desiderosi di rischiare la vita per emulare qualche eroe passato che non riusciranno mai ad eguagliare. Si morde l'interno della guancia, Azumi, nel rendersi conto di quanto il maltempo stia incidendo sul suo umore rendendola ancora più caustica e cinica di quanto non lo sia già normalmente. O meglio, no; non è propriamente caustica, solitamente è solo molto disillusa e coi piedi per terra, quasi spaventata all'idea di avvicinarsi realmente ad un sogno. Oggi però ogni cosa le sembra nera, ogni cosa le par essere negativa e tutto le dà fastidio anche senza toccarla davvero, come ad esempio la presenza di quei ragazzini spensierati che della morte e della guerra ancora non sanno alcun ché. Inspira a pieni polmoni reclinando il capo all'indietro così da poggiar contro la parete il retro del cranio, osservando la superficie della tettoia di pietra del porticato dell'Accademia. Rincorre con lo sguardo il delinearsi di una crepa imprecisa notando difetti e imperfezioni nella stesura di stucco su di esso. Qualcuno avrebbe dovuto dare una bella sistemata a quella superficie imprecisa, magari avrebbero incaricato qualche genin per l'ennesima, noiosissima missione di livello D. Magari un domani sarebbe toccato proprio a lei, chi lo sa? L'idea non le arriva né interessante né fastidiosa: semplicemente non le importa che tipo di incarico le verrà affidato dai suoi superiori. Che si tratti di strappare erbacce o catturare dei ladri per lei cambia davvero poco. Azumi ha già perso tutto ciò di cui le fosse mai importato in vita sua e perciò non v'è niente che possa davvero turbarla ora come ora. Vive in una sorta di stasi perpetua dove niente è realmente importante. Ogni cosa muta ed evolve attorno a lei e lei osserva l'incedere del tempo e dei cambiamenti senza farsene toccare. Riabbassa il capo distogliendo lo sguardo dalle crepe sull'intonaco e punta le iridi sulla figura di una ragazza appena arrivata. Elegante, bella, aggraziata. Intelligente abbastanza da uscire armata di ombrello quando il cielo minaccia pioggia. Le iridi delle due s'incrociano per un attimo e Azumi si ritrova a notare l'assenza di coprifronte sul corpo altrui. La sua presenza all'Accademia e la mancanza della targa metallica recante l'incisione del simbolo dell'Erba è riassumibile in una sola parola: deshi. < L'ultima lezione è appena finita. > La informa Azumi con tono piuttosto piatto, casuale, come se la cosa non le importi davvero. Una informazione gettata lì giusto per, quasi solo per il capriccio di scatenare un mutamento in quella monotonia straziante. < La prossima è nel pomeriggio. > aggiunge, poco dopo, sbattendo le ciglia un paio di volte, senza smuovere un solo muscolo da quella sua posa così poco elegante, quasi da ragazza di strada. Non sa che l'altra è lì solo per ripassare in vista del suo esame.

11:44 Kaime:
 Gli occhi, i suoi occhi spenti che incontrano occhi, paradossalmente, ancor più incupiti. La suo figura, il cui peso grava interamente sulla gamba destra, mentre la leva sinistra è leggiadramente divaricata, è a sua volta osservato da quella ragazza, la quale, forse per cortesia, o forse per far allontanare la deshi, andrebbe ad avvisarla della fine delle lezioni e il periodo in cui le nuove verranno svolte. La lingua andrebbe ad umettar quelle rosee labbra, per nulla truccate, se non da un velo di burro cacao, prima di rientrare intimidita dal gelo presente e lasciar spazio, attraverso ad un chiosar palesato sotto forma di bianche nuvolette di condensa...<grazie, ma ho già finito il mio percorso di studi, sono venuta solo a ripetere in prossimità degli esami...>. La voce è ferma, decisa, ma al tempo stesso sottile e bassa, quasi si stesse pentendo di aver rivelato informazioni ad una sconosciuta. La mancina andrebbe a portar una ciocca si smeraldino manto dietro il corrispondente orecchio, prima di riprender a varbiare nella di lei direzione...<se posso, lei invece perché è qui?> Direbbe, dando del lei per un puro obbligo morale e di etichetta, prima di rimanere silente in attesa di replica. Nel frattempo gli occhi andrebbero a studiarne il viso, gli occhi, le rosee labbra, quella nivea carnagione, quel suo vestiario. Si può sapere molto dalle persone attraverso il loro gusto estetico ed il loro modo di vestire...e lei di misticare la nulla autostima con capi firmati ne è una esperta.

