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Sotto la pioggia

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con Kaori, Hayate

10:40 Kaori:
 Kouki non è a casa e Kaori non ha idea di dove possa essere andata. Quella sera è andata a dormire e l'indomani non era più nella sua stanza. Mirako deve averla voluta ingannare, probabilmente non è riuscita a sopportare la convivenza con lei per più di quelle poche ore di viaggio che le hanno condotte a Konoha. Forse, invece, è solo uscita di buon ora per andare a cercare parte di quelle informazioni che si è imposta di voler trovare lì alla Foglia sul fu Sannin Orochimaru. Kaori non sa bene cosa pensare, non conosce Mirako abbastanza bene da poter prevedere le sue mosse, così ha inviato una serie di copie in giro per il Villaggio alla sua ricerca. Cerca di non farsi prendere dal panico tuttavia la preoccupazione che la sua bambina sia sfuggita al suo controllo proprio ora che è più fragile la tormenta. Sospira, stancamente, eretta in cima al monte dei volti nell'osservare dall'alto la Foglia, come se da lì potesse vedere più facilmente la posizione della bambina. Non le importa della pioggia, della tempesta che imperversa sopra la sua testa, non le importa dei fulmini che illuminano a tratti l'altresì oscurità calata su Konoha. Non bada ai tuoni che rombano distanti, lascia che l'acqua cada su di sé incollando la folta chioma scura al suo viso, alla schiena. La ragazza indossa il suo completo da kunoichi composto da corsetto e coprispalle neri sotto il suo giubotto verde da chuunin pieno di tasche ed una cintura alla vita che tiene su un paio di pantaloni elasticizzati scuri che le fasciano le gambe magre e scattanti. Niente armi, niente porta kunai in vista, solo una pratica tasca porta oggetti a pendere sul fondoschiena. Il coprifronte di Konoha è legato attorno al collo con la placca metallica a proteggere la gola mentre i lunghi capelli viola, liberi, pendono gocciolanti lungo la schiena, pesanti. Sguardo serio, perso, e mani abbandonate lungo i fianchi. Osserva il Villaggio in silenzio cercando di mettere a bada i pensieri che si rincorrono nella sua mente. Kouki, la scomparsa di Raido, l'arrivo di Azrael nella sua vita, il dover parlare con Mekura. E tutto questo senza considerare i suoi incarichi come Consigliera e come kunoichi. Inspira a pieni polmoni l'aria uggiosa di questo mattino e cerca di trovare una qual certa pace perdendosi nel continuo scrosciare della pioggia attorno a sé. [chakra: on]

10:55 Hayate:
 Dovrebbe imparare a camminare tra una goccia e l'altra, così, giusto per sfizio camuffato da allenamento. Sorride all'idea di vedere le facce dei suoi compagni di Accademia vederlo piroettare tra le lacrime celesti: sicuramente sarebbe il Deshi più invidiato di Konoha. <Etciù>. Uno starnuto lo riporta alla realtà. Sospira. Che sia davvero l'inizio di un raffreddore, come ipotizzato qualche giorno prima? Certo, forse dovrebbe vestirsi diversamente dalla solita tuta nera con i bordi azzurri sulle maniche che in effetti non riscalda tantissimo. Ma se non altro ha indossato un giubbotto impermeabile anch'esso nero che arriva ben oltre il sedere, prima di uscire a godersi i lampi. Nessun cappuccio, con le gocce di pioggia libere di scompigliare i suoi capelli corvini. Alza gli occhi azzurri verso la sommità del monte dei volti, oramai prossima poiché i gradini sono pressoché terminati, divorati dal pesante e veloce incedere degli scarponi in cuoio. <ETCIU'!.> Starnutisce di nuovo, stavolta quasi una scimmiottatura di un tuono, che lontano echeggia prima di lui. Non nota ancora la kunoichi, troppo concentrato a osservare il volto del primo Hokage: Hashirama Senju. La pietra fondante di Konoha, oltre che del suo clan. Che panorama avrà visto il Dio degli Shinobi, osservando quel monte? E che idolo avrà avuto, quando studiava all'Accademia? Scuote la testa, dandosi dello sciocco. Nessuna Accademia per lui. Le guerre forgiavano gli Shinobi.

11:08 Kaori:
 Cerca di disperdere i propri pensieri nel ritmico cadere di quelle lacrime candide. Cerca di confondere il caos dei suoi pensieri con il rombo dei tuoni, con lo sciabordio dell'acqua che gocciola dai volti incisi nella pietra. Cerca di entrare quasi in comunione con la natura circostante così da mettere a tacere per un istante soltanto il disordine che regna sovrano nella sua mente. Spera che, ovunque sia, Azrael non possa sentire i suoi pensieri in questo momento. E' tutto così dannatamente complicato! La felicità di aver trovato in lui... la propria libertà si mescola al timore di star facendo un torto imperdonabile nei riguardi di Mekura che, tuttavia, ha decido di sua sponte di non tornare dall'altro dopo il suo ritorno a casa. Idealmente non dovrebbe essere arrabbiata se il Nara stia cercando di donare le proprie attenzioni a qualcun'altra, ma l'idea di desiderare a quel modo l'uomo che lei ha amato per così tanti anni spaventa Kaori. Allo stesso tempo ha paura che non sia il momento per lei di cercare la felicità fra le braccia del Dainin quando sua figlia è così triste e disperata. Non che non possa starle accanto mentre sta al fianco di Azrael, ma una vocina nella sua testa quasi le vuole dire che non merita di stare meglio dopo che tutto quello che è accaduto è dipeso da lei e dalla sua partenza. Colpa e desiderio di libertà si mescolano in uno scontro di voci che nella sua mente non le lascia tregua. E chiude gli occhi, stancamente, stringendo le palpebre, portando una mano al viso per sfiorare ambo le tempie con pollice e indice. Cerca di calmarsi, di mettere a tacere quelle urla silenziose fino a quando non si arrende all'idea che -forse, neppure la serenità del Monte dei Volti può aiutarla questa volta. Così, sospirando, si volta verso la rampa che conduce a valle udendo a quel punto quel suono di passi che l'avvisano di non essere sola. Non si muove, non avanza, ma abbandona il braccio lungo il fianco per veder comparire in pochi attimi la figura di un ragazzino dal basso. Un ragazzino dai capelli scuri e degli occhi azzurri così penetranti da non aver mai lasciato davvero la sua mente. Lo riconosce al volo come uno dei giovani deshi cui ha fatto lezione non troppo tempo prima, uno dei più bravi nella classe a dirla tutta. Umettandosi le labbra mette da parte i propri pensieri per ritrovarsi quindi a schiudere le rosee tenendo le iridi perlacee fisse su di lui. < Quegli starnuti non sono proprio un buon segno con un tempo come questo. > esordisce la Hyuga cercando di concentrarsi su quelle poche, povere parole al fine di ignorare i pensieri che le frullano nella mente. [chakra: on]

