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Consegne Pt. 1

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Missione di Livello D

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con Azrael, Karitama, Kaime

18:14 Kaime:
 Il cielo, cupo e ottenebrato da maligne nubi, sovrasta tutto il villaggio di Kusagakure no Sato. Il clima non è tra i più favorevoli, il ché costringe la giovanr Kaime a prepararsi ad una giornata dalle temperature rigide. La giovane deshi, dopo aver svolto il suo solito rito della toelettatura, andrebbe, ancora spoglia, verso l'armadio, in stile impero, dal legno d'ebano e dai dorati pomelli. Qui andrebbe a prelevare alcuni capi di vestiario che reputa adatti ad un clima ed ad un compito che deve svolgere la mattina stessa...una missione di livello D che comporterebbe un gran numero di ore trascorse alle caotiche variazioni temporali. Indosserebbe un lungo abito di velluto rosso, lungo fino alle ginocchia, adornato da una fascetta nera al centro ove vi sarebbero dei bottoni, i quali condividono con la fascetta il colore. Sotto di questi verrebbero indossate delle calze, anch'esse nere, da una trama fitta, non essendo scopo della giovane l'attirar altri attenzioni. Scarpe nere con tacco, quest'oggi non a spillo, decorati con un fiocchetto rosso, richiamando la cromatura del vestito. Lunghi capelli verde smeraldo decorano il capo, le cui ciocche incorniciano quell'angelico viso, viso dalla lattea epidermide, labbra sottili e rosee, zigomi perfetti, mascella dai tratti morbidi ed infine, ma non per importanza, due occhi dalle ambrate iridi, la cui lucentezza varia a seconda dello stato d'animo della giovane, variando da un cupo fiallo ocra ad uno splendente color oro. Il tutto verrebbe ricoperto, in ultimo, da un lungo cappotto nero, senza dettagli, senza decori, senza inutili particolari... è solo il cappotto più pesante che possiede, e a tal rqgione lo indosserebbe per la giornata odierna. Dopo essersi, accuratamente, vestita la ragazza andrebbe a decidere i impastare quell'energia che contrastistigue tutti gli shinobi e kunoichi, nella possibilità che quest'oggi la suddetta energia possa servirle. La giovane Kiyomi, nel tentativo di richiamare il chakra, energia fondamentale per qualsivoglia tecnica magica, andrebbe a chiudere gli occhi dalle ambrate iridi. Il corpo andrebbe a rilassarsi, tranne per gli arti superiori le cui estremità andrebbero a porsi all'altezza dello sterno nel caprino sigillo. Le gambe sarebbero leggermente divaricate, respiro regolare, testa leggermente abbassata, a causa del completo rilassamento, e la mente sgombra, sgombra da tutte le preoccupazioni, da tutti gli impulsi, da tutte le brame, da tutte le distrazioni che potrebbero distoglierla dall'azione intrapresa. Per pura comodità la giovane andrebbe a rappresentare, mentalmente, una sua copia, come un riflesso in uno specchio, ma parecchio differente dalla sua reale forma, in quanto il riflesso sarebbe spento, inanimato, indefinito, quasi fosse un mero contenitore vitreo completamente vuoto, o quasi. Due forme andrebbero a distinguersi nel vuoto del suo animo, una piccola rappresentazione femminile all'altezza dei suoi seni nasali, dallo smeraldino colore, capelli lunghi e dalla sinuette simile a quella della shinobi, mentre l'altra avrebbe fattezze maschili, dal violaceo colore e dalla corporatura snella e slanciata, capelli di media lunghezza e spettinati in maniera magnifica, situata alla bocca dello stomaco. Con la dovuta concentrazione queste due figure dovrebbero cominciare a muoversi lentamente, l'uno verso l'altra, per poi prender sempre più velocità, ricercando quel contatto con bramosia e lussuria. La femminea figura andrebbe a lasciar dietro di sé una velata sfumatura verdina, sinonimo di una spensierata condizione emotiva, mentre la sua controparte maschile andrebbe a rilasciare alle sue spalle una folta linea di denso fumo, sinonimo della potenza del corpo e dell'aggressività dell'impulso fisico. I due amanti dovrebbero continuare a correre fino a giungere all'altezza del plesso solare, ovvero poco sotto rispetto a dove la giovane tiene saldo il sigillo della capra, prima di riuscire a congiungersi. La loro unione é basata su un semplice trattener le mani del partner con le proprie, dando vita ad una leggera sfumatura tra questi due colori, fino al tanto atteso bacio, al quale consegue una reazione incredibile: le due figure si unirebbero come sfera, come a sancire il proprio amore per l'altra figura, un amore inscindibile e dal quale nascerebbero centinaia, migliaia, milioni o anche miliardi di filamenti della sfera stessa, filamenti i quali andrebbero a scorrere lungo il sistema circolatorio del chakra, attraverso il quale l'energia andrebbe ad irrogare interamente la figura della deshi, rendendo possibile, attraverso la fuoriuscita di tale energia dagli tsubo, vie di fuga presenti sul femmineo corpo della ballerina in 361 punti diversi, le più disparate tecniche ninja o semplicemente azioni precedentemente impensabili per la shinobi, la quale andrebbe or ad aprire le palpebre, con una lucentezza maggiorata rispetto al solito, il tutto fosse stato svolto nel migliore dei modi. Se anche il fratello si fosse preparato in tal tempo, la giovane, con il suo compagno, starebbero incedendo verso il centro del villaggio dell'erba, aventi una particolare mole di missive destinate a varie istituzioni, variando, come prima tra queste, le missive per l'accademia, luogo più semplice e, probabilmente, luogo che impegnerebbe meno tempo. [Tentativo impasto chakra][chakra on]

