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con Hanae, Haran

Una serata limpida, silenziosa in quel di Kusagakure. Il cielo è un vasto lenzuolo di tenebra tempestato di scintillanti stelle dorate. La luna è uno spicchio argentato che rischiara coi suoi raggi i bordi degli edifici che si susseguono per le strade dell'Erba. Lungo il terzo Cerchio del Villaggio si iniziano a intravvedere i primi negozi un po' più raffinati ed eleganti rispetto quelli più comuni e alla mano del secondo. Niente pub o trattorie ma ristoranti e botteghe lievemente più pregiate. Qualche abitazione si sussegue qua e là nella parte residenziale di quella zona di Villaggio disperdendosi fra i vari negozi ancora aperti. Per lo più, considerata l'ora serale, si tratta di locali per bere o mangiare qualcosa mentre empori, fucine e sartorie iniziano a chiudere per prepararsi ad un po' di meritato riposo. Vari odori si diffondono per strada: il profumo di prelibate pietanze calde, l'odore di bevande più o meno forti o l'odore dei fiori colorati che decorano ingressi e vetrate di locali un po' più di classe rispetto agli altri. Passando per una via piuttosto laterale e stretta, non realmente in vista, Kankri potrà notare la presenza di una graziosa caffetteria dall'ampia vetrata che permette di dare una libera occhiata all'interno. Pavimenti in legno lucido, pareti color panna tendente al beige e tavoli di legno di ciliegio disposti lungo i bordi della stanza in maniera ordinata lasciando un libero corridoio dove camerieri e clienti si muovono liberamente senza rischio d'urtarsi. Le luci all'interno sono calde, di un bagliore dorato accogliente e caloroso e l'odore che proviene dalle vicinanze è delizioso. Profumo di caffè caldo. L'esterno del locale presenta una scalinata in pietra che conduce all'ingresso della caffetteria mentre l'insegna luminosa verticale poggiata vicino i gradini recita la parola "Anteiku". Anteiku. Un suono che sembra quasi richiamare qualcosa alla mente del nostro giovane eroe. Una parola che punzecchia fastidiosamente il suo cervello, come se non giungesse nuova alla sua mente. Magari avrà sentito qualcuno parlare di quel posto. Magari ci sarà già passato davanti distrattamente qualche volta senza soffermarcisi troppo. Magari, semplicemente, l'avrà letto su qualche pubblicità su una rivista. Quale che sia la verità quella parola suona quasi suadente all'orecchio del giovane genin, quasi come il dolce richiamo di un ricordo lontano... [Ambient]

18:53 Hanae:
  [Anteiku] Ultimamente Kankri ha iniziato a passeggiare spesso per le strade di Kusa. Non ha molto da fare per conto suo, e dopo aver guadagnato il titolo di genin non gli rimane che aspettare e osservare cosa il destino possa donar lui. Per questa serata, ad ora come tante altre, non fa che muoversi lentamente lungo le calde strade del villaggio dell'erba. <Dovrei informare il sensei..> bisbiglia nel suo cammino, immerso in qualsiasi pensiero gli passi per la mente. E' ormai da un mese e poco più che si è lasciato alle spalle la persona che lo ha guidato all'interno del villaggio, ma forse dovrebbe rintracciarla per mandarle quantomeno una missiva riguardo i propri traguardi recenti. Il capo è leggermente chino ogni qual volta borbotta, lasciando scivolare lo sguardo dal proprio corpo alla zona circostante. Osservandolo, appare vestito d'un cappotto dal taglio lungo, aperto nella zona del petto per lasciar vedere appena la forma di una camicia bianca, dalla quale emerge il colletto finemente ripiegato su sè stesso ed una cravatta nera. Scendendo lungo le gambe è invece presente una cintura ed un pantalone dalle sfumature grigiastre, con qualche linea verticale bianca sparsa lungo di esso. Infine ai piedi un semplice paio di stivaletti. Come accessori un paio di occhiali dalla montatura rotonda son posti dinnanzi agli occhi, parzialmente coperti da alcune ciocche azzurre. Nel suo passeggiare un odore, identificato pochi istanti dopo come profumo, giunge alle narici del Genin; Caffè. < Oh. > Continua un po' ad annusare l'aria, prima di incruvare appena le sopracciglia e rialzarle, accompagnando un leggero sgranarsi degli occhi mentre le labbra vengono schiuse per mostrare appena i denti. Non è soltanto il fatto che il profumo del caffè par molto buono, ma specialmente il fatto che gli sembra quasi di conoscerne i dettagli, come quando un bambino ricorda dei dolci della nonna. Lo sguardo segue immediatamente l'olfatto cercando la fonte di tutto ciò, muovendo un paio di passi per avvicinarsi dunque in direzione del locale che si presenta essere l'Anteiku: una finestra a far da facciata a ciò che il locale offre, un luogo spazioso e apparentemente in armonia con sè stesso. Continuando a osservare riesce persino a scorgere il nome Anteiku osservando l'insegna, elemento che lo porta a muovere qualche altro ad avvicinarsi. E' come la curiosità che ha un cliente quando osserva con la vetrina, ma più si avvicina e più pensa di volerci dare anche soltanto un'occhiata. < Cosa mai potrebbe andar storto se mi godo un caffè.. > Il braccio destro viene alzato e il palmo va a poggiarsi dietro la testa, accompagnato dagli angoli della bocca che vanno allungandosi per formare un sorriso colpevole. Ed è dopo quest'ultima affermazione dunque che prosegue in un moto costante in direzione della scalinata in pietra che si coniuga infine alla porta d'ingresso del luogo. < Anteiku.. > le labbra si schiudono appena nel pronunciare quel nome, un sussurro che implicitamente pone una domanda, la quale tuttavia permane implicita poichè apparentemente priva di importanza. Impiega qualche secondo a scegliere infine di allungare la mancina lungo la porta d'ingresso, per tentare così di accedere al locale. < Buonasera. > Il tono non è troppo alto, un saluto formale in un luogo non confidenziale, se anche nessuno rispondesse non sarebbe un problema. Ed è dopo questo saluto, che lo sguardo andrebbe ad alzarsi, per osservare meglio ciò che gli viene proposto.. [chakra off]