11:22 Hayate:
  [Monte dei Volti] Sale l'ultimo gradino saltando e atterrando in una pozzanghera con entrambi gli stivali. Sorride ripensando a quanto gli piaceva saltellare sulle pozzanghere con le calosce. Un rimasuglio della sua infanzia che ormai è passata. Un'altra vita. Sta per diventare un Ninja. Niente è più come prima. Nel bene e nel male. <Uh. Kaori-sensei!> Esclama, colto in fallo, sperando non lo abbia visto sorridere come un bambino che gioca con l'acquazzone. <Dannata pozzanghera, fortuna che ho gli stivali!> Sussurra, dandosi un contegno e tentando di attribuirsi una certa credibilità davanti alla Hyuga, arrossendo un poco, mascherato dal livore dell'acqua gelida sulla sua pelle. <Non sono un bel segno in effetti!> Conferma, andando verso la sua direzione. <E' un frutto di stagione che avrei volentieri evitato di cogliere in effetti. Ma sai com'è! Mio padre diceva sempre che non siamo noi a scegliere quando far maturare i frutti!> Alza le spalle, come a lasciar scivolare via il malanno e la punta di tristezza sopraggiunta nel nominarlo. Passerà mai? <Anche tu amante dei lampi? O sei qui per qualcosa di importante? Se è così, non voglio disturbare.> E accompagna le parole con una grattata della mano destra alla nuca, come suo solito quando in imbarazzo, senza abbassare gli occhi, piantandoli nel suo volto, studiandone l'espressione e la reazione alla sua domanda, così da andare oltre le parole, che spesso mascherano soltanto il vero messaggio dietro di esse.

11:38 Kaori:
 Magari concentrarsi sulla conversazione con un altro essere umano l'avrebbe aiutata a non pensare. Magari preoccuparsi per la salute di questo ragazzino così promettente l'avrebbe aiutata ad evitare per poco tempo soltanto i propri Demoni. Magari il suo cercare di trovar pace avrebbe potuto essere d'aiuto ad un nuovo aspirante shinobi della Foglia. Chissà? Qual che sia la verità Kaori ripone sul ragazzo tutta la sua attenzione andando a notare il modo in cui egli atterra nella pozzanghera, il lieve rossore sul viso nell'esser stato osservato. La cosa le smuove un vado moto di tenerezza che la porta a distendere le labbra in un piccolo ma cortese sorriso. < Fino a poco tempo fa mi divertivo a saltarci dentro di nascosto quando nessuno mi osservava. Un comportamento poco tipico di una Hyuga della Foglia > dice imitando la voce solenne e imperosa di qualche vecchio bigotto anziano del clan. < Ma finchè nessuno mi guardava... importava poco che fosse adatto ad una Hyuga o meno, no? > sorride allora riservandogli un occhiolino d'intesa per poi vederlo avanzare di poco verso di sé. Ascolta quanto egli le dice mentre la pioggia continua ad imperversare attorno ai due, il sole totalmente nascosto da banchi di nuvoloni scuri carichi di acqua ed elettricità. < Direi che non fa una piega. > sorride piano, lei, ruotando il corpo in direzione dell'altro. < Ma se puoi fare qualcosa per evitare che questi frutti si rivelino troppo problematici è sempre meglio far attenzione, no? > continua allora con tono calmo, pacato, solo appena distaccato per via di quei pensieri che per forza di cose trattengono parte della sua attenzione portandola ad essere appena sovrappensiero. La domanda di Hayate la porta quindi a schiuder le labbra e ruotare il viso in direzione del Villaggio sottostante, tranquillamente. < Nessun disturbo. In realtà stavo solamente-- > si ferma inspirando a fondo, gonfiando i polmoni, perdendo lo sguardo lungo l'orizzonte. < --guardando. Sono sempre venuta quassù quando avevo bisogno di staccare la spina o di stare tranquilla. Osservare il Villaggio vivere e fiorire sotto i nostri occhi mi ha sempre rasserenato. Mi dà pace. > spiega con fare serafico pensando a quanto adesso persino questo esercizio non riesca totalmente a calmarla. < E tu? Come mai qua fuori con questo tempo? > domanda allora, espirando, tornando a volgere verso il deshi lo sguardo. < Di ritorno dall'Accademia? > [chakra: on]