18:20 Karitama:
 Sono da poco passate le otto del mattinoe, dalle tende in tela celeste della sua stanza, Karitama vedere trasparire il sole appena alto in quel cielo scuro che preannuncia tempesta. Si leverebbe quindi dal letto stropicciandosi gli occhi stanchi e andrebbe ad avviarsi verso il bagno per, dopo essersi fatto una lunga doccia, cominciare quella mascherata mattutina. Con l'accappatoio come unico indumento arriverebbe dinnanzi allo specchio. Gli occhi si poserebbero sulla figura cupa e smorta di un ragazzo distrutto e dilaniato da un dolore radicato nel profondo. Le occhiaie, marchiate a fuoco sotto quegli occhi, sarebbero le protagoniste di quel pietoso quadro, accentuate ancora di più se possibile dalla matita ormai colatagli sul viso. Le labbra secche e spaccate andrebbero a schiudersi in un sussurrato: <Dio che schifo!>. Aperto il flusso d'acqua di quel lavandino candido andrebbe a pulire il volto con un latte detergente concentrandosi sulla zona degli occhi e nel punto T. Andrebbe poi a sciacquare con acqua gelida e ad ascigarsi. Apporrebbe prima la crema intorno agli occhi per poi andare a massaggiare la parte. Userebbe un correttore e varie creme colorate, atte a coprire quei maledetti segni, e un burro cacao per reidratare le labbra. Finita questa infinita toelettatura tornerebbe a specchiarsi nello specchio snudando un sorriso soddisfato sussurrando al suo riflesso: <Ora sì che può andare.>. Si avvierebbe quindi verso camera sua e aprirebbe dinnanzi a sè l'enorme armadio. Scelti gli abiti andrebbe a poggiarli sul letto per poi indossarli con molta flemma. Indosserebbe un maglioncino bianco in lana a collo alto, un jeans nero molto attillato e i soliti anfibi bianchi con dettagli e cuciture in nero. Finita la preparazione andrebbe a rimettersi sul letto per dare inizio all'impasto del chakra.
Guidato dal suono del suo stesso cuore e dal sengue che gli scorre nelle vene, il deshi sgombrerebbe la mente da ogni peso, ogni pensiero o dolore. Il corpo, morbido e libero dalle tensioni faticose della vita, si lascerebbe trasportare dall'energia vitale che gli scorre dai violacei capelli alle punte degli arti inferiori.
Posto all'altezza del plesso solare il sigillo della capra darebbe inizio alla sua opera di impasto. Il corpo vuoto, bianco come la tela che lui tanto ama si riempirebbe pian piano. L'energia interiore diventerebbe il colore per dipingere,
mente e corpo la tavolozza da cui attingere. Il terzo occhio e la bocca dello stomaco compongono lo schizzo del perfetto dipinto da creare.
La psiche, fredda e immobile come il cielo di una notte tersa e senza stelle, viene riempita dalla luna. Ha sempre amato la luna, regina della notte e donna più bella dell'universo conosciuto, che ancora cerca di raggiungere il suo amante.
Il corpo, caldo e quasi fiammeggiante di quella passione che anima il pennello, raggiunge il suo equilibrio nella imperfezione del sole. Quell' astro tanto potente quanto fragile, in continua distruzione e ricostruzione, un caos perenne che tortura l'animo di un uomo privato della sua metà.
La luna della fredda psiche e il sole delle irrazionali passioni del corpo, innamorati dalla notte dei tempi.
Si avvicinerebbero lentamente come se ci fosse una forza a dividerli, quella forza che li ha sempre tenuti separati. Prenderebbero forma di uomo e di donna, perfetti nella loro incompletezza.
Andrebbero ad incontrarsi nel plesso solare, in un' abraccio che diventa eclissi. Imperfetti com'erano ora sarebbero una sola cosa. Ordine e caos, calore e gelo, pace e tormento. Gli opposti che compongono la vita ora in equilibrio.
Un equilibrio che avrebbe le fattezze di un raggazzo. Tornando ad una forma più pura, diverrebbe una sfera blu, quasi somigliante agli stessi occhi del deshi.
Il potere invaderebbe il keirakukei e il chakra nel corpo di karim raggiungerebbe i 361 tsubo.
Finito l'impasto si rialzerebbe agguantando dall'armadio una pelliccia viola e, nel vedere la sorella già pronta, si avvierebbero verso il centro del villaggio per dare inizio alla missione. <Oggi niente piatti da lavare?> chiederebbe divertito alla sua principessa prima di cominciare quella passeggiata nel gelo di Kusagakure. [Tentativo impasto chakra][Chk On]

18:21 Azrael:
 Alzarsi, dopo una notte passata nella più totale serenità. Riaprire gli occhi e notare con piqcere il soffitto della propria camera da letto, della propria casa. Quel calore familiare che è così semplice ed abitudinario che non viene neanche notato a lungo andare, ma- stare tre anni lontani da quel tepore non può che renderlo un fuoco di indomabile sollievo. È giù dal proprio materasso già da un po', deciso a recarsi in un luogo nominato appena la sera prima. Kusa. Perché? Perché ha bisogno di conoscere la sorte di un suo vecchio qmico, anche non parlqndoci direttamente, ma solo per sincerarsi delle sue condizioni rispecchiate sul suo Villaggio o anche dalle bocche dei suoi cittadini. Ha lasciato un bigliettino al posto da cui si è destato, lasciando ancora le lenzuola sfatte. Reca incise poche parole, il luogo ove si sta dirigendo, il perché e che sarà di ritorno in giornata. Poche semplici informazioni per tranquillizzare chi, giustamente, potrebbe pensare che lo rivedrà tra non meno di qualche anno. La successiva ora è andata scorrendo nell'atto di prpararsi, una doccia, la consueta pulizia del viso e del corpo e gli esercizi mattutini. Hanno occupato meno spazio del solito, per far sì che quella gitq fuori porta non lo tenga troppo a lungo lontano da casa. Una volta pronto andrebbe nel salone principale della propria abitazione, le mani al petto a rievocare il sigillo della scimmia e la mente a vagare lontano di kilometri e kilometri. Il Villaggio dell'Erba, uggioso, ma non per questo privo di vita, si figura un albero in particolare, al centro delle vie di Kusa. Quello all'ombra del quale parlo con Yukio molti e molti anni prima. Ne traccia mentalmente i contorni, focalizzandosi sulla zona ad esso circostante. Col chakra andrebbe a ricoprirsi totalmente ed uniformemente ed ecco che, a quel punto, non gli basterebbe che un battito di ciglia per ritrovarsi per quelle vie. Indosso porta un lungo mantello del colore delle ombre che lo copre interamente, la mancina a sollevare il cappuccio sul capo onde evitare freddo e la tanto frequente pioggia del posto. Permarrebbe lì per qualche breve istante per accendersi una sigaretta e scrutare il posto alla ricerca di qualcosa, di qualcuno che possa dargli qualche indicazione sull'Hasekage. Sul suo amico Yukio. [Dislocazione Istantanea Superiore | Chakra on ]

18:41 Kaime:
 L'incedere dei due fratelli continuerebbe, tra una risqta e l'altra, scuturita da quella domanda retorica chiosata dal suo amato fratello...<no scemo, oggi niente piatti, lettere e pacchetti> teplicherebbe, aggiungendo...<però domani ci tocca far mangiare i vecchietti del circolo del terzo cerchio>. Ovviamente è una cosa inventata sul momento e...Kaime non è molto brava a mentire, non sulle sciocchezze almeno. Giunti ql centro del villaggio la ragazza andrebbe ad osservare il fratello con il solito sguardo, quella di cagnolino smarrito, avendo lei un senso dell'orientamento paragonabile alla sua forza fisica...ovvero nullo. È il fratello colui che la guida, colui che la riporta sulla via di casa, colui che rappresenta il suo nord, il suo ovest, est e sud. Ancora non si ravvederebbe del ragazzo dai corvini capelli, anche se, avendo fatto un po' di attenzione in più, invece di osservare con la coda dell'occhio il fratello in ogni suo movimento, ogni sua sfaccettatura, ogni sua espressione facciale. I passi si susseguirebbero l'uno all'altro, passando il ruolo di comando da una gamba alla sua gemella, in modo democratico e consentendole in incedere ancheggiato, lento, ma allo stesso tempo esplicativo del freddo che la femminea figura avverte. Le mani si sfregherebbero tra di loro, cercando, grazie all'attrito, di creare un tepore momentaneo, le labbra vibrerebbero, anche se non vistosamente. La metà dei due, o almeno la prima da raggiungere, è l'accademia...sperando che almeno il fratello ricordi dove questa si trovi.[chakra on]

19:10 Karitama:
 Passeggiando e ridendo con la sorellina, andrebbe a guidarla verso l'accademia passando per il centro del villaggio. Andrebbe avanzando con passo sicuro, e un po'infreddolito, sfoderando dalla tasca dell'enorme pelliccia il pacchetto di sigarette pieno a metà. Con la mancina lo aprirebbe, con il pollice, ne porterebbe una sola all'esterno del pacchetto avvicinandovi le labbra ed elevandola verso il cielo nuvoloso. Con la destrorsa andrebbe a ricercare l'accendino nella tasca interna, senza però trovarlo. Un profondo sospiro lascerebbe sfuggire dalle labbra una nuvola nel gelo dell'aria. Muovendo lo sguardo nella piazza andrebbe alla ricerca di qualcuno che possa aiutarlo tra i vari passanti. Ad attirare l'attenzione del ragazzo è la figura di un uomo incappucciato che, sotto la chioma di un albero, sta fumando una sigaretta. Andrebbe quindi ad avviarsi con passo svelto verso l'uomo con il piccolo cilindro ancora tra le labbra e, con voce abbastanza stufata dalla situazione, andrebbe a chiedere: <Scusi ha un accendino?>. Gli occhi andrebbero ad incrociare quelli del corvino e nel caso ricevesse l'accendino andrebbe ad usare la fiamma scaturitavi per dare inizio alla combustione del tabacco. Una grande nube di fumo andrebbe ad alzarsi verso il cielo evitando di infastidire l'uomo con il proprio fumo. <Grazie> sussurrerebbe infine poggiando le spalle sulla corteccia ponendovi anche la pianta del piede destro.