12:00 Haran:
 Il silenzio torna a calare su quel porticato al termine del fluire delle figure uscite dall'Accademia. Solo lo scrosciare della pioggia rimane come perpetuo sottofondo di quel momento ed il respiro condensato di due ragazze apparentemente molto diverse ma forse più simili di quanto non si creda. L'una dal lungo crine verde, coperta di abiti bellissimi e perfettamente combinati in una eleganza piuttosto accentuata e palese; l'altra dai capelli azzurri come un cielo primaverile e lo stile piuttosto trasandato. Non che appaia disordinata o sporca o in qualche modo sgradevole alla vista, no. Ma non v'è cura nella selezione degli abiti indossati, né particolare femminilità. Solo la comoda praticità di chi vuole muoversi senza troppi problemi e vuole essere abbastanza caldo da non soffrire il freddo di quelle giornate di fine inverno. Eppure nonostante la evidente differenza formale fra le due, nel profondo, condividono quasi la stessa espressione neutra e indifferente. Spenta. Condividono lo stesso incedere distante dal resto del mondo e, inconsapevolmente, quell'amore profondo e quasi morboso nei riguardi di quel fratello che per motivi diversi appare ad entrambe irraggiungibile. Azumi schiude le labbra con fare pacato all'udire la voce di Kaime, annuendo una volta soltanto col capo. < Ah. > Un verso a mezza bocca che le lascia intendere quanto la ragazza non sia arrivata tardi per il proprio impegno. < Allora buona fortuna. E- > si ferma tradendo una mezza risata soffocata e trattenuta -sarcasticamente, andando ad indicare col capo gli interni dell'edificio. < -evita la sala professori. Poco fa ci ho dovuto fare un salto. La sensei Anaka è nervosa, c'è un'aria spettrale. > aggiunge tirando su col naso. Il freddo le dà l'impressione di sentirlo gocciolare ma, in effetti, non v'è niente da tirar su. < E comunque l'esame è più semplice di quanto possa sembrare. Almeno il teorico. > Espira schioccando la lingua sul palato, portando le iridi a perdersi verso l'orizzonte. Non sa nemmeno lei perchè le stia dando tanta corda. Forse semplice tentativo di far qualcosa in attesa che il tempo cambi? Forse perchè la ragazza le appare educata e cortese abbastanza da non prendere a schiamazzare e far casino da un momento all'altro? Chissà. Ad ogni modo si ferma, tace, fino a quando non ode quella domanda arrivarle fin troppo formale alle orecchie. < Dammi pure del tu. Non sono nessuno per richiedere tutta questa formalità. > principia con voce piatta, tranquilla, fermamente convinta di quel suo dire. E' solo una genin. E' un nessuno. Uno spettro. < Dovevo consegnare un messaggio al sensei Tsubaku. E sono rimasta bloccata dalla pioggia. > risponde semplicemente senza troppi preamboli, sbuffando, storcendo le labbra con fare annoiato. < Non vuole smettere. >

12:19 Kaime:
 Parole che giungono come carezze da mani di velluto rivestite son quelle della genin, la quale porterebbe alla coscia il segno del suo successo. La richiesta di usare il 'tu' è cosa apprezzata, gradita anche semplicemente perché è più semplice, meno artefatto, per quanto la intelocutrice sia comunque di rango superiore al proprio ed il rispetto per i superiori è una qualità che per la vita deve esser mantenuta. Le ha rivelato della sua mansione e fa riferimento a quella sensei, quella kunoichi dal candido viso, dalla rosea capigliatura, rosea come le iridi racchiuse in occhi che possono tanto ingannarti tanto portarti nella sua mente, ove un dorato cancello nasconde la sua tristezza e la sua devozione ad un uomo...o così le è parso da quelle parole, le ultime parole che hanno udito le minute orecchie della ballerina, in occasione della lezione del rilascio. Quella donna ha detto di capirla, ha detto di essere affine alla deshi, di essere macabramente uguale a lei nell'auto-distruggersi cercando la bellezza e la perfezione per trarre a sé il suo amato, cose che ha letto nella mente della giovane, il cui cuore e la sua mente son votate ad un'unica persona, per la quale potrebbe far tutto...anche morire solo per vederlo sorridere. Ragionamenti, ragionamenti che duran un istante, che richiaman ricordi nella mente della Ishiba, la quale non si fa trascinare via dai suddetti, ma andrebbe a replicar alla ragazza con la quale sta dividendo il proprio tempo oggi. Labbra che fanno a schiudersi, quasi si stesse tagliano un sol brandello di carne, essendosi unite dal freddo, per sentir in seguito, con voce più decisa...<se credi che non abbia bisogno di ripetere, volendo, potrei accompagnarti sotto l'ombrello..> direbbe, andando ad arricciare la boccuccia, in quel solito sorriso di chi dice qualcosa che può sembrar invadente, dove i denti non si snudano, gli occhi non si assottigliano per l'innalzamento delle gote, dove, in un'espressione gentile, la giovane andrebbe alla ricerca del limite dell'altra senza per questo varcarlo, dando lei modo di prender decisione autonoma riguardo a cosa rispondere a quell'offerta.

