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Torihi io NON sono tua madre

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con Haran, Torihi

14:04 Haran:
 Maledetta pioggia. Ormai di quel periodo non era una cosa così infrequente e, un tempo, Azumi aveva persino trovato affascinante lo scrosciare leggero dell'acqua sui tetti delle case, sulla pietra delle strade. Ma adesso, dopo tutti quei giorni trascorsi a vedere l'acqua accumularsi e i tuoni rombare, avrebbe desiderato scorgere un raggio di sole. Sbuffa mentre, sotto il suo ombrello nero, si muove a larghe falcate per le strade del terzo cerchio di Kusa per raggiungere il ristorante dove ha appuntamento con Torihi. Le due hanno deciso di pranzare fuori oggi, di pranzare insieme e si sono accordate per mangiare in quel luogo dove varie volte si erano ritrovate a consumare un pranzo insieme. Gli azzurri capelli di Azumi sono legati alti in una coda di cavallo piuttosto lunga, abbastanza da raggiungere il suo fondoschiena mentre due semplici ciocche sottili pendono ai lati del viso incorniciandolo con dolcezza. La sua pelle bianca esalta il colore della folta chioma e degli occhi contrastando il nero del mantello invernale che la ricopre per proteggerla dal freddo e dalla pioggia. Ha le mani gelide ed una sciarpa rossa a coprire la gola al di sopra dell'attaccatura del mantello. Al di sotto di esso indossa un maglione color panna piuttosto largo e pesante e dei pantaloni neri stretti che esaltano la figura delle gambe. Stivaletti ninja le coprono i piedi mentre il coprifronte da kunoichi è ben legato attorno alla coscia sinistra. Raggiunge finalmente il ristorante fermandosi sotto la tettoia dello stesso per chiudere l'ombrello e agitarlo un po' per scaricare l'acqua in eccesso ritrovandosi dunque ad entrare all'interno e avvertire il calore della locanda investirla in una ondata improvvisa e rigenerante. A causa del maltempo il locale non è molto affollato e la ragazza ha modo di scegliere uno fra i vari tavoli liberi a disposizione della clientela. Ne sceglie uno accanto ad un'ampia finestra che dà sulla strada dove poter osservare la pioggia. Le è sempre piaciuto osservare le gocce cadere. Poggiato l'ombrello e tolto il mantello, la ragazza si strofina le mani fra loro in attesa dell'arrivo della sua compagna.

14:10 Torihi:
  [Terzo Cerchio-Ristorante] Ha avuto tempo: minuti, ore, giorni per riflettere, per smaltire tutto ciò che è successo ma sopratutto per cambiarsi. Sta raggiungendo, affrontando l'incessante pioggia, l'unica figura materna avuta a Kusa, l'unica figura che desideri davvero vedere ora, di cui ha profondamente bisogno anche solo per capire cosa fare ora. Cammina pensierosa coperta da un lungo mantello impermeabile nero e dal suo enorme cappuccio che non solo la riparano ma ne nascondono in parte il viso ostruendole la visibilità e costringendola a rallentare, giunta però in prossimità della porta si libera degli impedimenti buttandoli giusto all'angolino riservato agli ombrelli subito dopo l'ingresso e poi si guarda intorno alla ricerca di Azumi. Dentro di sé rimane una bambina rapita, staccata troppo presto dagli affetti familiari incapace di crescere davvero e bisognosa di aiuto, aiuto per far fronte alla notizia più sconvolgente, accettare i suoi errori e trovare magari anche il coraggio di tornare all'ospedale da quell'uomo che si professa suo padre e che ha colpito quasi mortalmente. Indossa un paio di grossi occhiali di vetro, sì perchè le lenti sono in realtà inutili ai fini della vista, li indossa quando vuole sentirsi più grande, adulta, insomma ogni qualvolta senta il bisogno di prendere decisioni o essere più sicura ogni volta che la solitudine le fa troppa paura. Oltre agli occhiali puramente estetici il volto non è coperto da altro, nemmeno un filo di trucco, la sua pelle è fortunatamente ancora naturalmente liscia, le iridi di due differenti colori sono la sua più grande particolarità se si soprassiede sui lunghi capelli mossi e verdi che anche oggi sono sciolti e le ricadono sulla schiena lungo quella felpa aperta nera che lascia intravedere una lunga e aderente canotta grigia con un normalissimo scollo a u a segnarle appena quel finto seno che si ritrova. Le gambe coperte dal solito paio di pantaloni elastici neri ed aderenti. Al suo fianco spicca anche Kanaboshi Kuro, la katana dalla custodia nera con i fiori incisi sull'impugnatura e in realtà anche su tutta la lama. Tanti i pensieri a rabbuiare e crucciare quel volto ancora fanciullesco, gli anni passati non ne hanno segnato il viso. La mano destra tormenta una ciocca di verdi capelli, continua ad attorcigliarla su sé stessa mentre respira piano e controllata prima di riprendere il passo verso la ragazza dai capelli azzurri che ha finalmente individuato. Cammina decisa in sua direzione <ciao> il tono pare smorto, un po' triste forse