11:52 Hayate:
  [Monte dei Volti] Alza gli occhi al cielo plumbeo e fa andare la mano destra sulla fronte. Avrebbe dovuto sospettare di essere stato visto. <Esiste qualcosa che sfugge ai tuoi occhi sensei? Sembri mia madre!> Esclama, accomunando lo sguardo attento e premuroso, ma capace anche di cogliere ogni gesto fatto in clandestinità. Tipico dei genitori, e dei Sensei. Poi sgrana gli occhi, come realizzando di aver detto qualcosa di scortese sugli occhi di lei. Una Hyuga! I suoi occhi sono una leggenda incarnatasi dai rotoli più antica delle tradizioni Ninja in pratica. <Non voleva essere un'offesa. Non sto dicendo che sei vecchia come mia madre! E i tuoi occhi non hanno nulla che non vada! Come tutto il resto insom-!> Si morde la lingua, arrossendo furiosamente e lasciando calare la mano sugli occhi, così da nasconderne la vergogna e darsi dello scemo mentalmente per quelle due, trecento volte necessarie a far sì che non ricada in fallo. Finirà questa pubertà? Esisterà un Jutsu per accelerarne la crescita? Sospira e libera gli occhi, dandosi un ultimo colpetto sulla fronte, prima di far cadere la destra lungo il fianco. <Volevi stare tranquilla. Capisco.> La verità dietro le parole sussurra che evidentemente qualcosa la turba. Ma non sono affari suoi. E' Kaori Hyuga, mica una ragazzina della sua classe. Chissà quali problemi dovrà affrontare ogni giorno. <No, sono venuto qua appositamente per guardare i lampi nel cielo. Mi piace immaginare che lassù qualcuno stia combattendo per noi.> E sorride mestamente, senza entrare nei dettagli. <Dall'Accademia attendo di sapere la data dell'Esame. Dovrebbe essere a breve. Speriamo bene!>

12:23 Kaori:
 L'osservazione del ragazzino porta Kaori a sorridere divertita di quel suo dire così meravigliato e quasi rassegnato. < Beh, spero proprio di no, altrimenti potrebbe essere un problema. > scherza in tutta tranquillità per poi sentire la voce del giovane andare a ritrattare quanto detto in precedenza, cercando di evitare eventuali fraintendimenti che -in realtà, non hanno mai avuto realmente luogo. La ragazza quindi ride della sua risata spontanea e leggera coprendo le labbra con la mancina nell'assistere alla tenera e genuina reazione del ragazzo, avvertendo una ondata di tenerezza coglierla improvvisa nei riguardi del deshi. < Nessun problema, davvero. Non mi sono offesa. > tenta di tranquillizzarlo così da far scemare quel breve attimo di imbarazzo e disagio. < E poi esistono anche mamme giovani, non ho pensato volessi darmi della vecchia. > aggiunge lasciando ricadere la mano lungo il fianco, il riso a svanire dalla sua voce mentre il tono si ammorbidisce e si fa comprensivo. < Ti ringrazio. > conclude con un piccolo inchino del capo mentre un lampo rischiara ogni cosa per una frazione di secondo, lasciando che tutto divenga bianco e luminoso, spezzando quella oscurità che avvolge la Foglia come un manto. Non commenta l'osservazione del ragazzo dedicandosi al suo ultimo dire. Segue con lo sguardo la traiettoria del suo osservando il cielo plumbeo sopra di loro, l'acqua a schiantarsi sul suo viso. < I Kami? > chiede non sapendo bene a chi l'altro si stia riferendo per poi tornare ad osservarlo e quindi schioccar la lingua contro il palato. < Forse per questo posso fare qualcosa. Come ti chiami? Magari ho letto qualcosa nei registri circa la data del tuo esame. > azzarda la giovane con fare cortese, semplice, puntando le iridi color perla in quelle azzurre e penetranti di lui. [chakra: on]

12:40 Hayate:
  [Monte dei Volti] Sorride snudando i denti, con le labbra che si allargano e si distendono, osservando le reazioni di lei e ascoltando la sua risata cristallina, in contrasto con il roboare del cielo. Con un guizzo degli occhi coglie il leggero inchino di lei, sorridendo anche interiormente nello scorgere che non è l'unico allora a chinarsi volentieri dinanzi agli altri, come gesto di cortesia. I Nobili della Foglia, li chiamano gli Hyuga. Che sia per via dell'alto lignaggio che entrambi i clan condividono? Un residuo in qualche modo genetico? Ma no, Yama ne sarebbe uscito totalmente indenne in quel caso. Forse un salto generazionale del DNA. O pù probailmente merito dell'educazione ricevuta dai genitori. <I Kami. O gli Shinobi del passato, che ci hanno preceduto.> Poi, realizzando di essere un Deshi e lei una Kunoichi puntualizza: <Che hanno preceduto te per lo meno! Quelli che precedono me, sono ancora vivi e vegeti, come posso constatare con i miei stessi occhi, Kaori-sensei.> Alludendo a lei stessa. <Mi chiamo Hayate. Hayate... Senju.> Abbassando il tono della voce nel pronunciare il nome del clan del Primo, del Secondo e del Quinto Hokage, quasi a non voler insultare la loro memoria nell'accomunare sé stesso, nella sua piccolezza, alla loro maestosità e infinita grandezza. <In ogni caso, ho studiato. Sono pronto anche all'eventualità di un esame improvviso. Poi, che lo superi o meno è un altro discorso!> Esclama, sorridendo e grattando la nuca con la destra.