15:20 Haran:
 Nessuna delle due sembra essere una gran chiacchierona, né un'amante delle perdite di tempo. Si scambiano poche parole, il necessario per una conversazione educata e totalmente casuale ma non sufficienti per causare alcun tipo di fastidio. La conversazione potrebbe crollare così com'è iniziata oppure potrebbe svilupparsi senza venir particolarmente forzata. Azumi si limita a dire il minimo sebbene si sorprenda ella stessa di aver voglia di parlare in generale. Considerando l'umore tetro e l'ordinaria mancanza di stimoli è già di per sé una gran novità per la Goryo. Tuttavia quella ragazza le pare affine e non la disturba l'idea di scambiarci un paio di chiacchiere. Si osservano in silenzio fino a quando la ragazza dal crine verde non va ad offrirle quell'invito che subito cattura l'attenzione della giovane portandola a distaccare la schiena dalla parete ove è appoggiata, le braccia a sciogliere l'intrico sul petto per ricadere molli lungo i fianchi. I piedi entrambi a terra ora, il dorso ben dritto mentre osserva con fare combattuto la deshi. La proposta è allettante. Il tempo sembra essere inclemente, per nulla intenzionato a calmarsi e a schiarirsi e se davvero vuole attendere che esca il sole per tornare a casa potrebbe ritrovarsi ad attendere per molte ore. D'altro canto non vuole arrecare disturbo alla ragazza accettando quell'invito che potrebbe esser stato dettato dalla mera cortesia. Cosa fare? Stringe le labbra per un istante soltanto alternando lo sguardo dall'ombrello nero della giovane ai nuvoloni scuri da cui la pioggia continua a cadere incessante, ritrovandosi quindi ad inspirare a fondo dalle narici e tornare a dedicarle la sua più completa attenzione. < Facciamo così. > esordisce dopo un lungo attimo di denso silenzio muovendo un paio di passi in sua direzione, con le mani molli lungo i fianchi ed il passo rapido ma ancheggiante. < Siccome non amo disturbare la gente chiedendo favori, soprattutto se si tratta di estranei, in cambio della tua gentilezza potrei aiutarti a ripassare. > propone Azumi guardando Kaime dritto negli occhi, tenendo la testa alta, le ciglia a calare un paio di volte con rapidità sulle iridi celesti e brillanti. < Così il tuo non sarebbe stato un viaggio a vuoto e magari potrei darti qualche consiglio se hai qualche dubbio o domanda. > aggiunge poi stringendosi nelle spalle, tranquilla, come se quella proposta non le portasse alcun fastidio, alcun peso. < Che ne dici? >

15:40 Kaime:
 Il silenzio sarebbe il direttore artistico di questa scena, se solo questa fosse una scena di un atto teatrale. Il silenzio verrebbe distrutto solo dalle parole di lei, che paiono ancor più acute, a causa del lungo momento in cui solo la pioggia forniva qualche suono. La vedrebbe avvicinarsi, andando a proporre quel patto, per il quale nessuna delle due sarebbe in debito con l'altra. La Ishiba non pronuncerebbe alcun suono, si limiterebbe a sorriderle e, impugnandolo con la mano destra, andrebbe a portar l'ombrello in posizione obliqua, con la punta rivolta verso il terreno asfaltato, andando con, con un movimento nella mano destra, andando a far rientrar quella piccola levetta dorata, sicura per evitar che l'oggetto si apra involontariamente, e lo andrebbe a schiudere, lasciando che il movimento innescato continui da solo, con un sonoro click alla fine del suo movimento, suono che ne garantisce il blocco. L'ombrello ora verrebbe, impugnato con la mano destra, la sua mano primaria, portato sulla propria testa, per quanto non sia necessario sotto il porticato, ma vorrebbe evitare anche la singola gocciolina che potrebbe bagnarle il viso o, come capita sempre per la legge Murphy, la giocciolina che colpisce la nuca e che scorre lungo la schiena, o fino a quando le tessili vesti non la catturino nella loro trama. Aspetterebbe dunque la giovane dal ciano crine, così, in primis le domanderebbe a momento debito la destinazione, e in seguito andrebbe a cercar qualche argomento in cui più è carente, così da discuter sullo stesso.