14:20 Haran:
 Poco a poco il calore della stanza prende a contrastare il freddo del corpo. L'odore speziato di cibo riempie l'ampia camera portando la giovane ad avvertire ancor più intensamente il lontano brontolio del suo stomaco. Ha passato la mattinata ad allenarsi ed ora sente decisamente di aver bisogno di reintegrare le energie perdute. Sa già cosa avrebbe ordinato: una bella ciotola di ramen fumante con doppio uovo. Ricorda che quand'era più piccola suo fratello la prendeva sempre in giro per la quantità di cibo che era capace di ingurgitare senza vergogna, a dispetto di tutte le altre signorine ben educate che invece stavano sempre così ben attente alla loro linea. Lei non ha mai avuto troppi problemi col suo fisico, per fortuna, e perciò gli aveva sempre risposto con una linguaccia e continuando a mangiare. Col tempo non ha perso quell'abitudine ma ha iniziato a sentire la mancanza degli sfottò affettuosi del fratello. Un sorriso amaro le si delinea sulle labbra a quel pensiero, giusto il tempo di udire la familiare voce di Torihi salutarla. Azumi volge il capo in sua direzione rivolgendole un ampio sorriso luminoso. <Hey> la saluta sinceramente felice di vederla. Nota tuttavia, quasi immediatamente, il tono decisamente giù di corda della sua voce. <Cos'è questa voce abbattuta? Che succede?> le domanda con tono gentile, un mezzo sorriso cortese sul volto, uno di quelli che è solita rivolgere a lei soltanto. Non le fa altre pressioni, non insiste. Non è mai stata quel tipo di persona e, soprattutto, sa che Torihi è libera di confidarsi con lei ogni volta che si sente pronta a farlo. Deve ammettere che a volte è dura cercare di allentare la presa sulla ragazza. L'ha praticamente cresciuta da quando era una bambina ed ora che è una ragazza prossima all'età adulta deve riuscire a trovare un compromesso fra il bisogno di vegliare su di lei e quello di lasciarle i suoi spazi. [chakra: on]