Cosa mai può andare storto nel prendere un caffé in quella che sembra una tranquilla e normalissima caffetteria nella periferia di Kusa? Logico e sensato il pensiero del genin che si ritrova a varcare la soglia del locale con aria serena, il suo atteggiamento rilassato e serafico a rimanere imperturbato quando il campanellino apposto alla porta trilla per rivelare a tutti il suo ingresso nella stanza. Il posto appare esattamente come ha potuto notare dall'esterno, luminoso, caldo e accogliente, con il bancone posto alla sua sinistra ed i tavoli ordinatamente disposti alla sua destra lungo la parete. Un divisorio poi separa questa zona centrale della caffetteria da una piccola area più isolata e tranquilla in fondo al corridoio centrale. Il suo saluto si riverbera per il negozio poco affollato, solamente una coppia a sorseggiare una tazza di caffè caldo ad uno dei tavoli posti davanti la vetrina. Il ragazzo dietro il bancone inchina il capo all'indirizzo di Kankri ricambiando il saluto. <Buonasera a lei> saluta con voce gentile ed allegra, il sorriso ad aprirsi sul suo volto circondato da scarmigliati capelli biondi, i grandi occhi marroni ad emanare cordialità e spensieratezza. <Consuma al tavolo o al banco?> domanda con fare professionale rimanendo educatamente fermo dietro al banco dando così modo al genin di decidere da sé come procedere. E mentre la conversazione con il biondo prosegue, ecco che dalla porta alle spalle del bancone va comparendo una seconda figura. A primo impatto parrebbe difficile determinare il suo sesso: la figura è longilinea ed esile dalla pelle di un candore quasi spettrale in netto e violento contrasto con la chioma scura. Capelli lisci, sottili, ad incorniciare un viso ovale fino all'altezza della nuca, la fronte lasciata libera e scoperta se non fosse per la presenza d'un ciuffo che ricade lungo il volto. Gli occhi sono non molto grandi ma attenti ed un piccolo neo rende caratteristico quel volto. Gli abiti sono gli stessi indossati dal biondo dietro il banco: una camicia bianca ed un panciotto grigio sopra dei pantaloni neri non particolarmente stretti né larghi. "Hiruma. Che fine ha fatto quella disgraziata di Ruby? Le avevo chiesto di dare una lavata alle divise in lavanderia e la cesta è ancora piena" la voce di questa figura chiarisce infine i dubbi circa la sua sessualità. Il suono è delicato, acuto, lasciato presagire si tratti d'una donna. Sbuffa con fare contrariato superando il banco per dirigersi verso uno dei tavoli disposti per la sala, ancora occupato dalle chicchere di clienti precedentemente usciti. Inizia a liberare la superficie lignea della tavola ponendo tazzine e bicchieri su un vassoio vuoto quando il suo sguardo ricade sui clienti presenti. "Buonasera. Spero che vi stiate godendo il vostro caffè" sorride con fare affilato snudando dei denti bianchissimi rivolgendosi alla coppia lì accanto. Dunque si volge verso Kankri -ovunque abbia deciso d'accomodarsi- porgendogli il proprio saluto. "Buonase--" La parola tuttavia s'interrompe a metà quando lo sguardo nero si sofferma sulla figura del giovane Kankri perdendosi silenziosamente sul suo volto. "--Oh." Si blocca assottigliando lievemente gli occhi come a voler mettere maggiormente a fuoco i suoi lineamenti. Bizzarra reazione quella della donna che, tuttavia, non accenna ad aggiungere altro. [Ambient]

19:36 Hanae:
  [>bancone] Il proprio saluto enuncia rapidamente il proprio arrivo all'interno del locale, la variazione di temperatura accompagna e fa da ausilio alla formazione di un'espressione rilassata sul volto del genin, mentre un profondo respiro viene sfruttato per mettersi a suo agio. Il capo va ruotando appena sul lato per osservare la campanella che ha accompagnato il suo ingresso, ma subito dopo torna ad osservare dinnanzi a sè, mantenendo il capo fermo e limitandosi a muovere gli occhi. Il braccio sinistro istintivamente cade lungo i fianchi, mentre la mano andrebbe a frugare tra le tasche del cappotto, fermandosi solo una volta identificata la presenza del suo portafogli. Il corpo segue istintivamente, a seguito del saluto di colui che lo ha accolto, a rivolgersi in direzione di colui che lo ha accolto, le labbra seguirebbero il movimento schiudendosi il necessario per parlare. < Banco, non mi fermerò troppo tempo. > Un'affermazione pacata e decisa, muovendo i primi passi per avvicinarsi ulteriormente alla posizione del suo interlocutore. Non ha nulla di particolare da dover risolvere a livello personale, tuttavia non è tipo da godersi il suo caffè per ore in totale solitudine. Giunto al bancone, proseguirebbe nei suoi movimento dando un'occhiata alla clientela circostante ed ai tavoli, portandosi conseguentemente dritto di fronte a sè. < Mi piacerebbe un caffè..> Qualche istante permane senza dir nulla, prima di proseguire. < uno qualsiasi. > Termina poco dopo, accompagnandovi un cenno del capo che viene tuttavia interrotto dall'arrivo di una seconda figura simile al biondo. Quest'ultima viene esaminata rapidamente da testa a piedi, ciò che viene detto viene ascoltato ma senza porvi attenzioni particolari. Apparentemente è col-ei- che comanda qua dentro, il luogo appare per altro abbastanza tranquillo, così come i clienti presenti. Seguirebbe dunque a prender posto davanti al bancone, poggiando le mani lungo le proprie ginocchia e ascoltando dunque il saluto che viene rivolto dalla Donna verso i - non troppi- presenti. Il capo va chinandosi in conseguenza a quel saluto rivolto a tutti in maniera generale, una semplice formalità, venendo rialzato immediatamente a seguito di ciò. Ed infine tra uno sguardo e l'altro un saluto gli sta venendo posto, ma viene interrotto. Per qualche istante il genin permane in assoluto silenzio, chinando semplicemente il capo di lato per cercare di capire cosa stia succedendo alla donna di fronte a sè, ma pochi istanti dopo le sopracciglia si alzano e gli occhi vanno ad osservare il proprio corpo. Ad accompagnare tutto questo le mani verrebbero alzate ed i palmi verrebbero passati sul proprio viso, nel caso fosse sporco di..qualsiasi cosa. < Buonasera.. > Saluta cercando di capire se è lui il soggetto dell'analisi visiva altrui. < ..? > [chakra off]

Parrebbe tutto così ordinario e normale da apparir quasi noioso. Clienti silenziosi a chiacchierare a bassa voce, un cameriere educato a dargli il giusto tempo per accomodarsi ed una collega che ripulisce i resti del caffè di qualcun altro. Quello che succede di continuo in locali come quello, giusto? Eppure c'è un qualcosa che distorce la monotonia di quel ritmo. Un evento bizzarro, quasi scomodo, che porta il giovane genin a fissar interrogativo la donna davanti a lui. La cameriera permane immobile sul posto col vassoio fra le mani e le iridi scure posate sul volto del ragazzo, percorrendone di seguito il corpo per una rapida e generale analisi. <Mh.> mormora a labbra strette assottigliando ancor più lo sguardo. Inspira a fondo ruotando il capo in direzione di Hiruma e allungando verso di lui il vassoio occupato da varie tazzine. <Pulisci. Mi occupo io del nostro cliente> Il tono è tranquillo, acuto e sereno come quello usato poc'anzi, ma c'è qualcosa... una sfumatura perentoria nella voce che non lascia adito a dubbi sulle possibilità che il biondino ha di poter replicare a quella richiesta. Hiruma annuisce e, afferrato il vassoio, si avvicina al vicino lavandino per iniziare a lavare quanto vi era dentro, nascosto dalla teca contenente alcune sfoglie ed alcuni articoli di pasticceria da accompagnare ai vari caffè. La donna torna dietro al bancone andando dunque a proseguire quanto Hiruma aveva iniziato poc'anzi, la preparazione di una semplice tazza di caffé. <Nero.> dice d'un tratto voltandosi verso il cliente, continuando a studiarlo come se cercasse in quel viso qualcosa di specifico. <Secondo me lei è tipo da caffè nero senza zucchero. Amaro.> continua distendendo le labbra in un piccolo ghigno pungente. <Come questa vita> commenta trattenendo una piccola risatina sarcastica. <Mi sbaglio?> domanda, quindi, sporgendosi appena oltre il bancone verso il genin, puntando le iridi nere in quelle celesti di lui parzialmente protette dalla presenza di quei sottili occhiali a lei così tanto familiari. [Ambient]