16:26 Haran:
 Il sorriso di Kaime si rivela essere -per Azumi- una risposta piuttosto eloquente. Se questo non fosse poi bastato sarebbe stato sufficiente vedere la giovane voltarsi ed andare ad aprire il proprio ombrello in attesa che la genin la raggiungesse sotto la sua copertura per capire che la ragazza ha accettato la sua offerta. La Goryo annuisce a quel tacito consenso e con le mani nelle tasche della felpa va a raggiungere la deshi sotto l'ombrello. Il gomito sinistro sporge appena oltre il bordo della tela ma non le importa particolarmente: finchè a bagnarsi è solamente parte del braccio la cosa non la disturba poi tanto. Andrebbe dunque ad affiancare i passi della Ishiba lungo la strada che va dall'Accademia verso il Villaggio indicandole di volta in volta la strada per dirle dove girare, dove attraversare e dove invece continuare ad andar dritto. La sua meta si trova nel terzo Cerchio, il locale Anteiku dove ha deciso di prender residenza assieme agli altri Goryo di Kusa. < Comunque io sono Azumi. > si presenta la giovane dopo un po' di strada macinata in silenzio, attenta a non mettere i piedi in pozzanghere particolarmente alte che potrebbero riversare acqua sporca e fango nei suoi stivaletti. Sebbene non ami le conversazioni con gli estranei le sembra quanto mai scortese accettare un passaggio sotto l'ombrello della ragazza e poi non rivelarle neppure il proprio nome. Persino la sua solita piatta apatia ha dei limiti quando si tratta di educazione. < E l'esame genin è davvero una sciocchezza. Almeno il teorico. > prosegue poi espirando, umettandosi le labbra mentre la pioggia attorno a loro sembra prendere a diminuire lentamente nel suo scrosciare. < Si tratta di domande a risposta libera alle quali rispondere entro un certo lasso di tempo. Cambiano da esame a esame per cui non so dirti quali argomenti ripetere meglio di altri, ma in ogni caso l'importante è avere le idee chiare e concise su tutto quello che hai studiato finora. > le dice la genin tirando su col naso in un moto involontario dovuto al freddo che le ghiaccia ogni appendice del corpo. < C'è qualche argomento che ti risulta meno chiaro di altri? Qualche domanda che non hai potuto fare ad uno dei sensei a lezione? Magari riesco ad aiutarti. Anche se, insomma, sono solo una genin quindi non aspettarti chissà quale mente esperta... > aggiunge poco dopo con un tono quasi sprezzante, a voler mettere le mani avanti in caso la deshi dovesse chiederle qualcosa di troppo complesso.

16:52 Kaime:
 La giovane, dopo che la genin la avesse raggiunta sotto l'ombrello. Andrebbe a seguire l'incedere della giovane dai celesti capelli. Si farebbe guidare lungo le strade, lungo le curve da dover seguire, lungo le strade che, per quanto possan esser state pulite da deshi precedentemente, rimangon sempre strade di un letamaio, un villaggio la cui gestione è mediocre, le cui infrastrutture sono decadenti e malsanamente decorate, come quando si nasconde la polvere sotto un bel tappeto. Ma tutto il suo dissenso è votato solo alla cittadina, in quanto sta notando come alcuni, ma non tutti, i cittadini con cui si è trovata a conversare non siano poi così male. Una tra queste è Azumi, nome appena scoperto grazie alla presentazione della di lei persona. Rapida la replica giungerebbe alle orecchie della genin. Le labbra verrebbero umettate con un rapido ed ingenuo movimento di lingua e, schiaritasi la voce, andrebbe a chiosar...<piacere mio, Kaime Ishiba> direbbe semplicemente, per continuar a sentir il continuo del di lei dire, riguardante quali parti del corso di studi. Le ragazza ci penserebbe, portando lo sguardo nell'angolo nord-ovest, per poi, una volta trovato cosa chiedere, andrebbe semplicemente a domandare...<ok, mi puoi semplicemente spiegare quale argomento è più comune sulla domanda di storia?...governo, geografia? No perché se mi chiedono di spiegare la geografia del villaggio è problematico...mi perdo ogni giorno> direbbe, sorridendo, fino a sfociare quasi in una risatina, attendendo replica.