19:32 Azrael:
 I dintorni del centro dell'Erba gli si palesano davanti ai propri occhi. Linde e pinte le strade, che paiono esser state tirate a lucido di recente. Un sorriso gli si dipinge leggero sul volto, le labbra strette attorno al filtro della sigaretta da cui fuoriescono piccole volute di fumo. Le orecchie si concentrerebbero sui rumori circostanti catturando nei padiglioni un tremore, due mani che si sfregano ed un leggero vociare. Si volterebbe in quella direzione per scorgere la figyra di un ragazzo alto, dai capelli violacei che si è appena scostato da una ragazza che trema dal freddo. Ascolterebbe le di lui parole distrattamente, la mente concentrata su altro. < Certamente. > Chiosa prima di muovere la mancina dalle dita agili e sottili all'interno del pesante mantelo per raggiungere la tasca dei pantaloni ed estrarne un accendino rettangolare in acciaio, recante il simbolo dei Nara. Gluelo porgerebbe e con la stessa mano rivelerebbe il capo dall'ingombro del cappuccio. Il folto crine corvino ricadrebbe ad incorniciare il candido viso, le iridi così simili al cielo di una notte senza stelle a vagare oltre la figura maschile. Le leve inferiori lo muoverebbero agile ed aggraziato oltre la di lui figura per giungere dalla giovane. < Mi permetta. > Le mani a sfilare il cordino che tiene i lembi del mantello uniti che rivelano il resto del vestiario del Dainin. Un maglioncino nero a collo alto e dalle lunghe maniche, un papantalone bianco dalle cuciture che richiamano lo stesso colore del torso ed un paio di calzari grigio scuro. Poi lo porgerebbe, in attesa che lei, eventualmente, accetti. < Serve più a lei che a me, poi me lo restituirà. > Tornerebbe poi a voltarsi verso l'altro, la voce leggermente più alta, atta a farsi sentire < Siete di qui? Avrei bisogno di informazioni, se mi concedete un attimo. > Terminerebbe, dunque, prendendo un altro tiro dal cilindretto di tabacco per soffiarlo via, naturalmente il più lontano possibile da colei a cui ha appena proposto il proprio mantello. [ Chakra On ]

12:02 Kaime:
 Parole, parole che si palesano come condensa bianca fuoriuscita da quelle rosee labbra, parole di ironia, di gioco, di scherno, ma soprattutto, parole non più ascoltate da alcun orecchio a lei vicino, vedendo il fratello accelerare il passo in direzione di una maschile figura incappucciata. I passi dell'amato avanzerebbero come quelli di lei si sarebbero fermati... perché sta andando da quell'uomo? perché proprio un figuro così losco? Avrà visto il di lui viso e gli starà chiedendo un ritratto o, semplicemente, come ha palesato nei gesti, quel suo fratello, con il vizio del fumo, non sarebbe riuscito a trovare l'accendino. Quel gesto, quella necessità di intossicar i di lui polmoni, il di lui alito, la di lui fragranza. Quel gesto che lui esegue da qualche anno, ormai, e che la giovane non ha mai accettato, mai condiviso, ma comunque, mai incriminato...come potrebbe? alzare la voce verso il fratello, dargli torto, fargli una ramanzina che i genitori stessi esitano a fare...come potrebbe lei? Resterebbe lì, ferma, mentre il fratello si avvicinerebbe a quella figura incappucciata a chieder la combustione di quel tubicino di morte, vedendolo, a quel punto, affiancarsi all'albero, fermo, nel malsano gesto...di lasciare la sorella sola, infreddolita, indignata. Pochi secondi passan prima che l'uomo si scosti dall'arbusto e cominci il suo incedere verso la ballerina. Questo le offrirebbe il suo mantello, nero, impermeabile e con qualità adatte a superare le intemprerie. La giovane aspetterebbe qualche secondo prima di accettare il capo d'abbigliamento, stundiando quel ragazzo, i suoi lunghi capelli corvini, la sua pelle d'avorio, le sue unghie curate e i suoi occhi, neri, profondi, ma mai belli quanto quelli del suo amato Karitama. La destrorsa andrebbe a raccogliere quell'offerta, mentre la voce, un po' dubbiosa, andrebbe a palesare un ringraziamento verso la di lui persona...<g-grazie...>. Gli occhi sarebbero non completamente aperti, il sopracciglio destro sarebbe leggermente sopraelevato rispetto al gemello, la bocca schiusa, ma lo sguardo resterebbe fisso su di lui, anche durate quel fluido movimento che la vedrebbe indossare quel mantello, il quale, leggero, andrebbe a coprirle spalle, schiena, collo e braccia, mentre le mani andrebbero a fare un piccolo nodo ai cordini, così da chiuderlo nel modo più consono. Nel mentre il giovane andrebbe a porre un quesito ad entrambi i fratelli...o meglio, chiederebbe ai due di condergli qualche attimo per qualche domanda. Prima ancora che il fratello possa replicare, la giovane andrebbe, mentre il ragazzo sta per finire la frase, a chiosar...<ci piacerebbe ma abbiamo delle missive da consegnare...o al massimo se è una domanda veloce potremmo risponderti mentre decidiamo dove andare...> Tono acido, frettoloso e schietto. Non vuole passar altro tempo con quel giovane, le fa paura e...se qualcuno ti si avvicina e gratuitamente ti fa un favore non richiesto o è un eroe o, probabilmente, è uno stupratore seriale. A tal punto aspetterebbe che il fratello si avvicinasse nuovamente alla sorella così da poter lasciare quel posto...il più velocemente possibile[chakra on]

12:08 Karitama:
 Ancora con la sigaretta tra le candide labbra, leggermente più violacee del solito a causa del gelo che ha investito il villaggio, andrebbe a liberare l'incandescente fumo dinnanzi a sè, in una densa nube biancastra. Nel vedere quel gesto gentile verso la sorellina sorriderebbe intenerito dalla sua principessa che, come al solito, ha dimenticato di coprirsi per bene dalle intemperie di Kusa. <Certamente. Chieda tutto ciò di cui ha bisogno.> direbbe rispondendo all'uomo e andando a notare solo ora il candido e curato volto che eccentua gli enormi e scuri occhi. Ne resterebbe per qualche istante incuriosito, incrociandone il magnetico sguardo e, allungando il palmo della destrorsa verso il corvino, si presenterebbe. <Io sono Karitama Ishiba e lei è la mia sorellina Kaime.>. Le sue parole andrebbero ad interrompere la ragazza fulminandola con un gelido e irritato sguardo a causa della poca educazione mostrata. Non ha mai sopportato questo tipo di comportamento. <Abbiamo fretta ma non è un motivo per non aiutare qualcuno. Scusi Kaime ma è molto ligia al dovere, al punto da dimenticare l'educazione.>. Attenderebbe quindi la domanda del corvino sorrirendo e fumando ancora la sigaretta accesa qualche istante prima. Gli occhi cadrebbero poi sulla tracolla contenente la marea di missive da consegnare, portandolo a rivolgere le iridi al cielo, annoiato e rassegnato a passare la giornata tra quelle vie gelide. Non sa quali siano le mete ma sa che tutto questo durerà fin troppo. [Chakra On]