20:04 Hanae:
  [bancone] Inspira profondamente una volta giunto alla propria comoda sedia, ma non si gode immediatamente la posizione appena acquisita, venendo distratto dall'incontro con la donna dalle sfumature corvine. Segue appena con lo sguardo i suoi movimenti, senza tuttavia dedicarvi troppo le proprie attenzioni, semplicemente per una forma di imbarazzo che sembra tuttavia rivelarsi unilaterale per loro. A giudicare dal fare altrui pare che si tratti proprio di colei che gestisce questa attività, o quantomeno tutto lo staff qua presente, qualcuno d'importante. I modi di fare altrui sono vagamente invasivi, ma onestamente non di disturbo. Con lo sguardo abbandona totalmente il povero Hiruma, concedendo invece le proprie attenzione in tutto e per tutto verso la propria curiosa interlocutrice. < Gestisce il locale? > Il capo va chinandosi appena di lato poco dopo che il biondo viene esonerato dalla richiesta che gli è stata posta da Kankri, una domanda priva di alcun peso effettivamente, ma utile a rendere il dialogo più confidenziale per il genin. Mentre entrambi prendono posizione le mani del giovane andrebbero dunque ad afferrare il proprio cappotto partendo dal petto, per andar conseguentemente a rimuoverlo e piegarlo sulle proprie ginocchia, lasciandosi addosso soltanto la camicia bianca e la cravatta nera precedentemente citate. Persino le maniche di quest'ultima andrebbero sollevate appena, in modo dal mettersi più comodo possibile e dunque..dialogare, inaspettatamente. < Onestamente..> gli occhi vengono alzati verso il soffitto, pensieroso, ma segue poco dopo l'allungarsi dei lati delle labbra in un semplicissimo sorriso. < Sono felice di come procede questa vita. > Il sorriso permane sul volto e gli occhi vanno socchiudendosi appena per accompagnare quell'espressione, nel tempo stesso il braccio sinistro verrebbe alzato, accompagnando l'indice ed il pollice che accarezzerebbero appena il mento. < Però un caffè nero andrà benissimo, non importa particolarmente il gusto.. > ammette poco dopo, approfondendo il dialogo. < Mi piace il profumo. > Termina poco dopo, avvicinando il gomito al bancone e poggiandovelo, per poi avvolgere con il palmo della stessa mano parte del collo. Osserverebbe con fare tranquillo i movimenti altrui per un pochetto. < Qualcosa la disturba? > Domanda, con un'espressione rilassata sul viso e mantenendo le iridi puntate sul corpo altrui, correlandosi alle sue precedenti parole. [chakra off]

<E' la mia creatura> risponde la donna con un sorriso che parrebbe cordiale ed aperto in risposta alla prima domanda del suo cliente. <L'ho aperto e curato da principio, così come ogni membro dello staff che ci lavora. Siamo una> una risatina bassa e leggera scaturisce dalle labbra estremamente sottili della donna. <grande famiglia qui.> Si volta a quel punto per spegnere la macchina che stava riscaldando il caffé e versarlo con cura nell'apposita tazzina. Il liquido fuoriesce scuro, limpido, fumante fino a riempire la chicchera diffondendo un penetrante odore che riempie l'intera sala. Depone il contenitore nel suo alloggio e sistema la tazzina sul relativo piattino, poggiando a lato un cucchiaino e porgendo dunque il tutto dinnanzi al cliente. Un bicchiere d'acqua verrebbe affiancato alla tazzina, posto al di sopra di un sotto bicchiere nero <A lei.> Permane il sorriso sulle sue labbra mentre lo sguardo continua a soffermarsi sul viso di Kankri. Ascolta le sue risposte e c'è qualcosa che sembra intaccare quella facciata di allegra disponibilità all'udire quanto detto dal giovane circa la sua battutina sull'amarezza della vita. Come se fosse l'ultima cosa al mondo che si fosse aspettata, come se fosse la risposta sbagliata ad un quiz elementare. Disarmante il modo in cui la spontanea risposta del giovane va a far crollare i pensieri e le riflessioni sorte fino a quel momento nella mente della donna. <Felice...> ripete soppesando quelle parole ed il tono leggero e sincero col quale quella frase è stata pronunciata. Qualcosa muta nell'espressione della cameriera. Il sorriso mostrato fino a quel momento lascia il passo ad una facciata seria e pensosa, come se improvvisamente qualcosa fosse cambiato nell'intera stanza. Qualcosa da non sottovalutare, qualcosa di degno della sua massima attenzione. <Dice così perchè non ha ancora assaggiato il nostro caffè> replica dunque in risposta al successivo dire del genin per poi ritrovarsi poggiar sul bancone gli avambracci incrociati su di esso e flettere in avanti la schiena rimanendo mezza piegata contro il banco. <No, al contrario. C'è qualcosa che mi colpisce> afferma la donna inclinando leggermente il capo verso la spalla sinistra, senza mai allontanare da Kankri il suo sguardo attento. <Lei mi ricorda qualcuno. Un vecchio amico sparito tempo fa> rivela con voce tranquilla, le sue iridi nere quasi a bruciare intensamente nel modo in cui scruta e studia i lineamenti del ragazzo. <Eppure a conoscerla meglio non potreste essere più diversi. Ma, forse...> assottiglia lo sguardo lasciando disperdere la voce nel silenzio della caffetteria prima di tornare all'improvviso in posizione eretta e distendere le labbra in un nuovo sorriso giocoso e disponibile, quello di chi pare non avere alcuna preoccupazione al mondo. Un cambio d'umore così repentino da apparir quasi inquietante. <Vediamo se mi sbaglio davvero! Mi faccia un favore, le va?> propone la donna portando le mani ad unirsi -palmo contro palmo- dinnanzi alla spalla sinistra, leggermente inclinate. <Si dice che quando si lascia vagare la mente è possibile trovare i veri noi stessi, lo sa? Questo mio amico era davvero... unico. E qualcosa mi dice che anche lei nasconde più di quanto non voglia dar a vedere> dice lei, allegramente, mostrando i denti in un sorriso complice. <Facciamo un gioco. In cambio il suo caffè lo offre la casa. Che ne dice? Non le ruberò molto tempo, glielo prometto> [Ambient]