16:24 Kaori:
 La pioggia scende, cade ma il ritmo si fa pian piano più lento. I tuoni diminuiscono d'intensità, la terra smette di tremare sotto i loro colpi ed i fulmini smettono di ripetersi mentre l'oscurità di questo temporale si dirada gradualmente. Kaori si rilassa di poco nel ridere così a cuor leggero in compagnia di quel deshi e si ritrova ad inspirare a fondo mentre, calmandosi, ascolta le sue parole nel riferirsi ai Kami o agli shinobi del passato che hanno preceduto le loro gesta. Sorride, lievemente imbarazzata, andando a portare una mano al viso per sistemare una ciocca di capelli umidi dietro le orecchie, lasciando appena visibile una chiazza violacea piuttosto scura sul collo, a tratti coperta da altri ciuffi di capelli e dal colletto del giubbotto chuunin. < Oh beh. Sono ben pochi gli shinobi di questa generazione a poter essere paragonabili agli eroi del passato. > chiosa lei con fare leggero, quasi sognante, distendendo le labbra in un sorriso cortese, delicato. < Io, di sicuro, non lo sono. > E non v'è falsa modestia nel suo dire, non v'è quel tentativo d'apparir umile ostentato dal desiderio di sentirsi gratificare, no; v'è la più naturale e spontanea sincerità di cui lei sia capace. Nello sguardo di Kaori, nella sua voce, è perfettamente leggibile la convinzione che permea le sue parole. Lei non si sente una kunoichi degna di nota, né una particolarmente interessante. Si sente ancora una ragazzina, una combattente fra tante. < Piacere di conoscerti, Hayate. > continua dunque, dopo poco, riabbassando la mano e udendo la presentazione del deshi. < Io sono Kaori Hyuga. > si presenta a sua volta sebbene l'altro abbia già reso noto il suo essere già a conoscenza della di lei identità. < Così sei un Senju eh? > osserva lei con un sorriso appena più ampio, la pioggia a scemare lentamente su di loro assieme allo scrosciare che si fa sempre più rado e lieve. < Una grande responsabilità. > .. < Cerca di non farti schiacciare dal tuo nome, mh? > mormora dopo poco con uno sguardo quasi ricolmo di comprensione, di premura nei riguardi del giovane che -come lei- condivide il pesante fardello di un sangue fin troppo raro ed antico. Un sangue che l'ha portata quasi vicina alla pazzia non troppo tempo prima. Deglutisce silenziosamente andando quindi ad espirare calma, sorridendo al moto d'entusiasmo del ragazzo nel suo dirsi pronto ad affrontare da un momento all'altro il proprio esame. < Oh. Sei sicuro di te, mi piace! > dice lei illuminandosi in viso e portando le mani a posarsi quindi sui propri fianchi, osservandolo dall'alto con una espressione ora solenne e seriosa. < Allora vediamo. Cos'è un genjutsu? Come si può fare a contrastarne uno? > chiede con tono fintamente autoritario ma sinceramente incuriosita di tastare le conoscenze dell'altro. Un piccolo ripasso in vista dell'esame. [chakra: on]

16:42 Hayate:
 Annuisce, poco convinto a dire il vero, seguendo con gli occhi la mano di lei che sale fino al collo. Allontana lo sguardo, guardandosi la punta dei piedi prima e il volto del Primo Hokage che torreggia su di loro poi. <Beh, probabilmente è lo stesso che dicevano loro di sé stessi. Chissà. Mi ritrovo spesso a immaginare come vivevano, che sogni avessero, che desideri li muoveva...> E alza le spalle. <Ah, il piacere è mio, sensei. Ammetto che trovarti lontana dalla cattedra è tutt'altra cosa!> E sorride nel dirlo, grattandosi la nuca senza spostare gli occhi dal viso di Hashirama. <Ci proverò. Ma non voglio nemmeno essere la frana che ne deturperà la storia!> Esclama, sospirando e tornando con gli occhi su di lei, smentendo in parte quella che lei definiva sicurezza. <Piano con la sicurezza, sensei. Ho detto che sono pronto a sostenere l'esame, non che sono sicuro di passarlo!> E continuando a grattare la nuca, si concentra per dare una risposta alla Hyuga. <Eh. Bella domanda. Il Genjutsu mi ha fatto penare a lezione. Mi sono ritrovato in un deserto, sapevo di trovarmi in un'illusione, ma non riuscivo a liberarmi. Temo che Genjutsu e Taijutsu siano i miei punti deboli attualmente.> E aggrotta la fronte, concentrandosi per rispondere. <Si tratta di un'illusione che colpisce il sistema nervoso, inducendolo a immaginare cose che non esistono nella realtà, ma che condizionano ugualmente chi subisce la tecnica, attraverso i flussi del chakra avversario. E per contrastarne uno, l'ideale sarebbe il Rilascio Illusorio, Genjutsu Kai. Ma per chi non eccelle, come me, forse è più immediato un dolore che alteri il flusso del chakra, o tramite l'ausilio di un alleato che riversi il proprio chakra su di me.>

