Ricordi di un passato felice
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Giocata del 04/02/2018 dalle 16:11 alle 17:14 nella chat "Centro di Ame"
[Casa Ishiba] È il ventidue giugno dell' anno 58d.k. e tra meno di cinque minuti, all'arrivo della mezzanotte, sarà il compleanno di quel bambino che saltella sul letto nel tentativo di dipingere il soffitto, con un pennellino appena sporco di un colore tra il rosso fuoco e il blu oceano. Karitama non sta più nella pelle, la casa è silenziosa come non mai ed interrotta solo dal rumore del materasso sotto i piedi del festeggiato. Il pigiamino bianco, sporco di tempera rossa e blu, viene sforzato nell'allungarsi verso quel soffitto troppo alto per essere raggiunto. Sono ore che i tentativi vanno avanti senza successi ma sembra quasi non importargli, finchè con un salto forse troppo alto va a spezzare quel pennellino che gli cade sulla punta del naso sporcandolo. Con il sedere sulle lenzuola, macchiate da quelle gocce di colore, il bambino comincierebbe a piangere ininterrottamente incurante della famiglia che, nelle stanze adiacenti, dorme sogni tranquilli.
Andrebbe poi a poggiare gli occhioni indaco sull'orologio riportante le ventitre e cinquantanove minuti, interrompendo quelle lacrime e rimandendo in contemplazione del poco tempo rimasto prima di festeggiare.
Perso tra quelle lancette il minuto sembra durare un infinità, finchè un "Tic" secco in quel silenzio non farebbe esplodere la voce del piccolo in un <Auguri!> atto probabilmente a svegliare tutti.
Saltando dal letto in un balzo felino, anche se poco cordinato, finirebbe sul parquet, in ginocchio con le iridi sulla porta pronto a scattare e scartare i suoi regali. [casa Ishiba] La piccola Kaime, con i suoi sette anni, compiuti un paio di settimane prima, starebbe dormendo nel letto dei genitori, o meglio, insieme alla madre, dato che il padre, per far spazio alla piccola sarebbe in bilico sul lato del talamo nuziale. Il suo corpicino, vestito con un pigiama rosa in cotone, starebbe dormendo sul fianco destro abbracciando un enorme...non ha una versa forma, aveva disegnato una faccia su un cuscino giallo e lo abbracciava come se fosse il proprio orsacchiotto. I capelli smeraldo, in un caschetto spettinato, si poggerebbero sul cuscino materno, e i suoi occhi ambrati sarebbero chiusi, sipario dietro il quale ci era uno spettacolo di balletto, dove ballerine, coniglietti e colori caleodiscopici sarebbero i protagonisti. Ma come in ogni opera che si rispetti, ecco che entra il cattivo, o meglio, la cattiva...la voce materna che la chiama dolcemente e che la strappa da quel sogno così casto e infantile...<principessa, tra poco il tuo fratellino diventa grande...>. Gli occhi si aprono, ritrovandosi avanti quella donna dai violacei e lunghi capelli, occhi luminosi e dorati da sembrare davvero forgiati con quel nobile metallo, quelle labbra rosee che emettevano quel mellifluo sussurro, sul cui corpo vi era una camicia da notte candida in seta. La piccola cosi, presa dall'adrenalina si metterebbe seduta sul setto e cercherebbe di superare la madre, quasi scalandola, come se fosse un monte da superare, con un conseguente richiamo, ma con un lontano sentore di ilarità da parte della madre...<fai piano!