17:07 Haran:
 E mentre il clima sembra decidersi a dar tregua alle due, ben altra è la tempesta che sta probabilmente per abbattersi su Azumi. La pioggia rallenta e diminuisce fin quasi a svanire mentre lampi e tuoni andrebbero a divenire soltanto un ricordo. L'aria permane umida, intrisa di quel piacevole odore di pioggia che si mescola a quello della terra e dell'erba bagnata. Le nubi scure lasciano intravvedere uno spiraglio di timida luce mentre poche gocce vanno ora calando dall'alto rendendo più quieta e piacevole quella camminata. Tuttavia la presentazione di Kaime porta la genin ad assottigliare appena lo sguardo in una espressione pensosa mentre le labbra si stringono in una smorfia assorta. < Kaime Ishiba > ripete a mezza voce, inclinando di poco il viso, aggrottando le sopracciglia. < Kaime Ishi- > si ferma andando a raddrizzar rapidamente il viso, battendo il pugno mancino sul palmo della destrorsa dinnanzi al petto. < -Ah! Devi essere la sorella di Karitama, vero? > domanda ruotando ora il volto in direzione dell'altra, ricordando la conversazione avuta con l'artista non molto tempo prima all'Anteiku. Il ragazzo le aveva parlato di una sorella minore che aveva definito essere la sua ragione di vita. Le aveva detto che il suo nome è Kaime e poi si era presentato come un Ishiba portando quindi la Goryo a riconoscere adesso nella bellissima figura di questa giovane la sorella ballerina del ragazzo. Effettivamente, poi, il portamento e l'eleganza dei movimenti della deshi sarebbero davvero perfetti per un'amante della danza. Continuano a camminare attraversando il secondo Cerchio del Villaggio per avvicinarsi all'uscita che porta al terzo ove risiede l'Anteiku, meta della Goryo. Nel mentre la kunoichi cerca di rendersi utile ponendo una domanda alla ragazza al suo fianco la quale, dopo qualche attimo di riflessione, va a risponderle con fare semplice ed una deliziosa risatina. < Uhm. Non saprei dirti. Al mio esame non c'è stata alcuna domanda né di storia nè di geografia o niente del genere. Solo domande relative al percorso accademico, sai. Tecniche studiate, affinità elementali del chakra.. queste cose qui. > spiega Azumi stringendosi nelle spalle, indicando all'altra di voltare verso la loro destra per una scalinata che conduce quindi al terzo Cerchio del Villaggio. < Karim mi ha detto che siete stati costretti a trasferirvi qui dopo la guerra contro Ryota. Non siete ancora riusciti ad ambientarvi? > domanda la giovane al solo scopo di fare conversazione, di non lasciar cadere il silenzio in quella temporanea ma forzata convivenza. E poi, deve ammettere, non le dispiace affatto l'idea di conoscere qualcosa di più di questa bellissima ragazza al proprio fianco.

17:31 Kaime:
 L'incedere delle due continuerebbe quasi all'unisono, mentre il cielo, forse soddisfatto dei danni e dell'angoscia impartita ai cittadini di Kusagakure no Sato, smetterebbe di piangere e di ruggire. L'ombrello verrebbe chiuso e mantenuto nella mancina, così da farlo gocciolare al suolo e lasciar, al tempo stesso, la mano principale libera...quasi come se con essa potesse proteggersi da eventuali attacchi. Il movimento sarebbe seguito, però, da occhi sgranati quando la ragazza nominerebbe il fratello maggiore. Perché lei lo conosce? Perché, soprattutto, lui non le ha detto nulla a riguardo?! Era forse accaduto qualcosa tra loro? La mente torna lucida solo quando la genin ritornerebbe a chiosare, spiegando che lei è stata 'fortunata' a non beccar alcuna domanda riguardante il villaggio. Ma la cosa non è quella su cui si sofferma, ma sulla frase successiva in cui ritorna a parlare del perché abbiano abbandonato Ame lei e...Karim...KARIM?!. < Ci hanno costretto ad abbandonare Ame, ero più piccola, non mi hanno spiegato nei particolari la motivazione...> Direbbe, andando a prender fiato, prima di riprendere con lo sforzo di fingere un tono normale e pacato...< Bhe, che altro ti ha detto Karim?> Sorridendo...un sorriso che sarebbe paragonabile ad una pazza psicopatica che finge di esser normale, sperando che l'altra non se ne accorga.