14:32 Torihi:
  [Terzo Cerchio-Ristorante] Un sorriso che le viene rivolto, un inclinarsi della labbra capace di scaldarle il cuore di assecondare quella sua voglia e quel bisogno d'essere capita e amata, quella parte infantile contro cui combatte e che a volte invece asseconda, un conflitto interno il suo che va ben oltre le recenti scoperte e si chiama più semplicemente “adolescenza”. I suoi occhi si inumidiscono appena osserva Azumi, la sensazione di casa è così forte che all'improvviso le viene voglia di piangere, di buttare fuori tutto ancora una volta ma non può, si limita indossa i suoi occhiali da adulta, sta cercando in tutti i modri di dimostrarsi più grande e mettersi a piangere non aiuterebbe il suo scopo quindi tira su con il naso e scuote le spalle chiudendo le palpebre giusto il tempo per prendere un grosso respiro e tornare a controllarsi. Siede quindi davanti alla ragazza poggiando a terra a Katana <mangiamo> replica lei quasi sconfitta <sarà più facile parlare con del cibo> non saranno aprenti di sangue ma con il tempo ha preso lo stesso appetito di Azumi e la sensazione che lega ora alle abbuffate è proprio piacevole, un calore materno e familiare che ritrova in poche cose con la stessa intensità positiva. La pioggia rimbomba come sottofondo lontano <tu cosa prendi?> domanda prendendo un altro grosso respiro, ha qualcosa lì in gola, sul groppone, deve parlare e sputare fuori tutto eppure dentro ha quasi la certezza che iniziando a parlare finirà per piangere, forse addirittura fare dei capricci perchè lei non vuole quel sangue che scorre nelle sue vene, odia quel clan con tutta sé stessa nonostante le nuove rivelazioni. Se una parte razione prova a comprendere e perdonare l'altra si ostina e resta sui suoi passi, odia gli Uchiha e non vuole averci a che fare se non con i loro cadaveri. Due opposti che al momento convivono e lottano in lei causandole una rottura interna, spezzettandola e spaccandola in profondità senza però riuscire a romperla. In lotta intestina ma sempre e comunque pronta ad unirsi contro il mondo esterno

14:50 Haran:
 Decisamente qualcosa non va. Azumi ha imparato a conoscere Torihi nel tempo e a capire quando qualcosa frullava nella sua mente. In questo momento, decisamente, c'era qualcosa che la stava turbando ed affliggendo e non c'è niente al mondo che desidera di più di abbracciarla e farle sputar fuori ogni cosa così da poterla aiutare e starle accanto come è sempre stato negli ultimi sette anni. Tuttavia sa anche che la ragazza non vorrebbe mostrarsi debole, soprattutto non davanti ai pochi altri presenti nel locale e questo la trattiene dal compiere qualsiasi gesto possa farla sentire una bambina. Sebbene agli occhi di Azumi lei sarà sempre la sua piccolina, lei è cresciuta ed è giusto che inizi a trattarla come merita. Annuisce quindi alle sue parole. <Mi sembra giusto> concorda richiamando l'attenzione di un cameriere con un cenno del capo. <Una ciotola di ramen con doppio uovo! E tu?> risponde lei pregustando già il piatto e cercando di suonare il più positiva e leggera possibile per riuscire ad essere abbastanza forte per entrambe e darle modo, magari, di non abbattersi ancor di più. Non immagina cosa possa esser successo da abbatterla così, ma può vederlo nei suoi occhi, nel fatto stesso che abbia deciso di indossare i suoi occhiali che la fanno sembrare più grande di quanto non sia in realtà. Il cameriere si avvicina al tavolo, pronto a prendere le loro ordinazioni e Azumi lo ringrazia con un semplice cenno del viso tornando a dedicare la sua intera attenzione alla ragazza. <Qualunque cosa sia sai che puoi contare su di me, vero?> le ricorda, semplicemente, prima che l'altra possa decidere di iniziare a parlare. <Qualsiasi cosa sia successa possiamo affrontarla insieme> le dice guardandola dritta negli occhi, annuendo appena col viso, mostrando tutta la sincerità e la serietà dietro quelle parole.Sente una responsabilità immensa nei suoi riguardi e non c'è niente al mondo che non avrebbe fatto per lei. Se anche non c'è alcun legame di sangue ad unire le due, Azumi la considera praticamente una figlia. Forse, con più esattezza una sorellina minore. [ho sbagliato non dovevo mettere il chakra on prima, è la forza dell'abitudine ahahah]