>, Il tutto accompagnato da un sorriso. La piccola andrebbe quindi a scendere dal letto, senza troppi problemi, portandosi con sé il suo compagno notturno, il cuscino. I suoi movimenti non sono ostacolati da niente, neanche visivamente, essendo acceso un lume solo per lei, che, come molti infanti, aveva paura del buio. I suoi passi scalzi sul parquet non sono molto aggraziati, anzi, sono un po' goffi, anche a causa della sua figura ancora immatura e pienotta dal grasso infantile. Quel metro di bambina scatterebbe per i corridoi andando verso la sua enorme stanza, dove, sulla scrivania, vo sarebbe un piccolissimo pacchetto incartato malissimo...ovviamente da lei. Preso, la piccola figura andrebbe verso la camera del fratello, che urla quell' "AUGURI". La piccola andrebbe così ad aprire la porta, focalizzando l'ambiente della stanza, e, messo a fuoco il fratello, correrebbe in sua direzione a braccia aperte, avendo nella mano destra quel pacchetto e nella sinistra, tenuta più bassa per il peso, il cuscino giallo... [Casa Ishiba] All'aprirsi della porta, più come il cagnolino che ha sempre desiderato che come un bambino, balzerebbe verso la piccola figura della sua principessa facendo leva sulle gambe e su quei piedini nudi sul pavimento. Raggiungerebbe quindi la sorellina spingendola involontariamente e cadendo sonoramente con lei. La guarderebbe poi con gli occhioni lucidi dalla felicità stampandole sulle rosee guance un rumorosissimo bacio per poi esultantare <Tanti auguri a meeeeeeee! I miei regali e la mia torta dove sono?>. Si metterebbe quindi in ginocchio sul parquet posando gli occhi sulle manine della bimba. Prenderebbe quindi con uno scatto lo scatolino per poi rialzarsi e correre verso il letto.
<Cos'è?! Cos'è?!> urlerebbe carponi sulle lenzuola per poi rimettersi eretto e ricominciare a saltellare dalla felicità. <È un nuovo peluche? Nuovi colori? Pennelli così piccoli non ne avevo mai visti?> direbbe passandosi il pacchetto blu mal incartato tra le mani per poi lanciare via la carta che lo avvolge tentando di colpire con i vari frammenti la piccola Kaime.
Le pupille, come stelle nell'indaco delle iridi, sono fisse sul pacchetto. Non gli importa di altro, oltre il regalo e quel gioco infantile insieme alla sorellina. È davvero felice. [casa Ishiba] La piccola principessa entrerebbe nella stanza del fratello con il vano intento di correre verso di lui, ma è anticipata da quello scatto felino del suo amato Karitama. I due cadrebbero a terra, con un tonfo ma senza nessun dolore causato da questa caduta. Il bacio sulla guancia sarebbe tanto rumoroso tanto emozionante, tanto da falla arrossire...ma, il rossore ora cambia natura, diventando ira, nervosismo. Quel brutto farabutto le aveva rubato il regalo...<nooooo, te lo volevo dare ioooo> la bambina direbbe lamentandosi, riprendendo posizione retta e correndo verso il fratellino. La sua corsa sarebbe, in più, ostacolata da dei frammenti di carta da regali blu, proveniente dal pacchetto che il bambino sta aprendo con un'irruenza senza limiti, andando a formulare anche ipotesi su cosa quel pacchetto potesse contenere. Ma è serio? In un pacchetto di dimensioni massime di un cubo da tre centimetri vorrebbe trovare un peluche, pennelli o colori? La piccola andrebbe, se ci fosse riuscita, a salire sul letto, portando con sé il suo cuscino personalizzato, mentre, con occhi di brace, andrebbe a dire furiosa... <sei cattivooo, te lo volevo dare io>. Gli occhi diverrebbero lucidi, tanto da far formare due goccioloni, uno per angolo esterno di ogni occhio. La bocca si corruccerebbe, il cuscino abbracciato tanto da crearne delle piegatura sulla stoffa, che con quella faccia disegnata pare quasi stia avendo un'espressione sofferente, quasi fosse davvero soffocato... scena per la quale la piccola Kaime potrebbe ridere, ma non può vederlo, a differenza del fratello. Il viso andrebbe a sprofondare nel cuscino, lasciando fuori solo i grandissimi occhioni ambra, offuscati da un velo di lacrime che rende il colore più chiaro, luminoso, ma meno nitido. Non ha speranze di sottrarre quel pacchetto da quelle maschili mani, per questo resta in un limbo, in attesa che il fratello guardi il contenuto del pacchetto e che proferisca commenti riguardo