17:46 Haran:
 Poco a poco le gocce diminuiscono fino a svanire del tutto. La pioggia cessa ed il temporale finisce lasciando Kusa coperta di nubi scure ma non più piangenti. La luce è poca, grigiastra, e le temperature frizzanti, decisamente ancora lontani dall'essere primaverili; tuttavia per lo meno non piove più e Azumi si ritrova a sentirsi già meno scontrosa di prima. Un po' per via della cortesia gratuita di Kaime, un po' per via del tempo non più così scuro, si sente un po' più tranquilla e si ritrova a chiacchierare con l'altra con quieta serenità. A quanto pare la giovane e suo fratello maggiore erano stati costretti a lasciare Ame da piccoli, senza capire bene la motivazione di tale viaggio e in qualche modo non sembra così contenta della loro nuova casa. Forse ricorda ancora com'era il Villaggio in cui è nata, forse le manca. Forse, semplicemente, è solo Kusa a non piacerle. O forse ha solo un pessimo senso dell'orientamento e per questo non riesce bene a ritrovarsi fra le intricate vie dell'Erba: chissà? < Oh. Capisco. > annuisce la Goryo con le mani ad infilarsi nuovamente nelle calde tasche della felpa, alternando il moto delle leve inferiori in una camminata cadenzata e attenta che porta le due a ritrovarsi nel Terzo Cerchio di Kusa. Schiva pozzanghere e mattonelle rotte cercando di muoversi su terreno sicuro e-se non asciutto- almeno incapace di schizzare schifo e sporco tutt'attorno al semplice passaggio. < Ti manca Ame? Che posto è? > domanda allora Azumi con voce appena più bassa ora, ripensando ad Oto, la sua patria. Le manca quel luogo. Il Villaggio. Le mancano le strade che percorreva con Kaito da bambina, l'Accademia che hanno entrambi frequentato, la loro casa. La stanza nella quale passava solo le ore dei giochi di giorno per passare poi le sue notti a dormire al suo fianco, soprattutto quando pioveva perchè sì, i tuoni che facevano vibrare le finestre le mettevano paura. Si chiede se anche Kaime, come lei, senta la mancanza della sua terra natia, se anche lei si senta spezzata al pensiero di vivere in una terra che ormai le risulta familiare ma non realmente nota. Non s'avvede della tempesta emotiva che si scatena nella mente -e sul volto- dell'altra al suo nominare suo fratello, nè si aspetta di aver commesso un passo falso nel ricorrere a quel diminutivo che il ragazzo le aveva offerto d'usare. Non per vezzo o per affetto l'ha utilizzato, ma solo per comodità essendo esso assai più breve del nome intero. < Uhm. Non molto. > mormora Azumi riflettendo su quell'incontro di poco tempo prima. < Mi ha detto di essere un artista. Mi ha mostrato qualche disegno e mi ha detto che tu sei una ballerina. > chiosa Azumi ruotando il capo verso Kaime, pacata, ignorando di citare il modo in cui d'improvviso l'altro sia crollato parlandole del suo "Demone". Per quanto Kaime sia sua sorella non trova corretto parlare di qualcosa di così intimo e personale come se fosse un pettegolezzo fra amiche. < Ho notato che tiene molto a te. > commenta poco dopo con l'espressione che s'adombra per un solo istante di una sfumatura malinconica. < Vi invidio. > Anche Kaito teneva molto a lei, un tempo. Erano inseparabili, erano in sintonia perfetta ed erano compagni in un modo che nessuna squadra avrebbe potuto eguagliare. Sempre dalla stessa parte, sempre alleati, sempre al rispettivo fianco per combattere insieme qualunque battaglia. Eppure... adesso Azumi combatte da sola perchè non è stata in grado di difenderlo nella lotta più importante della sua vita. Poco importa che fosse un agguato, una trappola inaspettata. Non è riuscita a salvarlo.

