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[Cure] Le spalle lussate di Raido e punti di vista

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con Raido, Kouki

13:09 Kouki:
  [Stanza medica] Un’altra giornata di lavoro in ospedale, un pomeriggio a tratti impegnativo e a tratti sciatto, quasi noioso. La giovane Chunin indossa il proprio piccolo camice bianco, le maniche strette ai polsi da degli elastici e rigorosamente allacciato tramite i pratici bottoni. Alla taschina che si trova al livello del cuore vi è appeso il proprio tesserino, dove vi è scritto il suo nome, mentre all’interno delle due tasche in basso sul camice vi è un blocchetto e una penna. I vestiti al di sotto del camice non sono visibili ovviamente, ma comunque non indossa nulla di particolare se non una maglietta azzurra a maniche lunghe stretta alla vita da una cintura elasticizzata di colore nero, una maglietta che le cade morbida sui fianchi, lunga, e va a coprire appena i pantaloni neri. I pantaloni invece le fasciano le gambe esili, stretti ma elasticizzati, e si infilano all’interno delle calzature ninja che porta ai piedi. Le cicatrici e le bruciature che deturpano ogni centimetro della sua pelle pallida sono quindi nascoste dai vestiti, ad eccezion fatta del collo, zona scoperta e dove quindi sono visibili i segni. I lunghi capelli neri che le arrivano fino ad oltre il sedere sono raccolti in una pratica ed elegante coda alta, mentre la frangia le incornicia il visino infantile, dove i suoi gialli occhi sono intenti in un’espressione seria e professionale. Al collo porta il ciondolo del clan Oboro che le ha regalato suo padre, non porta invece le armi con sé e nemmeno l’equipaggiamento, dato che è vietato averne all’interno dell’ospedale. Il chakra invece scorre più che attivo nel proprio corpo data la giornata di lavoro che ormai si appresta a finire, non vede l’ora di tornare a casa anche se in realtà non ha più parlato molto con Raido e Fumiko dopo la loro chiacchierata. Tiene le distanze e parla solo se necessario, per il resto preferisce la solitudine della sua mente mentre tenta di elaborare quanto le hanno detto ormai da un bel po’ a dir la verità, così tanto che quel comportamento verso di loro sta quasi per diventare la sua normalità. Se ne sta in un ufficio, non è nemmeno suo ma una di quelle stanze che si occupano per poter ricevere i pazienti e curarli al volo al meglio delle proprie possibilità. Al di fuori di quella stanza dovrebbe esserci la sala di attesa e uno ad uno i pazienti vengono chiamati da una infermiera secondo un ordine dato dal triage infermieristico. Ovviamente non vale per le urgenze, quelle passano davanti a tutti a seconda della loro gravità. La dava dove si trova è molto semplice, vi è una scrivania frontale all’ingresso, due sedie per la comodità di pazienti ed eventuali accompagnatori e un lettino posto a lato con tanto di carta stesa sopra. Ovviamente non mancano due armadi dei medicinali e il carrello delle medicazioni. Al momento la ragazzina se ne sta seduta al suo posto al di là della scrivania e in quell’ambiente sembra quasi fuori posto, piccola e minuta, con i gomiti appoggiati sulla superficie del tavolo e la testa sorretta dai palmi delle mani sotto al mento. Fissa la porta mentre al di fuori l’infermiera dovrebbe far entrare il prossimo paziente, e per ingannare il tempo fa oscillare le gambe avanti e indietro in maniera spaiata, dato che nemmeno tocca terra. [Chakra On]

13:32 Raido:
 Aspettare come un comune paziente, la cosa da altamente i nervi ma non può dire molto ne niente, alla fine è un paziente a tutti gli effetti che non riesce a muovere le braccia, non riesce a fare nemmeno mezzo movimento e questo inficia sul suo essere spadaccino. E' seduto nella sala d'attesa con le braccia a penzoloni, non può muoverle, non ci riesce e non le sente nemmeno più, sta letteralmente soffrendo come un cane per quell'orrida situazione che è andata a crearsi. Spera di finire in fretta e tornare a casa il prima possibile. Quella sera è già durata troppo per i suoi gusti. Indosso, come suo solito, porta un semplice kimono bianco che giunge fino alle ginocchia; le punte basse del kimono sono rosse così come le maniche. Una cintura rossa legato e stretta alla vita per tenere chiuso il kimono mentre sotto di esso non vi è niente ed è possibile vedere e notare dei pezzi di metallo e una vestaglia un po' più pesante del normale, qualcosa di aderente al corpo ovvero un'armatura pesante per proteggerlo da possibili guai in arrivo. Pantaloni neri a ricoprire le gambe, pantaloni da ninja mentre ai piedi porta dei semplicissimi sandali neri, sempre ninjeschi. Non porta armi essendo vietate in ospedale ma il chakra è pur sempre attivo, non ne ha usato manco mezzo contro Fumiko, un grave errore di valutazione. Passano gli attimi, i minuti, tutti quanti sembrano interminabili ma alla fine, l'infermiera, chiama il prossimo e lui va ad alzarsi dalla sedia con un mezzo sorriso e l'aria stanca. Cammina lentamente per evitare di sentire dolore agli arti superiori, piccoli passi vengono fatti giungendo in prossimità dell'infermiera che gli va ad aprire la porta <Grazie> un cenno del capo viene fatto in direzione della donna per poi svoltare ed entrare all'interno della stanza. Percorre un paio di metri prima di fermarsi di colpo nel vedere Kouki dietro una scrivania con un camice da dottoressa. L'espressione sul viso muta leggermente, in modo quasi impercettibile <Ciao> un piccolo sorriso si crea sul viso. Inizia a percorrere qualche altro metro prima di arrivare davanti alla scrivania senza sedersi, rimane in piedi ad osservarla, a guardarla. Devono parlare e devono farlo presto. [Chk on][Armatura pesante equip]

13:47 Kouki:
  [Stanza medica] Fissa la porta con estremo interesse, come se fosse un’opera d’arte messa lì apposta per farsi osservare. La sua mente vaga tra i pensieri e la propria fantasia immaginando chissà quale tipo di mondo in cui vivere. Un mondo diverso sicuramente, dove anche il suo passato è decisamente migliore e non le da incubi. Divaga nell’attesa che non dovrebbe durare molto in realtà, dato la gravità degli arti a penzoloni dell’uomo, non deve aspettare molto prima che l’infermiera lo faccia passare. La porta viene aperta e il paziente fa il suo ingresso, ma il cuore della piccola le si ferma letteralmente nel petto nell’osservare suo padre fare il suo ingresso. La preoccupazione non prende il sopravvento sulla sua professionalità e capacità di autocontrollo questa volta, e l’occhio andrebbe subito ad osservare le braccia a penzoloni e le due depressioni che si sono create alle spalle. A prima vista sembrano lussate entrambe le spalle… ma perché? Che ha combinato? Che sia appena tornato da una missione particolarmente difficile? Si mette dritta sulla sedia, lo osserva ed ascolta quel suo saluto, quel debole sorriso che al momento lei non ricambia, troppo presa da quello che sta guardando. <Cosa ti è successo?> la professionalità viene accantonata per un attimo lasciando posto alla preoccupazione che svicola evidente dal tono di voce, sarebbe sciocco mostrarsi troppo distaccati al momento, quindi si alzerebbe dalla sedia e si avvierebbe al lettino, indicandolo anche all’uomo. <Siediti qui sopra e intanto dimmi cosa è successo.> non ha bisogno di fare le classiche domande per riempire i moduli del paziente, dato che il nome lo sa, il cognome pure ed è quasi ovvio che ci sia già una cartella medica a suo nome. Nonostante la preoccupazione cerca comunque di mantenere un certo distacco, come se quello non fosse suo padre ma un paziente qualunque… difficile, ma non impossibile. Assottiglia gli occhi e se l’uomo si fosse seduto sul lettino, allora la ragazzina si avvicinerebbe e con l’ausilio di un efficientissimo sgabello… e poverina è tappa, andrebbe a portarsi più o meno alla sua altezza, dato che dovrebbe essere ancora seduto e prima di sdraiarlo deve spogliarlo in modo da mettere a nudo il torso, dovrà farlo lei dato che l’uomo non dovrebbe riuscire a muovere quelle braccia che si ritrova. Inoltre solo in quel modo potrà verificare se davvero si tratta di lussazione o altro. <Ti dovrò mettere a nudo il busto prima di farti sdraiare.> lo avvisa per lo meno, non è che si mette e denudarlo senza dirgli nulla, e nel mentre lo fissa, attenta, incuriosita e preoccupata, attende che l’altro le dica che diamine è successo e chi l’ha ridotto in quello stato. A meno che non sia caduto molto male contro il terreno, ma lussarsi entrambe le spalle non è cosa da poco ed anche raro. [Chakra On]