il contenuto. [Casa Ishiba] Dopo aver impedito alla sorellina di sottrargi il pacchetto lo aprirebbe per scoprirne il contenuto tanto agogniato. Ignorerebbe tutto il mondo intorno a lui per poi, con il respiro mozzato dall'emozione e dall'euforia del momento, scoprire, tra quella carta da regalo strappata e la parte superiore dello scatolino bruscamente rimossa, quel piccolo anello inciso in maniera imperfetta ma comunque così bello. L'anello, composto da una fascia in metallo lucente e una pietra indaco, riporterebbe sullo stesso minerale l' incisione del kanji "花" significante fiore. Con gli occhi gonfi e arrossati, ad evidenziare quell'indaco quasi irreale, rialzerebbe la testa spostandosi le varie ciocche viola, che avevano finito per coprirgli l'infantile volto, con la mancina. Stringendo quindi nella mano destra il gioiello, fisserebbe per un istante la principessa intenta ad abbracciare il cuscino sulle lenzuola sporche per poi stringerla a sè. La tirerebbe con se sul letto e cingendole le braccia intorno al collo andrebbe ad infilarsi l'anello. Quella piccola destrorsa sarebbe ora decorata dalla pietra simile ad un lapislazzulo posta sul medio. Passerebbe quindi la mano sul volto di quella piccola figura smeraldina per poi lasciarla e saltare giù dal letto urlando a squarciagola nella notte profonda: <Sono come Konan!>. Correrebbe quindi per la stanza mostrando con estremo orgoglio la mano per poi interrompersi briscamente sedendo al centro della stanza a fissare ancora il gioiello, quasi incantato da quella bellezza. [casa Ishiba] La piccola andrebbe ad essere spettatrice dello scarto del regalo, con gli occhi speranzosi e curiosi, non tanto verso il pacchetto, ma verso l'espressione del bimbo. I suoi occhi si allargerebbero, come il sorriso sul suo visino. Un abbraccio, rapido come una saetta, vedrebbe i due bambini abbracciati. Gli occhi della piccola rimarrebbero lucidi, ma non più per tristezza o rabbia, ma per l'emozione di quel gesto candido. L'abbraccio durerebbe relativamente poco, prima di vedere il ragazzino correre per la stanza esclamando di essere come Konan...con conseguente pensiero della piccola..."quindi pensa di essere donna?". Solo quando questo andrebbe a fermarsi, al centro della stanza, Kaime scenderebbe, goffamente, dal letto, lasciandovi il cuscino giallo, per correre in seguito verso il fratello maggiore, cercando di lanciarsi in un abbraccio. Se vi fosse riuscita la piccola andrebbe a chiedere...<ti piace? L'ho fatto io TUUUUUUTTA da sola>... accentuando quel "tutta" alla ricerca di attenzioni. Evita di dire che, vero che il kanji lo ha inciso lei con una grafia imperfetta, ma l'anello lo ha comprato la madre al mercato. La morsa dell'abbraccio sarebbe incessante...non vuole staccarsi dal fratellino e vuole che questo le dia attenzioni...un po' di coccole prima che la madre possa fare la sua entrata con dolciumi e regali. [Casa Ishiba] Nel sentir arrivare Kaime dietro di lui, il festeggiato girerebbe il capo ascoltando quella squillante vocina per poi allungare le braccia a stringere il volto della sorellina sulla sua spalla e darle un altro bacio, stavolta più delicato, e sussurrandole all'orecchio <Grazie piccola, sei stata davvero bravissima. Sei proprio la mia sorellina.>. Quindi si rialzerebbe facendole poggiare le braccia sulle sue spalle e prendola a cavalcioni. Se ci fosse riuscito, la porterebbe in giro per la stanza facendola divertire il più possibile, anche solo per ringraziarla di essere stata la prima a raggiungerlo in quella stanzetta e del bellissimo regalo. Nel portarla farebbe però un po' fatica, vista la pienezza infantile della bimba ma, con quell'innocenza che caratterizza un bambino, cercherebbe di non far notare il lampante sforzo.