12:15 Azrael:
 Attende, silente, le parole della giovane donna. Gli pare irritata ed infastidita da quel suo gesto così galante e disinteressato. Non è per avanzare proposte scortesi che si è proposto in quell'azione, ma semplicemente per l'invadente bisogno di essere d'aiuto. Le lascia il mantello, assicurandosi che lo indossi, certamente con più interesse di quanto dovuto, andando poi a voltarsi verso quello che gli pare più il suo compagno di vita, che il fratello. < Non preoccuparti. > Proferirebbe in tono più confidenziale, lasciando scorrere le iridi sul suo vestiario, notando con sguardo piuttosto divertito, come sia così speculare al proprio. Avanzerebbe un passo verso il ragazzo e gli tenderebbe la destra per stringere l"opposto < Azrael Nara, Jonin della Foglia. > Si sta presentando anche troppe volte in questi giorni, la cosa lo porta a sorridere amaramente in quella stretta di mano. < Tranquillizza la piccola Kai- > Si arresterebbe, lasciando cadere la mano a peso morto lungo il fianco. Quel nome, lo stesso che ha tatuato sul polso sinistro, che ora viene brevemente scoperto dall'ingombro della manica dalla destrorsa. Vi posa gli occhi per qualche istante e non può che velare il proprio viso di una punta di malinconia, subito dopo prontamente nascosta assieme al tatuaggio. < È davvero un bel nome. > Indice e medio della mancina andrebbero a levar il filtro dalle sottili labbra per liberare una piccola nuvoletta di leggero fumo grigiastro. < Datemi pure del tu, ad ogni modo. E avviamoci pure, mi pare di capire che avete del lavoro da fare. > Direbbe con un cenno del capo verso la via principale, nella quale si avvierebbe solo dopo di loro. Lo sguardo tenuto basso, le iridi scure a segnare il percorso che verrà compiuto poi dalle leve inferiori. < Manco a Kusa da un po' e volevo qualche informazione, sull'Hasekage in particolare, ed in generale sulle condizioni in cui verte l'Erba. > Terminerebbe, esternando la propria richiesta, pur senza nominare i propri rapporti con Yukio e le sue mire verso il Bosco dei Ciliegi, che vuole raggiungere per un'idea sovvenutagli la sera prima. [ Chakra on ]

12:21 Kaime:
 Il freddo di questo, lugubre, giorno si infiltra fin dentro le ossa e le carni della deshi. Il mantello prestatale dal jonin, per quanto possa esser d'aiuto, non conferisce, completamente, un ripato a quel clima. Minimamente le labbra continuerebbero a vibrar, mentre, seguendo l'esempio del Konohano, appena presentatosi, andrebbe a dar vita ad un ennesimo cammino, un incedere lento, ancheggiato, un incedere che porterebbe quasi a pensar che ella non vuol davvero muoversi, che voglia rimanere in quel posto...bhe non è completamente falso. Lei non vuol rimanere in quella piazzetta, vuole rimanere con il fratello e, solo con lui. Perché questo...jonin dovrebbe affiancarli?, perché dovrebbe far compagnia a due ragazzi che stanno svolgendo un incarico? Il discorso del corvino andrebbe a proseguire, o meglio, quelle parole da lui pronunciate verrebbero analizzate solo una volta che i tre abbiano preso a percorrere la stessa strada, andando a riflettere, più su tutte le cose dette, su quel...maliconico tono, su quella pausa presente durante il suo chiosare, quel...commento sulla bellezza del proprio nome, commento al quale susseguirebbe un semplice sorriso, snudando i candidi denti della giovane, un sorriso di circostanza, ma che sa fingere ormai bene, un sorriso, il suo solito sorriso falso rivolto a chiunque non sia Karitama, al quale dona la sua più sincera espressione di gioia. Ritornando al presente, andrebbe a replicare rapida e, con un tono meno acido, più per compiacere il fratello che per far sentir a suo agio lo shinobi di Konohagakure...<informazioni sull'Hasekage non saprei dartene, non mi sono mai interessata al suo governo, mentre per quanto riguarda Kusa, bhe, basta che ti guardi intorno...le strade sono state pulite da una squadra deshi qualche giorno fa, altrimenti le troveresti ancora piene di sporcizia e con i tombini otturati, la delinquenza è onnipresente, l'accademia presenta delle aule fatiscenti e l'odore di priolina è misto a quello della rugine...si, è un luogo orribile se stai pensando a questo...> Direbbe la giovane, andando in seguito, con un gentile..< ora scusami un istante>...per poi voltar quegli occhi, nei quali arde uno splendore infinito appena inquadran la figura del fratello...<Karim dovremmo portare missive ad alcuni cittadini, all'ospedale, all'accademia ed alla magione dell'Hasekage...>. Chinando la testa sul lato destro e, chiudendo gli occhi, andrebbe a terminar il di lei discorso <...hai idea di dove si trovino questi posti?>, dando così, anche al jonin, l'informazione riguardante il suo nullo senso dell'orientamento, non essendo conscia nemmeno del posto in cui si trova attualmente. [chakra on]

12:28 Karitama:
 Stretta la mano del jonin, noterebbe l'espressione comparsagli sul pallido volto, e che ,in verità, gli suscita non poca curiosità. Seguendo lo sguardo dell'uomo andrebbe a notare il tatuaggio che riporta quel nome sul polso. Volgerebbe poi lo sguardo verso Kaime e, sbollendo la rabbia che fino a qualche momento prima aveva preso il controllo dell'artista, le sorriderebbe amorevolmente quasi ad assicurarsi che la sua principessa non se la fosse presa troppo per quelle parole. Avviatisi per le strade della città, non smetterebbe di sbirciare, nel modo più discreto possibile, quell'inchiostro nero inciso sulla pelle di Azrael. Quel marchio così piccolo, eppure così imponente, su quel pallore che fino a quel momento contrastava solo con l'oscurità di capelli e occhi. Perchè quel nome? Perchè quella malinconia improvvisa? Perchè un tatuaggio? La mente continuerebbe a viaggiare finchè le parole dei due, chiosate in quell'aria gelida, lo riporterebbero con i piedi per terra. Non riuscirebbe a comporre pensiero o frase prima dell'esaustiva risposta della sorellina che esternerebbe tutto il suo disappunto per il villaggio dove erano stati costretti a trasferirsi. Il deshi ridacchierebbe in maniera quasi impercettibile nel rendersi conto di quanto ci tenesse la sua piccola a rendere chiunque partecipe di quel disprezzo, che ormai era radicato in lei, e aggiungerebbe, alla fine di quel discorso: <Però ha anche dei difetti!> scoppiando infine in una rumorosa risata, interrotta a fatica dalla domanda di Kaime. <Dammi un attimo> direbbe lasciando cadere la sigaretta ormai ridotta all'osso e prendendo quindi le missive dalla sacca, cominciando a leggere i vari indirizzi da raggiungere. Passate tra le dita e poggiate sulla mancina, prenderebbe, dalla tasca del giaccone, uno dei tanti fogli accartocciati che porta sempre con se e una matita visibilmente consumata. Poggerebbe quindi il pezzo di carta sulla pila e inizierebbe ad abbozzare una mappa della zona con la destrorsa, mano con cui non è abituato a scrivere. Dopo qualche secondo, finita la mappa, porgerebbe tutta la pila alla sorellina che potrebbe notare delle "X" a segnare i punti da raggiungere. <Queste sono le nostre mete.> direbbe quindi soddisfatto avviando il passo verso la casa più vicina. [Chakra On]