14:19 Raido:
 Fissa Kouki, ne ricerca gli occhi provando a capire cosa prova in questo momento, quali siano i suoi sentimenti, se è ancora arrabbiata, se vuole ancora parlargli. Nell'ultimo periodo vi è un po' di distacco, un distacco che sente pesare su di se come non mai. Non viene ricambiato il saluto e già questo è tutto dire, non c'è un ritorno, non è cambiato niente e forse è ancora tutto troppo presto per essere affrontato. Fa un leggero sospiro nel vedere la ragazzina alzarsi ma qualcosa cambia, il suo sguardo cambia leggermente così come il suo tono di voce il quale diviene più preoccupato del solito nel porre quella domanda. Non è successo niente di che alle sua spalle alla fine, si è solo ritrovato coinvolto in un'errore di calcolo contro Fumiko, un grosso e imperdonabile errore. Sta per rispondere quando la vede avvicinarsi al lettino il quale gli viene indicato come luogo in cui sedersi, il luogo in cui sostare. Inizia a camminare, molto lentamente per poi fermarsi davanti ad esso dove poggerebbe il deretano per sedersi e mettersi, quasi, comodo <Stavo combattendo contro Fumiko, ci stavamo allenando, ho fatto un'errore di calcolo e il suo colpo mi ha provocato questo. Non sento più le braccia e non riesco più a muoverle, sento solo molto dolore alle spalle> un dolore acuto che trattiene, un dolore che non vuol far vedere apertamente. Sta resistendo con tutte le sue forze, con tutte le sue energie, lo deve fare ad ogni costo, ne vale della sua faccia. Ha passato di peggio, molto peggio, può riuscire a trattenere qualche gemito per adesso. Porta lo sguardo in direzione di Kouki, la guarda negli occhi <Va bene ma non posso spogliarmi, non da solo almeno e c'è anche il problema dell'armatura, l'attaccamento è sulle spalle e sui fianchi, togliendo le cinghie dovresti riuscire a togliere anche tutti i vari pezzi del busto> le spiega bene o male come disfarsi dell'armatura che si porta sempre dietro e sa già che quell'operazione sarebbe stata un vero e proprio parto, avrebbe sofferto come non mai, solo per rimanere a busto scoperto. Prende un profondo respiro, adesso sono soli, non c'è nessuno con loro <Volevo parlarti già quel giorno al ristorante Kouki, perciò, adesso, parliamo. Chiedimi tutto e vedrò di rivelarti come sono o cosa sento ma se lo fai, chiudi la porta a chiave> non vuol essere disturbato e non vuole che qualcuno li senta parlare di quegli argomenti fin troppo scottanti. [Chk on][Armatura pesante equip]

14:41 Kouki:
  [Stanza medica] Non sa cosa aspettarsi se non una missione finita male, non sorride e risulta decisamente più distante rispetto al solito, sia per il discorso che hanno affrontato giorni fa, sia per il ruolo che ora ricopre. Seria in viso, lascia che l’uomo si segga sul lettino e nel frattempo lo osserva con attenzione, molta attenzione. Non ha più parlato molto coi suoi genitori, l’unica cosa che vorrebbe molto più spesso è poter passare il suo tempo con sua sorella Shade e sua madre Kaori. La parte chiara della famiglia. Kouki sta con loro, così come Mirako sta con Raido e Fumiko, altro che split della personalità. Più ci pensa, più prova rabbia e al momento è meglio non provare rabbia mentre cerca di rimettere in sesto suo padre. Già una volta avrebbe voluto colpirlo a tradimento. Ascolta le sue parole e dentro di sé prova un moto di… rabbia? Gelosia? Non sa nemmeno lei come definirlo o perché. <Ah, vi stavate allenando, e io che credevo chissà quale missione pericolosa. Di certo lussarti le spalle faceva parte dell’allenamento, deve essere migliorata parecchio da quando l’ho affrontata io.> forse sta soffrendo più che altro una sindrome di inferiorità, ecco spiegata la gelosia, anzi, l’invidia. Piuttosto distaccata col tono mentre inizia a spogliare l’uomo, parte dall’armatura, da quei lacci che devono essere sciolti per poter togliere i vari pezzi dell’armatura. Sui fianchi e sulle spalle. Vorremmo tutti poter dire che ci metterebbe delicatezza ed attenzione, ma non è così. La prima cinghia sulla spalla viene tolta in maniera frettolosa, come se non le importasse di provocare del dolore e a quella prima cinghia slacciata si blocca. Chiude gli occhi e cerca di richiamare a sé la propria professionalità, di scindersi ancora una volta, distaccarsi da quello che sente… e allora i prossimi passaggi li farebbe con molta più accortezza e delicatezza, gli occhi fissi sui vestiti, mentre le dita si adoperano in maniera gentile e delicata. Una volta tolta l’armatura passerebbe al resto dei vestiti e sempre in maniera dolce lo denuderebbe. Così a torso nudo ora ammirerebbe le spalle effettivamente lussate a quanto vede, ma per essere sicura andrebbe a tastare con calma. La testa dell’omero è fuori dalla sua asse. <Esatto, sono proprio lussate, avevo ragione.> ma per quanto lei voglia essere distaccata, ecco che suo padre va a parlare e tirare fuori l’argomento dell’ultima chiacchierata. <Cos’altro c’è da dire? Io voglio solo sapere come la pensi per davvero. Conoscerti per davvero e non guardare sempre e solo il Raido buono, dolce e premuroso.> detto questo andrebbe verso la porta e la chiuderebbe a chiave, forse è qualcosa che andrà anche a suo vantaggio nel caso non riesca a trattenersi. <Ma vuoi davvero parlarne ora?> si avvicinerebbe ancora al lettino, nel caso l’uomo si fosse disteso si metterebbe al suo fianco destro. Lo osserva con attenzione. <Io ti dico tutto di me, posso controllarmi e fare bene il mio lavoro, ma sono anche conscia che molto spesso questo mio autocontrollo slitta da una parte.> osserva il suo braccio ma è abbastanza sicura di riuscire a controllarsi perfettamente, Mirako non dovrebbe prendere il sopravvento e nemmeno influenzare le sue azioni, quindi in realtà si potrebbe anche chiacchierare tranquillamente. <Se ti va di parlarne, io ti ascolto.> gli lascia quel tempo prima di iniziare con le spiegazioni ed agire sulle spalle. [Chakra On]

15:04 Raido:
 In Kouki comincia a vedere qualche sentimento nuovo, della gelosia e quella sua frase ne è la prova. Si sente gelosa di Fumiko. Da una parte la comprende mentre dall'altra no, non ha motivo di esserlo, lei è la prima donna della sua vita e lo sarebbe sempre stata indipendentemente da chiunque. Deglutisce un po', poca roba alla fin fine, manda già un po' di saliva andando a sorridere leggermente <Kouki..non devi essere gelosa di lei> il tono esce dolce, esce calmo e tranquillo, un tono che vuole essere amorevole, come sempre <Ma no, non faceva parte dell'allenamento, non credevo fosse migliorata fino a tal punto> di certo è qualcosa di inaspettato ma adesso sa cosa aspettarsi da lei, sa come muoversi e come comportarsi e, soprattutto, sa come affrontarla e sa che non deve più trattenersi. Non vuole dilungarsi molto su quell'argomento, non è esso il fulcro, non vuole parlare di quello che fa Fumiko se questo fa soffrire la Yakushi. Resta fermo sul lettino, non muove nemmeno un muscolo per evitare di sentire dolore ma è proprio Kouki che va ad infierire sulla sua spalla andando a slacciare la cinghia con forza e pesantezza. Digrigna i denti, chiude gli occhi stringendoli con maggiore forza e un leggero gemito di dolore fuoriesce dalla di lui bocca, un gemito che non riesce a trattenere anche se la bocca rimane cucita. Non vuole fare di più, cerca di trattenere il più possibile ma, per fortuna, il resto dello spogliarello avviene con più dolcezza, più calma e riesce a spogliarsi rimanendo a torso nudo, senza vesti, senza niente. Il petto si mostra completamente e con esso anche le spalle lussate, infossate da quei colpi inferti dalla Senjuu <Non avevo dubbi> non ha mai dubito di lei, non ha mai messo in discussione le sue parole, sa che è brava in quello che fa, sa che sa fare il suo mestiere. Non possono stare in quella stanza in silenzio, sarebbe imbarazzante ma affrontare ora quell'argomento potrebbe risultare proficuo e la ragazza, con quella frase, ha ragione <Lo so Kouki, so che lo vuoi ed è giusto e non l'ho fatto non perchè non mi fidi di te ma per paura, tutto qui> paura di essere visto con occhi diversi, paura che tutto divenga diverso, non vuole che il loro rapporto cambi. La osserva mentre va a chiudere la porta, si sdraia sul lettino lentamente con il dolore che aumenta di secondo in secondo per quello sforzo <Si se per te va bene> quello è il momento migliore, l'unico momento davvero possibile <Se non riuscirai a controllarmi e ti verrà l'impulso di colpirmi, allora fallo, resisterò> oramai, ha già perso l'uso delle braccia, non può opporre molta resistenza. Prende un profondo respiro, cerca di trovare le giuste parole, la calma, tutto quanto <Il mio allenamento a Kiri prevedeva proprio l'autocontrollo, sopprimere ogni istinto negativo per agire lucidamente. Un allenamento efficace che riesco ancora a mettere in pratica ma a furia di sopprimere qualcosa in me si è creato, tutta la rabbia, tutto i sentimenti negativi si sono amalgamati e il sigillo che porto sul collo è il canalizzatore che permette loro di uscire> si ferma qui per adesso. [Chk on]