Entrerebbe quindi la madre con la torta, glassata e pienissima di panna colorata di blu. Le dieci candeline, al centro della stessa, andrebbero a formare un cerchio perfetto atto a contornare la scritta "Auguri piccolo artista". Lascerebbe quindi cadere la smeraldina bimba sul letto per saltare ai piedi della donna e rubare un dito di panna dal dolce. [casa Ishiba] La piccola verrebbe presa sulle spalle dal fratello, dopo un abbraccio e un bacio che le avrebbe fatto scemare tutta la stanchezza dovuta al poco sonno. I giri nella stanza la farebbero sentire come se fosse un aeroplano personale, senza possibilità di controllo alcuno, ma sentendosi comunque al sicuro, sapendo che nulla di male potrebbe mai esserle capitato. Dopo qualche giro della stanza, la piccola Kaime verrebbe lasciata seduta sul letto, per vedere solo il bambino correre verso la porta, oltre la maschile figura vedrebbe quella della madre, in piedi sull'uscio con una torta in mano le cui, dieci, candeline illuminerebbero dal basso quel volto delicato, maturo ma giovanile, con ciocche di violacei capelli che le scendono, accarezzando, le spalle. Le mani affusolate e smaltate di viola manterrebbero quella torta dalla golosa glassa e dalla panna colorata di blu. La bimba salterebbe giù dal letto per correre anche lei verso il dolciume, urlando verso il fratello, che già aveva leccato la panna, raccolta con un dito...<non la mangiare tuttaaaa> continuando a correre verso la madre e il festeggiato, in attesa di avere, anche lei, un pezzo di quella leccornia. [Casa Ishiba] Senza neanche voltarsi, e passando l'indice ancora su quella leccornia, andrebbe a ripulirlo facendo una gigantesca linguaccia alla sorellina urlante. Le risponderebbe poi, cercando di prendere la torta per spostarla, <Se la mangi tutta tu non riuscirò più a prenderti in braccio>. La smorfia poi si trasformerebbe, lasciando spazio ad una sonora risata e al suono dei passi appesantiti dalla difficoltà nel portare la torta tra le mani. La andrebbe quindi a posizionare sulla scrivania, macchiata di colore, e comincerebbe a cantare la canzone degli auguri con le immense iridi indaco fisse su quella scritta a lui dedicata. <Tanti auguri a mee!> esclamerebbe alla fine del canto svuotando i piccoli polmoni su quelle candeline che gli scaldano il volto. Dopo aver serrato gli occhi, ed esperesso il desiderio del compleanno, le spegnerebbe tutti in un sol colpo finendo poi per applaudirsi da solo in attesa delle esultanze degli altri. Desidererebbe essere abbastanza bravo da creare le opere d'arte più belle del mondo, essere famoso per sempre, è questo quello che desidera... essere felice con la sua arte. Sposterebbe quindi l'attenzione sulla bellissima figura della mamma chiedendo quasi irritato <Allora, chi mi taglia la torta e serve questo bellissimo festeggiato>, e si passerebbe la mancina ancora sporca tra i violacei capelli. [casa Ishiba] La piccola andrebbe a correre verso la materna figura, ma non avrebbe il tempo di raggiungerla che vedrebbe il fratello spostarsi, portando con sé la torta verso la scrivania. Le passa davanti, ma non è quel gesto che la fermerebbe, ma quella frase, detta con leggerezza, ma pesante come un macigno nel cuore di Kaime. Gli occhi andrebbero a porsi sul pavimento, le mani portate verso questi, poggiando il dorso di queste estremità sulle guance, pronte a respingere le lacrime che