12:35 Azrael:
 I ricordi si susseguono irrimediabilmente nella memoria del Jonin dell’ombra , quelle tenebre gli offuscano la mente ogni volta che pensa a quel nome vergato da nero inchiostro sulla sua pelle candida, specie ora che vi è un’omonima a rigettarlo in quel turbinio di oscurità. Kaime. Sua madre, colei che ha sempre chiamato “mamma”, la donna che lo ha cresciuto ed accudito, che gli ha dato affetto e che gli ha salvato la vita dalle incurie di un uomo che sì lo ha adottato, ma che mai si è comportato da padre. Uno dei motivi per cui ha fatto carriera nell’ambito della legge e della sicurezza del Villaggio. Il motivo per cui si è inoltrato nel penitenziario della Foglia per vederla, proporle di uscire da quella prigione a cui si è costituita solo per salvarlo ed in cui ha voluto rimanere in nome della giustizia e della reputazione che il suo figlio adottivo aveva con immensa fatica guadagnato. Salvandolo per la seconda volta, quel giorno. Eppure quella indimenticabile onta ancora lo perseguita, ancora no riesce a perdonarsi di non averla ripagata a sufficienza, per quanto dalle sue stesse labbra siano uscite parole atte ad intendere il contrario. Il ricordo delle calde e brucianti lacrime che quel giorno gli rigarono il volto ancora gli scaldano le gote, seppur non lo dia a vedere su quella diafana distesa al momento inespressiva. L’interesse stesso che il giovane Karitama appena presentatosi lo lusinga ed allo stesso tempo lo abbatte, sarebbe fin troppo doloroso esporre in quel momento i propri pensieri, soprattutto considerando il fatto che i due fratelli non sono altro che sconosciuti che in quel momento hanno incrociato la loro strada con quella di Azrael. < Non è il nome di tua sorella quello che ho tatuato sul polso, se te lo stai chiedendo. > E come potrebbe, d’altronde? Non è altro che una coincidenza il fatto che la ragazza porti di battesimo un nome al Nara tanto caro. Prosegue nel proprio lento incedere al seguito dei due, uno pare ben più sicuro, conscio della strada da seguire, difficile quasi credere che siano entrambi provenienti dallo stesso luogo. Le parole della giovane, assieme quindi alle generalità della missione che devono svolgere ed alle sue remore nei confronti del Villaggio dell’Erba gli giungono ben chiare all’orecchio, generando un sottile sorriso appena accennato a fior di labbra < Non essere così dura nei confronti del tuo Villaggio, sono certo che il Governo fa del proprio meglio per tenerlo in buone condizioni. Dovresti vedere Suna . fa eccessivamente caldo e la sabbia è davvero fastidiosa. > Scuote debolmente il capo andando a scherzare per alleviare le tensioni che sembrano albergare nel cuore dell’allieva < Magari, quando avrete completato il percorso accademico, vi ospito a Konoha per del buon ramen e del saké. > Le leve inferiori lo portano a seguire il passo di entrambi, pur restando sempre leggermente alle loro spalle, così da poter gettare lo sguardo su quella mappa disegnata da Karitama, con l’uso di una matita tirata fuori dalla propria tasca. < Hai una buona mano, ma credo tu debba usare l’altra, mi pare tu abbia maggiore coordinazione. > Osserva, la voce più alta e decisa per arrivare alle orecchie del ragazzo dagli occhi indaco che gli sembra decisamente avere una forte vena artistica ed elegante, sia nei modi di fare che nel semplice atto di tracciare con la grafite sul foglio. [ CHAKRA on ]

12:40 Kaime:
 La ragazza, posta poco prima del fratello, continuerebbe a camminare, osservando quella mappa appena abbozzata, per quanto comunque dettagliata. Non è un disegno solito del fratello, quelli li conosce bene, essendo spesso stata sua musa e modella, e, soprattutto, per quanto il fratello non lo sappia, molte bozze scartate sono state conservate dalla sua 'principessa', raccolti in occasione di rare pulizie fatte nella di lui camera. La osserverebbe, la studierebbe, la renderebbe propria, ma...non la ricorderebbe comunque senza quel foglio graficato. Probabilmente è il suo più grande limite, soprattutto per una kunoichi, aspirazione a cui mira, le quali non possono rischiare di perdere l'orientamento in eventuali missioni pericolose. L'incedere continuerebbe, fino a quando questi si renderebbero lenti, andando a dire con voce bassa, rabbiosa, velenifera...<questo non è il mio villaggio>...per poi riprendere velocità nel suo movimento, tornando gioviale, andando a chiosare nuovamente...< Ok, le case dovrebbero essere su questa strada...penso>. Aspettando il responso dal fratello, la cui figura verrebbe osservata più della mappa, più della strada, più di qualsiasi altra cosa in natura, come se il suo corpo fosse una calamita, la cui forza attrattiva obbligherebbe quelle ambrate iridi a seguire ogni suo movimento, ogni suo vezzo estetico, ogni suo passo... [Chakra on]

12:52 Karitama:
 Continuando a camminare, sbircerebbe il polso del konohano distogliendo lo sguardo definitivamente solo all'udire le parole dello stesso. Arrossendo porterebbe lo sguardo verso la strada guidando i due con lui lungo le strade di Kusa, in direzione delle le case vicine. Biascicherebbe con imbarazzo: <Non mi sarei mai permesso di chiedere... e scusa la maleducazione...>. Prenderebbe poi con la mancina il pacchetto di sigarette e ne avvicinerebbe una nuova alle rosee. L'imbarazzo, come la rabbia o l'ansia, spingono il deshi a fumare più del suo solito e, questa perdita di controllo, lo infastidisce. <Potresti prestarmi nuovamente l'accendino?> chiederebbe incrociando nuovamente il nero sguardo per qualche istante. Se la risposta fosse stata positiva, lo impugnerebbe con la mancina per scoperchiarlo con il pollice della stessa. Andrebbe poi a stimolare la pietra focaia per avvicinarne la fiamma innescata alla punta di quel cilindro candido, percependo per qualche istante il calore sul volto. Prenderebbe poi una grande boccata di fumo, porgendo nuovamente lo zippo al leggittimo proprietario. Lascerebbe poi andare quella nube calda dalla sua bocca sentendo il complimento fattogli dal Nara. <Ci hai preso in pieno sulla mano, sai?> direbbe continuando a fumare e accennando un leggero sorriso, quasi impercettibile. <Sono un pittore e, pur sapendola usare, non sono portato per disegnare con la destra.> affermerebbe. <Poi sono anche un musicista, scultore, cantante e scrittore.> continuerebbe frugandosi con la destrorsa nella tasca e sfoderando con la stessa la matita consumata e un foglio azzurrino, leggermente sgualcito. Tenendo la sigaretta stretta tra le labbra, volgerebbe lo sguardo verso Azrael, memorizzandone i lineamenti, per poi chinarlo sul foglio tenuto nella destrorsa andando ad abbozzare un ritratto del Jonin. La matita seguirebbe quell'immagine del volto impressa qualche secondo prima, ponendo particolare attenzione agli occhi profondi e al gioco di ombre che i capelli creano su i lineamenti di quel volto. Il corvino crine che sfiora la carnagione diafana, come il pennello su una tela ancora spoglia, ancora pura, libera nel aria se non fosse interrotta da quelle perle d'onice. Gli occhi, profondi e scuri come una notte priva di stelle lo rendono ancora più distante dalla realtà umana e si oppongono a tutto il resto. Definirebbe la forma perfetta di quegli occhi e ogni linea di quel volto che non sembra segnato dal tempo, un volto disegnato solo dalle ombre che lo circondano. Dopo qualche minuto avrebbe finito la bozza e la porgerebbe al corvino già firmata. <Ti piace?!> esclamerebbe soddisfatto. Prima di ricevere risposta si volterebbe verso la sorellina per poi rendersi conto di essere arrivati dinnanzi alle case che si erano posti come meta. <Sì, vado.> direbbe Prendendo quindi le missive che aveva lasciato nelle mani di Kaime per poi avvicinarsi alle case , alla ricerca delle cassette della posta corrispondenti, per riporle al loro posto. Ricontrollerebbe quindi la pila per assicurarsi di non averne mancata nessuna per poi alzarne una con la mancina ed esclamare: <Prossime mete: Ospedale e Accademia!>. Tornerebbe quindi vicino ai due che lo accompagnano e si avvierebbero insieme verso l'ospedale. [Chakra On]