15:22 Kouki:
  [Stanza medica] Lo ascolta, lo osserva e il visino muta e sembra imbronciarsi, come se ora si trattasse solo di una bambina e non di un ninja o di un medico, o meglio praticante. Le manca ancora della strada per essere medico a tutti gli effetti. Non deve essere gelosa di Fumiko, ma è più facile a dirsi che a farsi, anche se l’uomo travisa un po’ quella gelosia. <E’ invidia. È leggermente diverso dalla gelosia. Per la sua forza e… uff.> sospira, sbuffa, non ha per niente voglia di parlarne per sentirsi ancora più piccola ed inferiore. Vuole essere forte, più forte, le manca quel tempo in cui poteva pensare di ucciderla facilmente tanto era il divario fra loro due e poi? Adesso è stata superata. <Sono debole. E non mi piace essere debole. Non faccio sviluppi per quanto mi alleni anche se… nelle missioni io e lei siamo parecchio coordinate.> sono forti insieme, collaborano al meglio, dove non arriva una, arriva l’altra. Insomma è un rapporto strano anche perché allo stesso tempo la ama come madre, e ora la detesta come detesta suo padre per via dell’ultima loro chiacchierata. Anche se non li detesta per davvero, è una rabbia onnipresente, lieve e rancorosa che si trascina nel suo animo. Sospira, un altro sospiro. Pensa a spogliarlo e basta, non ne vuole più parlare e per fortuna riesce a completare quell’azione senza procurargli altro dolore. Ha sbagliato, si è lasciata andare alla rabbia e ha rischiato di peggiorare il braccio dell’uomo. Lo osserva, arriva alle sue deduzioni, ed ecco che l’uomo riprende a parlare. <Paura. Ne avevo anche io, ma mi sono mostrata a te comunque. Vedi, io non ti conosco del tutto e poi quando succede quelle cose tipo Wonderland…> abbassa la voce e di molto anche, facendo passare solo un sussurro verso il padre. <… quando succedono io ci rimango male perché non me l’aspetto, ma magari per te era solo una normale azione. Io non voglio più sentirmi così… non voglio più pensare di non conoscere affatto chi mi circonda.> è incredibilmente calma in verità, il tono e l’espressione, per quanto distante, non trasuda rabbia o rancore al momento, ma al massimo tristezza, frustrazione. Attende ora che il padre si sdrai, aiutandolo ovviamente, perché manca l’aiuto delle sue braccia, per quanto abbia degli addominali forti e scolpiti, sicuro. <Non posso colpirti, sono qui per curarti. Devo controllarmi.> risponde verso di lui per poi ascoltare quelle prima parole. <Capisco.> annuisce, seria e sincera. <Hai nascosto e represso così tanti sentimenti negativi che ora è quasi ovvio che abbiano creato danni dentro di te.> lo comprende molto bene, e non ha difficoltà nel trovarsi in accordo con lui, nel comprenderlo. <E questo ti porta a… perdere il controllo e pensare che Wonderland o l’organizzazione siano buone idee?> cerca di capire ora quel passaggio ben più difficile per lei da comprendere… ma nel frattempo non può aspettare oltre nel curargli le braccia. <Iniziamo intanto. Più tempo passerai con le braccia lussate, più il rischio di danni permanenti aumenta.> La ragazzina andrebbe a posizionarsi al fianco del padre quindi, quello destro. <Prima di tutto ti metterei a posto le due lussazioni, prima iniziamo col braccio destro, poi col sinistro. Farà male, non lo posso negare.> pronuncia in maniera forse fin troppo professionale, mentre spera di riuscire ad eseguire la manovra nel modo più giusto possibile, senza causare altri danni. Con la mano sinistra afferrerebbe il polso del braccio destro lussato, mentre la mano destra andrebbe ad afferrare il gomito del medesimo braccio. Spera che l’uomo non opponga resistenza, ma si premura di avvisarlo. <Mi raccomando lasciami fare, non irrigidire il braccio e i muscoli.> comincerebbe a posizionare il braccio con un angolo di circa novanta gradi rispetto al corpo e lentamente, ma in maniera costante, inizierebbe una trazione del braccio verso se stessa. Le mani che dovrebbero aver afferrato quei punti precisi, tirerebbero lentamente il braccio lussato e nel mentre cercherebbero di muoverlo verso l’esterno, cercando di riportare il braccio alla stessa altezza della spalla. Quel procedimento fa male, e molto anche, ma lei deve continuare a tirare con calma, una trazione lenta ma continua. L’osso dell’omero dovrebbe quindi scivolare all’interno del proprio alvo, con un sonoro ‘clock’, dovrebbe provare un discreto dolore acuto risalirgli fin nel cervello, ma dipenderebbe anche da quanto l’uomo possa resistere al dolore… quindi la spalla dovrebbe essere tornata in asse. Dopo quel dolore iniziale, però, il male dovrebbe ridursi notevolmente. <Come va?> non passa subito alla sinistra, vuole lasciare il tempo a suo padre di prende confidenza con quel tipo di dolore. <Dovrai portare un tutore che ti tenga il braccio immobilizzato per almeno due giorni.> lo informa di quello che dovrebbe essere il trattamento completo, per poi osservarlo con attenzione. <Ad entrambe le braccia, ovviamente. Ricordati il riposo e di non sforzare le braccia in questi due giorni. Niente allenamenti.> dovrà girare con entrambe le braccia assolutamente immobilizzate per almeno due giorni, quindi non potrà andare in giro o fare alcunchè durante questo periodo. [Chakra On]