20:52 Hanae:
  [bancone] Vi è una grande tenacia nelle parole che vengono espresse da parte della figura che si oppone a lui, il modo così naturale in cui esprime l'affetto per questo luogo, accompagnato da quel suo modo di fare particolare..la rendono a tutti gli effetti un individuo marchiabile come particolare in mezzo a tutti. < Si percepisce dall'atmosfera, quasi. > Ammette Kankri, cercando con lo sguardo la figura di Hiruma e di qualsiasi altro presente facente parte dello staff dell'Anteiku. Segue poco dopo il giungere del caffè, un profondo respiro viene preso per tastare ciò che gli viene presentato, gli occhi a socchiudersi appena mentre i sensi, ad eccezione dell'olfatto, vengono per poche frazioni di secondo messi in secondario piano. < Grazie. > Non lo assaggia, nè tocca la tazzina, ancora. Si limita ad osservare appena il vago riflesso che l'amaro liquido presenta, scambiando di tanto in tanto uno sguardo con la gestrisce dell'Anteiku quando essa gli rivolge la parola. E' indubbiamente una strana chiacchierata, ma sommariamente è apprezzata, ultimamente non ha avuto modo di parlare con nessuno. Gli piace il silenzio, ma a volte non si sente a proprio agio con esso. Viene avvertito il cambio d'umore repentino altrui, gli occhi si alzano appena ma il capo permane immobile. < Un vecchio amico.. > Il sorriso sul suo volto va momentaneamente a sfumare, lasciando un'espressione pensierosa e vagamente afflitta. Quell'assenza di ricordi lo disturba a volte, e per qualche motivo adesso si presenta quella sensazione. Chissà se tra le strade di Kusa non ha già intravisto qualcuno che faceva parte della sua vita passata. < Hm..> il capo ad esser scosso appena, riportando sulle labbra lo stesso sorriso rilassato. Il braccio sinistro seguirebbe istintivamente ad afferrare la tazzina per avvicinarla alle labbra e sorseggiare quanto gli è stato dato, solo un sorso, prima di poggiare. Il tanto dal percepire quel forte gusto, senza tuttavia privarsene per il resto del tempo. < Sparito? > Domanda curioso, la sparizione è letterale..o figurativa di un decesso? In fin dei conti da quel che gli è stato detto con la guerra civile che ha visto Yukio Kokketsu prendere il potere nel villaggio dell'erba vi son state molte vittime e persino una carestia. E' piuttosto sorprendente che si siano ripresi così in fretta. Una proposta viene fatta poco dopo dalla lei, ha la possibilità di risparmiare qualche ryo..nonostante grazie al sensei ne abbia in eccesso. < Se può aiutarla a confermare qualcosa tra me ed il suo amico, io ho appena avuto l'occasione di graduarmi dall'accademia. > Informazioni come altre che potrebbero tuttavia delineare una differenza. < Però non c'è realmente alcun problema, non che abbia di meglio da fare. > prosegue poco dopo, rilasciando una risata dalla breve durata ed intensità. < Accetto. Di che tratta questo gioco? > Entrambi i gomiti si poggiano infine al bancone, il dorso delle mani a fare da supporto per il mento. Le labbra ad allungarsi appena ed un occhio a chiudersi, un'espressione vagamente maliziosa, ma tutt'altro che annoiata. [chakra off]

Le parole si susseguono lentamente, la conversazione evolve e con essa l'espressioni dei due interlocutori. Interesse, curiosità, dubbio, perplessità. Una giostra di emozioni che mutano e cambiano in un delicato ritmo ad una velocità irregolari, innescate da una parola, una sensazione, un odore che sembra quasi portare al limitare della memoria un ricordo. Un ricordo che sfuma nel momento stesso in cui si tenta di sfiorarlo col pensiero, che s'infrange contro barriere di indistruttibile cristallo. Sensazioni fastidiose, come l'avvertire la familiarità di qualcosa di ignoto in mezzo ad un mare di elementi appena scoperti. E' qualcosa di disorientante che fa sentire persi, minuscoli in un mare di volti e luoghi che forse hanno significato qualcosa un tempo. Forse no. La donna agita una mano rapidamente come a voler scacciare via un pensiero inopportuno. <Oh no, non è morto. Me l'ha promesso questo> dice con estrema convinzione, come se qualcuno possa effettivamente promettere di non morire e mantenere la parola data. <Se n'è solo andato.> Il tono disinvolto e naturale con cui pronuncia queste parole la fa apparire ancora più strana e bizzarra di quanto non sia sembrata fino a quel momento. Tuttavia questo suo strano modo di fare non porta il giovane ad allontanarsi da quel luogo, non lo fa scappare a gambe levate; Kankri accetta di partecipare al suo gioco liberando una breve risata, un suono che giunge assolutamente nuovo alle orecchie della donna che ode quelle note con espressione interdetta. Torna subito al consueto sorriso andando ad osservare il ragazzo. <Sostanzialmente? Te> risponde diretta e senza troppi giri di parole la donna andando ad allargare ancor più il suo sorriso. <Questo mio amico era uh-molto bravo a creare storie, sai? La sua mente amava creare contesti plausibili per ogni interrogativo al quale non riuscisse a trovare risposta. O per ogni verità che gli risultasse troppo scomoda sopportare.> inizia a spiegare lei con il tono che si fa via via più musicale, più incalzante, quasi come stesse cercando di accompagnare con le sue parole la mente dell'altro ad incontrare figuratamente questo misterioso amico perduto. <A volte era talmente bravo da confondere le sue storie con le sue verità. Ma a chi non capita di crogiolarsi in giustificazioni accettabili per riuscire a guardarci allo specchio al mattino?> sorride lei con fare dolciastro, lo stesso tipo di sorriso che par capace di farti scivolare nella più subdola delle trappole. <Ma come ti dicevo basta lasciar vagare la mente per riscoprire i veri noi stessi, no? Dunque voglio che tu respiri a fondo e chiuda gli occhi. Libera la mente, lasciala spaziare nel nulla. Non pensare a niente, pensa ad una tela bianca da dipingere tutta da *zero*> La sua voce si fa pian piano più bassa, il sorriso complice, il tono carezzevole. La donna aggira il bancone andando a scivolare a passi leggeri dietro il genin. <Dimmi un numero. Il primo che passa per la tua mente.> sussurra piano al suo orecchio. [Ambient]

21:43 Hanae:
 Parola dopo parola il loro dialogo scivola nel divenire quasi confidenziale, ma tuttavia formale. Come due sconosciuti che vengono costretti nella stessa stanza, incapaci di allontanarsi per i più disparati motivi. In questo caso, Kankri è mosso proprio dalla strana attitudine altrui, che rende quel caffè molto meno amaro di quel che dovrebbe essere. Ascolta ciò che riguarda l'amico altrui e va spalancando di più gli occhi, quasi sorpreso dalle parole che vengon dette. < Faceva parte di questa famiglia? > Una domanda che viene posta mentre lo sguardo scivola sugli altri membri dello staff, ponendo così una specifica indiretta al significato di famiglia nella sua frase. Ma oltre questo, probabilmente per promettere di non morire potrebbe trattarsi di qualche..ninja? Per qualche secondo la propria mente permane sospesa nel vuoto pensandoci, facendo passare quegli istanti ancora più in fretta. Desideri e paure, nel desiderio di voler sapere di più su di sè. E ogni storia è valida per fargli pensare qualcosa al riguardo. Si ritrovano conseguentemente uno di fronte all'altra, entrambi vicini e separati appena da quel bancone, le parole sembrano farsi sempre più pesate da parte della figura dinnanzi a sè. < Storie? Qualcosa in comune lo abbiamo allora. > L'affermazione porta con sè una scia di sarcasmo, sottintendendo un suo semplice hobby. Eppure le parole che vanno seguendo diventano tanto pesanti dall'essere difficili da interpretare, e persino da rispondere. Non conoscendo il suo interlocutore ed essendo fin troppo attento a ciò che dice lo sguardo si limita ad esser assottigliato appena per brevi istanti, proseguendo nel suo ascoltare. < Una tela..strano paragone. > Ammette, ma conseguentemente gli occhi vengono effettivamente chiusi ed un profondo respiro viene preso. Per qualche motivo dover rispondere a qualcosa che gli verrà chiesto gli da un che di nervosismo in corpo, c'è qualcosa che semplicemente non sta venendo detto in questa conversazione. Quando la domanda giunge vi è un immediato aprire degli occhi, quasi disturbato, come un improvviso dolore che passa per la testa. Sì, qualcosa c'è, le labbra si schiudono immediatamente. < E'..un po' improvviso..non esce alcun numero > Ma il risultato è diverso, e nuovamente la mancina si porta ad accarezzare il mento. < Umh..dodici! Come l'impiccato, nei tarocchi... > L'appeso, una carta che identifica simbolicamente il traditore. Ma immediatamente agita appena le mani davanti al proprio viso. < Anzi, nove! mi sembra più adatto..> La carta dell'eremita. < Si riferisce a colui che guida i viaggiatori nell'oscurità, con la sua lanterna. Si adatta all'Anteiku, credo. > Termina così quando riguarda la scelta del numero, ma non passano più di alcuni istanti prima che il capo si alzi al cielo ed i palmi si incontrino davanti al mento. < Perdona il disastro di numeri, deve essere stato strano ahaha.. > Termina così, ma l'espressione permane per un po'..seria. [chakra off]