17:04 Kaori:
 La ragazza si ritrova a sorridere con dolcezza alla volta del deshi notando come il suo sguardo si ritrovi più volte a dirigersi verso il volto del Primo sotto di loro. < Sai... li ho incontrati, una volta. > ammette Kaori con voce bassa, la tenerezza ad illuminarle lo sguardo al ricordo di quell'episodio al quale tiene così tanto. < I Vecchi Kage. Dal Primo al Quarto. > spiega ben conscia del fatto di apparire folle in quel momento agli occhi del Senju. < Qualcuno li aveva riportati in vita con una tecnica corrotta e proibita alterando le loro personalità. Li avevano messi contro il Villaggio e dovevamo fermarli. > racconta non sapendo se l'altro ricordi quell'evento verificatosi all'incirca tre anni prima lì a Konoha. Non aveva suscitato troppo scalpore perchè per fortuna si era evitato che i vecchi Kage attaccassero il Villaggio. < Nel tentativo di bloccarli mi sono presa una bella sberla da parte del Primo. Ricordo ancora il male! > ridacchia lei toccandosi di riflesso una guancia, ricordando come quello schiaffo da parte di Hashirama l'aveva scaraventata via per metri da dove si trovava. < Per fortuna alla fine riuscimmo a far leva sulla Volontà del Fuoco che li ha animati in vita e sono tornati in loro stessi. Abbiamo potuto parlare un po' con loro prima che tornassero--beh, morti. > racconta con un velo di tristezza a quel ricordo. < Hanno amato davvero dal profondo il Villaggio. Persino da morti hanno lottato per proteggerci. > Il sorriso si fa tenero, caldo sulle sue labbra, mentre la pioggia va finalmente fermandosi ed il temporale a terminare. Un timido sole spento fa capolino fra le nubi rischiarando a stento il Villaggio mentre la ragazza si ritrova ad osservare Hayate con fare leggero. < Sì? Spero di non essere sembrata troppo... severa in classe. Vorrei che i miei studenti si sentissero liberi di chiedermi tutto ciò che desiderano. > ammette con fare semplice, teso, abbassando appena lo sguardo con le gote arrossate, per poi ridacchiare piano a quel dire del deshi. < Non lo sarai. Ti ho visto in classe, sei bravo. Sono sicura che sarai un ottimo shinobi Hayate. > gli sorride lei con sicurezza, annuendo, dimenticandosi per questo breve attimo di qualsiasi altra preoccupazione che fino a quel momento aveva albergato nella sua mente. < I genjutsu sono un avversario estremamente ostico per tutti Hayate, in verità. A dirla tutta sono la cosa che mi spaventa di più in assoluto. Sono un'arte che non padroneggio e della quale conosco poche informazioni e da cui è difficile se non pericoloso uscire. > ammette Kaori senza alcuna traccia di imbarazzo o vergogna, ben consapevole di quanto lei sia suscettibile al potere di un simile potere. < Ad ogni modo ottima risposta. Se dovesse capitarti questa domanda all'esame scrivi anche in cosa consiste il rilascio illusorio. Cosa è, come si effettua... più nozioni sai dare e meglio sarà ai fini della valutazione finale. > annuisce la Hyuga osservandolo, contenta di aver potuto vedere quanto l'altro sembri effettivamente pronto a questa prima importantissima sfida. < Hai già svolto l'esercitazione pratica di combattimento? > [chakra: on]

17:21 Hayate:
 Crac. La mandibola che cede spalancando la bocca e sgranando gli occhi. <Tu... cosa?> Un misto tra domanda ed esclamazione. <Li hai incontrati.> Deglutisce sonoramente. <Li hai affrontati.> Deglutisce nuovamente. <E sei sopravvissuta.> Il pomo d'Adamo, ormai vistoso, segno della fine dell'infanzia, sale e scende come un montacarichi, andando su e giù nel deglutire. <Per non parlare del fatto che esista qualcuno tanto meschino da disturbare il sonno dei morti.> Rabbrividisce, un po' per la pelle ancora umida, nonostante la fine del temporale, ma soprattutto per l'idea di dover evocare un defunto. <Penso che stanotte dormirò con la luce accesa!> Sussurra piano tra sé, borbottando. Poi, ancora stordito, torna su argomenti più alla sua portata. <No, non sei stata severa. Ma sai, la cattedra crea distanze: ribadisce che esiste un noi e un voi. Non è colpa tua.> E arrossisce al complimento di lei, senza aggiungere altro per evitare di rovinare tutto, dribblando la questione. <Eh, lo so che dovrei usare di più le parole. Ma sai, preferisco la qualità alla quantità. Mamma dice che anche papà parlava poco e che sia una caratteristica dell'universo maschile. Il "clan maschile" lo chiama lei, con alcune abilità innate che inventa di volta in volta.> E ridacchia nel dirlo, trovandosi d'accordo con l'opinione della madre. Due universi distinti. <Ho oombattuto contro Saisashi. Era un'esercitazione sul Taijutsu e Houjutsu. Me le ha suonate.> E istintivamente si gratta il sedere, ricordando quel momento.

17:44 Kaori:
 La reazione di Hayate porta Kaori a sorridere divertita: è la prima volta, in effetti, che racconta quella storia a qualcuno e la reazione ottenuta è esattamente quella sperata. < Sì. Per fortuna siamo riusciti a farli tornare alla realtà prima che decidessero di combattere sul serio o sono piuttosto sicura che non sarei più qui da anni. Ero solo una genin al tempo... > mormora lei voltando ora il capo in direzione dell'orizzonte, lo sguardo a perdersi verso il cielo mentre il ricordo di quel giorno torna alla memoria. Si rabbuia appena nell'udire l'osservazione di Hayate e si gira verso di lui con un sorriso amaro dipinto sulle labbra e lo sguardo improvvisamente cupo. < Ho imparato nel tempo che non c'è limite alla follia, alla crudeltà ed alla brama di potere degli uomini. Quando crederai di aver sentito la storia più raccapricciante scoprirai che non è neppure la cosa peggiore che sia stata fatta. > Molte volte aveva creduto d'aver sentito la storia più orribile e folle che fosse mai stata raccontata, e altrettante si era ritrovata a realizzare con orrore che non era così. Che ancora si poteva essere fautori di eventi persino peggiori di quelli. Stringe le labbra scuotendo piano il capo e quindi espira quando Hayate le spiega che sebbene non sia stata severa durante la lezione, c'era sempre quella sorta di confine a tenerla lontana dagli studenti. < Siamo ninja. Non si tratta esattamente di un "noi" e di un "voi. Si tratta di una gerarchia. > spiega la Hyuga puntando le iridi color perla in quelle azzurre del deshi. < Ci sarà sempre una specie di distacco fra chi detiene gradi diversi. Se nella vita quotidiana possiamo essere amici ed uguali, in missione, sul campo, in Accademia, ci sono ruoli che siamo tenuti a rispettare, ordini che non possiamo ignorare. E' un po' freddo ma necessario. > spiega Kaori stringendosi leggermente nelle spalle per poi sorridere a quell'aneddoto raccontato dal ragazzo. Sua madre sembra essere una donna divertente. < Oh beh tua madre sembra essere una donna molto divertente. E saggia. > ridacchia ancora, divertita, prima di inspirare e quindi ascoltare quell'ultimo dire da parte del ragazzino. < Saisashi? Caspita. Una bella sfida! > osserva portandosi una mano al mento umido, grattandolo appena. < Probabilmente potrebbe battere persino me in uno scontro di corpo a corpo. Ci siamo allenati poco tempo fa, se non fosse stato per i miei ninjutsu penso che me le avrebbe suonate. E' estremamente rapido e incredibilmente forte. > dice la giovane con tutta la sincerità di questo mondo. < Ma proprio per questo penso che sia stato un ottimo esempio per quella lezione. > [chakra: on]