15:54 Raido:
 Non è gelosia, bensì invidia, questo cambia leggermente le cose anche se non di molto, ha sempre la risposta per questo tipo di cose, specialmente con Kouki. Sa quanto lei voglia diventare forte e potente, sa quanto invidia e gelosia ogni tanto l'attanagliano. L'ascolta in silenzio, non dice niente ma la fa finire di parlare per avere un piccolo quadro completo di quello che sta pensando <Non devi essere invidiosa, non ne hai motivo. Vedi, a differenza di lei, io e te abbiamo abilità diverse. Fumiko eccelle soltanto nel ninjutsu, è esperta in quel campo mentre noi due abbiamo abilità separate. Per quanto tu abbia i geni Yakushi, hai scelto di accrescere le tue abilità nel Taijutsu e questo ti porta, inevitabilmente, a dover dividere gli allenamenti tra le due arti e la stessa cosa io alla fine, solo che io ho qualche anno di più e sono riuscito, bene o male, a progredire di più. Non farti dei problemi, riuscirai a migliorare anche tu, solo ci vuole più tempo> lui ci è passato ma è riuscito a fare qualcosa, è riuscito a progredire in anni e anni di allenamenti intensivi e difficili, molto difficili. Viene spogliato e messo a nudo, almeno nel busto, si ritrova senza veli a coprire la parte superiore del corpo. Ascolta ancora Kouki parlare, ne ode il dire e ha ragione, non può non dargliene. Lei si è aperta completamente mentre lui, lui ha sempre omesso qualche parte di se, ha sempre evitato di parlare apertamente e questo causa dolore nella ragazza. Il tono viene abbassato nel sentir parlare di Wonderland, tutto diviene un sussurro <Io tengo a te, diventerei matto se ti perdessi, per questo ho paura di parlare, di farti vedere chi sono. Per quanto tu non riesce a pensare, per me tu sei sangue del mio sangue e l'idea di perdere mia figlia, di vederla guardarmi con uno sguardo diverso, di vedere odio nei suoi occhi..> non continua, non dice altro, è abbastanza chiaro nel suo dire, si è capito dove vuole arrivare e cosa vuole effettivamente dire alla ragazzina <Posso resistere a qualche colpo, tanto le braccia le ho già inferme> non rischia di ridurlo peggio di così, forse anche se non si sa mai, la ragazzina è potente per quanto lei dica il contrario. Le di lei parole continuano ad affluire nelle orecchie del Jonin, entrano in esse una dopo l'altra senza sosta alcuna <Si> tutti quei sentimenti repressi lo hanno colpito, lo hanno rotto e lui stesso si sente rotto dentro di se, la linea tra pazzia e sanità non è mai stata tanto sottile ma le domande della ragazzina si fanno insidiose, difficili eppure deve rispondere <Non ho perso il controllo, non nel modo in cui intendi tu, credo> non sa esattamente cosa intenda la giovane ma ora deve parlare, ora o mai più <Quando ho pensato a quella cosa, ero lucido, sapevo cosa stavo facendo ma non avevo il completo controllo su chi ha messo in atto tutto quanto e l'organizzazione...vedi, ho combattuto per anni i criminali, difeso villaggi e ogni volta che riportavo la pace a Kiri, qualcosa andava nuovamente storto e dovevo tornare in campo. La guerra, la faida all'interno del mio clan, Ryota, tutto e a Kusa? Lo stesso, da quando sono a Kusa ho visto le stesse cose che ho visto a Kiri ma in meno tempo> e questo vuol dire tanto, dannatamente tanto <Ho cominciato a maturare un mio pensiero, sono diventato diffidente da tutti i governi, anche da Hotsuma. Le cose non vanno come me le sono sempre immaginate, non sono tutte rose e fiori ed è in quel momento che quella parte di me prende il sopravvento. Provo rabbia, tanta rabbia, così ho deciso di non sfogare tutto ma di creare un qualcosa che potesse portare al compimento del mio ideale e sono disposto a tutto per riuscirci. Lo sono sempre stato alla fine, farei qualcosa cosa, sia in bene che in male se ciò vuol dire portare la pace, anche distruggere ogni singolo villaggio dell'alleanza, lo farei> per la prima volta parla in questo modo davanti a Kouki, non lo ha mai fatto e solo il tempo può dire se sia uno sbaglio o meno <Così come distruggerei ogni singolo villaggio dell'alleanza se ti facessero del male o se facessero del male a Fumiko e Miho e sai qual è la cosa terribile? So di esserne in grado, so che potrei farlo e ho sempre ripudiato questa parte di me> è sempre stato restio ad accettarla. Si ferma qui mentre si procede con la visita medica, annuisce al dire della chunin, deglutisce mentre il braccio viene preso della ragazza e il dolore comincia ad arrivare <La fai facile tu> cerca di tenere il braccio rilassato ed ecco che il dolore arriva. Gli occhi si spalancano totalmente, la bocca si apre e delle piccole grida cominciano ad uscire, grida tenute basse ma prolungate e quando arriva quel "clock" arriva anche l'ultima botta <AH> la voce si alza un po' di più, dei gemiti pregni di dolore fuoriescono dalla bocca del Jonin <E me lo chiedi pure, porca miseria che dolore> non riesce ancora a muovere il braccio ma sente che già va meglio, molto meglio <Un tutore e niente sforzi, va bene ma ehi..> si volta verso la ragazzina a guardarla negli occhi <..non vorrai fare la stessa cosa anche all'altro braccio, vero?> fa troppo male per essere sopportata. [Chk on]

16:26 Kouki:
  [Stanza medica] Invidia, gelosia, non sa cosa sia ma la fa sentire carica di rabbia e tristezza. È difficile far coesistere diversi sentimenti fra loro, farli andare bene con tutto l’amore che invece prova per Fumiko. Tutto cozza e si amalgama, le stessa arriva a non comprendere cosa dovrebbe provare per quelle persone. Ascolta comunque con calma ed attenzione tutto quello che suo padre ha da dire al riguardo. Sui diversi tipi di forza, le specialità, in cosa ognuno eccelle rispetto all’altro. Ha ragione di certo, non può dargli torto e quindi annuisce. <Più tempo, certo.> annuisce con quel sussurro, per lei ci vuole sempre tempo o più tempo, ma è ora che le viene in mente qualcosa che aveva pensato solo appena alla sua ultima riunione di condominio. Osserva il padre negli occhi, tentenna un attimo, ma infine parla. <Quei serpenti che hai, Hebi dico. Potrei averli anche io? Come fai ad averli con te?> pone quelle piccole e semplici domande prima di inoltrarsi nel reale fulcro della loro discussione. Ancora una volta ascolta quanto lui tenga a lei, se ne sente sollevata in un certo senso, come balsamo per il suo cuore e la sua mente, non vorrebbe mai smettere di avere quella sicurezza. <Mi dispiace, io non so come potrò reagire. Non so se avrò autocontrollo o meno, ma non smetterò di volerti bene. Sto… tenendo questo segreto per te, per quanto mi faccia male, lo sto facendo per te, perché ti voglio bene. E l’ultima cosa che voglio è tradirti per vederti braccato come un traditore del villaggio.> perché è questo che stanno rischiando con quel progetto. Lei potrà provare qualsiasi cosa, ma mai potrà effettivamente tradirlo, per quanto lei lo abbia minacciato… alla fine non sarà mai davvero in grado di tradirlo. Lui parla, lei ascolta. E in tutto quel fiume di parole ecco che arriva qualcosa che costringe la ragazzina a distaccarsi da lui mentalmente per evitare di procurargli dolore con le sue espressioni. Si irrigidisce, immobile in piedi di fianco a lui. <Distruggeresti dei villaggi?> abbassa gli occhi, forse Mirako sarebbe davvero una figlia più adatta per lui. <Per la pace, per un bene superiore, tu distruggeresti villaggi e faresti così soffrire gente innocente?> ha capito bene, alla fine è proprio quello che ha detto. Ed è qualcosa che le stringe le viscere, qualcosa che avrebbe preferito scoprire prima quando ancora non aveva sentimenti. Sarebbe stato tutto più facile a quel tempo. <Non si fa la pace con la guerra. Non si crea giustizia facendo soffrire pochi per il bene di molti. Quei pochi valgono tanto quanto i molti. Ogni singola vita è importante e degna di nota.> si maledice il giorno in cui è rinata. Si maledice per i sentimenti che loro le hanno voluto far provare. Si maledice per non essere rimasta fredda e apatica come un tempo. Sospira, abbassa lo sguardo e scuote appena la testa. <La vita, il mondo… fanno schifo. Non lo metto in dubbio. Non ci sono rose e fiori, ci sono missioni, i ninja, la morte e la sofferenza… e ogni tanto qualcosa di buono. Ma sta a noi, alle nostre azioni, far prevalere quel ‘buono’. E non facendo la guerra o distruggendo villaggi per un bene superiore.> almeno così lo pensa lei, così la pensa Kouki e solo lei. Non sa più come farsi comprendere, stringe i pugni e preferisce rimette in asse la spalla del padre. Con quel procedimento che gli procura dolore e forse un piccolo sfogo per lei. <Almeno questo è quello che penso io.> e con questo la spalla andrebbe a posto, provocando dolore nell’uomo, un dolore acuto ma che poi inizierebbe a scemare dandogli un enorme senso di sollievo. <Certo che farò la stessa cosa anche all’altro braccio.> e questa volta gli sorride, candida ed innocente, mentre lentamente passerebbe all’altro lato del lettino, il sinistro, per andare ad afferrare il polso e il gomito del braccio di Raido. <Applico una trazione lenta non perché sia sadica e voglia vederti soffrire, ma perché dei colpi secchi rischierebbero di fare più danni che altro.> spiega con calma mentre andrebbe ancora a tirare il braccio dell’uomo verso di sé e nello stesso momento, lentamente, cercherebbe di portarlo verso l’esterno fino a distenderlo alla stessa linea dell’asse delle spalle fino a quando non si sentirebbe un secondo ‘clock’. E anche quell’omero dovrebbe essere andato a posto… tra un dolore e l’altro. Lo lascerebbe sul lettino per andare ad uno degli armadietti. <Se riesci mettiti seduto ora.> cercherebbe qualcosa nel mentre, tra i vari strumenti di tortura medici. <Io ti vorrò sempre bene, qualsiasi cosa accada, papà. Posso solo dirti quello che penso e quello che vorrei, ma ne tu, ne Fumiko cambiereste idea. E io non posso più voltarmi dall’altra parte.> si sente in trappola. <E di certo preferirei non perdere la memoria ancora una volta, sarebbe troppo per la mia mente già in pezzi, non credi?> quindi in definitiva deve rimanere con loro, nella loro organizzazione a farsi andare bene le cose, a farsi della violenza psicologica affinchè Mirako possa raggiungere i suoi obiettivi che poi sono quelli di tutte alla fine. <Distruggeresti dei villaggi e faresti soffrire degli innocenti per un bene superiore. Questa è quella che sarebbe la tua parte oscura?> quel lato che le mancava e che un po’ è venuto fuori con Wonderland alla fine. <Tu sai quante e quali vittime abbiano fatto i tuoi collaboratori in quel progetto? Oltre a Shade.> lei sapeva che gente si è risvegliata ferita, qualcuno che non si è risvegliato affatto, ma non ha idea di quanto siano vere quelle informazioni. Si volta verso l’uomo con in mano due tutori e tornerebbe da lui, pronta per metterglieli. <Avresti dovuto lasciarmi senza emozioni, ora le cose sarebbero più semplici.> non dice altro, eppure non c’è rabbia ora, gli sorride, anche se forse un po’ tristemente. [Chakra On]