18:40 Azrael:
 L’odio nei confronti di Kusa da parte della ragazza che porta lo stesso nome di sua madre è palpabile, evidente. Lo incuriosisce molto, tant’è che prende a risponderle in maniera sicura ed anche un po’ previdente, dato che sa perfettamente che quel genere di disprezzo può ben presto esasperarsi in una disperata fuga, un tradimento od anche peggio, la morte. < Non dirò che Kusa, in fondo, non è così male. Avrai certamente i tuoi motivi per disprezzarla fino a questo punto, ma- hai mai pensato di cambiare zona? > Le domanderebbe mantenendo un tono calmo e pacato, come un domatore intento ad ammansire una belva < Un posto più allegro, magari. Pieno di gente, colori, buon cibo, in cui le nubi non oscurano il cielo tutti i giorni, ma solo in sporadiche occasioni? > Continuerebbe, senza mai arrestare realmente il passo. < Sai, se ti affrettassi a diventare Genin potresti anche solo venire a vedere la mia Konoha. O potreste farlo assieme, magari. E se doveste anche decidere di fermarvi lì, potrei parlare con chi di dovere e anche procurarvi un tetto sotto cui stare, finché non sarete in grado di provvedere da soli. > Terminerebbe dunque per ascoltare, con una forte vena di quasi ammirazione, le parole del giovane Karitama. Un artista in erba, proprio come lo stesso Nara lo era quando l’idea di essere un ninja non era ancora nemmeno presente in lui. < Uhm, è interessante. Sai, l’arte è sempre stata la mia passione, prima ancora d’essere il mio lavoro. Sebbene le mie tele siano le persone stesse e le loro pelli. > Gli risponde, andando a dare qualche breve cenno riguardo il proprio operato da tatuatore. Allungherebbe poi la mancina a dargli l’accendino e la ritirerebbe soltanto dopo aver potuto stringere tra le dita anche il foglio stropicciato, su cui posa lo sguardo scuro. Un sorriso gli si dipinge tra le rosee, in chiara approvazione < Mi piace. Hai talento e se lo stesso talento lo mostri anche nelle altre arti che hai elencato- > S’arresterebbe, facendo qualche attimo di pausa nell’attendere che l’altro vada a consegnare le missive, mentre un’idea si palesa abbastanza chiara nella propria mente. < Sai, un altro dei motivi per cui sono qui sarebbe quello di fare una sorpresa ad una persona. Se mi mostrassi cosa sai fare, potrei chiederti di concederci l’onore di bearci delle tue doti? Senza tracce né direttive, hai carta bianca e qualunque strumento desideri a disposizione. Vorrei commissionarti una melodia. > Da artista qual è sa benissimo che la morte stessa dell’arte sono le limitazioni imposte da chi non è dotato del giusto estro ed è altresì a conoscenza del fatto che chi vive di questa indole non può che sentirsi lusingato da parole come quelle. < Non che io non ne sia capace, ma non può esserci una sola stella nel firmamento e vorrei, davvero, poter scoprire quanto brilla la tua. > Si avvede poi della nuova direzione da seguire, delle nuove mete e, soprattutto, del modo in cui Kaime ammira la figura del fratello maggiore. Chinerebbe il capo sulla sinistra, incuriosito e divertito da tanta venerazione, a cui mira ancor più attenzioni per comprenderla meglio. [ Chakra ON ]

18:41 Kaime:
 La giovane andrebbe a continuar nel suo incedere, continuando a contemplar la artistica figura del fratello, quasi questa azione fosse un dogma impartito dal proprio animo alla sua mera carne, ma qualcosa la disturba, qualcosa la infastidisce, un’intromissione, quel discorso, mozzato a metà nel momento in cui il fratello si fosse allontanato per recapitare le missive agli abitanti di questa inutile cittadina. Un discorso che continuerebbe nel suo avanzare richieste, andando a sollecitare quel lato del carattere dell’artista, quelle richieste a cui non può dire di no, quelle richieste che lui ama, in quanto lo spronano a creare qualcosa di bello, di universalmente adattabile, di perfetto…perfetto come lui, perfetto come il suo sguardo quando guarda amorevolmente la sorella, perfetto come il suo stile, sia gesto nei gesti o nel vestiario, perfetto come il suo viso, adornato da due occhi che nascondono, dietro delle iridi dalla fredda cromatura, un universo tutto suo, un universo perfetto del quale lui è padrone e sovrano, un universo che si plasma a suo volere. Il fastidio non nasce dal momento i cui qualcuno gli commissiona un’opera, sia questa musicale, pittorica, scultorea o poetica, ma nasce dal momento in cui questa sua grande dote, la sua arte, l’espressione della sua anima, va ad essere dedicata a qualcuno che non è Kaime, la sua sola musa, la sua sola ispiratrice…l’unica a cui lui deve legarsi, almeno nell’arte. Solo questo, fino a poco tempo prima, aveva ricevuto la sorella…la soddisfazione di essere la sola persona al mondo tanto simile alla visione di perfezione di Karitama da poter vantarsi di essere la sola cosa che potesse ispirarlo. Ora invece non lo è più. Disegni di paesaggi, per quanto rari, la ricerca di soggetti astratti, la facilità con cui propone agli altri stupidi esseri umani di accettare una sua bozza, come se questa possa essere meno valida, meno piacevole, meno perfetta di una immensa tela…per lei non fa differenza. Sa anche perfettamente che è illogico questo suo pensiero, sa che non può tappare le ali ad un artista, a quella fenice dall’indaco e furente fuoco che rinasce da ogni morte, ogni fallimento, ogni imperfezione, ricreando intorno a sé una vampata di perfezione, di arte pura. Lo sguardo di Kaime quindi andrebbe a rasentare giusto gli stivali del fratello, continuando a seguirlo verso le nuove mete, degnando in seguito, ma non lo sguardo, di poche parole verso il konohano…<certo che voglio andarmene da qui, ma come ben sai i genin non possono allontanarsi dal proprio villaggio di appartenenza…> o meglio dire, il villaggio in cui i due Ishiba vivono in cattività, rinchiusi in delle ferrose, umide e rugginose sbarre <…ed anche quando diverremo genin abbiamo bisogno anche del permesso di…qualche burocrate Kusano, o almeno credo, non mi sono mai interessata più di tanto all’arte giudiziaria.> per poi terminar lì il discorso, il tutto nascondendo quello che ha nel cuore e nella mente in quel momento, camuffando la voce di una serenità che non la contraddistingue, che è caratteristica di sola una delle facce della medaglia di Kaime, quella vedibile da chiunque, mentre il lato oscura di essa è a stento percepibile dalla Ishiba stessa. Non replicherebbe nulla in merito alla di lui richiesta verso il fratello, non replicherebbe nulla riguardo quei complimenti e quelle frecciatine riguardanti l’arte del fratello…seguirebbe semplicemente i due come fosse un cagnolino abbandonato alla ricerca di conferme, sperando solo che la missione finisca il prima possibile, così che quel fratello possa tornar, finalmente, SUO. La sua speranza sta divenendo sempre più una realtà, in quanto la sagoma dell’ospedale si palesa, tetramente decadente, in lontananza alla vista dei tre shinobi.[chakra on]