15:08 Torihi:
  [Terzo Cerchio-Ristorante] Annuisce e accenna un timido e mal riuscito sorriso sul volto appena l'altra le accorda quella piccola richiesta. Attende quindi il cameriere tornando a torturarsi la ciocca di capelli con la mano destra, attorcigliandola su sé stessa, usando l'indice come perno sul quale far girare il crine verde <anche per me> aggiunge così la sua ordinazione limitandosi ad accodarsi all'ordine di Azumi. Il camerieri si allontana per portare la comanda e preparare così il loro pranzo, rimangono nuovamente e idealmente sole, riunite a quel tavolo con un grosso macigno ad intralciante un pranzo come un altro, un allegro momento di ritrovo per due ragazze che sono in qualche modo diventate l'una la famiglia dell'altra. Tace qualche istante, mentre respira e si allontana dal quel posto con lo sguardo <non saprei nemmeno come iniziare> ammette lasciando cadere la frase, lasciando che il silenzio a faccia da padrone nuovamente, solo profondi respiri da lei e ma mano che aumenta il movimento, una tortura che aumenta d'intensità per i suoi capelli <sono un'Uchiha a quanto pare> decide poi di far fuori il problema più grosso, diretta al punto della questione. Tace e si morde il labbro, abbassa lo sguardo e lascia che la sofferenza scorra sul suo volto senza osare alzare gli occhi su Azumi, sa che crollerebbe, sa che non potrebbe resistere e si metterebbe a piangere, quindi eccola osservare le venature del legno del tavolo, ogni imperfezione viene catturata e studiata da lei, concentrata in quell'inutile operazione solo per trattenersi e non mostrarsi così debole e infantile davanti a tutto il locale

15:35 Haran:
 Il cameriere scrive sul suo taccuino l'ordine delle due ragazze e dunque si allontana lasciandole nuovamente sole al tavolo. Cala un denso silenzio carico di parole non dette. Azumi non chiosa, non insiste oltre, ha detto quanto doveva e lascia che ora sia l'altra a sentirsi pronta per parlare. Fuori dalla finestra un lampo illumina tutto a giorno per un istante soltanto prima di far ripiombare il Villaggio in quella sorta di penombra del primo pomeriggio. Nuvoloni scuri si addensano sempre più rendendo le strade buie e poco illuminate mentre la pioggia continua a scrosciare incessante in un suono rilassante e continuo attorno a loro. Alla fine Torihi decide di procedere con la conversazione e, dopo una serie di profondi, stanchi respiri, si ritrova a gettar fuori la verità abbassando lo sguardo sul tavolo fra loro, quasi come avesse timore di osservare la ragazza. Azumi si irrigidisce per un secondo a quelle parole. Torihi ha sempre odiato gli Uchiha, aveva sempre detestato quel clan per via del quale aveva dovuto abbandonare casa e famiglia per vivere lì in quel nuovo Villaggio. Aveva odiato gli Uchiha e la guerra e Azumi non aveva mai trovato il momento giusto per dirle quale sangue scorresse nelle di lei vene. Era un segreto che avrebbero dovuto tenere per proteggerla, per difenderla dai folli del suo stesso clan ed ora, a quanto pareva, tutto era venuto a galla in qualche modo. Azumi si sente improvvisamente in trappola. <Oh> boccheggia per un istante cercando di pensare rapidamente a cosa dire, a come gestire quella delicata situazione. <Cosa è successo esattamente?> domanderebbe, allora, schiarendosi la voce, guardandola con espressione preoccupata e coinvolta. <Voglio dire, come lo hai saputo?> aggiungerebbe, poco dopo, tentando di capire chi possa aver deciso di rivelarle la verità. Gli unici a conoscenza del suo segreto, per quanto ne sapeva, potevano essere tutti morti tranne lei. Suo fratello era morto anni prima ad Oto e i genitori di Torihi non li aveva più sentiti dal giorno della loro partenza. Per quanto ne sa potevano essere morti durante la guerra e con loro il segreto del sangue della piccola Torihi. Possibile che qualcun altro sapesse? E se sì, chi?