17:01 Raido:
 Per loro serve sempre più tempo per progredire e fare qualcosa di più, hanno bisogno di tanto tempo e anche lui, ora come ora, ha bisogno di un'eternità per migliorare nelle proprie lacune <Già> purtroppo a volte il tempo non è mai abbastanza, a volte servirebbe qualcosa di più, qualcosa di extra ma nessuno può averlo, nessuno può esaudire una tale richiesta. Inarca un sopracciglio nell'udire quelle domande da parte della Yakushi, domande che si focalizzano sui serpenti <Ho fatto delle ricerche per trovarli ma non dipende da me, io non ho potere su di loro, non posso decidere per loro. Se vuoi poterli usare, devi incontrare il loro capo e questa è l'unica cosa che posso fare, il resto dipenderà da te poi> può portarla da Manda certo ma non può fare molto altro, il resto sarebbe dipeso totalmente da lei e da nessun altro. Quelle piccole conversazioni tranquille finiscono ancor prima di cominciare purtroppo e gli argomenti divengono scottanti fin da subito, fin dal primo momento. Guarda verso il basso, distoglie gli occhi dalla chunin per pochi attimi per pensare, per riflettere <Andare contro il villaggio non mi preoccupa molto, non c'è nessuno a Kusa che possa competere con me o che possa uccidermi ma non voglio che tu ti senta oppressa da tutto questo> sentire quelle parole fa male, fa molto male, forse più di quanto si possa immaginare. Ha promesso di non ferirla più ma quella promessa sembra impossibile da mantenere, non riesce a tenere fede ad essa, non riesce a rispettarla ma alla fine parla, conscio che le sue parole avrebbero fatto ancora più male, molto male. Le ha promesso di rivelare tutto quanto, di rivelare la sua parte nascosta e le sue intenzioni, ciò che in lui è cambiato e lo sta facendo, lo sta facendo proprio adesso <Non gente innocente Kouki, io non colpisco gli innocenti, io colpisco chi ha veramente le colpe. Se dovessi radere al suolo Kusa, lo farei partendo dalle istituzioni, dal Kage stesso ma non colpirei mai i cittadini, loro non hanno colpe, sono solo le vittime di un sistema che non funziona, di un qualcosa che è morto fin dal principio> commenta ancora esponendo le sue ideologie, una dietro l'altra e anche Kouki esprime i suoi pensieri, esprime tutto quanto e si ritrova ancora a controbattere <Chi ha detto che devo far soffrire i pochi? Il mio obiettivo è sempre stato quello di rendere il nostro mondo migliore, un posto in cui la pace è eterna e non dove esistano ancora criminali> ma anche la guerra può portare a qualcosa di buono, anche quella può essere purificatrice se fatta con criterio <Quel buono non potrà mai prevalere, ci puoi provare, ci puoi riuscire ma tutto svanire completamente. Guarda Fumiko, guarda cosa le ha fatto la vita, io ho molte colpe verso di lei ma non solo io. Tu forse non lo vedi ma lei è più fredda, più distaccata verso tutti mentre quando l'ho conosciuta era una donna diversa e lei è solo una, ci sono tante persone come lei in questo mondo, persone che continuano a soffrire perchè quel buono è stato schiacciato> e se potesse impedirebbe a chiunque di provare quello che ha provato la Senjuu. L'operazione al braccio continua e anche se fa male, non può sottrarsi, non può impedire alla ragazzina di mettergli a posto l'arto <Preferirei che lo facessi velocemente> commenta il Jonin andando a respirare per poi iniziare quella piccola serie di gridolini e di versi di dolore fino al prossimo <AH> un grido finale che lo porta a stare meglio anche se le braccia fanno ancora male. Cerca di alzarsi, di mettersi seduto sul lettino mentre Kouki parla ancora, parla nuovamente <Tu devi sempre dirmi quello che pensi, non devi tenere niente dentro> vuole sapere il suo pensiero, il suo dire, vuole sapere ogni singola cosa <Non ti farei mai una cosa simile, anche se l'ho detto, fare qualcosa contro di te o contro Fumiko..mi farebbe a pezzi> privarle della memoria nuovamente, è un atto che vuole poter evitare <Non tocco gli innocenti> ripete per l'ennesima volta alla ragazzina, se che non lo avrebbe fatto <Io non provo più pietà per nessuno, non sento più niente per nessuno, tranne per voi> ma quello è scontato. Sta lentamente diventando un mostro e se ne rende conto giorno dopo giorno <Non lo so, l'uomo con cui ho collaborato ha più volte ignorato i miei ordini, posso solo immaginare cosa abbia fatto e non posso nemmeno prenderlo, è scappato> una rivelazione sconcertante, almeno per lui. La osserva allontanarsi per prendere un paio di tutori, un paio di oggetti che odia al solo sguardo e poi quella frase, quella determinata frase <Non mi pento di essermi avvicinato a te, sei la cosa più bella che mi sia mai capitata in tanti anni. Sono contento di come sei, mi dispiace solo che io non sono come dovrei essere> sa di essere cambiato e oramai non si torna indietro, non più. [Chk on]