18:13 Hayate:
 Una Genin che affronta Hashirama Senju. Da non credere. Se non fosse come dice lei: non c'è limite al peggio! <Certo, una volta rinsaviti, avresti potuto chiedere un autografo però! In classe ti avrebbero adorata per una cosa del genere!> Poi, ripensando a ciò che dice, corregge il tiro. <Beh, già ti adorano eh, Sensei.> E lascia che le parole in merito alla gerarchia si impregnino dentro di lui, assorbendone la linfa. <Già. La gerarchia è una cosa giusta. Senza di quella, saremmo allo sbando. Mamma mi ha raccontato una volta che in passato qualcuno proponeva di adottare un sistema ugualitario, dove ognuno avesse pari importanza e tutti decidesero alla pari. Non so quanto durerebbe Konoha in quel caso. Come faremmo senza Hokage? Senza un diretto superiore su cui fare affidamento? Ognuno ha la sua importanza, d'accordo, ma sarebbe come se la foglia decidesse di fare la radice. Sarebbe un dramma.> Non un caso che non abbia mai sentito nessun altro parlare di queste cose. Del resto, gli Shinobi che avevano tali idee non devono aver lasciato una chissà quale impronta, dato che tutto funziona allo stesso modo da... sempre forse. <Mia madre è una donna saggia, divertente e... misteriosa. Un po' come tutte le donne, d'accordo. Ma sento che c'è qualcosa che non mi ha mai detto.> Lascia scivolare qualche istanto di silenzio, rimuginandoci su. <Saisashi ha davvero un'ottima reputazione. Una reputazione... sublime, per quanto riguarda il Taijutsu. E' sempre meglio imparare e chiedere al migliore. E a quanto pare, lui eccelle.> E poi, folgorato da un'idea, inerente al chiedere al migliore, domanda: <Sensei, tu la conosci? Sai dirmi qualcosa sul suo conto? E' sempre stata a Konoha?>

18:39 Kaori:
 < Credo che quello schiaffone deve avermi confuso le idee sul momento. Non ci ho proprio pensato a chiedergli un autografo! > ridacchia Kaori snudando i denti bianchi in una risata bassa e leggera prima di richiudere le labbra e osservare Hayate con uno sguardo che par quasi volergli leggere la mente. < Ah sì? Mi adorano? > domanda assottigliando lo sguardo ed incrociando le braccia al petto, flettendosi appena verso di lui per avvicinarsi di poco al suo viso. < Niente battutine dietro i banchi? Niente macumbe come lascio la classe? > scherza fingendo serietà prima di tornare in posizione eretta e abbandonarsi ad una semplice risata. Il Senju si rivela essere piuttosto sveglio ed intelligente nei suoi discorsi nonostante la giovane età e la ovvia inesperienza e Kaori ne rimane decisamente colpita. Cresce sempre più rapidamente in lei la consapevolezza che quel ragazzino sarebbe ben presto divenuto qualcuno di interessante, uno shinobi di tutto rispetto all'interno del Villaggio. Annuisce piano al suo discorso ritrovandosi a condividere quelle parole e quel parere. < Nonostante la gerarchia tutti abbiamo voce in capitolo agli occhi del nostro Kage. Anche il più giovane deshi è libero di andare da lui a disporre un progetto, chiedere un aiuto e Hitomu terrà sicuramente in gran considerazione il parere di chiunque. Tuttavia, come è ovvio, più esperienza si accumula più accresce la capacità di avere una vista d'insieme che in missione si rivela essere fondamentale. Trovo sia logico che un ninja meno esperto si affidi al consiglio ed alla guida di un compagno più competente sul campo. Un chuunin non è più importante di un genin: a livello personale hanno il medesimo valore, la stessa rilevanza. Ma in battaglia un chuunin ha più esperienza e controllo di un genin e per questo è a lui che ci si affida per procedere durante la missione. > Insomma, tutto questo per dire che questa gerarchia non annulla il concetto di uguaglianza fra persone, ma che serve solamente a garantire ordine e sicurezza sul lavoro. < A volte i genitori nascondono cose ai propri figli. A volte per proteggerli, a volte per controllarli. > osserva lei ripensando a sua madre che le ha sempre tenuta nascosta l'esistenza di un gemello. Ripensa a suo padre e all'averle sempre tenuto nascosta l'esistenza di Cappuccio Rosso. < A volte fanno quello che possono per convivere col loro dolore senza riversarlo sui loro figli. Ma in ogni caso, un genitore ama sempre i propri bambini. > mormora alla fine oscurandosi leggermente in volto, nel ripensare a suo padre ed a quel loro ultimo incontro il giorno della sua morte. Inspira trattenendo il dolore nel suo cuore e quindi annuisce con un sorriso triste al dire di Hayate su Saisashi. < Mh? > inarca un sopracciglio nell'udire quell'ultima domanda e quindi schiude le labbra inclinando di poco il viso. < Stai parlando di tua madre? > chiede sbattendo le ciglia con fare calmo. < Qual è il suo nome? Magari so qualcosa su di lei. > [chakra: on]