15:48 Torihi:
  [Terzo Cerchio-Ristorante] Stringe le mani, le dita si piegano e si schiacciano contro la pelle dei palmi, sospira e sbuffa fuori tutto. Non sa davvero come continuare quel discorso, i suoi pensiero sono tanti, in conflitto e confusi, non è in grado di capacitarsene e nemmeno di capire, fatica anche solo a non soccombere davanti a quella verità così cruda per lei ma è proprio per questo che ha bisogno di parlarne con lei, per dare ordine a tutto e per iniziare pian piano ad accettarlo, perchè quella guerra interna non le fa bene e lo sa <l'uomo che mi ha rapita è mio padre> inizia così <credevo mi avesse convocato Yukio Kokketsu invece mi aspettava lui> cerca seguire l'ordine cronologico dei fatti, l'unico certo per lei in tutta quella faccenda <così l'ho attaccato ma sembrava non fossi riuscita a far nulla> aggiunge quindi raccontando per quel che riesce la storia <mi ha fatto un genjustu, ho visto mia madre e lui> si morde il labbro, storce la bocca schifata <felici e innamorati> questa forse èla parte che a posteriori le fa più male <ho visto degli spezzoni della guerra e mi ha detto di avermi portata via per salvarmi> non capisce, non riesce era troppo piccola e non si è mai informata su quel clan, ha solo cercato di evitarli serbando odio <ma poi ho richiamato lo sharingan> ammette andando ad afflosciarsi sul tavolo, la fronte sbatte con un suono secco su legno mentre lei nasconde il dolore e le lacrime che stanno iniziando a cadere finendo sui suoi pantaloni, inq uel piccolo antro che si è creata piange al sicuro da altri sguardi. Si ferma, incapace di parlare senza far sentire tutto quel dolore, quelle lacrime, quella lotta interna e sopratutto la sua rabbia, eppure le mani che ora sono sul tavolo strette dovrebbero bastare per far intuire <non voglio> borbotta lei, capricciosa proprio come la bambina che in realtà ancora è <non voglio> ripete come una mantra <mi fanno schifo> aggiunge <li odio> continua a sputare fuori tutto con frasi brevi e spezzate <non voglio> lo ripete ancora come se potesse aiutarla <essere una di loro> tace quindi, lasciando spazio solo alle lacrime che finiscono per bagnare anche i suoi grossi finti occhiali

16:00 Haran:
 Il racconto di Torihi porta la ragazza a tacere in contemplazione. Accoglie ogni parola immagazzinando tutto quanto e cercando di mettere ordine agli eventi ed alle informazioni in suo possesso. Ha sempre odiato dover tenere questo segreto anche con lei -soprattutto con lei, ma per il suo bene aveva dovuto farlo per anni, per assicurarsi di tenerla al sicuro dalla bigottaggine di un clan antico di anni ed anni ed anni. Avrebbe voluto dirle la verità da sempre, aveva sempre pensato che avesse il diritto di sapere, ma il timore di metterla in pericolo solo per qualche scrupolo che aveva per la testa l'aveva sempre frenata. Ed ora era giunto il momento della verità, alla fine. Torihi racconta e Azumi annuisce pian piano, poco per volta, fino a quando non la vede nascondere il viso poggiando la fronte sul tavolo. Non può vedere le sue lacrime ma le sente nel tono rotto della voce, nel naso chiuso, in quel tipico modo di parlare spezzato e frammentato dal pianto. E lei si rifiuta. Nega con tutta se stessa la sua natura, quel sangue che ha odiato per anni ed anni ed anni e che ora scopre di aver sempre avuto nelle vene. Azumi sempre d'un tratto la fame svanire da sé. <Mi dispiace, Torihi> capitola alla fine, Azumi, con un sospiro esausto, rassegnato, chinando il capo in segno di muta vergogna. <Mi dispiace che tu abbia scoperto tutto così. Avrei voluto dirtelo così tanto tempo fa... Ma avevo giurato di proteggerti.> ammette lei col viso scuro di dispiacere e vergogna, le dita a giocherellare nervosamente coi bordi delle maniche del maglione sotto il tavolo mentre lentamente alzerebbe il viso per posare lo sguardo sul volto della ragazza davanti a sé. <L'avevo giurato a tuo padre il giorno che ti ha portata da me, in partenza per Kusa.> rivela, alla fine, con un soffio, confermando di base le parole che l'uomo aveva detto alla figlia durante il loro incontro.