17:26 Kouki:
  [Stanza medica] I serpenti e Manda erano solo una curiosità, qualcosa alla quale vorrebbe avvicinarsi per aumentare il proprio livello, ma si limita ad annuire alle parole del padre, senza dover ribattere contro nulla. <Ho capito. Mi piacerebbe incontrarlo allora.> pronuncia semplicemente verso di lui quel desiderio per essere ancora più vicino al proprio obiettivo, lasciando comunque a lui la decisione ultima di aiutarla o meno, ma anche se non volesse farlo troverebbe comunque un modo per conto suo. Quella piccola parentesi viene chiusa in favore di argomenti più importanti e delicati, argomenti che ora vengono spiegati meglio e con maggior attenzione. Comprende ed annuisce, ma rimane ancora leggermente perplessa. <Non colpisci innocenti, ma distruggere villaggi fa inevitabilmente soffrire innocenti. Ma tu dici che li distruggeresti nel senso che colpiresti i Kage, giusto?> vuol sapere se ha capito bene, se il suo distruggere si limiterebbe ai Kage e alle leggi. <Eppure anche i Kage sono invischiati in una trama di leggi e nel sistema, a volte nemmeno loro riescono a fare qualcosa. Perché siamo tutti figli di un qualcosa che è stato creato e deciso da chi ci ha preceduto. Ora…> si ferma un attimo, cerca di fare mente locale, di ricordare l’Hokage, dato che è l’unico che ha conosciuto. <Ho conosciuto un uomo buono, l’Hokage, e te lo avevo già detto. Tu credi che per chi fa il capo sia così semplice cambiare o prendere decisioni? Non è così… però rimane quel tarlo, quel tarlo maledetto.> chiude gli occhi e ripensa alle parole di Fumiko, le sue uniche parole che quel giorno sono andate a colpire molto nella piccola. <Rimane invece quel dubbio che potrebbero davvero fare qualcosa e invece non lo fanno… io penso a Fumiko, ma penso anche a me. Tutta la gente del mondo soffre e mi turba non avere certezze verso chi dovrebbe amministrare un villaggio.> scuote la testa, chiude forte gli occhi. <C’è Noboru, c’è Otsuki. Ci sono molte persone, tu vuoi colpire i criminali, ma alcuni di loro sono figli di un sistema corrotto nato e voluto da altri. Se la vuoi mettere a questo modo.> lo guarda, non sa nemmeno lei cosa sta dicendo perché è ancora confusa in realtà. Sa che lui e Fumiko hanno ragione, ma sa che è sbagliato, sa che è quello che ci vuole, ma sa che non va. <Tu potrai anche non provare più pietà per nessuno… eppure tu mi hai resa così, tu hai fatto in modo che io, ad averne l’occasione, possa provare pietà. Dovevi educarmi in altro modo, Mirako è perfetta per quello che volete, io non sono in linea col vostro pensiero… anche se in combattimento, o in missione, io uccido senza pensarci due volte perché c’è in ballo la mia vita. Ma sai cosa…> abbassa lo sguardo, ci pensa su un poco. <Come potrei reagire se avessi il tempo di ragionare? Se non fossi in pericolo e qualcuno mi chiedesse pietà… come potrei reagire? Penso che sarei in grado di dargli pietà. E il sapere che ne tu probabilmente lo uccideresti comunque, mi fa stare male.> cerca di lasciarsi alle spalle quelle sensazioni, rimettere a posto la spalla del padre e dedicarsi alla ricerca dei tutori. <Per questo dico che Mirako sarebbe meglio, sarebbe perfetta.> non dice altro, si limita ora a mettere i tutori ad entrambe le braccia del padre, così che possa essere ben bloccato. Lo osserva, ascolta la notizia riguardo a quel collaboratore e sorriderebbe verso l’albino. <Bisognerà ritrovarlo allora, che paghi per i suoi crimini.> sa che sta parlando estrema ingenuità, ma sa anche che fino a quando non si troverà nella situazione in cui potrà scegliere se dare pietà o meno, non sarà in grado di essere certa al cento per cento della sua reazione. Certo fuori da tutto questo discorso tiene Otsuki, la pietà per quell’uomo non saprebbe nemmeno dove andarla a pescare. <Allora… due giorni così, ricordatelo. E…> chiude gli occhi, si massaggia la tempia, si sente davvero stanca al momento, e dato che lei è in piedi, scesa dal suo sgabello, e lui ancora seduto, andrebbe ad abbracciarlo ed appoggiare la testa sulle sue gambe. Ha bisogno del suo contatto, ha bisogno di lui sempre e comunque. <Ti voglio bene. Scusa se sono così confusa o complicata. So che avete ragione tu e la mamma, lo so… eppure c’è qualcosa che non me lo fa accettare completamente.> si sente tremendamente confusa, come al solito, ma almeno adesso non scappa via, almeno prova a riavvicinarsi a lui. [Chakra On]

16:18 Kouki:
  [Stanza medica] I serpenti e Manda erano solo una curiosità, qualcosa alla quale vorrebbe avvicinarsi per aumentare il proprio livello, ma si limita ad annuire alle parole del padre, senza dover ribattere contro nulla. <Ho capito. Mi piacerebbe incontrarlo allora.> pronuncia semplicemente verso di lui quel desiderio per essere ancora più vicino al proprio obiettivo, lasciando comunque a lui la decisione ultima di aiutarla o meno, ma anche se non volesse farlo troverebbe comunque un modo per conto suo. Quella piccola parentesi viene chiusa in favore di argomenti più importanti e delicati, argomenti che ora vengono spiegati meglio e con maggior attenzione. Comprende ed annuisce, ma rimane ancora leggermente perplessa. <Non colpisci innocenti, ma distruggere villaggi fa inevitabilmente soffrire innocenti. Ma tu dici che li distruggeresti nel senso che colpiresti i Kage, giusto?> vuol sapere se ha capito bene, se il suo distruggere si limiterebbe ai Kage e alle leggi. <Eppure anche i Kage sono invischiati in una trama di leggi e nel sistema, a volte nemmeno loro riescono a fare qualcosa. Perché siamo tutti figli di un qualcosa che è stato creato e deciso da chi ci ha preceduto. Ora…> si ferma un attimo, cerca di fare mente locale, di ricordare l’Hokage, dato che è l’unico che ha conosciuto. <Ho conosciuto un uomo buono, l’Hokage, e te lo avevo già detto. Tu credi che per chi fa il capo sia così semplice cambiare o prendere decisioni? Non è così… però rimane quel tarlo, quel tarlo maledetto.> chiude gli occhi e ripensa alle parole di Fumiko, le sue uniche parole che quel giorno sono andate a colpire molto nella piccola. <Rimane invece quel dubbio che potrebbero davvero fare qualcosa e invece non lo fanno… io penso a Fumiko, ma penso anche a me. Tutta la gente del mondo soffre e mi turba non avere certezze verso chi dovrebbe amministrare un villaggio.> scuote la testa, chiude forte gli occhi. <C’è Noboru, c’è Otsuki. Ci sono molte persone, tu vuoi colpire i criminali, ma alcuni di loro sono figli di un sistema corrotto nato e voluto da altri. Se la vuoi mettere a questo modo.> lo guarda, non sa nemmeno lei cosa sta dicendo perché è ancora confusa in realtà. Sa che lui e Fumiko hanno ragione, ma sa che è sbagliato, sa che è quello che ci vuole, ma sa che non va. <Tu potrai anche non provare più pietà per nessuno… eppure tu mi hai resa così, tu hai fatto in modo che io, ad averne l’occasione, possa provare pietà. Dovevi educarmi in altro modo, Mirako è perfetta per quello che volete, io non sono in linea col vostro pensiero… anche se in combattimento, o in missione, io uccido senza pensarci due volte perché c’è in ballo la mia vita. Ma sai cosa…> abbassa lo sguardo, ci pensa su un poco. <Come potrei reagire se avessi il tempo di ragionare? Se non fossi in pericolo e qualcuno mi chiedesse pietà… come potrei reagire? Penso che sarei in grado di dargli pietà. E il sapere che ne tu probabilmente lo uccideresti comunque, mi fa stare male.> cerca di lasciarsi alle spalle quelle sensazioni, rimettere a posto la spalla del padre e dedicarsi alla ricerca dei tutori. <Per questo dico che Mirako sarebbe meglio, sarebbe perfetta.> non dice altro, si limita ora a mettere i tutori ad entrambe le braccia del padre, così che possa essere ben bloccato. Lo osserva, ascolta la notizia riguardo a quel collaboratore e sorriderebbe verso l’albino. <Bisognerà ritrovarlo allora, che paghi per i suoi crimini.> sa che sta parlando estrema ingenuità, ma sa anche che fino a quando non si troverà nella situazione in cui potrà scegliere se dare pietà o meno, non sarà in grado di essere certa al cento per cento della sua reazione. Certo fuori da tutto questo discorso tiene Otsuki, la pietà per quell’uomo non saprebbe nemmeno dove andarla a pescare. <Allora… due giorni così, ricordatelo. E…> chiude gli occhi, si massaggia la tempia, si sente davvero stanca al momento, e dato che lei è in piedi, scesa dal suo sgabello, e lui ancora seduto, andrebbe ad abbracciarlo ed appoggiare la testa sulle sue gambe. Ha bisogno del suo contatto, ha bisogno di lui sempre e comunque. <Ti voglio bene. Scusa se sono così confusa o complicata. So che avete ragione tu e la mamma, lo so… eppure c’è qualcosa che non me lo fa accettare completamente.> si sente tremendamente confusa, come al solito, ma almeno adesso non scappa via, almeno prova a riavvicinarsi a lui. [Chakra On]