18:57 Hayate:
 <Certo, ti adoriamo!> Rbadisce, come se fosse la cosa più ovvia al mondo. <Mai nessuna macumba.> E glissa in modo altamente professionale sulle battutine, sfuggente come un serpente che fa la muta. Beh, come spiegarle che l'essere adorata e le battutine, specialmente di un certo tipo, vanno di pari passo? Come spiegarle le scritte sui banchi con i cuoricini e le richieste di matrimonio, non proposte? <Sì, come persone tutte siamo importanti e fondamentali. Sebbene sia un fervido sostenitore del "se non ci fossi tu, ci sarebbe un altro". Ma come Ninja, non è vero che uno vale l'altro! Penso alla composizione di un Team, per esempio. Se le capacità degli alleati sono miscelate correttamente, danno vita a qualcosa di unico. Se tutti fossimo uguali, d'altro canto...> E alza le spalle, come a dire un'ovvietà. <E' come per la cucina. Chi userebbe due sapori identici, o due colori uguali nello stesso piatto?> E poi, infine, si concentra su ciò che dice in merito ai genitori. Che sia anche il caso di sua madre? Nasconde un dolore? Difficile credere che ci sia qualcosa di vergognoso o umiliante dietro la sua aura di mistero. <Si chiama Haruka. Fa parte del clan Senju, ma non so se per via di mio padre o meno. E' sfuggevole in materia.> Da qualcuno avrà pur imparato il ragazzo a dribblare le domande scomode. <Mio padre, invece, si chiamava Asuma Senju. Era un Chunin.> E attende, col cuore che batte all'impazzata, come sul punto di arrivare sulla cima più alta e scorgere finalmente il panorama celato lungo tutto il tragitto.

19:27 Kaori:
 Il dire di Hayate porta Kaori a sorridere ricolma di contentezza. E' felice di sapere che i suoi studenti non la trovano un'acida arpia o una inarrivabile strega e, a giudicare dallo sguardo limpido dell'altro, non crede che le stia mentendo. Sorride felice avvertendo il vento della sera andare a sferzare gelido contro la carne bagnata da quel temporale pomeridiano. Ormai il sole è calato del tutto e l'ora di cena si sta avvicinando. Non interrompe tuttavia il dire del ragazzo andando ad ascoltare con attenzione le sue opinioni per poi annuire e quindi inspirare con soddisfazione al modo di pensare del giovane. < Hai davvero ragione. In qualità di ninja ci sono rilevanze differenti a seconda della situazione. Dipende tutto dal punto di vista in cui si guarda una certa situazione. > annuisce Kaori al dire del deshi schioccando la lingua contro il palato. < Se un team fosse fatto di soli taijutser sarebbe difficile riuscire a battere un nemico che agisce dalla distanza. Allo stesso modo un team fatto di soli houjutser potrebbe poco contro un genjutser esperto. E' sempre bene che un team sia composto di specalizzazioni diverse così che a seconda del caso ci sia sempre qualcuno che possa sapere come contrastare un dato nemico. > osserva lei con fare tranquillo, paziente, per poi sorridere alla metafora utilizzata dal deshi. Ed è a quel punto che il ragazzo risponde alla sua domanda circa la sua famiglia andando quindi a rivelare il nome dei suoi genitori. Kaori assottiglia appena lo sguardo stringendo le labbra con fare pensoso, alzando il viso al cielo come a volersi perdere nei ricordi di un passato abbastanza lontano e di cui non ha ricordi chiarissimi. < Mhh. Questi nomi non mi sono nuovi. Ho letto il nome di tuo padre sul monumento ai caduti alla prateria della memoria mi sembra... > mormora tornando a guardare ora Hayate e abbassare il viso. Non aveva voluto chiedere il motivo per cui il ragazzo abbia parlato del genitore sempre al passato, ma ora è tutto piuttosto chiaro. < Mi dispiace. > aggiunge poco dopo con una sincera espressione affranta, chinando di poco il capo in un cenno di condoglianze. < Non ricordo molto lui o tua madre... Ero piccola al tempo. Se non ricordo male devo aver letto da qualche parte che tuo padre è morto nella guerra contro Kuugo e Ryota. > spiega la giovane umettandosi le labbra, guardando Hayate con fare attento. < Ricordo che tua madre ha sofferto molto la morte di tuo padre. Per molto tempo non si è fatta vedere molto in giro. Ricordo mia madre che ne parlava con mio padre. > mormora assottigliando lo sguardo. "Povera Haruka, dal funerale non esce quasi più di casa. Mi chiedo se sarà capace di occuparsi di suo figlio da sola" ricorda piccoli stralci di una conversazione captata per casa, ma nulla più di questo. < Personalmente non l'ho mai conosciuta, comunque. Non so altro su di lei... mi dispiace. > conclude, alla fine, con tono dolce, quasi compassionevole alla volta del ragazzo. [chakra: on]