La donna tace per una manciata di secondi all'udire la domanda del genin. Pare pensare per qualche istante prima di dare in un sorriso deciso e sicuro. <Oh sì. Era il mio bambino più prezioso> Par quasi carezzare con la lingua ogni sillaba di quelle parole lasciando dunque cadere il discorso e procedendo invece verso altre strade. C'è questa alienante sensazione senza nome a serpeggiare fra i pensieri del ragazzo. Come se il silenzio attorno a loro non fosse poi così silenzioso, come se fosse invero carico di parole non dette, di significati impliciti che può sfiorare senza stringere sul serio. Una sensazione densa, confusa, pressante, che spinge contro la sua figura con i suoi silenzi assordanti andando a premere contro la nuca, quasi a strisciare lungo la sua pelle, come avesse mille sottili zampette a risalire la sua carne. <Anche tu ami circondarti di storie?> domanda lei distendendo le labbra, guardandolo da sotto le lunghe ciglia. <Magari un giorno me ne racconterai qualcuna.> sorride, sorride ancora, sempre, con quella sfacciata tranquillità che sembra non abbandonare mai il suo volto. E dunque il gioco inizia. La donna spiega le regole del gioco, accompagna il giovane verso uno stato di sospensione e lascia che la sua mente agisca liberamente per lui. Pone quella prima domanda ansiosa di conoscere la sua risposta. Kankri apre gli occhi di colpo, sembra quasi bloccato, come se qualcosa avesse fermato la sua voce sul nascere. Ma è l'esitazione di un momento prima che le sue labbra si schiudano donando una risposta che lascia la donna sorpresa. Ella si muove, si scosta, si riporta frontale a lui, ascoltando attentamente le sue risposte. Stringe le labbra andando poco dopo a schioccar la lingua contro il palato, distendendo l'angolo sinistro delle labbra verso l'alto. <No. Non strano. Direi... rivelatore> commenta lei con una scintilla tutta nuova nello sguardo, gli zigomi ad alzarsi in un sorriso decisamente più sottile, più sfrontato. <Una interessante scelta, la tua. Il traditore. Ed una guida. Una deliziosa contrapposizione non trovi?> domanda inclinando il capo verso la spalla. <Chissà cosa verrebbe fuori unendoli?> Una domanda retorica lasciata sospendere fra loro per poi ritrovarsi, dunque, a continuare. <Ora vediamo... Immagina Un infinito spazio bianco. O una distesa di fiori bianchi. E immagina di poterli dipingere con un'unica gettata di colore. Che colore vedi?> domanda col stesso tono incalzante di poco prima lasciandogli tempo e modo di rispondere. E dunque, a risposta ottenuta, ancora, procederebbe, con l'ultima domanda. La più cruciale di tutte. <Ultimo quesito> canta lei distorcendo le labbra in un ghigno impaziente, in trepidante attesa. <Pensa... ad un animale. Il primo che affiora alle tue labbra.> [Ambient]

22:32 Hanae:
 Segue quel discorso inspirando profondamente una volta finito il proprio parlato, limitandosi adesso a fermarsi per qualche istante e ascoltare in definitiva ciò che lei dice riguardo quel suo prezioso bambino. Un cenno del capo accompagna quelle parole, mentre la tazzina del caffè viene afferrata una volta ancora, per sorseggiare, se non fosse che sia già finito, in fin dei conti è una tazzina. < Ugh..> Rimette al bancone la tazza e fa seguire un colpo di tosse. < Mi piace leggerle, e mi piace scrivere, in generale. > Afferma quando gli viene posta una domand riguardo le storie. Ma scuote appena il capo pochi istanti dopo, continuando quanto era stato iniziato. < Ma non ho storie di cui circondarmi. > Afferma con un che di disappunto nelle sue parole. Ciò che viene detto esplicitamente è poco, ma a livello implicito fin troppo sta forse venendo rivelato da una semplice discussione, almeno da parte di Kankri, deve ammettere che la donna ci sa fare a mantenere viva una conversazione con i suoi modi di fare. Una domanda che appare di per sè retorica viene posta, riguardo le due figure che son state enunciate da parte di Kankri. Seppur il tono rimanga tranquillo, le parole che seguono affiancano un significato più profondo. < Probabilmente un morto, non so chi dei due però. > Ammette poco dopo, proseguendo in quel particolare questionario che lo mantiene parzialmente interdetto e parzialmente interessato. L'immagine di un infinito campo di fiori bianchi, da dipingere... < Penso che manterrei il bianco..finchè è possibile. > Una mezza risposta in effetti. Ma senza troppo tempo per pensarci si segue ad una terza domanda che effettivamente...rende ancora più strana la situazione. Ma essendo l'ultima decide di non contestare. < Un animale.. > Un insetto, forse. Qualcosa di invasivo e difficile da notare, quasi come questa conversazione. Passano dei secondi, prima che le labbra si schiudano. < Una farfalla? Libera..e bella da vedere. > Niente di più semplice apparentemente. < Son domande molto specifiche.. > ammette poco dopo, pensieroso. [ck off]