16:55 Raido:
 Con i serpenti l'avrebbe aiutata senza problemi, in minima parte ma l'avrebbe fatto, alla fine non gli costa nulla portarla da Manda, sarebbe stato lui a decidere se fidarsi della ragazzina o meno, se concedergli il suo potere e aiutarla lungo tutta la sua strada <Appena sarò guarito te lo farò incontrare ma non devi farne parlarne con nessuno se non con me o nemmeno con me se non vuoi> non vuole obbligarla a fare niente, ci mancherebbe, ha già combinato un casino con l'organizzazione tirandola in mezzo, non vuole farle fare altre cose che la ragazza non desidera. Le parole si sprecano in questo giorno, gli argomenti fuoriescono completamente e senza mezze misure, senza trattenersi ma è quello che Kouki ha chiesto, parlare in modo chiaro, fare in modo che lei conosca veramente suo padre. Gli risulta difficile dire tutto quello, ammettere che potrebbe fare letteralmente di tutto, ammettere le sue ideologie in tal proposito e la paura di perdere la bambina grava sempre sul suo cuore, grava in modo inesorabile. Sta lottando costantemente con questa paura, forse è davvero l'unica cosa che lo logora da dentro anche in questa condizione, anche ora che ha ritrovato se stesso. Ascolta Kouki in silenzio, ascolta le sue considerazioni, le sue opinioni in tal proposito e non ha torto, lei ha ragione a modo suo ma il pensiero del Jonin è diverso, abbastanza diverso <Ci sono molti modi per distruggere un villaggio, non sempre questo vuol dire mettere a ferro e fuoco le cose. Lo farei se ne fossi obbligato e ne sarei capace ma non è il mio obiettivo. Un villaggio può essere fatto cadere proprio nel modo in cui ha agito la caccia, colpendo le istituzioni, l'accademia, l'ospedale, le magioni di un Daymio e solo infine un Kage. Pochi colpi mirati ma ben architettati, non c'è bisogno che ci siano vittime, specie se innocenti ma si, anche la morte di un Kage può scatenare un putiferio e mandare tutto nel caos> non la guarda ma rimane disteso sul lettino a fissare il soffitto intensamente, un modo così intenso che potrebbe essere scambiato per pazzo. Il suo pensiero verso i Kage è mutato nel tempo, probabilmente lui non è adatto a fare il Kage ma saprebbe come agire se salisse a una tale carica, lo saprebbe con certezza <Molti criminali sono il frutto di questo mondo corrotto creato con il tempo. E' vero, la colpa è anche di chi ci ha preceduto ma perchè gli attuali capi non fanno niente? Il potere di un Kage è enorme e se volesse potrebbe evitare di dipendere da un Daymio o dai consiglieri, potrebbe agire da solo. I consiglieri servono solo per impedirgli di commettere sciocchezze o di guidarlo e a volte si fanno condizionare e non agiscono nel modo in cui dovrebbero diventando loro stessi il nemico. Un Kage se solo volesse potrebbe rendere tutto migliore e impedire la nascita di nuovi criminali. Hitomu, Yukio, Hotsuma, tutti grandi uomini eppure sotto il loro governo i criminali hanno continuato a perdurare> e si, vuole ammazzarli uno ad uno, con il tempo e con le dovute precauzioni. Ciò che la ragazzina dice lo colpisce come un coltello, lo pugnala talmente profonda che fa male, terribilmente male <Kouki, tu sei perfetta così e sai perchè? Perchè sei l'unica che riesce a tenermi normale. Sembra strano da dire ma io ti ho educata così per renderti migliore di me> è quello che un genitore vuole sempre, fare in modo che i figli siano migliori dei genitori e non commettano i loro stessi errori <In una missione non esiste la pietà per il nemico, è una regola che a Kiri ti insegnano e che io ho fatto mia>...<Mirako non sarebbe perfetta, Heiko non sarebbe perfetta perchè siete tutte perfette. Kouki, io ti amo così come sei, lo vuoi capire?> si volta a guardarla negli occhi, la fissa senza distogliere nemmeno una volta lo sguardo, deve farglielo capire una buona volta <Lo ritroveremo> risponde per poi rimettersi seduto, si siede su quel lettino con molta fatica ma ce la fa, fa forza con i reni, con il busto intero. I tutori vengono messi e ora le braccia sono immobili, piegate e immobili fino a quando non la vede correre contro di se facendosi donare quell'abbraccio improvviso. Il viso diviene stupito ma felice <Non devi scusarti, siamo tutti diversi ed è giusto così e se potessi ti abbraccerei anche io ma...> le braccia glielo impediscono <Ti voglio bene bambina mia> più di ogni altra cosa. [Chk on]

17:31 Kouki:
  [Stanza medica] Attenderà con una certa impazienza la guarigione del padre allora, vuole conoscere Manda, vederlo, parlargli, sentire cosa a da dirle… non sa come potrebbero andare le cose e non si aspetta nulla di facile, ma deve farlo e lo desidera nel suo profondo. <Va bene, grazie.> accenna un piccolo sorriso mentre continua ad osservare l’uomo disteso sul lettino, mentre ogni parole viene detta e i pensieri di entrambi vengono spiegati nei minimi particolari. Sa che ha ragione e sa che c’è qualcosa di sbagliato, questo basta per farla sentire male. Non è un dolore fisico, anche se la colpisce al petto, è psicologico, nasce da una profonda confusione, per non parlare della frustrazione per non riuscire a sentirsi in completo accordo con l’uomo. Apprende dei modi che possono essere usati per distruggere un villaggio ed annuisce, lo ha capito, ma non può nemmeno prendere la Caccia come un buon esempio. <Papà…> vorrebbe dire molte cose, vorrebbe dire che il compito di un ninja è proteggere il proprio villaggio e che la Caccia ha sbagliato ad attaccare non uno, ma due villaggi. Ha rischiato di fare morti, anzi, ne ha fatti ma lei sa poco e niente al riguardo al momento… ma soprattutto deve smetterla di sentirsi legata al suo ruolo. Quindi prende consapevolezza di sé, muta quelle parole che voleva dire trasformandole in altro. <Non ho mai sentito la mia appartenenza al villaggio, a Kusa. Mi sono sempre sentita strana e diversa per questo, ma non posso farci niente. Io… non rischierei mai la mia vita in missione per conto del villaggio. Forse per difendere le persone che amo si, ma non sono il villaggio. Mi sono sempre detta di dovermi attenere al mio ruolo da Ninja e basta, ma… forse è questo che mi ha creato questa confusione.> è seria, sincera, sono quei buoni sentimenti e quella sua convinzione a seguire le regole e il ruolo che ha assunto come ninja a renderla ora così divisa. <Legata al mio ruolo tanto da pensare che l’organizzazione mi avrebbe portata ad andarci contro, per questo forse non riesco ad accettarla. Ma se a me dei villaggi importa poco, perché fissarmi su un ruolo nel quale credo in maniera ipocrita?> lo ha scelto per trovare se stessa e lo sta percorrendo per degli obiettivi personali, il villaggio non centra nulla. <Ma… dici che i Kage potrebbero mettere fine ai criminali? Eppure ti dico che al mondo esiste sia bene che male, e tutto deve sottostare a un equilibrio. Dove c’è bene, c’è anche male, e i criminali non possono essere estirpati per sempre e nemmeno tutti. Quello che cerchi è un’utopia, non può esistere per quanto giuste le tue idee potrebbero essere.> sta iniziando a mettere ordine nella propria testa, sta iniziando a scostare le idee che più erano radicate in sé come se stesse scostando delle tende, pronta a vedere quello che realmente vi è dietro. Acquisisce sicurezza. Lo ascolta, ascolta come stia cercando di renderla migliore. In parte è vero, ma forse solo per piccole differenze. <Promettimi solo che prenderai le tue decisioni senza escludere la comprensione delle diverse situazioni. Non voglio trovarmi ad uccidere criminali che lo sono diventati per traumi o perché non avevano altra scelta… mi ci specchierei troppo.> solo quello, l’unica cosa che chiede all’uomo, sono suoi pensieri che mette in mostra ora, col tempo di riflettere. <Non so come potrei reagire veramente se avessi il tempo di riflettere in missione o se la mia vita non fosse in pericolo, ma in realtà forse l’ho già fatto, e lo abbiamo fatto. Ti ricordi coi banditi nel bosco? Non li abbiamo uccisi, abbiamo avuto la possibilità di risparmiarli e a me piace avere quella possibilità.> abbassa lo sguardo, osserva i tutori che ha in mano ora, prima di andare a metterli al padre. <Sono così diversa invece quando non ho tempo per pensare, quando non mi posso permettere di rischiare la mia vita, o quando Mirako mi influenza troppo… uccido e non mi pongo il problema, nemmeno mi sento in colpa.> completamente diversa da come si ritrova a pensare quando invece ne ha il tempo e la possibilità. <Ma… che stupida… tu me lo hai detto. Per la Caccia, si intende punire solo chi ne è a capo, giusto? Non tutti quelli che ne eseguono gli ordini.> quindi in sostanza suo padre sta già valutando le diverse situazioni. Appoggia il capo sulle sue gambe, ascolta le sue parole… si sente meglio ora, si sente decisamente meglio. <Ti vorrò sempre bene, anche se abbiamo qualche divergenza di pensiero, ma forse ora ho capito cosa c’era che non andava.> si sente più tranquilla, la voce è un sussurro e continuerebbe a tenersi stretta a lui. Un lungo silenzio ne segue, e alla fine di esso la ragazzina andrebbe ancora a parlare. <Avrei voglia di cioccolata.> ha voglia di tornare a casa, ha voglia di vedere sua madre Fumiko, ha voglia di sentirsi in una famiglia, vuole riavvicinarsi. [Chakra On]