18:45 Karitama:
 Continando a camminare per quelle strade gelide, rimarebbe con lo sguardo incantato, perso nei propri pensieri e nelle parole del Jonin, fumando quella sigaretta ormai quasi esauritasi. <Sei un tatuatore?> chiederebbe incuriosito. Un artista che usa la pelle come tavola per esprimersi. L'idea di rendere le persone opere d'arte, usarle al posto della tela spoglia, renderle partecipi di quell'arte tendente alla perfezione... tutto questo lo incuriosisce molto e comincia a ronzargli in mente insistentemente. Sarebbe una fantasia che va a materializzarsi e a divenire possibilità alla richiesta del Corvino. <Sarei onorato di comporre per te, ma avrei anche io una richiesta da farti.> direbbe volgendo lo sguardo verso di lui e snudando i denti in un sorriso infantile e divertito. <Ti andrebbe di insegnarmi a tatuare?> domanderebbe con una voce leggermente più acuta del normale e dal tono visibilmente divertito. <L'idea che una persona possa diventare arte mi fa impazzire.> concluderebbe notando dinnanzi a sè la sagoma dell'ospedale e prendendo le missive da consegnare, ancora poste nelle mani di Kaime. Si avvierebbe quindi con gli altri verso la fessura per le lettere, vicino alla grande porta dell'ospedale, per poi riversarle all'interno non smettendo di dialogare con il Nara. <Comunque ho già un idea per la melodia, devi solo dirmi a chi è dedicata e l'opera sarà fatta.> Direbbe cominciando a canticchiare una melodia sconnessa, ma già orecchiabile, e muovendo le dita delle mani, come a suonare il suo amato piano. Chiuderebbe gli occhi per qualche istante attendendo la risposta di Azrael per poi accellerare il movimento di quei delicati fuscelli e prendere un altro foglio, stavolta rosastro, e la matita consumata. Una nuova realtà sta viaggiando dentro di lui, una melodia che lo trasporta come la corrente del mare in tempesta, tanto luminosa quanto buia, tanto felice quanto angosciante. Con la mancina comincerebbe trascrivere uno spartito mai visto prima andando da destra verso sinistra e continuando a canticchiare ad una velocità quasi pari a quella della mano. Continuando a camminare trascriverebbe ogni nota, ogni pausa, ogni sensazione provata. Le leve inferiori persisterebbero nel loro avanzare verso l'accademia, fino a raggiungere quella meta e andando a consegnare le missive, ormai quasi esauritesi, con l'aiuto della sorellina. [Chakra ON]

18:46 Azrael:
 E non sa esattamente perché sta concedendo quella confidenza ai due. Forse per l’affinità artistica che percepisce chiara e forte in quel ragazzino dai capelli violacei e dagli occhi indaco, così interessato ed entusiasta alle passioni che il Nara si trascina da una vita intera, forse per il nome della giovane, che tanto gli riporta alla mente il ricordo ancora vivido della madre. Forse perché, in quegli anni di assenza, non ha avuto contatti umani, risvegliando in lui il bisogno di instaurarne di nuovi. Forse sono le parole di Mekura, quel caustico “Sono andata avanti” che lo spinge in maniera quasi istintiva a far lo stesso, a cercare nuove compagnie e a ricostruire la propria vita, andata in frantumi dopo quella stretta di mano che si sono scambiati. Forse, infine, è semplicemente l’unione di tutte queste cose. Ed è quasi terapeutico quel discorso, quella conversazione che – probabilmente – per i due giovani fratelli non avrà peso, ma che sta aiutando il Dainin delle ombre a sentirsi meglio con se stesso. < Per i burocrati e le scartoffie c’è sempre tempo, Kaime. > Chiosa inizialmente nei riguardi della Ishiba < Occupatevene in breve, per quanto riguarda quella di Kusa, per quella di Konoha posso darvi una mano io. > Si dedica dunque ad osservare il maggiore, adesso. Ne nota i movimenti, osserva le mani che si muovono nell’aria a mimare un gesto al corvino così familiare. < Un pianista… anche io mi cimento, ho un pianoforte a casa che sarei felicissimo di condividere con te. > Abbozza un sorriso alla di lui volta, sereno e divertito allo stesso modo in cui si mostra Karitama, in quella richiesta così innocente. La proposta di insegnargli l’arte che gli fa anche da lavoro. < L’arte- > Sospira, preso e coinvolto al solo pronunciare quel sostantivo. < -l’arte è l’unico modo che abbiamo per ricercare la perfezione che manca in questo mondo. > Un’affermazione che all’apparenza è superflua, ma che è anche il motivo per cui accetta con piacere di insegnargli ad essere un tatuatore < Sarò più che felice di farlo, come ringraziamento per il fatto che mi stai mettendo a disposizione il tuo estro. > Tace sul destinatario di quel regalo, ha intenzione di rivelarlo unicamente quando sarà sicuro di riuscire nel proprio intento, quando i due saranno a Konoha. Silente, ora, non fa che seguire i loro passi, senza interrompere la loro missione per non intralciare l’operato di cui necessitano per divenire Ninja a tutti gli effetti. Ed, intanto, recupera un foglio bianco stropicciato ed uno dei propri carboncini dalla tasca, per iniziare a vergare le parole con cui chiederà a Yukio un colloquio informale, appena potrà. [ Chakra ON ]

18:46 Kaime:
 La giovane andrebbe a continuar il suo incedere, con un continuo alternarsi di leva dominante. Le missive, portate con sé, rispetto alla mattina, sarebbero quasi completamente state consegnate dal fratello, il quale si sarebbe preso il tacito incarico di essere la faccia di questa missione. La strada scorre sotto i loro piedi come se questa fosse a muoversi, data l’inerzia con cui, ormai da ore, i tre continuano a camminare l’uno al fianco degli altri. Il tamburellar dei tacchi andrebbe a prendere un ritmo più frenetico, con un conseguente…<queste le consegno io> direbbe, portando la mano destra verso l’alto, lano nella quale andrebbe a stringere le ultime missive, quelle destinate alla magione dell’Hasekage. Magione, edificio che dista poco meno di trecento metri, la cui imponente struttura sarebbe visibile già dal punto in cui si trovano i tre shinobi, tranne per alcuni tratti in cui edifici si frappongono tra la loro visuale e quell’edificio. Le orecchie resterebbero comunque fisse e attente al dire dei due uomini del team, se così si può chiamare la loro temporanea unione, ascoltandone le proposte del konohano e…quella richiesta, quel pagamento, quel desiderio che mai Kaime avrebbe mai detto avesse il fratello, la brama di diventare un tatuatore, un artista che si dedica al graficare anche l’epidermide degli altri…ma come gli è saltato in mente? Dovrebbe andar ad operare anche su pelli grasse, pelli secche, pelli imperfette, e poi…non sarebbe una espressione di arte eterna, la pelle degli uomini invecchiando presenta rughe, perde di tonicità, perde di cheratina, facendo scolorire o ingiallire la pelle, e poi l’inchiostro per tatuaggi va scolorendosi dopo un po’ di tempo. Vorrebbe intervenire per dire la propria ma…se non fosse accettato il suo parere? Se fosse considerato solo un mero tentativo di tappare le ali all’artista, il quale potrebbe decidere di intraprendere comunque questa strada a discapito del rapporto che avrebbero costruito fino a questo movimento i due, per questo resta in silenzio, potendo sembrare anche asociale dal punto di vista del Konohano, ma poco importa. La magione si palesa ormai vicina ai loro occhi e, una volta giunti alle di lei enormi porte, la giovane andrebbe ad infilare quella decina scarsa di buste da lettera nell’apposita fessura, così che, una volta che l’addetto apposito le avesse prelevate, sarebbero state portate a chi competente per lo smistamento. Fatto ciò la giovane si girerebbe verso il fratello…e Azrael, aspettando, co un sorriso, un commento o una qualsiasi affermazione da parte del fratello, sicuramente felice di aver terminato questo, estenuante, lavoro. [chakra on]