18:11 Kaime:
 Le parole volano rapide, la collera si placa, la veemenza con cui stava cercando di trovare informazioni da quella ragazza viene a scemare. Le risposte giungono infine dalla genin, la quale andrebbe a dire, con voce vellutata, che il fratello non ha raccontato nulla in particolare, ha raccontato di essere un artista, avendo dato solo una definizione al suo essere...lui è un artista in quanto pittore, scultore, musicista, cantante, poeta, disegnatore e molte altre cose, forse alcune che il fratello ancora non conosce. Le ha raccontato che la sua sorellina, la sua 'principessa', è una ballerina, una danzatrice alla ricerca del vero palcoscenico dove esprimere tutta la propria arte. Il discorso di lei continuerebbe con quello che lei sapeva, dell'affetto che il fratello nutre nei confronti della ballerina...per quanto questo affetto non possa mai aver lo stesso peso del suo, in quanto il suo affetto è di diversa natura, più naturale, più primitivo, che rasenta la perversione. L'unica cosa a cui può rispondere è quella inerente al suo villaggio natale. Come ogni volta un nodo alla gola la attanaglia, e la voce uscirebbe timida e quasi rotta...<per quanto lo ricordi...era sempre presente la pioggia, rilasciando l'odore della priolina, l'erba bagnata, la leggera brezza che ti accarezzava il viso. Vi erano delle strade nelle quali tutti ti salutavano, forse perché ero una bambina e facevo simpatia...vi erano sempre feste, vi era bellezza e frescore. Mi manca da impazzire> terminerebbe mentre il pianto salirebbe agli occhi, idratandoli tanto da formar una patina liquida, attendendo che questa scenda lungo le gote, ma non son ancora mature.

18:37 Haran:
 La deshi non dice alcunché mentre Azumi le spiega ciò che Karitama le ha raccontato durante il loro unico precedente incontro. Ascolta silente e non replica a nessuna delle sue parole limitandosi semplicemente a tacere per poi dedicarsi soltanto a quel dire iniziale circa il Villaggio dal quale è stata allontanata in tenera età. Azumi non se ne fa un problema, non si preoccupa del fatto che Kaime abbia preferito abbandonare il discorso relativo al parente e si limita ad ascoltare ciò che lei ha voglia di dirle senza alcun tipo di forzatura. < Magari un giorno potrai tornarci. Te lo auguro. > replica Azumi stringendosi appena nelle spalle, camminando ora a capo chino e con le mani nelle tasche, il cappuccio della felpa ancora calato sul viso. < Per quanti anni possiamo vivere qui alla fine la nostra casa sarà sempre altrove, immagino. E' quasi deprimente. > sospira nel fare quell'osservazione così triste e nostalgica, ripensando al lago nero nei pressi di Oto, le risaie, la piazza principale ove era solita giocare assieme al fratello molti anni prima. Nel mentre continuano a camminare per il Terzo Cerchio avvicinandosi sempre più verso la meta della Goryo, ormai prossima. Non vi sarebbe più alcun bisogno di proseguire assieme visto che l'ombrello è stato richiuso e il locale è vicino, ma sembra che nessuna delle due si sia soffermata a pensare a quanto -in effetti- avrebbero potuto perfettamente fermarsi e salutarsi a quel punto. Quasi per inerzia continuano con quel loro incedere elegante passando fra vie più o meno affollate, evitando passanti senza nome e pozzanghere fangose. < Siamo quasi arrivate. Al pian terreno del palazzo dove vivo c'è una caffetteria non troppo famosa, ma che può vantare il miglior caffè mai assaggiato. Posso offrirtene una tazza? Sai, per ringraziarti del passaggio. > continua Azumi alzando la mancina a grattare il capo al di sopra del tessuto spesso e pesante della felpa, a disagio. < Alla fine non è che ti abbia aiutato chissà quanto per l'esame. >

18:51 Kaime:
 La giovane continuerebbe a camminar, cercando di trattener il pianto...tentativo portato a buon fine, dato che ormai gli occhi comincian ad asciugarsi. L'incedere, per quanto rimarrebbe ancheggiato, si farebbe più spento, più smorto, andando a replicare a quelle parole, a quel ragionamento che la Ishiba condivide pienamente. <Non può mai esser scelto come Paese di appartenenza quello in cui ti obbligano di vivere. Poi come potrei mai accettare questo posto? Rugine, pozzanghere stagnanti...non so come faccia tu a viverci e non esser ancora scappata via alla ricerca di qualcosa di bello.> Chioserebbe, andando infine, umettandosi le labbra, a replicar a quell'invito, con dire semplice, ma al tempo stesso spendendo tutte le parole debite ad una tale cortesia. <Ti ringrazio ma penso che sia ora di tornare a casa, anche perché devo preparare il pranzo per mio fratello... però se non ti spiace tornerei una di queste mattine, magari potremmo parlare di altro, magari qualcosa di più allegro> direbbe sorridendo e socchiudendo gli occhi, attendendo la di lei risposta.