18:05 Raido:
 Quel ringraziamento non lo merita, lo sta facendo per lei, per aiutarla <Non ringraziarmi, non ne hai bisogno> spera anche lui di guarire il prima possibile per fare in modo che la ragazza veda il capo dei serpenti giganti. Avrebbe assistito a tutto quanto l'incontro e si sarebbe divertito nel vedere Kouki confrontarsi con Manda. Una Yakushi che torna a casa dopotutto in quanto lei è la diretta discendente di Orochimaru mentre Manda fu uno dei suoi più fedeli alleati. Nuovamente la bambina riprende a parlare, riprende a dire la sua in merito ma questa volta qualcosa di diverso viene fuori, qualcosa di abbastanza più complesso e profondo che cattura ancora di più l'attenzione del Jonin in merito alla faccenda. Porta gli occhi verso di lei andando a fissarla nuovamente intensamente. La maggior parte delle parole che pronuncia le condivide, l'unico villaggio a cui si sente legato è Kiri in qualche modo anche se ha smesso di considerarla casa sua da tanto tempo oramai, la sua casa è dove c'è Kouki e nessun altro posto potrebbe esere considerato tale <Nemmeno io sono attaccato al villaggio, faccio quello che devo fare perchè è mio compito, un'azione automatica la mia, non qualcosa di sentito ma è questo il punto. Io lo faccio perchè devo farlo ma niente mi vieta di pensarla diversamente e di agire diversamente se posso ed è quello che sto cercando di fare> forse si è raggiunto il culmine, forse Kouki sta andando più nel profondo di quanto si potesse pensare e questo non fa che piacere al Jonin il quale ascolta interessato <Allora non farlo, non fissarti, consideralo come un qualcosa che devi fare ma non che devi rispettare> ed è quello che fa lui, svolge il ruolo di Ninja per farlo ma non lo rispetta, non pienamente almeno. Utopia è una grossa parola, davvero grossa e dimostra che non ha ancora capito il concetto, non perfettamente ma, almeno, questa volta è più facile da spiegare visti i numerosi passi avanti fatti, davvero più facile <I criminali esisteranno sempre e quello che voglio fare io è agire tempestivamente. Se i Kage avessero agito subito, senza pensare, senza aspettare, gente come Ryota avrebbe fatto quello che ha fatto? No. Noboru avrebbe portato tanta sofferenza? No. Otsuki ti avrebbe fatta soffrire? No. Nessuno di loro sarebbe andato avanti perchè preso in tempo. Non posso impedire la loro nascita ma posso impedire il loro futuro> e nessun criminale avrebbe avuto un futuro con lui, nessuno avrebbe più portato scompiglio nel mondo ninja, questo è poco ma sicuro. La sicurezza di Kouki lo contagia, è ammirevole e vuole fare parte ma quella richiesta che gli viene fatta è difficile, molto difficile. Sospira in modo pesante, un sospiro anch'esso difficile <Non dico che te lo prometto ma ci proverò> un mezzo sorriso va a formarsi sul viso del Jonin mentre guarda la propria bambina. Finalmente si stanno riavvicinando e continua ad ascoltarla senza interromperla, senza impedire alle sue paroline di uscire <Quella volta ci servivano vivi, tutto qui> è la cruda realtà, non lo ha fatto per pietà ma per necessità <Io non mi sento mai in colpa, sono 17 anni che ammazzo gente per conto dei Kage o per conto di altri. Oramai è diventata la mia routine> è un guerriero dopotutto, non può fare altrimenti, deve combattere e lottare come non mai, sempre <In teoria si ma dipende sempre dalle varie situazioni> sospira nuovamente nel sentire la ragazzina contro di se, sentire il di lei capo contro le proprie gambe. Vorrebbe accarezzarla, vorrebbe toccarla ma non può, è impedito dalla lussazione <Promettimi che alla prima cosa mi parlerai, ne discuterai con me e cercheremo di risolverla insieme> questo lo vuole e lo vuole più di ogni altra cosa, solo per essere una famiglia <Io avrei voglia di un bacio> dalla bambina, si capisce <Ma si, molla tutto e andiamo a casa, ci prepariamo una cioccolata insieme a Fumiko e magari facciamo anche un gioco> il monopoli sarebbe l'ideale in famiglia. Il tutto si è concluso bene dopotutto e ora si sente più leggero, molto più leggero. [END]

18:22 Kouki:
  [Stanza medica] La curiosità di poter vedere Manda, parlare col rettile che più di tutti è stato vicino ad Orochimaru… per lei sarebbe una grande conquista e un passo enorme verso i propri obiettivi. Forse ora sta comprendendo invece cosa è giusto che lei faccia e ne ha la conferma da suo padre stesso che le confida praticamente la sua stessa situazione. Nessuno si sente attaccato a Kusa, si interpreta il ruolo del ninja ma senza doverlo necessariamente rispettarlo. È così, sa che è quella la sua situazione, lei si è fissata così tanto nel dover interpretare il suo ruolo che il pensare di andare contro a un villaggio che non sente suo la fa sentire sbagliata… quando invece può benissimo farlo. Sorride più sollevata, tranquilla, annuendo alle parole dell’uomo. <Hai ragione, mi ero fissata troppo.> è tutto molto più semplice ora, meno complesso e va a chiudere appena gli occhi inspirando profondamente mentre suo padre le spiega meglio come stanno le cose. <Capisco.> ora è tutto chiaro, ora la nebbia pare diradarsi dal suo cervello e tutto sembra andare al proprio posto. <Forse potrei accettarlo, si… soprattutto se mi dici che ci proverai.> potrebbe accettare l’organizzazione con quella postilla, e ricambia quel sorriso che viene fatto dall’Oboro. In realtà il problema sarebbe un altro, ma è un problema che riguarda solo Mirako e i suoi progetti, ma che riguarda anche il Gene di Orochimaru stesso… ora è solo una luce lontana dentro di sé con l’innata attiva, ma se diventasse più grande? Se diventasse più presente dentro di lei? Il rischio di seguire letteralmente le orme di Orochimaru potrebbe essere più vero di quanto previsto, e potrebbe passare ad essere una di quei criminali da fermare e giustiziare. Ma sono solo pensieri di Mirako, parole che non colpiscono la ragazzina ora intenta ad abbracciare il proprio padre, a farsi coccolare dalle sue parole. Non risponde a quelle parole sul sentirsi in colpa, ma si stringe a lui, nemmeno lei si sente in colpa alla fin fine. <Certo, te ne parlerò.> annuisce e cercherebbe ora di sporgersi verso di lui per dargli un dolce bacio sulla guancia, carico di affetto, per poi scostarsi e lasciargli spazio per far fare la stessa cosa anche al padre. <Monopoli? Non lo conosco.> giochi di società, questi sconosciuti… ma accetta di buon grado il ritorno a casa da Fumiko, la cioccolata e una serata in famiglia, solo fra loro. [Chakra On][END]

Raido si dirige in ospedale per farsi rimettere a posto le spalle. Kouki ridurrebbe quindi le lussazione e fornirebbe al padre due tutori da portare per due giorni. Nel frattempo parlando e discutono di cose importanti riguardanti i loro punti di vista e l'organizzazione dell'Oboro.