19:47 Hayate:
 Annuisce, domandandosi in quale team finirà una volta Genin. Sempre che i sensei reputino saggio istituirne uno. <Genjutser. Sarebbe comodo averne uno in squadra. Meno comodo averne uno per avversario.> Rabbrividisce all'idea, lasciando cadere la questione. <Etciù. Broaaam.> Sgrana gli occhi per la sorpresa e arrossisce per l'imbarazzo. <Un doppio attacco da naso e stomaco. Questo sì che è lavoro di squadra!> Esclama, divertito, malgrado tutto. Il raffreddore sembra avanzare, e la fame, ha qualcosa da ridire al suo stomaco. Una sorta di allarme biologico che lo avverte di non fare tardi onde evitare di incorrere nell'ira di sua madre e delle sue pantofole. <Grazie, Kaori-sensei.> Esclama, accogliendo il gesto di cordoglio di lei e tornando serio, mutevole come il cielo. <Sì. Tutt'oggi non esce molto di casa, salvo andare alla prateria della memoria per portare dei fiori a papà.> Poi, alzando le spalle, un po' deluso dal non aver trovato informazioni utili: <Puoi sempre venire a trovarla quando vuoi! Le farebbe piacere, credo.> E già immagina le facce dei compagni di classe al sapere che ha portato Kaori in casa sua. Beh, chiaro, con una lieve distorsione della realtà. Un omaggio ai Genjutser ecco. E il pensiero gli fa increspare il volto con un sorriso finalmente. <Oppure posso informarmi coi tuoi genitori. Magari loro saprebbero dirmi qualcosa di più.> Non rivolge lo stesso invito ai genitori di lei, preferendo portare in casa la giovane sensei, così da ... <Broooam.> I pensieri vengono interrotti dall'allarme biologico. <Ehm. Temo che dovrò scappare tra non molto.> La fame mordicchia con più insistenza il suo stomaco.

19:57 Kaori:
 <Decisamente!> ridacchia lei a quella osservazione, semplicemente concorde con lui. Le sarebbe piaciuto poter avere un genjutser come compagno di missione, sicuramente molti incarichi sarebbero stati più semplici, ma forse Hayate sarà più fortunato di lei. Il momento successivo porta Kaori a trattenere stoicamente una risata per poi aprirsi solamente in un sorriso divertito a quel commento leggero da parte del deshi. < Beh senza rendercene conto il tempo è passato e si è fatto tardi. Forse sarà meglio andare. Dopotutto è ora di cena > osserva lanciando uno sguardo alle luci che si accendono nel Villaggio sottostante. Ascolta poi quanto egli le dice circa sua madre e annuisce appena nell'intuire che, ancora oggi, la donna paia essere ancora in cordoglio per quanto accaduto al marito. < Oh. Ti ringrazio. Non so se le farebbe piacere o meno ma-- magari posso congratularmi con lei per l'ometto che ha cresciuto. > sorride scoccandogli un occhiolino d'intesa prima di boccheggiare un istante soltanto al suo successivo dire. < Mh. Forse mia madre saprà dirti qualcosa. > deglutisce. < Mio padre purtroppo non è più in vita. Non credo potrà esserti molto utile. > sorride tristemente con voce più bassa andando alla fine ad udire il gorgogliare dello stomaco dell'altro che spezza il silenzio creatosi fra loro. Con un nuovo, brillante sorriso, la Hyuga va quindi a muovere un paio di passi verso di lui raggiungendolo, fermandosi dinnanzi al giovane. < Va bene, va bene, non ti rubo altro tempo. Corri prima che la fame ti faccia svenire sotto i miei occhi! Ma prima di mangiare fatti un bel bagno e indossa qualcosa di asciutto: di questo passo rischi davvero di prenderti un malanno. Intesi? > E niente, quel suo lato da medico proprio non ce la fa a non assecondarlo. < Mi ha fatto piacere conoscerti Hayate. Spero che ci rivedremo presto. Ma per questa sera... penso che resterò qui ancora per un po'. > Lascerebbe quindi modo al ragazzo di andare, osservandolo quindi fare qualunque cosa abbia deciso di fare per poi rimanere ancora per qualche minuto in silente contemplazione del Villaggio. La presenza del ragazzo ha, almeno in parte, ristorato il suo animo questa sera. [END]

20:10 Hayate:
 Sorride alla giovane Kunoichi, che pure ha incontrato Hashirama. In effetti, questo dovrebbe far pendere la bilancia a sfavore della sua età, se non fosse che è chiaramente e visibilmente giovane e nel fior fior della sua bellezza. <Già, quando si è in bella compagnia tende a sfuggire veloce. Dannato, dovrebbe fare lo stesso in tante altre occasioni.> Più come parlando a sé stesso, che con lei. Viene riportato alla realtà dal complimento di lei, arrivandoci del tutto impreparato. <Ti ringrazio. Ma se sentissi mia madre, temo che ti smentirebbe.> Esclama, denigrandosi e grattandosi la nuca. Del resto, se fosse la pantofola a parlare, ne racconterebbe delle belle. <Mi spiace per tuo padre.> E china il capo in segno di cordoglio, rialzandolo prontamente. <Magari un giorno scoprirò qualcosa di più su mia madre. Se tu scoprissi qualcosa prima di me, fammelo sapere. D'accordo?> E alza le sopracciglia, quando lei gli consiglia di farsi un bagno, guardando a destra e a sinistra. <D'ac-cor-do.> Incerto. La verità dietro le parole, cosa insinua? <Vado a farmi un bel bagno, prima di cena! Grazie della compagnia, Kaori-sama. E grazie per ciò che fai per noi Deshi in Accademia, per non parlare di ciò che fai nel Villaggio. Grazie di cuore, consigliere-sama-sensei!> Ed esegue un inchino, prima di sgattaiolare di corsa semza darle il tempo di controbattere. Di corsa fino a casa, non prima di aver sollevato le braccia e aperto la giacca per annusare le proprie ascelle, sincerandosi che il consiglio del bagno fosse davvero solo per evitare un malanno. [END]

Kaori e Hayate s'incontrano sotto una bella tempesta e conversano di varie cose: genitori, ideali, shinobi del passato, esame genin e informazioni sulla madre dello stesso deshi.