comincerebbero a scendere amare da quegli specchi dorati ormai andati in frantumi. Il piccolo andrebbe a cantarsi da solo la canzoncina di buon augurio, mentre la piccola verrebbe incitata dalla madre a muoversi, dolce, calda e delicata. Una mano morbida le verrebbe posta sulla schiena e, senza metter forza, cercherebbe di portar con sé la bambina, che asseconderebbe il gesto avviandosi lenta e delusa verso il fratello maggiore. È piccola, delicata e suscettibile...un po' permalosa, ma quel fratello è tutto quello che ha e non vuole perderlo per una torta. Giunto nelle prossimità del ragazzino la ragazzina fingerebbe di non aver mai pianto, restando ferma e zitta...non vuole neanche più mangiare la torta, anche se è la sua preferita, con panna, glassa e cioccolata bianca...lo sa perché ha visto il giorno stesso la madre prepararla, la voleva, la bramava, ma ora non ne ha più voglia. [Casa Ishiba] Vedendo arrivare la madre e la sorellina si girerebbe ora ad abbracciarle sussurrando ininterrottamente <Torta! Torta! Torta!> per poi vedere la mamma tagliarla, imbambolato nell'attesa infinita. Prenderebbe quindi la sua fetta andandosi a poggiare sul letto con il piattino e la forchetta ma, al vedere la sorellina rifiutare la sua, la prenderebbe dal tavolo per portargergliela con fare interrogativo. <È la tua preferita, perchè non la mangi?>. Sposterebbe quindi la sua fetta nel piatto della sorella e la condividerebbe. <Fammi compagnia dai. È la mia torta e, se non posso condividerla con te, non la mangerò... anche se è così bella> direbbe con gli occhi innamorati di quelle sostanze zuccherine. Le allungherebbe una forchettata e la imboccherebbe, alternando un po' a testa quell'enorme quantità di dolce. Finito il piatto andrebbe poi a posarlo e, con gli occhi arrossati, stavolta dal sonno, andrebbe a spalancare quelle fauci in uno sbadiglio che dura più di qualche secondo. Andrebbe quindi a spingere i genitori via dalla stanza urlando, in maniera poco coerente alla situazione di felicità, <Andate via ora ho sonno. Continueremo domani a colazione>. Girandosi poi verso Kaime le chiederebbe <Ti va di rimanere qui a dormire?> incrociando gli occhi ambra della sua principessa. [casa Ishiba] La piccola non resterebbe in quella stanza un secondo di più, se solo non fosse per quell'evento, ma, attendendo che il tutto finisca, il fratellone le si avvicinerebbe con quella domanda e quella torta... così invitante. Lui le porgerebbe una forchettata e lei, senza fare molti complimenti, andrebbe a riempirsi la bocca con quella leccornia, così fino a finire l'intero piatto. La torta era buonissima, cremosa, dolce, leggermente pastosa come piace a lei. Gli occhi, ad ogni morso, andrebbero ad asciugarsi dal precedente pianto ritrovando la loro reale indole...attiva e spensierata. Pochi minuti passano, minuti nei quali la piccola figura di Kaime comincerebbe a vedere sfocato e avrebbe problemi a tenere gli occhi aperti. Quando il fratellino andrebbe a cacciare i genitori e chiederebbe alla sorellina se questa volesse dormire con lui, la piccola correrebbe verso il letto sporco di pittura, aspettando che il fartello la raggiunga, cosi che, stesosi, possa venir abbracciato e il viso della piccola sprofondare nel di lui petto, ritrovando subito sonno, crollando e dormendo abbracciata al fratello, in una morsa che non sarebbe facile da eludere, neanche se lei incosciente.[END]