16:12 Torihi:
  [Terzo Cerchio-Ristorante] Alza il capo lentamente e fissa Azumi, sul suo volto monta la rabbia, una furia ceca che la fa alzare di scatto, si alza in piedi e reprime l'istinto di scappare fuori, nota però che con quel semplice gesto è riuscita ad attirare l'attenzione dei presenti, un rumore di una sedia che scorre indietro per poi cadere e lo sbattere delle sue mani sul tavolo. Si ridimensiona quindi abbassando appena il capo <perchè> abbassa il tono e non pone nemmeno una domanda, la sua è solo un'affermazione, vuole sapere e conoscere <perchè non mi hai detto nulla, perchè avevo bisogno di essere protetta> sospira <perchè ho quasi ucciso mio padre?> ora il punto interrogativo c'è, così come della tristezza, l'unico reale parente rimasto l'ha mandato in ospedale, trafitto con la sua stessa katana. Nella sua mente si confonde nuovamente tutto, il volto appare tradito arrabbiato e confuso, non riesce a capire né cosa provi lei né tantomeno cosa stia accadendo e cosa invece sia già successo. Qualcosa di più grande, qualcosa che le hanno strappato via, una verità taciuta e nascosta che l'ha portata per anni ad odiare il suo stesso sangue senza conoscerne nemmeno la reale motivazione. Un sangue che continua a detestare con tutta sé stessa senza capirlo forse solo per abitudine, forse perchè abbandonare l'odio è davvero difficile, un sentimento in cui si è cullata negli ultimi sette anni, un modo per ingannare il tempo se vogliamo e non pensare alla guerra e a ciò che ha davvero perso della sua infanzia, il mondo quasi fatato di Oto, del lago nero e delle leggende del suono. Mai dimenticherà la notte in cui un cane nero diede inizio a tutto, in cui le mantelle dell'Akatsuki erano all'ordine del giorno e come angeli neri si muovevano tra la distruzione, no mai lo dimenticherà ma fin ora era stato facile nascondere tutto dietro l'odio per un clan, un clan del quale ora scopre di aver sempre fatto parte