18:47 Karitama:
 Seguendo la sorellina, che sembra volersi fare carico di quell' ultimo impegno della giornata, volgerebbe il volto verso il Jonin in attesa della risposta alla domanda postagli poco prima. Il Nara sembrerebbe non rendersi conto, o forse solo ignorare, l'interesse dell'artista verso il destinatario di quella melodia, che quindi andrebbe a completare su quello strano spartito iniziato pochi minuti prima e andando a mostrarlo ad Azrael. <È solo una bozza, ma questa dovrebbe essere la base della melodia.> direbbe allungando il foglio non prima che l'interlocutore abbia finito di scrivere. <Non sapendo a chi sia dedicata, non ho potuto porre caratteristiche e suoni piacevoli per una donna o per un uomo, ma comunque è quasi perfetta.> concluderebbe riprendendo lo spartito dopo averglielo fatto visionare. Volgerebbe quindi gli occhi indaco verso la sorellina che si sarebbe appena avviata verso la magione, per poi vederla tornare qualche istante dopo aver concluso finalmente la missione. <Allora siamo d'accordo. Quando potremo recarci a Konoha mi insegnerai a tatuare e io ti suonerò la melodia completa.> conluderebbe il discorso con l'ormai... amico? Si avvierebbe quindi insieme alla sua principessa verso casa salutandolo. <Spero di rivederci presto. Buon viaggio di ritorno.> direbbe, voltandogli le spalle il più tardi possibile. [Chakra ON]

18:47 Azrael:
 I due giovani proseguono imperterriti nella loro missione di consegna delle missive in ogni parte di Kusa mentre il Dainin semplicemente si bea della visione di quel villaggio che non vede da fin troppo tempo. Bello come un tempo, sebbene non tutti i presenti siano dello stesso avviso. E, intanto, proseguono i loro discorsi, più tra i due artisti, che con la sorella minore. Gli verrebbe naturale domandarsi come mai siano così diversi, uno gioviale e l’altra scostante sino a sfiorare il limite della maleducazione. Non emette un fiato, al riguardo, attendendo di giungere nei pressi della Magione, ove verrebbero poste le ultime lettere. Ripone foglio e carboncino nella tasca da dove li aveva prelevati, volgendo uno sguardo a Karitama ed un cortese < Perdonami un istante. > Le leve superiori, quindi, prenderebbero un moto di corsa. Il busto leggermente chinato in avanti, la gamba destra ad alternarsi con la sinistra e lo sguardo puntato alle porte del luogo dove l’Hasekage amministra il proprio dominio. Imporrebbe la propria massima velocità a quello scatto, senza eccessivo sforzo e senza scomporsi troppo, le mani che non si scostano dalle tasche che corrispondono al loro lato, ben attaccate al corpo. Sparirebbe dalla vista di entrambi per riapparire dinanzi al portone, ove lascerebbe quella lettera tenuta salda dalla destrorsa e poi voltarsi nuovamente per imprimere lo stesso moto dell’andata nell’ennesimo scatto che lo porterebbe alla posizione di partenza. Disinvolto e composto, come prima che si avviasse, qualche frazione di secondo prima. Ora porta lo sguardo sullo spartito, scritto al contrario, ma che reca una melodia che si appresta a canticchiare sommessamente a fior di labbra, già immaginando quali parole potrebbero esservi accostate. < E’- diciamo per la mia futura moglie. > Sorride giocoso a quella sua stessa affermazione. Non che la ragazza sia propriamente- qualcosa di definito. Non che abbiano dato un vero e proprio nome a quel che stanno condividendo, ma quelle che ha appena proferito sono le sue reali ed attuali intenzioni, oltre che una scherzosa battuta. < Aspetto di sentirla completa, mi terrò informato sulla data del vostro esame e sulla sua buona riuscita… > No, l’idea di un fallimento non lo sfiora nemmeno < …poi passerò a prendervi io. Fatevi trovare allo stesso albero dove ci siamo incontrati, quando verrà il momento. Attenderebbe dunque il saluto dell’Ishiba per ricambiarlo in tono cordiale. Con l’informalità adatta a chi è più che un mero conoscente < A presto, è stato un piacere e lo sarà altrettanto fare affari con voi. > Per quanto il dire possa parer serio, viene accompagnato da un occhiolino divertito. Una volta che i due se ne saranno andati potrebbe tornare a casa. Potrebbe vivere la propria vita tranquillamente, ma- ma qualcosa lo blocca. Un pensiero, come un pungolo che gli preme dal retro della testa, schiacciando le pareti del suo cranio. Solleva la mancina all’altezza del proprio busto, il palmo della mano rivolto al proprio viso. Lo tiene chiuso a pugno, socchiudendo le palpebre su quelle gemme d’onice. Sospira lungamente, la destrorsa va al polso opposto, stringendolo tra le dita. Lo massaggia debolmente, alzando poi il maglione fino a metà avambraccio e, solo allora, riaprire gli occhi, puntandoli su quelle cinque lettere che compongono il nome della propria madre e dell’Ishiba appena conosciuta. < Mamma… > Sussurra, incurante di tutto quel che c’è attorno alla sua figura. E, d’un tratto, non è nemmeno più Azrael Nara, non più quel Dainin che eroicamente ha protetto e sorvegliato Konoha. È solo quel bambino triste e spaventato che è stato salvato dalla donna di cui sta leggendo il nome marchiato sulla propria pelle, ricordato dalla conoscenza appena fatta come fosse una frustata sul proprio cuore. < Non ho più un ruolo da difendere, non ho più nulla da perdere. > Prosegue, parlando sottovoce, da solo, quanto a quella donna che, di certo, non potrà sentirlo. < Voglio darti la libertà, in un modo o nell’altro- in qualunque modo. Io- rivoglio la mia unica mamma. > Gli occhi si riempirebbero di piccole gocce saline, ricacciate indietro dalle palpebre che stancamente si riabbassano, contemporaneamente alla manica del maglione scuro. Rialza il capo, avviandosi fuori le porte dell’Erba con un nuovo desiderio, una nuova consapevolezza. Così come sta andando avanti, così come ha conosciuto una nuova Kaime, non può e non deve rinnegare quella che prepotentemente si impone nel proprio passato. E sa dove trovarla, deve solo trovare il coraggio di andarci. Di nuovo, finalmente. [ END ]

I due Deshi di Kusa incrociano le loro strade con quella del Dainin, mentre completano la missione di consegna delle missive. Durante il discorso accadono le seguenti cose: la missione viene svolta, Karitama viene assoldato come compositore in cambio di lezione ed entrata nell'ordine (?) dei tatuatori, a Kaime fa schifo Kusa e quindi Azrael offre a entrambi di ospitarli a Konoha, patemi d'animo su questioni di omonimia e feels di Azrael che vuole - n'altra volta - liberare la propria madre adottiva dal carcere. E questo è quanto.