<Ah no?> domanda lei dando in una leggera risatina cristallina. <E cosa siamo noi se non storie, alla fine?> Inarca le sopracciglia andando ad inspirare a fondo per poi inclinare il capo verso la propria spalla, i clienti che, silenziosamente, abbandonano ultimi il locale lasciando ad Hiruma il compito di liberare il loro tavolo. <Dici di non avere storie di cui circondarti, eppure ti dirò... Di una storia, noi tutti, ci siamo dentro. Cambia solo la mano che scrive il nostro percorso...> mormora lei, piano, aprendosi in un ghigno divertito, il ghigno di chi sa più di quanto non dia a vedere. Il ghigno di chi gode, attimo dopo attimo, di ciò che la vita gli offre su di un vassoio d'argento. Alcune storie le prepara il fato per noi, altre volte le scriviamo noi stessi nella speranza di donarci delle possibilità migliori. La donna sembra seguire un percorso preciso in questo suo "gioco". Le sue domande sembrano essere bizzarre, casuali e prive di connessioni alcune eppure è come se lei cercasse quelle mirate e specifiche risposte da lui. <Probabilmente chiunque si rivelerà più debole> commenta lei divertita, una scintilla a splendere nello sguardo a quel dire per poi ritrovarsi a porre quelle ultime domande. Domande che trovano risposte inaspettate, che trovano risposte nè eccessivamente ponderate, né eccessivamente istintive. C'è una sorta di lenta consapevolezza dietro le risposte di quel ragazzo. Come se calibrasse e soppesasse i suoi stessi pensieri in ogni momento, ad ogni domanda. Ella non commenta, non replica alle sue risposte, ma salva ogni informazione fino a quando quell'ultima osservazione da parte del genin non la portano a ridere lievemente, scostando la tazza ormai vuota dal bancone per metterla nel lavello vuoto di piatti. <E le tue risposte molto comunicative.> replica lei poggiando i gomiti sul bancone e mantenendo il mento al di sopra delle dita intrecciate. <Sai cosa queste risposte mi hanno detto di te?> chiede lei con uno sguardo carico di eccitazione, le labbra strette in un sorriso impaziente. <Che in te vive un delizioso dualismo. Un contrasto per il quale non hai ancora trovato né il vincitore né il vinto. Mi dicono che la tua anima è bianca. Bianca come bianca è la pace o l'armonia o perchè no? La giustizia> Il sorriso si fa quasi pungente sulle labbra di lei mentre piano continua il suo discorso. <E ancora, mi dicono che in te c'è stata una trasformazione. Una nuova vita, hai aperto le ali lasciandoti alle spalle la tua vecchia pelle.> Un baluginio inquietante luccica per un istante soltanto negli occhi di lei andando a svanire così rapidamente da pensare che forse l'hai solo immaginato. <Non sei il mio amico. Ma come lui sei... uh-estremamente interessante> chioccia lei distendendo le labbra e snudando i denti bianchi con fare disinvolto. <Hai detto di esserti appena graduato all'Accademia non è vero? Allora concedimi di farti un regalo. Impasta il tuo chakra e lascia che ti riveli un piccolo segreto> [Ambient]

23:18 Hanae:
 Inizia, si distrisca, avvolge e circonda chiunque. Sussurri dissonanti quelli della donna che gli si pone davanti, da una parte interessanti e dall'altra fastidiosi. Forse dovrebbe semplicemente muoversi verso casa a quest'ora, ma d'altra parte non c'è nessun posto al quale ha dovere di tornare. Per quanto nell'animo sia inquietato le parole che oggi stanno venendo scambiate son pacifiche e in parte utilizzabili per pensare. < E' triste, chiamarci storie. Troppi personaggi secondari, troppi personaggi afflitti. > Ammette con un tono più serio, come se volesse trasmettere un messaggio. < Le persone muoiono quando non abbiamo scelta; in quei momenti sappiamo che non sono kanji scritti in un foglio, ma carne, luce e anche colore. > Forse vuole lasciare un messaggio più importante in quella mente che gli appare così scomposta, o forse sta semplicemente ricambiando quell'intimo scambio di pensieri. E' difficile stabilire dove sia legato il loro cavallo nell'asticella della compatibilità, così vicini, eppure così lontani. Si rilassa poco dopo, inspirando profondamente e poggiando entrambi le mani sulle ginocchia, continuando tuttavia a mantenere un contatto visivo diretto con lei. < Son curioso.. > ammette quando gli viene chiesto se vuole sapere cosa lei ha dedotto, e ciò che segue è effettivamente particolare. Particolare e molto importante, ma per Kankri frainteso. < Quando si inizia un viaggio, il colore è sempre bianco. > In fin dei conti non esiste nulla di simile alla reale malvagità, agli occhi del Genin. Tutti iniziano come lui adesso, e sviluppano la loro natura. Eppure nel suo sguado alberga un'aria sorpresa, per quanto riguarda il dualismo. E' conscio che in sè vi è qualcosa che tuttavia è diverso dal Kankri che conosce, da qualche parte è sepolto il suo vecchio io, a causa dell'amnesia della quale gli ha parlato il proprio sensei. < Viaggio per comprendere il mio dualismo. > Ammette dopo un lungo silenzio, posando lo sguardo sul bancone. < Un po' spero che questo viaggio duri a lungo ahahah > La risata è per abbassare il livello di dramma che la frase in sè potrebbe creare, ma conseguentemente annuisce appena. < E' stato strano, ma non spiacevole. > Un po' come se stesse accettando il regalo di Nimura. E così, gli occhi vengono chiusi ed un profondo respiro viene preso. Tenta nuovamente di alienarsi a quella realtà, a profumi e sensazioni, per essere solo nella sua stanza personale, per visualizzare intimamente sè stesso. Se ci riuscisse, le braccia s'alzerebbero di riflesso all'altezza del plesso solare, dove il sigillo della capra verrebbe formato. A seguire immediatamente tenterebbe dunque di chiamare e visualizzare le due energie principali che compongono il chakra: la prima, l'energia fisica, all'altezza della bocca dello stomaco; La seconda, l'energia psichica, situata nel terzo occhio. Queste due verrebbero mandate in collisione al loro punto medio, nella bocca dello stomaco, e se riuscisse dunque le porterebbe a ruotare nello stesso asse ad una velocità tale dal portarle alla fusione e dunque unione. Se avesse successo, la loro somma darebbe luce al chakra, un'energia che immediatamente lo porterebbe ad irrorare il suo corpo di un potere nuovo. < Ecco. > [tentativo impasto chakra]

<Carne, luce e colore...> ripete lei schioccando la lingua contro il palato, sorridendo compiaciuta al suo indirizzo per poi assottigliare piano lo sguardo. <Me lo ricorderò> mormora sogghignando e soppesando non poco quelle parole per poi ritrovarsi a rivelare al giovane ciò che nella sua mente è andato formandosi nell'udire le risposte che l'altro ha voluto donare alle sue domande. Risposte che lo lasciano, per un secondo soltanto, visibilmente confuso e sorpreso, quasi interdetto. Quanto dice, poi, non è altro che una nuova occasione per la donna per ribadire un precedente concetto. <Come una pagina bianca in attesa di essere scritta con una nuova storia> sorride inclinando il capo. <Od una tela che desidera essere riempita di colore> aggiunge prima di fermarsi ed umettarsi rapidamente le labbra, sporgendosi piano verso l'altro per tenere il viso a lui vicino, ma non troppo da risultare invadente. Abbastanza da render chiaro che quanto sta venendo detto è qualcosa destinato a loro soltanto. <Possiamo concordare quindi che il bianco rappresenti un nuovo inizio?> domanda suadente inarcando leggermente un sopracciglio alla ricerca di una risposta, di un suo concordare o di un suo pensiero nuovamente inaspettatamente diverso da quanto pronosticato. <Oh mio giovane amico, su questo puoi star tranquillo> sogghigna sinistramente lei mostrando ancora una volta la dentatura perfetta. <E' un viaggio che richiede spesso una vita intera. A volte anche più di una> Come se di vite si potesse viverne diverse. L'idea parrebbe quasi ridicola se non fosse che c'è qualcosa di suadente, qualcosa di inquietantemente affascinante in quel concetto. Non è dopotutto, Kankri stesso, la prova vivente che un uomo solo può vivere più vite?Certo, lui non ha alcuna memoria della sua precedente, ma questo non vuol dire che non ve ne sia stata una prima del nulla dovuto alla sua amnesia, no? <Quindi ti è piaciuto?> domanda la cameriera mettendosi ora eretta dietro il bancone, la voce maliziosa e lo sguardo ammiccante ad osservare la figura del genin quasi come a volerlo prendere in giro. <Possiamo rifarlo quando vuoi> continua soffiandogli ora un bacio volante direttamente dal palmo della sua mano, accompagnando il tutto con un provocatorio occhiolino compiaciuto. Il chakra viene a questo punto correttamente richiamato da parte del neo shinobi e la donna si ritrova a fare il giro del bancone, ancora una volta, per fermarsi dietro il di lui sgabello. Andrebbe a tentare di poggiare le mani sulle sue spalle abbassando il viso così da avvicinarlo a quello di lui, al di sopra della sua spalla sinistra. <Adesso fatti guidare dalla mia voce. Concentrati. Guida il tuo chakra lungo il tuo corpo e invialo alla testa. Fallo arrivare al cervello e convoglialo lungo il canale che divide i due emisferi del tuo cerebro. Riempi quel solco di energia e assapora a pieno quello che arriverà di conseguenza. E' facile, non temere. Quasi come eseguire per l'ennesima volta un esercizio fatto e rifatto molte volte...> [Ambient]