16:45 Haran:
 La fanciulla alza di scatto il viso quasi fulminando la ragazza con i suoi occhi ricolmi di lacrime. Azumi la vede tirare indietro la sedia, la sente crollare a terra in un tonfo secco e vede le di lei mani battere sul tavolo fra loro. Può comprendere la sua rabbia e la frustrazione e non si azzarda neppure a chiederle di calmarsi. Sarebbe un qualcosa di sciocco ed ipocrita, una osservazione inutile ed irritante. Attende che lei parli, le chieda la verità, ritrovandosi poi a sgranare gli occhi nel sentire quanto l'altra ha fatto al suo stesso padre. Schiude le labbra sorpresa per un solo istante prima di umettarsi le labbra e quindi annuire piano. <Tutto inizia ad Oto, anni fa.> inizia a raccontare la genin prendendo fiato. <La guerra imperversava e i vari clan del suono erano in guerra. Chi fra di loro, come Doku e Yakushi, chi dall'interno> spiega Azumi fermandosi un istante soltanto. <...come gli Uchiha. Al tempo il clan era composto da soli cloni di Sasuke e le nascite naturali di Uchiha non erano ben viste per qualche motivo che non ho mai davvero compreso. I tuoi genitori temevano che qualcuno potesse scoprire della tua nascita e perciò avevano tenuto segreta la verità sul tuo conto> spiegò la ragazza umettandosi le labbra, alzando lo sguardo sulla giovane Uchiha. <Gli unici a conoscenza del tuo segreto erano loro, io e... mio fratello. Ti ho parlato di lui alcune volte, ricordi?> le chiede con un mezzo sorriso laconico, la tristezza a colmarle lo sguardo. <Lui voleva mettere fine alla guerra. Voleva che tornasse la pace che la gente capisse che non importa quale sangue scorra nelle nostre vene, quali poteri abbiamo o quali capacità possiamo sfruttare, siamo tutti uguali. Siamo tutte persone. Abbiamo tutti dei sentimenti, proviamo emozioni, soffriamo... Voleva che potessimo finalmente accettarci tutti l'un con l'altra e predicava questo suo desiderio a chiunque avesse voglia di ascoltarlo. I tuoi genitori, per amor tuo, avevano tentato di sostenerlo e aiutarlo a diffondere questo messaggio> la sua voce rimane piuttosto ferma sebbene il suo cuore si ritrovi a contrarsi dolorosamente nel petto ricordando come suo fratello fosse ormai perduto e non sarebbe più tornato al suo fianco. <Ma qualcuno nella sua cerchia di compagni, finì col tradirlo. Lo attaccarono e uccisero pubblicamente, sotto gli occhi di tutti. Sotto i miei> Abbassa lo sguardo Azumi deglutendo l'amaro groppo che aveva ora in gola. E' la prima volta che si ritrova a raccontare questa storia ad alta voce e il ricordo fa terribilmente male. <Temetti che io sarei potuta essere la prossima, dopotutto l'avevo sostenuto fin da principio nel suo progetto ed ero la persona a lui più legata fra la sua cerchia, così avevo deciso di scappare. Sarei fuggita a Kusa, lontana dalla guerra, da quella minaccia, avrei ricominciato daccapo, da sola. E mentre stavo abbandonando Oto tuo padre mi raggiunse e mi pregò di portarti con me. Non eri al sicuro lì, era troppo pericoloso. A Kusa avresti potuto avere una vita tranquilla, più serena, al riparo da quella gente e da quei pregiudizi. Eri così piccola... non potevo dire di no, lasciarti ad una situazione come quella. Così ti portai con me e... e il resto lo sai> sospira abbassando nuovamente il capo e chiudendo per un attimo soltanto gli occhi stanchi. Si sente liberata di un enorme peso adesso, libera di un macigno che le aveva sempre tolto il respiro. Adesso tutto è allo scoperto, adesso Torihi sa la verità e Azumi si sente finalmente più leggera. <Avrei voluto dirti tutto. Avrei voluto che sapessi... ma avevo giurato di proteggere il tuo segreto finché ce ne sarebbe stato bisogno. Mi dispiace Torihi...> le dice alzando ora il viso e ricercandone lo sguardo, un sincero e profondo dispiacere a palesarsi nei suoi occhi.