19:04 Haran:
 Non si avvede del pianto trattenuto di Kaime in quanto durante tutta la camminata ha alzato poche volte il viso in direzione di quello altrui. Azumi non ama troppo il contatto visivo né è particolarmente espansiva. E' già straordinario che sia riuscita a chiacchierare così a lungo con la ragazza e spera che i suoi modi un po' particolari non siano stati visti come scortesi. E' solamente il suo modo di fare: parlare con fare diretto e senza particolari forme di cortesia, tono piatto e basso, pochi sorrisi. Tuttavia Kaime non ha dato segno di disdegnare la sua compagnia, nè ha girato i tacchi per andarsene alla prima occasione possibile. Le è rimasta accanto ed in qualche modo si sono trovate persino a concordare su vari punti di vista. Adesso Azumi si ritrova ad ascoltare con malinconia quel primo dire della deshi stringendo lievemente le labbra in una linea sottile e dura. < Diciamo che sono venuta qui per necessità ed ora non ho più motivi per andarmene. Diciamo che non ho più un Paese che sento come casa. A questo punto uno vale l'altro, per cui perchè partire? > chiosa fissando dritto dinnanzi a sé, sbucando sulla via che dà proprio sull'Anteiku adesso visibile lungo il lato destro della strada. Si fermerebbe dinnanzi alla scalinata che conduce all'ingresso del locale e si volgerebbe verso Kaime in attesa di una sua risposta al suo invito a bere qualcosa all'interno. La ragazza declina cortesemente la richiesta ma si offre di passare un altro giorno per accettare quell'offerta. La Goryo quindi abbozza il primo ed unico sorriso del loro incontro andando a portare le spalle all'edificio e tutta la sua figura rivolta verso l'Ishiba. Le labbra son chiuse, appena allungate agli estremi, e l'espressione è per la prima volta candida, non più distante o distaccata. Quasi... toccata. < Mi farebbe piacere. > annuisce di poche parole come suo solito. < Se non ricorderai la strada prova a chiedere a tuo fratello. Ci siamo incontrati proprio qui, magari si ricorda come tornarci e potrà aiutarti. Altrimenti ricorda solo che siamo nel Terzo Cerchio. Chiedi dell'Anteiku in giro e qualcuno saprà dirti dove si trova. > Solo a quel punto, quindi, Azumi andrebbe ad inspirare a pieni polmoni e schioccare la lingua sul palato, dondolandosi sui talloni con fare leggermente imbarazzato, non sapendo bene come dover salutare la ragazza dinnanzi a sé. < Allora- ci vediamo. > Opterebbe alla fine per un saluto piuttosto bislacco, colloquiale, accompagnato da un lieve cenno del capo a cui segue -infine- il ruotar del suo corpo e l'incedere della genin verso l'interno del locale. [END]

19:22 Kaime:
 Le parole di consenso dell'altra sarebbero susseguite da un consiglio, avendo capito i problemi che la giovane deshi ha nel muoversi all'interno del villaggio di Kusagakure no Sato. Il fratello era già stato in questo posto, e avrebbe dunque saputo dare indicazioni alla sorella per giungere in questo cerchio. A veder la di lei figura girarsi per far la sua entrata in quell'edificio, Kaime andrebbe a girarsi a sua volta, cosi, con un passo spedito, un incedere inerziale, ancheggiato, che la caratterizzerebbe per l'intero suo tragitto. Nella mente andrebbe a rielaborare tutte quelle parole. Poco avevano parlato di accademia o di possibili domande presenti nell'esame per diventare genin, ma il tutto si è concentrato sulla figura del fratello, quel Karitama che, a quanto pare, si trova a proprio agio anche con altre persone, e la cosa non sa se renderla felice o se farla cadere in un baratro di tristezza, angoscia, che spingerebbe la ballerina a dover parlare con il fratello, ricercando nelle di lui parole eventuali informazioni su sentimenti per altre persone, anche se questi potrebbero ferirla più di quanto possa fare una lama incandescente tenuta di piatto lungo la spina dorsale.[end]

Azumi e Kaime s'incontrano per caso sotto la tettoia d'ingresso dell'Accademia.
La gentile offerta di accompagnare Azumi a casa sotto il suo ombrello, porta Kaime a far la sua conoscenza scambiando così con la genin una piacevole chiacchierata che termina con la promessa fra le due di un prossimo caffè all'Anteiku.