00:15 Hanae:
 Agita appena la mancina dinnanzi al suo volto al dire altrui, in maniera molto tranquilla, semplicemente facendo si che quell'argomento scivoli via dalla loro conversazione. Lo sguardo scivola soltanto adesso lungo una delle vetrate presenti, osservando il buio che ha ormai avvolto nella sua totalità i cinque villaggi, se abbastanza grande il vetro dovrebbe persino essere in grado di notare la presenza di una maestosa luna piena. Sembra un'ottima giornata per far accadere qualcosa di speciale, e forse è proprio così. < In fin dei conti è vero. > Si arrende per quanto riguarda la questione tela, per quanto possa avere un significato fortemente decadentista non è totalmente sbagliato ciò che viene affermato. < Nuovo inizio sia. > Afferma infine, alzando appena le mani e sorridendo. Dialogare con quella donna è più faticoso di quel che sembri, persino il tempo perde la sua costanza, ed in effetti..non sa neanche chi sia il proprio interlocutore. Forse il momento più destabilizzante oggi è quando la donna prosegue il suo dire con parole piuttosto..fraintendibili, che seppur palesemente -forse- scherzose, lasciano il genin interdetto e vagamente imbarazzato, elemento accentuato dal suo guardarsi attorno alla ricerca di eventuali sguardi. < Non dica queste cose ad alta voce! > E quei movimenti poi! Agita quasi in maniera casuale le mani dinnanzi a sè, finchè non si torna quantomeno ad argomernti più interessanti. Gli viene dunque offerto questo..'regalo', tutto ciò che deve fare è manipolare il chakra nel modo giusto verso il punto corretto. < Provo~ > inspira profondamente a seguito delle parole. Arrivati così lontani vale la pena toccare il traguardo. Nuovamente gli occhi vengono chiusi, questa volta a ritmo del tono della donna. Tutto inizia con il tentativo di visualizzare il proprio chakra scorrere lungo il suo relativo sistema circolatorio: il keirakukei. Se riuscisse a visualizzarlo tenterebbe dunque di richiamarne una quantità fondamentalmente minima in direzione della propria bocca dello stomaco, addensandolo in modo dal formare una sfera di energia che tenterebbe così di sospingere lentamente verso l'alto, passando attraverso il keirakukei per raggiungere infine la testa, e dunque il cervello stesso. Ciò che tenterebbe di fare sarebbe dunque posizionare la sfera sopra il solco centrale, come da lei indicato, per poi rilasciarla e liberare il chakra, che di conseguenza sarebbe capace di permeare quel solco e scatenare una reazione con quelli che sono i suoi geni, per attivare...un'innata. Il sangue andrebbe letteralmente a circolare più veloce lungo l'intero sistema circolatorio, qualcosa cambia. Una vecchia sensazione che tuttavia diviene rapidamente il presente. Se riuscisse fino a questo punto la pelle diverrebbe incredibilmente più chiara di quanto non sia adesso, così come nelle stesse iridi quelle -false- pozze azzurre verrebbero portate a perdere colore, divenendo due perle bianche. Ad accompagnare infine vi sarebbe uno schiarimento repentino persino nel colore dei capelli, come se tutto il corpo stesse venendo colorato nello stesso modo in cui Kankri ha detto di voler colorare quel campo di fiori. Esteticamente, per quanto i tratti e le dimensioni siano identiche, a causa della capacità di questo stadio di potere, apparirebbe già particolarmente differente a causa di quei colori così contrastanti con tutto ciò che lo circonda. Ma non sarebbe tutto, poichè quel chakra dovrebbe esser stato capace persino di cambiare qualcos'altro: la mente. Non come una luce che si accende e si spegne, ma piuttosto come una lampadina che viene sovraccaricata di energia. [chakra attivo -1 ] [tentativo innata goryo lvl 1 ]

Stavo dimenticando. Tira un D50.

Quanto tempo è trascorso da quando i tuoi piedi t'han portato qui? Quanto tempo è andato perduto da quando il tuo sguardo s'è primariamente posato sull'androgina figura di quella donna? Minuti? Ore? Chissà. Nessun orologio rintocca l'ora lì ed il tempo par quasi distorcersi fra le mani di quella bizzarra figura. Si dilata e si contrae come argilla fra le sue dita, o come la curva d'un'onda sonora che si disperde nell'aria. La voce di questa persona è un amo che ti tiene incollato a quello sgabello ed è un allarme che suona distante scatenando quel primordiale senso di sopravvivenza che ti dice di andar via da lì. Interesse. Disagio. Rimanere. Fuggire. Brucia e graffia costante questo dualismo sottopelle, attraversato e travolto di continuo da ondate di sensazioni diametralmente opposte e deliziosamente simili. Quella conversazione ha senz'altro lasciato una traccia importante sulla tua tela, vero Kankri? Domande, risposte, dubbi, spiegazioni. Tante son le cose che in quell'indefinito tempo vi siete scambiati e lasciati a vicenda eppure, ancora, non è scoccata la vostra ora. Ancora c'è qualcosa che lei può lasciarti, ancora c'è qualcosa che puoi accogliere oppure donarle. Il chakra si muove, viene guidato sapientemente dove richiesto andando ad irrorare quei geni insiti silenziosamente nella tua carne. Sangue e chakra si fondono una volta ancora come molto tempo prima e vi è una frattura a spezzare il delicato equilibrio della tua mente. Ogni cosa s'annebbia e oscura per un istante soltanto. Nero. Tutto è nero. No. Chiazze bianche si disperdono in un alternarsi regolare verso il basso, come fossero mattonelle ordinate o le caselle d'una *scacchiera*. Una risata -come una eco distorta- stride in qualche recesso distante della tua mente. "Fame..", "...Si è rotta", "--cancellerai", "Buonanotte". Sussurri confusi, dilatati all'eccesso fino a divenire suoni quasi incomprensibili, ma il significato sembra cristallino per te. Non comprendi, non capisci, sono frammenti di un mosaico troppo ampio, pezzi di un puzzle incompleto, al suo misero e povero inizio. E così come è giunto, questo momento svanisce, come l'agitarsi d'una fiammella al vento che s'espande prima di perire sotto un getto troppo forte d'aria fredda. La voce svanisce, il buio si dirada e quel che resta è nuova luce. La tua pelle, i tuoi capelli, persino i tuoi occhi: ogni cosa schiarisce fino a divenir immacolata. Bianco. Un nuovo inizio. La donna va a ruotare il tuo corpo tramite il contatto delle sue mani sulle tue spalle, facendo ruotare lo sgabello in sua direzione così da averti ora di fronte a sé, faccia a faccia, occhi negli occhi. Le labbra della donna si distendono verso i lati, s'innalzano verso l'alto ed un ghigno compiaciuto si fa spazio sul suo viso. <Affascinante> mormora la donna snudando i denti candidi. <Il dualismo che è in te è assai più raro di quello che è in ognuno di noi, mio caro principino> continua la donna andando a portare una mano al di sotto del tuo mento, il dito indice a sollevar di poco il tuo viso così da rimirare al meglio i tuoi occhi. <Chi sei tu? La guida> domanda sogghignando, la voce tenuta bassa come fosse il più spudorato atto d'amore. <O il traditore?> Il ghigno s'allarga, lo sguardo brilla di divertita malizia. <Qual è il tuo nome?> [Ambient] [Tira un D50 è.è FORZA.]