17:12 Torihi:
  [Terzo Cerchio-Ristorante] Più Azumi parla più la sua mente si fa confusa, tutto diventa difficile da comprendere ma sopratutto da interpretare, sente la sua fiducia in lei sgretolarsi e ricomporsi continuamente, sente affetto per il padre e al contempo odio, lo stesso sentimento lo prova anche per Azumi, combattuta tra i due opposti e infine ci si mette pure qualche ricordo della guerra civile, del fratello di cui le parla, qualche flashback in cui non riesce nemmeno a dare un volto al ragazzo o agli altri membri, persino sua madre è evanescente. Non comprende e non vuole nemmeno farlo. Mentre l'altra si libera di un peso lei ne viene caricata. Ogni sillaba rappresenta un sacco che le viene lanciato addosso e la fa sprofondare nella melma, non lotta nemmeno per uscirci si limita a farsi sommergere parola dopo parola in silenzio. Gli occhi si spalancano, del cibo ormai si è dimenticata. La osserva mentre la sua mente viene quasi pugnalata, fa male, le fa bene e la fa arrabbiare. Insomma non capisce semplicemente più nulla. Inizia a boccheggiare e respira più velocemente, il battito è accelerato e la sua faccia si tinge di rosso <ti dispiace> mormora distogliendo lo sguardo per evitare altre lacrime < e io> niente fallisce e si toglie gli occhiali rotondi poggiandoli sul tavolo mentre ricomincia a piangere <ti amo come una madre, una sorella sei l'unica famiglia per me> spezza le parole forse alcune risultano incomprensibili, se la mangia un po' tra le lacrime e il singhiozzare <ma devo correre> ha bisogno di sfogarsi, di fare chiarezza e lì nonc i sta riuscendo <io ti perdonerò> continua piangendo <perchè sei tutto ciò che ho> continua aggrappandosi al tavolo con entrambe le mani per non cadere <ma> si blocca <ci vedremo a casa> così chiude la conversazione decidendo di buttarsi di corsa verso la porta, scordandosi la mantella e finendo sotto l'acqua, ha bisogno di aia, ha bisogno di sfogarsi e fa l'unica cosa naturale che le viene in mente: corre. Uscita da quella taverna riesce solo a correre, correre sotto la pioggia, piangendo finché il fiato non sarà troppo spezzato per continuare a singhiozzare, corre finchè non sarà troppo stanca per continuare, finchè non brucerà ogni singolo muscolo del suo corpo. Corre per liberare la sua mente per fare chiarezza, corre per scappare da tutto questo. Corre e basta. [end]

17:21 Haran:
 Il racconto procede ininterrotto. La piccola Torihi non osa dire nulla mentre Azumi le rivela la verità nella sua interezza. Le dona ogni singolo brandello d'informazione utile a ricostruire il suo passato. Tutte quelle risposte che ha modo di offrire alle domande che per anni si è posta nella sua mente. Si sente bene e male al tempo stesso. Si sente finalmente libera e leggera dopo essersi liberata di un simile fardello eppure, al tempo stesso, si sente triste al pensiero di averla caricata di una simile dose di informazioni. Immagina quanto Torihi possa sentirsi delusa e amareggiata nello scoprire solo ora ogni cosa dopo anni in cui hanno vissuto fianco a fianco essendo l'una la famiglia dell'altra. Non hanno avuto altro, entrambe, per anni. Solo Azumi. Solo Torihi. Insieme potevano fare qualunque cosa, sopperire ad ogni mancanza. Ma ora Azumi l'ha delusa. Le ha tenuta nascosta una grossa verità e non può far nulla per chiedere perdono. Solo darle modo di riflettere, capire e decidere cosa fare. La fanciulla si libera degli occhiali, piange e quindi decide di andarsene. Ha bisogno di star sola, di riflettere e Azumi lo comprende, lo capisce. Annuisce con sguardo colpevole, triste, alzandosi in piedi e sentendo il modo in cui Torihi cerca di rassicurarla che, nonostante tutto, le vuole ancora bene. Ha solo bisogno di spazio. Di aria. E Azumi si fa da parte. La genin non osa dire nulla, non c'è niente che possa dire in questo momento. Ha già detto abbastanza e decisamente troppo tardi. Annuisce solamente, mesta, col viso, abbassando lo sguardo, lasciando che la ragazza fugga verso l'esterno mentre tutto attorno a lei par quasi appassire e perdere di significato. Si abbandona sulla sedia con fare stanco prendendosi il viso fra le mani. <Che cosa ho fatto...> mormorerebbe spezzata rimanendo sola al suo tavolo a raccogliere le idee. [END]

Si danno appuntamento per parlare.
Torihi scopre molto sul suo passato ma sopratutto sul suo sangue finendo per essere ancora più confusa e spezzando il cuore di Azumi