tira un D50 e fa 42

01:21 Hanae:
 Questa storia che è stata scritta da chi vi era prima ha raggiunto finalmente quello che può essere definito il suo vero e proprio esordio. Pochi suoni di sottofondo a divenire sempre più sfocati mentre il tempo perde definitivamente la sua imponenza. Tutto rallenta e si velocizza al tempo stesso, realtà e finzione che diventano sia l'una che l'altra. Libri le cui pagine vengono strappate e sostituite ad altre pagine mancanti. Nero e bianco, ma perchè c'è anche il nero? Come un programma che porta con sè un errore nel suo codice, un errore fatale. Inizia tutto con una fitta alla tempa, come una pressione immensa, come un chiodo puntellato e snervante che diviene rapidamente irritante, vorrebbe stringere gli occhi e scuotere la testa, ma lui non è neppure presente in quella stanza. Quasi come una sensazione ricorrente permane immobile percependo quei sussurri come centinaia di piccole zampette che scavano nella carne, grattano e grattano. Improvvisamente è come se fosse stato seduto da troppo tempo, e quei sussurri sono già finiti, tutto è già finito. Apre gli occhi, ma non è una scelta di Kankri. Lo sguardo permane per qualche istante scosso nel vuoto, osservando mali indicibili che ormai non sono che pallide ombre sotto la luce lunare. Oh, ma ora è seduto. Di fronte a sè c'è Nimura, è dentro l'Anteiku. Ma non può muoversi o parlare, può solo osservare adesso, non può esprimere nulla di ciò che ha visto ma soltanto lasciare che qualcun altro faccia ciò che è meglio per sè. La guida o il traditore? La guida e il traditore? Non riesce a pensarci, smette di pensarci. < Oh, wow. > Quella figura dinnanzi a Nimura si alza finalmente dalla sedia davanti al bancone, chinando il capo verso il basso per osservare il suo corpo, le sue mani. In un qualsiasi vetro tenterebbe di specchiare la propria immagine, ignorando inizialmente le parole che vengon dette dalla figura che lo ha guidato a questa situazione. < Io?> Distoglierebbe lo sguardo dal qualsiasi vetro fosse stato osservato, rivolgendo infine il corpo e lo sguardo in direzione di Nimura. < Non ci siamo ancora presentati, sono Kankri. > Si forma istantaneamente un sorriso a labbra unite, accompagnato dal sollevamento della pelle sotto le palpebre inferiori, causato dallo stiramento delle labbra, al contempo gli occhi andrebbero restringendosi appena. Uno sguardo che rivela meno informazioni di quante ne dia Kankri, un'aria volpesca ma estremamente consapevole. < Tu? > Le braccia si portano dietro la schiena e le mani si uniscono, muovendo qualche passo frettoloso verso Nimura, dietro il bancone. Vicini, uno davanti all'altro. < La somma dell'impiccato e dell'eremita forma il mondo. > Un dualismo terrificante è simboleggiato nel mondo, eppure le parole appaiono particolarmente leggere adesso. [chakra on] [goryo lvl 1] [42/50 DAJE]

Si alza. Il ragazzo di leva sulle inferiori andando a raggiungere la vetrina che distanzia l'interno dall'esterno, la luce dall'oscurità della notte. Si riflette l'immagine in quella lastra rimandandogli indietro il riflesso di un Kankri assai diverso. Bianco, come neve. Bianco come la pace. Bianco, come la tela che ha appena iniziato a colorare. La donna segue i suoi movimenti, ne ode la voce. Diverso, lo percepisce nell'aria, nello spostamento del vento ad ogni suo gesto. Lascia ch'egli s'avvicini, l'ascolta e sorridendo accoglie la sua presentazione con malcelata curiosità. <Kankri> ripete sillabando quel nome con un lento movimento delle rosee. <Io sono Nimura. E entrambi siamo Goryo.> rivela così, senza preavviso, estraendo da una tasca del suo panciotto quello che par essere un piccolo taccuino di pelle nera. <Quest'oggi sono cambiate tante cose per te. Quest'oggi è stato pieno di perchè.> si ferma, inspira e quindi riprende porgendo verso lui il blocchetto. <Questo è per te. Leggilo con calma, domani, senza fretta. Troverai tutto ciò che c'è da sapere sui Goryo, sul potere che ti ho insegnato a richiamare. Adesso potrebbe confonderti soltanto, è stata una lunga serata.> gli dice tranquilla attendendo che lui afferri il taccuino che gli sta porgendo. <Se avrai domande o dubbi in merito, torna da me. L'Anteiku è la casa di ogni Goryo che lo desideri e può essere anche la tua, se lo vuoi.> Una casa. Una famiglia, come già ha detto poco prima nel corso della serata. Adesso quella parola assume un significato sottilmente diverso, non è vero? Non un concetto figurato, ma fatto di carne e sangue. Nimura ode quell'ultimo dire da parte dell'altro e sorridendo si avvicina al di lui volto portando le labbra a soffermarsi al suo orecchio. <Hai in te il potere di un Kami, Ka--nkri.> sussurra lei con un tono melodioso e lontano anni, come se gli stesse facendo dono del segreto più antico del mondo. <Letteralmente, dentro te, racchiudi un mondo intero. Ventuno. E' questo il tuo numero. E' il tuo destino.> sorride Nimura scivolando quindi distante dalla sua figura, riflettendo le iridi nere in quelle bianche di lui. Luce e ombra. Notte e giorno. Yin e Yang. Insieme. <Ma per adesso sei solo all'inizio del tuo viaggio.> Con queste parole la donna lascia a Kankri una scelta. Riposare in una delle camere a disposizione nell'area residenziale dietro il locale, o tornare a casa, libero di riflettere e di pensare a tutto ciò che quella sera ha portato con sé nella sua vita. [END]

Kankri si trova ad entrare per caso all'Anteiku, richiamato dal nome del locale.
Qui il giovane ha una bizzarra conversazione con la proprietaria della caffetteria che, nonostante i modi strani, lo porta a scoprire di possedere sangue Goryo insegnandogli ad attivare la sua innata.
La donna, tuttavia, sembra quasi sapere qualcosa di lui che lui non sa...

Tiro dado: 42/50
Voto master: ???

A Raido l'ultima parola ~

No exp, l'ingresso nel clan è il premio ♥